Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |       
Autore: Leslie and Lalla    11/10/2009    18 recensioni
[Ispirata a L'Amore non va in Vacanza]
Loredana è vivace, affettuosa e disordinata, adora cantare, è circondata da amici e famiglia, vive sulla costa, ma sogna la montagna.
Cleo è un'artista riservata, timida e ancora un po' bambina, che vive tra i monti ma preferisce il mare cupo e gelido in inverno, alla neve fangosa delle sue parti.
Si incontrano per caso su facebook e decidono di scambiarsi le case per un periodo.
Fin qui, insomma, tutto bene, sempre se non calcoliamo Michele, l'affascinante fratello di Cleo, e Davide, il fotografo che somiglia terribilmente a Leo DiCaprio...
[Scritta a quattro mani, con due punti di vista diversi: quello di Lori e quello di Cleo]
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'All of Drawing a Song and Sequels'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A









1.   Sorry, I'm late




Lunedì 30 novembre

Loredana's Pov.


Oggi è lunedì. Il fottuto lunedì. L'inizio di una lunghissima settimana lavorativa.
La sveglia alle sette di mattina, puntuale come sempre, squilla. Quell'odioso trillo lo conosco a memoria, ormai. Al secondo “bip”, spalanco gli occhi e schiaccio il pulsante che la spegne. Sbuffo sonoramente. Non voglio fare tutto di fretta e arrivare per giunta in ritardo come mi è capitato precedentemente solo perché non voglio alzarmi subito... Ma il problema non è che non voglio: non ci riesco proprio!
Dopo un tot di tempo che mi sembrano secondi, mi alzo. Controllo l'orologio, scongiurandolo silenziosamente che siano passati soltanto alcuni minuti. Ma purtroppo non è così: sono già le sette e un quarto.
Scendo le scale di corsa e mi ritrovo in cucina. Verso un po' di latte nella tazza e poi la inserisco nel forno a microonde. Oggi non ho né la voglia né il tempo di prepararmi il caffè. Scrollo le spalle: non importa, lo prenderò al bar vicino al negozio.
Poi, come un'illuminazione, mi viene in mente che ieri ho preso al supermercato il caffè in polvere da mettere nel latte. Quasi senza rendermene conto, sorrido: questo mi risparmierà una buona percentuale del tempo che ho a disposizione.
Appena finisco di berlo, metto la tazza e il cucchiaino nel lavandino e mi precipito in bagno. Guardo di sfuggita il mio orologio da polso. Merda, sono le sette e mezza.
Okay, la speranza di arrivare puntuale stamattina è andata a farsi benedire.
Fisso la mia immagine riflessa sullo specchio che ho davanti: assomiglio a uno degli zombie che ci sono in “Thriller” di Micheal Jackson, presente? Con una scossa di capo, mi sciacquo la faccia. Magari mi sveglia. Poi mi lavo i denti a velocità massima. Ed infine mi pettino i capelli tutti ingarbugliati. Okay che sono corti, però qualche nodo resta sempre: soprattutto la mattina appena sveglia. Per ultima cosa, mi vesto. Naturalmente scelgo i primi vestiti che mi capitano: l'ultima cosa che in questo momento mi potrei permettere è scegliere con calma cosa potrei indossare.
Finalmente sono pronta. Mi sono messa un paio di jeans neri e un maglioncino color panna. Va bene che abito praticamente sul mare, però è comunque inverno. E come se non bastasse, ho pure il raffreddore. Così ora, dato che la voce la mattina è impastata, ho una voce molto simile a quella di un trans. Voce da mattina più raffreddore, mi risulta “trans”. Ed è proprio perfetto per me, che faccio l'insegnante di canto ad un'importante accademia musicale.
Okay, posso affermare che la sfiga ultimamente mi sta perseguitando. Anche ieri, domenica, che in teoria dovrebbe essere il giorno più bello della settimana, si è rivelato un totale disastro: ero invitata a casa dei miei, ma dato che la sera precedente sono stata fuori tutta la notte con i miei amici, ho dormito fino a tardi. E mia mamma mi ha pure chiesto con un'aria innocente sul volto come mai non ho messo la sveglia. Ma che cavolo, devo metterla pure la domenica? Non basta ogni santo giorno della settimana? Prima o poi finirà che lo butterò giù dalla finestra, quello stupido arnese che sembra avercela con me. E così anche ieri ho dovuto fare tutto di fretta per arrivare al pranzo di famiglia. Dovevo andarci: non vedevo i miei genitori e mia sorella minore Betta (che ha quasi diciott'anni) da... una vita. E poi adoro mia sorella, almeno quanto lei adora me. E' così piena di vitalità e di entusiasmo. Non come me, che mi alzo la mattina con una faccia così assonnata che potrebbero per scambiarmi per un'alcolizzata anonima (anche se non potrebbero mai farlo: per mia fortuna sono astemia). Ma in effetti, le credo: fa il penultimo anno di liceo, lei! Non ha mica ventisette anni come me.
Prima di uscire di casa, mi metto il giaccone. Non voglio peggiorare il raffreddore, magari trasformandolo in broncopolmonite.
Il negozio d'abbigliamento in cui lavoro è a venti minuti (di automobile!) da qui. Lo avevo già detto che sono una donna molto fortunata, vero?
Con un profondo sospiro, apro la portiera della mia macchina parcheggiata davanti a casa, e poi mi siedo al posto di guida. Subito dopo, metto in moto e parto in quarta.
