Buio.
Frinire di cicale.
A farlo svegliare è il ritorno di fiamma del prurito al sotto-palla sinistro, fattosi ancora più intenso e aggressivo di prima. Zoro cerca di grattarsi, ma è troppo pigro per riuscirci, e per assurdo quella sensazione fastidiosa gli stimola una risata. Non ha idea di dove si trovi, né di come sia potuto finire in una situazione del genere, eppure la cosa lo diverte. Tutto lo diverte, inclusa la consapevolezza di trovarsi a testa in giù. Ormai è certo di esserlo, perché il prurito che ha in mezzo alle gambe lo sente provenire dall’alto – e le palle mica si trovano sopra la testa, no?
Davanti a lui si staglia l’immagine di un’idiota con un sopracciglio a ricciolo con due orrendi genitali che gli penzolano dall’attaccatura dei capelli. Zoro lo vede accendersi una sigaretta tramite uno dei due, che prende prontamente fuoco. Gli viene da vomitare e ridere allo stesso tempo.
Un idiota con un sopracciglio a…
Sanji.
Pezzo di merda.
Ne ricorda la risata sommessa e tutt’altro che rassicurante, mentre quel cuoco bastardo gli agitava una mano davanti al volto e poi gli faceva il dito medio. Ti divertirai, vedrai – parole gongolanti di perfidia, seguite da quelle cantilenanti di Usopp – tienilo bene a mente, amico mio, io non c’entro niente, niente, capito? – e da quelle carezzevoli di Bonchan che gli aveva soffiato un bacio da lontano con l’indice – sogni d’oro, fustacchione!
(Sogni d’oro?)
C’era pure… Rufy.
Cantava giro giro tondo mentre ballava in mutande con una bambola gonfiabile.
Aveva… una parrucca afro fucsia e delle autoreggenti rosse.
Ma non era per questo che continuavo a lamentarmi.
Perché mi lamentavo?
Escluso Rufy, gli altri tre idioti di cui ha memoria gli si erano riuniti intorno. Lo fissavano dall’alto, le facce vicine, gli occhi sgranati, arrossati, mentre il cecchino continuava a ripetergli in una cantilena soporifera niente, io non c’entro niente, quando ti sveglierai saprai che Usopp è innocente.
Ricorda che avrebbe voluto mandarli tutti al diavolo, se solo fosse riuscito ad aprire bocca.
E ad affettarli in pezzetti di sashimi, se non si fosse sentito così stanco.
Ero… seduto. Su una nave?
Zoro apre l’occhio senza cicatrice e non vede niente. Prova a muovere le mani giusto per grattarsi, ma ci ripensa subito dopo. Ha poco spazio a disposizione e non gli va di contorcersi.
Tantomeno di continuare a pensare.
Meglio dormire.
**
“Dobbiamo racimolare duecentoquaranta milioni di Berry in una sera e tu ti preoccupi di capire che fine avesse fatto il dugongo!?”
Non è Sanji a rispondere a Usopp, ma Bonchan, con una domanda più che giusta. “Li avremo vinti davvero ‘sti soldi che diceva Nami?”
“Non ne ho idea, aggiungilo alla lista ‘cose fatte stanotte e poi dimenticate’!”
“In quella delle priorità lo metto prima o dopo di ‘come facciamo a tornare al luogo della cerimonia con un solo giorno di navigazione’?”
“A proposito di navigazione, che diavolo di fine ha fatto Yoko? Non lo abbiamo più sentito!”
“Guardalo, come cambia discorso, il furbetto: complimenti per l’idea avuta con la sposa killer, testa di cazzo!”
Non è Sanji a rispondere a Usopp, ma Bonchan, con una domanda più che giusta. “Li avremo vinti davvero ‘sti soldi che diceva Nami?”
“Non ne ho idea, aggiungilo alla lista ‘cose fatte stanotte e poi dimenticate’!”
“In quella delle priorità lo metto prima o dopo di ‘come facciamo a tornare al luogo della cerimonia con un solo giorno di navigazione’?”
“A proposito di navigazione, che diavolo di fine ha fatto Yoko? Non lo abbiamo più sentito!”
“Guardalo, come cambia discorso, il furbetto: complimenti per l’idea avuta con la sposa killer, testa di cazzo!”
“La prossima volta affrontala tu Nami! – ah, già, ti basterebbe sentire ‘spogliarello’ o ‘spadaccino nudo’ per mandare tutto all’aria e trasformarti in una cheerleader rincoglioni-”
Sanji non ha bisogno di muoversi, né di parlare. Ci pensa il preoccupante surriscaldamento dell’area che lo circonda a interrompere Usopp e a bloccare di pari passo la risposta pronta di Bonchan. Sta dando in escandescenza. Letteralmente.
