“Le persone ci odiano per molti motivi, ma se fossimo noi stessi ad odiarci senza un valido motivo?”
CAP 1: IL MIO NOME È ENNOSUKE.
“Ennosuke, smettila di disegnare! Corri dal fornai o a prendermi il pane! Non fai mai nulla di buono! Magari fossi come tuo fratello Tetzuo...”
“Non rompere, mamma! Non potresti per
una volta essere gentile?”
rispose Ennosuke esasperato.
La madre lo guardò in modo furente e
scosse il capo per poi inveire di nuovo.
“Muoviti, ADESSO!”
gli urlò piena di rabbia, mentre il ragazzo di diciassette anni, si
alzava dalla sedia della sua cameretta.
Andò all'entrata e si mise le scarpe, poi prense i soldi dal tavolo
ed uscì di casa.
Ennosuke era un ragazzo di diciassette anni
decisamente incline a diventare una persona decisamente pericolosa
sia per sé stesso che per gli altri.
Era misogino, non
sopportava le donne, gli davano il voltastomaco.
Il perché era
presto detto, madre oppressiva e sempre poco carina nei suoi
confronti.
Alle volte, vedeva le altre ragazze fare le carine con gli uomini per
poi giocare con i loro sentimenti. Sapeva che anche gli uomini
facevano così, ma non gli importava, se un uomo era debole era la
donna che se ne approfittava.
Purtroppo riusciva a concepire solo
quell'aspetto della società, e vedeva le donne come approfittatrici
che al minimo no di un uomo, diventavano vipere pronte a ferire il
sesso opposto senza rimorso.
Come poteva pensarla diversamente?
Non aveva nessun esempio positivo per cui rivedere la sua posizione.
Aveva un solo amico a scuola, gli altri lo vedevano solo un
viscido ragazzo troppo largo per gli standard normali, tanto che lo
deridevano e lo bullizzavano di continuo, facendogli dispetti.
Si, forse era veramente troppo largo, ma nessuno in società si prendeva la briga di difenderlo, o almeno di deridere lo stereotipo di ragazzo filiforme e belloccio, o anche i soli palestrati? Così, per parcondicio almeno.
Perché la società era incentrata solo sulla bellezza e sull'apparire?
L'unica persona che lo spronava a cercare di tenere un comportamento etico e decoroso, era suo nonno Jin.
Era un anziano che sapeva farsi rispettare e gli occhi di Ennosuke
brillavano quando interagiva con lui, si vedeva che era la sua luce
in quel momento oscuro della sua vita.
Arrivò sano e salvo alla
panetteria dove la madre gli aveva caldamente ordinato di andare a
prendere il pane.
Quando entrò c'erano due donne di mezza età
che stavano litigando per chi dovesse avere il turno.
Il panettiere spazientito dalle voci concitate dei due lo guardò mentre poi proferì.
“Ragazzo, cosa ti do?”
“Eh? Dice a me? Sei panini morbidi e due dolcetti per favore...”
Ennosuke rispose senza problemi, mentre le donne lo stavano guardando
indignate.
Prima che potessero aprire bocca però Ennosuke le
guardò malissimo, zittendole per un momento.
Quando si ritrovava davanti una donna,
anziana, di mezza età o adolescente che fosse,
Ennosuke lanciava uno sguardo da pazzo furioso, tanto che le mal capitate si chetavano all'istante.
Non sapeva ovviamente come relazionare con loro, quindi non voleva neanche interagirci,
figuriamoci litigare!
“Ecco a te.” disse il
panettiere che nel mentre aveva già
impacchettato tuto.
“La ringrazio! Ecco i soldi.”
il ragazzo
mise i soldi sul bancone per poi prendere il sacchetto e sparire alla
velocità della luce, lasciando le due donne di mezza età a litigare
tra loro.
Una volta arrivato a casa, Ennosuke si levò le scarpe e
poi posò il pane sul tavolo.
Filò dritto in camera sua mentre
sentiva sua madre prendersela con suo padre perché era ubriaco.
“Cosa vuoi che me ne importi, donna? Vuoi andare al diavolo una volta per tutte?” sbraitò il padre di Ennosuke,
“Come osi, dannato? Ecco da chi ha preso Ennosuke, proprio da te!” rispose la moglie al marito dopo che questi le ebbe mancato di rispetto.
