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Autore: syila    22/07/2024    1 recensioni
Il Palazzo d'Estate non aveva un centro.
Come il delta di un fiume, una volta oltrepassato il grande portone laccato, si disperdeva in mille rivoli tra padiglioni, terrazze, ponti e giardini che s'inerpicavano sulle pendici della Montagna di Giada fino a perdersi oltre il velo leggero delle nebbie.
La luce crepuscolare in cui era sempre avvolto quel lembo del Reame degli Spiriti lo rendeva ancor più irreale; i suoi edifici galleggiavano nel vuoto, circondati dall'aureola delle lanterne, mentre i drappi delle casate che li avevano abitati nei secoli sventolavano al capriccio della brezza, come grandi vele di seta sfilacciata.
A Leng Ye Xue quel luogo aveva sempre ispirato un senso di decadenza e malinconia, era un'eredità del passato di cui non aveva mai avuto troppa cura; a differenza dei suoi predecessori, non aveva mai fatto nulla per ingrandirlo o abbellirlo.
Era anche abbastanza certo che ci fossero alcune stanze in cui non aveva mai messo piede.
Dei vivaci schiamazzi lo distolsero dalla contemplazione della luce lunare che inargentava i tetti d'ardesia; probabilmente il suo ospite aveva scoperto lo stagno delle anatre.
Genere: Fantasy, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Bagliori d'Oriente'
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Capitolo XXXVI
Nelle mani di chi regala un fiore rimane sempre un po’ di profumo.

Seduto sotto uno degli ulivi che decoravano il giardino d'inverno a-Ling stava provando a dare un senso agli avvenimenti della serata.
Quando il venerabile maestro Leng aveva distrutto lo specchio magico, l'urto aveva attraversato il confine tra le dimensioni e lui era stato scaraventato fuori dal palazzo.
Aveva impiegato parecchio tempo a capire dov'era e a tornare, ma la sala dello Specchio d'Argento era già stata sigillata ad ogni livello spirituale e non aveva avuto modo di accedervi.
Gironzolò a caso per i vasti ambienti deserti, tenendosi lontano da quelli in cui percepiva la presenza di forze e oggetti pericolosi, finché non incrociò un'ancella.
La creatura artificiale, in base a quanto gli aveva spiegato Callisto, poteva vederlo e facendosi coraggio le chiese indicazioni su come raggiungere gli altri ospiti.

“Forse l'onda d'urto ha danneggiato anche lei...” ragionò a bassa voce il fantasma “Perché qui non c'è nessuno.”
Subito dopo, alzando il capo verso il fitto intrico di rami, gli parve di scorgere un bagliore dorato muoversi sul tetto del portico.
A-Ling si appiattì contro il tronco, spiando con una certa apprensione l'insolito fenomeno, in attesa che scomparisse o rivelasse le sue intenzioni.
A Serannian aveva visto molte manifestazioni sovrannaturali che lo avevano turbato, sebbene lui stesso fosse un'entità ultraterrena.
Intanto il bagliore, lungi dal dissolversi spontaneamente, procedeva seguendo il perimetro del colonnato, in una minuziosa ricognizione dall'alto.
Infine accadde ciò che temeva di più: la fonte di luce si fermò proprio sopra il boschetto di ulivi.
“Ti ho trovato!” esclamò una voce bella baritonale, mentre la luce scendeva fino alla grondaia e si allungava a sfiorare le chiome degli alberi.
La forma luminosa passò dal tetto all'albero, i cui rami scricchiolarono sotto il suo peso, quindi balzò a terra in una nevicata di foglie e a-Ling si trovò a fronteggiare un drago, anzi il drago.
Quello era il semi divino che aveva preso dimora alla pagoda, conferendo ai suoi occupanti la prestigiosa carica di strofina-scaglie. Un onore a cui un fantasma come lui non avrebbe mai potuto ambire, a causa della sua natura.
Le divinità infatti non si mescolavano ai morti, né volgevano lo sguardo dove regnavano l'Ombra e l'Oblio.