La cuffietta da neonato che il dugongo portava in testa si incenerisce non appena Rufy, intento a fare avanti e indietro di corsa col passeggino, gli passa accidentalmente vicino restando incastrato con le ruote anteriori contro il marciapiede.
“Sanji, n-non ce l’hai con me, ve –”
“No” il cuoco zittisce subito il cecchino, “almeno così abbiamo più tempo per ritrovare quel broccolo ammuffito.”
Perlomeno la scusa dei soldi ha tenuto Nami di buon umore… quel tatuatore idiota ha detto che Usopp stanotte continuava a blaterare qualcosa su un certo Cálido Paraíso, quindi –
“Oh, meno male, anche perché…”
“Bonchaaan, hai mica delle altre caramelle alla fragola?”
“… fino a prova contraria ho salvato le chiappe a tutti! Però…”
“Noo, quelle al mentolo mi fanno schifo!”
“… basta incognito, è arrivato il momento di chiedere aiuto ai nostri amici a palazzo!”
Il fuoco in cui Sanji sentiva di essere avviluppato si intensifica non appena Usopp finisce di parlare. “Te lo scordi! Sai che umiliazione?”
“Vuoi solo evitare di fare brutta figura con Violet!”
“Abbassa la voce, imbecille!”
“Chi sarebbe Violet?”
Bonchan non si fa bastare lo sbrigativo storia lunga pronunciato da entrambi all’unisono. “Mi pareva di aver capito” mormora carezzevole in direzione del cuoco, mentre rimbocca la coperta al dugongo, “che avessi occhi solo per Roger.”
Il fuoco che lo circondava si estingue alla velocità della luce. Sanji si porta faticosamente una sigaretta alle labbra, ostacolato da un improvviso tic alle dita.
Poi smette di respirare.
“Occhi… Violet” esala Usopp in quello stesso istante, prendendosi la testa fra le mani, “Violet!”
“Che diavolo ti prende ora?”
Il cecchino ignora Bonchan e si avvicina a lui, scrollandolo per le spalle con espressione raggiante. “Ti rendi conto che siamo salvi!?”
Sanji non fa una piega.
E l’amico, che lo conosce fin troppo bene, si blocca di colpo, fissandolo con gli occhi ridotti a due fessure. “Ci avevi già pensato, brutto…”
Aveva pensato di avvalersi del potere di Violet per ritrovare l’alga secca?
Eccome. Tuttavia il suo orgoglio aveva protestato contrariato, spingendolo a scartare quell’opzione.
Usopp ha l’aria di chi è indeciso se urlare, ucciderlo o limitarsi a prenderlo a pugni per sfogare la propria ira.
“D’accordo, facciamo così” gli garantisce il cuoco, mosso perlopiù dalla sua disperazione, “ci facciamo aiutare da lei a trovare Zoro, ma solo come ultima spiaggia. Prima seguiamo le piste che abbiamo noi e poi, se non ne caviamo un ragno dal buco, ci diamo una bella lavata e andiamo a palazzo a parlare con Vi –”
“No, io dico di andarci adesso!” Usopp pesta un piede per terra, sputacchiandogli in faccia. “Ci potremmo risparmiare corse a destra e a manca per tutta Dressrosa, o peggio… una nuova collezione di traumi!”
Sanji si accende la sigaretta che si era portato alle labbra, fissandolo in cagnesco. Prima che possa aprire bocca per comunicargli la sua decisione, però, Agata li informa di un’altra chiamata in arrivo. Qualcosa che spinge tutti, Rufy e dugongo inclusi, a irrigidirsi sul posto come fusi. Eppure la tensione generale evapora subito dopo che Bonchan trova il coraggio di recuperare la chiocciola dal taschino della sua camicia.
Perché l’animaletto ha assunto sembianze ben poco femminili. E al posto di uno sguardo sveglio e caldo rivela due occhi scuri contornati da folte sopracciglia aggrottate.
“Si può sapere che cazzo avete combinato!?”
Bonchan ridacchia gioviale in risposta al gentile saluto ricevuto. “Buonasera anche a te, Yoko!”
Tu guarda, chi non muore si risente...
“Poco fa mi ha chiamato Nami! Dice che dobbiamo rimandare la partenza a domani – all’alba, in pratica! – perché avete vinto dei soldi e pretende che io –”
“Ti ha chiamato chi!?”
“Hai parlato con Nami?”
“Perché ha cercato te!?”
Sanji non è il solo ad aver portato la testa all’altezza della chiocciola ferma sul palmo di Bonchan. Anche Rufy e Usopp la stanno fissando dalla stessa posizione. La punta del naso del cecchino sfiora quasi un occhio del piccolo animaletto, che continua a imitare l’espressione corrucciata del navigatore senza scomporsi.
