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Autore: NonLoSo_18    11/07/2024    3 recensioni
[SECONDO VOLUME DEL "CICLO DEGLI ELEMENTALI"]
Dall'attacco di Terrarossa, Vanyan ha capito una cosa: Borea non scherza, ed è veramente disposto a tutto per ottenere quello che vuole: vedetta contro gli Elementali. Per ottenerla, però, deve prendere qualcosa da Vanyan, solo che lui non sa cosa sia. Insieme ad Alys deve andare a Cava di Cristallo, a scoprire cosa si cela dietro le azioni dei suoi nemici, e su suo padre stesso.
Ma qualcuno trama nell'ombra, e niente è come sembra...
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Ciclo degli Elementali'
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Energia


Di nuovo quello strano sogno.
 
Era da Terrarossa che non gli era capitato più.
 
Quella volta stava camminando in un crepuscolo autunnale. Sentiva le foglie morte scricchiolare sotto i suoi piedi, e si rese conto di indossare grossi stivali di pelle cucita insieme.
 
Davanti a lui, c’era ancora quella ragazza, quella dell’altra volta. Era di spalle e teneva un’andatura spedita camminando davanti a lui, i lunghi e ondulati capelli neri che le si agitavano sulla schiena, anche per effetto del leggero venticello che soffiava. Sembrava più grande: i fianchi erano più morbidi, la spalla più larga, le braccia più muscolose, eppure sembrava piccola di fronte a lui; quindi, probabilmente anche la persona che stava vivendo quelle memorie doveva essere cresciuta, ed infatti si sentiva più alto della prima volta. Come l’altra volta, lei indossava un vestito di pelli, bianche, morbide, e stivali di cuoio ai piedi, più caldi, e ci stava, visto che erano in autunno.
 
Come allora, si sentì una morsa all’altezza del petto.
 
Il corpo di quel ragazzo, Ylden gli pareva si chiamasse, o almeno l’altra volta quella ragazzina aveva detto così, si muoveva quasi arrancando dietro di lei. E lei sembrava impaziente.
«Muoviti, Ylden!» Gli diceva, con tono stizzito «Altrimenti ti perderai tutto» E quell’Ylden rispondeva, con voce affannosa: «Arrivo, Leah, dammi un attimo» Il che era ridicolo, aveva la falcata più lunga di quella ragazzina. Comunque, anche la voce era più profonda, e Van si disse che quel ragazzo doveva avere all’incirca sedici, diciassette anni. Il fatto che fosse vicino a lui per età lo fece sentire più a suo agio.
 
Alla fine, superate parecchie foglie morte, arrivarono in uno spiazzo. Gli alberi di conifere, gli unici rimasti verdi, formavano una sorta di anello intorno a una radura piena di erba secca, e ricca di foglie. E, in alto, chiudevano uno di quei cieli notturni che Van raramente aveva visto, dato che, vivendo in città, c’era sempre troppa luce.
Blu scuro, punteggiato di piccole stelle, e al centro una cosa che Vanyan decisamente non conosceva, una tenda di luce verde acceso, che si stagliava da un lato all’altro di quel cielo notturno. Era uno spettacolo bellissimo, Vanyan, nel suo cinismo, dovette ammetterlo.
 
Un’Aurora Boreale. Ne aveva solo sentito parlare, e quella era la prima volta che ne vedeva una.
 
E anche Ylden dovette pensare che fosse uno spettacolo, infatti sentì la sua voce emettere un sospiro di ammirazione: «È stupendo…» Sussurrò, subito dopo.
«Te l’avevo detto, Yl» La ragazza ridacchiava divertita, e a Vanyan tornò in mente il modo in cui Alys aveva riso la sera prima. Anche se lei ed Alys non si rassomigliavano per niente.
 
«È la prima volta che capita da tanto» Continuò la ragazza, Leah «Volevo farti vedere ciò che ti eri perso in tutti questi anni» Ma Yl non rispose, tenendo solo gli occhi puntati sulla volta celeste e su quelle splendide luci.
 
Si sdraiarono sul tappeto d’erba secca, che nonostante tutto era bello che umido.
Dopo un tempo che sembrò interminabile, lei chiese: «Yl, sai cosa fa brillare il cielo di notte?» Ylden sembrò perplesso, prima di risponderle: «No»
 
«L’energia» Vanyan pensò che fossero tutte cazzate, suo padre gli aveva detto qualcosa su quel fenomeno, e c’entrava la luce del sole, anche se non ne era poi così sicuro.
«Eh?!» Ed effettivamente anche l’altro gli sembrava perplesso.
«Ma insomma, Yl, e io che pensavo che fossero solo gli altri ad essere ottusi. L’energia, no?! Quella del sole» Lo chiese in modo così eclatante, che Van fece un mezzo sussulto di sorpresa.
 
