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Autore: Thumbelina    11/10/2009    10 recensioni
Chi adora le Lily/Sev questa non se la può proprio perdere. Perchè? Perchè è una storia totalmente diversa da tutte le altre, una storia che cambia totalmente il punto di vista di chi la legge (e di chi la scrive). Lily Evans ne è la protagonista assoluta ed indiscussa (cosa che accade ben poco spesso nelle Lily Sev. In poche parole la giovane e timida auror ventiduenne Lily Evans si ritrova a scontrarsi con il suo ex migliore amico nonchè mangiamorte Severus Piton. Un Severus Piton che però, nei suoi ventiduenni, è meno chiuso di quello della Rowling, e che prova ancora qualcosa per lei. Cosa succede dopo? Per saperlo dovrete leggere...
TRATTO DA CAPITOLO 4:
La Evans aveva appena finito di parlare che il rumore della porta del granaio si aprì. Severus Piton scattò subito in piedi, guardando sospettoso la porta.
Chi si aspettava che fosse? Un auror, suppongo, o la polizia, o uno dei suoi cari amici mangiamorte che avevano cercato di farlo fuori tre settimane prima.
Genere: Romantico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gellert Grindelwald, Lily Evans, Nuovo personaggio, Severus Piton | Coppie: Lily/Severus
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Toccata e fuga

- Evans, a terra! – gridò uno dei suoi colleghi alla poco più che ventenne Lily Evans.
Questa si gettò all’istante a terra, cosa che le era terribilmente facile fare dato che era abituata a cadere spesso (a volte inciampando persino nei propri piedi). Schivò quindi l’incantesimo che un nemico le aveva appena lanciato e sbiancò vedendo il lampo verde prova che quel mangiamorte aveva tentato di ucciderla. Ringraziò mentalmente quel suo collega di cui ignorava al momento il nome e, gattonando, arrivò fino a un muretto e vi si nascose dietro.
Alastor Moody la raggiunse poco dopo gettandosi dietro il muro per evitare un anatema di un mangiamorte che alla bellissima Lily apparve irriconoscibile a causa della maschera che questo, come tutti gli altri, portava.
- Evans, stai bene? – le chiese l’auror bevendo qualche sorso di rum dalla sua borraccia e offrendone un poco alla roscia, che però rifiutò
- Sì, lei?
- Sì, diciamo
- Quanti sono?
- Quarantasette
- Chi c’è tra loro?
- Non ne abbiamo idea, dovrebbero esserci gli Avery, ma non ne siamo sicuri
- Sono troppi, forse dovremmo abbandonare
- No che non dovremmo abbandonare. Forse sei un po’ scossa, quell’incantesimo ti ha quasi colpito. Io torno in battaglia, aspetto che lei mi raggiunga fra poco
Ciò rimise nell’astuccio la sua borraccia chiusa e corse di nuovo fuori pronto a lanciare incantesimi a destra e a manca.
Lily respirò qualche secondo a pieni polmoni autoconvincendo se stessa che stare là dietro mentre i suoi colleghi rischiavano la vita non era la cosa giusta da fare. Sì, aveva ragione Alastor, loro non dovevano abbandonare.
Prese quindi coraggio e abbandonò il suo rifugio portandosi all’attacco. La bacchetta costantemente puntata verso il molteplice nemico. Scintille rosse, verdi, viola e argentee saettavano da tutte le parti.
- Reducto!
- Protego!
- Avadakedavra!
- Stupeficium!
- Bombarda!
- Crucio!
- Impedimenta!
E chi li schivava era bravo, ma chi non ce la faceva era a terra, a volte ferito, spesso morto.
Lily puntava non troppo sicura la bacchetta contro il nemico, parzialmente protetta dai corpi dei suoi colleghi più esperti che, al contrario di lei, che per paura rimaneva abbastanza indietro, duellavano in prima fila.
Forse aveva scelto il lavoro sbagliato. Forse ventidue anni erano troppo pochi per diventare un’auror.
Con questi pensieri nella mente si distrasse per l’ennesima volta da quando quella missione era cominciata e rischiò ancora una volta di venir colpita. Schivò la scintilla argentea buttandosi di lato e coprendosi il volto con le mani, gesto totalmente inutile e senza senso.
- Evans, un po’ d’attenzione, per l’amor del cielo! – la rimproverò uno dei suoi superiori.
La rossa mosse il viso con fare spiacente e fece qualche passo avanti, come a dar prova di quel suo (al momento assente) coraggio.
