Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: kannuki    08/06/2005    11 recensioni
Eva è una dolcissima pazza scatenata che fa tremare le amiche con le sue continue trovate semi suicide! Fa la chimica e ha l’hobby dei veleni che prepara personalmente ‘dovessero mai servire.’
Eva ha un difetto solo: ha un odio patologico per gli uomini e qualsiasi cosa sia fornito di cromosoma Y che le provoca fortissime allergie! Ora che è arrivato il nuovo responsabile e capo in direttissima, Julian, ritratto del malumore e della scortesia, schiavista, misogino e arrivista, Eva ha un nuovo obiettivo nella vita: cercare di avvelenarlo prima di soccombere all'orticaria!
AGGIORNAMENTI SETTIMANALI
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Eva era distrutta dalla novità

Eva era distrutta dalla novità! Quasi non mangiava più e la mattina si alzava con una faccia da mortorio che faceva preoccupare la madre.

“Beh? Sempre quella faccia da funerale! Ma che hai?” le domandò vedendola arrancare verso la cucina a gas con un cipiglio funesto e i capelli sconvolti.

Mrghh…” mugolò con gli occhi stretti in una fessura, il pantalone del pigiama calato su un fianco e il top da raddrizzare.

“Non ci voglio andare a lavoro”piagnucolò depressa, crollando sulla sedia high tech della cucina e appoggiando le braccia sul tavolo e il viso su di esse.

La donna la guardò stupita: e da quando in qua faceva i capricci se quel laboratorio era tutta la sua vita? “Martina ti ha fatto i dispetti?” la prese in giro mettendole davanti i biscotti che la ragazza guardò appena “merendina” biascicò alla madre che sorrise divertita e prese il pacchetto dalla credenza.

Eva resuscitò di poco mentre masticava svogliatamente il suo Flauto al latte “quello mi odia…” singhiozzò depressa.

La madre si sedette al tavolo spostando la gran massa di capelli biondi che le ricoprivano metà lato della faccia “chi è ‘quello’?”

“Il nuovo responsabile” borbottò bevendo un goccio di caffè “ha minacciato di licenziarmi, mi ha fatto rimozionare la macchina e mi ha cazziato, l’altro giorno”

“Ha fatto bene!”esclamò la donna facendola girare con i lacrimoni agli occhi. “Perché?!” domandò con la voce gonfia d’incredulità.

Perché sei distratta e avrai sicuramente fatto qualcosa di molto pericoloso!” l’apostrofò la madre sorridendo internamente.

Eva la guardò con un cipiglio da impunita e scosse i capelli, sua gloria e vanto che teneva con tanta cura “mi fa venire le bolle, per poco non sono dovuta andare all’ospedale!” esclamò come se ciò bastasse a farlo disprezzare.

 

“Sempre a chiacchierare…”

Eva si voltò appena all’ingresso del fratello e gli fece uno sberleffo che voleva essere un saluto.

Ma perché non te li leghi quei capelli? Se ne trovo uno nel caffè…” la minacciò stanchissimo per la serata passata con gli amici a gozzovigliare.

“Rosichi perché tu li stai perdendo” gli rispose con aria di superiorità accarezzandoli.

“Ma perché non ve ne andate a chiacchierare da un’altra parte, voi due?” sbottò il ragazzo fissandole a turno “la mia camera è attaccata alla cucina e vi sento sempre ciarlare come oche” sibilò di cattivissimo umore.

La madre alzò gli occhi al cielo “tua sorella ha un problema serio a lavoro!”

Il ragazzo la soppesò con lo sguardo e le fece una smorfia “ho sentito, come facevo a non sentirvi?!” domandò mentre Eva sbuffava avvelenata “quanto rompi, Lance!!”

Il fratello le diede uno scappellotto sulla testa e si rimediò un grugnito “ti fa venire le bolle, eh?”

“Da morire!” esclamò cercando comprensione almeno in lui, uno dei pochi maschietti a cui riusciva a stare vicino senza sentirsi male.

 

“Quindi ti piace.. meno male, va. Volesse il cielo che ti ci fidanzi! Almeno ce la togliamo di torno, sta scocciatrice chiacchierona” commentò il ragazzo di tre anni più grande di lei con un’aria pacifica che fece sorridere la madre.