Leah sospirò: «Ascoltami bene» Fece un ampio gesto con entrambe le braccia: «Qua dentro tutto è energia: il sole che splende, le piante che crescono, il vento che soffia, perfino quelle luci nel cielo. L’energia è ovunque, e da una cosa può passare ad altro: le piante nutrono gli animali, gli animali corrono, poi muoiono e nutrono di nuovo le piante. È tutto costantemente incanalato, mi capisci» Ylden fece cenno di sì con la testa.
 
«E proprio tu dovresti saperlo: tu usi la tua energia per muovere il vento, ma questa energia da dove la prendi? Da te stesso. E se ci fosse un modo per prenderla da fuori, e poi usarla tu? Immagina quante cose potremmo fare. E se trovassimo qualcosa che incanali questa energia? Ci pensi?» Chiese, guardandolo con occhi verdi così intensi che Vanyan si sentì gelare. Più che altro perché gli ricordavano quelli di suo padre.
 
E poi, tutto svanì nella nebbia.
 
§§§
 
Eppure, in quel delirio, gli sembrò di sentire altro. Una voce, nel buio.
«Mi dispiace… Mi dispiace… Fermatevi…» Sembrava quella di un uomo in lacrime. Vanyan la conosceva: era la voce di suo padre.
«Pà!» Urlò, lanciandosi tra le ombre, ma il sogno svanì, in fretta com’era iniziato.
 
§§§
 
Vanyan sentì confusamente il suono della pioggia che scrosciava contro la finestra, prima ancora di aprire gli occhi. Stava piovendo, e per qualche motivo lui era andato nel letto dei suoi, forse perché aveva fatto un brutto sogno, e sentiva la mano di sua madre poggiata sul petto. Non aveva proprio voglia di svegliarsi, voleva restare lì, ancora abbracciato a lei.
 
Questo un istante prima di ricordare che queste cose non aveva più dieci anni, e che non andava nel letto dei suoi più o meno da allora. E che con sua madre non si parlava da un sacco.
 
Per questo motivo aprì gli occhi di scatto, un secondo prima di vedere il braccio di Alys dove ci sarebbe dovuto essere quello di sua madre, e la testa di lei nell’incavo della sua spalla mentre questa era addormentata.
 
Descrivere le emozioni che provò in quel momento sarebbe stato impossibile a dir poco, quando saltò sul letto, urlando, e con un’espressione sconvolta in viso, espressione che anche Alys, che si era svegliata in quell’esatto momento, aveva.
«Ma si può sapere che ti è preso?» Disse lei, in un ultimo disperato tentativo di mantenere la decenza, ma le sue gote rosse la dicevano lunga sul suo stato d’animo. Non che Van potesse dire qualcosa in contrario, però, visto che sentiva il viso in fiamme.
«A me?! No, a te cosa cazzo è preso?! Come… come ti viene di…» Rispose comunque, del resto anche lui voleva mantenere la dignità.
 
Un mugolio confuso indicò che Argenthea si stava svegliando, cosa che mandò Vanyan ancora più in crisi.
«D’accordo, non parliamone più, intesi?!» Ribatté lui, troppo bruscamente, forse.
«Ma che modi sono, ti pare che io abbia il controllo… Hai ragione, meglio non parlarne più» Tagliò corto lei, sospirando. E quella soluzione andò benissimo per entrambi.
 
Van si lasciò cadere sulla schiena, sbuffando: con quella pioggia avrebbero presto avuto tutto il terreno inzaccherato, e camminare sarebbe stato un problema non da poco… senza contare l’umidità.
 
Sarebbero dovuti rimanere lì ancora a lungo.
 
E a lungo rimasero effettivamente, mentre la pioggia andava scemando. Rimasero così, in silenzio, ognuno perso nei suoi pensieri. O almeno, Van provò a pensare a qualsiasi altra cosa che non fosse il tocco di quella mano soffice e fredda, del lieve profumo che la pelle di Alys emanava, e dal suono delicato del suo respiro.
Poi, visto che stava fallendo miseramente, fece vedere ad Argenthea alcuni giochi con le fiamme, facendosele guizzare tra le dita, cosa che divertì non poco la bambina, e almeno gli dava un modo per passare il tempo.
 
Alla fine, rimase solo un rumore di gocciolamento in sottofondo, leggero, che indicava la fine della pioggia, per cui Van si alzò, dato che a rimanere lì un istante di più sarebbe diventato matto: «Argenthea e io andiamo a prendere un po’ da mangiare. Lasciamo asciugare e ripartiamo. Tu aspetta qui, se vu-» Non riuscì a finire la frase: Alys gli si aggrappò al braccio con dita che parevano artigli. «NO! NON ANDARE!» Urlò. Lui rimase a guardarla, interdetto.
 
