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Autore: The Mad Tinhatter    27/10/2009    1 recensioni
"Sicuramente suo padre pensava che lei non l’avrebbe mai fatto, che non sarebbe mai stata tanto curiosa. Del resto, per lui era un semplice strumento da lavoro, e sicuramente non pensava che avrebbe mai attirato l’attenzione di sua figlia."
Genere: Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri personaggi, L, Light/Raito, Misa Amane
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 5: I Won’t Say I’m In Love

“Anata o mamotte ikitai,
Tatoe nani ga okiyou tomo,
Boku no subete de anata o,
Mamori tsuzukete ikimasu….”

My All – Ayumi Hamasaki
 
“Voglio proteggerti,
Qualunque cosa succeda,
Continuerò a proteggerti,
Facendo tutto ciò che è in mio potere”
- Mela – disse Ryuk, tendendo la mano.
Sayuri scosse la testa, e scese in cucina per prendergliene una. Alla fine, decise di prendere l’intero sacchetto, sicuramente quella discussione le sarebbe costata molte mele.
- Allora – disse Sayuri, lanciando un frutto allo shinigami – dimmi che cosa è successo.
Era piuttosto impaziente, voleva sapere esattamente cosa fosse accaduto.
- Lo shinigami di quel quaderno… è morto. Sai, esiste un modo per uccidere anche gli shinigami!
Sayuri sgranò gli occhi. Dunque, non solo suo padre aveva ucciso esseri umani, ma anche dei della morte.
- E quale sarebbe? – domandò la ragazza, lanciando a Ryuk un’altra mela.
- Beh – disse lo Shinigami, sgranocchiando la mela – Basta che questi si affezioni ad un umano, e che sia disposto a sacrificarsi per salvargli la vita. E tu sai qual è il vero compito di noi shinigami, vero?
- Sì, voi decidete chi deve morire e quando, giusto? Ma… cosa c’entra con tutta questa situazione? – domandò Sayuri.
- C’entra, eccome se c’entra – rispose Ryuk. Sembrava divertito, e la cosa un po’ irritava Sayuri. Come poteva ridere se la situazione era così seria?
- Vedi, noi abbiamo il compito di uccidere le persone usando i nostri Death Note – continuò lo shinigami - ma se per caso dovessimo compiere un’azione che, al contrario, allungasse la vita di un umano… se dovessimo uccidere una persona per proteggere la vita di un’altra….     
- Ho capito. Morireste, giusto?
- Sì – disse Ryuk – Voglio dire, è una cosa piuttosto stupida da farsi, cosa vuoi che valga la vita di un umano….
- Beh – rispose Sayuri, un po’ infastidita – credo di avere una visione leggermente diversa rispetto alla tua, in ogni caso… mio padre avrebbe fatto innamorare uno shinigami di sé per poi mettersi in pericolo, facendo in modo che lo shinigami uccidesse qualcun altro per salvarlo?
Sayuri sapeva che suo padre era un uomo sicuro di sé, ma dubitava che lo sarebbe stato tanto da correre un tale rischio. Ma, forse, un tempo le cose erano diverse, o magari era così tanto deciso ad eliminare L da rischiare addirittura la propria vita… perché lei lo aveva intuito, la scomparsa dello shinigami mancante aveva sicuramente qualcosa a che fare con la morte di L.
- Guarda, se fosse stato per tuo padre, avrei anche capito, ma… una come lei…. – disse Ryuk, finendo di mangiare la mela che aveva in mano.
- Lei chi? – domandò Sayuri, sempre più sgomenta. Suo padre aveva sicuramente messo in pericolo la vita di questa persona, forse deliberatamente proprio per fare in modo che lo shinigami uccidesse L….
Ryuk tese nuovamente la mano davanti a lei, e la ragazza gli porse un’altra mela.
- Lei… Misa Amane. L aveva minacciato di arrestarla, accusandola di essere Kira, e Rem, quella stupida shinigami, si era affezionata troppo a lei e pensava che fosse degna di un sacrificio… ha ucciso L e il suo maggiordomo, poi è diventata un mucchietto di cenere. A proposito… mi sembra di non averti ancora spiegato chi sia L… ma credo che tu lo conosca fin troppo bene, giusto?
- Non dirlo a mio padre, ok? – disse Sayuri, allarmata.
Ryuk fece spallucce. – Finché la cosa è divertente….
Non sapeva se potersi fidare, ma in ogni caso era troppo tardi per pentirsi di essere finite in quella situazione, e comunque se suo padre l’avesse scoperta, lei l’avrebbe saputo.
Certo, quando sentirai un dolore al petto, allora sì che sarà troppo tardi. La sua coscienza non sembrava essere molto d’accordo con lei.
- Grazie – disse Sayuri, riponendo i quaderni per poi uscire dallo studio.
Si preparò velocemente e si mise a letto. Era ancora sconcertata da tutto quello che aveva scoperto. In meno di due giorni, l’immagine che aveva di suo padre era stata completamente stravolta. Non solo aveva ucciso delle persone, ma aveva permesso che sua madre corresse un pericolo. Sayuri sapeva che sua madre aveva sempre amato suo padre, probabilmente anche allora avrebbe accettato di fare qualunque cosa per lui, anche essere accusata e condannata al suo posto. In quel momento, si chiese che cosa li tenesse uniti, perché fossero ancora assieme, ma anche, in fondo, perché sua madre fosse ancora viva. Del resto, se era solo una pedina, suo padre avrebbe fatto in fretta a sbarazzarsene….
Sayuri allontanò qual pensiero dalla mente, e si concentrò piuttosto sulla dinamica dell’omicidio di L. Dunque, l’intruso di cui L aveva parlato era la shinigami, Rem. Era stata lei ad ucciderlo, materialmente, ma c’era da dire che, se sua madre era una pedina nelle mani di suo padre, anche Rem non avrebbe potuto far altro che seguirla.
A ben pensarci, se Rem si trovava nel mondo degli umani era perché il suo Death Note apparteneva a qualcuno, e se era così legata a sua madre, forse la proprietaria del quaderno era lei….
Mia madre non è un’assassina, e in ogni caso in questo momento non fa uso del Death Note, pensò Sayuri.
