Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
Ricorda la storia  |       
Autore: Yuri_e_Momoka    16/10/2009    6 recensioni
Sfiorò i lineamenti di quel viso che mai aveva visto così da vicino, nemmeno durante le lunghe notti trascorse nello stesso letto, senza mia toccarsi, né parlarsi, con inconfessabili pensieri che volteggiavano sopra di loro, mai espressi.
Non poteva farlo soffrire per colpa di alcuni stupidi ricordi. Eppure tenne con sé quell’ultima foto, e la nascose nella giacca, prima di riporre la scatola e ritornare dall’altro…
“E se tu… te ne dovessi andare?”
C’erano tante, troppe cose per cui doveva essere perdonato, ma per nessuna di queste meritava l’assoluzione. Soprattutto per quello…
"Tu hai qualcuno che ami da proteggere, ed è ciò che ti infiamma l’anima e gli occhi, che mobilita ogni tuo gesto, che giustifica ogni tuo respiro."
“L’importante è anche riuscire a vivere fino a quel giorno.”
“Ti…voglio…bene.”
“Non andare.” Ripeté, mentre osservava il proprio sangue entrare nel corpo debole e sempre più pallido di Fay.
“Kurogane…” pregò piano, stava troppo male per gridare, ma sperava che qualcuno lo sentisse ugualmente.
"Non vado proprio da nessuna parte"
Il rapporto tra Kurogane e Fay sembra idilliaco, ma non tutto è semplice come appare. Tutte le complicazioni di una relazione, dalla A alla Z.
[vergognosamente KuroFay]
Genere: Romantico, Triste, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
ff-EC 1
Encyclopedic Crisis


Siamo solite introdurre le nostre fanfiction con qualcosa di intelligente (Ahahahah! XD). Questa volta però non esiste alcuna giustificazione sensata a questo tripudio di miele, lacrime e yaoi. È nato tutto, come al solito, da una combinazione di birra e aspirina che non mi ha ucciso, ma ci è andata vicino. La domanda che mi sono posta al mio difficile risveglio è stata: “Cosa accadrebbe se, in un mondo in cui i piccioncini sono felicemente conviventi, quello stupido acquistasse un’intera enciclopedia da un venditore a domicilio?”
 
Yuri


Cosa potrei aggiungere ad una spiegazione così? Ovviamente sono stata coinvolta ancora una volta nel degenero di Yuri e ho dato il meglio (?!) di me per essere sadica ma allo stesso tempo fluffosa nei confronti dei nostri beneamati Kurofay. Spero apprezziate il nostro piccolo capolavoro (sì, siete autorizzati a ridere!), concepito tra Roma, Verona e Brescia. Siamo due menti bacate,noi, ma on the road! Buona lettura e… commentate!
 
Momoka


1. AMORE: “Amore è innanzitutto un rapporto e, come tale, implica due termini (l’amante, soggetto, e l’amato, oggetto dell’amore). Costitutivo del rapporto d’Amore è il desiderio dell’oggetto da parte del soggetto; il desiderio presuppone che l’oggetto desiderato sia un bene per chi lo desidera, e implica la mancanza e quindi il bisogno dell’oggetto amato, poiché non si può desiderare ciò che si possiede. La realizzazione del desiderio, il conseguimento del fine cui tende, potrebbe dunque distruggere l’Amore: lo trasforma invece nel desiderio di mantenere quel possesso e nel timore di perderlo.” [¹]
 
