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Autore: KyubiKonanOfAkatsuki    10/11/2009    1 recensioni
[Prequel di Kowaii Kitsune]Come è nato il CP9? Perché Lucci è il più forte assassino mai visto dalla sua creazione, e qual'è il perché della sua rivalità con Jyabura? In questa storia, racconterò la nascita del CP9 aggiungendo il mio OC alla vicenda. [Kaku si tranquillizzò al tono di voce di Kokitsune, ora più o meno incolore. Lei era fatta così, ma dopotutto nella visita medica della scorsa settimana le erano stati riscontrati chiari segni di schizofrenia, ma a lei non sembrava importarne molto. Kalifa sosteneva che la sua amica era perfettamente normale e non era pazza, ma a volte non ne sembrava convinta neanche lei.
Kokitsune: -Aspetta, ora tocca a me farti qualche domanda… Che ne so, pensi che io sia pazza?-
Kaku: -No, assolutamente… Perché?-
Kokitsune: -Lo so che lo pensi. Tutti lo pensano. Anche Kalifa, ma per bontà o forse pietà non me lo dice! Io ti faccio pietà, ammettilo!-
Suonava aggressiva, di nuovo nervosa...]
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cipher Pool 9, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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All’alba, Kokitsune era già fuori dal suo lettino: si era staccata la flebo, aveva preso la katana dell’altro giorno (che era di Kaku, lei se l’era fatta prestare) e si era arrampicata fino al tetto dell’ospedale. Non riusciva a non far niente, nemmeno in convalescenza, e poi non le piacevano gli spazi chiusi.

 

Kokitsune: -Tecnica Empirea…-

 

Mosse decisa la katana contro l’orizzonte rischiarato dalle prime luci del mattino, la lama scintillò d’oro. Era bello, sapere di essere da sola, sola con se stessa, in pace. Si divertiva a dare un nome alle sue tecniche, che tuttavia si rivelavano solo abili fendenti, o qualcosa di più… Disastroso.

 

Kokitsune: -… ESTENSIONE!-

 

Quella mattina non sembrava destinata a dar frutti, anzi: il collo le si allungò spropositatamente, e non sembrava voler smettere, tanto che lei fu costretta a strisciare a terra come un serpente.

 

Kokitsune: -Oh, accidenti, queste cose capitano soltanto a me!-

 

Scivolò con la testa fino al bordo del tetto e andò giù, spiando ogni tanto dentro le stanze. Stava curiosando quando avvertì qualcosa di spiacevole. Si sporse appena un po’ in una stanza, in modo da non farsi vedere, e vide Lucci al buio, da solo: dava le spalle alla finestra e teneva in mano quella che doveva essere una foto. Vide qualcosa scendergli dagli occhi e cadere sull’oggetto, una lacrima…

Dovette tuttavia rinunciare allo ‘spionaggio’ per strisciare ancora più giù. Non sapeva assolutamente controllare il suo Frutto del Diavolo, ed era proprio questa la causa del problema. In poco tempo aveva già raggiunto la terra: strisciò ancora fino a un albero, nascondendosi tra alcuni cespugli.

 

Kokitsune: -Oh, magari mi scambiano per un tubo o qualcosa del genere…-

???: -Sì, un tubo con il pelo-

Kokitsune: -Kalifa! Che sorpresa… Che ci fai qui a quest’ora?-

Kalifa: -Questa domanda dovrei fartela io! Sei in convalescenza!-

Kokitsune: -Sto benissimo! Avevo solo deciso di… Kon kon…-

Kalifa: -Di srotolarti tutta qua intorno, vero? Raccontala a un’altra-

Kokitsune: -Avanti, riuscirò a tornare normale prima che qualcuno mi veda…-

Kalifa: -…O prima che Lucci arrivi e ti stacchi la testa-

Kokitsune: -Oh! A proposito di Lucci…-

 

Rizzò parte del collo: arrivava alla fronte di Kalifa, ma all’improvviso sentì una certa pressione sulla testa, che scomparve tra le fronde degli alberi. Se non avrebbe smesso di allungarsi così tanto, l’avrebbero vista.

 

Kalifa: -Spera che non ti abbiano vista o finirai su un tavolo per la vivisezione-

Kokitsune: -Come se non…!-

 

Aveva qualcosa in bocca, per la precisione, un nido con delle uova. Qualcosa le aprì la bocca, era una rondine, e sembrava davvero spaventata. Ma chi non lo sarebbe, nelle fauci di un’animale apparentemente feroce, e con i propri figli?


