10.
I loro presentimenti si erano rivelati fondati.
La guerra era arrivata davvero, alla fine.
Temari non ricordava più cosa significasse vivere in pace, ormai… se di
pace si poteva veramente parlare
nelle terre dei ninja.
Le vittime non si contavano più neanche tra gli innocenti.
Quello di ninja era il loro lavoro, un lavoro come un altro… o almeno era
quello che chiunque del suo stesso livello avrebbe
dovuto pensare.
Non riusciva a restare impassibile davanti a tanta morte e distruzione.
I suoi occhi si soffermarono su qualcosa disteso sul terreno.
Una volta, doveva essere stato un bambino.
Tutto quello che ne restava ora, era un cumulo di arti scomposti e
insanguinati.
A poca distanza i corpi di quelli che probabilmente erano stati i suoi
genitori.
Era impossibile stabilire quale fosse l’uomo e quale la donna.
I loro resti erano così sfigurati e maltrattati che malgrado fosse abituata
a quel genere di vista, Temari dovette trattenere un conato di vomito.
Era il loro lavoro. Faceva parte della vita di ogni ninja di qualsiasi
paese, eppure…
Come aveva potuto anche solo pensarlo?
Com’era possibile pensare di abituarsi
a qualcosa di simile?
Non lo dava a vedere, ma le labbra di Temari si contraevano ogni volta che
i suoi occhi si soffermavano sul cadavere dilaniato di un uomo, donna o bambino
che fosse e che era capitato lì per caso, senza nessuna colpa.
Gente che non era stata in grado di salvarsi, gente che lei e gli altri ninja non erano riusciti
a proteggere…
Cercava di non darlo a vedere, certo, ma Temari
provava un’incontenibile rabbia, simile alla furia del vento del deserto
durante una tempesta, mentre la sua gente e quella di Konoha cadeva e moriva
sotto i colpi di un nemico sempre più spietato.
Strinse i pugni con forza, fino a incidersi i palmi delle mani.
Non le importava se stava sanguinando.
Il suo dolore non poteva essere paragonabile a quello che tanta gente stava
sopportando a causa della guerra.
Impossibile fare paragoni. Lei era ancora viva.
Ferita nell’animo, ma viva.
Loro, invece, erano morti. Morivano.
Morivano ogni giorno, anche se
lei cercava di impedirlo.
Era inutile.
Non aveva alcun potere contro la crudeltà della guerra e l’inevitabilità
della morte.
La jonin, a capo della squadra che aveva formato su ordine di Gaara, fece
un cenno ai suoi uomini.
Si lanciarono in battaglia dando il meglio di se stessi, falciando il
nemico senza pietà.
Era questo il modo in cui Temari dava sfogo alla rabbia incontenibile che
la agitava nel profondo, e del resto era l’unico che conosceva.
L’unico che poteva permettersi senza riserve.
Lei era un ninja.
Era nata per questo.
Eppure, era anche e soprattutto una donna.
Nella sua mente Rock Lee, il suo coraggio e il suo sorriso le davano la
forza di andare avanti e combattere.
Non faceva altro che pensare a lui, in quei giorni sempre più cupi e
intrisi di violenza, volti al
combattimento e alla lotta disperata per difendere quello in cui entrambi
credevano.
Combatteva per proteggere tutto quello in cui credeva, le persone che
amava.
Era ancora viva.
Doveva vivere.
Oltre a Gaara e Kankuro, Temari doveva proteggere se stessa, fare in modo
di sopravvivere… perché quello era l’unico modo di rivedere Rock Lee.
“Ce n’è ancora uno.”
Gai aveva parlato in un sussurro appena udibile, eppure Lee l'aveva sentito alla
perfezione, forte della trasmittente che il maestro gli aveva consegnato due
ore prima che avesse inizio l’ennesimo attacco del nemico.
“Lo so. Lo sto inseguendo. Me ne occupo io.”
“Fai attenzione, figliolo.”
“Certo. Ci vediamo al punto di raccolta che abbiamo concordato. Chiudo.”
Rock Lee si lanciò tra gli alberi, veloce e fulmineo come il vento, i
contorni della sua figura appena distinguibili nel verde della foresta.
Erano in terra straniera, ma lui non aveva paura.
Conosceva bene la conformazione del territorio, ormai.
Chissà come se la stavano cavando, Neji e Tenten.
