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Autore: namelessjuls    04/07/2024    0 recensioni
È da più di un secolo che il regno del Dio della Morte vive in pace; rappresentando il grande confine fra il mondo dei vivi e quello dei morti.
I suoi figli sono i custodi del cancello dorato che imprigiona le anime: la loro fuga segnerebbe la fine del nostro mondo, ma finché l'Usignolo ne presiederà le porte la notte non calerà.
Intanto, la famiglia Hawthorne cerca di riscattare il proprio nome dopo lunghi anni di disgrazia.
In una società patriarcale, la famiglia ha avuto in dono quattro figlie femmine: Annah è delicata come un fiore; Vanja ha la sua fede; Darya ama le spade e Marya...Marya è la quartogenita.
Nel Deserto si narra che la fortuna di ogni famiglia si sprigioni alla nascita del quarto figlio: che sia un maschio o una femmina poco importa.
Però, tutto ciò che ha portato la nascita di Marya è stata morte. Lei è la figlia maledetta di cui tutti si dovrebbero dimenticare ma che si ritrova additata del peggiore fra i crimini. Ed ora l'Usignolo sta giungendo per raccogliere il suo tributo.
Quattro sorelle, quattro figlie della Morte, tutte pronte a combattere per un'unica ragione: vivere.
Genere: Dark, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Le suole umide singhiozzavano rumorosamente ad ogni suo passo; il Lungo Fiume scorreva placido sotto di lei e qualche piccola carpa tentava di avvicinarsi alla giovane, sperando inutilmente in qualche briciola di pane.
Marya fece più pressione sul masso a cui era ancorata e il tacco degli scarponi affondò nel fango.
Quella sera sembrava che il clima avesse deciso di tornare indietro di un paio di settimane, abbandonando il fresco autunnale in favore di un'umida brezza estiva che le rendeva la pelle pesante e appiccicosa.
Persino le stelle brillavano nel cielo con un ritrovato spirito, forse a farsi burla di lei.
Marya cacciò un insetto dal naso e allungò lo sguardo oltre la sponda del fiume dove, in lontananza, si intravedeva il profilo roccioso dell'alta Torre della Notte, la residenza del re e la sua famiglia: da ogni finestra era possibile scorgere una luce e, per quanto impossibile vista la distanza, la ragazza parve riconoscere qualche sagoma umana.
L'Usignolo: riuscirà finalmente a vederlo?
Un paio di occhi simili ai suoi ricambiarono il suo sguardo dal fiume; il solito desiderio stava iniziando a prendere forma nella sua testa: lo trovava piacevole, a volte rassicurante, pensare a come doveva essere morire qui ed ora.
Marya Hawthorne era una cittadina del Deserto Infinito ma ciò non rendeva tali pensieri normali, né condivisibili: in realtà, di tutti i discendenti degli Immortali, sembrava che fossero proprio quelli del signore della Morte a reclamare maggiormente il loro amore per vita, quasi fossero i figli della Dea stessa.
Ma Marya non si era mai sentita al pari del suo popolo, né nel suo Dio: in fondo, era stato lui a maledirla.
"Tornare indietro non avrebbe senso."
La voce le si infranse quando le acque fresche del fiume la coprirono come un guanto di spine, riempiendole bocca e naso fino a straripare.
Il Grande Fiume attraversava nel mezzo il Deserto Infinito, spaccandolo in due parti uguali: a sud il popolo mentre il nord era per i reali e i soldati a guardia dei Cancelli.
Finalmente le vedrò.
Sarò come loro. Un'anima.
Marya si rassicurò nel notare che morire era esattamente come lo ricordava: freddo, doloroso e solitario.
Il fiume la stava reclamando come cosa sua, inghiottendola fra le sue acque incapaci di perdono: le penetrò i polmoni e sentì il sangue esploderle negli occhi.
Ogni suo tentativo di tornare a galla sarebbe stato vano ma Marya non stava nemmeno tentando.
Lei voleva tutto questo.