“Se mi faceste parlare!” Yoko sospira profondamente. “Mi ha tassativamente proibito di farvi salpare questa sera. Io ho cercato di farle capire che così sarà infattibile arrivare in tempo per il pomeriggio del ventidue, che non posso mica volare per mare!, ma lei non ha voluto sentire ragioni! Sapete cosa vi dico?” La sua voce si abbassa di colpo, divenendo insolitamente calma. “Che farò come mi ha detto: salperò domattina all’alba. Se arriveremo tardi alle nozze saranno cazzi vostri – di lei, dello sposo e di voi altri deficienti! E al primo che si azzarda a –”
“Tesoro, saremmo dovuti partire più tardi in ogni caso, visto che abbiamo perso Zoro.”
Sanji solleva lo sguardo verso Bonchan, intento a controllare le condizioni del suo smalto giallo fluo. Ha la netta sensazione che quel buffone si stia divertendo come non mai, malgrado la sua espressione seria.
Tu ci stai nascondendo qualcosa, ne sono certo, e non appena questa conversazione sarà finita ti –
“Ah, perfetto! Ci manca solo che non li avete vinti davvero ‘sti soldi.”
Il silenzio calato alle parole di Yoko sul retro della sartoria viene interrotto soltanto da qualche verso del dugongo, ancora rannicchiato nel passeggino rubato.
“Mi state prendendo per il culo?”
“Niente affatto, Usopp si è inventato questa scusa idiota proprio per cercare di guadagnare tempo nelle ricerche.”
“Idiota ci sarai te, pagliaccio mancato!”
Sanji toglie Agata di mano a Bonchan, cercando di prendere le redini della situazione. “Ascolta, Yoko, abbiamo fatto un casino. Non ricordiamo un accidente di quello che ci è successo stanotte…
“Come sarebbe a dire che non ricordate nulla?”
Questo sarebbe un altro punto da risolvere, ma non so se voglio farlo davvero.
“… quando ci siamo svegliati nella nostra suite, di Zoro non c’era più traccia. L’abbiamo cercato ovunque, in tutte e quattro le città dell’isola, ma niente da fare.”
“Nemmeno con l’Haki?”
“Già.”
“Tsk, assurdo.”
Sanji getta la sigaretta consumata a terra, portandosene un’altra alle labbra. “L’unica spiegazione che mi viene in mente” – è che non si trovi più sull’isola – “è che stia dormendo. In ogni caso stiamo cercando di ricostruire i fatti accaduti questa notte, per capire dove potrebbe essere finito, in fin dei conti non possiamo dire di aver cercato accuratamente con la fretta che avevamo.”
“Che abbiamo!”
“Lo dicevo io che questa tua trovata dell’addio al celibato era una cazzata. Non ho fatto bene a separarmi da voi non appena siamo sbarcati, di più!”
“Sì, grazie, vuoi un applauso?” ribatte Sanji tra i denti, fissando Usopp di traverso.
“Comunque sia, non erano affari miei prima e non lo sono tutt’ora, con o senza Zoro” prosegue Yoko mentre il dugongo, saltato giù dal passeggino, cerca di impedire a Rufy di mangiarsi l’intonaco sbeccato del muro che ha di fronte, “se volete tornare a Kalòs con me si salpa domattina all’alba: fine. Ah, Nami non voleva che vi dicessi che io e lei ci siamo sentiti prima, vi sto avvertendo della cosa solo per pietà.”
“Oddio, mi sale l’ansia!”
“Perché non voleva che lo sapessimo?”
Rufy ride divertito in direzione di Bonchan, sordo ai pigolii spaventati di Usopp. “Forse vorrà farci uno scherzetto!” Prima che Sanji possa anche solo prevederlo, il suo capitano gli ruba Agata, avvicinando la bocca al ricevitore. “Signor Yo-Yo, signor Yo-Yo! Che ne diresti di procurarti duecentoquaranta milioni di Berry mentre noi cerchiamo Zoro? Così ottimizziamo i tempi!”
“Certo, come no! In fondo cosa vuoi che sia una sommetta del genere?”
“Grazie mille, sapevo di poter contare sugli amici di Bonchan!”
Sanji sospira pesantemente, cercando conforto nella nicotina. Usopp lo sta di nuovo fissando come se stesse solo cercando di capire in che modo preferirebbe ucciderlo. Ha quattro parole scritte in fronte – andiamo da Violet, subito.
Non ha nemmeno più voglia di arrabbiarsi, di fargli notare che se i problemi si sono moltiplicati la colpa è principalmente sua. Decide di assecondarlo, volgendo lo sguardo in direzione di una persona precisa, mentre il navigatore all’altro capo della linea chiude la chiamata con un irritato mi chiamo Yoko, testa di rapa!
“Bonchan” esala il cuoco, mortalmente serio, “sai cosa fare.”