Le giornate trascorse in solitudine in quel piccolo appartamento sembravano non avere mai fine. Il padrone di casa usciva la mattina presto e rientrava la sera. Lavorava come addetto al marketing in un’azienda di ottica, ma a causa della sua posizione non troppo privilegiata nel settore, si impegnava assiduamente negli straordinari. Era senza dubbio dipendente dal successo, pensava Fay sorridendo tra sé e sé quando lo sentiva uscire di casa alle 6 per recarsi in stazione.
Tuttavia, il biondo conosceva bene il vero motivo che spingeva Kurogane a lavorare anche fino a notte fonda. La consapevolezza di questa verità, però, era molto, troppo dolorosa per lui, perciò non si soffermava mai ad indagare la questione. Preferiva fermarsi prima, al desiderio di successo del suo uomo.
In compenso, cercava sempre di fargli trovare qualcosa di pronto al suo ritorno. Era difficile accontentare i gusti di Kuro-sama e Fay aveva dovuto imparare a cucinare alla perfezione i suoi piatti preferiti – tra i quali anche quel disgustoso pesce crudo che lui adorava.
Kurogane non lo ringraziava mai per quei gesti, ma non ce n’era bisogno. Faceva anche troppo. Era meglio così, lo faceva sentire meno in colpa.
Fay sapeva che tutto quello che il moro stava facendo era per lui e gli era grato. Però la solitudine stava diventando insostenibile. Aveva provato a colmarla con la televisione – che però prenderva solo due canali di televendita – poi con la cucina, ma quando si era reso conto di essersi pericolosamente avvicinato allo stereotipo di casalinga disperata o di annoiata pensionata si era costretto ad occupare il tempo in maniera più costruttiva. Perlopiù leggeva, ma Kuro-tan non si poteva certo definire un grande amante dei libri. Durante il mese trascorso in casa sua, Fay aveva già letto diverse volte L’arte della spada, Tutti i tipi di sakè e Il sushi, che passione.
Per un periodo aveva trascorso le mattine a passeggiare, imparando i nomi dei negozi di quel quartiere per lui nuovo, ma quando Kurogane l’aveva scoperto si era arrabbiato. Non gli andava bene che Fay passasse tutto quel tempo fuori e il biondo davvero non riusciva a capirne il motivo. Kuro-rin non aveva voluto spiegarglielo, si era limitato a sgridarlo con quell’espressione da vecchio burbero e con un leggero rossore sulle guance. Che si trattasse forse di un malsano desiderio di possessione? In ogni caso, Kurogane doveva capire che Fay non poteva sopravvivere sempre chiuso in casa. Come faceva a non rendersene conto? Perché lo teneva segregato? Ma, soprattutto, perché lo lasciava da solo tutto quel tempo?
Doveva lavorare molto per entrambi, questo Fay lo sapeva bene anche se faticava ad accettarlo, ma tutto quel tempo fuori casa era eccessivo.
E così, durante un grigio giorno di pioggia, mentre osservava distrattamente l’acqua scivolare lungo il vetro della finestra, nella mente di Fay iniziarono a vorticare strani pensieri. Che lo facesse per stare lontano da lui? Forse si era pentito di averlo accolto in casa sua? Forse non gli voleva più bene, come quando glielo aveva fatto credere? Voleva abbandonarlo in quella casa e lasciarlo lì finché non fosse morto di solitudine?
La verità era che Fay non era nessuno senza Kurogane. Quando lui non c’era, si sentiva vuoto, si sentiva invisibile. Non esisteva più. Lo voleva tutto per sé.
 
