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Autore: SognoDiUnaNotteDiMezzaEstate    28/10/2009    3 recensioni
Bella convive con la matrigna che la costringe a una vita di duro lavoro. Edward è la promessa nazionale del baseball con un sogno segreto a tutti. Si innamorano e iniziano a frequentarsi segretamente. Tutto va bene, finché Bella non si stanca dei segreti ed Edward è costretto a scegliere tra l'amore e l'amicizia. Riusciranno alla fine a stare insieme?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Storia Di Un Amore 

Epilogo: Per Sempre

“Sei sicura che non vuoi che venga anch'io?” Mi chiese dolcemente Edward, accarezzandomi il polso con il polpastrello della mano intrecciata alla mia.

Sospirai, chiudendo gli occhi. “Sì. È una cosa che devo risolvere da sola.”

Edward annuì, pensieroso. “Ti aspetto qui, allora.”

Sorrisi, e lasciai la sua mano per scendere dall'auto. Mi avviai con passo felpato verso casa, pronta ad affrontare quella che dovrebbe essere la mia famiglia.

Presi un profondo respiro ed entrai in casa. Dal salone proveniva il rumore della televisione accesa, ma dopo pochi secondi la mia matrigna apparve nell'ingresso.

“Bella? Come mai sei tornata? Non volevi trasferirti in Florida?” Jennifer mi osservava con una smorfia sul viso.

“Ho cambiato idea. Resterò qui ancora per un po', fino a quando non prenderò il diploma.” Risposi, scollando le spalle. “Dopotutto questa casa è mia.”

“Bene: il bagno ha proprio bisogno di una bella ripulita, e nel lavandino ci sono alcuni piatti da lavare. Mi risparmi anche il problema di dover cercare una donna delle pulizie.” Sorrise la matrigna, soddisfatta.

“Ah, mi dispiace, ma non credo che lo farò.” Dissi, tranquilla.

“Cosa?!” Strillò lei, portandosi le mani ai fianchi.

“Hai capito benissimo. Non lo farò. Hai finito di usarmi come tua schiava.” Sbottai, dirigendomi verso le scale.

“Ti ricordo che sei sotto il mio tetto, quindi farai tutto quello che ti dico io!”

“Ed io ti ricordo che la casa era di mio padre, che l'ha lasciata in eredità a me. Fra pochi mesi compirò diciotto anni, e tutto questo sarà di mia proprietà! È  vero, adesso sei ancora la mia tutrice, ma non hai alcun diritto di impormi ordini! Questo è sfruttamento!” Finalmente dopo un lungo periodo passato in silenzio a sottostare alle sue richieste ero riuscita a liberarmi di tutto quello che sentivo dentro.

“Come hai detto tu non sei ancora maggiorenne, quindi ho tutto il diritto di sbatterti fuori di casa e mandarti dai tuoi zii in Florida! Hai cinque minuti per sistemarti e metterti al lavoro, non uno di più!”

“Non lo farà.” Disse una voce, sopraggiungendo dalla porta spalancata.

Jennifer si voltò shockata, mentre io mi voltavo sorpresa.

“Ragazzino, non ti impicciare.” Sbottò la bionda. “Cosa ci fai in casa mia?!”

“Edward.” Gemetti, mentre lo vedevo avanzare con i pugni chiusi verso la donna.

“Bella non è la sua schiava personale! Dovrebbe considerarla come una figlia, invece di trattarla come se fosse una semplice donna delle pulizie!” Mentre parlava aveva raggiunto la mia matrigna, e in quel momento la fronteggiava a testa alta. “Come può trattare così un componente della sua famiglia?” Chiese, alzando di alcune ottave il tono della voce. “Ricordo molto bene il suo racconto in aeroporto, e capisco che lei fosse gelosa dell'affetto che il padre di Bella dimostrava verso la figlia, ma non è un buon motivo per trattarla così!”

Jennifer lo osservò furibonda. Temendo una sua reazione corsi verso Edward, prendendolo per un braccio e cercando di allontanarlo, senza successo.

“Edward, ti prego...” Sussurrai, atterrita dallo sguardo di puro odio che la donna stava rivolgendo al mio ragazzo. Lui tuttavia non si muoveva, e restava immobile a fissarla negli occhi.

