Accidia
L'accidia è l'avversione all'operare mista a noia e indifferenza. (…) Nell'antica Grecia il termine acedia indicava, letteralmente, la mancanza di dolore, l'indifferenza e quindi la tristezza e la malinconia. Il termine fu ripreso in età medievale, quale concetto teologico indicante il torpore malinconico che prendeva coloro che erano dediti a vita contemplativa.
L'accidia è l'avversione all'operare mista a noia e indifferenza. (…) Nell'antica Grecia il termine acedia indicava, letteralmente, la mancanza di dolore, l'indifferenza e quindi la tristezza e la malinconia. Il termine fu ripreso in età medievale, quale concetto teologico indicante il torpore malinconico che prendeva coloro che erano dediti a vita contemplativa.
«La loro anima ha respinto ogni nutrimento»
Salmo CVI
Salmo CVI
1#
Non essere
abbastanza, non essere importante, non essere... voluta. Per lui, da
lui. L'hai sempre saputo, lui era troppo per te. Ma sentirselo dire ha
fatto male. Ti raggomitoli su te stessa, alla ricerca di un abbraccio
che non ci sarà più. Lacrime non ne hai. Evaporate. Solo
quelle nel tuo cuore non si esauriscono; scorrono copiose, uscendo
laddove le sue parole hanno formato crepe e voragini. Senti le gambe
indolenzite, ma non hai voglia di girarti: che senso avrebbe? Lui non
tornerà. Un singhiozzo ti sfugge al pensiero. Non
tornerà... Non tornerà perché non ti ama. Non ti
vuole. Sei stata una novità, una curiosa novità per lui.
Ma come un giocattolo, una volta scoperto ogni suo meccanismo, sei
stata gettata via. Non importava che fossi innamorata di lui.
Perché poi dovrebbero essere importanti i sentimenti di Bella
Swan? La normale, goffa, banale Bella Swan? Sapevi che sarebbe successo
prima o poi. Contrai le dita, in quello che dovrebbe essere un
tentativo di rafforzare la tua presa sul lenzuolo, cosa che ti costa
fatica.
Edward...
Fa male pronunciare il suo nome, evidentemente c'è ancora spazio per creare nuove ferite sul tuo cuore lacerato. Non sei arrabbiata con lui. Come potresti? Non ha fatto altro che troncare una storia che non sarebbe neanche dovuta nascere. È una cosa stupida, lo sai, ma del resto l'amore fa pensare, fare e dire cose stupide.
Edward...
Ieri sera era qui, con te, in questo stesso letto. E così la sera prima, quella prima ancora. Ora ti sembra fredda ed estranea questa camera. Lo rivuoi, lo rivuoi lì con te, ma non sopporteresti saperlo vicino senza che il tuo amore sia ricambiato. Eppure, sembrava che pure lui ti... Ti... Ma era una bugia, una finzione. Chissà da quanto andava avanti, chissà da quanto fingeva. Non te ne sei mai accorta. Non ti voleva. Eri un peso.
Edward...
Sei stanca, stanca. Combattere il dolore è stancante, si presenta sempre sotto diverse forme: pensieri, ricordi, parole sussurrate senza valore... Forse... Forse non dovresti reprimerlo. Ti chiedi cosa succederebbe se lasciassi che ti invadesse. Potresti stare peggio di così? No, sicuramente no. Ma non ne sei sicura. Non hai mai provato così tanto dolore in vita tua. Perché amare se poi bisogna soffrire così? ti chiedi. Ma sei stufa di quesiti senza risposta. Una risposta l'hai già ottenuta: non eri abbastanza, non eri importante. Lui... Non ti amava. Edward non ti amava.
<< Edward non mi amava...>> mormori a fatica. È questo il colpo di grazia che il tuo cuore aspettava. L'accettarlo. Hai rimandato fino ad oggi. Ora basta, ora puoi lasciarti cullare dalle dolci braccia dell'indifferenza, scudo ad ogni male. Il resto non ha più importanza.
Edward...
Fa male pronunciare il suo nome, evidentemente c'è ancora spazio per creare nuove ferite sul tuo cuore lacerato. Non sei arrabbiata con lui. Come potresti? Non ha fatto altro che troncare una storia che non sarebbe neanche dovuta nascere. È una cosa stupida, lo sai, ma del resto l'amore fa pensare, fare e dire cose stupide.
Edward...