Il campanello. Finalmente! Quella mattina era in ritardo. Fay aspettava sempre con ansia il postino delle 10, anche se non era sempre lo stesso gli piaceva intrattenersi con lui e chiacchierare di futilità finché questi non fuggiva con una scusa.
Fay si precipitò ad aprire desideroso di raccontare al malcapitato, chiunque fosse, la sua ultima avventura in cui era incorso sbattendo il tappeto, ma quando spalancò la porta non fu il postino che si ritrovò a guardare con un sorriso che il moro definiva “assolutamente idiota”. Dovette abbassare di molto lo sguardo per poter guardare in faccia il ragazzino castano e  dagli occhi grandi che se ne stava lì con un mucchio di libri in mano e almeno il doppio in un carrellino che si trascinava dietro.
Prima di dargli il benvenuto, Fay non poté fare a meno di chiedersi fino a che punto si fosse spunto lo sfruttamento minorile.
Il ragazzino iniziò a parlare a macchinetta: “Buongiorno, signore. Sono qui per mostrarle questa aggiornatissima e…”
“Perché non entri?” lo bloccò Fay allargando il suo sorriso a dismisura. “Accomodati, ti vorrei offrire un tè! O preferisci una limonata? O un succo di frutta?”
L’altro indietreggiò imbarazzato. “Ma no, veramente non dovrei… Devo soltanto…”
“Insisto!” ribatté Fay e lo spinse dentro assieme a tutti i suoi libri. Lo fece sedere sul divano e iniziò a sommergerlo dei biscottini frutto degli esperimenti di quella mattina.
“Allora, cosa volevi mostrarmi?” domandò Fay con fare materno, porgendo altri dolcetti al ragazzo castano che non sapeva più come reggerli.
“Ah… sì, volevo farle vedere l’aggiornatissima e completa Enciclopedia Ichihara. Un volume per ogni lettera, più di 10.000 voci, ottima rilegatura, indice dettagliato…”
“Va bene, la prendo!”
Il ragazzino rimase interdetto. “Ma… non vorrebbe prima conoscere il prezzo?”
“No, va bene così. Sei stato così convincente!”
L’altro arrossì violentemente.
“Scommetto che ne hai già vendute un sacco.”
“Ehm… veramente questa è la prima.”
“Come ti chiami?” volle sapere Fay, mentre gli riempiva nuovamente il bicchiere di succo di ciliegia.
“S-Shaoran.”
“Non essere timido, Shaoran! Raccontami un po’ di te.”
Persino Fay si rendeva conto del tono disperato che traspariva dalla sua voce. Probabilmente, se fosse stato il ragazzo sarebbe scappato da se stesso.
Shaoran parve cogliere l’assoluto bisogno di attenzioni di Fay, così gli concesse un’ora del suo tempo e gli raccontò un po’ di sé e del motivo che lo aveva spinto a vendere enciclopedie porta a porta: doveva mantenere le cure della sua fidanzatina che soffriva di narcolessia.
“Sei molto maturo per la tua età, Shaoran” gli disse Fay dandogli degli incoraggianti colpetti sulla testa.
“Anche mio fratello gemello mi dà una mano. Dobbiamo anche aiutare nostro padre a pagarci gli studi. Lui è archeologo ed è spesso via.”
Più la storia proseguiva e più Fay la trovava patetica. Possibile che esistessero davvero dei ragazzini così sfortunati?
Dopo qualche insistenza, Shaoran riuscì a convincere Fay a lasciarlo andare.
“È stato davvero gentile” lo ringraziò inchinandosi sulla soglia.
“Figurati! Grazie a te che mi hai tenuto compagnia! Sai, mio marito mi trascura…” e sospirò drammaticamente.
Shaoran spalancò gli occhi. “Ma… ma allora lei…”
“Non fare caso a quello che dico! Il maritino dice sempre che sono capace solo di dire idiozie! Mi raccomando, riguardati e salutami la tua fidanzatina.”
Shaoran tentennò ancora qualche attimo, poi se ne andò trascinandosi dietro il carrellino.
Silenzio. Di nuovo. Fay rimase immobile, in piedi di fronte alla porta come in attesa che il rumore ricominciasse. Ma non accadde.
Gettò un’occhiata alla pila di volumi sparsa sul divano e sul tavolino basso. Di sicuro, il paparino Kurogane si sarebbe arrabbiato per quell’acquisto insensato, ma poi avrebbe capito. Questa volta avrebbe compreso la solitudine insopportabile che stava consumando Fay come una malattia.
Si sedette sul divano e aprì il primo volume, quello della A. Rimase alquanto stupito quando si accorse della parola che svettava sul margine sinistro della pagina. Gli venne quasi da ridere.
Dopo qualche titubanza, lesse d’un fiato la definizione che l’Enciclopedia Ichihara dava di Amore.
Non poté fare a meno di sentirsi personalmente toccato da quelle parole. I suoi occhi azzurri si soffermarono sull’ultima parte della spiegazione: desiderio di mantenere quel possesso… timore di perderlo…
Già. Lui desiderava possedere. Non aveva mai avuto niente, o meglio, niente che valesse la pena di avere. In fondo, si era sempre considerato un fallito. Non aveva mai avuto un lavoro decente, né una casa decente, né una famiglia decente… Poi, quando era arrivato lui, si era convinto di poter avere, per una volta, qualcosa di valore. Immenso valore. Ma adesso… lo stava forse perdendo? Stava perdendo l’unica cosa importante della sua vita?