**
La sala in cui si sono riuniti ha un soffitto alto e spazi ampi, eppure grazie ai suoi colori caldi comunica un senso di familiare accoglienza. Per Sanji inalarne il profumo di fiori e legno pregiato è una benedizione, dopo ore spese a patire la puzza delle sue stesse ascelle. Lui e gli altri erano riusciti a darsi una sistemata prima di recarsi a palazzo. Dopo aver costretto Usopp a sborsare soldi per comparsi vestiti puliti, sapone e deodorante, si erano precipitati in una locanda per cambiarsi e ripulirsi come meglio avevano potuto. A Rufy ci aveva dovuto pensare personalmente, prima lo aveva trascinato a forza nel bagno per renderlo vagamente presentabile, poi gli aveva fatto mangiare cinque pacchetti di caramelle mou.
Quelle di Bonchan, zeppe di tranquillanti.
Stando a ciò che aveva garantito Chopper, il livello di polveri da lui inserito in ciascuna pastiglia era in grado di addormentare all’istante anche una balena.
Con un singolo dosaggio.
Eppure Rufy, nonostante ne abbia ingerite almeno una dozzina, si trova semplicemente in uno stato di semicoscienza. Sdraiato sul bovindo della finestra con il dugongo che lo abbraccia, gli occhi chiusi e una gamba penzoloni, continua ad allungare le braccia verso la montagna di cibo che gli è stato servito, ma perlomeno non sembra avere lo stimolo di fare altro. Sanji lo osserva distrattamente seduto su una soffice poltrona barocca, invidiandone il beato estraniamento dal resto del mondo. Se potesse far apparire un fosso sul tappeto, ci si tufferebbe immediatamente dentro per poi richiuderselo sopra.
A differenza di Bonchan, che continua a gironzolare tranquillo per la stanza, osservando incuriosito le suppellettili d’arredo disposte sui mobili.
Perlomeno la splendida Rebecca non è qui, non avrei retto l’umiliazione di essere visto in simili condizioni anche da lei… oh, magnifica Violet, sono accecato dalla tua bellezza!, non riesco neppure a guardarti senza –
“… mai andati senza farvi un saluto. L’idea era quella di passare in giornata, dato che avevamo in programma di salpare la sera, ma poi ci sono state… beh, delle complicazioni che ce l’hanno impedito” Usopp fa una breve pausa, bevendo un sorso di tè, “e adesso siamo qui proprio per quelle complicazioni.”
Sanji sente lo sguardo di Violet su di sé, uno sguardo furtivo, compassionevole.
Il tuo meraviglioso, infallibile intuito femminile ti ha già suggerito qualcosa, non è vero? Ah, vorrei riuscire a guardarti, parlarti, ringraziarti ancora per l’ospitalità!, ma mi vergogno così tanto per quello che ho combina –
“… grazie al Mimo Mimo, però l’effetto dura un’ora. La cosa strana è che nonostante Zoro abbia recuperato il suo aspetto nessuno ne parla, perciò i casi sono due: o ha trovato il modo di camuffarsi alla bell’e meglio e a quest’ora è finito chissà dove, oppure, visto che Sanji e Cappellino Boy non riescono a percepirlo nemmeno con l’Haki, sta dormendo da qualche parte.”
Più probabile la seconda opzione. Noi qui a girare come dei pazzi per tutta l’isola, mentre quell’imbecille non si sarà accorto di una sega!
“Quindi avete soggiornato nella città di Carta.”
“Esatto, a Sanji è piaciuta proprio tanto, ha vissuto delle esperienze nuove, liberato –”
Bonchan non riesce a finire il resto della frase, perché il cuoco lo raggiunge per stampargli la suola della scarpa in faccia. “Perdonami, dolce Violet, le interruzioni inutili sono finite.”
La principessa sorride nervosamente nella loro direzione, facendolo sciogliere come burro sul fuoco – distraendolo dal trauma di immaginarsi ancora avvinghiato a Roger. “Bene, vorrà dire che inizierò le mie ricerche da lì.”
Trascinato Bonchan a sedere, che nonostante il calcio ricevuto sul muso se la ride sommessamente, il cuoco attende in religioso silenzio al pari di Usopp, mentre la ragazza chiude gli occhi e si concentra per iniziare la propria meticolosa indagine.
I secondi si trasformano in minuti. E i minuti, scanditi dal ticchettio della pendola e dai mugugni di Rufy ancora intento a ingozzarsi, un arco di tempo indefinito, distorto da un’irrequieta attesa. Sanji non saprebbe dire quanto tempo sia passato, quando Violet decreta di non aver visto nulla che possa ricondurre allo spadaccino disperso.
