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Autore: MelaniaTs    31/10/2024    0 recensioni
I Keller sono una facoltosa famiglia di Boston. Thomas Keller è il primogenito di Tobias e Rosalie, uomo di successo ha sparso gloria, fama e figli per il mondo- Ciò che gli è mancato è stato però esaudire il suo desiderio d'amore. Riuscirà Thomas ad essere felice?
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Wing of freedom Saga dei Keller'
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COPYRIGHT©: Le mie storie non sono assolutamente prelevabili e non potete spacciarle per vostre!©
ATTENZIONE: ©Tutti i nomi, i caratteri e le storie dei personaggi presenti sono frutto di pura fantasia. Ogni riferimento a persone o/e eventi realmente esistenti o esistite è puramente casuale.

Questa è una saga di famiglia gli altri titoli sono:
La storia di Rafael Keller e Joel Il nostro destino
La storia di Chamael e Raziel Figli dell'amore
La storia dei fratelli Thomas Uriel e Diamond Ariel Il tesoro più prezioso;
la storia dei fratelliGabriel e Gellert Keller in Liberi di essere se stessi
La storia di Thomas & Sapphire L'alba di un amore .
La storia di Alaska Thompson ed Emmanuelle Nasseau in Don't Forget
La storia di Dallas Thompson e Micaela Keller in: Anime Gemelle.
Grazie a tutti coloro che seguono le mie storie.

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"Stephan comprendi che non posso lasciarteli?" Mi chiese mia madre.
La sua voce mi fece tornare in me. Giustamente, adesso che non sarei più tornato con Marina le possibilità di stare con i miei figli erano scemate.
"Perché mi hai permesso di vederli?" Chiesi.
"Non posso precludervi di conoscervi." Mi disse rammaricata. "Conoscono anche la madre, non potrei mai negarvi di essere qualcosa." Mi disse realmente dispiaciuta. "Per questo ho cercato una via di mezzo, puoi venire qui per vederli quando vuoi o se hai i controlli o al Santa Maria., perché eri lì?"
"I...io ho portato Tommy, il figlio di Sapphire." Le specificai. "La mia amica."
"È solo questo?" Mi chiese. "Sarebbe bello se anche tu andassi avanti."
"È complicato. Lei è ancora sposata e quell'uomo non vuole concederle il divorzio. Inoltre è una cotta giovanile, si sta dimostrando sempre bellissima e dolcissima. Tuttavia come ho detto, ci sono degli inconvenienti." Affermai.
Lei sospirò. "I gemelli sanno che staranno con te solo quando ci sarà anche la madre. Ma se avessi avuto un rapporto più solido Stephan, te li avrei lasciati anche con una nuova partner."
"Ripeto. È un po' difficile, Sapphire mi piace molto. La sua famiglia mi piace molto, il problema è suo marito. Non solo non vuole accettare il divorzio, ma è anche un uomo violento. Non posso compromettere Saph, ci sarebbe il rischio che quell'uomo picchierebbe lei e anche i bambini." Le rivelai.
"Potresti..." Non so cosa volle dirmi mia madre, poiché scosse la testa. "Ti piace vivere al palazzo del granducato?" Mi chiese.
"Ci sono i miei fratelli lì, Jean è il mio migliore amico prima di essere mio fratello. Quindi sì mi piace vivere lì." Era il motivo principale per cui restavo sempre.
"Ti avrei invitato con piacere a vivere con me in Danimarca o qui in Svizzera, o ancora aMonaco. Così avresti avuto il mio supporto con i bambini. Purtroppo quando me li hanno lasciati, non conoscevo la storia tua e di Marina Rossi, altrimenti Stephan io vi avrei sostenuto e vi avrei accolto a casa mia." Ebbi un tuffo al cuore consapevole che diceva il vero, lo avrebbe fatto. "Mi dispiace molto probabilmente non eravate destinati a stare insieme." Affermò.
"Lo penso anche io." Le dissi finalmente cercando il suo sguardo. "A differenza dei miei genitori tu sei mossa da un istinto diverso, lo so!"
Lei mi guardò sorridendomi. "Hai capito che tra te e tua madre sono quella più anticonformista." Mi disse.
"No." Le risposi tranquillo. "Io lo so!" La fissai intensamente, così che capisse io sapevo lei fosse mia madre.
Finalmente lei mi guardò, le tremavano le labbra e le si inumidirono gli occhi, mi sfiorò leggermente il braccio in una lieve carezza poi si mise la mano davanti alla bocca. "Come lo sai?" Mi chiese.