Si erano separati poche ore dopo l’inizio della missione, ma quei due erano
forti.
Forse avevano già eliminato metà dei nemici che si nascondevano nella zona.
Pattugliavano la foresta uccidendo chiunque si parasse loro davanti.
Era un compito che Lee detestava, ma era la guerra, e non c’era niente che
potesse fare, in quanto ninja, a parte uccidere i nemici che gli si paravano
davanti.
In quanto essere umano, avrebbe voluto nascondersi da qualche parte e
chiudere gli occhi, quasi scomparire.
Ma non poteva scappare. Non doveva scappare.
Ne dipendeva la salvezza dell’intera Konoha, di tutto il paese del Fuoco…
La sua salvezza e quella dei suoi sogni, i desideri dei suoi compagni e del
maestro Gai, le vite di tutti quelli che conosceva…
La possibilità di stringere Temari ancora
una volta prima che tutto fosse finito.
Doveva sopravvivere, non solo per se stesso e i suoi amici, ma soprattutto
per lei.
Raggiunse la radura in cui il nemico si nascondeva, e rimase celato tra
gli alberi, osservando la situazione.
C’era un uomo, sotto i suoi occhi. Perfetto.
L’aveva raggiunto, e sembrava che si stesse riposando.
Avrebbe finito in fretta. Si trattava di un chunin, ed era l’unico
sopravvissuto del gruppo che aveva affrontato prima insieme al resto della sua
squadra.
Approfittando del fatto che stava riprendendo fiato, Rock Lee gli lanciò
contro un kunai per avvertirlo della sua presenza.
Il nemico lo evitò e si mise in posizione di difesa.
Gli piombò addosso atterrandolo con un calcio ben mirato, mandandolo a
sbattere contro il tronco più vicino.
“Fatti sotto! Che cosa aspetti?” lo incitò mantenendo i nervi saldi, un
braccio teso davanti a sé e uno dietro la schiena, i piedi ben piantati sul
terreno erboso mentre si preparava al combattimento.
Ma con sua grande sorpresa, il ninja si mise a ridere.
“Figliolo, ormai non c’è nulla che possa fare, per combattere. Sono rimasto
ferito nello scontro di prima da uno dei tuoi compagni, e come vedi non sono in
grado di usare le braccia. Tutto quello che mi resta è la fuga.”
“Ma cosa stai…”
Era vero. Aveva le braccia fuori uso. Opera di Neji, sicuramente.
“Capirai anche tu che non è affatto onorevole, per un ninja, fuggire dal
nemico. Preferisco morire qui, piuttosto che continuare a scappare come un topo
dal gatto.”
Rock Lee mantenne la posizione di difesa, sentendosi improvvisamente la
bocca asciutta.
Quel ninja nemico gli stava forse chiedendo di… ?
“Avanti, lo so che mi capisci. Sai bene di cosa sto parlando. Questa guerra
non ha senso, e non c’è altro modo per liberarsene… a parte la morte. Ho visto
troppi compagni morire inutilmente, troppe vittime innocenti. Che cosa aspetti?
Uccidimi adesso. Se mi lasci sopravvivere, la mia esistenza sarà macchiata in
eterno dal disonore. Preferisco finirla adesso, piuttosto che…”
“Stai zitto!” gridò Rock Lee, incapace di ascoltare oltre.
Quei discorsi lo stavano facendo innervosire, e non riusciva a pensare
chiaramente, una goccia di sudore che gli scivolava lungo il mento per via
della tensione.
Cosa stava dicendo, quel ninja? Non erano forse le stesse cose che pensava anche lui?
“Cos’è? Non sei capace di uccidere?” lo provocò quello, con una mezza
risata. “Lo sapevo… i ninja della Foglia sono tutti dei rammolliti. Non sei
nient’altro che un ragazzino che si illude di combattere per qualcosa che valga
la pena di proteggere. Se proprio vuoi saperlo le cose stanno così, e te lo
dico per l’ultima volta: non c’è niente a questo mondo… niente, per cui valga la pena di vivere. E faresti bene ad aprire
gli occhi.”
Rock Lee si rifiutava di credergli. Era un nemico.
Stava solo cercando di confonderlo.
Però quel nemico… era un essere umano, oltre che un ninja proprio come lui.
I ninja della Foglia non erano dei rammolliti. Neanche lui lo era.
Con che diritto giudicava lui e i suoi valorosi compagni, le loro
indiscusse capacità?
