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Autore: Gogol    07/10/2009    1 recensioni
Postato sesto capitolo, un nuovo personaggio entra in gioco e i fuochi artificiali esplodono!
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Demyx, Paperino, Pippo, Sora
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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KH2

 Cavalcarono furiosamente per tutto il giorno, dall’alba al tramonto, come falchi che si tuffino sulla loro preda incuranti della lontananza.

Solo che, forse, i falchi non avevano piaghe sul sedere.

Due creature galoppavano sulla strada sterrata tra sobbalzi e scossoni, schiumanti per lo sforzo e il caldo appena attenuato dal calare della sera. Quello a destra sembrava – e in effetti era – un cavallo sauro dal pelame scuro lanciato in corsa; a sinistra, invece, saltava e zampettava un grosso essere simile ad uno struzzo ma ricoperto di piume dal lungo becco ricurvo alle zampe unghiute da uccello. Sulla groppa di quest’ultimo era seduto un altro volatile, dalle fattezze antropomorfe che ricordavano quelle di un’oca. Tuttavia, così come i falchi non soffrono di emorroidi, le oche probabilmente non imprecano a tutto spiano.

Paperino finì di tirar giù dalle dimore celesti l’altra metà del pantheon proprio quando Pippo aveva deciso di essere sul punto di ammazzarlo con un colpo di scudo. Almeno il mago pennuto era appoggiato su di un soffice cuscino di piume viola bluastre e le ali da pollo del Chocobo lo proteggevano ai fianchi come in un’alcova; il Capitano doveva accontentarsi di una sella di cuoio consunta per il cavallo. << Ahyuck.  Non è preoccupante che nella capitale di un impero non dispongano di navi funzionanti? >> Commentò tanto per dire qualcosa.

Paperino rispose con un grugnito intellegibile. Pippo ripeté a beneficio del compagno, il quale si mostrò un po’ più reattivo rivolgendogli un gesto volgare col braccio.

<< Sei di buonumore, vedo. >> A quasi mille chilometri dal posto di guardia più vicino, senza un letto e con gallette indurite come unico cibo, anche il Capitano cominciava ad avere dubbi sulla sensatezza della loro fuga dal Palazzo dei draghi. Aveva svegliato l’amico in piena notte, lo aveva fatto vestire e sellare uno degli animali nei box delle scuderie. Paperino non aveva protestato, ancora stordito dall’alcool e dal sonno; la sera prima era parso convinto delle ragioni del Capitano, ma Pippo sapeva che anche soltanto dieci minuti di ritardo avrebbero significato altri protocolli, ore e ore di cerimonie d’addio e parate militari indette dal vecchio imperatore. Così avevano cavalcato e cavalcavano, diretti verso l’unico punto d’approdo del pianeta.

L’alba del giorno successivo apparve grigia e smorta sulle colline. La sagoma nera della torre di guardia era un punto lontano incassato fra due pareti di roccia scistosa.

Il Capitano non aveva dormito quasi per nulla nelle ore che lo separavano dal suo turno di guardia al bivacco. Sentiva le palpebre pesanti e più di una volta si era sorpreso a scivolare nel sonno, col pericolo di un ruzzolone ben più concreto dalla groppa del cavallo. Paperino era più in forma, complice il fatto che aveva dormito per buona parte del suo turno. Eppure… Pippo corrugò la fronte. Un tempo non molto lontano avrebbe potuto reggere quei ritmi per tre giorni consecutivi; adesso …

Adesso non è qualche anno fa. La semplice verità contenuta in quel pensiero lo intristì. Pochi anni, così tante cose cambiate …

Qualche – anno – fa.

Qualche anno fa il Re era morto. A scoprirlo, che sembrava addormentato sul trono, era stata una delle domestiche. Avrebbe dovuto essere Pippo; ma il Capitano non era nella Sala della Prima pietra. Quella mattina Jeromhe, una recluta fra le più giovani dei Cavalieri, si era presentato chiedendo il parere di Pippo riguardo a un crollo nell’Ala Est. Crollo…. In realtà si trattava semplicemente di un cedimento nel colonnato a causa di una rastrematura male eseguita, e la squadra di carpentieri e architetti di stanza al Castello era subito accorsa armata di cazzuole e scalpelli. Forse la colonna era stata danneggiata durante l’incursione degli Heartless di sei anni prima, oppure era stata l’imperizia degli architetti. La cosa in sé non costituiva comunque una fonte di pericolo, ma col passare del tempo la stabilità del pilone avrebbe potuto risentirne. Jeromhe, ricordava Pippo con un misto di orgoglio e amarezza, sarebbe stato al centro dell’attenzione fra i suoi compagni se la morte del Re non avesse spazzato via tutto come un castello di carte …

Sentì di nuovo le palpebre chiudersi. Poco avanti a lui Paperino era una sagoma indistinta e persino la creatura artigliata ballonzolante al suo fianco aveva i contorni

( sfocati )

Creatura artigliata!

