Gelo invernale e calore sanguigno
Il vento soffiava gelido mentre le ombre di Krampus si agitavano nel cielo come spettri famelici. Knecht Ruprecht si muoveva con calma, studiando il suo avversario. Il demone infernale lo fissava con occhi ardenti, le sue catene vorticavano attorno a lui in attesa di colpire.
“Questo non sarà uno scontro breve,” dichiarò Ruprecht senza distogliere lo sguardo da Krampus. “Andate a liberare i ragazzi.”
I quattro obbedirono, si incamminarono verso la casa dei Caputi. La porta era spalancata, come se li stesse aspettando. Ma non fecero in tempo a entrare che tre Qalupalik emersero dalle ombre, bloccando loro il passaggio.
Le creature erano diverse da quelle incontrate in precedenza. I loro corpi marcescenti sembravano più compatti, potenziati dall’energia di Krampus. Gli occhi neri brillavano di un’intelligenza innaturale, e i loro movimenti erano più rapidi, più letali.
Raffaele strinse i pugni e inclinò la testa, osservandoli con occhi carichi di furia. “Bene, luridi bastardi. Vi ricordate di me?”
Uno dei mostriciattoli emise un ringhio gutturale e si lanciò su di lui. L’uomo non si mosse fino all’ultimo istante, poi evitò l’attacco con un passo laterale e colpì con un pugno diretto al fianco del mostro. Il suono di ossa spezzate riecheggiò nell’aria.
L’altro Qalupalik cercò di attaccarlo alle spalle, ma il mago si girò di scatto, lo afferrò per il collo e lo scaraventò a terra con violenza. Il mostro si contorse e si rialzò con un movimento innaturale, le ossa scricchiolanti mentre si preparava a un altro assalto.
Raffaele si leccò il labbro spaccato e sorrise in modo minaccioso. “Stavolta non vi basterà farmi qualche graffio.”
Lo scontro fu brutale. Pugni e artigli si incrociarono in una danza di violenza pura, il terreno si macchiò di melma e sangue mentre Raffaele annientava i suoi nemici con la forza di un uragano.
Fabienne sussultò alla vista della carneficina. Poi si voltò verso Aidan. “Io… io vado a liberare i ragazzi”
Callaghan annuì. Vai a cercare i ragazzi. Noi pensiamo a questi.”
La donna si allontanò di corsa, entrando nella villa e sparendo tra le ombre.
All’improvviso, uno dei Qalupalik si staccò dallo scontro e si gettò su Fabienne ma venne intercettato da Simone.
Il professore ebbe appena il tempo di reagire prima di ritrovarsi con la creatura addosso. Il Qalupalik tentò di azzannarlo alla gola, ma Simone riuscì a frapporre un braccio tra sé e il mostro, evitando per un soffio i denti marci che scattarono a pochi centimetri dal suo viso.
“Oh, fantastico.” borbottò, mentre cercava disperatamente di liberarsi.
La creatura ruggì, cercando di sopraffarlo con il peso del suo corpo fradicio. Il docente serrò i denti e infilò una mano nella tasca, estraendo un sigillo che premette contro la pelle viscida del Qalupalik. L’incantesimo si attivò immediatamente. Un bagliore azzurro esplose tra loro e la creatura urlò di dolore, ritrarsi di scatto.
Simone ne approfittò. Con un calcio ben assestato, si allontanò dal mostro e lanciò il suo orcchino.
Il sigillo si attivò con un lampo accecante. La creatura emise un ululato soffocato e si accasciò per un istante, stordita. Il prof prese fiato, poi afferrò il carboncino che teneva in tasca e tracciò rapidamente un cerchio sul terreno attorno al Qalupalik.
Il mostro si riscosse e si preparò a balzargli addosso, ma non appena varcò la soglia del cerchio, una scarica elettrica lo attraversò. Il Qalupalik si contorse in spasmi violenti prima di crollare a terra, il corpo ridotto a una massa fumante.
“Bene” mormorò, sistemandosi gli occhiali.
Aidan, nel frattempo, si trovava faccia a faccia con l’ultimo Qalupalik. Il mostro avanzava lentamente, studiandolo con occhi freddi e calcolatori.
Roteò il pugnale tra le dita e sollevò un sopracciglio.
La creatura scattò con una rapidità impressionante, gli artigli neri che squarciavano l’aria. Aidan schivò il primo fendente, poi il secondo, danzando tra gli attacchi con agilità. Il Qalupalik tentò di afferrarlo con entrambe le mani, ma Callaghan si abbassò e scivolò sotto le braccia del mostro, piantando un pugnale nel fianco esposto.
Il sigillo sulla lama si attivò all’istante. Un’onda di energia purpurea si propagò dal punto d’impatto, facendo contorcere il Qalupalik in un urlo di dolore.
Ma il mostro non era ancora finito.
Con un ruggito, tentò di colpire Aidan con un attacco disperato. L’ex mago si spostò di lato, evitando il colpo, poi fece scattare il secondo pugnale e lo piantò direttamente nella gola della creatura.