"Vi ho sentiti. È il motivo per cui avrebbero voluto io mi sposassi e per cui hanno lottato tanto perché io non avessi Marina." Affermai. "Loro non volevano..." che mi comportassi come lei, lo sapevo benissimo. Per cui mi fermai.
"Loro volevano semplicemente fare il meglio per te. Ma nel farlo hanno fatto il peggio." Mi disse Mette. "È strano che tua madre abbia dimenticato, che il nostro padre è semplicemente contabile e che lui e nostra madre sono tuttora molto felici insieme, ovunque vadano. Probabilmente pensa che se lei è felice con Emmanuel anche noi altri possiamo essere felici con un nobile accanto." Mi disse giustificando comunque la mamma.
"La nobiltà sta nel cuore, non è un titolo." Affermai decidendo di cambiare argomento. "Quindi potrei conoscere anche mio nonno."
"Loro vivono a monaco di Baviera." Mi rispose la zia Mette. "Quando andrai a Monaco dimmelo, ti raggiungo e te li presento."
"Tornerò non la settimana prossima, ma quella successiva." La informai. "Vorrei portare un poco Tom e Joel fuori dal collegio fin quando sarà bel tempo."
Mia madre mi sorrise. "Prendi anche i gemelli se vai, però assicurati di non essere solo non è per cattiveria..."
"Lo so benissimo ci sarà Armand con me oppure posso chiederti di venire con me. Ma tu non preoccuparti una soluzione la trovo, posso prendere tutti. Sono grandi e so che si comporteranno bene." La rassicurai.
"Allora va bene così Stephan è l'unico modo che ho per rimediare a ciò che feci alla nascita dei gemelli. Evita di parlare di Marina, così probabilmente i bambini non ti chiederanno quando ci sarà anche lei." Mi disse.
"Lo farò grazie mille." Le dissi ancora.
"Stephan!" Assentii attendendo che mi dicesse ciò che voleva. "Sappi che ti ho sempre amato sin dal primo giorno in cui ho saputo di te." Mi disse
Annuii. Avrei voluto chiederle di mio padre, poi ripensai che io un padre ce l'avevo già. Perché nel bene e nel male, Emanuel Nassau mi amava. Non era come mamma e la zia Mette, loro le conoscevo sin da quando ero nato erano sempre state insieme e nei momenti più importanti della mia vita la zia Mette c'era sempre stata Non mi era difficile chiamare mamma entrambe e accettare ciò che era stato fatto. Mia madre non mi aveva mai veramente abbandonato. C'era sempre stata e aveva fatto in modo che i miei figli sapessero chi io fossi e chi fosse Marina. Se quello non era amore materno, allora qual era il vero amore materno?
I genitori che mi avevano cresciuto mi avevano precluso la conoscenza e l'amore dei miei figli. Il genitore che mi aveva partorito invece aveva fatto sì che i miei figli sapessero e conoscessero. Inoltre li aveva protetti raccontando loro una bugia bianca che giustificasse la nostra assenza e non li facesse sentire abbandonati. La loro mamma era una ballerina famosa, mentre papà era un principe che viaggiava ovunque.
Come rivelato andai a cambiarmi e subito dopo cena chiesi di potermi ritirare. Ero stanco e necessitavo di riposo.
Comprensivi i gemelli mi portarono in stanza e si misero accanto a me a leggermi delle storie.
Forse, sperai che non fosse così, già all'epoca avevano capito che non stavo bene. Erano svegli e molto sensibili, non lo avrei precluso.
Il giorno dopo lo trascorsi con loro, fu una domenica diversa. Insegnai a entrambi a giocare a tennis, giocando un solo tempo, e al pomeriggio riposato su una poltrona osservai i passi di danza che Thea aveva imparato a scuola.
"Fai danza al collegio?" Le chiesi.
"Da quando ho iniziato."
"Noi siamo entrati a scuola a metà trimestre, c'erano già i gruppetti, ma grazie alla danza Theodora è riuscita a farsi un amica." Disse Heinrich.
"Thea... non hai sentito che ha detto babbo!" Si infervorò la piccola. Era identica a Marina con quel broncio offeso.
"Io invece subito ho fatto amicizia." Disse mio figlio.
"Non è stato difficile?" Chiesi.
"No, Tom e Gabe sono gli unici maschi della nostra classe e appena sono arrivato mi hanno detto: ti stavano aspettando." Mi raccontò.
