CAPITOLO 3
A very abnormal little girl
Le
normali ragazzine di undici anni leggono ancora i fumetti
magici, giocano con le zuccherose bacchette di marzapane, si divertono
a
giocare alla strega rubando i libri d’Incantesimi ai
genitori; si lasciano
vestire dalla mamma e arrivate ad Hogwarts, indossano ciò
che trovano nel loro
baule, accuratamente rifornito di abitini anonimi. La maggior parte di
loro
cerca di impegnarsi a scuola e, salvo qualche caso raro, pensano che
ottenere
buoni voti, non farsi notare dai professori, confondersi
con la massa in sostanza, siano le cose più
importanti.
Lily
Luna Potter no. Aveva già capito, sedendosi a colazione al
tavolo degli Slytherin il primo giorno di lezioni, quali fossero le
cose che
contavano ad Hogwarts. Non l’essere i migliori nelle arti
magiche, non studiare
con diligenza, ma la popolarità, la fama, l’essere
sulla bocca di tutti nel
bene e nel male. Aveva appreso questo fondamentale concetto con una
sola occhiata,
lanciata alla Sala Grande prima di mettervi piede.
Hufflepuff:
ragazze mediocri, banalmente carine o brutte, che
cercavano di darsi tono con volgari rossetti Babbani e smalti
appariscenti;
vestiti che non meritavano neanche uno sguardo, talmente erano nella
norma. Ragazzine
del primo anno destinate dunque a fare quella fine, crogiolandosi
nell’autoconvinzione che l’onestà e la
lealtà fossero meglio di tutto il resto.
Ravenclaw:
stile ragazza studiosa. Le Corvonero avevano un modo di
vestirsi e atteggiarsi del tutto uniforme: divisa rigorosamente
perfetta,
capelli legati a coda o tirati indietro da un cerchietto,
così che non fossero
d’ostacolo allo studio, borse di spessa pelle, orribili,
adatte a contenere i
numerosi libri di testo. Persino sua cugina Molly, Ravenclaw da soli
due giorni,
presentava già le caratteristiche di un inevitabile declino
verso quello stile
di vita: una matita dalla punta perfetta sull’orecchio, le
calze bianche della
divisa tirate su fino al ginocchio; aveva raccolto i capelli castano
scuro in
una stretta treccia, dalla quale non sfuggiva neanche
una ciocca.
Gryffindor:
look casual, stile
porto-i–capelli-in-questo-modo-perché–potrebbe-essere–che-
oggi-io-debba-salvare-il-mondo. Divisa leggermente spiegazzata, gonna
poco
sopra il ginocchio, gilet leggermente più scollato. Niente
trucco: il coraggio
è al naturale, ragazzi!
Arroganza
che trasuda da tutti i movimenti, persino nelle
pupattole del primo anno, che avevano già acquisito la
camminata da Grifondoro
orgoglioso, proprio per il fatto che si trovavano in quella Casa;
uniche
eccezioni Rose Weasley, mancata Corvonero, forse perché il
gene paterno aveva
prevalso su quello materno, e sua cugina Angelica, troppo occupata a
nascondere
la propria presenza per ricordarsi di pavoneggiarsi in stile Gryffindor.
Ed
infine Slytherin, patria di eleganza e raffinatezza, se non
altro perché un cospicuo conto alla Gringott permetteva
anche la forma più
basilare di ricercatezza; e tutti gli Slytherin avevano come
minimo patrimoni più che ingenti. Inoltre le
Vipere riuscivano
a superare la loro innata avversione per i Babbani e per tutto
ciò che derivava
dalla loro cultura quanto bastava per mettere i loro aristocratici
piedini
nelle boutique Chanel, Prada e Gucci; la moda è moda
infondo. Perciò maglioncini
grigi Armani, gonna in stile scozzese collezione Versace 2000, e per
quanto
aberrante fosse non indossare nulla che non fosse all’ultimo
grido, quella era
l’unica che somigliasse quanto bastava
all’originaria gonna della divisa,
accorciata naturalmente di qualche centimetro, mocassini Prada. Glorya
Zabini
aveva già provveduto alle modifiche necessarie, anche per
Lily e Cassiopea. Le
Slytherin dovevano trasudare ricchezza a qualsiasi
età.
