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Autore: DumbledoreFan    29/10/2009    39 recensioni
Continuo della FanFiction "Obligation, Judgment or Truth?"
Sono passati più di tre anni dalla fine della scuola. Hermione ha lasciato Draco per partire e combattere in guerra al fianco di Harry. Draco lascia andare Hermione e accetta l'idea di vivere senza di lei, consapevole che probabilmente, non l'avrebbe più rivista. Dopo più di due anni finalmente la guerra finisce, facendo uscire vittoriosi Potter e tutti quelli che stavano dalla sua parte. Draco, senza più il peso di sapere Hermione in pericolo di vita, si prepara a voltare completamente pagina, con la notizia che la Grang sta per sposare Potter. Ma evidentemente, il destino aveva altri piani per loro, e un giorno Blaise si presenta nell'ufficio di Draco dandogli la notizia che dovrà intervistare Hermione...
Genere: Generale, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Serpeverde | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Obligation, Judgment or Truth?'
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Hello folks! Sono in ritardo eh? Ho una valide scusa: ho avuto la febbre per giorni, anche altissima! (Nel week-end l'avevo due linee a 40!!) La tachipirina era diventata la mia migliore amica, pensate che non sono riuscita nemmeno a vedere tutta la partita del Chelsea, mi facevano troppo male gli occhi! (Sentivo solo la telecronaca, grazie al cielo non commentava Marianella -.-) Però ora eccomi qua finalmente, con un capitolo che io trovo assolutamente fantastico! E' sempre dal punto di vista di Hermione, e cominciamo a vedere la fine. Infatti dopo questo ci saranno solo altri due capitoli, più l'epilogo. E, ho deciso di mettere un paio di...novità, ma non voglio anticiparvi niente. Vi lascio al capitolo piuttosto, avete già aspettato abbastanza.
Enjoy the chapter!


Incrociai gli occhi di Draco mentre il respiro mi si mozzò in gola. Il biondo era ad appena qualche centimetro da me, troppo vicino. Mi faceva lo stesso effetto dell’alcohol, mi annebbiava la mente, non riuscivo a pensare, a parlare, nemmeno a respirare. Ma ora non ero più una ragazzina diciassettenne. Perciò con grande autocontrollo mi allontanai appena e distolsi lo sguardo, cercando di rimanere impassibile, cercando d’ignorare il fuoco che mi bruciava dentro.
“Tra una settimana mi sposo, Draco. Con Harry” dissi come se fosse qualcosa che mi scagionasse.
“Lo so. Infatti non era quella la mia domanda” ribattè con serenità. Voltai di nuovo lo sguardo di lui e mi lasciai andare ad un sospiro. Che cosa potevo dirgli? Che effettivamente in sua presenza sentivo delle strane emozioni? Che effettivamente quando mi stava così vicino mi sentivo bruciare dentro? Che effettivamente quando avevo spiegato che cosa mi piaceva di lui era stata percorsa da brividi dappertutto? Che effettivamente mi stavo chiedendo come sarebbe baciarlo di nuovo, un’altra volta, un’ultima volta, intrecciare le mani nei suoi capelli color dell’oro e stringermi a lui più forte che potevo? Per cosa? Una risata di scherno, una risposta sarcastica, una presa di giro verso Harry e sentirlo dire che era tutto per il suo orgoglio, per la sua soddisfazione? Oppure, per mandare all’aria la storia della mia vità, il mio grande amore, romantico, dolce e favoloso, per un vecchio amore, troppo impulsivo, troppo orgoglioso, troppo egocentrico per essere definito tale? Non ero più una ragazzina, ora avevo delle responsabilità, dovevo pensare anche al mio futuro. Draco era troppo imprevedibile, troppo inaffidabile.
“Io ti voglio bene Draco…saremo grandi amici” dissi con tono convinto. Lui fece una piccola smorfia con la bocca e inclinò leggermente la testa. Poi sorrise lievemente. Mi passò una mano fra i capelli cominciando ad accarezzarli con delicatezza. Non la smetteva di fissarmi con i suoi occhi di tempesta, e io avvertii di nuovo quella fastidiosa sensazione, mi sentii di nuovo…vulnerabile.
“Grandi amici” confermò annuendo. Io sospirai senza accorgermene.
