Fanfic su attori
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Autore: Rowena Ollivander    27/09/2009    2 recensioni
Agosto 2008. L'uscita nelle sale di "Harry Potter e il Principe
Mezzosangue" è stata rimandata al 15 luglio 2009. Il cast si
è riunito per gli ultimi saluti prima delle "grandi
vacanze", ma una brutta sorpresa aspetta Rupert. Come
reagirà all'arrivo di un terzo incomodo?
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Emma Watson, Rupert Grint
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ricordo che con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, nè offenderle in alcun modo.




Per dimenticare


“When it all falls down.
And the law don’t count.
And it a doesn’t seem fair.
And the people don’t care.
Where in the world you gonna go…”

Ground Zero - Chris Cornell

La portiera della Mini si chiuse con un tonfo. Rupert rimase immobile nell’abitacolo della sua macchina per qualche secondo, poi le mani sul volante, si lasciò andare e vi poggiò sopra la testa.
Le immagini di quell’ultima mezz’ora continuavano a riproporsi davanti ai suoi occhi. Quel loro parlare fitto, lei che gli stringe la mano, lui che la bacia… Quello che lui avrebbe voluto fare da una vita.
Sentiva la rabbia piano piano montare dentro di lui. Accidenti lui era lì accanto a lei da ben otto anni. La aiutava quando aveva bisogno, la sosteneva e incoraggiava ogni volta che si trovava in difficoltà, la divertiva… Lui non aveva mai voluto niente in cambio, perché un’amicizia è questo: dare. Dare, ma ricevere anche e lui non poteva certo dire che Emma non avesse fatto le stesse identiche cose per lui. Ma ad un certo punto lui aveva cominciato a vederla con occhi diversi; non le era mai sembrata tanto bella, ogni momento passato con lei acquisiva un nuovo e splendido significato. Sentiva addirittura la sua mancanza. E lei invece cosa faceva?! Si trovava un fidanzato imbecille che portava la divisa e che era la brutta copia di Matthew McConaughey!! Ma era possibile?! Lui si innamorava di lei e lei gli dava il benservito senza nemmeno concedergli una possibilità! Dannazione!
Le dita di Rupert si strinsero più forte intorno al volante.
Ma poi che diavolo ci faceva con uno con sette anni più di lei…! No! No, non voleva nemmeno pensarci. Che rabbia. Sarebbe stato da galera, da galera! Se solo lei non fosse stata maggiorenne. Ma al diavolo, questo era solo un insignificante dettaglio!! E lui che si era sempre fatto il problema dell’età. Sette anni, sette!!! A lui due sembravano più che sufficienti, giusti, perfetti!! Ma lei aveva dovuto fare le cose in grande. Alla signorina piacciono gli uomini maturi!
La rabbia era sempre più forte e Rupert si ritrovò a tirare pugni contro il volante per non urlare tutto quello che aveva dentro. Ma ad ogni colpo sembrava andare sempre peggio. Allora sai che ti dico? Al diavolo! Al diavolo te, il tuo Jay e tutto quanto!
- Fanculo… - emise a denti stretti, tirando un ultimo pugno al volante e ricadendo appoggiato con la testa al sedile. Si sentiva così idiota per aver anche solo pensato di poter piacere ad una come lei.
Sospirò, passandosi una mano tra i capelli. Aveva bisogno di qualcosa che lo facesse stare meglio.
Aveva bisogno di bere.
Senza nemmeno accorgersene girò la chiave e partì. Non aveva una meta precisa, bastava un bar, un qualsiasi locale che vendesse alcolici. Quando fu non troppo lontano da casa sua scorse un pub aperto e vi si fermò davanti. Parcheggiò la macchina e scese. Perfetto. Non era nemmeno troppo lontano dall’appartamento che si era comprato a Londra, così avrebbe potuto bere di più. Tanto la macchina conosceva la strada per arrivare a casa. Quel breve tratto avrebbe potuto percorrerlo anche da sola.
Entrò e si sedette al bancone di legno del bar. Passò qualche minuto prima che il barista si accorgesse di lui. Il bar era quasi vuoto ad eccezione di una dozzina di omoni intenti a bere birra e ad inveire contro la televisione. Rupert ordinò una birra  senza pensarci troppo e si mise a guardarsi in giro. Un classico pub inglese  fatto per la maggior parte di legno e pietra, con il biliardo e il centro per le freccette.
Niente male, pensò sorseggiando. Non c’era posto migliore per lui quella sera. Lì era tranquillo ed era certo  che nessuno lo avrebbe disturbato.