Di sottofondo c'è la voce della mia cantante preferita: Laura Pausini. Grazie a lei, che mi ha fatto venire la passione di cantare. La ascolto praticamente da una vita e conosco ogni sua canzone a memoria. Un po' per il lavoro, un po' perché semplicemente mi piace.
Ad ogni semaforo che trovo rosso, esclamo, ormai in automatico: “sbrigati, che sono in ritardo!”. Ma immagino quante persone lo avranno detto o pensato. E immagino quanti desideri della gente abbia esaudito, quel maledetto semaforo. Perlomeno, i miei no. Infatti devo aspettare quasi due minuti ogni volta, prima che diventi verde e che quindi io possa ripartire.
Alle otto e mezza, entro trafelata in negozio. Giorgia, la mia collega che in questo momento è alla cassa, mi lancia un'occhiata di rimprovero. Io sorrido con imbarazzo, sperando che quell'incurvarsi di labbra, possa scusarmi.
«Sei sempre la solita» commenta, scuotendo leggermente la testa, quando le sono vicina.
Io mi tolgo la giacca e la sistemo con delicatezza sull'appoggia-abiti riservato al personale del negozio. «Oggi il mondo ce l'ha con me» ribatto, stringendo gli occhi.
Lei scoppia a ridere. «Perché?»
Le spiego tutto, dall'inizio della mattina fino a pochi minuti fa. Tanto qui in negozio non abbiamo mai un tubo da fare, la mattina. Di clienti, solitamente, ce ne sono sì e no una decina. Il mattino, intendo. Il pomeriggio aumentano, eccome che aumentano. Un giorno ce ne sono venti, un altro giorno cinquanta. Dipende dalle volte. Per fortuna io, il pomeriggio, non ci sono quasi mai. Perché subito dopo pranzo, inizio ad insegnare (come professione ormai) canto in un'accademia musicale di alto livello.
Ovviamente io e Giorgia, preferiamo di gran lunga le giornate in cui ci perdiamo nelle solite, innocue, chiacchiere. Ci raccontiamo cosa abbiamo fatto nel week end, oppure spettegoliamo della nostra capa, che è una schifosa riccona: possiede numerosi negozi, e per fortuna nel nostro non c'è quasi mai. Sta al Carnevali, la poverina. Così noi siamo quasi sempre in quattro gatti. Oltre me e Giorgia, ogni tanto vengono anche Marianna (che ora è in maternità: ha appena partorito una bambina stupenda che settimana scorsa siamo tutti andati ad ammirare) e Marco, che fa contemporaneamente tre lavori, perché uno non gli basta per mantenere la sua famiglia. Lavorano part-time anche loro, come me. L'unica che è praticamente sempre qui è Giorgia, che fa solo questo lavoro e quindi non ha altri impegni.
Il mio cellulare, inaspettatamente, inizia a squillare, facendo interrompere il discorso che avevo intrapreso con Giorgia.
Prima di rispondere, guardo il display: Betta chiamata.
«Betta?!» esclamo, spalancando gli occhi. Perché mia sorella, che in questo momento dovrebbe essere a scuola, mi sta chiamando?
Sul volto di Giorgia compare un'espressione incredula, almeno quanto la mia.
Schiaccio il tasto verde, e subito dopo porto il telefonino all'orecchio. «Pronto!»
«Lori!» esclama mia sorella, in tono quasi disperato.
«Che succede?» domando immediatamente, con preoccupazione nella voce.
«Potresti venirmi a prendere? Per favore!» mi supplica poi.
«Perché?!» sbotto, non credendo alle mie orecchie.
«E' una storia lunga» ribatte lei, vagamente.
«Se prima non mi dai una buona ragione per venire lì, te lo puoi scordare» obietto io, socchiudendo gli occhi.
«Okay, te lo dico» si arrende poi.
E' ovvio: io mollo l'osso molto raramente. Devo ammettere che sono una tipa piuttosto determinata... ma anche testarda.
«Oggi ho un'interrogazione di latino, solo che l'ho scoperto ora! E non ho studiato!»
Faccio un sospiro stanco. Perché non mi convince per niente? «E quindi vorresti marinare la scuola?» All'ultima parola, Giorgia allarga gli occhi. Ha sicuramente già capito tutto.
«Ehm, se la vuoi prendere così... sì» mi risponde Betta, dopo una piccola pausa.
«E se lo scoprono mamma e papà? Dopo sono io quella che ci rimette!» ribatto io.
«Non lo scoprono, stai tranquilla» mi rassicura lei.
Resto in silenzio per qualche secondo. La capisco: è successo anche a me di non essermi preparata per una qualche interrogazione, quando andavo ancora a scuola.
«Va bene» decido infine «Ma che non si ripeta mai più, chiaro?»
«Okay!» esclama lei. Percepisco la felicità nella sua voce. «Sarà bello, lì in negozio!»
Io sospiro. Sto facendo una cagata, me lo sento. Se casualmente oggi Giovanna, la proprietaria, decide di fare un'ispezione, mi licenzia.
Sempre se non riesca a trovare un modo per non farmi sgamare, penso, quasi ridendo.
«Sarò lì tra una ventina di minuti, aspettami davanti a scuola» detto questo, chiudo la chiamata e mi precipito a prendere il giaccone.
«Sei impazzita?!» esclama Giorgia, con gli occhi quasi fuori dalle orbite.
Io scuoto la testa. «In fondo succede a tutti di non avere studiato una volta. Conosco mia sorella: non è la tipa che marina la scuola giorno sì, giorno no» affermo, con sicurezza.
Giorgia sorride, con dolcezza. «Lei vuoi proprio tanto bene, vero?»
Arrossisco un poco. «Sì.»
«Mi piacerebbe non essere figlia unica, maledizione» dice poi, con aria sognante.
Io faccio una risata divertita. «Guarda che ci sono tanti lati positivi!»
Lei, per tutta risposta, fa una smorfia col naso.
«Bene, io vado! Faccio velocissimo» prometto poi, prima di uscire.
Sempre che non trovi tutti i semafori rossi.