“Tu sei il festeggiato!”
La creatura dorata avanzò di un passo.
“Sarei arrivato prima, ma dovevo rendermi presentabile!” seguitò il piccolo drago, dopo la mancata risposta “Inoltre trovare un dono adeguato ad una creatura incorporea è piuttosto impegnativo.”
Ormai era così vicino che il riverbero luccicante delle sue scaglie lambiva la veste funebre di a-Ling.
“Sei... arrabbiato a causa del mio ritardo? Non dirmi che la festa è già finita!”
In quel momento lo spirito realizzò di essere oggetto della sua attenzione e fece ciò che una persona di basso ceto della sua epoca faceva sempre davanti ad un funzionario importante: si prostrò con la fronte a terra e rimase immobile, senza proferire parola.
“Ti senti poco bene?”
Il nuovo arrivato, sorpreso dal gesto repentino del fantasma, gli girò attorno incuriosito.
“Rannicchiato in quel modo non riesco a capire cos'hai e soprattutto non distinguo tra la testa e il fondoschiena, ti dispiacerebbe cambiare posizione?”
“Questo infimo servo non è degno di stare alla tua presenza, nobile semi divino!” esclamò a-Ling.
“Perché mai?”
“Perché la tua vista spazia sulle panorami celesti ed elevati, si offenderebbe davanti ad una misera cosa morta!”
“Uhm...”
Il piccolo drago borbottò perplesso e si accoccolò davanti a lui; ricordava che durante le visite ai reami orientali i suoi cugini gli decantavano quanto gli umani fossero ossequiosi e timorosi nei loro riguardi, considerandoli delle divinità a tutti gli effetti.
Lui veniva da occidente, apparteneva al Piccolo Popolo ed era cresciuto in un palazzo frequentato da ogni genere di creatura, il suo punto di vista era quindi molto più aperto e tollerante.
“Le madri ti hanno invitato ad una festa, sei addirittura l'ospite d'onore! Mi fido del loro giudizio, inoltre sei amico di Callisto e dei miei strofina-scaglie, questo ti rende meritevole di una certa considerazione.”
A-Ling sollevò appena la testa e sbirciò la luccicante creatura, tornando a chinarla non appena accennò a muoversi.
“Così diventa piuttosto difficile consegnarti il regalo di benvenuto...” constatò il drago, deluso dai mancati progressi della conversazione “Lo lascio qui e mi allontano, va bene?”
Il fantasma fu sommerso da un denso vapore dorato; quando si diradò il semi divino era scomparso e al suo posto c'era una peonia, composta della medesima sostanza evanescente.
Il destinatario del dono lo raccolse, ai suoi sensi spettrali appariva dotato di una reale consistenza e annusandolo la sua memoria gli rammentò i profumi dei giardini di Hedian.
“Odora di Primavera!”
“Ci avrei scommesso! La Primavera è la tua stagione preferita, vero?”
Nel cercare la fonte di quell'esclamazione lo sguardo di a-Ling si imbatté in una figura enorme, tanto alta che la sua testa sopravanzava di molto la sommità del portico.
“Per tutti i demoni di Youdu...” mormorò, facendosi trasparente.
Il drago era cresciuto, proprio come aveva detto il venerabile maestro Leng.
Il Signore degli Shen non aveva saputo spiegare il motivo di quei repentini mutamenti; forse erano collegati ai suoi sbalzi d'umore, anche se a ben vedere la creatura appariva più entusiasta che adirata.
“Allora ti piace?”
A-Ling, pensando si riferisse al dono, si esibì nuovamente in un profondo inchino e recitò ad alta voce: “Questo infimo servo non ha parole per esprimere la sua gratitudine e la bellezza del tuo dono, o potente Signore dei Cieli!”
“D'accordo e la Primavera ti piace?”
Il fantasma cominciò ad insospettirsi: possibile che il drago volesse chiacchierare con lui o che addirittura lo trovasse... interessante?