-Cassiopea…farai
tardi! Lily è già scesa!-
Quella
era la terza volta che Glorya Zabini cercava di svegliare
la mini Malfoy; poi vedendo che la sua amica non dava cenni di vita,
decise di
lasciar perdere e lasciò il dormitorio, non prima di essersi
specchiata
un’ultima volta; meglio cominciare subito a far capire alla
popolazione di
Hogwarts di che pasta era fatta.
A
tavola trovò Lily seduta distante dagli altri Serpeverde; il
più
vicino era suo fratello Derek, una decina di posti più in
là. Gli rivolse un
breve cenno di saluto, per poi raggiungere la sua amica.
-Buon
giorno- le disse, senza aspettarsi una risposta. Infatti
Lily sollevò appena gli occhi su di lei, per poi continuare
la lettura della
Gazzetta del Profeta che- ahimé - esisteva ancora.
-Cassiopea…?-
chiese la rossa poco dopo, sorseggiando con calma il
suo tè.
-Dorme-
sospirò l’altra rassegnata, guardando indecisa le
pietanze
sulla tavola.
-Farà
tardi- osservò Lily.
-
Gliel’ho detto, ma ho seri dubbi riguardo al fatto che mi
abbia
sentita-.
-Sarà
il caso di andare, sono le otto e venticinque…- stava
dicendo
la giovane Potter, proprio quando la bionda Malfoy si sedette accanto a
loro,
naturalmente perfetta anche se un po’ affannata. Non le
salutò, mangiò al volo
due biscotti integrali, li innaffiò con un po’ di
succo di mela, poi sempre
senza dire nulla si alzò e aspettò le due amiche,
che avevano seguito lo
svolgersi della colazione in stile Cassiopea entrambe con un
sopracciglio
leggermente inarcato.
-Succo
di mela?- domandò Lily perplessa, mentre si incamminavano
verso le serre, dove avrebbero seguito la prima lezione di Erbologia
insieme ai
Grifondoro.
-Sì…!
Senza quello non so come iniziare la giornata…- rispose
Cassiopea osservando schifata una Tassorosso del settimo anno con la
camicia
macchiata di non si sa quale cibo trangugiato a colazione; pur essendo
una
bambinetta di undici anni al primo, Cassiopea riuscì a fare
arrossire
-Presupponendo
che tu ti sia alzata dal letto, intendi vero?-
chiese Glorya sarcastica. Quando però entrarono nella serra
numero 3, dove un
sorridente professor Paciock li aspettava, le tre pupattole
sbiancarono. Ad
attendere gli studenti, ordinatamente preparati accanto ad ogni
postazione di
lavoro, c’erano malconci grembiuli più o meno
puliti, stivali di gomma, e
guanti di lattice.
-Cosa?
Io dovrei mettere quella roba?
– sibilò Lily orripilata, attirandosi gli sguardi
degli altri
primini.
-Ti
sconvolgerà saperlo Potter, ma è così-
disse una voce che Lily
non seppe riconoscere.
Apparteneva
a Vanessa Blindsworth, Grifondoro primo anno. La
ragazzina dai chiari occhi verdi e capelli biondo grano, la guardava
sostanzialmente male. Lily la
conosceva di vista: sua madre, Selena Cooper in Blindsworth, lavorava
nella
stessa squadra di Auror di cui facevano parte suo padre, sua zia
Hermione e suo
zio Ron. Lily ricambiò l’occhiata, prima di dirle:
-Questa
roba da proletari andrà bene per te,
Blindsworth, ma di certo non per me-.
Poi
le voltò le spalle e pretese che il professor Paciock
perlomeno le disinfettasse gli indumenti; Neville, un po’
perché era troppo
stupito nel constatare un atteggiamento così snob nella
figlia del suo amico,
un po’ per evitare risse fra studenti al primo anno, e un
po’ perché voleva
solo iniziare la lezione, l’accontentò, salvo poi
riservare lo stesso
trattamento a Zabini e Malfoy.
Rivolgendo
un sorrisetto trionfante a Vanessa, Lily si voltò per
iniziare a seguire la lezione.