Quante bugie che ci dicevamo. Bugie per salvarci, per salvare l’orgoglio, il raziocinio, il futuro. Bugie per convincerci di qualcosa di teoricamente giusto. Ma praticamente sbagliato. Entrambi sapevamo che ci stavamo mentendo, ma ci volevamo contemporaneamente convincere che un giorno sarebbero diventate realtà. Ci dovevamo provare. Per orgoglio, per morale, per fare ciò che era giusto. In quel momento mi tornarono in mente i discorsi che più di una volta Draco e Blaise mi avevano fatto: è giusto fare quello di cui abbiamo voglia. Sempre. Guardai il biondo fissa negli occhi. In quel momento, avevo voglia di baciarlo.
Ma, quei discorsi potevano andare bene quando si era ragazzini, non adulti. Perciò decisi di scacciare quel pensiero e concentrarmi sull’amicizia che stavo costruendo con il Principe delle Serpi. E la scena appena trascorsa delle due ragazzine mi piombò davanti facendomi ridacchiare.
“Ti rendi conto che io ho salvato il mondo, ma tu sei comunque più famoso e acclamato di me. Questo è comico!!” esclamai facendo ridere Draco a sua volta. La sua risata era cristallina, ed anche se non capitava spesso di sentirla, era adorabile.
“E’ la vita Grang” ribattè con ironia.
In quel momento la porta si aprì e in nostri quattro amici entrarono dando un tocco d’allegria all’atmosfera.
“Eccoci!! Come al solito a casa di Pansy non si trovava niente, era tutto un casino…” disse Blaise ridendo di gusto mentre la mora lo fulminava con lo sguardo. Io gli lanciai uno sguardo interrogativo.
“Ma Bla, proprio tu lo dici? Non sei tu quello che prima ho dovuto salvare dalla furia omicida di Draco perché aveva buttato i suoi pantaloni nuovi nel suo disordinatissimo armadio?” fece con ironia. Lui si fermò e mi guardò di sbieco.
“Grang, tu sei la mia migliore amica, dovresti stare dalla mia parte, te ne sei dimenticata?” ribattè facendo una smorfia.
“Ma ora è anche la mia migliore amica, ed è anche la loro migliore amica, perciò…” replicò Draco divertito.
“Seee poi?! Cos’è qui, il club “tutti amici della Granger”? Beh, fatevi da parte, l’ho vista prima io!” esclamò alzando il mento con un gesto stizzito.
“Invece di star a battibeccare per queste stronzate mi dite dove devo appoggiare questa scatola?” chiese Theodore attirando l’attenzione su di sé. Infatti il bel moretto aveva in mano una grande scatola blu. Bla fece segno di appoggiarla per terra.
“Blaise, si da il caso che se non era per me, tu e lei nemmeno vi conoscevate” insistette Draco incrociando le braccia al petto come un bambino capriccioso. Sembrava un principino viziato con l’aria spocchiosa. Ma incredibilmente adorabile.
“Beh, se la mettiamo così è merito di Lavanda” m’instromisi io divertita in quell’allegra discussione.
“No no è proprio merito mio!!” continuò il biondo. Io lo guardai interrogativa.
“Merito tuo?” domandai confusa. Non capivo dove voleva arrivare. I tre ragazzi si lanciarono uno sguardo complice mentre le ragazze sospirarono alzando gli occhi al cielo.
“Che dite, è ora di raccontarle la vera storia?” fece il biondo con un ghignetto divertito. Gli altri annuirono.
“Vieni, sediamoci per terra Grang…” disse Theodore mettendosi sul soffice tappeto. Lo imitammo e Draco si schierì teatralmente la voce.
“Hai presente il boicottaggio di cui parlavano le due ragazzine prima?”
Io annuii aggrottando appena le sopracciglia.
“Beh, si riferivano alla festa di Grifondoro” continuò Blaise. Io spalancai gli occhi.
“La nostra festa di Grifondoro? Quella che c’ha fatto perdere tutti i punti? Pensavo fosse stato un incidente!” esclamai indignata. Le Serpi scoppiarono a ridere di gusto.
“Ma quale incidente! Siamo stati noi a boicottarvi!” ribattè Theo compiaciuto.
“L’idea dei coriandoli è stata mia, modestamente…” si gongolò Draco.
“Anche se all’inizio non era sicuro di volerlo fare…infatti l’idea era stata mia e di Theodore, ma poi come al solito siamo riuscito a convincerlo…” raccontò Blaise.
“E meno male, le migliori idee sono state mie, a parte quella dei coriandoli, se non avessi pensato di chiedere l’aiuto di Goldestein, a quest’ora non ci saremo riusciti…è stato un ottimo complice, devo ammettere…” continuò il biondo.
