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Autore: Hi Ban    06/10/2009    7 recensioni
“Non lo so.” Dissi con voce afona, schiarendola subito dopo, quasi per riflesso.
“Non lo sai? Eppure sei a casa sua.” Disse con voce allegra Deidara, tirando fuori la mano che aveva messo in quel borsellino in cui teneva l’argilla.
Le possibili risposte:
‘Non abito veramente qui, faccio finta.’
‘L’ho cacciato un mese fa fuori di casa perché non si toglieva le scarpe prima di entrare.’
‘L’ho ucciso e messo in una sacca da bowling perché non voleva farmi tenere un famigerato cervo.’
‘Era troppo bello allora l’ho rinchiuso in cantina per non rimanere abbagliata dalla sua bellezza.’
‘Itachi Uchiha sono io.’
‘Prima di mettere le mani su di lui dovrete passare sul mio cadavere!’
Oppure...
‘Dovrebbe rincasare per cena, potete aspettarlo in soggiorno.’

[Storia sospesa]
Genere: Avventura, Comico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akatsuki, Itachi, Nuovo Personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto Shippuuden
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Capitolo 15


Gridai, piazzandomi davanti a lei, nel punto in cui si stava dirigendo il ninja.


La mia stupidità, come sempre si era sospettato, era in grado di superare limiti non umani. Quella volta lo aveva fatto, rischiando di farmene pagare le conseguenze. L’azione di pararmi davanti ad Hinata, con la chiara intenzione di difenderla, oltre che sciocca, si era rivelata totalmente inutile. Inutile perché, essendo una ninja di Konoha, poteva benissimo difendersi da sola, avendo già visto l’aggressore con il Byakugan.
Oppure avrebbe potuto pensarci Shino, creando un muro difensivo con gli insetti, così come avrebbero potuto difenderla Kiba o Naruto. Quei pensieri, forse i più furbi e rivelatori che la mia mente si era mai concessa di fare, attraversarono la mia mente solo quando il ninja mi era praticamente addosso. In quel momento, però, grazie alla mia botta di testa, c’ero io davanti ad Hinata, perciò se non volevo che il kunai che teneva in mano mi trapassasse da parte a parte dovevo fare qualcosa.
Il massimo che il mio corpo mi concesse di fare, dato che ero letteralmente bloccata dalla paura, fu di posizionare dinnanzi a me il kunai con cui avevo minacciato, scherzosamente, Naruto e, consapevole che non sarebbe bastato un arma del genere ad evitare che lui mi colpisse con il suo, di chiudere gli occhi. Sentii un impatto, certo, ma non quello che mi aspettavo. Ero, oramai, sicura che mi avrebbe fatto fuori, invece non sentii alcunché che fosse vagamente ricollegabile al dolore. Qualcosa di umido, però, toccò il mio volto.
Aprii gli occhi e la scena che mi si parò davanti mi lasciò completamente sconvolta quanto terrorizzata.
Il corpo del mercenario era sospeso dinnanzi a me senza vita, trattenuto da una corda formata dagli insetti dell’Aburame, così come il suo kunai. Il mio, invece, si era conficcato, all’incirca, all’altezza del cuore, e gli era stato fatale. Ciò che fece scaturire in me terrore fu la consapevolezza di aver ucciso una persona. Aggravante della situazione, tutto il sangue che ora si trovava addosso a me, sui miei vestiti e sulla mia faccia. La paura e la consapevolezza di ciò che avevo appena fatto mi impedivano qualunque movimento.
Feci a stento caso che Naruto mi tolse, delicatamente, il kunai dalla mano e che Hinata si premurò di ripulirmi il viso dagli schizza di sangue, per quanto lo permetteva la mia situazione mentale che mi impediva di collaborare. Kiba e Shino, molto probabilmente, avevano avvertito il villaggio tramite gli insetti di quest’ultimo.
Tantomeno mi accorsi che avevamo ripreso la strada per tornare a Konoha. Ero in totale stato di trance. Nessuno, dopo la mia performance, si era arrischiato a parlare, notando, evidentemente, che non ero nelle condizioni adatte per sopportare dei rimproveri.
“Carmen-chan…”
Solo Naruto, in uno sprazzo di coraggio, poiché anche lui aveva inteso la situazione, aprì bocca, prontamente fermato da Kiba.