Alle nove e un quarto sono di nuovo in negozio, in compagnia di mia sorella.
«Ciao!» saluta lei sorridente, facendo il suo ingresso, con qualche allegro saltello.
«Ciao bella» esclama Giorgia, sistemandosi gli occhiali, con un sorriso sulle labbra. Invidia da morire il suo entusiasmo. Come me, d'altronde.
«Come va? Vedo che non c'è molta gente» commenta, appoggiando sul balcone la sua giacchetta marrone.
«Quella va sull'appendi-abiti» la rimprovero io.
Lei obbedisce subito, sempre con il sorriso stampato sulla bocca. «Cosa si fa oggi?» chiede poi, con interesse.
Giorgia scrolla le spalle. «Il solito: si aspettano i clienti.»
«Posso fare finta di lavorare qui? Ho sempre sognato di consigliare gli abiti alle persone, come abbinarli, eccetera » spiega, curiosando qua e là.
Io e Giorgia ci guardiamo, poi scoppiamo a ridere insieme.
Betta si gira di scatto, con un'espressione interrogativa sul volto. «Perché ridete?»
«Perché una volta che lavori effettivamente qui, non ti piace più» risponde Giorgia.
Io annuisco. «Già, specie se devi essere qui alle otto e abiti dall'altro capo della città... a confronto di qualcun altro che è a due passi da qui.»
Giorgia fa la finta offesa. «E con questo cosa intendi insinuare?» domanda, socchiudendo gli occhi e alzando un poco il mento, in fare ironico.
«Niente» ribatto io, con un sorriso «Solo che dovrebbe essere comprensibile arrivare in ritardo, non trovi?»
A questo punto, Giorgia scoppia a ridere. «Ogni scusa è buona, eh?»
Anche Betta ride, divertita dalle nostre finte discussioni.
Dopo un'ora di puri pettegolezzi, senza nemmeno mezzo cliente, Betta mi chiede dove potrebbe fare colazione, dato che non è riuscita a farla stamattina.
«C'è un bar, qui vicino» le risponde Giorgia.
«Ah, quello con la scritta enorme gialla?»
Giorgia annuisce soltanto.
«Okay, vado a prendermi qualcosa allora» afferma, prendendo il portafoglio dallo zaino.
«Va bene» acconsento io «Però non stare via tanto, capito?»
«Okay» fa Betta, dopodiché esce, a passi di danza.
«Scommetto che fa ballo» mi dice Giorgia, con una leggera risata.
«Sì, danza classica. E' bravissima.»
Giorgia fa un vago gesto col capo di assenso.
«Buongiorno ragazze.»
Una voce terribilmente familiare alle nostre spalle ci interrompe.
Mi giro, assumendo un'aria da angioletto sul volto. «Buongiorno Giovanna.»
Ci mancava solo questa, Cristo.
«Come procedono le cose?» domanda, avvicinandosi con aria critica.
Indossa il solito tailleur scuro e le scarpe col tacco, solo per farla sembrare alta. In realtà non lo è affatto: sarà alta più o meno un metro e cinquanta e si crede un gigante. O almeno, è l'atteggiamento che assume: molto “qui comando io”. Ma d'altronde, come darle torto?
«Alla grande» risponde Giorgia, lanciandomi un'occhiata che io comprendo al volo. Tradotto: quando torna tua sorella siamo nella merda più alta.
«Avete fatto gli sconti sulle giacche che vi avevo detto?» chiede, avvicinandosi al bancone.
«Sì, sì. Stia tranquilla» faccio io, con un sorriso apparentemente rassicurante.
«E la svendita delle magliette?»
«Anche» rispondo, prontamente.
Con la coda dell'occhio, vedo che Betta sta per entrare.
«Buongiorno!» urlo, con fin troppo entusiasmo «Desidera?»
Betta all'inizio non capisce, mi guarda come per dire “Ma che diavolo stai dicendo?”, poi, quando le indico con gli occhi Giovanna, alza un poco la testa.
«Sì, stavo cercando un paio di pantaloni... invernali» fa, con una leggera esitazione.
«Oh» affermo io «Sì. Guardi, ci sono arrivati da poco alcuni che sono la fine del mondo. Prego, mi segua pure: le faccio vedere» finisco, con finta gentilezza.
«Bene» conclude Giovanna «Vi lascio: sembra tutto a posto.»
Giorgia le mostra un grande sorriso. «Certo. Arrivederci allora, signora Giovanna!»
«Arrivederla» la saluto io. Detto questo, si dirige con passo deciso verso l'uscita.
Quando non la vedo più, dico in un sospiro: «Che culo.»
Betta scoppia a ridere. «Dai, è stato divertente!»
Io la fulmino con lo sguardo. «Se ci avesse scoperte... » inizio, gonfiandomi un poco.
«Ma non è stato così!» mi interrompe lei, sorridendomi con imbarazzo.
«Per tua fortuna » ribatto io, con un sorriso sarcastico sulle labbra.



