“Oh mio Dio siete stati voi! Avete organizzato tutto voi!” ribettei sconvolta. Quei ragazzi erano tremendi! Non avrei mai e poi mai potuto immaginare una cosa del genere…cioè era una festa fra di noi, come avevano potuto pensare tutto quello?!
“E’ ovvio, e come vedi siamo passati alla storia per questo…in effetti era geniale!” insistette Draco gongolando con gli altri.
“Quindi fatemi capire…avete pagato Goldestein perché scoprisse dove tenevamo le cose, per poi manometterle e farci scoprire?” chiesi dubbiosa e stizzita. Tutti annuirono.
“Ah, no Anthony ha fatto il lavoro gratis…un favore ad un amico, sai…” rispose Dra sorridendo. Io mi passai una mano fra i capelli.
“Siete…siete…perfidi, subdoli, maligni, machiavellici…” bofonchiai indignata. Draco, Blaise e Theodore si scambiarono uno sguardo interrogativo e poi all’unisono esclamarono.
“Siamo Serpeverde!!”
Io li fissai per qualche istante e poi scoppiai a ridere divertita. Già, come potevo dimenticare…loro erano Serpeverde. Incorreggibili, certo. Ma anche insostituibili.
“E…c’è dell’altro” disse Draco dopo che ebbi finito di ridere. Lo guardai leggermente intimorita: quello che stava per dirmi poteva essere solo peggio.
“Ti ricordi che t’incontrammo nel negozio di vestiti insieme alla Weasley? E litigammo?” chiese il biondo. Io alzai gli occhi al cielo.
“Noi litigavamo sempre” sottolineai rassegnata.
“Almeno siete stati un divertente passatempo! Scommettevamo anche sulle vostre liti!” ribettè allegra Pansy.
“Scommettevamo su tutto…vero Theodore?” replicò divertita Daphne facendo scoppiare tutti a ridere.
“Perché dovete sempre metterci me nel mezzo? E poi è colpa di Draco!” si ribellò il moretto. Il Principe delle Serpi sbattè le mani con rasegnazione.
“Beh sarà stato divertente per voi, ma non per me che dovevo sorbirmi le lagne di tutti e due!” mugugnò Blaise scuotendo il capo. Io e Draco sbuffammo contemporaneamente.
“Dannazione mi fate finire sì o no?!” sbottò il biondo cercando di riprendere le redini del discorso. Calò il silenzio e Dra ricominciò a parlare.
“Beh, dopo che avevamo litigato nel negozio, io, Blaise e Theodore andammo ai Tre Manici di Scopa e lì…beh c’era Lavanda che diceva un sacco di cattiverie su di te, così a me venne in mente un’altra geniale idea…mi misi d’accordo con lei, per vendetta personale, di farti ubriacare…”
Io spalancai letteralmente la bocca incredula e sbigottita.
“Quindi, se fra noi è cominciato tutto, è effettivamente merito mio!” concluse con un gesto borioso, facendo poi una smorfia a Blaise che sbuffò indignato. Io rimasi qualche istante interdetta, cercando di metabolizzare come le Serpi riuscivano ad essere davvero così subdole e meschine, poi mi sporsi verso Draco e l’abbracciai inaspettatamente.
“Allora è te che devo ringraziare…e io che ero sempre convinta di dover fare un regalo a Lavanda! Mi hai tolto un bel peso!” esclamai allegra. Poi mi alzai in piedi e feci finta di tenermi la testa dolorante.
“Ho bisogno di alcohol, queste rivelazioni mi hanno dato alla testa” feci divertita.
“Grande Grang, così sì ragiona!” ribattè Theodore applaudendo. Si alzò in piedi e mi accompagnò in cucina dove prese una bottiglia di FireWhiskey e dei bicchieri. Lo aiutai a portarli in soggiorno e a distribuirlo, poi tornammo a sedere con gli altri.
“Wow, devo ancora riprendermi da queste scoperte…” sospirai buttando giù un abbondante sorso.
“Praticamente tutte le cose cattive che succedevano a Hogwarts erano a causa vostra?” feci sarcastica.
“Beh ora proprio tutte tutte no…” rispose Blaise.
“Quelle ai Grifondoro di sicuro…” replicò Pansy annuendo con il capo.