Cercò di addormentarsi, ma era estremamente difficile. Anche quando prese sonno, i suoi sogni furono costellati da immagini di suo padre e di sua madre, e dall’immagine di una shinigami, dai lineamenti molto simili a quelli di Ryuk ma più femminili, che scriveva qualcosa su un quaderno e poi si trasformava in polvere.
Quando si svegliò, la mattina seguente, fu come se non avesse dormito, e il fatto che questo fosse praticamente accaduto per due giorni di seguito non contribuiva a migliorare la situazione. Certo, avrebbe potuto usare il trucco per nascondere i segni più evidenti, ma avrebbe minacciato di addormentarsi durante le ore di scuola.
Devo restare sveglia, pensò Sayuri, mentre prendeva posto nell’aula, stasera devo raccontare tutto ad L.
Il professore entrò nella classe. Sayuri ascoltò a malapena il suo saluto agli alunni, dopodiché le fu completamente impossibile prestargli ulteriormente attenzione.
La sua mente cominciò a vagare, e con essa la sua mano, che si mise a scarabocchiare qualcosa sul quaderno sul quale, teoricamente, avrebbe dovuto prendere appunti.
Pensò ad L, a come avrebbe reagito quando gli avrebbe detto tutto ciò che aveva scoperto, se l’avrebbe ringraziata o l’avrebbe fatta sentire una stupida dicendole che lui in realtà c’era già arrivato, e non c’era bisogno di rischiare così tanto; pensò a come avrebbe potuto reagire lei nel vederlo, visto il modo in cui erano cambiati i suoi sentimenti dopo quei sogni; pensò a suo padre, a come si era rivolto a lei, e si chiese se per caso lui avesse intuito cosa lei avesse in mente; pensò a sua madre, usata senza alcuno scrupolo da suo padre, e tuttavia incapace di odiarlo; pensò a quella povera shinigami, anche lei vittima di suo padre….
- Sayuri! Sayuri!
Una mano le scosse la spalla, e lei improvvisamente riprese contatto col mondo. Si voltò, e vide Kaori che la scrutava preoccupata.
- Cosa è successo? – domandò Sayuri.
- E me lo chiedi? Hai poggiato un gomito sul banco e ti sei presa il mento con la mano, mentre con l’altra scarabocchiavi, e fin qui va bene, poi hai chiuso gli occhi… non potevo avvertirti perché il professore stava spiegando, per fortuna non ti ha scoperta… comunque, è finita l’ora e mi sembrava giusto svegliarti….
Sayuri si stropicciò gli occhi con le mani, e abbassò lo sguardo sul quaderno. Per poco non sobbalzò.
Tra tutti gli scarabocchi che aveva fatto prima di addormentarsi spiccava particolarmente una L scritta in corsivo, marcata come se ci avesse passato su la penna più volte. Chiuse il quaderno di scatto, non voleva che Kaori facesse domande.
Per fortuna oggi non dobbiamo restare a scuola anche di pomeriggio, pensò Sayuri, sbadigliando.
Passò il resto della mattinata a fissare il vuoto, mentre la sua mente vagava da tutt’altra parte rispetto a dove sarebbe dovuta essere. La campanella di fine lezioni fu una benedizione per lei.
Decise che sarebbe andata a comprare altri dolci, poi avrebbe pranzato con L. A casa sarebbe stata sola con Chika, e in ogni caso avrebbe dovuto passare comunque il pomeriggio con lui. Inoltre, doveva comunicargli tutte le informazioni in suo possesso, e doveva riuscire a capire quale sarebbe stata la sua reazione nel vederlo, per chiarire quali fossero i suoi sentimenti per lui.
Quando bussò alla porta della camera, cercò di non mostrarsi troppo agitata.
Il ragazzo aprì, e lei prontamente disse: - Ciao… ti dispiace se oggi pranzo con te? Devo parlarti di una cosa.
Cercò di non concentrarsi troppo sul volto di L: i suoi occhi erano troppo profondi, e lei non era ancora abbastanza lucida da poter sostenere tranquillamente il suo sguardo.
- Entra – disse L, occhieggiando la busta piena di dolci che Sayuri aveva portato.
- Di cosa mi devi parlare? – domandò il ragazzo, mentre Sayuri poggiava la busta e lo zaino sul divano.
La ragazza fece un bel respiro profondo.
- Ho scoperto chi è Kira, e come sei morto.
L cercò di mantenersi tranquillo, ma Sayuri sapeva che sotto sotto stava fremendo per la curiosità.
- Dimmi tutto – disse L, il tono di voce perfettamente calmo.
- Beh, non so se tu ti fossi sbagliato, o se mi avessi mentito… ma Kira… Kira è mio padre, Light Yagami. L’ho sentito da lui, l’altra sera, mentre stava utilizzando il Death Note nel suo studio.
L annuì, poi si voltò verso di lei, e la guardò dritto negli occhi.
- Allora non mi sono mai sbagliato… ti ho mentito, l’altro giorno. Perdonami.
Come si sarebbe dovuta comportare, lei? Cosa avrebbe fatto, normalmente?
Ti ha raccontato una bugia, Sayuri. Da un altro ragazzo non l’avresti mai accettato, perché lui dovrebbe essere un’eccezione?
Normalmente, avrebbe tirato un bello schiaffo all’incauto bugiardo, e non si sarebbe mai più fatta vedere.
Avanti, dagli questo benedetto schiaffo e vattene. Così impara.
Gli occhi del ragazzo continuavano a fissarla, e lei si sentì improvvisamente impotente. Non avrebbe mai potuto fargli del male, nemmeno per fargli capire che aveva sbagliato a non raccontarle da subito la verità. Non ne aveva il cuore.
Aveva sempre detto che quegli occhi erano belli e profondi, ma mai aveva pensato che potessero avere una qualche influenza sulle sue azioni.
Basta. È tutta suggestione, devo assolutamente smetterla.
Si sedette sul divano, cercando di restare alla distanza massima da lui. Forse evitando i contatti diretti tutta quella inquietudine le sarebbe passata.
Ti stai per caso rammollendo? domandò la voce nella sua testa.
- Ti ho offesa? – domandò L. Sicuramente doveva avere un’aria sconvolta.
- No, per quello no… è che… insomma, si tratta di mio padre! Capisci? Mio padre è un assassino, ha causato la morte di un sacco di persone, e poi… ha ucciso te!
