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Autore: AlbAM    22/09/2024    3 recensioni
Alba e Azaele finalmente si sono ritrovati e la loro storia sembra filare a gonfie vele. Ma la vita non è mai semplice e i problemi sono sempre dietro l'angolo, soprattutto se il protagonista è un diavolo innamorato e talmente sbadato da rischiare di provocare una nuova "Grande Guerra" tra Inferno e Paradiso. Ma che diavolo avrà combinato stavolta Azaele?
La scombinata banda di Demoni e Angeli di Un diavolo a Roma è tornata più in forma e incasinata che mai!
Genere: Azione, Commedia, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Universo Aza&Miky'
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Capitolo 30

La fine dalla battaglia

 

Catherine terminò di sistemare la flebo di morfina e Alba ebbe finalmente un po’ sollievo dal dolore provato a causa del parto non facile. Gaia si era girata poco prima di nascere e non ne voleva sapere di tornare nella posizione giusta. Solo l’intervento di Azaele, che aveva posato le mani sul ventre di Alba e pronunciato alcune parole in un linguaggio sconosciuto che solo sua figlia, evidentemente, era in grado di comprendere, aveva convinto la bambina a posizionarsi correttamente e trovare finalmente la strada per venire alla luce.

A dire il vero, la parte finale del parto non era stata indolore nemmeno per Azaele, perché Alba, senza rendersene conto, gli aveva afferrato i riccioli e continuato a tirarli, fino a che sua figlia non era scivolata tra le mani di Catherine, che l’aveva passata ad Aurora per potersi dedicare a sua madre. Quando finalmente Alba lo aveva lasciato andare, Azaele, massaggiandosi il cuoio capelluto, aveva commentato «Santo Cielo Alba, sei sicura di avere origine sarde e non Comanche? Ho seriamente temuto che volessi strapparmi via lo scalpo per appenderlo in salotto come trofeo del parto di Gaia!»

«Idiota!» rispose Alba, sorridendo e passandogli una mano tra i capelli, questa volta per accarezzarlo affettuosamente. «Dov’è Gaia? Voglio prenderla in braccio.»

Alla domanda seguì un istante di silenzio, mentre tutti si guardavano intorno preoccupati.

«Dov’è Akenet? Qualcuno ha visto quando se n’è andato e soprattutto con chi?» domandò Azaele.

Aurora, pallidissima, balbettò «Non l’ho visto andarsene, però… ecco, credo, anzi sono abbastanza sicura di avergli messo in braccio la bambina per poter aiutare Catherine.»

«Aurora, stai veramente dicendo che hai affidato mia figlia a un Arcidiavolo che fino all’altro giorno voleva rapirla?» domandò Azaele tra il furioso e il costernato.

«Io… io pensavo che… avesse cambiato idea, che ci potessimo fidare di lui!» rispose Aurora tremando per l’angoscia.

«Aurora, per la miseria, ti sei dimenticata i termini del suo accordo con mio padre? Alla fine Tana libera tutti

«Si ma… non è ancora finita» rispose debolmente Aurora ormai sul punto di svenire.

«Aza, stai perdendo tempo… riportarmi Gaia!» intervenne Alba, glaciale.

Azaele si rese conto che aveva ragione, discutere con Aurora non avrebbe portato a nulla, a parte permettere ad Akenet di mettere ancora più distanza tra lui e sua figlia. Troppo agitato per pensare di smaterializzarsi corse alla porta dell’infermeria e la spalancò, trovandosi di fronte Akenet con Gaia in braccio.

«Ho pensato di lavarla… Era tutta sporca» borbottò l’Arcidiavolo porgendogli la bambina che dormicchiava avvolta nell’asciugamano.

Azaele prese la figlia, cercando di dissimulare lo stupore per essersi trovato di fronte il cugino e l’imbarazzo per aver pensato male di lui.

«Che aspetti a portarla a sua madre, immagino voglia vederla, non credi?» lo rimproverò Akenet, fingendo di non accorgersi che la strana atmosfera che regnava nell’infermeria riguardava quasi certamente il suo ritorno da “figliol prodigo”.

Azaele strinse la bambina tra le braccia e la portò orgoglioso ad Alba. «Guarda com’è bella nostra figlia!» le disse con un sorriso orgoglioso.

Alba prese la bambina in braccio e malgrado la stanchezza del parto sorrise teneramente. «Beh, insomma, è uguale a suo padre!»