“Bella è sua figlia dal giorno in cui ha sposato Charlie Swan! Fa parte della sua famiglia!” Esclamò Edward. Sentii i suoi muscoli contrarsi, mentre stringeva con maggior forza i pugni.

“Lei non è mia figlia.” Sussurrò freddamente Jennifer. Sentii una morsa allo stomaco, ma la reazione di Edward fu quella più inaspettata: alzò una mano, pronto a sferrare un colpo verso il volto truccato della donna davanti a lui.

“No, Edward!” Strillai, cercando di aggrapparmi al braccio che stava sollevando, ma mentre il colpo veniva sferrato sentii il suo braccio fermarsi a mezz'aria, con i muscoli ancora tesi. Aprii gli occhi – che avevo chiuso nell'impeto di fermarlo – e notai una nuova presenza nella stanza.

Il dottor Carlisle Cullen fissava con la fronte corrugata il volto del figlio, mentre teneva fermo il suo braccio a mezz'aria. Jennifer non si era mossa, sgomenta.

“Edward.” Il richiamo severo di Carlisle mi fece sussultare. “Cosa ti è saltato in mente? Non sono affari che ti riguardano, e non hai il permesso di alzare le mani su nessuno, a maggior ragione se sono donne.”

Edward strinse i denti, e scosse il capo, distogliendo lo sguardo da quello severo del padre, che rilasciò il suo braccio.

“Le chiedo scusa, signora Swan. Le prometto che non ricapiterà più una cosa del genere.” Disse con tono dimesso Carlisle, mentre Edward si allontanava verso la porta. Lo seguii, preoccupata dall'aria cupa che era scesa su di lui dall'entrata in scena di suo padre.

“Edwa-”

“Scusami Bella.” Mormorò, fermandosi appena fuori dalla porta. “Non so cosa mi sia preso...”

Scossi il capo. “Non è colpa tua, anche se forse era meglio se rimanevi in macchina...” Sorrisi debolmente, mentre i suoi occhi verdi incontravano i miei. “Come mai tuo padre è qui?” Gli chiesi, curiosa, mentre sentivo le voci confuse di Carlisle e Jennifer provenire dall'interno.

“Non lo so. Credo che sia andato a casa per vedere come stavi, ma non trovandoci deve aver pensato che fossimo venuti qui...” Disse Edward, guardando la Mercedes nera del dottore, posteggiata dietro alla sua Volvo. “Per fortuna ho lasciato la porta di casa tua aperta, altrimenti non penso che sarei riuscito a fermarmi prima di schiaffeggiare la tua matrigna...” Ammise, abbassando lo sguardo e rabbuiandosi.

“L'importante è che non sia successo.” Sorrisi, cercando di fargli capire che non mi interessava quanto fosse accaduto. “Parlerò io con tuo padre e gli spiegherò che è stata tutta colpa mia.” Non volevo che questo fatto potesse mettere Edward nei guai con la sua famiglia.

“Non devi, Bella. È successo tutto perché sono troppo impulsivo.” Scosse il capo. “Sarei dovuto rimanere in macchina, ma non sapevo come stessero andando le cose con Jennifer, e avevo paura che potesse costringerti a fare altri lavori per lei...”

Sorrisi involontariamente. Edward si era preoccupato per me. Colta da un'improvvisa euforia lo abbracciai, cingendogli il collo con entrambe le braccia. Rimase imbambolato per alcuni secondi, senza capire.

“Grazie.” Soffiai sul suo collo, rimanendo in punta di piedi e reggendomi a lui per non cadere. “Grazie per esserti preoccupato per me.” Spiegai, arrossendo.

Lo sentii sorridere, mentre ricambiava l'abbraccio. Un colpo di tosse ci fece sussultare. Mi separai di scatto da Edward, avvampando. Purtroppo non calcolai la mia terribile insufficienza di equilibrio, e mi ritrovai barcollante all'indietro, verso il suolo; due mani afferrarono prontamente le mie braccia, reggendomi. Se possibile arrossii ancora di più, e ringraziai con lo sguardo Edward, che mi aveva salvato da quella brutta caduta.

Carlisle ci osservava con un cipiglio divertito sul volto privo di imperfezioni.