Ennosuke ne ebbe abbastanza.
“Non mettetemi in mezzo in questi
maledetti discorsi, tutti e due, teste di rapa!” dopo aver
sbraitato contro i due genitori, uscì di casa non voleva stare lì,
visto che i due stavano ricominciando.
Appena in strada, Ennosuke si accorse che il sole non era ancora tramontato, quindi aveva un po' di tempo.
Mandò un messaggio al suo unico amico di nome Kaito, sperando che
quella sera fosse libero.
Ovviamente Ennosuke aveva organizzato
qualcosa quella sera, e giorni prima aveva chiesto conferma al suo
amico, ma questi ancora doveva dargli risposta.
'Ehi
Kaito! Stasera è la grande sera! Te la senti di venire con me ad
esplorare l'ospedale abbandonato? Dai, ci divertiremo!'
Ennosuke aspettò per un po' girovagando in strada, ingannando il
tempo, fin quando il suo cellulare suonò, era la risposta di
Kaito.
'Ehi, Enno! Purtroppo stasera non potrò esserci, sai
problemi con il vecchio. Ci sentiamo domani alla solita ora, ok?
Scusami, ma sono in un periodo troppo no.'
Ennosuke sospirò, si sentiva davvero a terra per quel rifiuto, ma lo capiva.
'Capisco, non preoccuparti. Domani ti farò vedere i video e tutto il resto!'
Gli rispose, e poi mise via il cellulare.
Si mise in cammino verso l'ospedale abbandonato.
Era da un po'
che lui e Kaito non facevano più uscite come quella, ma visto che il
padre dell'amico era diventato alcolizzato, un po' lo capiva.
Anche suo padre beveva, e quindi poteva capire cosa stesse passando.
Non appena entrò nel lotto dell'ospedale abbandonato, sentì una specie di brivido.
“Ci siamo!Questo è il brivido che
stavo aspettando!” si
elettrizzò Ennosuke mentre cominciava ad avvicinarsi all'edificio.
Aprì la porta e accese la torcia elettrica per poi addentrarsi
nei vari corridoi.
Prese il cellulare ed inizò a filmare.
“Qui Ennosuke, sono nell'ospedale abbandonato. Sto esplorando il piano terra, sono appena entrato.
Come potete vedere, ci sono vestiti per terra, probabilmente i senzatetto vengono qui qualche volta, quindi dovrò stare molto attento!”
Era abbastanza buio e quindi Ennosuke dovette anche utilizzare la
torcia del cellulare per vedere.
Sembrava che quel posto fosse
frequentato da senzatetto visto che per terra c'erano cartacce di
cibo e vestiti in disuso.
Ennosuke camminava tenendosi per i muri filmando tutto quanto.
Illuminava stanze con la luce del cellulare e della torcia che si era
portato dietro.
Si guardava indietro alle volte, probabilmente
perché aveva paura di qualche attacco a sorpresa da qualcuno.
Entrò in una stanza, e vide un'ombra che sembrava scivolare via
quando la luce si avvicinava ad una figura.
Stoppò il video e si
avvicinò alla ombra.
“Ehi, c'è qualcuno? Non voglio farti
del male! Sono disarmato!
Voglio solo esplorare!” disse davvero preoccupato Ennosuke.
L'ombra si avvicinò lentamente e il ragazzo potè vedere che
c'era un vecchio davanti a lui.
“Oh, e così sei un disturbatore? Per
favore, sciò, vai via da
questo posto!” disse il vecchio seccato e un po' burbero.
“Signore, io vorrei solo esplorare,
non voglio farle del male o
disturbarla...” chiarì il ragazzo con il vecchio che sospirò
davvero rassegnato.
“Non vuoi disturbarmi? Bene, ok.
Allora
figliolo, che ne pensi delle ragazze magiche?”
Ennosuke lo guardò confuso davvero.
“Prego? Signore anche lei è un Otaku?”
“Otaku? Beh, forse. Allora, dimmi. Si o no? Ti piacciono le ragazze magiche?”
