Note dell'autrice:
Sono tornata!
Spero tanto che questo capitolo vi piaccia!
Che ne pensate della battaglia?
15
L'assedio
(Parte 3)
Sono tornata!
Spero tanto che questo capitolo vi piaccia!
Che ne pensate della battaglia?
15
L'assedio
(Parte 3)
Luca Deserto, 19 giugno 2047 III Era
Tutto iniziò con un nostro cannone; colpì in pieno le mura del Gate, facendole tremare mentre il resto dei soldati si spostava rapido verso il fianco Sud del forte, la parte più debole dato che l’esercito della Repubblica ci aveva fatto il favore di indebolirlo innumerevoli volte con gli innumerevoli assedi che aveva subito.
La mia squadra assieme ad altre cinque aveva il compito di penetrare la difesa a Est, infiltrarsi, superare le difese nemiche e far saltare il portone. L’unico problema era che per arrivarci bisognava prima entrare nelle trincee nemiche, il che era un azzardo non indifferente, ma secondo chi aveva fatto la perlustrazione quelle trincee erano state del tutto abbandonate poiché indifendibili.
Al mio fianco c’era Federico, fui stranamente felice che non si fosse dato alla macchia. Davanti a me c’era Selina che aveva raccolto i capelli già cortissimi in uno sputo di coda, e apriva la strada con una sicurezza invidiabile. Karlo era dietro di me e puntava il fucile in avanti fallendo miseramente nel celare il suo nervosismo mentre portava con sé abbastanza munizioni per ricaricare tutti noi. Alla mia sinistra c’era Stefano, un tritone con cui avevo fatto l’addestramento ma con il quale non avevo quasi mai interagito, la sua pinna era azzurra e risultava schiacciata sotto il casco.
Camminammo a testa china nelle trincee abbandonate per interminabili minuti, tutti erano concentrati sulla facciata centrale, però una torre di vedetta avrebbe potuto notarci malgrado i nostri tentativi di mimetismo.
La nostra squadra era composta da appena una decina di unità e ci muovevamo in due gruppi da cinque. Le altre quattro squadre erano poco dietro di noi e si stavano muovendo in maniera simile.
Respirai affondo, questo silenzio mi stava uccidendo, soprattutto perché a noi spettava l’ingrato compito di far saltare un’intera parete del Gate, che per carità era per lo più composta da sacchi di sabbia alla rinfusa mischiati con legname, rocce e cemento ma sapevo che sarebbe stato comunque difficile.
Il fucile in mano era pesante, ma mi imposi di mantenere la concentrazione; c’era uno strano odore, molto pesante ed opprimente, e ora che il sole aveva ripreso a battere e l’afa era aumentata si era fatto insopportabile, eppure avrei giurato di conoscerlo.
Bastò girare l’angolo per svelare il mistero: cadaveri, umani, Altri, maschi, femmine, giovani e meno giovani lastricavano il nostro percorso, probabilmente non erano riusciti a ripulire questa zona prima che li attaccassimo. Mi imposi di non guardarli, tirai in dietro un colato di vomito ma nessuno di noi si mosse per quasi un minuto.
Fu Selina ad avanzare con passo sicuro e rinnovato coraggio dandoci la forza per fare lo stesso, la seguii e gli altri fecero altrettanto, cercai di non pestarli e di non guardarli in faccia terrorizzato all’idea di riconoscere qualcuno.
Camminammo per quasi un’ora con i nervi a fior di pelle, le urla della battaglia che ci assordavano fino a quando non sentimmo degli spari proprio dietro di noi, ci nascondemmo dietro al primo angolo e Karlo spiò dietro di noi, attese qualche istante, l’altro gruppo fece cenno del falso allarme.
“Possiamo proseguire, ma state attenti ci potrebbero aver capito da dove arrivano gli spari e dobbiamo sbrigarci.”
Dopo appena altri venti minuti eravamo radunati dentro a delle stanze a pochi metri dalla parete indebolita e mandammo un nano di un’altra squadra a controllare da vicino, quando tornò stava sudando freddo.