“Mi piace molto.” convenne cauto “A Hedian, quandogli alberi da frutto fiorivano era come camminare in una galleria di nuvole bianche e rosa.”
Il sorriso di a-Ling si spense subito; aveva l'impressione di avere appena detto un'enorme banalità.
“Oh si, si! È anche la mia stagione preferita! Nelle terre di Eriu il verde dei campi è così intenso da sembrare dipinto!” rilanciò il drago.
“E-riu?”
“Forse tu la conosci come Irlanda!”
“Anche tu la chiami Irlanda, smettila di pavoneggiarti con un ospite straniero che non sa nulla delle nostre tradizioni.”
I due interlocutori si voltarono sorpresi verso il portico dove aveva fatto la sua comparsa il lupo di casa.
Hakon scese in giardino e caracollando leggero si fermò a qualche passo da loro.
A-Ling sapeva pochissimo di lui; il maestro capellone gli aveva detto che faceva parte della famiglia Leukotes ed era uno sciamano e un guaritore.
Era cresciuto lontano da quelli della sua razza ed aveva un carattere molto riservato.
Durante la festa, infatti, era rimasto in disparte; sembrava che avesse occhi solo per xiao Sophia, ma il fantasma era convinto che non si fosse perso una virgola di quanto era successo.
“L'apprendista mago ti sta cercando.” riferì Hakon, le cui parole gli pervenivano attraverso la telepatia.
“Alaric?”
“Si, lo ha mandato Ekto, era preoccupata per te.” il lupo bianco alzò il muso all'aria e socchiuse le palpebre “Presto sarà qui.”
“Era preoccupata... per me?” sussurrò incredulo il giovane spirito.
“È come dicevo io: ti tengono in grande considerazione!” s'intromise il drago.
“Eppure io non sono nessuno, anzi ho procurato dei fastidi a tutti col mio arrivo.”
“Le madri sono abituate a gestire simili imprevisti, quando abitavamo sulla terra la villa era meta di personaggi davvero insoliti; inoltre i suoi proprietari erano una coppia di adorabili fantasmi, che lo hanno ceduto ad una notturna vampira, la quale lo ha ceduto a noi, ricordi Hakon?”
Il muta-forma emise un lieve mugolio contrariato.
“Ovviamente, anche se gli spiriti e la notturna non erano poi così adorabili...”
“Tu guardi sempre il bicchiere mezzo vuoto!”
“Invece il tuo trabocca!”
“Volevo mettere a suo agio il nostro ospite, è un mio talento naturale...”
“Lo dici con quella stazza? Ringrazia gli dei che il ragazzo è già un fantasma o morirebbe di paura!”
A-Ling provò inutilmente a rassicurarli che lui stava bene, le due creature lo ignorarono e continuarono a battibeccare imperterrite.
A completare l'animato scambio giunse infine l'apprendista francese, che trovando il disperso al punto di partenza dimenticò l'allucinante tour de force della reggia e cominciò ad inveire come il peggiore dei miscredenti.
Richiamati dalle grida accorsero i Signori degli Shen insieme al mentalista, seguiti da Callisto e dalla padrona di casa con la maestra Nemesi; quest'ultima, memore del danno allo specchio perpetrato da Xue Ge, scoperchiò l'abisso delle recriminazioni e scatenò una baraonda, che degenerò in un “tutti contro tutti”.

“Adoro questa famiglia! È impossibile annoiarsi.” dichiarò il drago, comodamente appoggiato al tetto.
“Non... non dovremmo fare qualcosa?” chiese il fantasma.
“Giusto! Dovrei cambiare angolazione, da qui non riesco a vedere bene e comunque scommetto sulle madri, anche se darei un'opportunità al giovane apprendista; sentite come strilla, ha dei buoni polmoni!”
Hakon, accucciato sotto gli ulivi, annuì soddisfatto.



“Ti piace molto quel fiore...”
