Solo che, forse, i falchi non avevano piaghe sul sedere.
Due creature galoppavano sulla strada sterrata tra sobbalzi e scossoni,
schiumanti per lo sforzo e il caldo appena attenuato dal calare della
sera. Quello a destra sembrava – e in effetti era – un
cavallo sauro dal pelame scuro lanciato in corsa; a sinistra, invece,
saltava e zampettava un grosso essere simile ad uno struzzo ma
ricoperto di piume dal lungo becco ricurvo alle zampe unghiute da
uccello. Sulla groppa di quest’ultimo era seduto un altro
volatile, dalle fattezze antropomorfe che ricordavano quelle di
un’oca. Tuttavia, così come i falchi non soffrono di
emorroidi, le oche probabilmente non imprecano a tutto spiano.
Paperino finì di tirar giù dalle dimore celesti
l’altra metà del pantheon proprio quando Pippo aveva
deciso di essere sul punto di ammazzarlo con un colpo di scudo. Almeno
il mago pennuto era appoggiato su di un soffice cuscino di piume viola
bluastre e le ali da pollo del Chocobo lo proteggevano ai fianchi come
in un’alcova; il Capitano doveva accontentarsi di una sella di
cuoio consunta per il cavallo. << Ahyuck. Non è
preoccupante che nella capitale di un impero non dispongano di navi
funzionanti? >> Commentò tanto per dire qualcosa.
Paperino rispose con un grugnito intellegibile. Pippo ripeté a
beneficio del compagno, il quale si mostrò un po’
più reattivo rivolgendogli un gesto volgare col braccio.
<< Sei di buonumore, vedo. >> A quasi mille chilometri dal
posto di guardia più vicino, senza un letto e con gallette
indurite come unico cibo, anche il Capitano cominciava ad avere dubbi
sulla sensatezza della loro fuga dal Palazzo dei draghi. Aveva
svegliato l’amico in piena notte, lo aveva fatto vestire e
sellare uno degli animali nei box delle scuderie. Paperino non aveva
protestato, ancora stordito dall’alcool e dal sonno; la sera
prima era parso convinto delle ragioni del Capitano, ma Pippo sapeva
che anche soltanto dieci minuti di ritardo avrebbero significato altri
protocolli, ore e ore di cerimonie d’addio e parate militari
indette dal vecchio imperatore. Così avevano cavalcato e
cavalcavano, diretti verso l’unico punto d’approdo del
pianeta.
L’alba del giorno successivo apparve grigia e smorta sulle
colline. La sagoma nera della torre di guardia era un punto lontano
incassato fra due pareti di roccia scistosa.
Il Capitano non aveva dormito quasi per nulla nelle ore che lo
separavano dal suo turno di guardia al bivacco. Sentiva le palpebre
pesanti e più di una volta si era sorpreso a scivolare nel
sonno, col pericolo di un ruzzolone ben più concreto dalla
groppa del cavallo. Paperino era più in forma, complice il fatto
che aveva dormito per buona parte del suo turno. Eppure… Pippo
corrugò la fronte. Un tempo non molto lontano avrebbe potuto
reggere quei ritmi per tre giorni consecutivi; adesso …
Adesso non è qualche anno fa. La semplice verità
contenuta in quel pensiero lo intristì. Pochi anni, così
tante cose cambiate …
Qualche – anno – fa.
Qualche anno fa il Re era morto. A scoprirlo, che sembrava addormentato
sul trono, era stata una delle domestiche. Avrebbe dovuto essere Pippo;
ma il Capitano non era nella Sala della Prima pietra. Quella mattina
Jeromhe, una recluta fra le più giovani dei Cavalieri, si era
presentato chiedendo il parere di Pippo riguardo a un crollo
nell’Ala Est. Crollo…. In realtà si trattava
semplicemente di un cedimento nel colonnato a causa di una rastrematura
male eseguita, e la squadra di carpentieri e architetti di stanza al
Castello era subito accorsa armata di cazzuole e scalpelli. Forse la
colonna era stata danneggiata durante l’incursione degli
Heartless di sei anni prima, oppure era stata l’imperizia degli
architetti. La cosa in sé non costituiva comunque una fonte di
pericolo, ma col passare del tempo la stabilità del pilone
avrebbe potuto risentirne. Jeromhe, ricordava Pippo con un misto di
orgoglio e amarezza, sarebbe stato al centro dell’attenzione fra
i suoi compagni se la morte del Re non avesse spazzato via tutto come
un castello di carte …
Sentì di nuovo le palpebre chiudersi. Poco avanti a lui Paperino
era una sagoma indistinta e persino la creatura artigliata
ballonzolante al suo fianco aveva i contorni
( sfocati )
Creatura artigliata!