“Una trentina di persone di vedetta.” “Cazzo…” Sussurrò uno dei presenti. “Cosa facciamo?” Domandò uno dei capisquadra confuso. Karlo rifletté in silenzio per qualche secondo era palese che odiasse essere a capo della missione. “Proseguiamo con il piano. Chi si offre volontario per piazzare gli esplosivi?” “Io.” Risposero subito Federico e Selina, Karlo si dovette sforzare parecchio per celare quel che provava, perché il suo viso fu una maschera di indifferenza.
E io mi chiesi per qualche malato motivo Federico volesse fare una sciocchezza simile. Redimersi? Sensi di colpa? Non ne sono sicuro.
“Chi altri? Me ne servono altri tre.” Alcuni si guardarono tra loro come per dire devo proprio andare io? Dopo diversi istanti di esitazione un altro nano e un vampiro si fecero avanti e in fine un elfo. A quel punto preparammo tutto il necessario perché non dovessero passare troppo tempo allo scoperto.
Per di più gli esplosivi dovevano essere posizionati in un punto bene preciso. Sarebbe stato un lavoro lungo.
“Ci muoviamo tutti assieme o uno alla volta?” Domandò l’elfo, Karlo mi guardò come per chiedere aiuto, e ci riflettei. “Muovendosi tutti assieme si ha più probabilità di essere scoperti, quindi no. Dennis… il Tenente Esposito ha detto di assicurare il successo della missione ad ogni costo. Quindi dovremmo essere invisibili. Tuttavia gli ultimi avranno maggiori probabilità di essere scoperti. La cosa più saggia sarebbe mandare quelli che sanno nascondersi meglio per primi e per ultimi quelli meno bravi nel nascondersi. Così, anche se vi scoprissero, la maggior parte degli esplosivi sarebbero già posizionati.” Proposi e accettarono il piano.
I cinque parlarono per qualche minuto tra loro. Erano le loro vite ad essere a rischio e ammettere le proprie debolezze davanti a tutti li avrebbe spinti a fare ciò che gli altri credevano che fosse meglio. “Il primo sarà Tonino. Dopo ci sarò io.” Disse il nano indicando l’elfo. “Poi ci sarà la signorina, Alberto e in fine Federico.” Disse pacato. “Siete sicuri?” Domandò Karlo, tutti accennarono un sì. “Va’ bene, andate. Che il Sole vi protegga… e anche la Luna.” Aggiunse dopo essersi beccato un’occhiataccia da parte del Vampiro, che a quanto pareva si chiamava Alberto, e di Federico.
Osservai attentamente la vicenda con il binocolo, mentre altri due compagni controllavano le torri di vedetta vicine, io tenevo un occhio sui cinque volontari e l’esperto di esplosivi mentre il resto di noi restava nascosto negli alloggi. “Okay… Tonino è partito.” Iniziai con il cuore in gola mentre osservavo la vicenda da un buco scavato a forza tra le fratte usate come copertura.
“Sta controllando che non lo possano vedere, a quanto pare hanno scelto di iniziare con quella meno rischiosa ma lenta come posizione.” Notai. “Si sta spostando verso destra ma è ancora nella trincea.” Se vi state chiedendo se effettivamente ho dovuto fare questa telecronaca la risposta è sì. Eravamo troppo affamati di scoprire come sarebbe andata. “Sì… ecco, ora ha tirato fuori il naso, i soldati di vedetta sembrano annoiati… non mi sembra che ci siano cecchini.”
“Che sta facendo?” Mi incitò il nano andato in ricognizione di cui non ricordo il nome. “Sì, un secondo. Si è assicurato che l’esplosivo sia ben saldo e che il filo sia al suo posto. Ecco è uscito, sta strisciando, è veloce, lì c’è dell’erba abbastanza alta, non lo noteranno facilmente…” Rimasi con il fiato sospeso. “Che sta facendo?” Non riuscii ad emettere un fiato. “Luca?” “Sì, scusate: un soldato aveva lanciato una sigaretta, credevo che l’avesse beccato.” Ammisi con il cuore in gola. “Bene, sta controllando che non lo possano vedere. Ha appena posizionato l’esplosivo, sembra nervoso. Bene, sta tornando in dietro, ha con sé il filo.” Dissi aspettando che tornasse nascosto nella trincea. “Bene. Sta tornando da noi. Oh, il nano è già partito.”