“Ragazzi, io vado.” Annunciò, facendo vagare lo sguardo da me a suo figlio; poi tornò a fissarmi. “Bella: come ti senti? Hai ancora la febbre?” Mi chiese, avvicinando una mano per tastarmi la fronte. Lo lasciai fare, e lo vidi annuire. “Bene, mi sembra che la temperatura sia tornata alla normalità. Però ti conviene riposare, non vorrei tornasse.”

“Ehm... S-Sì...” Balbettai.

Il dottore mi sorrise, per poi voltarsi verso Edward. “Ho parlato con la signora Swan. Sono riuscito a farti perdonare, ma guai a te se capiterà ancora una volta che scopro che hai quasi preso a pugni qualcuno. Sai bene che sono contrario a qualsiasi tipo di violenza.” Disse serio, mentre suo figlio rimaneva a bocca aperta. Annuì semplicemente.

“Io vado a casa, ma quando torni dobbiamo parlare.” Lo ammonì Carlisle, allontanandosi e salutandomi prima di salire a bordo della Mercedes.

Quando l'auto sparì dalla visuale mi voltai verso Edward. “Sei preoccupato?” Gli chiesi, sfiorandogli un braccio. Scrollò le spalle.

“Non penso sia arrabbiato come vuole dare a vedere. Dopo quello che Jennifer ha tentato di fare ieri, non credo rientri nelle sue simpatie.” Borbottò, voltandosi a guardarmi.

“Cosa ha cercato di fare?” Gli domandai, aggrottando le sopracciglia.

Edward distolse per alcuni istanti lo sguardo. “Lo aveva chiamato per farsi fare una visita, dicendo di essere malata. In realtà si è presentata alla porta – dopo che tu eri scappata – in accappatoio...” Mormorò, abbassando lo sguardo e lasciando la frase in sospeso. Sgranai gli occhi.

“E...?” Chiesi, temendo il peggio.

“Ha... Ha tentato di sedurlo...” Sussurrò, a disagio, Edward.

Scossi il capo. “Mi dispiace...” Borbottai, abbassando il capo. Tutti quei problemi erano solo causa mia, che mi ostinavo a voler tenere Edward al mio fianco, coinvolgendolo in tutti i miei problemi famigliari.

Mi afferrò il mento con due dita, costringendomi a guardarlo negli occhi. “Non è colpa tua, Bella.”

Non resistetti: afferrai il suo volto fra le mani, per poi avventarmi su di lui. Lo baciai con foga, trattenendo il suo viso per il timore che scappasse; invece rispose al mio bacio, infilando una mano nei miei capelli, mentre con l'altra mi cinse la vita, attirandomi maggiormente a lui.

In quel momento ignorai che Jennifer poteva apparire da un momento all'altro, così come Kelly poteva scendere le scale e vederci davanti la porta spalancata. Ma non mi importava. Avevo bisogno di sentire che Edward era con me, e che mi avrebbe sostenuta.

Schiusi le labbra con un gemito, inclinando leggermente il capo. Il bacio si approfondì, e lasciai andare il viso di Edward, per cingere il suo collo con le braccia, e affondare una mano fra i suoi morbidi capelli bronzei. Il cuore batteva forsennato un ritmo tutto suo, mentre nell'aria si avvertivano solo i nostri respiri spezzati.

Ci separammo lentamente, facendo aderire le nostre fronti, nel tentativo di regolarizzare il respiro. Chiusi gli occhi, emozionata.

“Devi parlare con Jennifer.” Sussurrò, spezzando il silenzio.

Sospirai, accarezzandogli la nuca. “Non voglio che te ne vai...”

“Ci possiamo vedere dopo che avrete sistemato la situazione... Avevi ragione tu: è una cosa che devi risolvere da sola; ho già combinato un disastro, non voglio ripeterlo...”

Aprii gli occhi, specchiandomi nei suoi. “Ci vediamo dopo allora?” Gli chiesi, speranzosa, sentendo già la sua mancanza. Edward annuì sorridente, facendo sfiorare le punte dei nostri nasi.

Sciolse l'abbraccio, accarezzandomi un fianco. “A dopo...”

Mi voltai verso la porta – ancora aperta –, pronta ad affrontare Jennifer. Ma...

“Ti chiamo io?” Chiesi, voltandomi. In risposta ottenni il suo sorriso sghembo.