Il barista infatti si era posizionato nuovamente davanti alla televisione ed insieme a tutti gli altri continuava ad urlare e tirare pugni sui tavoli. Quella sera giocava l’Inghilterra Rugby nel Sei Nazioni ed era troppo tempo che la squadra non portava a casa un trofeo di quella portata; e la Francia non era esattamente la squadra più facile da battere, senza contare l’odio profondo che c’era fra le due nazioni. Dopo 50 minuti di partita si era ancora nove pari e niente mete.  Non gli era mai dispiaciuto il rugby come sport e senz’altro quella sera era diventato il suo preferito, perché nessuno avrebbe prestato attenzione a ciò che faceva o a quanto beveva, bastava semplicemente che pagasse.
Inevitabilmente i suoi pensieri ricominciarono a fluire e lo facevano sempre più violentemente, mentre le sorsate di birra si facevano più profonde. Ma che cosa aveva creduto, che lei sarebbe stata sempre a sua disposizione? Che lo avrebbe aspettato lì per l’eternità? Era normale che si fosse fatta una vita, che avesse cominciato ad uscire con i ragazzi e via di seguito. Lui non aveva alcun diritto su di lei. Era semplicemente un amico e gli amici ti supportano sempre. Ma lei per lui non era più un’amica e lui non voleva un’amica, voleva una donna, una ragazza. Ma non una qualsiasi, voleva lei.
In che bel casino si era infilato, eh?  E adesso? Adesso era semplicemente troppo tardi. Lei si era trovata qualcuno e così avrebbe dovuto fare lui. Solamente trovarne un’altra. No, non se ne parlava. Di Emma ce ne era una sola e lui non voleva una squallida copia o imitazione, lui voleva quella vera. Quella che se ne stava tra le braccia di un finanziere. Quella che lui si era lasciato scappare. Dannazione.
Gira che ti rigira andava sempre a parare nello stesso punto: era colpa sua. Era tutta colpa sua. Lui non era stato abbastanza uomo da confessarle il suo amore, ma nemmeno era stato in grado anche solo di invitarla ad uscire una volta. Era semplicemente rimasto lì ad aspettare. Che cosa non lo sapeva ancora.
Forse che fosse lei a chiedergli di uscire? Seee… Ma se lui ad Emma non interessava nemmeno! Ecco qual’era stata la sua colpa fin dall’inizio: credere che lei provasse qualcosa per lui, qualcosa che non doveva essere necessariamente amore, magari solo un’attenzione maggiore rispetto agli altri.
Rupert poggiò la testa al bancone. Che stupido… E lei adesso se ne era andata. Anzi no, non era lei ad essersene andata. Era stato lui a spingerla a farlo. Lui era innamorato di lei da quanto? Due anni? Forse un po’ meno, ma il punto era che lo sapeva solo lui. Non le aveva mai mandato un segno, mai detto o fatto capire niente. Si vergognava troppo. E adesso ci stava semplicemente annegando nella sua vergogna e gli stava bene, se lo meritava.
La rabbia iniziale si trasformò così sempre più in tristezza e malinconia, la peggiore di tutte. E così Rupert si ritrovò solo a rifugiarsi nell’alcool, che era l’unico amico con cui in quel momento si sentiva di stare. Sapeva che non era così che si risolvevano i problemi, che si sarebbe fatto solo più male e la mattina dopo i problemi si sarebbero ripresentati, ma non gli importava. Domani avrebbe sbattuto la testa da un’altra parte e il giorno dopo ancora. Finché non avesse smesso di pensarci. Fino a che non fosse arrivato giugno e avessero dovuto di nuovo lavorare insieme. Finché non avesse dovuto baciarla. Finì la birra con un sorso e ne ordinò un’altra.
Dopo la prime due il suo buonsenso gli aveva consigliato di smettere o si sarebbe gonfiato come un pallone. Allora era passato ai superalcolici. Una volta aveva letto da qualche parte che la vodka cura i dolori dell’anima. Così ne ordinò un bicchiere, un altro e poi un altro ancora. Al quarto bicchiere di vodka era stato il suo istinto di sopravvivenza a farlo smettere. Casa era a poca distanza, ma la macchina in garage in qualche modo avrebbe dovuto mettercela, tutta intera possibilmente e con lui tutto intero dentro di essa.
Si alzò piano dallo sgabello e buttò i soldi sul bancone, lasciando una mancia, ringraziando mentalmente il barista di essersi fatto gli affari suoi tutta la notte.
Arrivato in macchina si tirò due schiaffi ben dati in faccia per svegliarsi un po’ e mise in moto. Fece tutto con estrema calma; le strade erano deserte e le luci alle finestre tutte spente.
Parcheggiò la macchina senza alcun danno e trovò il buco della serratura senza troppi problemi. Quando arrivò in camera da letto si tolse soltanto la giacca e le scarpe, per poi lasciarsi cadere sul letto. Diede un’ultima occhiata all’ora l’istante esattamente prima di addormentarsi: le quattro del mattino.
La lunga battaglia che imperversava tra lui e il sonno da un paio d’ore era finita. E aveva vinto il sonno.