Due
ore più tardi, Lily aveva deciso che detestava
Erbologia. Odiava sporcarsi, anche se in minima parte, di
terra e altre sostanze fuoriuscite dalle piante, trovava inquietante il
muoversi di foglie e prolungamenti vegetali e non le piaceva nessuno
degli
odori che aveva respirato nella serra 1. Nonostante questo, si
sforzò di
seguire ogni parola detta dal professore, perché voleva
essere la migliore, la
più brillante; e ci riuscì. Dando la risposta
esatta a tre domande di fila,
ottenne 15 punti per Serpeverde, che Neville concesse a malincuore; il
ricordo
dell’antica
–tuttavia
attuale- disputa fra Slytherin e Gryffindor era ancora
vivido.
Dopo
Erbologia, ebbero un’ora di Trasfigurazione con i Corvonero,
durante la quale Lily ebbe modo di verificare di persona la
severità della
professoressa McGranitt; ed infine due ore di Pozioni con i Tassorosso.
Appena
ebbe messo piede nel sotterraneo dove si trovava l’aula di
Pozioni, Lily sentì che quello era il suo regno.
Era strano, ma non insolito, considerando i suoi geni: suo padre era
stato
totalmente imbranato in Pozioni, sua madre Ginny non aveva mai brillato
particolarmente, ma Lilian Evans in Potter, sua nonna, era stata una
genio in
quella materia. Ad attenderli c’era ancora il vecchio e
sempre più largo
professor Lumacorno, che a quanto si vociferava, non aveva smesso di
cercare
accoliti per il suo “Lumaclub”: aveva tentato di
accalappiare James, che aveva
rifiutato con sdegno, avendo ereditato il non-talento paterno in
Pozioni, e poi
aveva provato con Albus, che dopo aver partecipato ad una festa
più che per
cortesia che per altro, ne era scappato a gambe levate. A buon ragione
Lily si
aspettava che Lumacorno cercasse di assoldare anche lei.
Per
iniziare, dopo alcune nozioni teoriche, Lumacorno assegnò
una
semplice Lozione Anti-Fruncolosi, che sebbene fosse utile, emanava un
odore
particolarmente sgradevole. Quella di Sissy Brown, che in teoria doveva
sapere
di tutto e di più su cosmetici e altro, era giallo-marrone,
anziché verde
chiaro, e puzzava talmente tanto che Lumacorno dovette fare un
Atmosferico per
creare un po’ di vento che alleggerisse l’aria;
Glorya se la cavò bene, come
Cassiopea e insieme portarono altri 10 punti alla loro Casa. Ma la vera
sorpresa fu Lily, che terminò il compito assegnato ben
mezz’ora prima, e si era
messa a leggere qualche pagina da Pozioni Elementari.
-Potter!
Cosa sta facendo, di grazia?- le domandò Lumacorno, con
un tono a metà fra il seccato e lo stucchevole;
evidentemente era infastidito
dal fatto che Lily fosse nullafacente, ma d’altra parte
voleva ingraziarsela.
-Leggevo
Pozioni Elementari, professore. Ho già terminato
Fu
a cena che Lily vide per la prima volta Caroline Anastasye
Cavendish.
-Ehi,
ti vuoi unire anche tu alla schiera di corteggiatori di
Caroline Cavendish?-
Cassiopea
aveva interrotto in maniera poco carina il filo dei
pensieri di Lily che evidentemente stava fissando
-Simpatica…tu
sai chi è quella ragazza?- le chiese Lily,
indicandole
-Certo,
mio fratello non fa altro che parlarne, come d’altra parte
tutta la fauna maschile di questo posto…quella è
Caroline Cavendish,
-Regina?-
Lily era perplessa.
-Oh
sì, tutto quel che avviene qui dentro, avviene
perché lei lo ha deciso.
Sa tutto di tutti, non
perché sia una sciocca pettegola, ma perché
conoscendo i punti deboli della
gente, li può sfruttare. Così ottiene quello che
vuole: che siano i compiti
fatti dal secchione di turno, un po' di tutto, insomma. È ambita, ammirata, temuta:
una sua parola può distruggerti. Ogni ragazzo la desidera,
ma lei sta attenta a
scegliersi gli amanti: si prende ciò che le interessa,
quando le interessa,
soprattutto se l’oggetto in questione è ricco e
purosangue. Non che il conto
alla Gringott dei suoi non sia ingente, solo, le piace il potere- le
spiegò
Cassiopea.