Voleva il gelo, voleva smettere di respirare: solo allora, forse, avrebbe dato un senso a quella sua esistenza tanto insulsa.
Forse era davvero quello la ragione della maledizione: lei non sarebbe mai dovuta nascere.
E per un breve, brevissimo, momento Marya si sentì felice, ricolma di una sicurezza che solo poche altre volte aveva provato, e sempre quando si era ritrovata ad un passo dal morire.
Era fatta, ci era riuscita: finalmente se ne sarebbe andata.
Poi, qualcosa si strinse intorno al suo polso.
"Oh, ecco il nostro pesciolino."
Il corpo di Marya si infranse dolorosamente sul duro legno e piccole schegge le trapassarono i palmi bagnati. Lei non riuscì a proferire parola mentre la ritrovata aria le faceva scoppiare i polmoni improvvisamente bisognosi.  
Una barca. Avevano trovato il tempo per una barca.
"Passami la coperta."
Qualcosa di caldo e ruvido le si posò sulle spalle: Marya riconobbe il tocco di Edan sul suo corpo e, poco distante, un viso identico al suo le ricambiava lo sguardo con una smorfia.
Darya.
"Una barca," boccheggiò, portandosi una mano alla gola: "sul serio?"
La sua gemella sogghignò sotto il ciuffo castano: "pensavi davvero che mi sarei fatta un altro bagno notturno? Niente commozione, sorellina, non è stata una mia idea."
Fra le due, Marya era convinta che Darya fosse la gemella fortunata, e non solo perché era stata la prima a nascere: quei tratti fisici che sembravano scialbi e spenti sul visto della più giovane, splendevano furbi nella maggiore, ricamando un fascino letale come la sua spada.
Darya era la forte fra le quattro sorelle, quella costretta a sistemare i guai in cui Marya continuava a trascinarsi per sua personale scelta. Non le aveva mai chiesto aiuto e mai l'avrebbe fatto, ma questo a Darya sembrava non importare.
"Dovremmo tornare a casa."
La fronte di Edan Hawthorne era corrugata in un'espressione severa, infelice di trovarsi su quella barca; solo una mano traditrice, ancora bagnata delle acque del fiume, lasciava trasparire i suoi veri pensieri. 
Edan era più grande di Marya e Darya di sei mesi e, per quanto il cognome potesse trarre in inganno, non era loro fratello di sangue: lui era la conseguenza di un desiderio, l'unico che Marya avesse mai espresso a voce alta.
Loro non ne facevano mai parola.
"Come?" lo aggredì la ragazza mentre gocce fredde le scendevano sulla fronte calda.
Come sapevi? Perché sei qui? Perché è sempre la tua mano a cercare la mia?
Lo disprezzava, lo odiava, ed il ragazzo era abbastanza intelligente da saperlo, ma comunque non si scompose da quella sua espressione da bravo soldatino.
Era quello che faceva sempre - lui, l'orfano che loro padre aveva costretto nella loro famiglia per renderlo il loro protettore - non l'avrebbe mai lasciata andare. Lui aveva giurato sulla sua vita e Marya non l'aveva mai perdonato per quel tradimento.
"Edan," quel suono famigliare le scese in gola, alimentando il suo risentimento. Sentì la pelle rabbrividire, forse per il freddo.
"Dovremmo tornare a casa," ripeté, scandendo lentamente ogni parola. Non si difese quando la ragazza lo aggredì, scaraventandolo a terra.
Marya sentì il sangue raggrumarsi sotto le sue unghie prima di essere trascinata via.
"Ucciderlo non ti renderà meno patetica." Darya le lasciò il colletto del vestito e si mise fra loro. L'elsa del coltello brillava alla sua cinta mentre si chinava davanti a lei: "questa è la terza volta in due mesi che io e Evan ti ripeschiamo dal Fiume. Prima il fuoco, poi l'incidente sulla torre ed ora questo; sto iniziando a pensare che tu faccia sul serio."