Thea fece un leggero risolino. "Siamo sei bimbe in classe, vinciamo sempre comunque."
"Sei! Assurdo." Dissi io divertito. Ecco perché si erano subito trovati.
"Gabe e Tom dicono che io ero il pezzo mancante." Raccontò eccitato Rich. "Sto bene con loro anche se sono fratelli non mi escludono."
Restai basito alla sua affermazione. Feci per parlare ma fu Thea a intervenire.
"Non sanno di essere fratelli. Moderati quando parli Rich." Disse abbracciandomi e cercandomi con lo sguardo. "Si capisce che non lo sanno, ma si vede che lo sono. Hanno due madri diverse."
Annuii. "Lo so, io sono amico della mamma di Tom." Affermai sincero. "Infatti potrei passare a Monaco e prendervi qualche volta almeno voi due con i Davis, così potremo passare altri week end insieme. Vi va?" Chiesi loro.
Mi fissarono eccitati a quella proposta. "Si può fare?" Chiesero in coro.
"Si! Mi sono liberato degli impegni, ne ho sempre e viaggerò comunque. Ma non come prima." Dissi loro. E la mamma?" Chiese Thea.
Ecco la domanda che incombeva su di me. Sospirai. "La mamma ha una scuola di danza dove prepara i suoi balletti. Non riesce ancora ad essere con noi." Le rivelai. "Inoltre..."
"Cosa?!" Chiesero i due.
"Secondo voi perché Tom e Gabe hanno due madri diverse?" Chiesi in modo diplomatico.
"Perché la mamma e il papà hanno altre famiglie." Disse Thea.
"Anche la mamma di Tom è sposata con un papà diverso dal signor Keller." Mi spiegò Heinrich.
Annuii. "Però c'è sempre tanto amore." Dissi.
Loro assentirono, anche se percepii in Rich un po' di freddezza. "Ebbene, le famiglie funzionano anche così. Che il papà e la mamma non stiano più insieme, nonostante ci si voglia sempre molto bene." Spiegai loro.
"Non tutti i papà vogliono bene ai loro figli. E non tutti i papà ne amano le mamme." Affermò Heinrich. Fu la conferma che aspettai, lui sapeva di Davis.
"Io e la tua mamma ci amiamo ancora." Affermai.
"Ma non state insieme!" Mi disse lui.
"Rich... smettila." Lo riprese la sorella.
"Ha ragione!" Affermai. "Non stiamo più insieme, ma entrambi ci amiamo e vi amiamo tanto. Voglio essere sincero con voi!" Dissi guardandoli. Nonostante avessero sette anni erano fin troppo svegli, mentire loro raccontando delle favole sarebbe stato ipocrita da parte mia. "Io e la mamma non stiamo più insieme. La decisione di farvi stare con la nonna ci ha danneggiati, vostra madre voleva tenervi con sé." Dissi non volendo che la accusassero senza una motivazione. In fondo era vero! Se non le fossero stati portati via adesso i gemelli sarebbero cresciuti in Italia con Laura e Giorgio Rossi. "Per questo ci siamo lasciati, lei ancora oggi aspetta vostre notizie, una vostra fotografia anche per potervi conoscere."
Vidi nel volto di Thea la delusione. "Per questo quando le porto i fiori dopo gli spettacoli non mi riconosce?" Chiese con voce incrinata.
Annuii. "Lei ha solo una vostra foto da piccoli. Non sa come siete cresciuti!"
"Ma perché?" Chiese ormai in lacrime.
"Per qualcosa che è inspiegabile anche a me tesoro. Ho voluto essere sincero con voi, perché meritate la verità. Sia voi due che vostra madre." Affermai.
"Hai detto che vi amate ancora." Sussurrò Rich.
"La amerò sempre come il primo giorno che l'ho conosciuta." Dissi dolcemente.
"Ma non state insieme e noi siamo qui... perché? La nonna ci dice di fare i bravi e verremo premiati. Ma io non vedo premi... la mamma non ci conosce neanche." Disse anche lui piangendo.
Attirai anche lui tra le mie braccia. "Secondo te è giusto che Tom non cresca con suo padre nonostante si amino entrambi?" Gli chiesi.
Lui scosse la testa. "Tom non sa neanche che il signor Keller è suo padre. E non sa che Gabe è suo fratello, lui..."
"È comunque legato a loro." Dissi. "Purtroppo qualcosa di più grande ha mosso i fili affinché le cose andassero così. Ma il signor Keller ha trovato un modo per esserci per i suoi figli, vuol dire che qualcosa di più grande lo ha guidato." Dissi. "Noi siamo troppo piccoli contro la volontà di Dio o del destino figlio mio, sappi solo che un giorno capirai."