“Non sarà necessario.” Sorrise, baciandomi la punta del naso. Rimasi imbambolata ad osservarlo mentre rideva. “Vai, prima sistemi questa faccenda e prima ci potremo vedere.” Mi spinse con delicatezza dentro casa, chiudendomi la porta alle spalle. Mi riscossi del tutto quando sentii la voce di Jennifer.

“Bella...”

Alzai lo sguardo, intontita dalla presenza di Edward. Chissà cosa avrà voluto dire con quel 'non sarà necessario'...

“Sì?” Chiesi, cauta.

“Mi dispiace.” Disse, mostrando per la prima volta un volto triste e consumato. Rimasi sorpresa. Mai aveva detto 'mi dispiace', né a me né a chiunque altro, per quanto ne sapessi. “Mi dispiace di averti detto quelle cose orribili ieri all'aeroporto, e di non averti mai trattato come meriteresti. La gelosia mi ha accecata per tutto questo tempo, e anche... l'odio...” La vidi stringere i pugni, mentre alcune lacrime iniziarono a solcarle le gote. Rimasi spiazzata. “So che non è colpa tua, ma continuo a vederti come la responsabile di quell'incidente d'auto che ha portato via mio marito, e ogni volta che ti guardo mi sembra di vedere il suo sorriso dietro di te. Sento che lui è con te, ma che non mi è accanto.” Singhiozzò.

Abbassai lo sguardo. Forse mi ero sbagliata su di lei... In fondo amava davvero mio padre.

Strinsi i pugni e mi feci forza. Avanzai piano verso di lei, e la strinsi in un goffo abbraccio. Sperai che non mi scacciasse via, che non mi rifiutasse. Invece non si mosse, rimase ferma, singhiozzando.

“Anche a me dispiace.” Sospirai. “Non ho mai provato a capire cosa tu provassi realmente, e non riuscivo a capire la fonte del tuo astio nei miei confronti. Scusami.”

Mi separai goffamente da lei, in imbarazzo.

“Ti prometto che cercherò di comportarmi meglio con te.” Borbottò, asciugandosi il volto con un fazzolettino di stoffa tirato fuori dalla tasca dei pantaloni. “Il dottor Cullen mi ha fatto capire che sto sbagliando e anche... anche quel ragazzo...” Sussultai. Si stava riferendo ad Edward? “Ho... Ho visto come ti guardava in aeroporto ieri... e mi dispiace se non ho mai voluto lasciarti uscire con qualcuno che non fosse Newton...” Disse, con voce tremula.

“Mi... Mi stai dicendo che posso uscire con Edward?” Chiesi, speranzosa.

“Sì... Però ho bisogno di una mano con... la nostra casa... Sai che non sono capace di gestire i lavori domestici...” Sorrise imbarazzata, e non potei far altro che rispondere.

“Potremmo... potremmo dividerci il lavoro... A turni... Così sarà più semplice per tutti...” Mormorai.

“Sì, mi sembra una buona idea...” Annuì, in imbarazzo. Seguirono alcuni istanti di silenzio, in cui nessuna delle due sapeva cosa dire.

“Ehm...” Dissi, indecisa. “Io... vado di sopra...” Mormorai, indicando le scale con un cenno del capo.

“Oh... Sì, sì, certo... Kelly dovrebbe essere in camera sua... Se... se vuoi cambiare stanza io...”

“No, no!” Esclamai, con troppa enfasi, per poi arrossire. “Ehm... No, mi piace la stanza dove sono ora...” Il motivo? Semplice: Edward poteva entrare in qualunque momento in camera mia come aveva fatto già una volta.

“Va bene...” Disse Jennifer, aggrottando le sottili sopracciglia.

“Ho saputo poco fa da una tua amica – Angela mi sembra – cosa ha fatto Kelly... Che ti ha ridicolizzata davanti alla scuola e ha svelato a tutti che uscivi con il figlio del dottor Cullen...” Borbottò, abbassando lo sguardo. “Scusala... ehm... è gelosa...” Lo avevo capito... “Per questo ho cercato di... avvicinarmi al dottor Cullen... Volevo farle conoscere Edward, ma non sapevo che voi due foste così legati...”Arrossii, distogliendo lo sguardo.

“Ehm... Sì...” Mormorai, dirigendomi verso le scale.