«Prima di tutto somiglia tantissimo anche a te, e poi per essere uguale a me le manca qualcosa di piuttosto importante…» replicò lui con fare offeso, frugando nell’asciugamano.

«A me sembra che abbia proprio tutto e sia semplicemente perfetta, smettila o finirai per farla piangere! E poi scusa si può sapere cosa cerchi?» domandò Alba indecisa se essere arrabbiato o divertita.

«Le ali…» bofonchiò Azaele sfilando la piccola dall’asciugamano e portandola sopra il viso con entrambe le mani per controllarla meglio.

«Aza, ma che fai, è tutta nuda vuoi farle prendere freddo?» si arrabbiò Alba, mentre sul muro appariva una scritta infuocata «È completamente idiota!»

La bambina aprì gli occhi e sorrise.

«Mi ha sorriso! Gaia ha sorriso al suo papà!» esclamò Azaele tutto felice, lanciando la bimba in alto e riprendendola al volo.

«Aza, se cade, giuro che ti ammazzo!» ringhiò Alba.

«Tranquilla Alba, non vedi come ride la piccolina di papà!» canticchiò allegramente Azaele.

«Ehm… a dire il vero i neonati non iniziano a sorridere prima dei due mesi e comunque sicuramente non lo fanno dieci minuti dopo essere venuti al mondo!» specificò Catherine perplessa.

«Dimentichi che la mia piccolina non è del tutto umana» rispose Azaele, continuando a lanciare la bimba che, effettivamente, a ogni voletto muoveva le braccia come se stesse cercando di nuotare nell’aria e rideva sempre di più. La cosa divertiva talmente Azaele che cominciò a lanciarla sempre più in alto finchè uno sguardo assassino da parte di Alba gli fece capire che non era il caso di continuare.

Il demone riportò immediatamente Gaia da sua madre. La bimba, un attimo prima di passare tra le braccia di Alba, strinse le manine a pugno e cominciò a roteare le spalle e trattenere il fiato, diventando tutta rossa.

«Catherine che succede?» domandò spaventata Alba.

«Non capisco, non ho mai visto un neonato comportarsi in questo modo, forse non riesce a respirare, prova a massaggiarla!» rispose Catherine, preoccupata.

Alba provò a passare una mano sul petto e sul pancino di Gaia, ma la bambina si divincolò, cercando di allontanare le mani della mamma per poi trattenere nuovamente il respiro e ricominciare a spingere.

«Magari deve fare la cacca… i piccoli umani non fanno che mangiare e fare la cacca, no?» suggerì Akenet.

«Non ha ancora mangiato, genio!» rispose Azaele spaventato tanto quando Alba. «Piccola, che ti succede?» domandò poi alla bimba che nel sentire la sua voce aprì gli occhi, sorrise, emise un piccolo grugnito e dopo aver fatto un ultimo sforzo spinse fuori dalle scapole due piccole ali nere piumate al grido soddisfatto di: «Pap… paaa!»

Azaele si commosse al punto che alcune lacrime gli bagnarono le guance.

Alba strinse finalmente Gaia al suo petto e scoppiò in un’allegra risata.

Catherine rischiò di svenire.

Aurora rise con Alba.

Akenet spalancò gli occhi, incredulo. «Sono nere, ma ricoperte di piume, come quelle di Safet!»

Merlino scosse il capo e fece apparire una nuova scritta sul muro. «A parte per le ali piumate, questi due sono proprio uguali, mi dispiace per lei, mia Signora

Dall’altra parte della stanza, una voce flebile domandò «Posso vederla?» Era Aluarel.

Alba, si rese conto che tra la fatica del parto e la gioia di vedere sua figlia, si era completamente dimenticata di Aluarel e delle sue terribili condizioni. Mortificata si alzò dal letto e con l’aiuto di Azaele si avvicinò alla demone per mostrarle la bambina.

Aluarel allungò faticosamente una mano per accarezzarla. «È bellissima e vi somiglia tanto... almeno ne è valsa la pena!» mormorò prima di chiudere gli occhi e entrare in un coma dal quale non si sarebbe più svegliata.

Alba e Azaele si scambiarono uno sguardo rattristati.

«Alba, scusami, ma devi provare ad attaccarla al seno, deve avere fame!» La voce di Catherine richiamò Alba ai suoi doveri di neomamma. «Hai ragione» sospirò, tornando a letto e mostrando un seno a Gaia che si attaccò e cominciò a mangiare voracemente.