Quando Rupert si svegliò il giorno seguente, o forse sarebbe meglio dire qualche ora più tardi, la prima cosa di cui si accorse fu l’orribile sapore di qualcosa di andato a male in bocca. Non tanto il mal di testa post sbornia, che oltretutto non aveva mai provato, se non in forma molto leggera, essendo la persona più in grado di reggere e smaltire alcool che avesse mai conosciuto. La seconda cosa che notò fu che si era addormentato completamente vestito, fatta eccezione per giacca e scarpe.
Si girò supino e voltando la testa verso destra colse l’ultima cosa insolita della mattinata. Guardò l’orologio: le tre e mezza di pomeriggio. Aveva giusto il tempo di prepararsi prima di prendere la macchina e andare a casa dei suoi. Si alzò sui gomiti e il suo stomaco gorgogliò rumorosamente. Ok, prima però avrebbe trovato il tempo di farsi qualcosa da mangiare.. Ma appena si fu messo in piedi per dirigersi in cucina dovette rivedere le sue priorità e aprì velocemente la porta del bagno. Con tutte le bevute della sera prima era il minimo…
Dato che al suo stomaco non andava di aver saltato la colazione, il suo fu un pranzo decisamente abbondante. Dopo aver finito di lavare i piatti prese dei vestiti puliti in camera e andò in bagno. Si spogliò e mise tutti i vestiti in lavatrice; se avesse potuto ci si sarebbe messo dentro lui stesso, chissà che una bella centrifuga non gli avrebbe tolto dalla testa quello che era successo la sera prima. Purtroppo però, dovette accontentarsi della doccia; si mise sotto il getto dell’acqua e sperò che bastasse a lavare via tutto quello che aveva dentro, che sembrava esserglisi attaccato al corpo come un parassita, succhiandogli via la vita e togliendogli il respiro.
Durante l’ora e mezza di macchina per arrivare a casa dei suoi genitori, Rupert si ritrovò inaspettatamente a fare una cosa che non faceva mai, specialmente davanti ad altre persone. Infilato il cd dei Velvet Revolver aveva cominciato a cantare. Gli capitava raramente solo quando era da solo e ne aveva particolarmente voglia. Una cosa che non aveva mai smesso di fare era però quello di tenere il ritmo di ogni canzone battendo le dita sul volante e sul bordo del finestrino aperto. C’era anche da dire che con il tipo di canzone che ascoltava era difficile stare fermi, soprattutto quando cominciava a concentrarsi sui giri di chitarra. Era tanto tempo che non faceva un po’ di pratica; non è che avesse avuto poi così tanto tempo libero dopotutto. Si ripromise di mettersi a suonare un po’ una volta tornato da Londra, proprio mentre parcheggiava la macchina nel giardino di casa
- Oi! Sono arrivato! - gridò uscendo dalla Mini e prendendo la borsa con l’occorrente per la notte che si era portato, dal bagagliaio. Suo fratello si sporse dalla finestra aperta della sua camera
- Insomma! C’è bisogno di fare tutto questo casino?! - gli urlò contro James sorridendo.
Rupert gli sorrise di rimando. Non ebbe nemmeno il tempo di realizzare che la porta di casa si era aperta, che venne letteralmente travolto dalle sue sorelle più piccole, Charlotte e Samantha. Insomma, piccole forse non era una parola che loro avrebbero ancora accettato dato che avevano 10 e 12 anni, ma a lui piaceva ancora considerarle così.
Dopo essere stato subissato per dieci minuti da tutto ciò che morivano dalla voglia di dirgli, finalmente Rupert poté rialzarsi tra le risate
- Oi! Ragazze! Abbiamo tutta la sera per parlare! Invece, ditemi un po’, non manca qualcuno
all’appello? - disse riferendosi alla sua terza sorella
- Oh, Georgina non c’è. - gli rispose staccandosi da lui Charlotte
- È fuori con il suo ragazzo. - si atteggiò Samantha, prendendo in giro la sorella più grande.
Rupert si accigliò - Quale ragazzo?! -
Di tutta risposta le due si misero a ridere e corsero verso casa. Rupert andò loro dietro raccogliendo lo zaino e dopo aver salutato sua madre, che lo aspettava sulla porta di casa, non poté fare a meno di trattenersi - Da quando Georgina ha un fidanzato? -
La signora Grint si mise a ridere - L’iperprotettività si fa sentire, eh? -
Rupert biascicò soltanto un debole - Io non sono iperprotettivo… - prima di entrare in casa.
Ma la sera stessa a tavola, l’iperprotettività che non aveva si ripresentò, quando durante il dolce guardò indagatore sua sorella Georgina, rientrata poco prima di cena in macchina con suo padre
