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Autore: kannuki    14/06/2005    9 recensioni
Eva è una dolcissima pazza scatenata che fa tremare le amiche con le sue continue trovate semi suicide! Fa la chimica e ha l’hobby dei veleni che prepara personalmente ‘dovessero mai servire.’
Eva ha un difetto solo: ha un odio patologico per gli uomini e qualsiasi cosa sia fornito di cromosoma Y che le provoca fortissime allergie! Ora che è arrivato il nuovo responsabile e capo in direttissima, Julian, ritratto del malumore e della scortesia, schiavista, misogino e arrivista, Eva ha un nuovo obiettivo nella vita: cercare di avvelenarlo prima di soccombere all'orticaria!
AGGIORNAMENTI SETTIMANALI
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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“Ma sei pazzo

Ma sei pazzo? Lo sai che ha l’allergia agli uomini”

Ma quale allergia! E poi conducevo un esperimento e avevo bisogno di prove concrete e in loco”

 

Julian alzò le spalle noncurante, mentre Martina sventolava la povera Eva e cercava di farla rinvenire. Johnson era il ritratto della furia divina “esperimenti su di lei? Ma cosa ti sei messo in testa?!”

Stronzo, pensò la ragazza lanciandogli un’occhiataccia e tornando ad occuparsi della sua amica che non si decideva a riprendersi “non sarebbe meglio portarla all’ospedale?” domandò in tono preoccupato al direttore che continuava ad urlare contro MacHorney che si tappava metaforicamente le orecchie e sorrideva come un matto.

 “Quante storie che fate! Non ha niente. L’ho toccata e non ha avuto nessuna reazione allergica. È un fatto mentale.” Riprese sbuffando divertito e scostando la ragazza dal corpo esanime della povera Eva che stava per avere un brusco risveglio.

Prese la mira e con uno schiaffetto ben calibrato, la fece tornare in se all’improvviso. Scattò in piedi come una molla, urtò contro Julian e finì nuovamente a sedere “quand’è che la finirai con queste storie finte e sconclusionate? Cos'è, mancanza di attenzione?” le domandò con un sorrisetto sulle labbra che la fece quasi urlare. Eva avrebbe urlato volentieri se quel terribile odore di… maschio! Urgh! non l'avesse resa incapace di esprimersi correttamente.

Biascicò qualche parola e cercò nuovamente di scappare “non posso stare qui… non sto bene” mormorò alla sua amica che era china su di lei e le accarezzava i capelli per farla calmare.

“Bella trovata! Adesso è peggio di prima!” Esclamò Martina al suo annoiatissimo capo. 

 

“Come mai non si gratta, allora?“ le domandò con un sorrisetto divertito.

 

Perché sto troppo male per farlo, deficiente” biascicò la ragazza con voce debole e la testa che le scoppiava. Cercò di alzarsi in piedi ma ricadde subito a sedere. Tachicardia, sudore, pulsioni accelerate, pensò tastandosi il polso e sventolandosi con il foglietto di carta da aveva preso dalle mani dell’amica.

Ce l’hai fatta a darmi del tu” mormorò abbassandosi su di lei e sventolandola a sua volta “se magari ci togliessi le parolacce in mezzo, sarebbe ancora meglio” affermò facendole alzare gli occhi bruscamente.

 

Julian si guardò attorno e vide che erano - decisamente - in troppi in quel laboratorio “giuro che rimedierò ai miei errori e le chiederò scusa da bravo ragazzo! Adesso lasciatemi solo con lei! Grazieee!” cantilenò come uno sciocco spingendoli fuori.

 

Le sorrise simpaticamente ed Eva sentì la centralina elettrica del cervello che cortocircuitava.

Restò immobile evitando anche di respirare e torse il collo all’indietro “Sta attento, avvoltoio! Sono un’esperta nel preparare veleni! Se un giorno ritroveranno il tuo cadavere con la bava alla bocca, sapranno subito a chi dare la colpa!”

“Mi stai minacciando?” le domandò trattenendo le risate.

 

Eva lo fissò negli occhi, sempre più avvelenata e dimentica del prurito che aumentava ad ogni istante “è guerra! Non te l’ho ancora fatta pagare per avermi rimozionato la macchina!”

“Ah, era tuo quello scassone colorato?”

Scassone?!”

Lo squadrò con sdegno ed ebbe tanto l’impressione che la stesse prendendo sì in giro, ma non con cattiveria. Bensì con una sorta di affettuosa scherzosità… che la faceva grattare ancora di più! “Bene!” dichiarò alzandosi e spingendosi verso di lui che dapprima restò stupito e poi sorrise quasi…contento? È contento del fatto che sto per avvelenarlo? Si domandò senza capire che gli frullasse in testa. Scosse un attimo i capelli, inondandolo di profumo e arricciò il naso soprappensiero. Strano tipo!

“Sei avvisato: occhio a quello che metterai in bocca o a quello che annuserai! Non saprai mai dove e quando io colpirò!” sibilò alzando un dito e ringhiando quasi.

 

Julian la guardò sempre sorridendo e alzò le sopracciglia velocemente “mhhh….sembri quasi pericolosa!” scherzò rimediandosi un’occhiataccia “te l’ha mai detto nessuno che sei bellissima quando sei arrabbiata?”

Eva restò a bocca aperta “cosa?!”