Le parole di Callisto distrassero il fantasma dall'assorta contemplazione della peonia fatata.
Il fiore, ad una settimana di distanza, non aveva ancora accennato a dissolversi o a sbiadire e manteneva il suo bagliore dorato anche al di là del Velo che divideva il mondo dei vivi da quello dei morti.
L'occultista aveva notato che lo portava sempre con sé, infilato nella cintura della veste e sovente lo controllava, come se temesse di perderlo.
“È un dono del Divino abitante dei cieli, è il mio tesoro più prezioso.” mormorò lo spirito in un soffio.
“Kissa ha avuto un pensiero gentile, quel lavativo di solito pensa solo a dormire e a divertirsi.”
A-Ling lo fissò inorridito.
“Come osi parlare male del semi-divino? E perché usi il suo nome di cortesia con tanta disinvoltura?”
Callisto trattenne una risata.
“Perché in pratica lo conosco da quando era un uovo, inoltre Kissa non è il suo nome di cortesia, è il soprannome; in lingua lappone significa proprio dormiglione!”
“Quindi tu lo hai visto nascere? Quanti anni hai davvero?”
L'ingenua domanda fu l'occasione per liberare il riso che il mago si teneva da prima.
“È il drago ad essere giovane! Kissa è nato sulla Terra all'incirca vent'anni fa, da un uovo fatato, ti interesserebbe conoscere la sua storia?”
"Oh si, certo che mi piacerebbe conoscere la leggenda del semi-divino!"
Callisto sorrise e allungò le gambe sulla chaise-longue; dalla terrazza del suo appartamento il crepuscolo era ormai una sottile lama scarlatta su cui si stagliavano i profili azzurri delle isole galleggianti e il rumore della cascata un remoto, piacevole, sottofondo musicale.
A differenza degli altri maghi non risiedeva stabilmente a Serannian, lui stesso si definiva un mago con la valigia, perché faceva la spola tra la libreria di famiglia a Fleur de Lys, Parigi, dove l'Avvocato Martin aveva lo studio e la dimensione magica.
Per questo motivo aveva sempre rifiutato l'offerta di un palazzo, ritenendolo troppo impegnativo e si era fatto assegnare un appartamento nel grande complesso del Laboratorio. 
Che la sua residenza fosse in grado di ospitare comodamente una famiglia di dieci persone era un dettaglio, a Serannian non esistevano problemi di spazio o sovrappopolazione.
"Come già sai il palazzo di Ekto sulla Terra era sempre aperto a mortali, immortali, maghi e creature di varia natura..."
A-Ling annuì.
"La Prima Signora è molto generosa."
"Oh, lo è davvero, anche se la sua generosità a volte è stata un azzardo." rispose l'Occultista, che socchiuse gli occhi, assaporando il ricordo di alcune avventure in cui era stato coinvolto suo malgrado.
"Una notte si presentò uno straniero malconcio e provato da un lungo viaggio, apparteneva al Piccolo Popolo e rimase per qualche tempo con le fate che dimoravano nel bosco, quando ripartì lasciò un dono in cambio dell'ospitalità: il tesoro del Sid* di Bri Leith."
"Fammi indovinare: era l'uovo di drago?"
Callisto gli rivolse un sogghigno divertito e disse: "La questione era un po' più complessa.."
Il fantasma sgranò gli occhi e si fece attento.
Il mago notò con piacere il suo interesse; la curiosità era un'emozione forte e nutrendosene a-Ling aveva acquistato tangibilità.
“L'uovo aveva una caratteristica molto speciale: secondo lo straniero la forma della creatura che ne sarebbe uscita dipendeva dai sogni e dai desideri di chi lo avrebbe accudito.”
“Quindi non era scontato che nascesse un drago!” esclamò il fantasma, sbalordito.
“Affatto! Al suo posto potevano esserci un unicorno o una fenice.”
“Ho grande rispetto per queste creature leggendarie, ma un drago è meglio.”