- Allora, ehm, chi... chi è questo tipo con cui ti vedi? -
- Non è un tipo, ha un nome e si chiama Josh. E poi non “mi vedo” con lui. È il mio fidanzato. -
- Sei troppo piccola per avere un ragazzo… E poi, questo chi è, non lo conosco… -
Georgina sorrise; se la aspettava proprio quella reazione da Rupert - Rupert, non puoi mica conoscere tutti i ragazzi del mondo!! E non venirmi a dire che sono troppo piccola, ho quindici anni!! -
- E allora? Per me dovresti aspettare i venti almeno. -
A questo punto anche Samantha ebbe da ridire e si unì al coro di disapprovazione di sua sorella più grande
- Rupert scherzi vero?!?! -
- Ma se è da quando ha 13 anni che spingi James a cercarsi una ragazza?!?! -
- Che centra? Lui è un maschio!!!  - disse come se fosse la cosa più naturale del mondo.
I genitori di Rupert non poterono fare altro che mettersi a ridere, mentre al disappunto delle due ragazze si aggiungeva la dimessa risatina di James.
Georgina a quel punto decise che era meglio lasciar decadere l’argomento; sarebbero andati avanti all’infinito altrimenti
- E invece è vero che Emma ha un nuovo fidanzato? -
A Rupert andò per traverso l’ultimo pezzo di torta
- È vero! Non ti dovevi vedere anche con lei ieri sera?! - continuò Samantha entusiasta di sapere le novità
- Sì. Si è vero… - biascicò senza staccare gli occhi dal suo piatto vuoto. Era riuscito a staccare per qualche ora e adesso le sue stesse sorelle gli ripresentavano il problema davanti agli occhi. Ma bene!!
- Oh beh, buon per lei! Si chiama Jay, vero? È proprio un bel ragazzo… - disse Georgina con la piena approvazione di Samantha e sua madre.
A quel punto Rupert non ci vide più e si alzò di scatto da tavola prendendo in mano il suo piatto e andrò dritto in cucina senza dire nulla, lasciando dietro di sé il silenzio che era calato in sala da pranzo.
Oh fantastico, veramente fantastico!! Non si era deciso a passare la sera dai suoi proprio per sfuggire a quella situazione?!?! E adesso, semplicemente ritornava fuori così, a tavola!! Ma che bell’argomento di conversazione, complimenti. Tu quoque, Georgina. Lasciò cadere i piatti nel lavandino. Ma che diavolo!!
Quell’idiota lo stava perseguitando, non era possibile. E cosa peggiore a lì non poteva semplicemente uscire e andarsi a prendere una sbronza per farsi passare di nuovo tutto. Che odio. Adesso doveva ricominciare tutto da capo. Possibile che non potesse avere un attimo di pace?! Un singolo dannato momento gli sarebbe bastato. Invece tutte le immagini della sera precedente gli si ripresentarono davanti agli occhi
- Dannazione..! - sibilò a denti stretti tirando un colpo sul bordo del lavandino.
In quel momento la voce di sua madre lo colse di sorpresa alle spalle
- Rupert, tutto bene? - gli disse con calma avvicinandosi.
Lui di tutta risposta si voltò verso di lei abbozzando un sorriso - Certo, ma’. -
Lei sorrise scostandogli i capelli da davanti agli occhi - Tesoro, sarai anche un bravissimo attore, ma a tua madre non hai mai saputo mentire… -
Rupert si sentì completamente scoperto e abbassò il viso. Con lo sguardo fisso al pavimento sentiva che in quel momento aveva bisogno di parlare con qualcuno, di sentire qualcuno accanto a lui. Ma non avrebbe mai potuto parlarne con sua madre, mai…
In quel preciso momento fece il suo ingresso in cucina Chralotte, con il suo piatto sporco da mettere a lavare
- Ehi piccolina, che ci fai qui? - le chiese Rupert chinandosi a prendere il piatto dalla sue mani per metterlo insieme al proprio nel lavandino
- Questa sera vuoi guardare un cartone con me? C’è “l’Era Glaciale” ma Sam, James e Georgina non vogliono guardarlo con me… - gli disse triste sua sorella
- Certo che lo guardo con te!! Vieni qui principessa, dammi un abbraccio. - Gli piaceva l’idea di strapazzarsi di coccole sua sorella per tutta la sera, avrebbe dimenticato in un modo migliore della notte precedente tutti i suoi problemi.
Chralotte lo abbracciò forte
- Non le devi stare a sentire quelle là, il più bello sei tu. Se il fratello migliore del mondo. -
Rupert sorrise felice, guardando sua madre; c’era chi in fondo gli voleva veramente bene e non doveva dimenticarlo. Non era mai solo. Mai.