“Va bene...” Sussurrò fra sé e sé Jennifer, dirigendosi verso il salotto. Salii le scale con calma, sperando di non attirare l'attenzione di Kelly, che stranamente non si era ancora fatta vedere; ma era meglio così.

Entrai in camera, sospirando. Finalmente si era sistemato tutto.

“Ehi...” Alzai lo sguardo di scatto, incontrando due splendidi occhi verdi che mi osservavano dalla finestra. Sorrisi, avvicinandomi ad Edward, che era seduto sul cornicione della finestra.

“Penso che da adesso potrai benissimo usare la porta d'ingresso, sai?” Risi, mentre si metteva in piedi.

Scrollò le spalle. “Mi piace arrampicarmi.”

Scossi il capo, sorridendo. Con un gesto fluido mi accomodai sul letto, facendogli segno di fare altrettanto.

“Quindi da ora niente più pomeriggi dedicati ai lavori domestici?” Mi chiese, sorridente.

“Non credo, a parte quelli quotidiani; abbiamo deciso che ci divideremo tutti i lavori io, Jennifer e Kelly.” Sorrisi, contenta della discussione avuta con la figura principale di questa famiglia.

“Quindi posso venire a trovarti anche di pomeriggio?” Arrossii.

“Mi piacerebbe...” Mormorai, in imbarazzo. “Però stai alla larga da Kelly!” Esclamai, agitata. La mia sorellastra aveva espresso più volte i suoi pensieri riguardo Edward, e non avevo alcuna intenzione di permetterle di avvicinarsi troppo a lui.

Edward ridacchiò. “Gelosa?” Mi chiese a bruciapelo.

Avvampai. Ci eravamo confessati di amarci a vicenda ma non avevamo ancora chiarito per bene – sempre se c'era qualcosa da chiarire, effettivamente – il rapporto in cui eravamo subentrati.

“So che non dovrei ma...” Biascicai, torturandomi le mani.

“Ehi.” Disse Edward, posando una mano sulle mie attorcigliate. “Non mi arrabbio se mi dici di essere gelosa. Anche io lo sarei al tuo posto.” Alzai lo sguardo, timorosa e stupita.

“Davvero?” Domandai, mordendomi un labbro e trattenendo a stento un sorriso.

“Sì... S-Sei la m-mia ragazza...” Arrossì, abbassando lo sguardo e ammutolendo.

Lo osservai con le guance in fiamme, e potei constatare che quando era in imbarazzo era ancora più dolce e bello di quanto lo fosse già normalmente. Mi morsi un labbro, mentre alzavo lentamente una mano per sfiorargli il viso perfetto. Lo vidi socchiudere gli occhi sotto il mio tocco delicato. Feci scivolare i polpastrelli sulla guancia, fino a raggiungere la fronte; poi tornai verso la gota leggermente rossa, e arrivai a sfiorargli le morbide labbra. Risalii sulla guancia, adagiando il palmo della mano. La sua pelle era soffice e calda, priva di imperfezioni. Gliela accarezzai con il pollice, beandomi della sensazione di pace che mi stava invadendo piano, piano.

Osservai le sue labbra tendersi in un sorriso, mentre una sua mano si posava sulla mia, intenta ad accarezzarlo.

“Bella.” Soffiò.

“Sì?” Chiesi debolmente, spostando lo sguardo sui suoi occhi verde smeraldo.

“Vuoi essere la mia ragazza?” Mi domandò, senza esitazione.

Sorrisi. Ero certa che non avrebbe perso l'occasione di chiedermelo ufficialmente.

“Sì.” Distesi le labbra in un sorriso, mentre le sue labbra si piegavano in un modo particolare, che mi aveva riservato fin dal nostro primo incontro: il suo sorriso sghembo.

Con lentezza studiata si avvicinò a me, e posò una mano sulla mia guancia, accarezzandola dolcemente.

“Ti amo.” Mormorò, fissandomi intensamente.

“Ti amo anch'io.” Sussurrai, con il cuore che tamburellava nel petto. “Niente più segreti?” Gli chiesi, socchiudendo gli occhi, succube della sua vicinanza.

“Niente più segreti.” Decretò, e finalmente fece sfiorare le nostre labbra, legandomi a lui, per sempre.

 

Fine

   
 
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