“Si chiama Ermete.” Borbottò qualcuno. “Che nome del cazzo.” Borbottò un altro. “Ehi.” Li riprese Karlo prima che iniziassero a litigare.
“Oh, ecco, si sono incrociati.” Raccontai mentre aspettavo di capire dove sarebbe andato questo e notai che si mise al centro, era il posto più rischioso se non si era bravi a nascondersi, dentro di me pensai che se qualcuno doveva essere ammazzato era meglio che fosse un estraneo piuttosto che Selina o Federico; ma come realizzai scacciai il pensiero: non erano i miei compagni, mi ripetei.
“Gli hanno affidato il centro.” “Speriamo bene.” Disse qualcuno. “Shsh, voglio sentire.” Sussurrò un altro mentre io iniziavo ad avere il cuore in gola. “Che sta facendo?” Domandò qualcuno. “N… non ne sono certo. Sta studiando il terreno, è il punto più delicato vuole essere sicuro prima di agire.” Sussurrai mentre osservavo Ermete studiare il terreno, si recuperò un paio di casse che usò come scale e a quel punto attese. “Allora?” Domandò qualcuno seccato tirandomi le braghe. “Vi informo se succede qualcosa.” Mi lamentai volgendomi verso chi continuava a starmi con il fiato sul collo.
“GUARDA AL BINOCOLO!”
Mi ripresero tutti a mezza voce, sobbalzai sul posto e tornai a guardare.
Impiegai un po’ a trovarlo poiché era di già difronte alle mura. Era veloce il ragazzo. “Okay, è…” Un tuono riempì il cielo e tutti tremarono, lanciai un’occhiata al cielo: non mi ero reso conto dei nuvoloni neri come la pece che si stavano avvicinando minacciosi. “Cazzo.” “Cosa?” Domandarono tutti mentre io riportavo gli occhi su Ermete. “Temporalone estivo in arrivo, dobbiamo sbrigarci, sotto la pioggia sarebbe tutto più difficile.” Dissi mentre vedevo cosa stava combinando Ermete. “O più facile.” Commentò qualcun altro.
“Ha approfittato della distrazione di tutti per tornare nella trincea, ha il filo e sta tornando in dietro. Oh, Selina è già lì.” Notai. “Della ragazza ti ricordi il nome.” Mi prese in giro qualcuno.
“Sono poche, è più facile ricordarsi delle ragazze.” Risposi irritato mentre osservavo Selina, pareva insicura sul da farsi e agitata.
“Qualcosa non va’.” Sussurrai. “Cosa?” “Non lo so, sembra incerta.” Ammisi preoccupato. “Forza Selina…” La incoraggiò qualcuno mentre io continuavo ad osservarla, la vidi caricarsi l’esplosivo sulle spalle, dove c’erano le ali. “Ahi…” Sussurrai. “Cosa?” Mi domandarono loro. “Si è caricata l’esposivo sulle spalle e credo che le possa schiacciare le ali.” Dissi dispiaciuto per lei. “Aglia…” Sussurrò una fata, in effetti folletti e fate preferivano portare i bagagli alla vita o a tracolla dato che le loro ali non apprezzano l’essere schiacciate, malgrado siano più robuste di quel che si creda. “Okay, è partita, è…” Mandai giù il magone. “Vicino alla vedetta, sulla sinistra.” Dissi preoccupato, era il punto cruciale per l’esplosione ma era privo di nascondigli aldilà del fango ed era il più lontano. “Dai…” Sussurrai quando la vidi raggiungere un punto vicino a dove doveva piazzare l’esplosivo per nascondersi dalla vedetta.
“Che succede?” “Shsh!” Lo zittì qualcuno.