To be continued…





Volevo scusarmi tantissimo per il ritardo di questo capitolo. Purtroppo ho avuto da dare gli ultimi due esami del primo anno all’università e sono stata occupatissima!! Ora tranquilli, la strada sarà tutta in discesa, non dovrei metterci troppo a pubblicare gli altri capitoli.
Comunque ho fatto il prima possibile, perché volevo che fosse almeno accettabile  la fine di questo capitolo e spero di esserci riuscita.
Facendo le mie solite precisazioni, non conosco la capacità di reggere l’alcool del nostro Rupert ma non volevo farlo storto fino al midollo osseo, lo volevo un po’ lucido. I nomi dei componenti della sua famiglia sono quelli veri e dovrei avere azzeccato anche le età, se le mie fonti sono attendibili.
Per quanto riguarda la partita di Rugby in televisione il punteggio è totalmente inventato.
E ora un po’ di pubblicità progresso: Ragazzi, bere troppo fa male, quindi non imitate l’inizio del capitolo ^_-

Noel_93: Oh come sono contenta che ti piaccia la ficcy!! Eh sì, la strada è un po’ in salita per Rupert questa volta, ma aspetta e vedrai!! Spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo!! Figurati per la recensione e non vedo l’ora di leggerne un’altra!!! Sei sempre la prima e mi fa un piacere enorme! ti voglio bene!!!!

Cedric M. Bubblehead: Che dire:amore!! Sono davvero contenta che ti piaccia la sua gelosia. Mi sono divertita tanto a descriverla. Me lo vedo troppo e sono stracontenta di essere riuscita a farlo vedere anche a chi legge!! Un bacione enorme

La_Nomade: Sono contenta che ti sia piaciuta fino qui e spero che anche questo capitolo non sia stato da meno!! ^_-

Little lamb in love95: Grazi grazzissime per i tuoi complimenti, poi arrossisco!! E soprattutto grazie mille per l’in bocca al lupo!! Avevo l’esame il giorno dopo che tu hai recensito e anche se l’ho letto dopo aver passato l’esame mi hai portato fortuna perché ho preso il mio primo 30!!!!!!!!!! Quindi grazie!!!!!!!

Che dire, spero vi sia piaciuto il capitolo, anche se io in qualche punto lo trovo un po’ macchinoso. Abbiate pietà, ho dovuto dare due esami in due settimane e mi hanno succhiato via anche il sangue!! Ci sentiamo presto con il prossimo capitolo. Dovrebbe essere l’ultimo prima dell’epilogo finale!!
Rowena
  
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