«Beh, direi che sia in ottima salute!» disse Aurora, sorridendo ad Akenet.

«Già!» rispose lui ancora un po’ a disagio. «Azaele, credo sia ora di tornare là fuori, la battaglia è ancora in corso» aggiunse poggiando una mano sulla spalla del cugino.

Un cupo rimbombare di passi pesanti all’esterno del B&B attirò l’attenzione di tutti.

«E questo cos’è? Sembra quasi un esercito di Orchi!» esclamò impaurita Catherine.

Un boato terribile seguì le sue parole.

«Cosa pensate che stia succedendo?» domandò Aurora, precipitandosi alla finestra.

«Sembra che stiano attaccando la barriera protettiva» rispose Azaele, cercando di nascondere la sua preoccupazione.

Un altro boato, più spaventoso del primo, fece tremare i muri fino alle fondamenta. La porta dell’infermeria si spalancò e Elena entrò trafelata «Dobbiamo uscire tutti fuori di qui, Zamesh ha liberato i Giganti. La barriera protettiva sta per cedere sotto i loro pugni. Renzo ha già portato Yetunde e Alissa al riparo nel bosco; Catherine e Aurora, raggiungeteli prima che sfondino la barriera. Uscite dalla porta della cucina e seguite il sentiero, Renzo vi aspetta al limitare del bosco. Svelte, i demoni non si preoccuperanno di voi, ma i Giganti potrebbero cercare di divorarvi!»

Catherine indicò Aluarel. «E Lei? Non possiamo certo spostarla, ma neppure lasciarla qua da sola!»

«Resterò io a proteggerla» rispose Elena.

«Io resto qui con te, è molto meglio che tu sia libera di dedicarti a difendere tutte e tre senza dover pensare a lei» disse Aurora con un tono che non lasciava spazio a repliche.

Elena cercò con lo sguardo Alba, che fece un cenno di approvazione e si rivolse a Catherine. «Coraggio vai, hai già perso troppo tempo.»

Catherine annuì e dopo aver augurato a tutti “buona fortuna”, corse via, verso la salvezza.

 

«Non capisco come Zamesh abbia potuto liberare i Giganti. Lucifero è l'unico che ha l’autorità per farlo!» esclamò Azaele.

«I Giganti possono essere liberati in caso di grave necessità. Probabilmente Zamesh li ha convinti a seguirlo sfruttando il mito dell’Alfiere del male. Purtroppo per noi, è una pessima notizia, la loro forza è immensa, la loro fame smisurata e come ha detto Elena, sono pure cannibali. Peggio di così non poteva andare.» Sbuffò Akenet.

Un’ombra passò davanti alla finestra oscurando i vetri per un breve istante.

«Che cos’era?» domandò Alba. Un istante dopo, i vetri andarono in mille pezzi e l'ippogrifo che aveva sbalzato Eymerich, saltò dentro emettendo uno strido pauroso. Azaele e Merlino sguainarono le loro spade e si portarono immediatamente davanti a Alba e Gaia. L'ippogrifo emise un altro strido e poi si abbassò più volte verso Alba, come se la stesse invitando a salirgli in groppa.

«Merlino, Azaele. Vi ringrazio per essere corsi a proteggere me e Alba, ma è evidente che l'ippogrifo ha deciso di schierarsi dalla nostra parte e mi sta invitando a cavalcarlo».

«Sei sicura… e Gaia?» domandò Azaele preoccupato.

«Gaia viene con me!» rispose Alba, sventolando l’asciugamano che avvolgeva la bambina per trasformarlo in un marsupio e infilare dentro sua figlia. «È venuto il momento che le streghe inizino a combattere! MERLINO, CHIAMA IL MIO ESERCITO!» Ordinò decisa.

«Si, mia Signora

Un boato tremendo, indicò che la barriere aveva ceduto.

«Non c’è più tempo per parlare. Tutti fuori!» Ordinò Alba, saltando in groppa all'Ipogrifo.

 

#

 

Sael osservò preoccupato i Giganti emergere dalla terra. Uno dopo l’altro, si facevano strada lanciando in aria zolle di terreno con i loro potenti pugni fino a trascinarsi fuori ringhiando e sputando fango e radici.