Intanto nella mia mente si agitavano i pensieri più nefasti, che oscillavano dal pensare che da quel momento in poi ero diventata un’assassina al rendermi conto di essermi macchiata di tale reato. In pratica, il pensiero era sempre lo stesso, formulato, solamente, in diversi modi; evidentemente era per torturarmi meglio. La mia indole masochista si faceva sentire nei momenti migliori.
Gli sguardi apprensivi di Hinata e quelli straniti di Naruto mi scivolavano, semplicemente, addosso. Non avevo voglia di fare niente in quel momento, se non fosse stata un esigenza, non avrei nemmeno corso. Parlare era un’azione totalmente fuori dalle mie intenzioni.
Cosa sarebbe successo? Mi avrebbero giudicato come un’assassina, tutti, compresi Tsunade, Kakashi e Itachi Sensei, avrebbero cambiato la loro opinione su di me. Se, poi, fossi tornata a casa cos’avrei raccontato ai miei genitori? Glielo avrei detto così, senza troppi convenevoli. A mia mamma, come minimo, sarebbe venuto un colpo.
Mentre la mia mente si dilettava alla ricerca delle più possibili situazioni che si sarebbero venute a creare una volta varcate le soglie del villaggio, non mi accorsi che le avevamo varcate.
Non vi era nessuno per le strade del Villaggio della Foglia, dal momento che era ora di cena ed eravamo quasi arrivati al palazzo dell’Hokage. Nel momento in cui me ne resi conto il panico prese il sopravvento e avrei rinunciato volentieri a mettere piede nell’ufficio della Godaime. Partendo dal presupposto che tutti avessero compreso il mio bizzarro modo di ragionare, sperai che mi evitassero quell’ulteriore tortura.
Naturalmente.
Fosse stato per loro, in caso non vi fossi entrata con le mie gambe, avrebbero fatto uso di violenza, o, come lo chiama Yamato, del regime del terrore.
Shino me l’avrebbe fatta pagare volentieri per aver ucciso un suo stimato compagno. Certo che il ragazzo era rancoroso. Nella stanza non c’era solo Tsunade, che in quel momento si trovava sommersa sotto la pila di documenti, ma anche Shizune, con l’immancabile Ton Ton.
“Ben tornati ragazzi…”
Accortasi della nostra presenza, con un movimento fulmineo fece in modo che la bottiglia di Sakè finisse nel cassetto. L’espressione felice e solare che aveva accompagnato, precedentemente, il suo saluto scomparve subito non appena fece caso alle facce di coloro che le si trovavano davanti.
Shizune, anche lei comprendendo che qualcosa era andato storto, si congedò dicendo che aveva del lavoro arretrato da svolgere.
La parte che seguì avrei fatto volentieri a meno di ascoltarla, poiché Shino si diede al resoconto di ciò che, volente o nolente, era stata la missione, un resoconto anche troppo dettagliato, per i miei gusti. Mentre l’Aburame spiegava, con l’aiuto di Kiba e Naruto, Tsunade, evidentemente, fece caso alle macchie di sangue presenti sul mio vestiario, poiché chiamò il mio nome. Erano poche, ma per me c’erano ed erano pure troppe. In quel preciso istante, le immagini rappresentanti me che piantavo il kunai nel petto di quell’uomo si fecero vivide nella mia mente. Un film che non accennava a smettere, che si proiettava all’infinito. Risposi al terzo richiamo, poiché gli altri due non erano riusciti ad infrangere la barriera che vi era attorno alla mia mente, formata da ciò che avevo vissuto poco prima.
“Sì?”
Mi studiò, forse alla ricerca di un possibile crollo emotivo. Cercai di dare la miglior mostra di me, poiché volevo ancora apparire ‘buona’ ai suoi occhi, ma intravide qualche segno, non so nemmeno dove, che la spinse a sentenziare la sua decisione.
“Puoi tornare a villa Uchiha. È stata una giornata faticosa, devi riposarti.”
Fingere si era già rivelato dannoso una volta, perché tentare in una sorte che non girava mai dalla mia parte, nemmeno ad inseguirla?
“Solo io?”
