ALOE
Protezione
Protezione
«Sei uno stupido».
Non era proprio il buongiorno che Itachi aveva sperato di ricevere dopo una notte di convalescenza in ospedale, ma vedere Sasuke stravaccato su una sedia accanto a lui, probabilmente reduce da una dormita scomoda e per niente ristoratrice – illeso, grazie al cielo - gli permette di sorvolare sul simpatico insulto.
«Sono contento che stai bene, otouto» commenta, cercando di alzarsi a sedere. Ha un braccio fasciato e la testa sul punto di esplodere. Sasuke si trattiene dall’alzare gli occhi al cielo, era tipico di suo fratello ignorare le sue provocazioni, quindi fa per aiutarlo, ma lui lo ferma con un gesto della mano.
«Beh, io invece non lo sono» protesta, a seguito di quel rifiuto, poggiando nuovamente la schiena alla sedia.
Itachi guarda fuori dalla finestra. Il sole di mezzogiorno splendeva alto e, attraverso i vetri, se ne poteva quasi sentire il calore.
«Si tratta di una frattura, otouto, guarirà in poco tempo».
«Sarebbe guarita in poco tempo anche sul mio braccio».
Sasuke continua a parlargli con tono sostenuto, finché non ottiene la sua attenzione.
«Che cosa vuoi che dica, Sasuke?»
Sarebbe stato meglio mettere subito le carte in tavola e spingere il minore ad esternare i suoi veri pensieri. Perché quanto ad Itachi, aveva ben chiaro cosa fosse accaduto e anche quali sentimenti vorticassero nella testa di Sasuke.
«Devi smetterla di proteggermi. So cavarmela da solo». Al solito sotto forma di richiesta perentoria, ma almeno si stava esponendo.
«Questo lo so».
«Allora perché lo fai?»
«Perché sono tuo fratello».
Come si aspettava, Sasuke reagisce con uno sbuffo, alzandosi dalla sedia. «Non è una risposta» borbotta, insoddisfatto.
Itachi lo guarda per un po' gironzolare nervosamente, poi torna a scrutare fuori.
«Non è ciò che vorresti sentirti dire. Questo non la esclude in automatico dall’albo delle risposte».
Finalmente, Sasuke si ferma ed il maggiore gli restituisce lo sguardo.
«Non ho mai dubitato delle tue capacità, Sasuke, né lo farò in futuro. Ma se tra una settimana, o anche tra dieci anni, mi trovassi nella condizione di poterti difendere, rifarei la stessa identica cosa».
«E non hai mai pensato che io non voglia più essere difeso?» la domanda esce fuori prima che Sasuke possa mordersi la lingua ed impedire alle corde vocali di esternarla. Perché quello non era un semplice capriccio, il minore non stava pensando a se stesso e al proprio orgoglio di combattente; piuttosto, continuava a chiedersi quando sarebbe stato in grado di ribaltare la situazione ed essere lui un degno scudo per suo fratello. L’ennesima occhiata fulminea che lancia alla fasciatura di Itachi è come una conferma scritta a caratteri cubitali della propria assoluta colpevolezza.
«Me lo hai fatto capire più volte, otouto».
«Eppure continui a farlo».
«Per tua sfortuna, continuo ad essere tuo fratello».
«Sono tuo fratello anch’io!» ribatte allora Sasuke, quasi al limite dell’esasperazione. «Smettila di argomentare con cose senza senso».
Itachi trattiene un sorriso. Per lui, la questione era già chiusa. «Ma io sono il maggiore». Ovvio, quasi ridicolo. Eppure inconfutabile.
«Okay, lascia stare».
Non l’avrebbe spuntata, lo sapeva. Odiava vedere Itachi su quel letto d’ospedale, sapendo che non aveva esitato un istante a prendersi quei fendenti al posto suo. Il pensiero lo faceva sentire uno schifo. Maggiore, minore, che diavolo di importanza aveva? Prima o poi sarebbe stato lui a proteggerlo, se fosse servito, e glielo avrebbe dimostrato.
«L’infermiera si è raccomandata di bere quell’intruglio verde».
Glielo dice a bruciapelo, sperando che suoni come una specie di vendetta per non esser stato preso in seria considerazione nella discussione di poco prima.
Itachi fissa il bicchiere indicato da Sasuke con poca convinzione.
«Ha detto che ti avrebbe aiutato con il dolore ed a ridurre lo stato d’infiammazione. C’è dell’aloe dentro e… qualche altra erba medicinale. Sono certo che abbia un sapore orrendo. Probabilmente sa di palude».
Il maggiore afferra la bevanda con un sospiro. Sasuke ce la stava mettendo proprio tutta per renderglielo il meno appetibile possibile. Chiaramente non ha intenzione di dargliela vinta e lo manda giù tutto d’un sorso, per poi chiudere gli occhi un istante. Cerca con tutto sé stesso di mantenere un’espressione neutra, ma quell’intruglio sapeva davvero di palude. Purtroppo, qualche ruga sulla fronte ne tradisce la reazione, seguita da due lievi colpi di tosse.
«Lo sapevo» commenta Sasuke, soddisfatto. «Fa schifo».