Safet e Elendiel lo raggiunsero, il primo, non appena si era accorto del nuovo pericolo, aveva portato immediatamente i suoi guerrieri a rinforzare la difesa al fianco della sua antica moglie.

La sconfitta dei Centauri, aveva costretto Zamesh che a richiamare una parte delle sue truppe per riorganizzarsi, dando così un po’ di respiro ai demoni sotto il comando di Safet.

«Zamesh ha oltrepassato ogni limite. D’altronde non mi stupisce, ha rivelato molto presto il suo animo oscuro. Non ha alcun senso morale e non c’è limite alla sua scorrettezza». Riflettè a voce alta, Safet.

«È anche il suo limite, in fondo» disse Elendiel.

«Si, capisco cosa intendi e spero che il tuo ottimismo sia di buon auspicio» le rispose Safet.

Lei lo guardò un po’ incerta. «La mia è solo una constatazione oggettiva, basata sui fatti.»

Sael e suo padre si scambiarono un veloce sguardo complice.

«Si, mamma, ma va bene anche interpretare la tua frase in modo ottimista».

«Se vi aiuta...» rispose lei.

Michele, affiancato da Bendik’el, li raggiunse e si accostò a Sael. L’angelo era ancora molto provato per non essere riuscito a evitare che Aluarel venisse ferita mortalmente dai fulmini di Zamesh, era pallido e due profonde occhiaie scure si allargavano sotto i suoi begli occhi azzurri. «Gabriel ha deciso di usare i fasci di luce angelici, non abbiamo altra strada se vogliamo sopravvivere all'attacco dei Giganti. Ha autorizzato all'uso anche noi angeli comuni»

Elendiel scosse la testa. «Non ha il potere di farlo.»

«Ely…»

«So bene che la situazione lo richiede, Safet, e non ho intenzione di oppormi. Ma Gabriel dovrà assumersi le conseguenze di questa decisione.»

«Sai, che lo farà.» rispose il demone chiudendo la discussione.

Bendik’el si avvicinò e si rivolse rispettosamente a Elendiel e Safet indicando le truppe di Razel e di Gabriel che indietreggiavano, continuando a combattere. «Lord Gabriel ha suggerito di rinforzare la difesa della dimora degli umani. Risulta evidente che sia l’obiettivo dei Giganti, Adel ha chiamato la ritirata.»

«Non vedo Akenet» disse Safet scrutando il cielo plumbeo.

«È stato ferito durante lo scontro con i Centauri, non è grave fortunatamente. Tornerà presto a combattere»

Safet strinse forte l’impugnatura della sua katana. «A questo punto, non ci resta che cercare di fermare l’avanzata dei Giganti. Muoviamoci, abbiamo già perso troppo tempo.»

«Temo che non sarà così facile, papà. Guardate, laggiù» disse Sael indicando l’orizzonte. Safet aguzzò lo sguardo, una nuvola nera si avvicinava velocemente. «Zamesh ha riorganizzato le sue truppe, prepariamoci allo scontro!»

Non ebbe neanche il tempo di finire la frase che un nugolo di demoni si gettò su di loro, permettendo ai Giganti di raggiungere la barriera e tempestarla di potentissimi pugni fino a sfondarla e avanzare verso il B&B.

 

#

 

Non appena Alba si lanciò fuori dal B&B in groppa all’ippogrifo, fu circondata dal suo esercito di famigli.

Chiuse gli occhi e respirò lentamente, sentì il fruscio del vento provocato dalle ali dell'ippogrifo accarezzarle le orecchie e il canto del fuoco rinascere dentro di sé.

Quando riapri gli occhi non era più la ragazza timida e riservata che cercava di non farsi notare a lavoro. Era una strega dagli occhi rossi scintillanti e dai capelli neri rilucenti i cui riccioli lasciavano scie infuocate nel cielo.

Ordinò all’ippogrifo di planare verso i Giganti e di fermarsi in aria davanti a loro, a distanza di sicurezza.

«Tornate da dove siete venuti!» Intimò ai Giganti che per tutta risposta ringhiarono parole incomprensibili, senza accennare a ritirarsi.

«Peggio per voi!» ruggì Alba abbattendo su di loro un turbine di lampi e fiamme. I Giganti urlarono infuriati, contorcendosi e battendosi le mani addosso per cercare di spegnere le fiamme.

I famigli a un cenno di Alba, sguainarono le spade e si gettarono sui Giganti.