Voleva mandare via solo me, quello lo avevo capito, ma non riuscivo a trovare una spiegazione logica. Loro sapevano cose sulla missione così come le sapevo anche io, perciò voleva che le dicessero nei particolari cos’era successo. Tralasciando che il modo in cui prima aveva esplicato la questione Shino era anche troppo dettagliato, ero io che avevo fatto fuori quel tizio.
Dato che io ero – e sono tutt’ora – una ragazza che cambia decisione senza un motivo apparente, decisi di non aver più voglia di sapere perché aveva mandato via solo me. Senza aspettare una risposta, mi diressi verso la porta, mormorando un ‘Ciao’ sommesso a tutti. Non appena la porta si richiuse, per mano mia, con uno scatto secco, la voce di Tsunade riempì i corridoi del palazzo e, probabilmente, anche quelli delle strutture vicine.
“Si può sapere che diavolo è successo?!”
Non stetti ad ascoltare il resto della conversazione che si consumava tra quelle quattro mura e mi accinsi a prendere la strada per l’uscita. Persa nei miei pensieri, le mie gambe compivano automaticamente la strada, portandomi nei pressi della villa. La osservai e un dubbio atroce mise radici nella mia mente, facendo sì che un brivido mi solcasse la schiena. Cos’avrei detto a Itachi Sensei? Certo, forse per lui non sarebbe stata un’azione tanto strana, lui uccideva gente quasi ogni giorno, non tralasciando il fatto che, nolente o volente, era un pluriomicida, ma per me era una vera e propria disgrazia.
Per il momento doveva trovarsi ancora all’Akatsuki, ma non sapendo i suoi precisi programmi poteva già essere tornato. In quel momento, il problema maggiore che il mio cervello si poneva era se avessi dovuto attraversare la soglia della casa o meno.
Entrare si rivelava la scelta più sensata; lui, probabilmente, non c’era e, anche se ci fosse stato, forse non mi avrebbe mal giudicata. Se me ne fossi andata, in primo luogo, non avrei avuto un posto dove andare e, in secondo luogo, Tsunade mi avrebbe dato per dispersa, e avrei creato, così, ancora più complicazioni.
Come un automa, mi diressi nella stanza dove da un bel po’ di tempo, ormai, passavo le notti.
Mi sedetti sul pavimento, appoggiandomi sul tatami senza troppa grazia, non conscia di quelle che erano le mie azioni. Ero stanca, spossata, volevo chiudere gli occhi e dormire, non pensando a quello che avevo fatto; certo, quello che avevo fatto, per un ninja, era una cosa normale, ma, nemico o non nemico, io avevo ucciso una persona. Capacitarmi di tale fatto non era neanche un’impresa così difficile. Mi ero macchiata di quel reato, non potendo tornare indietro e cambiare le cose.
Non sapevo più come comportarmi, cosa fare: era la prima volta da quando mi trovavo a Konoha che non sapevo come agire, come se da qual momento in poi ciò che avessi fatto poteva essere, in qualche modo, sbagliato. Non potevo incolpare nessuno tranne me stessa se mi trovavo in quella situazione. Nessuno mi aveva chiesto di pararmi davanti ad Hinata, ma, si sa, io giungo alle conclusioni giuste dopo aver compiuto il danno. In quel frangente non potevo fare granché, se non martoriare la mia mente con pensieri funesti. A rendermi triste era la semplice consapevolezza di ciò che ero diventata. Un concetto, per me, troppo difficile da assimilare.
Il tempo che passai sul tatami inginocchiata fu molto, o, perlomeno, ai miei occhi parve interminabile; guardai, nuovamente, le macchie sui miei vestiti. Feci una cosa inaspettata, di cui, sicuramente, nel momento in cui la mia mente fosse tornata normale, mi sarei derisa da sola. Mi cambiai, presi i vestiti e mi diressi in bagno. Sì, andai a lavare i vestiti.