Al terzo passo che muoveva in avanti sentì un enorme boato e credette di aver pestato una bomba. Ipotesi sbagliata. Con un lampo di luce verde i mangiamorte avevano cominciato a saettare da tutte le parti, infilandosi fra le piccole vie, fuggendo e continuando a lanciare incantesimi.
- Stategli dietro, forza! – gridò uno dei veterani fra gli auror e i suddetti cominciarono a rincorrere i mangiamorte.
Forse non avrei dovuto fare l’auror, pensava Lily Evans mentre rincorreva insieme ai suoi colleghi quegli uomini mascherati.
Il gruppo dei mangiamorte si divise in due durante la corsa e gli auror fecero lo stesso: un gruppo proseguì quindi per dritto, e l’altro, di cui faceva parte anche Lily, si gettò in una stradina secondaria con diversi piccoli viali a denti di pettine.
Scelta sbagliata, pensò Lily.
Tre dei mangiamorte del secondo gruppo corsero in un vialino seguiti da cinque auror, ed un altro, a cui Lily era ormai abbastanza vicina, fuggì in una seconda stradina.
- Evans, seguilo! Non fartelo scappare! – le ordinò il capo di Lily e la timida ventiduenne si lanciò da sola all’inseguimento del suo nemico.
Era una cosa difficile un inseguimento in quelle vie, era una delle cose più difficili che la Evans avesse mai fatto. Lei e il suo “nemico” correvano ormai su strade diverse ma parallele, unite da vialini, ma lui era sempre in testa e la rossa sapeva che, se avesse perso tempo ad attraversare uno di questi, si sarebbe fatta scappare quella corrispondenza indispensabile alla cattura.
Chissà che cosa stavano facendo i suoi colleghi in quel momento… magari avevano già ripreso tutti gli altri mangiamorte e stavano per l’appunto aspettando solo lei per condurli tutti ad Azkaban, oppure avevano tutti perso la loro battaglia ed ora subivano le torture dei seguaci di Colui-che-non-deve-essere-nominato, oppure…
Completamente (e nuovamente) persa nei propri pensieri, la giovane Lily si ritrovò finalmente alla fine di quella strada, il suo mangiamorte ancora correva a pochi passi di distanza da lei.
Credette che si sarebbe fermato. Credette che si sarebbe arreso. Ma non fu così.
L’uomo (perché la Evans era ormai convinta che fosse un uomo) imboccò un secondo vialetto continuando la sua corsa, peccato però che fosse un vicolo cieco, chiuso da un muretto che il mangiamorte avrebbe impiegato troppo tempo a scavalcare.
Senza nemmeno interessarsi a scoprire chi fosse il suo avversario, il mangiamorte con un gesto veloce si girò verso l’impaurita Lily pronto a colpirla.
La ragazza si gettò a terra vedendolo voltare il braccio magro in sua direzione con fare così inaspettato ed attese che una scintilla colorata lo mancasse, come accadeva sempre.
Eppure dalla bacchetta di legno scuro del mangiamorte non sortì alcuna scintilla, e l’uomo rimase fermo immobile, la bacchetta ancora puntata, a guardarla.
- Lily? – chiese lei con espressione accigliata, stupefatta
La ragazza si rialzò puntandogli contro la bacchetta, tremante.
- non si fa così – disse ridendo l’uomo e le si avvicinò.
Lily rimase ferma immobile, terrorizzata. Paralizzata.
L’uomo le si posizionò dietro, il corpo a tre centimetri e nemmeno da quello della ragazza e, le afferrò il braccio tendendolo bene verso il vuoto.
- E’ così che si fa – le spiegò – niente esitazioni, niente distrazioni, braccio teso, bacchetta puntata, viso alto. È così che si fa.
La donna sentì quella frase così vicina a un ricordo così lontano che avvertì un brivido percorrerle la schiena.
Si allontanò quindi velocemente da lui, puntandogli contro la bacchetta come lui le aveva detto.
- Severus? – chiese all’uomo guardandolo incerta e sbalordita
L’uomo si tolse la maschera scura ridendo.
- Non credevo mi avresti riconosciuto, Lily – le disse.
- Quella frase – fece Lily come a spiegazione – la dicevi sempre quando mi aiutavi a scuola a Difesa Contro Le Arti Oscure
- Bella memoria – fece Severus
- Bel tatuaggio – commentò la Evans guardando il braccio del suo ex migliore amico alquanto disgustata
- Che ci fai qui, Evans?
- Stavo per farti la stessa domanda, Severus
- Sei diventata un’auror, notevole
- Sei diventato un mangiamorte
- Già…
- Ma bravo, credevo che alla fine non l’avresti fatto, credevo che un cervello
- Ed io che tu avessi imparato a puntare una bacchetta
- Ma che battute! Hai mai pensato di fare in comico in tv?