«Quella è mia moglie!» esclamò Azaele fermandosi ad ammirare la silhouette di Alba che si stagliava nera nel cielo, mentre difendeva i suoi famigli, inondando di fiamme i Giganti.

«È in gamba», confermò Akenet, «ma i Giganti non temono il fuoco, li ha solo rallentati.»

«A me sembra che lo temano eccome, guardali, non riescono più ad avanzare, sono più impegnati a cercare di spegnere le fiamme che a difendersi!»

«Sono solo infastiditi, Azaele, sono un Arcidiavolo e so cosa dico. Dobbiamo intervenire subito o nè i famigli né le donne rimaste là dentro, avranno scampo.» Rispose Akenet preparandosi ad attaccare.

Azaele osservò con più attenzione lo scontro tra famigli e Giganti e si rese conto che Akenet aveva ragione, nonostante il fuoco, l’esercito di Alba era in difficoltà. I famigli, per quanto coraggiosi e veloci, erano troppo piccoli rispetto ai Giganti. Più di uno venne atterrato dai loro pugni possenti, e se Alba non fosse intervenuta ogni volta con i suoi fulmini, molti di loro sarebbero finiti schiacciati o peggio ancora stritolati e poi divorati.

«Fermiamo quei due, sono troppo vicini al B&B!» propose Azaele indicando due enormi giganti che stavano dando particolare filo da torcere ai famigli.

«Nembrot e Anteo, se per noi non sarà facile sconfiggerli, per i famigli è praticamente impossibile. Andiamo!» approvò Akenet battendo una mano sulla spalla del cugino.

Lo scontro con Nembrot e Anteo si confermò durissimo per entrambi i demoni. Le armature dei due Giganti, pur riparandoli solo parzialmente, coprivano i punti vitali per cui le ferite che ricevevano riuscivano a malapena a indebolirli.

Akenet rendendosi conto che lo scontro era a un punto morto, circondò il B&B con un fiume di lava. Non appena vide i due giganti affondare fino al bacino e ringhiare furiosi nel tentavo di uscire dalle sabbie mobili create dal magma bollente, fece cenno ad Azaele di seguirlo.

Raggiunsero insieme Alba che non appena li vide capì le intenzioni di Akenet. «Pensi che unendo il mio fuoco e la tua lava potremo riuscire a sconfiggerli?»

«Non posso averne la certezza, ma dobbiamo provare, non possiamo contare sull’aiuto dei nostri alleati, e nemmeno andare avanti a lungo. Dobbiamo giocarci il tutto per tutto!»

«Nembrot si è liberato!» li avvertì Azaele.

Il Gigante era riuscito a uscire dalle sabbie mobili e folle di rabbia e dolore in pochi passi raggiunse il B&B, troppo presto perché Elena potesse fermarlo con la nuova barriera di energia che ancora non aveva raggiunto tutta la sua potenza difensiva.

In pochi terribili istanti le mura del B&B crollarono sotto i colpi di Nembrot che nel vedere le macerie ai suoi piedi, alzò i pugni al Cielo e lanciò un terribile ululato di soddisfazione. Sotto di lui, Elena, emersa da un cumulo di mattoni, approfittò della sua distrazione e corse silenziosamente verso il bosco tenendo tra le braccia un corpo esanime.

Una volta distrutto il B&B, i Giganti si dimenticarono di Alba e dei famigli e attraversando il fiume di lava, tra urla e lamenti, raggiunsero quel che ne restava e cominciarono a rovistare tra le macerie come impazziti.

«Secondo voi cosa stanno cercando?» domandò Azaele stupito.

«Vostra figlia, mi pare ovvio. Non si sono resi conto che Gaia è insieme ad Alba! Lasciamoli lì ad affannarsi inutilmente e andiamo ad aiutare tuo padre e gli altri, sono stanco di questa battaglia, è ora di rimandare Zamesh all’Inferno a calci nel culo!»

Poco lontano infuriava la battaglia tra demoni; lampi di luce celestiale creavano vuoti nelle file nemiche. Ma per ogni demone che veniva abbattuto altri lo sostituivano sorgendo dalle tenebre infernali. L’esercito di Zamesh sembrava senza fine.

«Sono d’accordo!» approvò Alba richiamando i famigli in attesa di suoi ordini.

 

#

 

Gabriel si era portato diversi metri sopra la battaglia per avere un’idea della situazione e riflettere su una strategia alternativa a quella di limitarsi a difendere la posizione.