Lui non era nessuno, senza Kurogane. Era vuoto, invisibile. Era solo.
Avere scoperto tutto ciò, durante la loro convivenza, era stato, se possibile, ancora più doloroso, perché ora sapeva che se avesse perso Kurogane avrebbe perso tutto. Prima, almeno, viveva nell’attesa di trovare qualcosa di importante, ma ora che l’aveva trovata ne era del tutto dipendente.
Quasi come per dimostrare di non avere bisogno di nulla, al di fuori di Kurogane, non mangiò. In realtà non aveva proprio voglia di cucinare, quel giorno. Lo avrebbe fatto solo per il suo compagno.
La sera giunse dopo quello che gli parve un anno. Mai come quel giorno aveva bisogno di vedere il moro rincasare con il suo completo nero, la cravatta rossa e la ventiquattrore tenuta in malo modo e sbattuta senza complimenti sul divano.
Quando sentì il rumore di chiavi nella toppa si precipitò alla porta come un cagnolino fedele. Appena i suoi scompigliati capelli corvini fecero capolino, Fay gli rovinò addosso e non si scollò nemmeno quando Kurogane iniziò ad inveire, come suo solito.
“Bentornato, Kuro-poooooon!” miagolò Fay, strusciandosi sul suo petto.
“Vuoi che i vicini ci vedano sdraiati per terra nel corridoio?! Levati subito!” Questo era il suo abituale saluto, ma Fay tralasciava le parole scorbutiche e si concentrava soltanto sul rossore che invadeva la faccia di Kurogane ogni volta che lui gli saltava addosso.
“Dai, portami dentro in braccio, Kuro-rin! Come due sposini!”
Kurogane tentò di divincolarsi da quell’abbraccio a tenaglia. “Smettila di dire idiozie e fammi entrare!”
“In braccioooooo!”
Kurogane lo accontentò. Lo sollevò di peso dai fianchi e lo scaricò a terra, senza un briciolo di grazia, non appena ebbero varcato la soglia.
“Ho una grave carenza di affetto, Kuro-cchi!” piagnucolò Fay, ancora disteso sul pavimento, protendendo le braccia verso Kurogane.
“Prenditi un integratore.”
Fay fece una smorfia. Non capiva se quello del moro fosse una risposta ironica o se non avesse minimamente ascoltato quello che gli aveva detto. Decise di lasciar perdere, doveva essere molto stanco.
Kurogane lanciò la ventiquattrore sul divano e fu solo allora che vide l’invasione di libri.
“E quelli?” domandò stupefatto.
“Oh, niente, è solo un’enciclopedia che mi ha dato un ragazzino…”
Kurogane sembrava shockato. “ Quanto maledettamente l’hai pagata?”
Eccolo lì, istinto dell’uomo d’affari. “Ah, nemmeno molto… Poverino, doveva aiutare la fidanzatina malata…”
“Me ne frego delle fidanzatine! Si può sapere cosa ti è saltato in testa?!”
Fay si rialzò lentamente. Questa volta lo avrebbe capito.
“Mi annoio così tanto qui da solo, Kuro-sama. Cosa vuoi che sia, non è una gran spesa…”
“Parla per te, idiota senza il senso della misura! La prossima volta che vuoi buttare i soldi, avvisami, così farò in tempo a cercare un bel ponte accogliente sotto il quale dormire.”
Fay sospirò, lui non doveva perdere il controllo. “Sei esagerato, Kuro-…”
“Sto lavorando come un matto per mantenerti, potresti almeno risparmiarti simile idiozie!”
Fay indietreggiò, senza volerlo, perché quelle parole lo avevano colpito come una pugnalata in pieno petto. Quasi gli mancò il respiro. Non capiva, proprio non capiva.
Ciò che aveva detto non era stato uno sfogo. Certo, era stanco e arrabbiato, quasi come tutte le sere, ma le sue parole erano vere. Fay glielo leggeva negli occhi ardenti. Era riuscito a cogliere tutto ciò in quella frazione di secondo, prima che Kurogane esibisse una, seppur lieve, aria pentita.
“Beh? Non hai niente da dire?” chiese il moro, visibilmente intimorito dall’improvviso e insolito silenzio di Fay, che non riusciva più a sollevare la testa. Se lo avesse guardato in faccia era certo che non sarebbe più riuscito a trattenersi dal piangere.
Avrebbe voluto dire molte cose, ma allo stesso tempo non trovava la voce per farlo.
Voleva accusare Kurogane per il suo comportamento egoista, ma voleva anche scusarsi con lui per tutti i disagi che gli aveva procurato.
Dopo qualche estenuante minuto di silenzio, si voltò e andò nella camera che dividevano. Si chiuse dentro, incurante del fatto che Kurogane sarebbe stato costretto a dormire sul divano.
Nessun richiamo lo fermò, né una mano salda sul suo braccio.
Fay si gettò sul letto, senza sapere se ridere o piangere.

 





[¹] Enciclopedia La Repubblica
   
 
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC / Vai alla pagina dell'autore: Yuri_e_Momoka