Il Qalupalik si irrigidì. Per un istante, rimase immobile. Poi, con un gorgoglio raccapricciante, collassò su sé stesso, sciogliendosi in un ammasso di melma nerastra.
L’uomo si allontanò con una smorfia disgustata. “Sempre più schifosi.”
Nel frattempo, Fabienne raggiunse le cantine. Il cuore le martellava nel petto mentre forzava la serratura della porta.
Dentro, i ragazzi erano ammassati, spaventati, alcuni in lacrime.
“Tranquilli” sussurrò, con un sorriso rassicurante. “Ora siete salvi.”
Intanto fuori Raffaele si avvicinò, massaggiandosi un polso dolorante. “Sei lento, Aidan.”
“Preferisco farlo con stile,” ribatté l’altro, riponendo i pugnali.
Simone si unì a loro, visibilmente provato. “Qualcuno mi spiega perché i mostri si fissano sempre con me?”
“Saranno i tuoi occhiali,” suggerì Callaghan con un ghigno.
“Oppure il fatto che non sai combattere,” aggiunse Raffaele.
L’altro uomo lì presente alzò gli occhi al cielo. “Buffoni.”
I tre si scambiarono un’ultima occhiata, poi si voltarono verso il palazzo. I Qalupalik erano stati eliminati. Fabienne non sentì più i suoni dello scontro. Solo quando la porta si spalancò e vide Aidan, Simone e Raffaele entrare, si concesse un sospiro di sollievo.
“Li hai trovati.” mormorò Aidan.
La donna annuì. “Portiamoli via da qui.”
Intanto Krampus si mosse.
La terra tremò sotto il suo peso mentre si scagliava in avanti con una velocità innaturale, le catene che frustavano l’aria con un sibilo metallico. Ruprecht schivò il primo colpo con un movimento fluido, ma il secondo lo colpì in pieno. Il bastone bloccò l’impatto appena in tempo, ma la forza sovrumana di Krampus lo fece arretrare di diversi metri, le gambe affondate nel terreno.
“Sei debole, Ombra,” ringhiò il demone, la sua voce un rimbombo gutturale. “Il mondo non ha bisogno di equilibrio. Ha bisogno di disciplina. Di paura.”
Ruprecht non rispose. Con una spinta, si scagliò in avanti, le sue catene vorticando attorno a lui come lame d’ombra. Il suo bastone trovò un varco nella guardia del suo avversario e colpì il demone al petto, ma l’impatto fu minimo. Krampus rise, afferrando il bastone con una mano e stringendolo con tale forza da farlo scricchiolare.
Poi, con un movimento brutale, colpì Ruprecht con un pugno incandescente, scagliandolo contro un albero. L’impatto spezzò il tronco a metà, e il demone delle ombre crollò a terra, il mantello lacero e il respiro pesante. Ruprecht un istante prima che il suo opponente scagliasse un'altra scarica di fiamme oscure, eresse una bariera.
L’attacco si infranse sulla protezione, le scintille nere disperdendosi nell’aria. Ruprecht si rialzò, le sue catene brillavano ora di un’ombra ancora più profonda.
Krampus ringhiò, irritato. “Perchè non ti unisci a me?”
Ruprecht rimanendo in silenzio, si mosse.
Questa volta fu lui a guadagnare il vantaggio. Con una rapidità disarmante, scivolò tra le fiamme infernali e colpì. Il suo bastone ruotò come un turbine d’ombra e impattò contro le costole di Krampus con un suono sordo. Il demone infernale vacillò, sorpreso.
Ruprecht non gli diede tempo di riprendersi. Si abbassò, colpì le ginocchia del nemico con un colpo secco, poi si avvolse tra le ombre, riapparendo sopra di lui con una mossa fulminea.
Il bastone si abbatté con tutta la forza accumulata dallo scontro.
Krampus ruggì di dolore quando l’impatto lo inchiodò al suolo, la sua corazza spezzata. Il fuoco nei suoi occhi si affievolì per un istante.
Ruprecht si eresse sopra di lui, il mantello ondeggiante, il bastone puntato al petto del demone. “Il mondo non ha bisogno né della tua tirannia né della mia giustizia. Ha bisogno della sua libertà.”
Con un ultimo colpo, avvolto nel fumo delle ombre, Ruprecht abbatté il bastone.
Un’esplosione di energia oscura e dorata illuminò la foresta, e Krampus emise un ululato finale prima di dissolversi nel nulla.
Intanto i quattro uscirono dalla casa in tempo per assistere alla sconfitta di Krampus, Ruprecht si voltò verso di loro e annuì in segno di rispetto.
La battaglia era finita.
Dal fumo denso che si dissipava nell'aria gelida, una figura emerse lentamente. Lorenzo giaceva al suolo, completamente nudo, il corpo coperto solo da sottili tracce di fuliggine. Respirava a fatica, il petto che si sollevava e abbassava con irregolarità, gli occhi serrati come se ancora prigioniero di un incubo dal quale faticava a svegliarsi.
Ruprecht, ancora avvolto nelle sue ombre, lo osservò per un lungo istante. Poi si voltò verso Aidan, la sua voce cupa ma priva dell'austerità che aveva avuto fino a quel momento.