Lily
era sbalordita, sia da Caroline Cavendish, sia da Cassiopea,
che sembrava destinata a diventare l’Informatrice ufficiale.
-E
tu come le sai tutte queste cose?- le domandò giustamente
Glorya, che aveva seguito la spiegazione della Malfoy con altrettanto
interesse.
-Oh,
segreto professionale- le blandì Cassiopea, prima di
gettarsi
elegantemente sulla cena; aveva stile persino nel trafiggere senza
pietà il
tacchino.
Lily
mise da parte il piatto appena vuoto, pensierosa. Spostava lo
sguardo da Caroline Cavendish al resto della Sala. Le parole di
Cassiopea
sembravano veritiere: tutti, almeno una volta, avevano guardato
Come
faceva? pensò Lily, come aveva fatto a rendersi
così potente?
E soprattutto, prima di continuare la cena, Lily si chiese come avrebbe
fatto a
rubarle il posto. Non si chiese se ci sarebbe riuscita, si chiese
solamente come. E quando…
*****
-James,
giochiamo a scacchi?-
-No…-
-Allora
vuoi accompagnarmi alla Gufiera?-
-No,
sono stanco…-
-Ehi
James, un asino giallo a pois viola!-
-Ma
dai, salutamelo…-
Beatrice
Venci sbuffò, seccata. Non sapeva più come
distrarre il
suo migliore amico, che non faceva altro che starsene disteso sul suo
divano
preferito in Sala Comune a fissare le fiamme. D’accordo che
vedere sua sorella
seduta al tavolo verde-argento poteva essere un duro colpo, ma non era
il caso
di deprimersi così! E poi, era solo il primo giorno di
lezioni, ne aveva di
tempo per abituarsi…
-James!
Basta!- urlò all’improvviso la mora Grifondoro,
ottenendo
l’effetto sperato: James infatti sussultò
spaventato, chiedendo:- Cosa?! Chi??
Che è successo??-
-È
successo che è arrivato il momento di smetterla si
comportarsi
come un’ameba- gli rispose lei calma.
-Ma
sei matta?? Urli così per questo stupido motivo?- le
domandò
allibito James. A volte la sua migliore amica era strana,
d’accordo, ma il
mettersi a urlare all’improvviso era nuovo!
-Stupido motivo? Fissi il
fuoco come se stessi decidendo se buttartici o meno!- lo
rimbeccò lei,
sostenuta. Beatrice aveva il classico temperamento da italiana, quale
infatti
era. Lei e la sua famiglia si erano trasferiti dall’Italia
circa una decina
d’anni prima, adattandosi perfettamente alla
società inglese, ma alcune tracce inconfondibili
delle sue origini si potevano ancora scorgere, a partire da un leggero
accento
e a finire con il suo aspetto mediterraneo. Aveva scuri capelli lisci,
una
carnagione perennemente abbronzata e caldi occhi castani; non era poi
la
classica anoressica. Era allegra, vitale e spensierata, e soprattutto
ribelle:
proprio per questo lei e James erano subito diventati amici, o meglio,
soci in
marachelle e scherzi, degni eredi dei gemelli Weasley, o anche di Harry
Potter
con il suo Trio Miracoli, a pensarci bene.
-Più
o meno…-
-E
allora buttatici, almeno la pianti!-
-Beatrice!-
esclamò lui sconvolto, - sei senza cuore! Mia sorella
è a Slytherin!-
-Okay
e io ho la pelle più scura della tua, e allora? Non
è mica
una tragedia!-
-Aaaah
tu non capisci…- James sventolò una mano, come
per
allontanarla, procurandosi gli sguardi ammirati di alcune secondine che
passarono di lì ridacchiando – ha già
assunto caratteristiche tipicamente
slytherinesche!-
Beatrice
scoppiò a ridere di gusto, poi gli domandò: - E
sarebbero
queste caratteristiche slytherinesche???-
-Punto
primo: guardare tutti dall’altro verso il basso. Punto
secondo: trattare tutti come se fossero inferiori a te…ha
preteso che Neville
le pulisse la roba di Erbologia!!!- la informò lui sempre
più sconsolato.