Callisto convenne e stappò una birra, dedicando un muto brindisi al suo ospite.
“I draghi sono il top di gamma del bestiario magico, averli come alleati fa acquisire grande prestigio ai maghi.”
“Dal tuo racconto deduco che ci siano state almeno tre persone ad occuparsi dell'uovo... Sono forse le madri menzionate dal semi-divino?”
Il mago rispose con un cenno affermativo.
“Ekto desiderava una fenice, la piccola Nem un unicorno.”
“Perciò il drago lo dobbiamo alla terza madre...”
Di nuovo l'interlocutore reagì con un cenno affermativo, che tuttavia non si tradusse in un discorso e A-Ling colse un'ombra di disagio nella sua espressione.
“Deve essere una persona eccezionale.” mormorò “Mi piacerebbe molto conoscerla.”
“Temo sia impossibile.” rispose Callisto, usando lo stesso tono.
“Oh, non sarebbe mia intenzione disturbarla o spaventarla!”
“Ne sono convinto, sei in assoluto il fantasma meno spaventoso che ho incontrato.” dichiarò il mago sorridendo, poi aggiunse “Tuttavia lei non appartiene più al piano fisico.”
Lo spirito aggrottò la fronte.
“È forse... morta?”
“No! In effetti no! È più complicato di così!”
“Siete voi maghi ad essere complicati!” obiettò a-Ling “I casi sono tre: è viva, è morta oppure è un fantasma come me.”
“È viva in un certo senso, ma in uno stato che non le permette di comunicare direttamente o di usare una forma riconoscibile.” spiegò Callisto e, notando lo scetticismo del fantasma, precisò “Lei è qui adesso.”
“Qui?”
A-Ling cominciò a guardarsi attorno.
“Esatto, voi abitanti dell'Aldilà percepite la sua presenza come la flebile eco di una Campana del Vento, i Signori degli Shen dicono che somiglia al crepitio effervescente dello champagne, i vampiri, almeno quei pochi in grado di riconoscerla, la paragonano al rumore bianco, per i muta-forma è un brivido sottopelle, mentre per noi maghi è semplicemente l'energia originaria che lega ogni cosa: dall'atomo alle galassie.”
Lo spirito volle fare una prova: chiuse gli occhi e si mise in ascolto.
Anche i suoni, come le immagini, arrivavano distorti e sbiaditi nell'oltretomba e gli occorse tempo per distinguere tra i rumori naturali un tinnulo scampanellio, che calava e cresceva ad un ritmo costante.
“Credo di sentirlo... È il respiro di Serannian!”
“Hai usato una definizione poetica ed è comunque corretta, perché questa energia è consapevole di sé e rende Serannian diversa da qualsiasi altra dimensione magica.”
“Adesso non ti seguo più, cosa la rende diversa?”
“Il fatto che Axia sia stata a lungo una creatura vivente prima di tornare ad essere parte di Serannian ha cambiato per sempre la struttura del suo nucleo primevo; non ne so molto nemmeno io e perfino Tersilius è in difficoltà a capire il fenomeno. È un mistero, una dei tanti di questa dimensione magica” concluse Callisto, strizzandogli l'occhio.
“Una creatura vivente...”
A-Ling sospirò e guardò le sue mani; ricordava a malapena la sensazione di accarezzare la pelliccia di un animale o il calore di una ciotola piena di mian xian* bollenti.
Era in grado di manipolare gli oggetti, di farli levitare o cadere, però senza il senso del tatto non c'era differenza tra un sasso e una tazza.
“Hai nostalgia del tuo corpo fisico?”
“Eh?”
L'inattesa domanda fece sussultare l'interpellato e un fremito percorse le vetrate della terrazza.
“Ti manca il piano materiale?” insistette il mago “Pranzare in un ristorante, passeggiare nel parco, nuotare in un lago...”
“N-no! Io... io cerco di non pensarci.”
Il repentino calo della temperatura lo smentì.