Io, nullafacente per professione, in un momento di debolezza, se non proprio assenza, mentale, mi misi a lavare i vestiti. Riempii una conca d’acqua e ve li misi dentro; come in trance, li spingevo verso il basso, in continuazione, senza sapere che cosa avrei ricavato da una simile azione. Continuai così per un bel po’, poi mi ricordai il mio vero scopo e impugnai il sapone. Ci misi poco con la gonna, poiché aveva poche macchie, invece, per puro senso di auto masochismo, mi misi a fissare quelle sulla maglia. Evidentemente, il mio cervello, quella volta, pensava che potevano indicarmi qualcosa, darmi qualche segno, un aiuto su come alleviare il senso di colpa. Questo perché ora mi sentivo anche in colpa verso uno dei ninja che aveva tentato di ucciderci. Inutile precisare che non mi diede un bel niente, eccetto una buona dose di depressione, sensi di colpa e consapevolezza. Inizia a lavare anche quella, ma era un osso duro, poiché le macchie sembravano far parte di essa. Tentai in tutti i modi, e mi resi anche conto che mentre mi cimentavo nella smacchiatura pensavo di meno. Perfetto, avrei dovuto lavare vestiti per tutta la vita. Magari anche quelli di Itachi Sensei, ma c’era l’alto tasso di possibilità che mi cacciasse di casa. Se non proprio da Konoha, dal momento che era lui che mi aveva chiamata. A conti fatti, allora, era anche colpa sua se ora ero un’assassina: se lui non mi avesse chiamato io non avrei ucciso nessuno. Bene, avrei dato la colpa a lui.
Mi facevo schifo da sola. Accusare lui di una cosa che non lo riguardava, aumentando il carico di colpe che già si portava dietro, era una cosa da vigliacchi, subdola e meschina.
Come cita il famoso detto, parli del diavolo e spuntano le corna. Sentii dei passi provenire dal corridoio, ma non mi girai nemmeno per vedere chi c’era sulla soglia. Era lui. Adesso, l’idea di incolparlo, oltre a farmi disgustare di me stessa, mi faceva anche paura. Era pur sempre Itachi Uchiha la persona di cui stavamo parlando.
Rimanemmo in religioso silenzio, nessuno accennava a dire niente e l’unico rumore che riempiva l’aria era quello del sapone sfregato contro il capo di vestiario che si trovava premuto contro il lato della conca dalla mia ferrea presa. “Tsunade mi ha detto che avete portato a termine la missione”
Aveva parlato con Tsunade, perciò gli aveva anche detto dell’inconveniente. Non mi aspettavo di certo parole di conforto.
Ad un tratto, la luminosità nella stanza era calata drasticamente e, alla ricerca della causa di tale fenomeno, alzai gli occhi versi la finestra. Itachi si trovava appoggiato al piccolo davanzale, con le braccia conserte e osservava un punto indefinito alle mie spalle. Non avevo sentito niente, come avevo fatto a non accorgermene? Per arrivare lì sarebbe dovuto passarmi di fianco.
Beh, lui era Itachi Uchiha.
Risposta tanto semplice da poter trarre in inganno.
Il massimo di risposta che mi ero concessa era un cenno affermativo con il capo ed evidentemente non aveva gradito.
Abbassai di nuovo il capo, intenta a continuare la mia opera. Impegno già concluso, visto che delle macchie non c’era più traccia, ma non per questo smisi.
Passò il suo sguardo su di me e la cosa riuscì a farmi innervosire, molto. Cos’aveva da guardare? Voleva, per caso, lavare lui? Gli avrei ceduto volentieri il posto se avesse smesso di guardarmi. Risi di me stessa, di nuovo. Sapevo che lo sguardo di Itachi su di me non mi dava realmente fastidio, anzi, mi piaceva. Se non fosse stata una circostanza simile sarei o arrossita o avrei sbavato.
Probabilmente entrambi. Adesso cercavo solo un pretesto per esternare la mia tristezza, mista ad una rabbia sopraggiunta in un secondo momento. Ovvero quando avevo capito che non potevo togliermi da tale situazione.
Nonostante la consapevolezza di ciò, non riuscii a trattenermi, alzai lo sguardo, incontrando il suo, impassibile. Notai che aveva addosso la cappa dell’Akatsuki, ma era aperta. Quell’informazione il mio cervello la registrò molto dopo, motivo per cui non sbavai nella conca.
“No, non è stata portata a termine.”
Avrei anche dovuto dargli una motivazione, supposi, ma ripresi a lavare. Lui sapeva la motivazione e io non avrei ripetuto ciò che lui già sapeva.
“Mi ha detto che hai ucciso un mercenario nella foresta.”