- Spazio Autrici -

Eh sì, finalmente abbiamo deciso (io, Lalla, e la mia amica Leslie (che sono io xD ndLeslie)) di pubblicarla. Ammetto che siamo a buon punto (dopo giorni e giorni di duro lavoro u.u) e così abbiamo pensato che era arrivata l'ora di farla leggere ;)

Prima di tutto, dobbiamo specificare che il personaggio di questo capitolo, Loredana, e tutto il resto visto dal suo punto di vista è opera mia (cioè di LaLLa), mentre il personaggio che ci sarà nel capitolo successivo, cioè Cleo, e tutto il resto visto dal suo punto di vista è opera di Leslie.
Abbiamo stabilito di fare un capitolo dal punto di vista di Lori, un capitolo dal punto di vista di Cleo, un capitolo dal punto di vista di Lori, un capitolo dal punto di vista di Cleo, e così via, postati più o meno una volta a settimana >.< (chi mi conosce, sa che sono lenta, ma con questa storia – anche perchè c'è Lalla che mi incita a continuare – sto diventando brava *asd ndLeslie) (diciamo che ci aiutiamo a vicenda, anche io mi sto velocizzando grazie a te, tesoVo XD).

L'idea di questa storia (la trama principale) è venuta a me, qualche giorno fa, pensando di ispirarmi al film L'amore non va in vacanza (se non lo avete mai visto, guardatelo, è stra bello! ^^) (io non l'ho visto >.< lo guarderò *asd ndLeslie) e così l'ho proposto a Leslie, dato che avevo già in mente tante idee per il libro >.< Lei come potete intuire (altrimenti mica saremmo qui XD) ha accettato e così ci siamo messe a scrivere.

Per quanto riguarda il titolo, sappiamo che non ha molto senso, però suonava bene >.<'' E poi, diciamo che è un "mix" delle passioni di Lori e Cleo (più avanti capirete ^^).

Attualmente siamo al settimo capitolo, e devo dire che è uscito bene per ora ^^ (sono di parte, ma secondo me è awww** ndLeslie). Naturalmente vorremmo (vorremmo? Esigiamo! XD) avere anche la vostra opinione ^^ Magari in una recensione *w* Com'è secondo voi? Vale la pena di continuarlo? Diteci, diteci XD

Poi, dato che siamo brave e intelligenti (ceerto XD) abbiamo pure fatto le immagini dei personaggi principali ^^ Le posteremo man mano che "entreranno in scena" ;)

Fotografie dei personaggi:

Loredana
Giorgia
Betta


Alla prossima allora :)

Kiss, LaLLa e Leslie
   
 
Leggi le 18 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Leslie and Lalla