Il terreno esplose con un boato che assordò Pippo e il mondo. Il
baio s’impennò nitrendo e scalciando e il Capitano fu
scaraventato giù dalla sella assieme a staffe e briglie e
finimenti in un intrico di cuoio, polvere e sassi. Pap …
Gridò o almeno credette di gridare mentre nuvole di terra gli
vorticavano attorno, penetrandogli negli occhi e nel naso. Vide
confusamente ombre zannute, cornute, dagli occhi gialli. Lo scudo
giaceva abbandonato a terra, appena fuori dalla sua portata. Il primo
Heartless si protese verso di lui e Pippo chiuse gli occhi,
preparandosi a sentire le zanne nella pelle della gola.
Ciò che senti fu i peli delle braccia che si rizzavano.
La testa dell’Heartless scoppiò e fu letteralmente
sradicata dal resto del corpo, che scattò all’indietro
affondando nella luce del fulmine. Scomparve in brandelli di nembi neri.
<< Indietro! >>
Paperino era piazzato a zampe larghe al centro del sentiero devastato,
ginocchia piegate e braccia tese coi palmi rivolti al cielo. Sembrava
un’apparizione sputata fuori dall’inferno dei paperi, se ne
esisteva uno. L’Heartless più vicino, un omuncolo
disossato e molle come muco scuro, tentò senza troppa
convinzione una finta e artigliò l’aria. Paperino
arretrò saltellando e strillando fiumi di insulti mentre
l’ombra avanzava di un passo prima che una tagliola invisibile lo
inchiodasse a terra con uno scatto. Dai cespugli intricati ai lati
della strada balzarono fuori altri due mozziconi di candela ad artigli
snudati, costringendo il mago a compiere una giravolta su se stesso,
destra, sinistra, danzando goffo per riparare il fianco scoperto dagli
attacchi. Puntò l’indice contro uno degli assalitori e
rilasciò una stilettata di energia pura che lo scagliò
inerte a qualche metro di distanza. L’Heartless rimanente
gnaulò di rabbia e s’avventò; ma il mago
reagì troppo tardi. Si voltò tentando di parlare, il
becco si mosse su e giù: un lampo nero e un pezzo della giubba
azzurra di Paperino volteggiò nell’aria, con
l’artiglio del mostro che mancava di un pelo la carne. Paperino
crollò in ginocchio, l’Heartless sembrò farsi
più grande e tentacoli violacei e guizzanti gli spuntarono dalla
schiena curva. Non avrebbe avuto una seconda possibilità.
Pippo dispiegò il braccio destro in un movimento fluido,
rilasciando lo scudo tondo che fischiò nell’aria e nella
polvere come un disco olimpionico e centrò l’ombra fra
collo e clavicole – o meglio, nel punto in cui sarebbero state le
clavicole di un essere umano o almeno un tantino antropomorfo –
ma la mossa fu efficace lo stesso. La testa dell’Heartless
schizzò via dal resto del corpo e lo scudo roteante passò
in volo un centimetro sopra la testa del papero in ginocchio, brillando
contro il sole di mezzogiorno.
<< Paperino … Andiamo! Andiamo… >>
Ora il mago si era rialzato, sostenendosi con la destra stretta
all’impugnatura dello scettro di legno-ferro. Dietro di lui, lo
scudo compì un semicerchio nell’aria come un uccello in
vena di esibizioni e ridiscese a tutta birra verso il Capitano, le cui
mani guantate di bianco si serrarono sul bordo zigrinato. Più
avanti i due Heartless sopravvissuti stavano fuggendo, uno saltando su
lunghi trampoli, l’altro strisciando come un razzo fra i sassi.
Pippo si guardò intorno, frenetico
( oh, grazie )
E vide cavallo e Chocobo che nitrivano e starnazzavano poco più in là, privi di sella e bruciacchiati ma vivi.
Poi un viluppo di tenebre sorse da terra contraendosi e ribollendo come
un calderone, sputando fuori altre forme nere e ringhianti; sembrava le
espellesse da se stessa. Il Capitano ed il Mago di corte si scambiarono
un’occhiata rassegnata e carica di significato.
L’istante dopo filavano tutti e due verso le rispettive montature.