Va bene che era un Uchiha, va bene che era Itachi Uchiha, va bene tutto, ma poteva usare almeno un po’ di tatto. Quella sua ultima affermazione gli costò cara, poiché la rabbia si impadronì di me.
“Sì, l’ho ucciso, una cosa davvero fantastica.”
Non alzai gli occhi, non feci niente se non continuare a sfregare quel piccolo pezzo di sapone contro i vestiti, se possibile, in modo ancora più frenetico. Continuavo a strofinarlo, ancora un po’ e avrei bucato la maglia. Itachi continuava a stare lì, non diceva una parola. Cos’avrebbe potuto dire del resto? Lui non poteva far ritornate in vita quel ninja, così come io non potevo guardarlo in faccia. Mi vergognavo.
Più la vergogna aumentava, più strofinavo forte. Ancora poco e non sarebbe rimasto niente di quel pezzo di sapone.
I solchi della maglia erano ormai stati appianati dalle numerose volte in cui la saponetta aveva compiuto il suo passaggio, non divenendo più un intoppo al suo passaggio. Poi mi fermai. Invasa da una calma che in quel momento non credevo possibile. Ecco qual’era l’effetto che mi facevano le sue mani, fredde e pallide, posate sulle mie, incuranti che si stanno bagnando d’acqua e imbrattando di sapone.
Chinai il capo e Itachi continuava a tenere le mie mani tra le sue. Ero calma, riuscivo a vedere la situazione con maggior chiarezza e, inevitabilmente, la tristezza che era stata rimpiazzata dalla rabbia tornò a farsi sentire, portando con se un senso d’angoscia non indifferente.
La stretta vicinanza di Itachi mi aveva spinta a liberarmi di quell’angoscia e di quella mestizia che mi tormentavano e il mio cervello ritenne che il modo migliore fossero le lacrime. Certamente, il giorno dopo, o forse quello dopo ancora, mi sarei vergognata a morte per aver pianto in presenza di Itachi Sensei, ma, in quel momento, non lo ritenevo un problema. Appena le prime lacrime solcarono le mie guance, persi totalmente il controllo di me e iniziai a mormorare frasi sconnesse.
“No, non è stata portata a termine... L’ho ucciso... io...” Oramai, anche parlare era divenuto impossibile a causa dei singhiozzi. Non mi piaceva piangere, ma non trovavo altro modo per far capire cosa provavo.
Non so come, ma ormai avevo fatto l’abitudine a non accorgermi dei suoi movimenti, mi trovai con un braccio di Itachi attorno alla vita. Possibile che l’Uchiha avesse un effetto calmante su di me? I singhiozzi erano scemati, fino a scomparire, ma le lacrime no, quelle facevano pianta stabile. Non riuscivo a vederlo in faccia e lui nemmeno, perciò non potette vedere me che arrossivo. Anche in quella situazione…
Lui era impassibile, come sempre; si limitava a stare lì, con me che piangevo. A me andava bene, non volevo che tentasse di consolarmi, poiché sarebbe servito a ben poco. Mi bastava averlo vicino, che capisse ciò che provavo.
Continuando a versare lacrime, mi girai e mi strinsi maggiormente a Itachi, e lui non mi respinse, ma rimase immobile, aspettando che mi calmassi. Rimasi tra le sue braccia non so per quanto tempo, poi mi calmai.
Non mi allontanai, però, da lui: aveva un effetto rilassante, se mi fossi spostata avrei ceduto, nuovamente, alle lacrime. Poi, stare tra le sue braccia, indipendentemente da quale fosse il motivo che aveva portato a tale situazione, non era una cosa che capitava tutti i giorni.
“Sono… stata… io…”
Continuavo a ridire quella frase, a tratti, quasi pensando che continuando a ripeterla avrei cambiato qualcosa. Vana speranza.
“Questa è la vita di un ninja, devi abituarti.”
Quella frase mi lascio di stucco. Era una frase che diceva tante cose, poneva tante domande, rispondeva a tanti miei dubbi. Non potei cogliere risposte e domande da tale frase, poiché, sfortunatamente, la stanchezza che tanto avevo celato si fece sentire e prese, in pochissimo tempo, il sopravvento.
Sentii a malapena la presa di Itachi farsi un po’ più forte, per poi addormentarmi tra le sue braccia.