L’assenza di Akenet lo aveva messo in difficoltà, le capacità strategiche del nipote erano indiscutibili e essenziali per la vittoria.

«Hai fatto una mossa azzardata, allontanandoti tanto dai tuoi soldati!» la voce tagliente di Zamesh, lo colse di sorpresa.

«Potrei dire lo stesso di te.» Rispose, cercando di dissimulare il disappunto nel rendersi conto che l’Arcidiavolo aveva ragione.

«Io non commetto mai l’errore di fare mosse azzardate!» replicò Zamesh con un sorriso gelido. Alzò la spada e poi la puntò contro Gabriel. L’Arcangelo si ritrovò circondato da decine di demoni arcieri che scoccarono le loro frecce, ferendolo a morte prima che potesse tentare una reazione.

Gabriel lanciò a Zamesh un’occhiata canzonatoria. «Hai appena fatto la mossa azzardata che ti farà perdere la battaglia!»

Zamesh sorrise sprezzante, ma guardando l’Arcangelo precipitare con un‘espressione serena, se non addirittura allegra, sentì vacillare le sue certezze.

 

#

 

Alba scesce dalla groppa dell’Ippogrifo e raggiunse Azaele che raggomitolato a terra respirava a fatica accanto ad Akenet, altrettanto prostrato. «Ma che vi succede, ragazzi, vi hanno ferito? » domandò preoccupata.

«Hanno… colpito… papà» riuscì a balbettare Azaele pallidissimo.

«Cosa? Ne sei sicuro?»

«E' stato Zamesh! Ma non sopravviverà per vantarsene. Và da tuo padre, forse sei ancora in tempo per dire addio almeno a lui» intervenne Akenet con la voce roca. Si rimise in piedi, e con un ringhio terrificante si alzò in volo circondato da fuoco e lava. Come una cometa attraversò l'esercito di Zamesh, incenerendo tutto ciò che incontrava. 

Poco lontano, Safet, volava nella stessa direzione polverizzando con il fascio di luce angelica, qualsiasi ostacolo si frapponesse tra lui e Zamesh.

L'Arcidiavolo li vide arrivare e per la prima volta in vita sua si rese conto di provare paura. 

Chiamò intorno a sé la sua armata personale, ma niente poterono i suoi uomini di fronte alla furia incontenibile di Akenet e Safet, da cui furono spazzati via prima che Zamesh avesse il tempo di mettersi al riparo.

Colpito dal fascio di luce di Safet e ricoperto dalla lava di Akenet, si schiantò a terra poco lontano da Azaele che teneva tra le braccia suo padre.

Alba e i suoi famigli, Sael, Michele e Razel, li circondavano, silenziosi.

Razel, si avvicinò al corpo martoriato di Zamesh e gli lanciò uno sguardo freddo e privo di pietà. «Che effetto ti fa sapere che hai perso e stai per crepare?»

«Non avete ancora vinto, il mio esercito mi vendicherà!» Rantolò l'Arcidiavolo rivolto sia a Razel che a Akenet e Safet, appena atterrati a pochi passi da lui.

«Il tuo esercito se la sta dando a gambe, Zamesh. Stacce!» rispose sarcastico Razel.

«La morte di Galadriel non ti bastava? Dovevi assassinare anche Gabriel…» Ruggì Safet , sguainando la sua katana deciso a staccare la testa di Zamesh.

«Aspetta, Safet. Gabriel è ancora vivo, se ammazzi questo bastardo al di fuori di un combattimento alla pari, Luciferò si prenderà in cambio la tua vita! Sai come funziona.» Cercò di farlo ragionare Razel.

«Gabriel è vivo?» domandarono speranzosi Safet e Akenet.

«Si, lui…»

«Papà, no!» il grido di dolore di Azaele distrusse ogni speranza dei tre demoni.

Un tuono spaventoso seguì quel grido straziante e un lampo rosso spaccò il cielo in due.

Una pioggia rosso sangue si abbattè sul campo di battaglia.

Le nuvole nere che coprivano il Cielo si aprirono e tra lampi di luce bianchissima, sei Arcangeli di Luce scesero sulla Terra per ricacciare sotto terra gli ultimi demoni di Zamesh rimasti a combattere e i Giganti.

La battaglia per Gaia era giunta davvero alla sua fine.

 

 

   
 
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