"Ci aiuterai tu a capire?" Chiese Thea.
Al che sorrisi. "In realtà anche io ancora non ho capito come funziona. Ma si vi aiuterò."
"Non hai capito ancora?" Chiese Rich.
Annuii. "Dopo tanti anni ho ritrovato la mia cara amica Sapphire. Ho saputo del Santa Maria e adesso voi frequentate la scuola con Tom e Joel. È magico." Dissi.
"Conosci Tom e Joel?" Chiese Thea.
"Con tutta la loro storia." Dissi a Heinrich. "Verrò a prendere voi e i vostri amici qualche week end, staremo qui nei dintorni così nessuno vi farà del male. Mai!" Affermai.
"Grazie babbo! Grazie...." Dissero i miei figli.
Io li abbracciai ancora. "La vostra mamma direbbe Oh babbo." Li presi in giro.
"È italiano?" Chiese Thea.
Annuii. "Chiederò che ve lo insegnino dal settimo anno, con l'aggiunta della terza lingua straniera." Dissi. La cultura della loro madre doveva fare parte di loro.

Il lunedì come promesso accompagnai io i gemelli e Giaele al collegio. Al mattino presto ero andato a fare il prelievo, poi con Armand alla guida e noi tre dietro ci dirigemmo verso Monaco.
"Faremo tardi. Perché ti sei fermato dalla zia Elene in ospedale." Mi ammonì Rich.
"Le dovevo lasciare una cosa importante." Gli dissi. "Comunque state tranquilli, vi giustifico io per le lezioni del mattino. Se non ci saranno intoppi saremo al Santa Maria per le dieci."
"Uffa!" Sbuffò. "Avrei dovuto fare come Tom e Gabe e restare lì."
Gli arruffai i capelli. "Se fossi rimasto al collegio non avresti passato il week end con me."
Lui rise facendomi la linguaccia. Io stetti al gioco ripensando che avrei potuto rivederli di lì a quindici giorni, in tasca avevo la delega che mi aveva lasciato mamma Mette per il ritiro dei bambini a scuola. Tanto mi bastava, in fondo ero contento di avere con me anche Giaele, più bambini c'erano, meglio era.
"Perché Mette non viene con noi al collegio babbo?" Chiese curiosa la mulatta.
"Mette ha solo un anno e mezzo." Risposi divertito. "Non puoi chiamarmi babbo." La ammonii.
Lei mi fissò curiosa. "Perché?"
Anche i miei figli mi ascoltarono curiosi. "Perché tu hai il papà." Le dissi spiccio. "Inoltre fuori casa io sono il gran duca di Lussemburgo per tutti. Riesci a usare un discorso più formale?"
Lei mi fissò sbuffando. "No!" Rispose e io maledizione non riuscii a trattenermi dal ridere. Quella bambina mi avrebbe lasciato sempre senza parole.
Come previsto arrivammo al Santa Maria  per le dieci e dieci. All'ingresso fui accolto dalla dirigente che sembrava stesse aspettandomi. Mi disse che la baronessa di Shuber aveva già avvertito dei cambiamenti e che potevo lasciarle la delega così che venissi liberato da ogni impegno con la scuola.
La ringraziai, salutai ancora una volta i miei gemelli e mia nipote Giaele e andai via.
Nel pomeriggio feci la visita di controllo. Le analisi erano uscite bene e Loenderman mi augurò di procedere in questo modo.
"Sono proprio contento figliolo. Ti meriti di tornare completamente in salute."
"Posso togliere l'ossigeno allora?" Gli chiesi.
"Meglio se la notte continui a tenerlo ancora Stephan. Nonostante fumavi da solo sei anni, i tuoi polmoni hanno comunque assorbito il fumo."
"Va bene, io ci ho provato." Gli dissi divertito.
Tornai a casa di Elene e dopo essermi riposato chiamai Sapphire, le avevo promesso che l'avrei informata della visita.
"Pronto!" Rispose al terzo squillo. 
"Ma ciao bellissima." La salutai.
"Stephan! Ciao tutto bene la visita?" Mi chiese subito preoccupata.
"Tutto benissimo, il medico si è ben pronosticato." Affermai atono.
"Sicuro? Ti sento parecchio giù!" Mi disse.
Come faceva a percepire il mio stato d'animo se non poteva vedermi? "In realtà... Devo confidarti una cosa."