“Insisterò a cercare” si affretta a chiarire lei, “e nel frattempo mobiliterò alcuni dei nostri soldati più efficienti, raccomandando loro di tenere la bocca chiusa coi civili per evitare una fuga di notizie.”
Vorrei baciarti, te lo giuro!
“Ma spero per Zoro che stanotte non abbia davvero fatto nulla di cui potrebbe pentirsi, altrimenti” lo sguardo di Violet si sofferma su Usopp e Bonchan, poi su lui con serietà, “sarò la prima a non impedire la diffusione dei fatti accaduti.”
Sanji deglutisce. Il suo messaggio è chiaro – Violet non coprirà mai e poi mai un futuro sposo macchiatosi di infedeltà. “C-certamente.”
Ti conviene aver fatto il bravo, cactus sclerotico, altrimenti ti accoppo prima che Nami ammazzi me.
Qualche minuto dopo i saluti, sulla soglia della porta aperta per loro dalle guardie, il cuoco sembra avere un improvviso ripensamento. Scaricato un Rufy ancora in stato semicomatoso addosso a Bonchan, trova il coraggio che gli era mancato fino a quel momento.
“Violet?”
“Sì?”
La principessa è ferma dietro di lui, e Sanji sa che quando si volterà resterà completamente abbagliato dalla sua luce radiosa, ma lo fa comunque, senza alcuna esitazione. Quando si inginocchia ai suoi piedi e le afferra la mano nella sua, premurandosi di sfiorarle a malapena il dorso con le labbra, la sente trattenere il respiro.
“Ti sono eternamente debitore. Grazie per il tuo immenso aiuto.”
**
Niente musica, niente voci. Le vie di Acacia sono sprofondate in un silenzio denso, indisturbato anche dal vento. Abituato a vederle affollate e piene di vita pure a notte fonda, Sanji non sa se preoccuparsene o gioirne. Se trovassero il bordello di Pañuelos chiuso come il resto dei locali notturni della città, non potrebbero ottenere alcuna informazione utile, ma al tempo stesso lui si eviterebbe un trauma assicurato.
Le aveva tentate tutte per guadagnare tempo ed evitare a se stesso quell’incontro. Dopo aver lasciato il palazzo reale aveva setacciato l’intera città per il resto della serata, osservandola spegnersi a poco a poco, abbassare le serrande di gelaterie e ristoranti, chiudere le finestre di case e locande, e poi di hotel e night in quella che era diventata velocemente notte. Era stato al Cálido Paraíso con gli altri, il locale che Usopp, a detta di Terencio, aveva nominato più volte mentre si stava facendo fare il tatuaggio. Aveva preferito credere alle parole di quel tatuatore senza cervello, complice la serie di botte che gli aveva inflitto per spingerlo a dire solo e soltanto la verità, ma ciò che era riuscito a scoprire dandogli retta si era rivelato una magra consolazione.
Stando alla testimonianza della proprietaria del locale, prima che lui venisse sbattuto fuori per aver tentato di tuffarsi a volo d’angelo su una spogliarellista intenta ad esibirsi, Usopp, Rufy e Bonchan erano rimasti a ballare all’interno per un’altra mezz’ora, finché anche quest’ultimo non era stato trascinato sulla porta con gli altri due idioti per aver cercato di mordere un barman per il tanga. In tutto questo Zoro, arrivato alle ventitré e quaranta insieme a loro e fiondatosi subito a bere, era collassato su un divanetto nel giro di dieci minuti dopo essersi scolato otto bottiglie di sangria. Stando alle riprese effettuate dalle lumacamere, era rimasto a russare a bocca aperta e a braccia spalancate per tutto il tempo, senza dare segni di vita nemmeno quando tre spogliarelliste gli si erano strusciate addosso. L’ultimo filmato che lo riguardava mostrava un braccio di gomma sfondare il vetro di una finestra, agguantarlo per il collo e trascinarlo fuori dal night. Quell’atto vandalico, per cui Sanji aveva obbligato Usopp a pagare, si era verificato a mezzanotte e venticinque. Convinta la bella Estefania di come il braccio di gomma ripreso dalle sue lumacamere non fosse altro che un bizzarro giocattolo, il cuoco si era defilato dal Cálido Paraíso con il resto degli idioti al suo seguito e la conferma che Zoro era uscito da lì con loro la notte prima.
A differenza del dugongo, che nessuno aveva mai visto arrivare.
Se non fossero già le quattro e quaranta del mattino, Sanji farebbe un ultimo tentativo per convincere Rufy a parlare ancora con quel mammifero-rifiuto, sposterebbe l’attenzione su di lui per cercare di capire dove diavolo fosse la notte prima, mentre loro erano in giro per l’isola a fare figure penose. Ma sa che ormai è troppo tardi per affidarsi a Timothy.