“Oh sì, mentre voi Polli passavate il tempo a studiare e…beh a fare cose da Polli, noi passavamo il tempo cercando di rovinarvi la vita, e rendere la nostra migliore, ovviamente…mi manca la vita a Hogwarts!” raccontò Theodore con ironica nostalgiai. Io ascoltavo sbalordita. Credevo di aver imparato a conoscere il mondo dei Serpeverde in tutto e per tutto…ma evidentemente mi ero persa un pezzo, è il motivo era chiaro: io non ero una Serpeverde, potevo imparare ad andare alle loro feste e ridere con loro, ma per il resto…non ero una Serpeverde. Era una cosa ovvia, eppure mi sentii come infastidita scoprendo che ero stata esclusa da quella parte di loro. Mi diedi della stupida, come ormai facevo spesso, e cercai di concentrarmi su altro.
“Effettivamente ora che non dobbiamo più attentare alla vita dei Polli abbiamo molto più tempo libero…” commentò Daphne con sguardo pensieroso.
“Forse dovremmo trovare qualcun altro a cui rovinare la vita…” fece Theodore quasi fra sé e sé.
“Forse dovremmo far vedere la scatola alla Grang…” s’intromise Pansy sbuffando.
“Giusto!” esclamò Blaise appellando la scatola blu che strisciò verso di lui. La posizionò meglio nel mezzo a quella specie di cerchio che avevamo creato e mi guardò divertito.
“Pronta a vedere che c’è dentro la scatola blu?” chiese con ironia. Io annuii vigorosamente, così il moro tirò su il coperchio. Guardai dentro e notai, non solo che era una scatola magica, e quindi molto più grande di quello che sembrava, ma che era piena di foto e altri oggetti che riconobbi subito.
Tutti ricordi della nostra estate insieme. Quella che io chiamavo “la quiete prima della tempesta”.
“Wow” esclamai sommessamente. Infilai una mano dentro la scatola e tirai fuori le prime foto che mi capitarono a tiro. Parigi. Tutti impazziti per i negozi, i croissaint e lo champagne, non facevamo altro che farci foto con vestiti nuovissimi e tremendamente costosi, quando sulla Senna, quando davanti alla Tour Eiffel, quando sugli Champes Ellisè. La comunità magica parigina si mescolava molto meglio nella città di quanto noi facevamo a Londra, anche se alcuni c’avevano raccontato che molti babbani stavano per scoprire dell’esistenza dei maghi e che moltissimi sospettavano. Parigi era stata la prima tappa del nostro viaggio e ne eravamo rimasti entuiasti. Le foto che avevamo preso erano tutti di noi ragazze, che sfilavamo su e giù sulle sponde della Senna come delle vere dive. Blaise tirò fuori un basco nero e me lo lanciò divertito. Io lo guardai e risi compiaciuta. Quello era il mio bellissimo basco che avevo comprato poco dopo essere arrivata, tutta felice perché ne desideravo tanto uno. Peccato che due sere dopo Theodore si ubriacò di brutto e mi ci vomitò dentro. Pensavo l’avessero buttato, invece l’avevano tenuto. Tutti cominciarono a tirare fuori qualcosa.
“Uhuh guardate cos’ho trovatooo!” esclamò divertita e compiaciuta Daphne sventolando con aria soddisfatta una fotografia. La presi e vidi che era la foto mia e di Draco che ci baciavamo davanti alla Tour Eiffel, in una strana posa, infatti avevamo entrambi le braccia dietro la schiena ed eravamo piegati in avanti fino a far incontrare le labbra. Sembrava una cartolina romantica. Era la foto che avevamo dovuto fare dopo aver perso una scommessa indetta da Blaise, ovviamente.
“Aaaah dovevate bruciarlaaa!!” urlò con una nota d’isterismo Draco, mettendoi teatralmente una mano fra i capelli.
“No no, che bruciarla, avevate perso, e questa era la punizione…se non si conserva che punizione è!!” lo rimproverò il moro con fare divertito. Il Principe delle Serpi sbuffò e con un gesto stizzito congedò Bla e il discorso “scommessa persa a Parigi”.
“Dai però siamo carini” commentai io guardando la foto. Era vero, eravamo carini da vedere, come quelle foto che si vedano nei cataloghi. Solo che noi eravamo molto più veri. Bastava vederci per sapere che la nostra storia era incredibile. Nel vero senso della parola: non ci si riusciva a credere.