Pippo saltò sopra un Heartless semiliquido, ne dribblò un
altro fintando a sinistra e in quattro rapide falcate ondeggianti fu
davanti al baio. Una decina di guizzi e un manipolo di Heartless
circondò Paperino, che con le sue tozze zampette da palmipede
era riuscito a coprire solo la metà della distanza. Il mago
urlicchiò e rilasciò dallo scettro tenuto in orizzontale
uno strale di bianco accecante che si disintegrò in migliaia di
piccole fiammate azzurrine, avvolgendo e consumando le ombre che gli
sbarravano la strada.
Con uno strappo liquido, l’Heartless candela era riuscito a
liberarsi dalla tagliola d’Aria: ringhiava e sbavava,
trascinandosi dietro il moncone di gamba che terminava in un ammasso
informe di brandelli neri fluttuanti. Paperino balzò davanti al
Chocobo, ma il grido del Capitano fu superfluo; il papero
afferrò lo scettro con entrambe le mani e l’Heartless
aprì la cavità che aveva per bocca in un ghigno storto,
di trionfo.
Paperino calò il bastone sul cranio bulboso della creatura e
glielo divise in due, sollevando spruzzi violacei e corrosivi che
piovvero come una fontana attorno ai combattenti. Il mago si
disimpegnò mentre ancora l’Heartless stava svanendo e
agguantò un fianco del Chocobo ignorando i suoi strilli
indignati nel cacciargli i talloni nella carne.
<< Iiiiiiiiiiiiii-yaahh! >>
Pippo era chinato sulla groppa del cavallo e galoppava a pelo,
tenendosi basso per schivare piccoli globi neri che gli schizzavano
tutto attorno. Aveva perduto il cappello giallo e l’uniforme era
attraversata da vistosi squarci. Paperino si azzardò a girarsi;
le due cavalcature stavano distanziando gli Heartless, ma quelli non
mollavano. Chocobo e cavallo piombarono in mezzo alle sterpaglie dei
cambi incolti; un nitrito trafisse l’aria mentre il baio
scivolava affondando gli zoccoli nel terreno umido in una corona di
schizzi fangosi. Trascinata dal peso di Pippo la bestia ricadde di
fianco fino a sfiorare l’erba coi quarti posteriori, poi
incredibilmente riuscì a trovare la forza di scattare in avanti,
attingendo a chissà quale ultima risorsa. Galoppò
in maniera scoordinata dietro al Chocobo in corsa con dietro cinque
pantere dai tratti appena abbozzati che lo puntavano, schiumante di
saliva e sudore, gemendo quando uno degli animali ombra lo colpì
di striscio lasciandogli una striatura rossa sul fianco destro.
Anche Paperino sentiva che non sarebbe durata a lungo. Il Chocobo
cominciava a dare segni di sfinimento, ma gli Heartless non sentivano
fatica e …
L’urlo fu tanto improvviso quanto lacerante. Le pantere ombra si
fermarono di botto, inciamparono, si azzannarono tra di loro. Ma cosa
…
In mezzo alle macerie della strada maestra, su di una collina poco
lontana dal luogo dell’agguato, brulicanti forme nere ricoprivano
qualcosa
( Qualcuno! Qual )
Qualcosa che gridava e si dibatteva, indistinguibile da quella
distanza. Eppure Paperino aveva già vissuto questa situazione.
Era stato tempo prima, ma lo ricordava bene, oh…
Vide tutta la scena con gli occhi della mente. Lo stregone che urlava
di rabbia, gli Heartless che gli si ammassavano attorno. I suoi
comandi. Il suo terrore. Il dolore.
Le pantere ombra parevano aver perso ogni interesse per le loro prede.
Gironzolavano svagate in mezzo all’erba incolta, ogni tanto
barcollavano come stordite.
Pippo cercò di dire qualcosa, ma richiuse la bocca. Paperino respirò, un respiro lungo, sibilante.
<< Avanti! >> Pippo lo guardò come se fosse
impazzito. Il mago assunse un’aria esasperata. Come si poteva
essere così … così …
<< Avanti! Pensi che rimarranno così in eterno! Dobbiamo andarcene di qui! Avanti, pezzo d’idiota! >>
Questo sembrò sortire qualche effetto. Il Capitano socchiuse un
occhio pesto e finalmente annuì. La sua espressione era un punto
interrogativo vivente … e nonostante la situazione, Paperino
sentì il bisogno assurdo e incontenibile di ridere.
<< Per gli dei, grosso scemo >> Ansimò << Togliamoci da questo posto! >>
E lo fecero.