Violet sta dormendo, oltre a loro sono rimasti solo alcuni soldati a perlustrare le città portuali limitrofe. Nessuno di loro li ha chiamati portando notizie di Zoro.
Per questo, seppur con la morte nel cuore, Sanji continua a camminare verso il bordello di C.P, alias Casper Pañuelos.
Non per vedere lui, ma Roger.
“Mi fanno male i piedi.”
Il cuoco ignora deliberatamente quel lamento strascicato. Ormai è quasi giunto a destinazione.
Preferirebbe tagliarsi la gola, piuttosto che proseguire. O darsi fuoco.
La persona che ha parlato poco prima inizia a singhiozzare nell’esatto istante in cui lui processa quei pensieri, rendendoglieli ancora più patetici.
“Voglio addormentarmi qui… svegliarmi… e scoprire che era tutto un brutto sogno.”
Mentre il dugongo si trascina a testa bassa al loro fianco, Rufy russa a cavalluccio di Bonchan, emettendo di tanto in tanto qualche verso non meglio identificato.
‘Al-iccia.’ ‘Ba-ole.’
Forse intende dire ‘salsiccia’ e ‘braciole’… bravo, Sanji, concentrati sulle sue parole per distrarti, in fin dei conti è quasi terapeutico.
“Non posso credere di averle fatto questo!” La voce lamentosa e liquida di pianto si fa sempre più acuta e biascicante. “Sono ‘ato… impedonabile! Una meda umana…”
Tu almeno sei andato a letto con una visione celestiale, mentre io –
“Mi mehito il fuoco dell’infeno… la casthazione totale!”
“Insomma” Sanji pesta un piede per terra, afferrando Usopp per il collo, “se c’è qualcuno qui che dovrebbe piangere e disperarsi sono proprio io!”
Il cecchino annaspa, sputacchiando saliva ovunque, gli occhi fuori dalle orbite.
“E smettila di commiserarti, dannazione! Non eri chiaramente in te quando sei stato con la splendida Catalina – e forse non lo era nemmeno lei, visto con chi ha scelto di andare –, magari in quei momenti era convinto di trovarti proprio con Kaya!”
La faccia della sua vittima, ormai blu per asfissia, si riempie di lacrime. Dalla bocca gli esce un suono strozzato che somiglia più a uno squittio angosciato.
“Capisco come ti senti, credimi, ma devi anche tenere a mente che la notte scorsa siamo stati chiaramente, indiscutibilmente drogati!, che tutto quello che ci è successo non lo avremmo mai –”
Sanji molla la presa sul collo del cecchino. Usopp si lascia cadere in ginocchio, boccheggiando in cerca d’aria, mentre lui fissa le gambe pelose di Bonchan, con Rufy ancora a cavalluccio sulle sue spalle, avanzare sul marciapiede come se nulla fosse.
Gambe che nei cinque secondi successivi rallentano, sino a fermarsi del tutto.
L’aria stessa che circonda quella via cittadina addormentata sembra irrigidirsi, presentire l’arrivo imminente di una catastrofe, mentre i ricordi viaggiano velocemente nella testa del cuoco, a ritroso, creando uno scenario raccapricciante.
Queste sono le ultime.
Come le ultime?
Sì, le ho finite.
Ma Chopper non te ne aveva lasciati venti pacchetti?
Quando gli aveva fatto notare che i conti sulle caramelle imbottite di tranquillanti non gli tornavano, Bonchan si era limitato a scrollare le spalle – mi saranno cadute dalla pochette stanotte, oppure me le avranno fregate. Sanji era talmente teso all’idea di rivedere Violet che allora non si era soffermato più di tanto sulla sua risposta. In fondo sapeva che di quelle pastiglie, escluse quelle usate per addormentare Rufy prima di andare a palazzo, ne erano stata già usate di diverse per sequestrare Zoro e imbarcarlo sulla Terminator per il suo addio al celibato, eppure adesso –
Come mai abbiamo tutti un aspetto di merda tranne te?
È merito della mia favolosa skin-care!
Il cuoco non si muove, non fiata, non batte nemmeno più le palpebre, mentre ricorda quelle parole. Continua soltanto a fissare le gambe pelose di Bonchan, rigido come un palo di fronte a lui. Poi, non appena questi trova il coraggio di voltarsi nella sua direzione, scatta in avanti con la stessa furia assassina che riserverebbe a della selvaggina avvistata dopo quattordici giorni di digiuno.
“Ma che diavolo stai facendo!?”
Mentre Usopp urla e il dugongo corre ai ripari, Sanji inizia una lotta all’ultimo calcio con Bonchan, imprecandogli contro con tutto il fiato che ha in corpo. Non smette nemmeno quando qualcuno apre una finestra al terzo piano del palazzo sotto cui si trovano e gli lancia un vaso in testa.