“Si è mossa. Bene, ha raggiunto il punto.” Aspettai qualche istante, ma la vidi nascondersi rapidamente in un lato celato ai miei occhi della torretta. “Cazzo, l’ho persa di vista. Si è dovuta nascondere.” Dissi preoccupato. “Che succede?” Domandò qualcuno, alzai il binocolo. “C’è un ufficiale che sta controllando le mura…”
“Sole, ti prego fa che non se ne accorga….” Borbottò qualcuno mentre io continuavo a cercare Selina, ma non la vedevo.
Rimanemmo tutti in silenzio tombale terrorizzati. Poi riconobbi la vaga sagoma di Selina, al inizio non c’ero riuscito per il mimetismo che aveva improvvisato. “Okay, sta tornando in trincea.” Dissi preoccupato. “No, deve finire d’attivare gli esplosivi. Okay, no, doveva solo prendere il filo.” Dissi iniziando a far tremare le gambe.
“Sta tornando. Dai muovi le chiappeeeee…” Sussurrai continuando a muovermi su e giù. “La smetti, sei ansiogeno.” Mi disse qualcuno. Ma lo ignorai fino a quando Selina non fu nuovamente in trincea e al sicuro. “Se vi lamentate un’altra volta la smetto con la telecronaca.” Decretai seccato per poi tornare al binocolo. “Comunque sia è tornata a casa.” Dissi cercando Antonio ma lo trovai ancora intento ad attendere di poter andare al confine con le trincee.
“Che succede?” Mi domandò Karlo. “Credo che stiano aspettando che l’ufficiale smetta di essere così attento, non lo so.” Dissi venendo interrotto a metà strada da un’esplosione più poderosa delle altre, era avvenuta qui vicino, incuriosito diedi un’occhiata al campo di battaglia, se le stavano dando di santa ragione, e parevano reggere per ora ma a fatica. “Spero che si sbrighino, non abbiamo tutto il giorno.” Mi lamentai tornando a guardare gli altri. “Okay, si è mosso.” Lo osservai, era terrorizzato. “Cosa cazzo fa?” Domandai mentre lo vedevo tornare in dietro. “Non è questo il momento per aver paura idiota.” Borbottai. “Fammi vedere.” Mi ordinò Karlo, stavo per eseguire quando qualcosa attirò la mia attenzione. “Ohi… quello fa male.” “Cosa?” Chiese Karlo. “Selina gli ha tirato un pugno.”
“Wow.” Commentò qualcuno. “Tosta. - Fica. – Io me la farei.”
“Volete tacere?” Domandai seccato mentre guardavo Selina afferrare Alberto per i baveri della divisa, la ragazza gli stava dicendo parecchie cose poco dolci probabilmente poiché notai il terrore in lui. A quel punto si diresse verso la parete con rinnovata convinzione. “Okay, hanno risolto.” Venni interrotto da un nuovo tuono e notai che l’afa era aumentata, a breve avrebbe piovuto prepotentemente.
“Muoviti…” Borbottai mentre vedevo il vampiro posizionarsi acconto alle sterpaglie per iniziare a dirigersi nella sua posizione. Quando lo raggiunse riuscì a caricare a dovere l’esplosivo. “Sta tornando.” Mi limitai a dire, finora c’era andata di lusso. A quel punto vidi Federico raggiungere il suo posto, per qualche motivo lo trovai particolarmente tranquillo, analizzò attentamente la situazione prima di agire e si assicurò che fossero distratti. “Che sta facendo?” Domandò qualcuno. “Si sta assicurando che la situazione sia calma, il suo punto è molto esposto.” E non era mai stato il migliore nel mimetismo. “Sta salendo.” Sussurrai mentre iniziava a strisciare, un nuovo tuono riempì l’aria. “Anche la pioggia ci si mette adesso?” Si lamentò qualcuno mentre lo osservavo, si stava muovendo lentamente. “Muoviti cazzo.” Borbottai. “Che succede?” Domandò Karlo. “È troppo lento, rischia di farsi beccare così.” Dissi preoccupato mentre sentivo il terrore assalirmi. Avevo ragione a preoccuparmi: una pallottola partì e per poco non colpì Federico. “No!” Esclamai terrorizzato spostando lo sguardo sulla vedetta, un uomo aveva imbracciato il fucile e stava puntando, il suo compagno gli disse qualcosa ma l’altro caricò il fucile. “No, no, no, no…” Ripetei spostando il binocolo sulle mura, tutti stavano controllando a terra ma nessuno stava sparando, a quel punto spostai il mio sguardo su Federico, abbassai il cannocchiale senza parole. “Luca, che succede?” Mi domandò Karlo stringendomi la gamba e scuotendola.