Ieri sera era qui, con te, in questo stesso letto. E così la sera prima, quella prima ancora. Ora ti sembra fredda ed estranea questa camera. Lo rivuoi, lo rivuoi lì con te, ma non sopporteresti saperlo vicino senza che il tuo amore sia ricambiato. Eppure, sembrava che pure lui ti... Ti... Ma era una bugia, una finzione. Chissà da quanto andava avanti, chissà da quanto fingeva. Non te ne sei mai accorta. Non ti voleva. Eri un peso.
Edward...
Sei stanca, stanca. Combattere il dolore è stancante, si presenta sempre sotto diverse forme: pensieri, ricordi, parole sussurrate senza valore... Forse... Forse non dovresti reprimerlo. Ti chiedi cosa succederebbe se lasciassi che ti invadesse. Potresti stare peggio di così? No, sicuramente no. Ma non ne sei sicura. Non hai mai provato così tanto dolore in vita tua. Perché amare se poi bisogna soffrire così? ti chiedi. Ma sei stufa di quesiti senza risposta. Una risposta l'hai già ottenuta: non eri abbastanza, non eri importante. Lui... Non ti amava. Edward non ti amava.
<< Edward non mi amava...>> mormori a fatica. È questo il colpo di grazia che il tuo cuore aspettava. L'accettarlo. Hai rimandato fino ad oggi. Ora basta, ora puoi lasciarti cullare dalle dolci braccia dell'indifferenza, scudo ad ogni male. Il resto non ha più importanza.
2#
Tempo. Per
voi vampiri ha un valore diverso rispetto agli umani. Lo scorrere delle
lancette non corrisponde ad un proporzionale deterioramento della
vostra struttura fisica né alla perdita progressiva della
memoria. Voi vivete consapevoli che durerete per
l’eternità, concetto che per la vostra razza, che passa
attraverso i secoli senza subire cambiamenti fisici, non è poi
così assurdo. Siete pietre viventi finemente scolpite, dotate di
intelligenza; creature troppo perfette, forse per questo qualche
divinità vi ha punito all’alba dei tempi, dannandovi. Non
ne hai idea. Tuttavia mai come ora la definizione che hai sempre usato
per descrivere la tua razza ti sembra più sbagliata.
Perché lo scorrere del tempo non ti è mai parso
così lento. La stanchezza mentale mai così forte. La tua
intelligenza, tanto decantata, non ti è mai sembrata così
simile alla stupidità. Osservi il soffitto, l’intonaco
intaccato dall’umidità, ragnatele ovunque. È un
posto misero, per una persona miserabile come te. Sei disteso sul
pavimento, le braccia aperte e le gambe leggermente divaricate.
È l’unica percezione che hai del tuo corpo. Non sai da
quanto tempo sei così né ti dispiacerebbe divenire un
tutt’uno con le piastrelle. Ma sarebbe una scappatoia troppo
facile. Sei una nullità. L’odio che provi verso te stesso
non è mai stato così profondo come ora, neppure durante i
tuoi primi anni di ribellione. Hai abbandonato la tua famiglia.
Soprattutto, hai abbandonato lei. Isabella. Ed eccolo, come evocato il
suo volto fa capolino fra i tuoi pensieri. Bello, ridente, imbarazzato,
innamorato… I suoi occhi, specchi del suo animo, ti catturano,
riesci a vederci la felicità e la voglia di vivere in quelle
pozze intense. Ma subito questa immagine viene scacciata dal vostro
ultimo incontro. Occhi spenti, viso terreo, voce roca e spezzata.
Dolore. Quel volto urla dolore e tormento. Gli stessi che stanno
sbriciolando quel cuore creduto morto, congelato. Ti urli che
l’hai fatto per lei, per offrirle un futuro di cui non pentirsi,
qualcuno di meglio che un essere dannato. Eppure devi fare violenza su
te stesso per non correre da lei, a guardarla, stringerla, sussurrarle
quanto l’ami. Dio, se la ami. Ma non puoi, proprio perché
la ami non puoi tornare da lei e legarla a te. E allora te ne stai qui,
ad osservare un soffitto che dovresti conoscere a memoria, ma che in
realtà ti mostra solo il suo volto. Ti passi la lingua sulle
labbra: se ti concentri puoi ancora sentire il suo sapore…
Ritiri la lingua e te le mordi. Non meriti di sentirlo, l’hai
abbandonata. No, cerchi di correggerti, le ho offerto una vita migliore. E non importa se soffrirai te. Non importa. Ti basta saperla felice…
Un trillo rompe quel silenzio apatico. Volti il capo a destra: accanto la tua mano c’è un telefono, che afferri portandotelo all’orecchio.