“Hmm, si. Sono meglio delle ragazze reali.” espose Ennosuke con convinzione dopo averci pensato.
“Bene, ragazzo. Allora, prendi questo. Ti trasformerà in una ragazza magica!” disse il senzatetto davvero serio, e gli diede un medaglione.
“Davvero? Ma per chi mi ha preso? Lo so che non succederà niente. È solo un modo per vendermi qualcosa!”
“E se ti dicessi che te lo do gratis?” lo rimbecò l'uomo.
“Gratis? Beh, non è il mio genere di
medaglione che indosserei
ma...accetto!” annuì Ennosuke mentre se lo metteva al collo
sotto
la tuta che indossava.
“Dimmi un po' ragazzo, come mai hai
detto che le ragazze magiche sono meglio di quelle reali?” il
vecchio lo guardò confuso.
Ennosuke ci pensò un po', poi decise
di aprirsi. “Perché le ragazze normali
hanno solo una cosa in
menEte, ferire gli uomini.”
“Così è questo che pensi? Che le ragazze siano solo delle
succhiasangue e ruba soldi di un uomo...?” sospirò l'uomo un po'
angosciato.
“Si, perché? Nessuna donna per adesso
in vita mia
ha mostrato interesse per me, nonostante abbia fatto tantissimo. Ho
ceduto il posto, ho aiutato le mie compagne, eccetera. Solo per
sentirmi dire dai miei amici 'tanto non te la dà'.” sospirò
davvero seccato Ennosuke.
Il vecchio sospirò e scosse la testa.
“Ragazzo, non credo che
il tuo modo di pensare sia sano...”
“Cosa? Scommetto che anche un vecchio
come te ha avuto
un'esperienza negativa con una donna! E poi tu non dovresti darmi
ragione? Le donne ormai non ti guardano più come una volta!
Sicuramente...! Sicuramente...!” cercava di controbattere
Ennosuke
ma il suo misterioso interlocutore lo fermò.
“Ragazzo,
l'importante non è amare, l'importante è farsi amare, anche non
come partner...” annuì il vecchio,
“Ahh, ma che ne vuoi
sapere tu vecchio? Odio le donne!”
“Odi le donne? O odi te stesso per il modo in cui pensi che ti guardino?” lo corresse l'anziano.
“Non starò qui a farmi deridere da un anziano senzatetto e senza cervello come te! Arevoire!”
disse stizzito Ennosuke andando via abbastanza seccato.
Quando
uscì dall'ospedale abbandonato era davvero seccato.
Mandò un
messaggio a Kaito.
'Ehi
Kaito. Ci vediamo a casa tua per una pizza? Mi sono rotto un po' le
palle di ciò che ho trovato nel luogo in cui dovevamo andare. Ho
bisogno di parlarne con qualcuno.'
Ennosuke mandò un messaggio a Kaito, il quale dopo poco rispose.
'Ehi Enno, no scusa, se lo scopre il vecchio mi mette in
punizione. La sai la regola, niente amici a casa dopo un certo
orario. Non vuole che lo si veda sbronzo...'
Non appena Ennosuke lesse il messaggio, sospirò e provò un dolore al petto che lo attanagliò, si sentì ferito, così rispose.
'Capisco. Te ne parlerò domani a scuola. Scusa se ti ho disturbato.'
chiuse lì la conversazione con quel messaggio, si sentiva troppo male per continuare.
Si mise a camminare lentamente per la strada, sospirando e restando a
testa bassa.
Andò in una pizzeria, ordinò una pizza da
asporto.
Mentre attendeva il suo ordine, le parole del vecchio
senzatetto gli rimbombarono in testa.
»Odi le donne? O odi
te stesso per il modo in cui pensi che ti guardino?«
Sentì che forse il vecchio aveva ragione, ma era giusto che le persone lo guardassero dall'alto verso il basso per il suo corpo piuttosto che per la sua persona?
Non era un tipo piacente fisicamente, quello era vero ma nessuno
l'aveva voluto conoscere per ciò che era realmente.
Dopo aver
ritirato la sua pizza, Ennosuke andò in strada in un parco a
mangiarla.
Consumando il suo pasto pensò che forse il vecchio
aveva ragione, ma non sarebbe cambiato nulla.