Sayuri si bloccò. Sapeva di aver messo fin troppa enfasi in quell’ultimo frammento di frase, come se la sola vita di L fosse nettamente più importante di quella di milioni di altre persone….
Sentì il rumore della pelle del divano, e si voltò verso L. Il ragazzo si era girato completamente verso di lei, e si stava sbilanciando in avanti, il braccio proteso davanti a sé.
Cos’ha intenzione di fare? pensò Sayuri.
Lentamente, si stava avvicinando a lei. La sua mano era vicinissima….
Le accarezzò il volto con l’indice. Il suo tocco era delicatissimo, le aveva a malapena sfiorato la guancia, come se avesse avuto paura di farle del male, tuttavia fu abbastanza per farla arrossire. Si voltò dall’altra parte per non farsi vedere.
Non ti sta per niente dando una mano, disse la vocina.
- Tutto bene? – domandò L.
- Oh… sì, sì, certo, tutto ok! – disse Sayuri, cercando di ricomporsi e prendendo un pacchetto di cioccolatini – Che ne dici di mangiare, mentre ti racconto tutto il resto?
L annuì, e cominciarono a mangiare, mentre Sayuri raccontava al ragazzo tutta la verità sulla sua morte.
- … e così, non solo mio padre ti ha ucciso, ma si è anche servito di mia madre e di quella povera shinigami!
L non aveva fatto altro che annuire e mangiare durante tutto il racconto di Sayuri. Prese la parola solo dopo che lei ebbe finito.
- Bene… ora tutto quadra, dunque… resta solo una cosa da chiarire…. – disse.
- Che cosa? – domandò Sayuri.
- Tu. Che cosa hai intenzione di fare? Del resto, si tratta di tuo padre….
- Mi stai chiedendo se ho intenzione di schierarmi con te o con mio padre?
- Già. Si tratta di una situazione delicata, e se lo desideri puoi andartene. Ti prometto che non verrai coinvolta ulteriormente in questa faccenda.
Sayuri scosse la testa con energia.
- Scordatelo. Io… non approvo ciò che mio padre ha fatto. Una volta Ryuk, lo shinigami del quaderno che ho trovato, mi ha definita “amante della vita”, come potrei apprezzare l’operato di un assassino? E poi… - si bloccò un attimo, incerta se parlare o meno. Se avesse continuato, avrebbe fatto capire ad L che forse provava qualcosa per lui.
C’è per caso qualcosa di male? Anche se gli dimostri di tenerci a lui, non è detto che ci sia necessariamente qualcosa di più.
- … poi… ho deciso di non lasciarti da solo. Non m’importa se non ti conosco, io farò di tutto per aiutarti. Quello che stai facendo è giusto, e so che non ce la potrai mai fare da solo.
L aprì la bocca per dire qualcosa, ma Sayuri lo interruppe.
- Non m’importa – continuò lei, abbozzando un piccolo sorriso – se ci saranno dei pericoli da affrontare. Mio padre, tanto, prima o poi scoprirà comunque che sono stata nel suo ufficio, e in tal caso potrebbe uccidermi anche se dovessi andarmene ora. Ormai… ormai ci sono. Non posso più andarmene.
L la guardò, un po’ perplesso.
- Se è questo ciò che vuoi, va bene – disse – Ma sappi che da questo momento non potrai più ritirarti, soprattutto dopo avermi fornito queste informazioni. Sarò io a non lasciarti andare, nel caso in cui tu voglia tirarti indietro.
Sayuri annuì. Sapeva che non c’era il pericolo che ciò accadesse. Il motivo per cui lei si trovava in quella stanza in quel momento andava ben oltre il suo senso di giustizia.
Si ricordò improvvisamente del giorno in cui l’aveva incontrato per la prima volta, del suo sguardo che vagava nel vuoto… rivolse il suo sguardo verso di lui, e lo vide fragile e senza difese: cosa ci sarebbe stato, durante un eventuale scontro, tra lui e suo padre? Niente. L non aveva un’arma, e sicuramente non sarebbe mai riuscito a possederne una, in quel momento.
In quel momento aveva solo lei, e sarebbe stata lei a proteggerlo.
Mantenne un fermo sorriso mentre prendeva una tavoletta di cioccolato dalla busta della spesa e la apriva. Si sentiva incredibilmente stanca, ma era contenta di essere riuscita a dire tutto ad L.
Sbadigliò, cercando inutilmente di non farsi vedere da L. Doveva restare sveglia, aveva assolutamente bisogno di ripassare matematica per il compito e inoltre sarebbe stato abbastanza imbarazzante addormentarsi lì.
- Sei stanca? – disse il ragazzo. Sayuri si bloccò, mentre prendeva il libro dallo zaino.
- Oh, no! E poi, non posso dormire, devo studiare matematica.
Non ne aveva voglia, e sicuramente non sarebbe stata concentrata a dovere, ma senza dubbio il professore non avrebbe mai accettato una scusa come: “Non ho studiato perché dovevo aiutare un mio amico a salvare il mondo da un pericoloso criminale, che altri non è che mio padre” . Inoltre, prendere un brutto voto in una materia in cui aveva sempre preso almeno la sufficienza avrebbe insospettito suo padre, che avrebbe pensato, e non a torto, che si stesse dedicando a tutt’altro.
Sicuramente le sarebbe sembrato tutto più leggero se ci fosse stato qualcuno ad aiutarla… e aveva già un’idea su chi sarebbe potuto essere il fortunato.
L le rivolse uno sguardo interrogativo, mentre lei lo osservava, come per scrutarlo.
- Un momento… tu… insomma, hai l’aria di uno che è bravo in matematica… insomma… potresti darmi una mano? Per favore!
Ti stai per caso rincitrullendo? domandò la voce nella sua testa.
Sayuri si chiese cosa stesse facendo di sbagliato.
Beh, stai cercando di convincerlo facendogli gli occhi dolci, rispose la voce.
Sayuri ridacchiò all’idea. Sicuramente L stava pensando che fosse impazzita.
Tanto con lui non attacca, pensò Sayuri.
L alzò gli occhi al cielo. – Va bene – disse.
Sayuri lo guardò, stupita, poi tirò fuori il libro dallo zaino. L si avvicinò a lei, tanto che quasi Sayuri poteva sentire il calore del suo corpo, erano praticamente spalla contro spalla….
