Incubi
notturni
Scusate
non mi uccidete ma questo capitolo è davvero corto..e
davvero
bruttino…lo correggerò e aggiungero
qualcosina!scusate ma ho poco tempo!un
bacio!
Erano minuti,ore o
forse secoli, che aspettava nervoso che quel maledetto
orologio battesse le tre.
Aveva deciso per
quell’orario;nessuno,o almeno nessun pazzo squilibrato che
avesse voluto causare le ire del Principe di Slytheryn,si sarebbe
aggirato nel
castello.
Dopo aver terminato il suo
turno da Caposcuola,e aver congedato gli altri,aveva deciso di tornare
nella
sua camera per non destare sospetti.
Aveva trovato una maliziosa
Pansy ad aspettarlo allo stipite della porta,come ogni sera ,da circa
due settimane.
Da quando era impegnato nel
piano diabolico contro la Granger,non aveva avuto tempo di scegliere
un’altra
ragazza disponibile,e Pansy aveva buoni requisiti.
La squadrò con il suo
sguardo
metallico che la metteva sempre in soggezione;non era molto alta forse
sul
metro e 65,magra con le gambe snelle,forse anche troppo,e le forme
accennate.
Non poteva essere definita
una ragazza prosperosa,ma il suo fisico androgino aveva un non
sò che di
affascinante.
Ecco il suo era
fascino,non bellezza.Si
trovò a pensare
Draco.
La Mezzosangue era
completamente diversa.
Poco più alta,ma al
posto dei
capelli corti e lisci,una chioma da leonessa;formosa,con le gambe
snelle e
muscolose,e non due bastoncini fragili come quelle di Pansy,e poi
quegli
occhi,così vivi,ecco lei era “Viva”...
-Draco- gli si avvicinò
lentamente.
Il biondo si ridestò
irato
dai suoi pensieri.
La serpeverde se ne accorse
vedendo la mascella del ragazzo irrigidirsi e le pupille farsi due
fessure.
-Non sta sera- la
congedò.
Poi vedendo il suo viso sconcertato
e dubbioso aggiunse per non destare ulteriori sospetti
–Domani però
pretendo il doppio-.
La ragazza arricciò le
labbra
soddisfatta e si allontanò velocemente.
-Stupida sgualdrina-
afferrò
un pacchetto di sigarette al mentolo e ne accese una.
Aveva iniziato a fumare
all’età di quattordici anni,all’inizio
non gli piaceva molto,ma poi era
diventato un vizio,un’abitudine.
E poi quelle sigarette erano
fresche e confortanti,un conforto che aveva avuto poco durante tutta la
sua
vita.
Sapeva che erano dannose,e
forse era proprio quello che lo spingeva a fumarne ogni giorno di
più.
Finalmente l’orologio
battè
quella famigerata ora che tanto aveva aspettato.
Il piano aveva inizio.
Si sentiva bene,felice,nella
sua crudeltà.
Aveva studiato tutto nei
minimi particolari.
E la conclusione era solo una
farla star male.
I motivi?Tanti secondo lui.
Era una Mezzosangue,e questo
bastava.
O forse
no.
I
suoi passi riecheggiavano rumorosamente tra
le mura di Hogwarts,che da secoli avevano assistito a
eventi,appuntamenti
segreti,torture,e altro,senza dire una parola.
Finalmente si trovò di
fronte
alla Sala Comune dei Grifondoro;sarebbe stata la prima,o forse la
seconda volta
che si addentrava nel territorio nemico.
Il ritratto della Signora
Grassa si era assopito,ma subito si destò dal suo sonnellino
appena sentì il
rumore dei passi.
-Signor Malfoy- fece con aria
ancora insonnolita.
-Signora- sussurrò
inchinandosi leggermente.
-Che cosa..ci fa qui?e
soprattutto che ore sono?- domandò sbadigliando.
-Le undici-mentì
spudoratamente.
- mi faccia entrare –
-Non posso lo sai..possono
entrare solo quelli con la parola d’ordine!-cercò
di non guardarlo negli occhi.
-Mandragola zannuta-
ghignò
soddisfatto.
La Signora lo guardò
sbalordita.
-Mi apra- questa volta la sua
voce era più rigida.
-Non parlarmi con quel tono
signorino!-
-SUBITO- scandì con un
tono
da far rabbrividire il Basilisco..
-Non posso Signor Malfoy!-
La donna avrebbe voluto
urlare,ma non ne ebbe il tempo.
-Imperio-mormorò e la
costrinse ad aprire il ritratto,rivelando la Sala rosso-oro.
Si era già adirato
troppo per
una stupida vecchia,e non voleva perdere tempo.
Aveva voglia di divertirsi.
Era accogliente,per non dire
piccola,e molto famigliare,per non dire squallida.
Non era minimamente
paragonabile al regno nei sotterranei.
Non c’erano tende
lussuose di
seta nera,nè comodi divani di velluto verde;c’era
qualche poltroncina ,dei
tavolini bassi e circolari,un enorme tappeto rosso-oro e un camino.
E poi c’erano quegli
orribili
arazzi che rappresentavano lo stemma di Grifondoro.
A Draco per
poco non venne da vomitare.
Stava per salire sulla
scalinata quando si trasformò in uno scivolo,e si
ritrovò scaraventato per
terra.
Emise un ringhio cupo e
sinistro e si rialzò;puntò la bacchetta contro la
scala e la incantò in modo
che non si ritrasformasse.
-La terza porta a destra-
mormorò fra di sè.
Aveva estorto
quell’informazione a una ragazzina del secondo anno,non di
certo con un
“Imperius”,gli era bastato guardarla qualche
secondo.
-Alhomora- e la porta si
aprì.
Che stupidi quei
Grifondoro,davvero pensavano che nessun ragazzo si sarebbe mai
introdotto in un
dormitorio femminile?
Con un inconfondibile ghigno
spinse la porta per aprirla;non c’era nessun’altra
oltre a Lei.
È si,aveva organizzato
tutto,ogni minimo dettaglio.
La sorella di Lenticchia e le
sue stupide compagnette erano al festino di Serpeverde,organizzato da
lui
stesso.
La stanza era buia,solo una
fioca luce illuminava il letto a baldacchino della sua preda.
Era tutto troppo facile.
Si avvicinò
lentamente,senza
fare rumore,come erano abituati quelli della sua specie.
E si adagiò accanto al
corpo
rovente della Grifondoro.
Sentiva caldo
terribilmente,era come se un fuoco le divampasse nelle viscere;si
muoveva a
scatti,spostava le coperte e cerca refrigerio .
Quell’incubo,che ormai la
torurava da qualche giorno aveva colpito di nuovo;il serpente era
enorme
davanti a lei,con le spire aperte e pronta a divorarla,ma aspettava
,come se il
fatto di vederla così intimorita e sofferente prolungasse il
piacere di
gustarla.
Ed
infatti era proprio così.
Ghignava osservado la fronte
bagnata e l’espressione preoccupata della ragazza,godeva di
una sofferenza,che
insolitamente non era la sua.
-Piccola stupida Mezzosangue-
le sussurrò mellifluo nell’orecchio.
Non rispose ma la vide
rabbrividire.
E questo bastava.
Le iniziò a leccare
l’orecchio
bollente,e la sentì fremere,come poco prima.
La tortura era appena
iniziata.