“Carini? Vuoi farmi venire il diabete Grang? Io sono sexy, non sono carino…ora falla sparire” ribattè indignato tornando a frugare nella scatola. Io misi da una parte la fotografia dopo avergli lanciato un’ultima occhiata e mi rimisi a cercare a mia volta. Tirai fuori un pallone da calcio, una cosa molto comune per me ma che a gli altri era sembrata stranissima. Ricordavo benissimo com’era entrato in nostro possesso quel pallone. La nostra seconda tappa era stata la Germania, nella quale avevamo speso ben venti giorni, in lungo e in largo, spinti più che altro dal fatto che quello era il paese della birra (ovviamente, cosa poteva spingere quei cinque pazzi se non la birra?). Eravamo capitati nella bellissima Berlino, una città piena di storia e di atmosfera, proprio nella settimana dei Mondiali di Calcio. Ovviamente gli altri non sapevano neanche cosa fosse il calcio, come potevamo pensare che quello fosse uno degli eventi più importanti per la popolazione babbana? La città era assediata da turisti e tutti erano completamente presi dalle partite. Tre ragazzi tedeschi, babbani, beccarono i miei compari che si chiedevano che diamine fosse il calcio e, dopo essere quasi svenuti, decisero bene d’insegnarglielo, e ci mettemmo a giocare con quella palla. All’inizio i miei amici erano inizialmente scettici, ovviamente l’idea di mettersi a giocare con quei babbani non gli andava, poi però riuscii a convincerli, e dunque finimmo per strada in uno strano cinque contro quattro, e alla fine i tre ci trascinarono in una birreria a vedere la partita della Germania. Da allora i cinque s’innamorarono letteralmente del calcio, e ci portammo in giro, per tutto il resto del viaggio quel pallone, e appena ci fermavamo da qualche parte, lo tiravamo fuori dalla borsa e via rincorrerci come degli ossessi, con tanto di esultanze da Coppa del Mondo, per l’appunto. I giorni trascorsi in Germania li ricordavo come i migliori, sembrava che tutta quella birra e quel calcio ci avesse fatto dimenticare una volta per tutte chi eravamo, in ogni senso, e riuscivamo a pensare solo a quello che ci andava. Inoltre in Germania c’erano tantissimi luoghi bellissimi e sempre qualcuno pronto ad offrirti un bel boccale di birra.
“Oddio quanto tempo” esclamai rigirandomi la palla fra le mani. Ovviamente non avevamo più giocato a calcio insieme tornati dal viaggio, anche perché io ero partita subito dopo. Tutti si girarono quasi con sguardo solenne verso il pallone. Sapevano benissimo cosa rappresentava, era il simbolo della nostra vera libertà e indipendenza. Non ricordavo di essermi sentita mai tanto libera come quando correvo con loro dietro a quel pallone. Blaise tirò fuori le fotografie della Germania, erano tantissime, ed erano assolutamente deliranti, forse perché eravamo così euforici, o forse semplicemente per la troppa birra. Cominciò a cercare freneticamente finchè non trovò le foto che avevamo fatto con i ragazzi del pallone, e cominciammo a sfogliarle con un sorriso enorme, commentando ogni volta e ridacchiando.
“Dovremmo fare una partitina in questi giorni…mi piaceva così tanto questo gioco” disse Pansy facendo rimbalazare un po’ la palla.
“Già…” bofonchiò Blaise rimirando le fotografie. Io sospirai solennemente e ricominciai a frugare nella scatola. Sapevo che era arrivato il momento di Austria e Svizzera, infatti non mi stupii quando tirai fuori una scatoletta di matite, tutte verdi, di tanti verdi diversi. Scoppiammo a ridere all’unisono, quella era una cavolata assurda ma avevamo passato giornate a riderci su: l’Austria era una dei posti più verde che avessimo mai visto, e ci eravamo fissati di voler trovare il verde preciso, così avevamo cominciato a girare nei negozi comprando tutte le matite verdi che trovavamo. Ricordavo in maniera chiara e vivida le risa e le occhiate stranite che ci lanciavano, sei pazzi inglesi alla ricerca di matite verdi. E poi in Svizzera, sempre a chiederci come si potessero parlare tutte quelle lingue in uno stato così piccolo. Venne fuori la foto che più temevamo. Appena Theodore la vide e la tirò fuori tutti scoppiammo in risa quasi convulse. La foto infatti ritraeva noi sei con i volti completamente sporchi di cioccolata, ed eravamo uno spettacolo. Specie Draco, che sempre così precisino e perfetto, si era fatto convincere a sporcarsi tutto, ed era adorabile. Per convincerlo comunque, avevo dovuto dirgli che poi l’avrei pulito io personalmente…e potete immaginare come. Io preferii non pensarci.