Non pensarci, disse Sayuri a sé stessa.
La ragazza aprì il libro alla pagina da cui avrebbe dovuto iniziare.
- Ecco qui… vedi, è difficilissimo! – disse, poi fece per girare la pagina.
Si bloccò. Anche L, come lei, aveva avuto l’idea di passare alla pagina successiva, e mentre entrambi compivano lo stesso gesto, le loro dita si sfiorarono.
Sayuri rimase immobile per qualche secondo, come se fosse stata gelata, senza nemmeno respirare. Il suo cuore mancò un battito.
E smettila, pensò Sayuri, rivolta al suo corpo che sembrava reagire in modo completamente sballato rispetto alla sua mente.
Il ragazzo non sembrò particolarmente turbato da ciò che era appena successo, e Sayuri pensò bene di lasciare a lui il compito di girare le pagine.
L cominciò la sua spiegazione, e Sayuri si rese conto che, in qualche modo, era più coinvolgente di quella fornita dal professore.
È perché si tratta di lui, non per altro, giusto?
Forse era così, forse era per la sua voce calma, forse perché cercava sempre di guardarla negli occhi….
No, quello contribuisce soltanto a distrarmi.
Era comunque evidente quanto L fosse competente in materia. Sicuramente doveva essere intelligentissimo, in ogni caso. Aveva sfidato suo padre e, alla fine, era riuscito a scoprire il suo crimine, sicuramente doveva avere un cervello fuori dal comune.
Dopo la spiegazione, fecero assieme qualche esercizio, e Sayuri si rese conto di aver capito più o meno tutto. Alla fine, però, era stanchissima.
- Pausa! – disse, stiracchiandosi dopo aver terminato l’ennesimo esercizio. Si abbandonò sul divano, mentre L (che era sempre vicinissimo a lei) prendeva una busta di caramelle.
- Se vuoi, c’è anche il tè, ne ho portato un thermos, è nella borsa – disse la ragazza. Non aveva assolutamente voglia di alzarsi per prenderlo, stava troppo comoda su quel divano, e in più era incredibilmente stanca… fece appena in tempo a vedere L saltare giù dal divano per andare a prendere il thermos nella borsa….
Sognava. Era in una foresta, di notte. Davanti a sé vedeva ben poco, solo alberi e rami. Stava spostando tutto ciò che trovava davanti a sé, tentando di andare avanti, pur senza avere un luogo preciso in cui andare.
Poi, vide due occhi brillare nel buio, e cominciò a correre verso di essi. Man mano che si avvicinava, la luce aumentava, come se il sole stesse sorgendo… Sayuri fissava la terra sotto i suoi piedi mentre correva, poi alzò lo sguardo davanti a sé….
Era lui. Quegli occhi erano di L.
Continuò a correre verso di lui, e quando lo raggiunse lo abbracciò, buttandogli le braccia al collo… lo strinse forte a sé, non voleva lasciarlo andare per nessun motivo al mondo….
- Ti voglio bene… - mormorò.
Rimase lì, abbracciata a lui, per un tempo che sembrò simile ad un’eternità….
Dopo un po’, aprì gli occhi. Mise a fuoco ciò che aveva davanti a lei, e si ritrovò a fissare il soffitto.
Un momento… mi sono addormentata sul divano, dovrei avere il televisore davanti a me….
Si trovava adagiata su qualcosa di morbido, che evidentemente non era il divano. Si tirò su seduta, e mise meglio a fuoco tutta la situazione: aveva dormito sdraiata sul letto della stanza, nonostante quando si era addormentata non si trovasse lì.
Si guardò attorno, e vide L seduto dall’altra parte del letto, un lecca lecca in una mano e una tazza di tè nell’altra, lo sguardo rivolto verso di lei. Istintivamente, la ragazza pensò al sogno che aveva fatto.
Oh no, pensò, imbarazzata.
In quel momento pensò anche che, se lei si trovava in quel letto, era perché qualcuno doveva avercela trasportata di peso, e quel qualcuno non poteva essere stato altri che L.
La cosa peggiore era che, pur non essendo sonnambula, aveva l’odiosa abitudine di replicare nella realtà tutti i gesti che faceva nei sogni e le parole che diceva, ovviamente sempre nei momenti meno opportuni.
Improvvisamente, una serie di immagini si materializzò nella sua mente: L che la prendeva in braccio e la adagiava sul letto, per poi sedersi accanto a lei e, magari, accarezzarle i capelli come aveva fatto poche ore prima con la sua guancia. Particolarmente quest’ultimo pensiero fece accelerare i battiti del suo cuore.
- Oh, no! – disse Sayuri, stavolta a voce alta.
Sicuramente l’idea non ti è dispiaciuta, vero?
No, a ben pensarci non le sarebbe dispiaciuto, ma a turbarla in quel momento non era tanto il fatto che lei apprezzasse da parte di L attenzioni di quel tipo, quanto il fatto che una parte delle sue immagini mentali avesse avuto un corrispettivo reale.
La cosa che un po’ la rassicurava era il fatto che, con ogni probabilità, mimando l’atto di abbracciare il ragazzo si era ritrovata a stringere il vuoto e non lui, ma… e se avesse sentito le sue parole?
Sciocchezze. E poi, che c’entra, sarebbero potute benissimo essere rivolte a qualcun altro.
- Tutto bene? – domandò il ragazzo.
Sayuri si voltò nuovamente verso di lui. Per qualche ragione, gli occhi del ragazzo trovavano sempre il modo di incontrare i suoi.
- Io… sì, sì! Però… insomma… tu… ecco, tu hai….
Che razza di idiota.
Sayuri poté quasi vedere la piccola creatura che albergava nella sua mente portarsi una mano alla fronte e scuotere la testa.
L annuì.
- E… per caso… ho detto qualcosa mentre dormivo?
- Niente di intelligibile.
- E ho… fatto qualcosa di strano, mentre dormivo?
- No, niente. Hai dormito, e basta.
- Bene, allora! – disse Sayuri, esibendo un sorriso nervoso. Lanciò uno sguardo all’orologio appeso alla parete della stanza, e si rese conto che era piuttosto tardi.
- Io – disse, stiracchiandosi – credo che sia ora di tornare a casa. Ho dormito troppo qui, mi sa!