Rondine: -Aiuto, aiuto! Un serpente, un serpente!-

Kokitsune: -Oh, ma io non sono un serpente…-

Rondine: -Ahaha, no eh? Scommetto anche che non mangi le uova, vero?-

Kokitsune: -Beh, io veramente le uova le mangio ma…-

Rondine: -Ecco, lo sapevo! SERPENTE! SERPENTEEEE…-

Kokitsune: -Oh, per l’amor del cielo!-

 

Doveva pensare. Come tornare normale? Si stava allenando quando aveva detto il nome di una tecnica e le era successo il guaio. Aveva detto ‘estensione’… Forse dire l’opposto di quella parola avrebbe aggiustato tutto?

 

Kokitsune: -Empireo…-

Rondine: -Ma tu guarda se devo impegnarmi a fare uova…-

Kokitsune: -…RESTRIZIONE!-

Rondine: -… Se poi devono essere mangiate da un serpente come lei… Ma cosa…?!-

 

Kokitsune si sentì come se la stessero strattonando da dietro, il collo stava tornando normale. La rondine prese appena in tempo il nido con le sue uova prima che la volpe scomparisse più giù, Kalifa la guardò, sospirò e volse la testa a dove sapeva esserci il resto della sua amica. Una volta ‘ricongiuntasi’ con il resto di sé, vide Jyabura scuotere il capo, rassegnato. Lui l’aveva tirata fino a lassù.

 

Kokitsune: -Blah, sputerò penne per una settimana! E tu non potevi fare più piano? Mi brucia tutto il collo per lo sfregamento-

Jyabura: -Se tu sei così fessacchiotta non è colpa mia, ti ho solo aiutata ancora una volta. Stai accumulando molti debiti-

Kokitsune: -Io non ti ho chiesto di aiutarmi, e comunque come pensi che io possa sdebitarmi?-

Jyabura: -Beh… Ci sarebbero delle cose…-

Kokitsune: -Io ti piaccio, vero?-

 

Disse brusca lei. Il lupo rimase spiazzato da quella domanda, molto più simile a un’affermazione, che gli morirono le parole in gola.

 

Kokitsune: -E faresti qualunque cosa per me, vero?-

 

Aggiunse, senza aspettare la risposta.

 

Jyabura: -Beh… Non saprei… Certo che mi piaci, se intendi come ami…-

Kokitsune: -Allora non ti devo un bel niente, dato che faresti qualunque cosa per me, e gratuitamente-

 

Kokitsune sorrise e gli mostrò la lingua, beffarda. Anche lui cercò di sorriderle, evidentemente ancora sorpreso per prima, ma lei si era fatta improvvisamente seria e preoccupata. Non aveva ancora fatto l’abitudine ai frequenti sbalzi di umore della volpe.

 

Kokitsune: -Ti devo parlare. Kalifa non mi darebbe ascolto… E penso che tu sia la persona migliore in questo momento-

Jyabura: -Di cosa… Di cosa vuoi parlarmi?-

Kokitsune: -Per me… E’ una cosa molto importante…-

Jyabura: -Se lo è per te, lo è anche per me, allora-

Kokitsune: -Da… Davvero? Ne sei sicuro, kon kon?-

Jyabura: -Certo, mai stato più sicuro-

Kokitsune: -Ecco… Io… Kon kon…-

Jyabura: -… Tu?-

 

La voce di lei era quasi un sussurro.

 

Kokitsune: -… Io sono preoccupata per Lucci-

 

In quello stesso istante, il mondo crollò addosso a Jyabura.

 

Jyabura: -Hai… Hai distrutto tutte le mie speranze con solo cinque parole…-

Kokitsune: -Scusa, ma non so di che parli. Comunque, mentre ‘strisciavo’ lungo la parete, l’ho visto da solo in una stanza al buio! Stava tenendo qualcosa e… Piangeva-

Jyabura: -Lui. Piangere. Una foto. Scoppierei a ridere ma ho paura che mi squarterebbe se lo sapesse-

Kokitsune: -Sul serio. C’è qualcosa che non va… Non penso sia cattivo, te lo ripeto!-

Jyabura: -Se hai intenzione di andargli a ‘parlare’ di nuovo, sappi che te lo impedirò, con la forza se necessario-

 

Kokitsune non l’aveva mai visto così determinato, tanto che non riuscì a ribattere, ma in compenso gli occhi le diventarono lucidi. Cominciò a singhiozzare, trattenendo le lacrime.

 

Jyabura: -Hey! Non… Non volevo farti piangere… Ma è per il tuo bene… Oh, ok, ma quando andrai da lui ti accompagnerò io!-

 

Disse infine, prima di andarsene, seccato, dalle scale che portavano all’interno dell’ospedale. La volpe scoprì le zanne in un ghigno compiaciuto.

 

Kokitsune: -E poi sarei io la fessacchiotta, ah! Basta fingere qualche scaramuccia per commuoverlo-

  
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