Anche Alys sembrò rendersi conto del gesto, perché rilassò le dita e gli lasciò andare il braccio: «Stavo solo… scusa, non- non volevo…» Scosse la testa. «Evidentemente siamo stati qui dentro troppo a lungo» Fece una risatina, alzando le spalle. «Ho avuto un momento di confusione»
 
Vanyan non era convinto: «Alys, stai… stai bene?» Le domandò, continuando a mantenersi sull’attenti. Lei fece un gesto con la mano, come se stesse spolverando l’aria «Benissimo, Van. Andate pure»
 
«Vuoi venire con noi?» Continuò lui. Qualcosa gli diceva che Alys aveva reagito così perché temeva di rimanere da sola. Forse aveva paura che l’attaccassero mentre lui era via.
«E chi le sorveglia le cose?» Qualsiasi traccia di angoscia era sparita dalla sua voce: «Non ti preoccupare. Cerca solo di fare attenzione. Nel primo pomeriggio penso che sarà abbastanza asciutto da ripartire» Van non era convinto, ma Alys al contrario lo sembrava parecchio. Decise di lasciar correre e uscì.
 
Dopo aver mangiato, raccolsero tutte le loro robe e, mentre un pallido sole faceva capolino tra le nubi grigie, si rimisero in marcia.
 
§§§
 
Se c’era una cosa che Alys odiava, quella era perdere il controllo. E con Vanyan le stava capitando fin troppo spesso.
 
Prima c’era stata quella volta a Terrarossa in cui gli aveva sfiorato i capelli. Non aveva pensato alle conseguenze, l’unica cosa nella sua mente, in quell’istante, era stata una considerazione su quanto fossero morbidi e folti.
 
Poi c’era stato il litigio tra i due, nelle prigioni.
 
E poi, ancora, quando l’aveva salvato da Borea.
 
E tutto quello che era successo nella casa, dalla sera prima fino al momento in cui erano andati via. Alys si era coricata dal lato opposto del letto, e l’aveva guardato a lungo, chiedendosi come fosse possibile dormire in maniera così rilassata, senza preoccuparsi di qualcuno che venga a tagliarti la gola nel sonno. Fidarsi, insomma. Era un concetto che le pareva così strano.
 
E poi, guardandolo, aveva pensato che Vanyan sembrasse davvero il ragazzo che era, soprattutto dopo aver perso l’espressione corrucciata che aveva sempre. Del resto, un ragazzino lo era, perfino più giovane di lei. Era la vita a non farlo sembrare più tale.
 
Quella notte nemmeno litigava o urlava come le altre volte, e il suo russare non le dava più così fastidio; quindi, Alys si era sdraiata il più lontano possibile e si era coricata. Salvo poi svegliarsi in quella maniera.
E poi, quella scenata poco prima. Sul serio, cosa accidenti le era preso per reagire in quel modo? Lei che era sempre così composta.
 
Alys, cara, aspettami qui, torno subito…” Quella storia non c’entrava nulla, nulla! E poi, perché le sarebbe dovuto importare qualcosa se Vanyan fosse tornato o no?
 
Vanyan le serviva come lasciapassare per arrivare a Cava di Cristallo, si disse, scuotendo la testa, e senza di lui non sarebbe riuscita ad ottenere quei progetti. Sì, doveva essere per quello, nient’altro.
Del resto, era quello il motivo per cui l’aveva protetto anche da Borea, no?
No?
 
Meglio non pensarci.
 
La foresta intorno a loro si allungava senza fine, ma era comunque bella da vedersi. Alberi rossi, marroni, o addirittura scheletrici erano tutti intorno a loro, e le foglie turbinavano nell’aria fredda ma sottile, e scricchiolavano sotto gli scarponi. Tra quegli alberi nidi ormai scuri e vuoti. Gli unici suoni che si sentivano erano il gracchiare dei corvi e delle cornacchie, e il gocciolare degli alberi ancora umidi di pioggia. Una pace incredibile.
Sì, pensò, guardando Argenthea saltellare tra le foglie, schizzando fango sotto i suoi stivali. Una pace che le permetteva di non pensare a cose negative.
 
E che era destinata a non durare, dato che, non appena girò la testa, si trovò la punta di una freccia a poca distanza dalla faccia.


Angolo autrice
Bene ragazzi, spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento. Annuncio che sto rivisitando alcuni capitoli della prima parte, intanto noi ci vediamo il 18.
Alla prossima❤️
   
 
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