"Dimmi Stephan. Se ti fa stare così deve essere importante." Mi rispose lei.
"Sapphire non sono rimasto male quando ho chiuso con Amanda, non l'ho fatto perché amavo un'altra. Il mio unico e grande amore." Le rivelai. "È lo stesso motivo per cui non ho insistito con te anni fa, per me lei era ed è più importante." Affermai.
La sentii sospirare. "Dal tuo tono di voce non sempre che tu sia felice però. Forse dovresti andare da lei Steph." Mi disse.
"Non posso!" Le dissi finalmente trovando qualcuno con cui potevo parlare di ciò che provavo. "I miei genitori l'hanno tanto mortificata quando stavano insieme che lei è scappata subito dopo aver partorito i nostri figli." Rivelai attendendo poi una risposta. Ma Sapphire non parlava, ne sentivo il respiro, era ancora in linea.
"Lei è andata via dopo che i miei genitori ci hanno fatto credere che lei abbia partorito i nostri gemelli morti. Ma furono portati via, a entrambi." Dissi in un sussurro. Fu così che le raccontai per sommi capi tutta la storia del mio amore martoriato, arrivando a quando scoprii la malattia e decisi di rinunciare a lei per sempre. Omisi di dirle che mia madre aveva tenuto segregati i gemelli con mia madre Mette, non per sfiducia. Piuttosto era un argomento delicato, avrei dovuto raccontare a Sapphire della verità su di me. Il fatto che non fossi figlio di Louise era un segreto che era rimasto in famiglia per molti anni, la stessa Elene ancora non ne era a conoscenza. Non potevo dirlo a Sapphire.
"Questo fine settimana ho visto per la prima volta i miei gemelli. Ne sono uscito sconvolto, assomigliavano sia a me che a lei e...."
"Oh Stephan." Disse. "Mi dispiace che tu non possa stare con i tuoi figli. Sei così perfetto con i bambini che non ti meriti tutto questo." Mi rincuorò Sapphire. "Dove hai visto i bambini?" Chiese comprensiva.
"Al Santa Maria, quando sono venuto con te a portare Tom e Joel. Pensavo in un errore.... Invece sono realmente lì."
"Cosa vuoi fare adesso?" Mi chiese.
"Posso vederli, sempre supervisionato da qualcuno. Ma posso vederli." Le dissi.
"Sei il loro padre, perché devi essere controllato." Mi disse lei arrabbiata.
"Perché sono stato un malato terminale Saph. Avrei potuto riaverli solo se..." mi interruppi.
"Che grande scemenza. Adesso stai bene Stephan, quale sarebbe l'opzione per averli?" Chiese.
"La madre. Tornare insieme e dare la garanzia di restare con almeno un genitore per sempre." Le dissi.
La sentii sospirare. "Puoi tornare da lei Stephan.  Se è per me non preoccuparti, siamo solo amici per ora, giusto? Non ci sono promesse e sicuramente la tua ex potrebbe essere tante volte migliore di me. Potete sposarvi e avere una famiglia..." mi disse.
"No Sapphire! Anche se dovessi esserti per sempre amico, non tornerò da lei. Non adesso che è riuscita a rifarsi una vita ed essere felice con un altro." Le dissi. "Purtroppo scoprire questo mi ha messo dentro un po' di malinconia. Dovrei dimenticarla per sempre."
"Non azzardarti Stephan. Se ancora soffri vuol dire che è stato un amore sincero, inoltre è la madre dei tuoi figli." Si infervorò Sapphire. "Non dimenticarla mai, anche se non tornerai da lei."
"Se continua così sarà corrosiva." Le ricordai.
"Lascia che ci pensi io a non corroderti l'anima. Stephan capisco molto bene come ti senti, ti direi di tornare da lei solo per non vivere col rimorso di non averci provato. Ma posso dirti anche che si può vivere conservando questo amore in fondo al cuore. Andando avanti..."
"Come stai facendo tu." Dissi.
"In realtà cerco di evitare Thomas. Tutte le volte che so sia a Monaco mi defilo qui a Londra. Tu non lo fai?" Chiese.
Risi. "Non posso, lei è un etoile e c'è il rischio che la incontri sulle riviste." Le rivelai.
"Il balletto! Lo adoro, sono anni che non ne vedo uno." Mi disse.
"Al momento è un etoile vagabonda. Si esibisce su richiesta nel teatri più famosi." Le raccontai orgoglioso.