A-Ling guardava con rimpianto il mondo che aveva abbandonato, come chiunque si trovasse sospeso tra la vita e la morte.
“Se tu avessi un corpo potresti mangiare una pizza, far visita al tuo gege, prendere il tè con la piccola Sophia o... accarezzare il drago.”
Le parole di Callisto si condensarono in una nuvola di vapore.
“Sei ubriaco forse?” esclamò il fantasma, additando la bottiglia di birra con aria scandalizzata “Servirebbe una quantità spropositata di Qi per materializzarmi!”
“Oppure un tramite consenziente.”
L'altro rimase senza parole, ma sulle finestre comparve una sottilissima patina di ghiaccio e la bottiglia vuota oscillò fino a rovesciarsi.
Il mago riuscì a prenderla prima che cadesse a terra.
“Cosa ti spaventa? Sono un occultista esperto.”
“Non dovresti parlare di possessione con tanta leggerezza...”
Le parole di a-Ling erano gelide e sottili, come lo strato di gelo che istoriava le vetrate.
“Medium e sciamani la praticano abitualmente... Preferiresti Melissa? Lo capirei, è una bella donna ed è molto vicina a Lachesi.”
rispose il mago, che incrociò le braccia al petto e annuì gravemente.
“La Signora del Telaio disapproverebbe!”
“Ne dubito, lei ti ha detto di accettare i cambiamenti del Fato, non sei stanco di rimanere in disparte ad osservare le vite degli altri?”



Un'ora più tardi il maestro della Morte uscì barcollando dal suo appartamento e dopo alcuni maldestri tentativi s'infilò nell'ascensore panoramico, che portava agli ambienti del Laboratorio.
All'arrivo il giovane mago strisciò fuori a carponi dalla cabina e quando una delle solerti ancelle meccaniche si avvicinò per offrirgli aiuto le si aggrappò, riguadagnando una dignitosa stazione eretta.
A-Ling si sentiva al comando di una nave di cui riusciva a malapena ad impugnare il timone.
Manovrare il corpo di Callisto era complesso, nonostante si fosse prestato consapevolmente ad ospitarlo; lui aveva provato a spiegargli che la possessione era una pessima idea, però quello spaccone si era vantato della sua esperienza e lo aveva convinto a fidarsi.
“Ho tutto sotto controllo... Rilassati e goditi il viaggio Ling-Ling... Shazi*! È già tanto se non inciampo e finisco a faccia in giù sul pavimento, che poi... sarebbe la sua faccia ad ammaccarsi e gli starebbe bene!”
Disorientato dalle luci, dai rumori e dai colori, che perfino nell'ambiente neutro della grande struttura risultavano troppo intensi, a-Ling finì col perdersi nel labirinto di corridoi.
Mentre ragionava su come risolvere la situazione un odore invitante solleticò il suo naso; il cervello elaborò l'informazione e la spedì immediatamente allo stomaco, che brontolò affamato.
“Maestro capellone sei imbarazzante!”
Il profumo speziato della cannella lo guidò ad una porta socchiusa poco più avanti, da cui filtrava una musica d'atmosfera.
Vincendo la sua abituale prudenza a-Ling aprì il pannello scorrevole e si affacciò su una piccola, accogliente, sala ristoro.
L'arredamento era essenziale, con poltrone reclinabili e luci soffuse, ma ad attirare il suo sguardo fu la voluminosa scatola colorata appoggiata sul tavolo, piena di enormi ciambelle glassate.
Non stette a chiedersi se avessero già un padrone, dopotutto quella era una sala ristoro ad uso dei dipendenti e anche Callisto viveva al Laboratorio!

Alle 22.05 il maestro Xyandrey aveva un solo pensiero in mente: la sua pausa ciambelle serale.
Aveva supervisionato Maya sul backup settimanale del server e sentiva di meritare fino all'ultima briciola del cartone che gli veniva recapitato quotidianamente dal suo fast food preferito.