Stavano dando l’anima per la salvezza del loro paese e dei loro sogni…
valeva la pena di crederci e combattere per quel qualcosa di importante in cui
tutti avevano fede.
“Un vero ninja non conosce la pietà, né indugia prima di colpire un nemico…
non sei altro che un falli…”
“Non sono un fallito!”
Prima che potesse andare oltre, Rock Lee lo colpì alle costole con un pugno,
facendolo sprofondare nel terreno, pervaso di chakra, rabbioso e ferito nel suo
orgoglio di essere umano.
Gli aveva frantumato le costole con un solo colpo, realizzando il suo
desiderio di andarsene nell’altro mondo per sfuggire a quell’assurda guerra che
stava distruggendo molte vite con crudeltà, strappando loro i sogni che
costituivano la loro forza.
Lo aveva ucciso come lui gli aveva chiesto.
In preda all’orrore, Rock Lee fece un passo indietro.
Perché?
Perché sta succedendo tutto questo?
“Tutto bene, Lee?”
“Missione compiuta, maestro Gai. La raggiungo tra qualche minuto.”
Ancora scosso dalle parole dell’ennesimo ninja a cui aveva tolto la vita,
Lee lanciò un’ultima occhiata al corpo che giaceva sul terreno, quindi gli
voltò le spalle.
Non era vero… lui aveva qualcosa
per cui combattere, qualcuno che doveva rivedere prima della fine. Quel ninja
si era sbagliato. In realtà però aveva ragione.
Questa guerra non aveva alcun senso. Nessuna guerra l’aveva mai avuto.
Rock Lee non riusciva a dormire, la legna del falò che si consumava
rapidamente sotto i suoi occhi.
Dato che era sveglio aveva deciso di occuparsi del fuoco, ravvivandolo
quando necessario.
Guardare le fiamme che si agitavano lo faceva pensare alla guerra e alla
sua bruciante, devastante violenza che tutto corrodeva… non pensava ad altro da
ore, ormai.
Avvertì un movimento poco lontano da lui, e si accorse che anche Gai era
sveglio.
L’uomo gli rivolse un sorriso paterno e per un attimo Lee fu tentato di
gettarsi tra le sue braccia e non pensare più a niente, ma ci ripensò in tempo.
In fondo non era più un bambino, anche se la tentazione era forte.
Il maestro lo raggiunse e si sedette al suo fianco in silenzio, attento a
non svegliare Neji e Tenten che dormivano dall’altra parte del falò nei loro
sacchi a pelo, e Lee cercò di non incontrare il suo sguardo, mantenendo gli
occhi sul fuoco che aveva davanti.
“Non riesci a dormire, figliolo? Cosa c’è? Sai che se c’è qualcosa che ti
dà noia puoi parlare con me in qualsiasi momento. Dopotutto, io sono qui anche
per questo!” disse Gai a mezza voce, in tono confidenziale e rassicurante.
“La guerra, maestro Gai. Mi chiedo se abbia veramente un senso, quello che
stiamo facendo” mormorò Rock Lee sollevando appena il mento.
Era sempre stato facile parlare con Gai.
Non aveva senso nascondergli qualcosa.
Il jonin lo avrebbe capito in ogni caso alla perfezione, talmente era forte
il legame che li univa da anni.
“Neanch’io credo che ce l’abbia” ammise Gai assorto, gli occhi rivolti
verso il fuoco che disegnava sul suo volto provato delle strane ombre. “Ma sai
com’è… noi siamo ninja, e soprattutto uomini. La guerra esiste da sempre, è
nella nostra natura. Non ci resta che combatterla nella speranza di costruire
un mondo migliore… sia da uomini che da ninja.”
Si voltò a guardarlo negli occhi, e il giovane non potè fare a meno di
ricambiare l’occhiata, incapace di distogliere l’attenzione dalle confortanti
parole del maestro.
“Sono tempi difficili per
Respingendo un groppo che gli si era formato in gola, il ragazzo annuì
lentamente, invaso da sensi di colpa che non riusciva ad allontanare.
“Ma… dobbiamo andare avanti e guardare al futuro, Rock Lee. E’ difficile,
ma ricordati per cosa combattiamo.
Non si tratta di proteggere
Gli stava sorridendo con così tanta determinazione, che il giovane si sentì
invadere da una nuova forza. La forza della speranza che traspariva dalle
parole del suo maestro e che stavano allontanando tutti i suoi dubbi in un
baleno, facendolo sentire meglio.