“Il mio compito qui è terminato. Non c'è più bisogno della mia presenza.”
Si fermò un attimo, poi la sua figura avvolta nel fumo si dissolse, lasciando dietro di sé solo un'eco del tintinnio delle sue catene.
Aidan corse immediatamente da Lorenzo, coprendolo con il proprio cappotto. Il ragazzo aprì debolmente gli occhi, ancora incapace di comprendere dove fosse, chi fosse, ma il terrore sembrava essersi dissolto.
Nel frattempo i ragazzi rapiti erano ancora spaventati, alcuni in lacrime, altri increduli per ciò che avevano vissuto. Il suono delle sirene in lontananza annunciò l’arrivo della polizia, attirata dal caos che avevano lasciato dietro di loro.
Fabienne li osservò con serietà. “Dobbiamo andarcene. Subito.”
Aidan si passò una mano tra i capelli sporchi di fuliggine, annuendo. “Portiamo Lorenzo con noi.”
Nessuno obiettò. In pochi minuti, il gruppo si allontanò nella notte gelida, sparendo prima che la polizia potesse anche solo avvicinarsi alla casa.
La vigilia di Natale arrivò senza altre minacce.
Lorenzo si svegliò nel letto di Aidan, avvolto in coperte pesanti. Si stiracchiò leggermente, osservando il soffitto con un’espressione impassibile. Quando Aidan entrò nella stanza con un vassoio pieno di cibo, Lorenzo si sollevò a sedere, incrociando le braccia sul petto.
“Non ho bisogno di spiegazioni, professore.” disse con voce roca. “Ricordo tutto.”
Aidan si fermò per un istante. “Tutto?”
Lorenzo annuì lentamente. “Era come essere uno spettatore nel mio stesso corpo. Krampus mi ha usato, ma io ero ancora lì. Non potevo fare nulla... ma vedevo. Sentivo.”
Ci fu un lungo silenzio. Poi il ragazzo scrollò le spalle. “Però almeno ho avuto la conferma che i miei genitori erano fuori di testa.”
Aidan sbatté le palpebre, poi rise piano. “Beh, almeno non hai perso il senso dell’umorismo.”
Quella sera, nonostante tutto, riuscirono a trovare un po’ di pace.
Nella casa di Aidan, il tavolo era coperto di cibo: panettone, pandoro, una bottiglia di liquore di dubbia provenienza che Simone aveva portato e che Aidan guardava con sospetto. Lorenzo mangiava con appetito, la prima vera espressione serena sul volto da giorni.
Persino Raffaele era presente, sebbene, come al solito, non riuscisse a trattenersi dai commenti. “ Se l’Inferno è fatto di parenti e cibo zuccherato, direi che ci siamo.”
Simone gli lanciò un pezzo di panettone in testa. “Taci e mangia.”
Fabienne, in silenzio, fissava il cielo oltre la finestra. Fuori nevicava piano, fiocchi leggeri che cadevano senza rumore, imbiancando i tetti e le strade della città. Ma nel suo sguardo c’era qualcosa di inquieto.
“C’è sempre qualcosa nell’aria, in questi giorni.” mormorò.
Aidan, che le sedeva accanto, la osservò per un attimo. Poi alzò la bottiglia e si versò un bicchiere. “Ci penseremo l’anno prossimo.”
Fabienne sorrise debolmente, poi abbassò lo sguardo sul bicchiere tra le mani. Il rumore delle chiacchiere e delle battute degli altri faceva da sottofondo, ma lei era persa nei suoi pensieri.
E si ricordò di anni prima, quando una notte d’inverno qualcuno aveva bussato alla sua porta.
Aidan, giovane e sfacciato, stava lì, con la neve tra i capelli e un’espressione di chi aveva perso tutto ma non voleva darlo a vedere.
“Ho sentito dire che sei una strega,” le aveva detto, con quel mezzo sorriso arrogante. “Insegnami.”
Fabienne aveva accettato. E ora lo osservava ridere con gli altri, uno stregone che si era sempre ostinato a non voler essere un mago, eppure si era dimostrato più potente di molti di loro.
Scosse la testa con un sorriso, bevve un sorso di liquore e, per la prima volta dopo tanto tempo, si concesse di sentirsi tranquilla.
Anche solo per quella notte.
Angolo autore:
Salve! E siamo giunti alla fine, con un brividino che corre lungo la schiena e drizza i peli dietro il collo. Aidan e i suoi adesso meritano di trascorrere un po' di tempo in tranquillità, sicuramente li rivedremo ma saranno loro a decidere quando tornare.
Vorrei, dunque, ringraziare prima di tutto Paildra - l'autore di questa magnifica storia - per averla ideata così bella e averla voluta pubblicare qui. E poi un ringraziamento va a chi si è fermato a leggere e anche a recensire, tutte le opinioni sono state preziose per crescere come scrittori.
Adesso tocca a me, Fantasya, fare un nuovo passo avanti e proporre la mia prima long qui: tra due martedì, un cuore innamorato batte da solo o qualcun altro si sintonizzerà con lui?
Saluti!