Arrivammo in fondo alla scatola dove c’erano tutte le foto e gli oggetti presi nell’ultima tappa del nostro viaggio: l’Italia.
Anche in Italia avevamo impiegato molti giorni, specie perché girandola ci eravamo resi conto che ogni posto era diverso, e quindi valeva la pena visitarla tutta. Inoltre, il cibo era qualcosa di paradisiaco, specie perché accompagnato sempre da del buon vino. La più grande sbornia che prendemmo infatti fu in Toscana, in un bellissimo agriturismo sui colli pisani, dove ci scolammo non ho idea di quante bottiglie di Chianti. Un’altra cosa di cui ci beammo allegramente in Italia, una cosa che non avevamo trovato negli altri luoghi, fu il mare. Passamo molti pomeriggi in spiaggia e a fare il bagno, e diventammo tutti molto abbronzati (cosa molto strana per gli inglesi, più di tutti per Draco, che aveva una carnagione pallidissima).
Tirammo fuori dalla scatola oltre ad un sacco di foto divertenti e altrettanto compromettenti, un matterello professionale (Blaise si era fissato che voleva diventare un pizzaiolo), una moka per fare il caffè e la sdraio da spiaggia verde, bianca e rossa comprata il primo giorno che andammo al mare. Avevamo portato via da tutti i luoghi un sacco di souvenir e oggetti che c’avrebbero ricordato quei giorni, proprio per ritrovarci un pomeriggio intorno a quella scatola rendendoci conto di non aver dimenticato nulla, specialmente le emozioni.
Era stato come fare quel viaggio un’altra volta, ed ero riuscita ad assaporare di nuovo sensazioni incredibili, intense e travolgenti, sensazioni forti, che sapevano di legami unici e indissolubili, che sapevano di un'amicizia infinita e impareggiabile...e che sapevano di amore. Un amore unico, senza precedenti e senza inibizioni. Un amore che mi mancava.
“Wow è bellissimo” commentai guardando intorno a me tutti quei ricordi. Osservai i miei amici e un folle desiderio si fece strada nella mia mente. Un desiderio che ad una settimana dal mio matrimonio non avrebbe dovuto sfiorarmi neanche per gioco. Eppure ripensando a quel viaggio, mi venne l’assurda voglia di prendere le prime cose che mi capitavano a tiro e partire, ricominciare a girare per il mondo con loro e una macchina fotografica, nient’altro. Ritornare in quell’universo dove la più grande preoccupazione era trovare una matita verde, o trovare un posticino per mettersi a giocare a calcio. Rivolevo quel mio mondo un po’ Serpeverde.
E per la prima volta da quando avevo detto sì a Harry, mi venne il dubbio che fosse lui la scelta giusta.

Spazio dell'Autrice.

Allora allora sono molto impaziente di sapere cosa ne pensate di questo capitolo! Io l'ho personalmente adorato, raccontare del loro viaggio mi è sembrato assolutamente fantastico, un'esperienza così intima, e poi immaginarmi quei sei pazzi in giro per l'Europa! L'idea geniale mi è venuta immaginandoli che giocano a calcio! Cioè, assolutamente fantastico!! E poi a sbronzarsi di birra come dei pazzi, insomma mi piaceee!! E alla fine Hermione giunge ad una verità, e al suo primo dubbio. Finalmente, penserete tutti. Lo so, lo so, ma l'avete ormai capito che la Grang non è un asso in queste cose...c'ha messo 23 capitoli a capire che Potter era innamorato di lei, nell'altra storia, e solo perchè lui si è dichiarato -.- Vi sembra intelligente?
Insomma spero che il capitolo sia piaciuto a voi quanto a me!

Ringrazio tutte le persone che hanno recensito, scusandomi se non mi posso soffermare, e lasciandovi la promessa che lo farò al prossimo capitolo!

Perciò grazie mille a:

pamelinda
musicmylife
XerikaX
Rituzza_95
flydreamer
ella96
Gemella Dramioncella
_Polla_
Ili91
erigre
sam05
valeego
Rima_Brandon
deaselene
fandracofiction
hermione12
dublino
PiccolaStar
kiamilachan
kikkina_malfoy
renesmee cullen

e a tutti quelli che hanno letto!!

That's all folks!
   
 
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