Soltanto una polvere violacea esplosagli improvvisamente intorno riesce a fermarlo.
Quando rinviene disteso sul marciapiede sente la sua testa fare ping-pong da destra a sinistra. Usopp lo sta schiaffeggiando di malagrazia, senza sosta, continuando a chiamarlo per nome, mentre la persona che vorrebbe uccidere geme non molto più lontano che un maledetto nano in leggings e canottiera gli ha fregato l’edizione limitata del suo rossetto carminio made in Momoiro. Il cuoco capisce che il cecchino deve averlo colpito con una stella soporifera per impedirgli di assassinare Bonchan.
“Smettila di colpirmi, deficiente!”
“Si può sapere che diavolo ti è preso!?” Usopp gli espira contro furibondo, ma quando Sanji riapre bocca per metterlo al corrente dei fatti raggela, seguendo meccanicamente il suo dito che punta dritto verso un uomo in collant.
“Cosa… come… che stai –” Il cecchino non riesce a proferire altro, mentre Bonchan, apparentemente estraniatosi da tutti loro, fruga senza sosta nella sua pochette blu cobalto, continuando a maledire il nano contro cui si era accanito prima. La bolla al naso di Rufy, steso per terra a bocca aperta di fianco all’ex spia, scoppia poco dopo, agendo come una sorta di interruttore nel suo cervello.
Permettendogli di processare il reale significato delle parole udite.
È stato lui a drogarci.
Troppo stanco e abbattuto anche solo per dargli supporto, o semplicemente ancora stordito dalla stella soporifera che gli era stata lanciata contro, Sanji resta seduto sul marciapiede a guardare Usopp lanciarsi contro Bonchan, insultarlo e rotolarsi sull’asfalto per picchiarlo, accendendosi una sigaretta con sconforto. Ciò che riesce ad assimilare delle proteste della sua vittima, mentre il cielo sopra di loro schiarisce velocemente, suona più o meno come ‘mischiati con un po’ di stimolanti’, ‘creare un mix simpatico’ e ‘pensavo che ci saremmo divertiti!’
Maledetto, perfido pazzoide con un tappo di cerume al posto del cervello! Tua, è solo colpa tua se abbiamo perso l’alga secca, se Usopp ha tradito Kaya, se io e quel Roger abbiamo –
Sanji non ha il coraggio di continuare a pensare. Fuma e basta, certo che se facesse qualunque altra cosa gli verrebbe un infarto. Quando Bonchan riesce a togliersi di dosso il suo aggressore ripete ostinatamente di non ricordare un bel niente a propria volta, che altrimenti avrebbe evitato di trascorrere un giorno intero a ribaltare tutta l’isola per cercare Zoro. E dice che litigare è l’ultima cosa di cui hanno bisogno in una situazione del genere, che nella vita ci sono cose peggiori, che Usopp deve smettere di strozzarlo per la cravatta, lasciarlo andare a caccia di quel dannato nano malefico e calmarsi.
"Calmarmi?" gli ripete lui in un soffio. "Ci restano esattamente... trentacinque minuti e ventisei secondi per ritrovare Zoro, altrimenti" Usopp gli sventola l'orologio che aveva appena finito di controllare davanti al naso, espirando collerico, "non ci sarà alcun matrimonio, ma un funerale – il nostro! Quindi, invece di perdere tempo a rincorrere il nano che ti ha fregato il rossetto, pensa almeno a una scusa intelligente da propinare a Nami! Perché, in caso tu non l’abbia notato, l’alba è vicina! E lei ci chiamerà molto, molto presto per sapere che fine abbiamo fatto! E noi non solo non abbiamo ritrovato Zoro, ma non abbiamo neppure racimolato mezzo Berry di quelli che avremmo dovuto portarle! E la colpa di tutto questo immenso casino è –”
Ironia della sorte, Agata lo avvisa di una chiamata in arrivo proprio in quel momento. Sanji estrae la chiocciola dal taschino della sua camicia senza battere ciglio, solennemente pronto ad assumersi le proprie responsabilità, mentre il dugongo gli si avvicina mogio mogio. In fondo era stata sua l’idea di sequestrare Zoro per fargli vivere l’addio al celibato a Dressrosa.
Bonchan ci avrà anche drogati, è vero, ma la colpa di quanto successo non è solo sua, no.
Il vero responsabile di tutto questo sono io.
Con gli occhi rivolti al cielo, il cuoco avvicina il ricevitore alla bocca, sforzandosi di mantenere il controllo. “Nami, ascoltami, c’è una cosa che devi sapere.”
“Se c’è qualcuno lì che deve sapere qualcosa è il mio futuro marito.”
Un attimo.