“È… sparito. Un secondo fa era lì, ne sono sicuro e un istante dopo… puffete, non lo vedo più.” Dissi incredulo mentre tornavo a controllare, il nulla, non c’era neppure un vago segno del passaggio di Federico. “Come puffete?” Domandò Karlo continuando a stringermi e scuotermi la gamba. “Puffete, non c’è, non vedo neppure segni di sangue… cosa diamine…?” Rimanemmo svariati minuti confusi. “Com’è possibile?” Domandò qualcuno. “Non c’è nessuna spiegazione logica a tutto ciò!” Esclamò qualcun altro. “Ci deve essere una spiegazione: le persone non svaniscono nel nulla!” Parlottarono tra loro per un minuto abbondante mentre io continuavo a fissare il nulla cosmico doppiamente confuso, poi qualcuno lo disse.
“E se avesse usato la magia?” Tutti noi ci voltammo verso quel gargoil, increduli. “È possibile. I maghi possono diventare invisibili, almeno questo è quel che dicono le leggende.” Sussurrò, ci riflettei: era possibile, una delle abilità riconoscibili dei maghi è generare illusioni, ma trovai difficile che un mago che non aveva mai usato la magia prima d’ora fosse in grado di risvegliare istintivamente un’abilità che avevano solo gli Antichi.
“Possibile, ma troppo difficile.” Disse qualcun altro mentre tornavo al binocolo, ancora nulla. Poi, improvvisamente notai qualcosa di strano. “Ragazzi.” Tutti si voltarono verso di me. “La bomba è posizionata e… il filo sta comparendo dal nulla.” Sussurrai in preda al entusiasmo. “Vuoi dire che…?” “Federico è davvero diventato invisibile e ha finito il lavoro, sta tornando alla base.” Esclamai entusiasta. “Ma quindi… oh, merda.”
“Tom, corri dai ragazzi!” Esclamò Karlo. “Perché?” Domandò questo confuso. “Perché potrebbero far esplodere tutto con Federico ancora lì! Muoviti!” A quella notizia sgranai gli occhi e credo che fu la prima volta che vidi un gargoil correre a quattro zampe per raggiungere il prima possibile i nostri compagni. Diedi un’occhiata ai ragazzi e capii che si stavano preparando per far esplodere tutto. “Cazzo… Tom, vola se devi ma muoviti…” Mi lamentai nervoso mentre il gargoil correva come il vento dai ragazzi, lo segui mentre percorreva la trincea rapido senza badare a nulla, controllai le vedette, grazie al cielo erano più interessate alla battaglia e al bosco. Tornai su Tom che stava usando le sue ali da pipistrello per correre più velocemente. Non avevo mai visto nessuno correre così: i gargoil sono sempre stati molto pochi e chiusi come comunità, quindi rimasi affascinato da come quel corpo dal aspetto così grottesco riuscisse ad essere agile e veloce come un danzatore.
Fortunatamente Tom raggiunse i ragazzi, piombando praticamente addosso a Tonino e spiegando la situazione. “Ce l’ha fatta.” Dissi tirando un sospiro di sollievo assieme a tutti quanti. “Bene, adesso preparatevi, assalteremo le mura appena esploderanno, sarà un’azione rapida, chi può volare ci liberi delle torrette rimaste in piedi velocemente. Luca.”
“Sì?” Domandai continuando a tenere gli occhi sul cannocchiale. “Voglio che tu resti accanto me al assalto al forte.”
Distolsi lo sguardo dal cannocchiale incredulo. Lui… voleva me? Accanto a sé? Si fidava di me? Di me?