Si alzò dal letto, prese la borsa e il thermos, ormai vuoto – ma quanto tempo aveva dormito? – e uscì dalla camera.
Non appena chiuse dietro di sé il portone d’ingresso dell’albergo una sferzata di vento gelido la colpì.
Almeno così ti svegli, disse la vocina nella sua testa, e Sayuri sospettò che non si stesse riferendo soltanto al fatto che si era appena addormentata in quella camera d’albergo.

*

L le aveva mentito, di nuovo. Per meglio dire, aveva omesso una parte di verità, probabilmente quella che Sayuri non avrebbe mai voluto sentire, a giudicare dalle sue reazioni dopo il risveglio.
Lui sapeva che c’era qualcosa di strano in tutta quella faccenda, e non tutto stava andando come sperava.
Anzitutto, non che ritenesse la ragazza stupida, ma non credeva che sarebbe riuscita a scoprire la verità così in fretta. In secondo luogo, tutto il comportamento della ragazza in quella giornata era stato incredibilmente fuori dal comune. Lei non solo aveva considerato di poco conto il fatto che le avesse mentito, ma aveva scelto di restare accanto a lui, nonostante fossero coinvolti i suoi parenti più stretti.
Per il resto del tempo, si era comportata in modo più o meno normale, a parte quando lui le aveva accarezzato la guancia. Era l’unico modo che aveva per cercare di rassicurarla, capiva perfettamente che sapere di avere un padre assassino non doveva essere entusiasmante, e in questo senso lui non era mai stato bravo con le parole.
Allo stesso modo, capiva come mai la ragazza si fosse addormentata: probabilmente non aveva dormito per tutta la notte. Quello che non riusciva a spiegarsi completamente era ciò che accadde mentre lei dormiva.
Lui quasi non se n’era accorto: era intento a sorseggiare la sua tazza di tè e, giusto per mantenere la mente allenata, a risolvere qualche problema preso dal libro di Sayuri. Soltanto dopo un po’ si era voltato e aveva notato che la ragazza stava dormendo. Aveva un respiro lento e silenzioso, e la sua espressione mostrava tranquillità. Ad un tratto, però, il suo volto si era contratto in una smorfia.
Forse sta scomoda, seduta così, aveva pensato.
Si era alzato, e l’aveva presa in braccio per portarla nella camera da letto. I suoi gesti furono cauti e delicati. Cercò di limitare al minimo il contatto fisico, sia perché non voleva svegliarla, sia perché non aveva mai amato particolarmente la vicinanza fisica alle persone, ed era sicuro che nemmeno Sayuri in quel caso ne sarebbe stata troppo contenta.
Mentre la sollevava, però, la ragazza aveva reagito in modo strano, circondandogli il collo con le braccia. L pensò di averla svegliata, e che lei si fosse aggrappata a lui per paura di cadere.
Gli bastò guardarla per capire che non era così, e che lei stava ancora dormendo.
Sentì, mentre la trasportava, che Sayuri stava stringendo ancora di più il suo collo; o, meglio, lo stava abbracciando: il modo in cui aveva poggiato la testa sul suo petto era inequivocabile. La bocca della ragazza si era incurvata in un sorriso sereno, e le sue labbra si erano schiuse per pronunciare qualcosa che L non aveva capito.
Il ragazzo non poté negare di aver provato una sensazione strana. Non era mai stato così tanto vicino, fisicamente parlando, ad un’altra persona.
Non sapeva come reagire, e sicuramente restare fermo con Sayuri aggrappata a lui non sarebbe servito a niente. Si avviò velocemente verso la camera da letto, e, con suo grande sollievo, la ragazza mollò la presa non appena la adagiò sul letto.
La ragazza continuava a sorridere nel sonno, mentre lui si era seduto accanto a lei sul letto, e la osservava. Del resto, non aveva nient’altro da fare.
Tutta quella faccenda era andata un po’ oltre rispetto a quanto si aspettasse. Aveva sperato che la ragazza lo aiutasse fino alla fine senza sapere esattamente a chi lui stesse dando la caccia. Ovviamente, l’avrebbe allontanata, o le avrebbe assicurato un posto sicuro in cui stare non appena avesse scoperto un modo per trovarsi faccia a faccia con Light Yagami ed incastrarlo. Sayuri avrebbe scoperto tutto solo successivamente, e lui avrebbe solo dovuto spiegarle come stavano le cose.
La situazione, invece, era ora completamente diversa. Non solo lei sapeva, ma era comunque disposta ad aiutarlo. Conscia del pericolo che stava rischiando, non si era tirata indietro. Oggettivamente, non si trattava di un comportamento intelligente, ma L sapeva che vi erano varie ragioni per cui una persona si poteva comportare in modo stupido.
Si chiese che cosa effettivamente legasse quella ragazza addormentata al suo fianco a lui.
Non gli era mai capitato di sentire il bisogno di domandarsi una cosa del genere, dato che non c’era mai stata una persona che gliene avesse data la possibilità. Era sempre stato circondato da persone che lo ammiravano o lo temevano, ma nessuno aveva mai tentato di stabilire un rapporto più stretto. L’unica persona con cui aveva mai avuto un rapporto che andava oltre il timore o l’ammirazione era Watari, per lui quasi come un padre. Stavolta, si trattava di un legame completamente diverso.
L non aveva mai potuto dire di essere realmente amico di qualcuno, ma forse in quel caso si trattava di qualcosa di simile.
Sapeva di non essere il tipico ragazzo che ispira amicizia, e il fatto che nonostante ciò Sayuri gli fosse vicina non gli dispiaceva, gli dava quasi un’idea di normalità.
Lui non era né sarebbe mai stato simile ai ragazzi che, sicuramente, lei frequentava; anche eliminata la minaccia di Kira non avrebbe mai potuto vivere nel suo mondo: come spesso si era limitato a fare, l’avrebbe osservato attraverso Sayuri, attraverso il suo modo di comportarsi, attraverso i suoi racconti.
L non poté che meravigliarsi quando la ragazza, svegliandosi, gli aveva chiesto cosa avesse detto durante il sonno, per poi andarsene in fretta e furia. Semplicemente, non era da lei.