-Ah…-
fu il commento pensieroso di Beatrice, che poi fu distratta
dal leggero beccare di un gufo sul vetro della finestra. Era Musa, la
sua
civetta bruna, che probabilmente le portava una lettera
dall’Italia. Mentre la
leggeva sorridendo leggermente, James s’immerse di nuovo
nelle sue riflessioni
su sua sorella. Quando Hugo, che aveva assistito alla scena di
Erbologia, gli
aveva riferito l’accaduto dopo aver premesso che Lily gli era
passata davanti
senza nemmeno salutarlo accompagnato dalla Zabini e dalla Malfoy, James
non
poteva crederci. Né al fatto che Lily non l’avesse
salutato –da bambini Hugo e
sua sorella erano stati molto legati, per via
dell’età- né che fosse arrivata a
lezione con una Malfoy e con una Zabini e soprattutto che avesse preteso
un trattamento speciale da Neville. Eppure anche Davide Venci, il
fratellino di
Beatrice, gliel’aveva confermato, sostenuto dai commentini
sarcastici di
Vanessa Blindsworth di sottofondo. Dunque era vero che Lily si era
comportata
in quel modo così Slytherin, così come era vero
che evitava sistematicamente
sia lui, sia Albus, sia gli Weasley da quando erano arrivati ad Hogwarts.
Perché?
Cos’era successo –da due anni a quella parte- alla
bambina che l’aveva salutato
in lacrime alla sua partenza per la scuola? Che temeva di finire a
Slytherin,
non che sorrideva compiaciuta – perché lui
l’aveva notato il luccichio fatuo
nei suoi occhi- quando il Capello Parlante l’aveva assegnata
a quella Casa?
-Ehi
James!-
James
perse di nuovo il filo dei suoi pensieri, questa volta a
causa di sua cugina Angelica che era appena passata dal buco del
ritratto
insieme alla sua migliore amica Susan Sims, che in effetti aveva avuto
non
poche difficoltà per via del suo peso non proprio lieve.
-Mi
puoi prestare il tuo gufo? Devo assolutamente rispondere a mia
madre, ma ho perso la chiave della gabbia di Svolazzo…- gli
chiese lei
preoccupata, un po’ per il fatto che non riusciva a liberare
il suo gufo reale,
un po’ per la reazione che sua madre avrebbe avuto se non
avesse ricevuto sue
notizie nel giro di un’ora. Eleanor Duncan, squinternata
ex-cantante di un
gruppo folkoristico romeno – probabilmente Charlie si era
innamorato di lei
proprio per il fatto che le mancava qualche rotella- era quello che si
suol
dire una madre ansiosa. E
iperprotettiva nei confronti della sua adorata bambina.
-Certo,
prendilo pure, è su nella Gufiera…- le rispose
lui un po’
assente.
-Ehi
Angelica aspetta, vengo anch’io, devo spedire una
lettera…-
disse Beatrice, che poi seguì la piccola Weasley e la sua
amica alla Gufiera,
lasciando James da solo.
Questi,
decidendo che effettivamente era ora di darsi una
svegliata, si alzò e andò a rubare i compiti a
suo fratello, giusto per
divertirsi un po’ e mandarlo nel panico.
-Simpatica
-
Macché, ha sempre quell’espressione
annoiata…- ribatté suo
fratello, contrariato.
-Come
tutti noi Slytherin…- lo corresse Edward, malizioso.
-È
odiosa- sentenziò Scorpius, entrato in quel momento con
Derek
Zabini. Entrambi si erano attardati in Sala Comune a chiacchierare con
le
rispettive sorelle, e Lily aveva rivolto a Malfoy solo parole
taglienti,
riservando la cortesia per Zabini.
-Solo
perché ti risponde a tono…- lo
rimbeccò quest’ultimo
sarcastico. Scorpius gli fece una faccia indignata, che fece sorridere
mestamente il suo migliore amico. Poco dopo i quattro Slytherin si
misero a
letto, ognuno pensando in modo diverso a Lily Potter.
Nota
dell’autrice: (oooh che effetto scrivere autrice :P)
Ringrazio
vivamente Lady
Lynx per la recensione lasciata, sei stata gentilissima!
In
effetti generalmente ci si aspetta una Lily simile ai suoi
genitori, e proprio per questo ho voluto renderla diversa. Sono
contenta che la
storia ti piaccia e spero di poter aggiornare presto…ancora
grazie mille, baci!!!