Quelle domande così banali andarono a formarmi un nodo alla gola che dovetti ricacciare con la logica. Ovvio che mi voleva vicino, ero il suo vice, se succedeva qualcosa aveva bisogno di qualcuno che lo sostenesse a livello strategico. Era per questo che avevano fatto me suo vice.
“Ricevuto.” Dissi ritornando a studiare quel che stava succedendo al muro. I soldati erano in allerta, ma non ci avevano ancora identificati.
Nel frattempo, sentivo in sottofondo la voce di Karlo continuava a spiegare cosa fare.
Fu in quel momento che vidi Federico riapparire dal nulla. “Eccolo! A breve ci sarà l’esplosione!” Esultai contento che stesse bene, mi segnai di parlargli dopo, dovevo scoprire da chi avesse imparato a diventare invisibile.
Non ero un esperto, ma sapevo che gli unici a sapere effettivamente fare quel tipo di magie erano gli Antichi e, forse, insistendo sarei riuscito ad estrapolare qualche informazione extra. Fu in quel momento, mentre pensavo al modo più veloce per raggiungere Federico che sentii una potente esplosione che scosse tutti noi.
“Adesso!” Urlò Karlo, non feci in tempo a reagire, mi ritrovai trascinato dalla folla nel mezzo della battaglia.
Il crollo del muro aveva causato la caduta definitiva anche delle due torrette e alzato un polverone tale da permettere a fate, folletti e gargoil di spiccare il volo. Strinsi il fucile, sentii innumerevoli spari partire dall’alto, ci stavano spianando la strada.
Mi ritrovai a saltare sopra alle trincee, sbloccai la sicura. Stavo per ridiventare un assassino.
Karlo era davanti a me e sparò, vidi alcuni uomini cadere.
Quando raggiunsi le macerie trovai solo polvere bianca di calce e cemento, riempiva l’aria e irritarmi occhi e gola, abbassai per un istante lo sguardo per coprirmi il viso con la maschera antigas e li vidi: corpi di umani trucidati, schiacciati dalle macerie o intenti a soffocare nel loro stesso sangue.
Era un tripudio di bianco con macchie rosse, un quadro raccapricciante.
A risvegliarmi fu il suono d’uno sparo a meno d’un metro da dove ero io. Mi voltai: un soldato del governo, malgrado avesse le gambe schiacciate da un grosso blocco di cemento, il viso rigato dalle lacrime e dal sangue, e dei compagni moribondi accanto, combatteva ancora. Non esitai più, sparai e vidi i suoi occhi spegnersi.
Mi concessi di salutarlo a dovere ma solo per un’istante.
Poi il suono d’una mitragliatrice mi obbligò a correre.
Raggiunsi Karlo e gli altri nascosti dietro a delle macerie. A quanto pareva il governo aveva lasciato qualche unità nei punti di vedetta Est del forte vero e proprio, e quei cecchini ci stavano bloccando la strada.
Karlo stava dando indicazioni precise sul come muoversi, in mezzo a quella folla cercai Federico, ma non lo vidi, era nuovamente sparito. Non vedevo neanche Selina e gli altri ragazzi che avevano posizionato l’esplosivo.
“Ci serve della cazzo di copertura!” Tuonò Stefano. “Stefano, sta giù cazzo! Non voglio perdere tutti i mei compagni!” Lo rimproverò Karlo. Provai un brivido: quanti eravamo rimasti della squadra originale?
“Luca… tu sei bravo a lanciare le granate, ce la fai a lanciarla lì dentro?” Domandò Karlo. Mi morsi l’interno del labbro e diedi un’occhiata alla posizione: erano circa sei metri in linea d’aria, tre in altezza, tre in lunghezza, un tiro difficile ma non impossibile.
Mi guardai in giro: chi era abbastanza bravo a sparare da preoccupare e distrarre i soldati appostati nel forte, protetti da metri di cemento e una fessura appena sufficiente a far passare un mitragliatore?
La risposta era nessuno.
“Non senza una copertura.” Risposi mentre sentivo delle voci provenire da Sud, presto o tardi i rinforzi sarebbero arrivati.