Era già in ritardo di cinque minuti ed affrettò l'andatura, pregustando l'idea di affondare i denti nel fragrante impasto fritto e di sentire la glassa frantumarsi, per poi sciogliersi in bocca.
Chi diceva che i dolci erano un pericolo per la salute non aveva a cuore la felicità umana.
Le aspettative del Maestro dei Portali subirono un brusco impatto con la realtà una volta infilata la porta della saletta, quando il suo passo gagliardo lo portò ad urtare un soggetto che stazionava davanti al tavolo e gli dava le spalle.
“Socio?” chiese perplesso.
L'interpellato si girò lentamente e l'altro trasecolò.
“Hai mangiato le mie ciambelle?”
Callisto gli mostrò il cartone vuoto e fagocitò in fretta le ultime due che teneva in mano, rischiando di strozzarsi.
“Le hai mangiate... tutte! Tutte le ciambelle di Star Ducks! Sai che sono le miei preferite, cazzo!” strepitò Xyandrey, sul punto di mettersi a piangere.
L'altro, invece di rispondergli, afferrò una tazza piena di cioccolata calda e la tracannò avidamente; infine iniziò a rovistare nei pensili, in cerca di generi commestibili.
“Ehi socio, ma che ti prende? A te non piacciono i dolci!”
Xyandrey smise di commiserarsi e si decise ad esaminare lo strano comportamento del mago, il quale continuava ad ignorarlo e ad ingozzarsi di qualsiasi cosa riuscisse ad afferrare, comprese le bustine di zucchero.
Sembrava che non mangiasse da una vita o meglio... da un'eternità.
Questo lo portò ad un ovvio collegamento con le attività dell'occultista e ad una altrettanto ovvia conclusione.
“Tu non sei Callisto! Esci da quel corpo, spirito malvagio!” esclamò, brandendo la scatola vuota a guisa di crocifisso.
Il maestro della Morte lo osservò scettico e inarcò un sopracciglio.
“Vuoi davvero esorcizzarmi con un cartone unto? Sono a-Ling ed è stato il maestro capellone ad invitarmi; però hai ragione: ti devo delle scuse, ho mangiato io le tue ciambelle, chiederò al mio tramite di ripagartele.” concluse, rivolgendogli un inchino educato.



“Te l'avevo detto...”
“Figurati, fossero solo questi i problemi.”
Callisto attese che la compressa di antiacido si sciogliesse in un gorgoglio spumeggiante, poi buttò giù d'un fiato il contenuto del bicchiere, arricciando il naso a causa delle bollicine effervescenti.
“Un paio di giorni di riso in bianco e tisane depurative non mi uccideranno, noi metallari siamo fatti d'acciaio!”
A-Ling alzò gli occhi al soffitto e scosse la testa.
“Non volevo farti discutere col maestro dei Portali, sembrava così addolorato per le sue ciambelle.”
“Oh, lo era davvero!” esclamò il mago sghignazzando “Ti sono piaciute?”
L'interpellato emise un lungo sospiro e annuì deciso.
“Erano la cosa più dolce, unta, fritta e gratificante che abbia mai mangiato da quattrocento anni a questa parte.”
“Allora ne è valsa la pena.”
“È pericoloso per un fantasma avvicinarsi troppo ai desideri terreni, perché con essi crescono la brama e i sentimenti egoistici; guarda a cosa ti ho costretto per appagare la mia fame di dolci!”
Callisto sorrise e agitò la mancina, invitandolo a soprassedere.
“Meglio non provarci più.” insistette a-Ling, deciso a chiudere l'argomento.
Il mago tacque e l'evanescente ospite, ritenendo esaurita la conversazione, decise di congedarsi.
“Potresti farlo senza rischi se avessi un vero corpo a disposizione.” aggiunse inaspettatamente l'occultista.
“Eh?”
Callisto aveva parlato così piano che l'altro pensò di non aver capito bene.
“Si, mi riferisco ad un corpo creato su misura, da abitare in pianta stabile.”