Il terreno esplose con un boato che assordò Pippo e il mondo. Il baio s’impennò nitrendo e scalciando e il Capitano fu scaraventato giù dalla sella assieme a staffe e briglie e finimenti in un intrico di cuoio, polvere e sassi. Pap … Gridò o almeno credette di gridare mentre nuvole di terra gli vorticavano attorno, penetrandogli negli occhi e nel naso. Vide confusamente ombre zannute, cornute, dagli occhi gialli. Lo scudo giaceva abbandonato a terra, appena fuori dalla sua portata. Il primo Heartless si protese verso di lui e Pippo chiuse gli occhi, preparandosi a sentire le zanne nella pelle della gola.

Ciò che senti fu i peli delle braccia che si rizzavano.

La testa dell’Heartless scoppiò e fu letteralmente sradicata dal resto del corpo, che scattò all’indietro affondando nella luce del fulmine. Scomparve in brandelli di nembi neri.

<< Indietro! >>

Paperino era piazzato a zampe larghe al centro del sentiero devastato, ginocchia piegate e braccia tese coi palmi rivolti al cielo. Sembrava un’apparizione sputata fuori dall’inferno dei paperi, se ne esisteva uno. L’Heartless più vicino, un omuncolo disossato e molle come muco scuro, tentò senza troppa convinzione una finta e artigliò l’aria. Paperino arretrò saltellando e strillando fiumi di insulti mentre l’ombra avanzava di un passo prima che una tagliola invisibile lo inchiodasse a terra con uno scatto. Dai cespugli intricati ai lati della strada balzarono fuori altri due mozziconi di candela ad artigli snudati, costringendo il mago a compiere una giravolta su se stesso, destra, sinistra, danzando goffo per riparare il fianco scoperto dagli attacchi. Puntò l’indice contro uno degli assalitori e rilasciò una stilettata di energia pura che lo scagliò inerte a qualche metro di distanza. L’Heartless rimanente gnaulò di rabbia e s’avventò; ma il mago reagì troppo tardi. Si voltò tentando di parlare, il becco si mosse su e giù: un lampo nero e un pezzo della giubba azzurra di Paperino volteggiò nell’aria, con l’artiglio del mostro che mancava di un pelo la carne. Paperino crollò in ginocchio, l’Heartless sembrò farsi più grande e tentacoli violacei e guizzanti gli spuntarono dalla schiena curva. Non avrebbe avuto una seconda possibilità.

Pippo dispiegò il braccio destro in un movimento fluido, rilasciando lo scudo tondo che fischiò nell’aria e nella polvere come un disco olimpionico e centrò l’ombra fra collo e clavicole – o meglio, nel punto in cui sarebbero state le clavicole di un essere umano o almeno un tantino antropomorfo – ma la mossa fu efficace lo stesso. La testa dell’Heartless schizzò via dal resto del corpo e lo scudo roteante passò in volo un centimetro sopra la testa del papero in ginocchio, brillando contro il sole di mezzogiorno.

<< Paperino … Andiamo! Andiamo… >>

Ora il mago si era rialzato, sostenendosi con la destra stretta all’impugnatura dello scettro di legno-ferro. Dietro di lui, lo scudo compì un semicerchio nell’aria come un uccello in vena di esibizioni e ridiscese a tutta birra verso il Capitano, le cui mani guantate di bianco si serrarono sul bordo zigrinato. Più avanti i due Heartless sopravvissuti stavano fuggendo, uno saltando su lunghi trampoli, l’altro strisciando come un razzo fra i sassi. Pippo si guardò intorno, frenetico

( oh, grazie )

E vide cavallo e Chocobo che nitrivano e starnazzavano poco più in là, privi di sella e bruciacchiati ma vivi.

Poi un viluppo di tenebre sorse da terra contraendosi e ribollendo come un calderone, sputando fuori altre forme nere e ringhianti; sembrava le espellesse da se stessa. Il Capitano ed il Mago di corte si scambiarono un’occhiata rassegnata e carica di significato.