“Ragazzi!” Tutti noi ci voltammo. “Selina! - Ermete! - Tom! – Fede! – Tonino! – Alberto!” La gioia che provammo nel rivedere i nostri amici fu universale. Malgrado il persistente rumore della mitragliatrice. Federico fu il primo a parlare. “Idee per la sistemare il problema?” Disse indicando con un sorriso vispo e una non curanza aliena il mitragliatore che stava facendo tremare i più giovani e mettendo a dura prova i nervi di tutti.
“Volevamo far lanciare una granata a Luca, ma non riusciamo a creare un fuoco di copertura.”
“Ho visto un buco mentre volavo qui!” Urlò una fata che non conoscevo, una ragazza di forse vent’anni dai cortissimi capelli biondi e piena di lentiggine, l’avrei trovata carina, se non fosse stato per la profonda cicatrice da taglio che segnava per largo tutto il viso da guancia a guancia.
“Perché non lo hai detto prima!” Urlò Stefano con fare isterico.
“Non sentivo un cazzo con il mitragliatore!” Rispose la ragazza.
“Non è una scusa!” Urlò Stefano aumentando l’ira nella sua voce.
Federico fece un fischio acuto e ci zittì tutti, lanciai un’occhiata a Karlo: questo non era un comportamento da Federico. Lui era timido, parlava sempre mestamente, anche quando è arrabbiato. Che cazzo stava succedendo?
“Non c’è tempo per i litigi. Tu.” Disse indicando me, il suo compagno di squadra, che conosce dal giorno uno. “Vieni con me e la ragazza. Sai portarci lì?” La ragazza accennò un sì determinato.
“Bene, io creerò un’illusione attorno ai nostri corpi. Vedranno solo della polvere. Muoviamoci.”
Osservai Federico stralunato mentre strisciavo a terra passando da una maceria all’altra grazie alle illusioni del mio supposto compagno si squadra.
“Non mi avevi mai detto che sai fare magie…. Fede.” E lo dissi con un tono che non ammetteva repliche. Avevo sentito storie su maghi in grado di diventare invisibili e di generare qualche illusioni potenti. Ma imitare qualcuno? Diventare qualcun altro? No, non poteva essere possibile. Però c’era qualcosa, che potremmo chiamare istinto, che non poteva far ameno di notare piccoli dettagli che facevano scattare mille campanelli d’allarme nella mia testa. Era appena visibile, poco più di una leggera rifrazione attorno al suo viso, un qualcosa di innaturale nella solidità dei suoi capelli.
Quei dettagli mi stavano facendo diventare matto.
“Ehm… sorpresa! Adesso lancia la granata.” Rispose cercando di deviare il discorso.
Lo guardai male ma eseguii l’ordine.
Presi la mira, il buco che dovevo centrate sarà stato largo cinquanta centimetri quadrati, molto meglio ai trenta centimetri d’altezza. E da questa postazione ero più vicino. Potevo farcela. Per una buona volta quelle infinite ore a lanciare sassi mirando nei punti più assurdi per ammazzare il tempo mentre si badava al gregge sarebbero servite a qualcosa.
Lanciai, ma presi male la mira e colpii il cemento, la granata rimbalzò ed esplose a mezz’aria. Mi lanciai a terra conscio che, anche se non mi vedevano, avrebbero sparato nella mia direzione e non ero sicuro che il furgone che stavamo usando avrebbe retto altri colpi.
“Riprova.”
Mi ordinò Federico, o chiunque lui fosse. Attesi che finissero le pallottole.
Sono necessari 10 secondi per ricaricare un mitragliatore.
10 secondi. Mi alzai.
8 secondi. Presi la mira.
6 secondi. Tolsi la sicura.
5 secondi. Caricai il colpo.
4 secondi. Lanciai.
3 secondi. Sentii la fata tirarmi giù.
2 secondi. La granata volava a mezz’aria
1 secondo. Qualcuno grida qualcosa.
Iniziarono a partire dei colpi di mitragliatore e pregai che la vettura che ci fungeva da protezione reggesse.
L’esplosione ci assordò per qualche istante, trattenemmo il fiato in attesa, passarono 10 secondi ma non seguì nessun colpo a mitraglia.
C’ero riuscito!