"Deve essere bellissimo. La immagino libera come una farfalla, tu poi ne stai parlando con tanto orgoglio." Mi disse.
"Vedi! Sono malato." Affermai.
Lei rise. "Ma no! Sono le cose che devi tenere preziose nel tuo cuore. Credo non si debba mai dimenticare chi ci ha reso felici." Affermò
"Seguirò il tuo consiglio. Come va la sessione d'esami?" Le chiesi cambiando argomento.
"Inizio questo mercoledì."
"Elisabeth, quando ha il controllo?" Le chiesi ripensando al tumore della suocera di Saph.
"Abbiamo il controllo a fine mese. Ma penso che andrà tutto bene anche per lei. Con l'isterictonia è stato tolto tutto." Mi informò.
"Cercherò di raggiungerti presto per aiutarti con i bambini." Le dissi.
"Non preoccuparti Steph, piuttosto pensa a star bene." Mi disse.
Tuttavia l'idea di lasciarla sola con tutti quegli impegni mi preoccupava.
Così dal momento che Thomas sarebbe rimasto ancora un po' a Monaco, dopo essermi organizzato ripartii per Londra.
Non disturbai Sapphire che sicuramente era impegnata tra il lavoro e gli esami. Ma andai dai Davis mettendomi subito a loro disposizione.
Accompagnai così lady Elisabeth a fare la sua passeggiata pomeridiana e al ritorno quella sera trovai a casa loro anche Sapphire.
"Quando sei arrivato!" Disse venendo a salutarmi. "Potevi avvertire sai?"
"E negarmi la tua splendida espressione sorpresa?  No, meglio di no. Le sorprese belle sono quelle gradite, quando non avrai più questo viso gioioso finirò di farle." Le dissi.
"Quanto resterai? Mi è dato saperlo vero?" Mi chiese.
La guardai divertito. "Se voglio portare i tuoi figli e i suoi amici in giro, fra dieci giorni devo rientrare." Le dissi.
Lei sorrise. "Passeremo delle belle serate. Inoltre sei mancato molto ai bambini." Mi disse.
Le sorrisi raggiante. "E loro sono mancati a me. Dove sono?" Le chiesi.
"In sala con Hannah." Mi disse.
Ritornai così alla vita che volevo vivere. Al mattino lavoravo, al pomeriggio andavo a prendere i bambini al nido, la sera la trascorrevo con Sapphire.
Nel fine settimana tornai a Monaco per trascorrere il week end con i bambini. All'uscita trovai Inga e Taddheus all'uscita, su due piedi organizzai il fine settimana insieme così che Tom potesse stare in compagnia del fratello. Feci la proposta proprio fuori i cancelli, anche mamma Mette mi aveva raggiunto a Monaco lasciandomi l'indirizzo di casa del nonno. Poiché reputò fosse meglio che stessi più vicino con cinque bambini a cui badare.
Pensai che fosse un ulteriore modo per farmi avere un sostegno.  Era l'occasione per conoscere mio nonno in fondo.
"Vi dispiace trascorrere il fine settimana insieme?" Chiesi a Taddheus. "Dal momento che la famiglia dei gemelli me li lascia tutti e tre, sarebbe ingiusto escludere Gabriel e Gellert. Non andremo neanche in Svizzera, poiché resteremo qui a Monaco.".
"Ma si! Secondo me è una bella idea." Disse Inga ignorando le reticenze di suo marito.
"Bene, allora vi aspetto a..." presi il biglietto su cui avevo annotato la destinazione e la diedi agli amici di Sapphire. "Vi aspetto nel sobborgo di Kirchheim bei München a questo indirizzo."  Dissi dando le giuste indicazioni.
"Sei sicuro sia questo l'indirizzo?" Mi chiese stupito Taddheus.
"Si, ma quando arrivi chiamami e te ne darò conferma, è la prima volta che ci vado." Dissi.
Dopodiché andai spedito con i miei ragazzi a casa dei nonni. Armand seguiva il navigatore con attenzione intanto che io chiacchieravo con i bambini che non la smettevano di parlare. Al contrario Thea era molto silenziosa.
"Volevi portare il tuo amico Mario?" Le chiesi.
Lei fece spallucce. "Non verrebbe mai." Disse amareggiata.
Avevo infatti scoperto che mia figlia giocava solo con Mario, suo compagno di classe e al corso di danza. Avevo scoperto anche che nonostante fosse uno dei pochi maschi nella loro classe, il piccolo Mario non riusciva infatti a giocare con Heinrich e gli altri.

 

   
 
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