- Sei qui per chiacchierare o per catturarmi?
- Vuoi essere catturato?
- No, suppongo di no. Mi catturerai?
- Sì, suppongo di sì
- E allora che cosa aspetti?
- Vuoi che io ti catturi?
- No. Voglio che tu mi uccida.
- Che cosa? – chiese la Evans stupefatta
- Hai capito bene. Voglio che tu mi uccida
- E da quando sei diventato masochista?
- Da mai, semmai il contrario
- Che vuoi dire?
- Se tu non mi ucciderai i tuoi colleghi mi cattureranno, mi porteranno ad Azkaban, e il bacio del dissennatore io… diciamo che preferisco una morta indolore, e per mano tua, Evans…
- Mi chiamo Lily – lo interruppe lei
- Scusa, per mano tua, Lily, beh sarebbe davvero il massimo.
Lily lo guardò torva.
- A che gioco stai giocando, Severus?
- Nessun gioco. D'altronde non è quello che vuoi, Lily, non vuoi uccidermi?
- Sì. è quello che voglio.
Severus rise.
- Menti – le disse – e non sei mai stata brava a dire le bugie – fece avvicinandosi di nuovo a lei
- Non è vero – rispose Lily indietreggiando
- Ed allora perché non lo fai, Lily? Perché non mi uccidi? D'altronde ce l’hai la bacchetta.
- Aspetti che io sbagli un incantesimo per colpirmi, Severus?
- Oh no, assolutamente no. Questo te lo posso assicurare.
- Non ti credo.
Severus rise quasi beffardo in pieno contrasto con l’espressione preoccupata e serissima della Evans.
- Facciamo così – disse facendo cadere a terra la propria bacchetta.
Poi vi appoggiò sopra un piede premendolo contro il legno con forza al punto che la bacchetta si ruppe.
- Ora sei contenta, Evans? – le chiese avvicinandosi a lei e mettendo una mano attorno alla sua vita minuta. La ragazza tremò a quel contatto ma lui la strinse più forte a se – Sono disarmato adesso. Puoi colpirmi adesso.
- A che gioco stai giocando, Severus? – chiese lei nuovamente
- Te l’ho già detto, Evans: nessun gioco. Voglio solo che tu mi uccida. Nient’altro.
- Perché mi chiedi questo? Con che faccia lo avresti chiesto a qualsiasi mio altro collega, si può sapere?
- Oh no, Lily, no. Non avrei mai chiesto ciò a nessun altro, insomma, come avrei potuto? Ma tu, Evans, tu… insomma, eravamo compagni di scuola, noi…
- Che faccia tosta che hai!
- Hey hey hey, calma, calma. Tu non ti rendi conto dell’opportunità che ti sto offrendo, vero?
- Io…
- Una promozione, Evans. – disse togliendole una ciocca di capelli da davanti al viso – insomma, come potrebbero non promuovere la piccola auror, all’apparenza così timida e insicura, in grado poco e niente di puntare una bacchetta, che, tutta da sola, riesce ad uccidere un mangiamorte?
- Smettila, Severus
- E tutto questo senza contare che hai solo ventidue anni! Finiresti sicuramente su tutti i giornali!
- Ti ho detto si smetterla, io…
Ma un rumore bloccò le sue parole. Dei passi. Qualcuno, ancora lontano, stava correndo verso di loro.
- Avanti, Evans – fece Severus lasciandola e inginocchiandosi dinnanzi a lei, le braccia aperte – fallo! Uccidimi!
- È un’assurdità
- No, non lo è, fa presto. Uccidimi.
- No! Io non lo farò Severus
- Mi consegnerai a loro, Lily, è questo quello che farai?
- Io… io non…
- Ti prego, Lily, uccidimi.
Lily lo fissò negli occhi, poi, sempre tremando, gli puntò contro la bacchetta. Distese il braccio come le aveva detto lui. Lui sorrise.
- Sei un bastardo.
- Avanti, Evans, in fretta.
Lily strinse forse la stecca di ciliegio fra le dita prima di abbassarla completamente.
- Vattene! – disse al suo ex migliore amico
- Che cosa?
- Ho detto vattene. Che cosa c’è? Sei diventato anche sordo oltre che cattivo, Severus?
- No. Ci sento benissimo.
- Vattene.
- Perché?
- Ho detto che te ne devi andare, Severus, che c’è? Vuoi che ti prendano.
- No. Certo che no.