Saaaaalve!! Scusate per il ritardo, ma la scuola non risparmia i suoi adorati studenti…-.- Scusate se non aggiornerò molto in fretta, ma tra quella benedette scuola, i contest e tutto non so da che parte sono girata!!
Ho pubblicato anche il giorno del mio compleanno, mi sono auto fatta un regalo!^^


mangaka94: Ciaooo! Sono contenta che i capitoli ti piacciano e ti facciano ridere!^^ Questo, però, penso che più che altro sia leggermente deprimente -.-… Spero ti piaccia lo stesso! Scusa per il ritardo!^^ Ti ringrazio infinitamente per avermi messa tra gli autori preferiti!*_* Al prossimo capitolo!! Bye Bye!^^ kari16: Ciaooo! Sì, povero insetto… Intanto Shino è un po’ troppo rancoroso!! Ne ha tanto di insetti, cosa si lamenta! Sì, la NaruHina è una coppia che mi piace!*_* Perciò appena ho trovato un ‘buco’ dove metterci un accenno non ho perso tempo!xD Ti chiedo scusa per il ritardo, ma la scuola è una bestia contro cui è difficile combattere!=( Spero che questo capitolo ti piaccia!! Bye Bye!!^^ Erykuz: Ciaooo!! Che recensione enorme, mi sento onorata!*_* grazie mille!! Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto! Sì, il nonnetto mi ha fatto venire l’emicrania!! La scena d’azione è stata il mio forte ù_ù un bel calcio nei gioielli di famiglia vale di più di mille shuriken! Bè, è una mia abilità innata finire sul più bello *modalità Mary Sue on* Comunque mi dispiace di averti fatto aspettare… e per aver interrotto sul più bello!xD Al prossimo capitolo!! Bye Bye!!^^ Ciao Kokory!^^ Samirina: Ciaooo! Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto e ti ringrazio per i complimenti!! *schiva shuriken* prometto che non interromperò sul più bello… Solo qualche volta… *va via fischiettando…* Spero che il capitolo ti sia piaciuto! Al prossimo!! Bye Bye!!^^ IvI: Ciaooo! Sì, Sasuke sarà nella storia! *risata maleficamente malefica* Il linguaggio da scaricatrice c’è sempre!xD Concordo per Yosuke, però se le paga lui, io non spendo soldi per quell’essere… Urgh… Spero che questo capitolo ti sia piaciuto!! Al prossimo!! Bye Bye!!^^ Nihal: Ciaooo! Se se, Sasuke è bello, ma Itachi lo batte. Punto. Ora può iniziare la risposta alla recensione. Ri Ciaooo! Si è capito che Yosuke non mi sta esattamente simpatico, vero?? Guarda che Itachi lo faceva perché anche quella è una sua forma contorta di allenamento… *credici…* Oh! Ti sei schierata dalla parte di Shino?! Era solo un insetto! Pure brutto… Ne ha così tanti… uno più uno meno… Cooomunque… Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto e che lo abbia trovato bellissimo! Al prossimo!! Bye Bye!!^^ Gloglo_96: Ciaooo! Sono contenta che il calcio lì dove non batte il sole ti sia piaciuto!xD Ti ringrazio per i complimenti!^^ Itachi p tornato, stai tranquilla!!=D Chiedo scusa per il ritardo e spero che questo capitolo ti piaccia!! Al prossimo!! Bye Bye!!^^ Asteria 95: Ciaooo! Sono contenta che non ci sia rimasta male! E lo sono anche perché continui a seguire la storia!=) Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto!! Al prossimo!! Bye Bye!!^^ Burdock 95: Ciaooo!! Sei tornato!! Bè, se Naruto non mi ha aiutato è stata colpa mia… La baka sono io…-.-… No comment… Ti ringrazio per avermi messa tra i tuoi autori preferiti!!*_* grazie!! Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto!! Spero che questo sortisca lo stesso effetto!! Bye Bye!!^^ Pupattolina: Ciaooo!! Stai tranquilla, la recensione va bene così!! L’importante che tu abbia letto il capitolo!^_- Sono contenta che ti sia piaciuta l’armata composta da me e Naruto contro quell’essere abominevole!^^ Spero che anche questo capitolo ti piaccia!! Bye Bye!!^^
  
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