Sarebbe stato sempre il solito clown, preso in giro, bullizzato e brutto.
Il ragazzo dopo che ebbe finito, buttò il contenitore della pizza in un cestino della pattumiera e si alzò.
Sospirò e fece per andare a casa, quando tre ragazzi lo fermarono.
Erano suoi compagni di scuola, ovviamente i suoi bulli.
Era tutto perfetto. Oltre alla paternale del vecchio, doveva sobbarcarsi anche i ragazzi che non gli andavano a genio?
Strinse i denti e cerò di andare via di lì il più in fretta
possibile.
“Ohh, guarda chi c'è! Onosuke!”
la voce del capo
dei ragazzini, lo fece fermare, ma non girare, dava le spalle al
bullo.
“Il mio nome è Ennosuke, prego.” rispose seccato.
“Ah, si scusa! Non mi ricordo mai il nome di qualcuno con cui non interagisco spesso...” disse il capetto di quei ragazzi andandogli davanti.
“Stavo tornando a casa, scusami...”
disse Ennosuke e cercò di
andare via, ma capì che non gli sarebbe stato possibile.
“Dai,
i tuoi non si preoccuperanno se vieni a fare un giretto con i tuoi
amici, non credi?” cercò di convincerlo il ragazzo, ovviamente
Ennosuke non voleva assolutamente.
“No, grazie, fatti un giro
piuttosto...” sospirò davvero rassegnato Ennosuke spostandolo
gentilmente a lato e avanzando di qualche passo dandogli le spalle.
“Ehi ehi! Dove credi di andare? Non era una domanda era un invito a cui non dovevi dire di no.”
“E io ti dico di farti un giro. Non ho voglia di vedere la tua faccia!” gli disse Ennosuke davvero seccato, sempre non guardandolo in volto.
Il capo dei bulli lo fece girare di colpo dopo che ebbe messo una mano con forza sulla sua spalla e aver tirato a lato.
Ennosuke sospirò davvero seccatissimo.
In quel momento voleva davvero avere dei super poteri e mandare al diavolo quei bulli.
Il medaglione del vecchio.
Avrebbe potuto tornargli utile?
“Guarda che non mi fai paura! Posso
trasformarmi in una ragazza
magica!!” disse Ennosuke, senza esitazione sperando che fosse
bastato quello a farli andare via.
“Cos'è una delle ossessione
di voi nerd? O forse ti identifichi in donna? Beh, anche se facessi
una transizione, nessuno ti vorrebbe, sei così uhm...unico nel tuo
genere che non penso faccia differenza. Resterai solo comunque...”
disse il capo dei bulli con disprezzo.
“Bastardo! Non osare insultarmi così, sai che sei solo feccia dentro, e le tue storie non durano che una settimana. Lo sanno tutti che le ragazze ti usano solamente per i loro giochetti. Almeno io non vengo usato!” lo guardò carico d'odio negli occhi Ennosuke.
Il ragazzo davanti ad Ennosuke strinse le mani in pugni.
“Ragazzi, sapete cosa fare!” ordinò ai due che stavano con lui.
I due ragazzi che non avevano praticamente detto niente, si scagliarono contro Ennosuke e iniziarono a picchiarlo con calci e pugni ed insultarlo come facevano di solito.
Ennosuke resisteva, e più sentiva l'odio di quei ragazzi contro di lui, più sentiva che davvero
non ce la faceva più a sopportare non solo le donne, ma anche i bulli.
Si fermarono solo quando ne ebbero abbastanza e abbandonarono
Ennosuke livido e dolorante.
“Basta...Basta!” tuonò dopo che
i suoi aguzzini se ne furono andati, Ennosuke era davvero stanco.
“Domani, domani comprerò un'arma e li farò tutti fuori! Oppure! Un coltello! Si! Un coltello e gli farò vedere a quei bastardi!” si trascinò in strada a fatica, incazzato di essere stato raggirato pure dal vecchio. Il medaglione non aveva funzionato.
Un furgoncino a tutta velocità. Il
clackson suonato a ripetizione.
Poi, la frenata e il volo sul parabrezza del mezzo, tutto così in
fretta.
Il medaglione illuminò il corpo di Ennosuke.