Marya guardò la sorella come un animale pronto a sbranare; quelle parole erano state sale sulle ferite fresche e il dolore si stava tramutando in lacrime.
Come minore di quattro sorelle era cresciuta schiacciata dall'ombra perfetta dei loro modelli: Annah era delicata come un fiore primaverile; Vanya aveva la sua cieca fedeltà; Darya era forte come un guerriero dell'esercito del re.
Marya era la quartogenita e, nell'Eterno Deserto, ogni quarto figlio era destinato a portare gloria alla sua famiglia: così diceva la religione, così si credeva avesse detto il loro Dio.
Ma lei aveva portato solo morte e disgrazia alla sua famiglia sin dalla sua nascita, quando aveva strappato via la vita di loro madre, rendendola alla stregue di un oggetto senz'anima per lunghi diciotto anni.
Nessuno medico sembrava riuscire a spiegare cosa fosse successo quel giorno, perché Jacqueline Hawthorne avesse perso tutta la sua essenza quando solo poco prima aveva gioito alla nascita della sua terza figlia.
E se il problema non era la madre, doveva essere la figlia.
Maledetta.
Così era stata definita per tutta la sua vita, così l'aveva additata il suo popolo mentre privavano gli Hawthorne di ogni fiducia.
Così la considerava il suo stesso sangue.
E mentre Marya curava la madre che lei stessa aveva reso invalida, quel nome le si era cucito addosso: il Dio l'aveva maledetta, non sarebbe mai dovuta nascere, ed ora che la donna era morta senza lasciarle alcuna possibilità di redenzione, la follia le era sbocciata dentro come un cancro, rendendola un essere al limite della bestia, solo istinti e rabbia.
Per questo cercava la morte con così tanta fame, con così tanta disperazione.
Lei era disperata, totalmente privata di ogni logica.
La prua sbatté contro la riva sabbiosa ed Edan si sbrigò ad ancorarla prima che venisse spinta ancora più a sud.
Le gemelle invece rimasero immobili; Marya con il sangue che le colava dalle gengive strette e Darya che la fissava con una mano sul coltello. Entrambe sapevano che se non fosse stato per il sangue che le univa, una delle due sarebbe già morta da tempo, forse uccisa dall'altra.

Darya fu la prima a muoversi, saltando sulla terra ferma. Si fermò un attimo, quasi a volerla aspettare, ma poi le diede le spalle, allontanandosi: "la prossima volta non verrò."
Quella bugia risuonò nelle vene della minore in cieco dolore.
"Marya." Edan le tese la mano pur prevedendo il suo rifiuto: "adesso basta."
Lei si asciugò il viso in un gesto rapido, notando chiaramente le macchie di sangue sui suoi polpastrelli.
"Puoi dispiacertene più tardi," incalzò il ragazzo, e scese vicino a lei, portandole le mani ai fianchi e alzandola forzatamente: "andiamo a casa, Marya, andiamo adesso."
La ragazza, questa volta, non si oppose e non perché volesse obbedire: sapeva di aver fallito -ancora - e perseguire l'avrebbe resa ancor più patetica, proprio come aveva detto Darya.
Si voltò, cercando di nuovo il profilo della Torre reale - poco più in là, i Cancelli brillavano dorati nella notte.
La vita la teneva ancora stretta a sé.



Angolo🖤
Buongiorno!!
Primo capitolo, questa volta pov di Marya🖤
La nostra quarta sorella è forse il personaggio più complesso che abbia mai provato a scrivere; una persona così spezzata da non sentirsi nemmeno più degna di essere considerata tale.
Lei mi piace molto e ci sarà ancora tanto da dire, quindi spero che continuerete a seguire la storia!
Il prossimo capitolo arriverà fra qualche giorno ma mi piacerebbe sapere se vorreste che io continuassi la storia o se avete qualche suggerimento, così che io possa farmi un'idea 🖤
Detto ciò, vi lascio!
A presto,
Giulia
 
  
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