Per la prima volta in tutta la sua vita e in tutta la sua carriera di investigatore, L non aveva la minima idea di cosa passasse per la testa di una persona.

*

Sayuri chiuse la porta di casa dietro di sé. Sperò, invano, di poter chiudere fuori anche tutto ciò che sentiva dentro, le avrebbe fatto proprio comodo.
Comportandoti così, non stai facendo altro che del male a te stessa, Sayuri.
Non poteva essere, semplicemente. Lei non si era mai tirata indietro di fronte ai sentimenti, ma in quel caso la situazione era così assurda….
Lei era soltanto una ragazzina, la sua vita aveva sempre girato attorno alla scuola, alle amicizie, a tante cose frivole; ora, dopo aver conosciuto L, era entrata in contatto con un mondo quasi opposto al suo. Sapeva perfettamente che accettare quei sentimenti avrebbe praticamente voluto dire abbandonare tutto ciò a cui era abituata precedentemente, poiché si trattava di due aspetti della sua vita che non si sarebbero mai potuti conciliare.
Come se la tua vita non fosse già abbastanza stravolta.
Non… non sarebbe dovuta andare così!
Sayuri aveva sempre avuto un’idea chiara di come sarebbe stato il suo futuro: si sarebbe sposata con un bravo ragazzo che l’amasse, che possibilmente non avesse problemi economici e che fosse piaciuto anche ai suoi genitori e alle sue amiche. Insieme avrebbero avuto una vita tranquilla, magari anche uno o due bambini, e il loro mondo sarebbe stato pieno di amore e felicità. Il tutto per combinare assieme i suoi sogni romantici e la raccomandazione dei genitori di trovarsi un buon partito. Probabilmente lui sarebbe stato un figlio di un collega di suo padre, e si sarebbe trovato benissimo in casa sua.
Sayuri vide improvvisamente tutto quel sogno dissolversi, per lasciar posto alla realtà: L, i suoi capelli neri spettinati, i suoi occhi che la scrutavano, e che avevano quell’effetto così strano su di lei….
Basta, pensò.
Da quando in qua t’importa del giudizio di tuo padre? disse la solita vocina.
Era vero, in fondo: aveva avuto storie con ragazzi che, sicuramente, a suo padre non sarebbero piaciuti proprio per niente.
Storielle da nulla, ribatté la ragazza.
Quella era una situazione molto diversa. Per quanto un ragazzo avesse mai potuto attirarla, non lo aveva mai fatto in quel modo e con quegli effetti. Le sue amiche più timide avevano sempre invidiato la spigliatezza con cui si rivolgeva ai ragazzi: sempre sicura di sé, sempre allegra, mai imbarazzata. Quella parte di sé, evidentemente, davanti ad L veniva mandata alle ortiche.
Quello che provava, in un certo senso, era più importante di quello che aveva provato per qualsiasi altro ragazzo, semplicemente perché ciò che la teneva legata ad L aveva una natura più forte di una semplice e pura attrazione fisica.
Non puoi più farci niente. Ormai è destino.
Sayuri mise a tacere quella voce, pur sapendo che prima o poi avrebbe dovuto affrontarla, ed entrò in cucina. Vide Chika, da sola, che stava tirando fuori qualcosa, probabilmente un piatto precotto, dal frigo. Non appena vide la ragazza, si inchinò.
- Scusa, non… non aspettavo nessuno per stasera. Preparo subito qualcos’altro.
- Non importa, uno di quelli andrà benissimo. Basta metterli nel microonde, giusto? – rispose Sayuri. Chika annuì.
- E poi – continuò Sayuri – ceniamo assieme. È così deprimente mangiare da sole!
Si sedettero a tavola. Non appena cominciarono a mangiare, Chika domandò: - Allora… l’hai rivisto? È cambiato qualcosa?
Sayuri annuì, per poi scuotere la testa. – Non è cambiato assolutamente niente, anzi, le sensazioni sono, in qualche modo… peggiorate.
- Non parlare così – disse Chika, sorridendo – non è una cosa brutta, quello che ti sta succedendo. Dovresti essere felice, lo sei sempre stata in momenti del genere.
- Questo è il punto, Chika – rispose Sayuri – non c’è mai stato un “momento del genere”! Insomma, ho già provato qualcosa per altri ragazzi, ma non è mai stato nemmeno lontanamente simile a questo… e lui… è completamente diverso da qualunque ragazzo abbia mai conosciuto!
- Ed è qualcosa che ti dà fastidio?
Sayuri scosse la testa. – No, ma non è questo il punto. Insomma, tu mi vedresti più con uno che sia simile a me, magari uno dei miei amici… e lui non è così.
- Non puoi scegliere di chi innamorarti, Sayuri – disse Chika. Sembrava la copia vivente della sua coscienza. E, tuttavia, Sayuri dovette riconoscere che aveva ragione.
- Non fare così – continuò Chika, vedendola ancora pensierosa – probabilmente lui avrà già capito cosa provi. Non cercare di reprimere i tuoi sentimenti. È un errore terribile da commettere. Non prendertela con te stessa per ciò che senti, e vedrai che andrà tutto bene.
Continuarono a mangiare in silenzio, finché ad un tratto Sayuri disse: - Chika, sei mai stata nella mia situazione?
La ragazza davanti a lei annuì.
- Chi era lui?
Ogni modo per parlare d’altro che di lei e L era buono.
Chika sorrise leggermente. – Sai, prima di venire qui a lavorare frequentavo la scuola superiore, come te. C’era un ragazzo, un mio compagno di classe. Ero innamorata di lui, ma ero troppo timida e non avevo il coraggio di dichiararmi. Purtroppo, ho dovuto abbandonare la scuola prima che mi decidessi a fare qualcosa. Non l’ho più visto, dall’ultimo giorno in cui l’ho incontrato a scuola. È per questo che dico a te di non lasciarti sfuggire quest’occasione.
Sayuri sorrise debolmente. – Mi dispiace per quello che ti è successo… grazie… grazie per il consiglio, comunque.
Finirono di mangiare, e Sayuri aiutò Chika a mettere a posto, poi salì in camera sua.
Si sedette sul letto, e respirò profondamente. Chika aveva ragione, in fondo. Sayuri stessa riconosceva che era perfettamente inutile crucciarsi per ciò che provava, dato che farlo non avrebbe giovato né a lei, né al suo rapporto con L.