“No, non mi piace!” urlò facendolo strozzare “è antipatico e orrendo e mi fa venire l’orticaria! Un giorno di questi mi ricovereranno all’ospedale; quel bastardo mi ha cooptato a forza in un esperimento! Come faccio a stargli vicino, me lo spieghi tu?! Cretino!” urla a pieni polmoni svegliando anche il padre che arriva ondeggiante in cucina. Eva lo sorpassa in tutta fretta, con le lacrime agli occhi per le ingiustizie della vita e si dirige nel bagno sbattendo la porta con forza.

 

Lance si appoggia allo schienale della sedia con aria pacata e fa un sorrise ebete al padre che lo guarda con aria riprovevole. 

“La devi sempre prendere in giro” la rimprovera la madre arrabbiata e impensierita.

Il ragazzo alza le spalle per nulla intenzionato a tornare sui propri passi “tua figlia ha bisogno di uno psicologo: il suo è solo terrore da relazione naufragata. Facci caso, quando le piace qualcuno si sente male. Ti ricordi Phil? Phil le piaceva e non riusciva a stargli vicino. Il panettiere giù all’angolo? Bolle su bolle ogni volta che andava a fare la spesa. È bastato che quello se ne andasse e le è passata anche l’orticaria”  affermò sereno “quando a Eva piace qualcuno, il suo corpo innesca un meccanismo di reazione autoprotettivo che la porta ad isolarsi dalla fonte d’attrazione. Quel coglione di Mattias! Quanto mi piacerebbe averlo fra le mani e strozzarlo. Borbottò a bassa voce stando ben attento a non farsi sentire dalla sorella.

“Meno male che farti studiare è servito a qualcosa, razza di psicologo della mutua!” borbottò sottovoce il padre.

Lance sorvolò sulla battuta e continuò a bere il suo caffè tranquillamente “Sono il novello Jung

 

***

 

“Ti rendi conto di quello che mi ha osato dire quel cretino?”

Rinchiusa nel suo antro della strega, Eva cerca un minimo di comprensione nell’amica che non la sta minimamente ascoltando “ha detto che mi piace! Come no?! Appena lo vedo mi parte il plafond!” Urlò a bassa voce, tremendamente offesa. “Ma mi ascolti?”

“No” le rispose sinceramente cercando il bottone che aveva perso. Gettò uno sguardo distratto all’amica e si rese conto che il suo camice era così lindo da farle male agli occhi “Uau. L’hai lavato” 

Lei assentì sbuffando. Da quando era arrivato quel tipo, era diventata una musona lamentosa!

Sedette sullo sgabello cercando di riprendersi e inspirò una sola volta “non ce la posso fare a stargli vicino” confessò con voce poco serena.

Martina la guardò strisciandole una mano sul braccio a mo di incoraggiamento.”Fa uno sforzo e immagina che sia una donna” 

“Non dovrebbe parlare” le rispose rassegnata.

“Beh, da quanto ho capito è la persona più silenziosa che sia mai entrata qua dentro. Nel suo laboratorio non si sente volare una mosca”

Eva alzò le spalle velocemente “per forza, si tiene il fiato per sbraitare contro di noi”

 

***

 

Cannon ritiene che le malattie psicosomatiche siano dovute allo stress, ossia a risposte emozionali troppo intense o troppo a lungo mantenute che mettono in moto risposte fisiologiche o psicologiche il cui scopo è quello di attenuare lo stress. Il comportamento messo in atto può essere di "attacco" o di "fuga" secondo Cannon, o di "adattamento" secondo Selye. Quando gli sforzi del soggetto falliscono perché lo stress supera la capacità di risposta, allora si è esposti ad una vulnerabilità nei confronti della malattia dovuta ad un abbassamento delle difese dell'organismo

 

Julian alzò le sopracciglia velocemente, ipnotizzato dalle parole che ballavano sullo schermo.

 

Nemiah, al contrario, partendo dalla constatazione che il paziente psicosomatico presenta un'incapacità di descrivere con precisione i propri sintomi, un'incapacità ad individuare sensazioni affettive e distinguerle tra loro, un'inadeguatezza tra esplosioni emozionali e corrispettivi stati affettivi interni, rigidità, distacco e disarticolazione nella postura e nelle mimica, ha ipotizzato che a causa di fattori genetici o di difetti dello sviluppo esisterebbe una carenza di connessioni neuronali tra le aree del sistema limbico, deputate alla rielaborazione delle pulsioni e degli affetti, e le aree corticali, sede delle rappresentazioni consce, dei sentimenti e delle fantasie. Ne consegue che le stimolazioni delle pulsioni non vengono elaborate a livello corticale, ma deviate sull'ipotalamo che genera stimolazioni troppo intense e prolungate a carico del sistema vegetativo.