- Ed allora vattene, scappa, non farti mai più vedere da me.
- Che cosa?
- Non farti mai più vedere
- Non contarci, Lily
- Smettila, non mi sto divertendo
- Nemmeno io.
Ciò detto l’uomo si alzò e la strinse a se, come prima.
- Perché non vuoi uccidermi, Evans? – le sussurrò all’orecchio
- Ti prego, va via. – rispose lei con le lacrima agli occhi
- No. Non voglio perderti.
- Non puoi perdere ciò che non ti è mai appartenuto, Severus.
- Battuta sottile, Evans.
- Vai via.
- Non me ne andò prima che tu mi abbia ascoltato.
- Vattene.
- No.
Passi. Stavolta più vicini.
- Va via, ti prego, Severus, va via
- Ho sentito che stai per sposare James Potter
- Non sono affari tuoi
- Touché
- Va via
- No. Perché non vuoi che mi portino dentro?
- Non lo so. Per favore, Severus va via.
- Sei stupenda
- Va via
- Ti amo
- Smettila di dire cazzate, Severus, ti lascio andare anche senza che tu mi riempia di bugie. Va via.
- Non è una bugia.
- Sì che lo è. Va via
- No.
- Severus, va via
- No.
- Ti prenderanno. Avrai il bacio, non avevi paura? Non era per questo che mi imploravi di ucciderti?
- Una vita senza di te mi fa più paura, Evans.
- Sei un bastardo.
- Allora uccidimi.
- Va via.
- No.
- Ti prego.
- Ti amo.
- Smettila.
- Ti amo.
- Non ti credo. – disse la Evans, ormai con le lacrime agli occhi – ti prego, va via
- Non me ne andrò finché non mi crederai, Lily, dovessi morire per dimostrartelo.
- Smettila
- No.
- Ti prego, Severus – disse la Evans appoggiando il volto in lacrime al petto del suo ex compagno di scuola, più alto di lei – ti prego vai via. Io non voglio che ti prendano. Io ti…  Ma Severus Piton non la lasciò finire di parlare. Sorridendo, prese il volto della ventiduenne fra le mani e a quello avvicinò la propria bocca.
- Stai per baciarmi?
- Perspicace, Evans
E il bacio avvenne. Un bacio che voleva dire qualcosa, qualcosa che però quei due non avevano capito, ed era appena cominciato quando all’orecchio della Evans giunsero altri passi.
- Loro stanno arrivando – disse staccando la propria bocca da quella del mangiamorte – devi andartene
- Tu mi credi – le chiese questo senza toglierle le mani dal volto
- Sì, ti credo, ti credo ma ora devi andare
- Sì, credo che dovrei – fece lasciandola andare.
- La tua bacchetta…
- Posso vivere senza, almeno per ora, quando le acque si saranno un po’ calmate tornerò da Olivander
- Vuoi la mia?
- No. Credo che serva più a te, anche se non sai puntarla.
- Scemo! Dove andrai?
- Non lo so. Fra i campi, suppongo, non è lì che vanno i latitanti? Non è lì che vanno i profughi?
- Voglio venire con te.
- No.
- Severus io…
- No, Lily, è rischioso.
- Non me ne frega niente
- Hai paura di puntare una bacchetta ma non di diventare una ricercata?
- Sì esatto
- A volte proprio non ti capisco… devo andare.
- Ho detto che vengo con te
- Ho detto di no
- Non puoi impedirmelo
- Scommetti?
Altri passi, ancora più vicini.
- ora io devo andare, Lily, vagherò per un po’, cercherò un qualche posto abbandonato in campagna in cui rifugiarci e poi tornerò a prenderti
- Dici davvero?
- Certo - rispose lui sorridendo, accarezzando il viso preoccupato della ventiduenne
- Ok, allora vai, ma sappi che vivrò in ansia ogni singolo momento della tua assenza
- Non ti sembra di esagerare?
- Finiscila. Promettimi che starai bene, che non ti metterai in pericolo
- Non credo che ciò dipenda da me.
- EVANS! DOVE SEI? – gli urli dei suoi compagni auror giunsero vicini alle orecchie della Evans.
- Devi andare – disse la ragazza al suo mangiamorte
- Sì. – disse dandole un piccolo bacio a fior di labbra. – prometto che tornerò a prenderti.
E detto ciò corse via scavalcando il muretto e sparendo pian piano nel buio. E Lily si lasciò cadere a terra spingendo via la propria bacchetta.
Quell’immagine, pensò la Evans, non avrebbe turbato nessuno. Era normale che la Evans si trovasse a terra!
   
 
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