“I-intendi una reincarnazione?” chiese lo spirito sconvolto “La Signora del telaio dice che sarei pronto, però io... io... e poi c'è Ye Feng, l-lui...”
“Senza tirare in ballo la reincarnazione, ci sarebbe un'altra via o meglio: una scorciatoia.”
Per un istante a-Ling sembrò prendere sul serio le sue parole, ma valutandone l'impatto o forse le conseguenze nell'istante successivo la stanza precipitò nel caos; tutto ciò che non era fissato a terra cominciò a levitare.
“Smettila di dire sciocchezze! Voi maghi siete degli sbruffoni incoscienti, eppure hai visto quanto è facile perdere il controllo in certe situazioni!”
Il maestro della Morte sembrava aver messo in conto quella reazione; recuperò un pouf e vi si mise a cavalcioni con l'aria di divertirsi come un bambino.
“Wow, sei in grado di manipolare un gran numero di oggetti pesanti, è un potere che richiede molta forza di volontà da parte di un fantasma, questo farebbe di te un ottimo candidato all'innesto!”
Le suppellettili smisero all'improvviso di levitare e ricaddero a terra, compreso il pouf di Callisto, che accusò il contraccolpo con una smorfia stizzita.
“Un pessimo atterraggio per i miei gioielli di famiglia!”
“Pensavo fossimo amici.” mormorò a-Ling, scivolando verso una pallida inconsistenza.
“Lo siamo infatti!”
“Gli amici non si prendono in giro, né si illudono raccontando loro delle bugie.”
“La tecnica esiste davvero e funziona!”
“Allora perché l'aldilà trabocca di anime che non possono reincarnarsi?”
“Quelle anime non hanno le amicizie giuste!”
“Come un maestro capellone di mia conoscenza?”
“Ovviamente!”
“Non so se sono più pazzo io ad ascoltarti o tu che sei convinto di questa tecnica miracolosa! Solo il Fato decide chi vive, muore o si reincarna.”
Callisto colse al volo l'appiglio.
“Se la metti su questo piano allora chiedi un parere a Lachesi, ti darà un'opinione imparziale.”
Il fantasma incrociò le braccia al petto e annuì; nutriva il massimo rispetto per la padrona dell'Abisso delle anime e per la saggezza con la quale gestiva il suo trafficato via-vai ultraterreno.
“La Signora del Telaio è una vera sapiente.”
“Senza dubbio, non c'è nessuno più esperto di lei in queste faccende.” confermò l'interlocutore, dedicandogli un sorriso sibillino.
“Ci penserò, ma non aspettarti una risposta domani!”
“Facciamo dopodomani?”
“Mi stai mettendo ansia!”

Fine trentaseiesima parte


⋆ La voce dell'onniscienza ⋆

Carissimi e carissime ben ritrovati (✿◠‿◠)!
Con questo capitolo si chiude l'arco della festa in onore di Ling-Ling, ma le peripezie del fantasmino, lasciato alle prese con un'importante decisione, non sono affatto finite!
Nel prossimo arco temporale l'incorporea presenza se la vedrà con gli eccentrici abitanti di Serannian, mentre Alaric e Ye Feng... Ma che ve lo dico a fare!? Scoppieranno di nuovo scintille tra i due e per mettere pace scenderà in campo nientemeno che il drago, con una soluzione tanto radicale quanto stravagante!
I nuovi capitoli hanno bisogno di qualche rifinitura, così la cesta-ascensore si ferma di nuovo ai box per una sosta tecnica.
Abbiate fede e un po' di pazienza miei cari compagni di viaggio e lettori silenziosi, nel frattempo è prevista la pubblicazione di un extra a sorpresa!
Ni hao e a presto! ^-^


Termini e spiegazioni:
Shazi: dal cinese - Sciocco
Sid: Nella mitologia irlandese e celtica si tratta di un luogo in cui dimorano le fate.
Mian xian: una varietà di spaghetti cinesi.

   
 
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