Chi diavolo –
“Ho provato a farglielo capire con le buone, ma non ci sono stati risultati, motivo per cui” la voce all’altro capo della linea è mortalmente calma, decisa, “ho pensato di sequestrare il vostro navigatore – ah, bel tipo, Yoko, con quei capelli ribelli e l’aria rude! Peccato solo che non sia lui l’uomo che voglio sposare! –, così” da tagliente e rabbioso qual era diventato sul finire della frase, il tono di quella voce torna tranquillo e misurato, “forse riusciremo finalmente a chiarire la questione. Dónde está aquel capullo de mierda!?”
Sanji non batte ciglio, interdetto.
Non riesce a proferire verbo.
A pensare.
Questa è –
“Non parli più, eh?”
Aggressiva. Risentita. Accanita. Vivace. E così… sexy!
“Folgorato dal tuo charme, madame! Dimenticati di quel crudele nasone infame, per te ci sono io, permettimi di curare le ferite del tuo cuo –”
“Callate, cabrón!”
La voce di quella dea gli trafora un timpano, spingendolo ad allontanare il volto dal ricevitore di Agata.
“Quaranta minuti a partire da ora. Divertiti o Fottiti.”
In che senso?
“Portami El Matador. O sarò io a matar il vostro navigatore.”
La chiamata si interrompe.
Intorno a lui non si muove nemmeno una foglia. Il dugongo lo fissa preoccupato con le pinne davanti al muso. Alle sue spalle, se si escludono i mugugni di Rufy alternati a un continuo russare, nessuno dà segni di vita. Sanji si accende una sigaretta con rassegnazione, voltandosi a cercare Usopp.
Come previsto, lo trova in catalessi, con lo sguardo perso nel vuoto.
Se prima erano nella merda fino al collo, ora possono considerarsi già sepolti. Non solo non hanno trovato Zoro e guadagnato i Berry pattuiti con Nami, ma non hanno neppure modo di salpare. Catalina deve averli pedinati, origliato la loro conversazione con Yoko e deciso di rapire il navigatore per costringere quel babbeo di Usopp ad affrontarla una volta per tutte. Sanji non se la sente di biasimarla, dopotutto le donne hanno sempre ragione.
In un modo o nell’altro salveranno Yoko.
Adesso è arrivato il momento di fare i conti con la dura realtà.
Con un sospiro, il cuoco compone il numero che avrebbe dovuto chiamare molto tempo prima, volgendo nuovamente lo sguardo al cielo.
“Pronto?”
“Nami, sono Sanji.”
Un bel respiro.
“Mi dispiace davvero moltissimo, ma abbiamo un problema. Vedi…”
Coraggio, ormai non si torna più indietro.
“… si tratta di Zoro, non sappiamo che fine –”
Prima che possa aggiungere altro, Sanji si ritrova steso faccia a terra sull’asfalto.
È ufficiale, spaccherà la testa al responsabile di quel placcaggio improvviso, chiunque esso sia.
“… abbia fatto la sua bandana! Perché avevamo organizzato una caccia al tesoro sulla Terminator ed è caduta in mare! Sappiamo tutti quanto ci fosse affezionato e, beh, adesso è un po’ giù di morale, ma non temere, amica mia!, gli abbiamo già detto che gliene compreremo un’altra dopo le nozze vedrai che te lo riporteremo indietro tutto intero adesso dobbiamo occuparci della nave ci sentiamo presto ciao!”
Sanji si riassesta furente, certo di non aver capito un accidente, eccetto che Usopp è in grado di parlare senza prendere fiato. “Si può sapere che diavolo hai –”
Il cecchino lo afferra per la collottola, inspirando profondamente, affondandogli la punta del naso nella guancia mentre lo fissa a occhi strabuzzati.
Ma levati dalle –
“So dov’è Zoro!”
Note
Yoko ha vari significati, in genere è femminile, ma quando viene scritto con entrambe le “o” allungate diventa maschile. Può voler dire “figlio del sole”, “figlio dell’oceano” o “figlio delle foglie” a seconda del kanji utilizzato per “yo”; io ho scelto “figlio dell’oceano”.
Terminator è il nome della sua nave, con cui lui, Sanji & co hanno navigato verso Dressrosa. Un piccolo appunto dietro le quinte: Yoko è un ex galeotto che Bonchan ha conosciuto in prigione e che l’ha aiutato a raggiungere Rufy.
P.s l'Haki non funziona in stile Dragon Ball con "tizio che azzera la sua forza per non farsi percepire dagli altri", né dovrebbe impedire a qualcuno di percepire la presenza di X persona a seconda delle condizioni in cui si trova quest'ultima.
Tranne in questa storia.
Perché sì, consideratela una licenza poetica. E, se avete un cuore, fate un minuto di silenzio per tutti quegli autori che vogliono scrivere storie cretine in santa pace senza preoccuparsi della logica.
“Capullo” significa str***o
Alla prossima!