Gli hai promesso di restare con lui. Le tue parole potrebbero essere tranquillamente prese per una dichiarazione d’amore.
Sayuri non mise a tacere quella voce, per una volta.
Sei d’accordo, non è vero?
La ragazza sospirò. Una parte di lei voleva seguire il consiglio di Chika, l’altra voleva continuare ad ignorare i suoi sentimenti. A quale avrebbe dovuto dare ragione?
Non puoi evitare di provare ciò che provi.
Cosa avrebbe dovuto fare?
Anche se dovessi reprimere tutto, non smetteresti comunque di pensare a lui.
Era tutto vero. Cercare di nascondere tutto non avrebbe contribuito a farla stare meglio. In più, continuava a pensare a lui e, dopo tutto ciò che era successo quella sera, il pensiero le faceva venire le farfalle nello stomaco.
Sei innamorata di lui, è inutile che tu dica di no.
Sayuri ci pensò un attimo. Sapeva di essere ad un solo passo dall’ammetterlo, ormai. In fondo, non poteva esserci altra spiegazione. Lui le aveva toccato una guancia, e il suo stomaco aveva fatto le capriole, le loro dita si erano sfiorate, e il suo cuore aveva perso un battito, era stata per un attimo tra le sue braccia, e arrossiva al solo ripensarci.
Smettila di fare la stupida. Fai come hai sempre fatto, anche stavolta. Non farti tutti questi problemi, ed entra nel mondo dei sogni.
Già, perché lei l’aveva sempre chiamato così. Il mondo dei sogni. Quando sei innamorata, e ti sembra improvvisamente che tutto il resto del mondo scompaia, non hai occhi che per lui e ti senti leggera come una nuvola….
Sarebbe bello, vero?
La prospettiva la allettava, in fondo. Perché no, se dopotutto le cose non erano destinate a cambiare?
Si alzò dal letto, si mise in pigiama e si mise sotto le coperte. Era decisamente più tranquilla, come se in qualche modo la sua mente si stesse sciogliendo, assieme al nodo allo stomaco che ormai persisteva da due giorni.
Il suo cuore era pronto. A dire il vero, lo era sempre stato, e forse proprio per questo aveva cominciato a comportarsi in modo così strano.
La sua mente, almeno fino a quel momento, non aveva fatto altro che dirle quanto quei comportamenti fossero irrazionali, ma quando mai un sentimento del genere è stato pienamente razionale? E cosa le importava se suo padre non fosse stato d’accordo? Non si stava forse già mettendo contro di lui, e in modo addirittura peggiore, decidendo di aiutare L?
Chiuse gli occhi, e si addormentò quasi subito. Fu una notte senza sogni, ma tuttavia quando si svegliò Sayuri scoprì di star sorridendo. Era da qualche giorno che non lo faceva, non sicuramente in quel modo. Si sentiva la testa leggera, come se durante la notte qualcuno gliel’avesse svuotata.
Scoprì di non aver dormito meglio durante tutta quella settimana, si sentiva perfettamente sveglia. Nonostante ciò, però le sembrava di vivere in un mondo parallelo, come se ciò che aveva attorno non fosse reale.
Benvenuta nel mondo dei sogni, disse la vocina nella sua mente, stavolta stranamente benevola. O era soltanto lei che vedeva tutto sotto una luce più positiva?
Si fece la doccia e si vestì, scegliendo accuratamente gli abiti da infilare in borsa per cambiarsi: non avrebbe fatto in tempo a tornare a casa, e doveva essere più carina possibile quando sarebbe andata da L. Scelse l’abito rosso che aveva comprato assieme a lui, un paio di collant a righe colorate e gli stivaletti neri. Per sicurezza, mise nella borsa la matita per gli occhi, l’ombretto e il lucidalabbra. Era una cosa che non aveva mai fatto, ma quello era un momento speciale, e naturalmente farsi vedere al meglio le avrebbe dato una mano.
Non appena entrò in cucina, vide un grande pacco sul tavolo.
- Che cos’è? – domandò a Chika, che stava spolverando.
- L’ha portato il postino poco fa. Credo che siano i tuoi cioccolati.
Il sorriso di Sayuri si allargò ulteriormente.
Allora credo proprio che tornerò un attimo a casa a prendere un po’ del contenuto del pacco. L sarà contento.
- Sembri molto più serena rispetto a ieri sera… oggi devi rivederlo? – disse Chika.
Sayuri sapeva perfettamente a chi si stava riferendo, e annuì.
- Buona fortuna, allora – disse la giovane domestica.
- Grazie – rispose Sayuri, uscendo di casa.
Quando arrivò a scuola vide Kaori che, nervosa, camminava avanti e indietro per la classe. Sayuri non aveva dimenticato il compito di matematica di quella mattina ma, forse perché L le aveva praticamente fatto ripetizioni, forse perché si sentiva completamente immune da qualsiasi sentimento negativo, non ci stava dando particolarmente peso.
- Come fai ad essere così tranquilla! – esclamò l’amica appena la vide.
Sayuri avrebbe voluto dirle tutto, ma aveva la strana sensazione che in quel momento sarebbe stato come parlare al muro. Si limitò a sorridere, e rispose: - Non lo so, a dire il vero….
Si sedette, e aspettò l’arrivo del professore, sorbendosi nel frattempo una Kaori preoccupatissima riguardo a quanto poco avesse studiato matematica negli ultimi tempi.
- … poi, ecco, forse ieri avrei fatto meglio ad aprire un po’ il libro invece di farmi la manicure! E lo shopping avrebbe potuto attendere! Maledizione!
La ragazza si placò solo dopo l’arrivo del professore in aula, per dirigersi con aria disperata al suo posto.
Anche mentre il docente distribuiva i fogli del compito, Sayuri mantenne un’espressione perfettamente tranquilla, mentre Kaori aveva tutta l’aria di star pregando il primo dio di passaggio affinché le desse una mano.