“Combatti… combatti questa guerra fino in fondo, e pensa solo a proteggere
coloro che ami. Non permettere alla sofferenza di piegare il tuo cuore. So che
è difficile, ma solo così potrai realizzare i tuoi sogni… e anche i miei.
Vorrei solo vederti felice, Rock Lee. E’ per proteggere te, perché voglio che tu sopravviva, che io combatto da quando
la guerra è cominciata.”
I loro occhi si incontrarono nuovamente. Lee sapeva che era la ragione di
vita di Gai da anni, ma sentirgli dire che combatteva solo per lui lo riempiva
di gioia e di orgoglio.
“Diventa il ninja più forte. Non deludermi mai. Vai avanti fino alla fine.”
Non l’avrebbe deluso. Avrebbe seguito i suoi consigli e sarebbe
sopravvissuto pensando a proteggere lui e le persone che amava… Temari.
“La ringrazio, maestro Gai. Io… farò del mio meglio, glielo prometto!”
riuscì a dire, asciugandosi una lacrima nel tentativo di apparire forte e
allontanare la commozione.
“Non piangere, figliolo! Andrà tutto bene, vedrai!” disse allegro il jonin
al suo fianco, dandogli una pacca sulla schiena. “E ora, sarà meglio cercare di
riposare. Domani dobbiamo fare ritorno alla Foglia. E chissà cosa ci
aspetterà.”
“Ha ragione. Meglio essere pronti a qualsiasi sfida!”
Lee si addormentò di lì a poco, rassicurato dalle parole del maestro.
Insieme all’immagine del volto di Temari, erano l’unica cosa in grado di
dargli la forza di continuare a lottare l’inutile guerra in cui si ritrovavano
invischiati da mesi… e che forse era appena agli inizi.
Coming soon:
Temari trattenne il respiro, immobile, mentre un
vento improvviso frustava entrambi senza pietà trascinando con sé innumerevoli
foglie dei dintorni.
Quando Rock Lee si voltò verso di lei non c’era
alcuna traccia di lacrime, nei suoi occhi.
Non voleva mostrarle la sua debolezza. Che
stupido. Lei era lì anche per quello.
**
Ciao a tutti, miei fedeli venticinque lettori!
So benissimo di non aver pubblicato niente per ben tre mesi, ma le vacanze
estive e gli esami di settembre, nonché l’inizio delle lezioni, hanno inciso
profondamente sulla mia ispirazione. Per non parlare del fatto che mi sono
appassionata a Tengen Toppa Gurren Lagann e quindi la mia mente è più lontana
da Naruto rispetto a quando ho iniziato a pubblicare la fanfiction. Però non
l’ho dimenticata, e presto sarà davvero completa (anche se ho ancora dubbi sul
modo in cui concluderla).
Ringrazio tutti quelli che hanno letto e commentato lo scorso capitolo, e
in particolare:
Lady of Evil Nanto86: Grazie per gli auguri, anche se in
ritardo! Le vacanze si sono rivelate abbastanza buone, e spero sia stato lo
stesso anche per te I tuoi commenti su Lee e Temari mi fanno
sempre piacere, comunque leggere qualcosa di tuo sulla coppia GaixKurenai non
mi dispiacerebbe (ho già letto le fic che hai già pubblicato e credo di volerne
ancora) A presto e grazie ancora!
Shessomaru_junior: Grazie per i complimenti! Hai ragione, ci
saranno delle vittime nei prossimi capitoli, anche se ho ancora le idee poco
chiare. A presto!
Beat: I tuoi complimenti mi fanno emozionare!
*_* Ti ringrazio e spero che anche questo capitolo (un po’ diverso dai soliti)
sia stato di tuo gradimento
Neko88: A chi lo dici! *_* Secondo me dimenticare
Sakura gli farebbe solo del bene… magari succedesse nel manga! Grazie ancora
per i complimenti!
Devo dire che gli ultimi capitoli del manga hanno riacceso il mio interesse
per Naruto. Non voglio spoilerare, ma sta per scoppiare davvero una guerra come
intuito in tante fanfiction come questa… Non che non fosse prevedibile, ma
averne la conferma mi fa pensare di avere dei poteri strani… ok, ora smetto di
delirare, ci vediamo al prossimo capitolo!
Lyla