“Mi correggo: sei bellissima sempre ma quando ti arrabbi mi fai venire voglia…” tacque cercando il termine giusto e quando si accorse che era rimasta impalata e con il dito alzato vi diede un morsetto veloce sopra spostandolo da un lato. “Ecco, più o meno così.” 

 

La ragazza lo guardava stentando a mettere due parole una dietro l’altra perché era troppo stupita e incredula delle libertà che si stava prendendo quel tipo.

Ma restò ancora più sconcertata quando si avvicinò con un sorriso simpatico e le sussurrò all’orecchio “e non solo lì, ovviamente”

Eva avvampò e aprì la bocca per articolare qualche vocale e consonante insieme, in quella che comunemente veniva definita ‘parola offensiva’e lui ne approfittò per baciarla.

 

I muscoli del braccio non la sostennero più e lasciò ricadere la mano col dito contratto. Continuò a non crederci mentre la baciava teneramente: era congelata e troppo meravigliata per accorgersi che non aveva neanche un po’ del solito prurito. 

Julian la lasciò andare dopo qualche lunghissimo secondo e le accarezzò lentamente una guancia fredda. “Non è che mi svieni di nuovo, no?” le domandò con tono dolce e morbido.

 

La ragazza scosse la testa una sola volta, un gesto lento e scattoso “mi hai…”

“Baciato? Si, e quando mi ricapitava” affermò con la solita faccia di bronzo vedendola incupirsi e tremare di rabbia.

..dopo dieci anni…il primo che mi bacia…è un avvoltoio come te!!!” esplose d’un tratto con le lacrime agli occhi  “te la faccio pagare, MacHorney! Hai firmato la tua condanna a morte!” urlò aprendo la porta e uscendo dalla stanza come una furia mitologica.

 

Quanto se la prende, pensò per un attimo guardandola allontanarsi. Sorrise come uno scemo enormemente soddisfatto di essere riuscito ad assaggiare quelle labbra divine e proibite all’universo maschile e solo dopo molto tempo ripensò alle sue parole…dieci anni?!

 

***

 

Eva tremava d’indignazione e  sembrava un cane idrofobo; sorpassò le colleghe che la guardarono esterrefatte, sbattè un paio di volte la porta del proprio laboratorio, tanto per fare baccano, e crollò sullo sgabello, dando un calcio al bancone che fece un rumore sordo e risuonò nella stanza vuota.

Lo avveleno! Con qualsiasi cosa  mi venga a tiro, anche con le caramelle del distributore!! Pensava continuando a tormentarsi i capelli che aveva sciolto e infilandoci le mani dentro. Lo frantumo tutto, quel porco arrapato! Come si è permesso…

Eva restò a fissare il lavandino con il bidoncino bianco semi trasparente di acqua sterilizzata sopra. Quel coso l’aveva baciata…e lei non era neanche svenuta o collassata o trapassata nell’aldilà!

 

Si guardò il braccio con la fronte contratta e le ciglia inumidite...non aveva niente. Sbottonò la camicetta e osservò le spalle e il decolleté...nulla. Neanche la più piccola reazione. Che stesse guarendo? Si domandò con la speranza nel cuore di condurre una vita normale, sebbene sapesse benissimo dentro di se che la colpa era soltanto sua.

Appoggiò i gomiti sul bancone e tornò a ficcare le mani nei capelli, ripensando alla faccenda…l’avrebbe avvelenato, quello si… prese il labbro inferiore fra i denti e sentì un piccolo brivido di piacere che scendeva ovunque nel suo corpo…arrossì e cercò di non pensarci, ma la mente umana, si sa, fa brutti scherzi e quando t’imponi di non pensare ad una cosa, eccola che torna e ritorna e ti obbliga a pensarci, come la lingua che, implacabile, batte sempre sul dente cariato.

Dopo dieci anni, qualcuno l’aveva baciata. Non importa che fosse stato quell’avvoltoio a farlo: qualcuno l’aveva baciata e lei non era entrata in ‘coma pruritico.’

 

Si rilassò per qualche breve secondo e sospirò a fondo, stringendo la radice dei capelli fra le dita. Se fosse stata un po’ più presente a se stessa, forse sarebbe riuscita a cogliere qualche altro piccolo particolare di quel bacio.

Qualcosa da ricordare e immaginare in solitudine.

Qualcosa a cui aggrapparsi quando avesse avuto bisogno di un conforto maggiore di quello che le davano i genitori o le amiche.

Dopo Mattias non aveva più baciato nessuno, le era stato fisicamente impossibile avvicinarsi ad un ragazzo, anche se per molto tempo non ne aveva avuto la benché minima intenzione, a causa del dolore che le aveva procurato quel disgraziato fedifrago traditore e dispensatore di belle parole!

 

Ma il tempo passa, passa veloce o lento, secondo il nostro stato d’animo. Passa e porta via i ricordi. Aveva portato via il ricordo di Mattias e le aveva lasciato dentro un gran vuoto. Dieci anni senza contatto fisico o intimo possono anche mandarti al manicomio, pensò alzando le sopracciglia. Lei aveva bisogno di ‘sentire’ qualcuno, di toccarlo e farsi toccare a sua volta.

Sto diventando una mezza arrapata come quel tipo! Pensò facendo una smorfia diretta a se stessa.

 

Eva sapeva dentro di se che non ci sarebbe più stato un tale contatto intimo fra lei e ‘quella persona’...o qualunque altra persona. 

 

Come si sbagliava….

  

 

 

  
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