Sayuri osservò la funzione davanti a sé, ed improvvisamente sentì la voce di L che le spiegava tutto risuonare nella mente: ora le bastava soltanto seguire passo passo le istruzioni. Continuò a sorridere, mentre posava la punta della penna sul foglio e cominciava a scrivere. Sicuramente i suoi compagni avevano pensato che fosse impazzita, nessuno aveva mai sorriso in quel modo durante un compito in classe, ma nessuno di loro avrebbe mai potuto capire cosa stesse provando in quel momento: il solo sentir risuonare nella sua mente la voce di L, il solo avere l’impressione che quel suono fosse replicato nelle sue orecchie la rendeva in qualche modo felice, come se lui fosse vicino a lei in quel momento per aiutarla.
- Sayuri?
Kaori stava bisbigliando nella sua direzione, cercando di evitare di farsi notare dal professore.
- Come cavolo faccio a trovare quel dannatissimo asintoto obliquo?
La risposta era abbastanza semplice, e Sayuri scrisse la formula su un foglietto, che poi passò all’amica.
- Ti adoro! – sussurrò Kaori, facendo il gesto del pollice in alto.
Dopo due ore, il professore ritirò tutti i fogli.
Sayuri, che per una volta era perfettamente sicura dell’esattezza del suo compito, si abbandonò sul banco, la testa poggiata sulle braccia conserte.
- Ancora quel sorrisetto sul volto? Guarda che così non mi fai mica sentire meglio! – esclamò Kaori, che si era piantata davanti al suo banco.
- Com’è andata? – domandò Sayuri.
- Secondo te? Uno schifo… almeno sono riuscita a trovare l’asintoto obliquo, però! E a te?
- Io? Tutto bene, almeno credo!
Kaori la guardò. – Tu non me la racconti giusta….
- Cosa te lo fa pensare? – disse Sayuri. Di solito parole del genere l’avrebbero un po’ irritata, ma in quel momento lei si sentiva troppo leggera perché qualcosa le desse fastidio, e inoltre c’era ben poco da nascondere, a dire il vero.
- Fammi indovinare… Ryuzaki è un genio in matematica, e ti ha spiegato tutto per bene! Ho indovinato?
Se Kaori avesse usato il suo intuito per scopi più costruttivi, probabilmente i suoi voti scolastici sarebbero stati molto più alti.
- Sì… ed è anche un bravo insegnante, sai?
- Davvero? Bene, se per caso vi mettete assieme potrebbe dare una mano anche a me e alle altre!
Sayuri continuò a sorridere, forse in un modo che poteva essere definito stupido. Certo, l’idea di stare con lui non le dispiaceva, ma non era sicura che lui avrebbe accettato di spiegare matematica anche alle sue amiche.
- Hmm – fece Kaori di fronte al silenzio dell’amica – non mi hai detto di stare zitta né sei rabbrividita all’idea di te assieme a Ryuzaki… c’è forse sotto qualcosa? C’è per caso qualcosa che non so?
- Più o meno – rispose Sayuri.
- Sei definitivamente innamorata di lui. Giusto?
Sayuri sospirò, e annuì. Non ci sarebbe stato nulla di male nel svelarglielo, vero? Era la sua migliore amica, e le migliori amiche hanno il diritto di sapere certe cose….
Kaori, per tutta risposta, la abbracciò con energia, cogliendola di sorpresa.
- Era ora! Finalmente te ne sei resa conto! Bisogna festeggiare!
- Ma io… non credo che….
- Niente storie! Oggi, in mensa, una fetta di dolce in più per tutte!
- Va bene… - disse Sayuri.
Il resto della giornata, fetta di dolce in più (anche se Sayuri trovò spazio nel suo stomaco per una terza fetta) compresa, passò così in fretta che Sayuri sembrò non accorgersene.
Tornò a casa più in fretta che poté, e corse in camera a cambiarsi. Poi si fiondò in cucina, e aprì la scatola dei dolci.
Dentro c’erano un sacco di leccornie, prevalentemente al cioccolato: oltre a due vasetti di crema da spalmare, vi era una scatola di cioccolatini incartati in carta dorata, varie confezioni di quelli che sembravano dei tronchetti ricoperti di cioccolato, due confezioni di merendine dall’aria piuttosto invitante e, avvolte nella carta in modo da non rompersi, delle uova di cioccolato.
Sayuri prese un po’ di tutto, e mentre si apprestava a chiudere la borsa e la scatola, suo padre entrò in cucina. Sayuri quasi sobbalzò.
È tuo padre. In teoria, non dovresti avere alcun motivo per spaventarti, perciò stai calma.
- Ciao, papà – disse.
- Scusa se ti ho spaventata, non volevo.
- Ma no, figurati! Piuttosto, che ci fai in casa?
- A dire il vero, sono appena tornato. Il martedì pomeriggio sono sempre libero, te ne sei scordata?
- Oh, scusa, è vero.
Gli occhi di Light Yagami scrutarono prima il volto di Sayuri, lanciarono un’occhiata alla borsa della ragazza e, infine, si soffermarono sulla scatola lì accanto.
- Cioccolato, giusto? – domandò. Sayuri annuì.
- Hai gusto per i dolci. Mi ricordi qualcuno.
Lo sguardo di Light si fece improvvisamente gelido, e Sayuri cominciò ad avere veramente paura. Infatti, entrambi sapevano benissimo a chi suo padre si stesse riferendo.
Mantieni il controllo. È ciò che lui vuole, scoprire se stai combinando qualcosa di losco.
- Oh, chi? – domandò la ragazza, fingendosi entusiasta.
- Un mio vecchio amico – rispose l’uomo.
- E… che fine ha fatto? – continuò la ragazza, che avrebbe cercato di troncare quella conversazione prima possibile.
Il volto di Light si contrasse in una smorfia. – Morto, purtroppo. Più di vent’anni fa.
- Oh… mi dispiace – disse Sayuri, cercando di suonare più convincente possibile.
- Ora devo andare, comunque. Devo far assaggiare questi dolci a Kaori, sicuramente ne sarà felicissima.
Chiuse in fretta la borsa, e corse fuori. L’aria fredda la aiutò a liberarsi dalla tensione accumulata durante quella discussione, e il pensiero di andare da L la fece tornare di buonumore. Non vedeva l’ora di rivederlo.

Scusatemi per il ritardo T___T purtroppo tra università e congiunzioni astrali varie il tempo per scrivere si è ridotto drasticamente T___T un grazie enorme a chi sta seguendo questa fanfic, la vostra pazienza è incredibile! Spero comunque che questo capitolo vi sia piaciuto!
   
 
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