 

Si grattò la nuca, appoggiando il mento sull’altra mano e fece scorrere il mouse alla ricerca di qualcosa di più concreto.

 

La malattia si manifesta a livello organico come sintomo e a livello psicologico come disagio. Nel prurito psicogeno la persona si gratta in continuazione, senza causa precisa. Sono presenti tratti di personalità rigidi con  notevole senso di pulizia e dell’ordine.

 

Non è il suo caso...A-ah! Eccolo qua! Pensò avvicinando di più la sedia al computer e aprendo la finestra a tutto schermo

 

‘tali sintomi hanno una durata di tempo limitato, cessano con il cessare dell'elemento scatenante  non presuppongono una lesione d'organo. Al contrario, sono considerate vere e proprie malattie psicosomatiche quelle alle quali classicamente si riconosce una genesi psicologica (o quantomeno in buona parte) ed in cui si viene a realizzare un vero e proprio stato di malattia d'organo con segni indiscutibili di lesione.

 

Julian restò un po’ soprappensiero: a parte cominciare a grattarsi, quella ragazza non aveva mostrato eritemi o altro. Ma si poteva sempre fare una prova! Pensò alzandosi in fretta e dirigendosi verso il laboratorio in cui la ragazza si stava occupando della preparazione dei terreni e delle soluzioni fisiologiche indispensabile per l’inizio del loro esperimento.

 

Eva non lo sentì arrivare a causa delle cuffie che teneva sulla testa e che la isolavano dai rumori esterni. Un’altra cosa che sarebbe stata quanto meno sconsigliabile, in quel posto.

Julian entrò, la osservò per un attimo e aggirò il bancone senza farsi vedere: ancora non l’aveva fiutato.

Il raggio d’azione del suo dopobarba era piuttosto limitato, regalo di Suzie che portava solo perchè era troppo pigro per andarselo a comprare un altro, ma fu lo stesso avvertito da  Eva che si bloccò e alzò gli occhi dalle provette dopo averle posate con mani tremanti.

“Non le ho chiesto di non entrare mai qua dentro?” esplose paralizzata dal prurito che sentiva spandersi in tutto al corpo.

Quando si girò trovo il suo capo che la fissava con occhio critico “bolle non ne vedo.” Commentò scostandole i capelli dal collo e raggelandola. “Vieni con me” le ordinò prendendola per il polso.

 

Eva restò paralizzata per qualche secondo e poi urlò “ma come si permette?!” urlò cercando di divincolarsi e sentendosi sempre più male. “Mi lasci! La denuncio ai sindacati per maltrattamenti!” urlò mentre la trascinava nel proprio laboratorio.

Adesso svengo! Oppure vomito! Pensava sempre più agitata.

Julian le lanciò un’occhiata e alzò le spalle “continuo a non vedere bolle o dermatiti. Non hai niente!” la sgridò arrivando di fronte al computer “vediamo: respiro accelerato?

Cosa?!” domandò senza capire che diavolo volesse quello da lei,

“Tu rispondi!”

“Si” ansimò “che non si sente?” sbraitò cercando di farsi lasciare. “Sto per sentirmi male!”

“Tremori?

“Si!”

“Tensione muscolare? Alla nuca?” continuò imperterrito facendola sedere davanti a se e bloccandole ogni via di fuga.

“Certo! Non lo vedi che sono tesa?!” urlò nuovamente ma con minor forza.  

 

Julian si drizzò soddisfatto e la guardò: era rossa e visibilmente scossa, tremava da capo a piedi ma non si grattava più. “Non hai un cavolo!” ridacchiò sollevato puntandole un dito sulla fronte e spingendola indietro.

Eva restò per un attimo ferma e poi si afflosciò sulla sedia come una bambolina a cui hanno tagliato i fili.

“Beh?!” esclamò dandole una scossetta leggera. Toh, è svenuta!

 

 

 

  
Leggi le 11 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: kannuki