L’istante dopo filavano tutti e due verso le rispettive montature.

Pippo saltò sopra un Heartless semiliquido, ne dribblò un altro fintando a sinistra e in quattro rapide falcate ondeggianti fu davanti al baio. Una decina di guizzi e un manipolo di Heartless circondò Paperino, che con le sue tozze zampette da palmipede era riuscito a coprire solo la metà della distanza. Il mago urlicchiò e rilasciò dallo scettro tenuto in orizzontale uno strale di bianco accecante che si disintegrò in migliaia di piccole fiammate azzurrine, avvolgendo e consumando le ombre che gli sbarravano la strada.

Con uno strappo liquido, l’Heartless candela era riuscito a liberarsi dalla tagliola d’Aria: ringhiava e sbavava, trascinandosi dietro il moncone di gamba che terminava in un ammasso informe di brandelli neri fluttuanti. Paperino balzò davanti al Chocobo, ma il grido del Capitano fu superfluo; il papero afferrò lo scettro con entrambe le mani e l’Heartless aprì la cavità che aveva per bocca in un ghigno storto, di trionfo.

Paperino calò il bastone sul cranio bulboso della creatura e glielo divise in due, sollevando spruzzi violacei e corrosivi che piovvero come una fontana attorno ai combattenti. Il mago si disimpegnò mentre ancora l’Heartless stava svanendo e agguantò un fianco del Chocobo ignorando i suoi strilli indignati nel cacciargli i talloni nella carne.

<< Iiiiiiiiiiiiii-yaahh! >>

Pippo era chinato sulla groppa del cavallo e galoppava a pelo, tenendosi basso per schivare piccoli globi neri che gli schizzavano tutto attorno. Aveva perduto il cappello giallo e l’uniforme era attraversata da vistosi squarci. Paperino si azzardò a girarsi; le due cavalcature stavano distanziando gli Heartless, ma quelli non mollavano. Chocobo e cavallo piombarono in mezzo alle sterpaglie dei cambi incolti; un nitrito trafisse l’aria mentre il baio scivolava affondando gli zoccoli nel terreno umido in una corona di schizzi fangosi. Trascinata dal peso di Pippo la bestia ricadde di fianco fino a sfiorare l’erba coi quarti posteriori, poi incredibilmente riuscì a trovare la forza di scattare in avanti, attingendo a chissà quale ultima risorsa. Galoppò  in maniera scoordinata dietro al Chocobo in corsa con dietro cinque pantere dai tratti appena abbozzati che lo puntavano, schiumante di saliva e sudore, gemendo quando uno degli animali ombra lo colpì di striscio lasciandogli una striatura rossa sul fianco destro.

Anche Paperino sentiva che non sarebbe durata a lungo. Il Chocobo cominciava a dare segni di sfinimento, ma gli Heartless non sentivano fatica e …

L’urlo fu tanto improvviso quanto lacerante. Le pantere ombra si fermarono di botto, inciamparono, si azzannarono tra di loro. Ma cosa …

In mezzo alle macerie della strada maestra, su di una collina poco lontana dal luogo dell’agguato, brulicanti forme nere ricoprivano qualcosa

( Qualcuno! Qual )

Qualcosa che gridava e si dibatteva, indistinguibile da quella distanza. Eppure Paperino aveva già vissuto questa situazione. Era stato tempo prima, ma lo ricordava bene, oh…

Vide tutta la scena con gli occhi della mente. Lo stregone che urlava di rabbia, gli Heartless che gli si ammassavano attorno. I suoi comandi. Il suo terrore. Il dolore.

Le pantere ombra parevano aver perso ogni interesse per le loro prede. Gironzolavano svagate in mezzo all’erba incolta, ogni tanto barcollavano come stordite.

Pippo cercò di dire qualcosa, ma richiuse la bocca. Paperino respirò, un respiro lungo, sibilante.

<< Avanti! >> Pippo lo guardò come se fosse impazzito. Il mago assunse un’aria esasperata. Come si poteva essere così … così …

<< Avanti! Pensi che rimarranno così in eterno! Dobbiamo andarcene di qui! Avanti, pezzo d’idiota! >>

Questo sembrò sortire qualche effetto. Il Capitano socchiuse un occhio pesto e finalmente annuì. La sua espressione era un punto interrogativo vivente … e nonostante la situazione, Paperino sentì il bisogno assurdo e incontenibile di ridere.

<< Per gli dei, grosso scemo >> Ansimò << Togliamoci da questo posto! >>

E lo fecero.

  
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