<< Edward, devo parlarti.>> con la morte nel cuore, senti la voce concitata di Rose spiegarti l’ultima visione di Alice: Isabella che si gettava da uno scoglio. No, questo non l’avevi previsto. Lei doveva riprendersi, vivere felice, amare ancora… Non questo. Non quello che le tue orecchie sentono, ma la tua mente fatica a recepire. Chiudi la conversazione e componi un altro numero, che ricorderesti a memoria, anche se non fossi un vampiro.
Al ragazzo che ti risponde chiedi di Charlie e la risposta uccide ogni speranza. Non c’è. E' al funerale. Al funerale.
Trovi strano che la tua mente riesca a lavorare nonostante il vuoto che senti dentro. Mentre lentamente ti alzi, arrivi ad una conclusione. Ora c’è solo una cosa da fare per ricominciare a vivere: morire.
E mentre il tuo corpo, autonomamente, si muove, lasci che un ultimo pensiero attraversi la tua mente, prima di lasciarla in balia del buio che ti avvolge.
Aspettami, amor mio, sto arrivando…
Un trillo rompe quel silenzio apatico. Volti il capo a destra: accanto la tua mano c’è un telefono, che afferri portandotelo all’orecchio.
<< Edward, devo parlarti.>> con la morte nel cuore, senti la voce concitata di Rose spiegarti l’ultima visione di Alice: Isabella che si gettava da uno scoglio. No, questo non l’avevi previsto. Lei doveva riprendersi, vivere felice, amare ancora… Non questo. Non quello che le tue orecchie sentono, ma la tua mente fatica a recepire. Chiudi la conversazione e componi un altro numero, che ricorderesti a memoria, anche se non fossi un vampiro.
Al ragazzo che ti risponde chiedi di Charlie e la risposta uccide ogni speranza. Non c’è. E' al funerale. Al funerale.
Trovi strano che la tua mente riesca a lavorare nonostante il vuoto che senti dentro. Mentre lentamente ti alzi, arrivi ad una conclusione. Ora c’è solo una cosa da fare per ricominciare a vivere: morire.
E mentre il tuo corpo, autonomamente, si muove, lasci che un ultimo pensiero attraversi la tua mente, prima di lasciarla in balia del buio che ti avvolge.
Aspettami, amor mio, sto arrivando…
Note: che tristessa scrivere queste due! Allora, dico subito che l'ultima sfora di cento parole le cinquecento necessarie per renderla flashfic, però non me la sentivo di ridurla. Inutile penso indicarvi dove collocarle temporalmente. Credo sia chiaro. Ora, mi sono più soffermata sui pensieri dei due, piuttosto che sul vizio stesso. Esso fa solo da contorno. Su Isabella non ho scritto molto: a mio avviso, è inutile insistere tanto sul dolore, quando si soffre non ci sono parole che tengono. Edward invece mi sono soffermata leggermente di più non perchè credo che lui soffre meno, ma perchè pensa di più. ^^ Basta, non dovrebbe esserci altro. L'IC ci sta, che ne dite?
Risposte ai commenti:
Crazyfv: ahahah, tranquilla non assilli mica. ^^ Sai, non ci sei andata lontana: all'inizio questo capitolo doveva basarsi su quel periodo là, la ribellione di Edward. Poi però ho preferito fare questo doppio pov. Di Rose avrei tante cose da dire. Non mi piace come la Meyer l'ha caratterizzato: prima superficiale (vedi Mid Sun), poi vittima di violenza, aspirante madre... Un po' confuso che dici? Ma non sono le uniche cose che non mi sono piaciute. Ma vabbè, non importa. Ah, nè Carlisle nè Esme ci saranno! Un bacione!!!
Hale1843: beh, se quello era triste, questo allora lo troverai sicuramente peggio u.u Come detto nel precedente commento, la Meyer ha saltato un po' di interessanti notizie, non solo su loro due. Pensa, di Emmett cosa si sa? Mah, forse aveva fretta di pubblicare. Grazie dei complimenti!!! Un bacione!!!
Martina97: sono felice che ti piaccia. ^^ Un bacione!!!
Sweet_Cullen: beh, credo che questo in tristezza li batte tutti. Piccola correzione: il vizio, più che vanità, sarebbe superbia. ^^ Ma tanto vanno di pari passo! Un bacione!!!
Saretta_Trilly_: ti ringrazio dei complimenti! Beh, direi che ora è arrivato quello tormentato, di capitolo u.u Un bacione!!!
Grazie ai 10 preferiti e alle 16 seguite!!! Un ringraziamento anche a chi legge.
Un bacione
Anthea
Next sin: Pride (Superbia)