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Autore: Kokky    11/11/2009    4 recensioni
Un mondo parallelo e antico, popolato da vampiri che si muovono nell'ombra e umani troppo ciechi sui nemici succhiasangue. L'esercito, i positivi e gli alchimisti sono gli unici che possono proteggere l'umanità da ciò che stanno bramando i vampiri...
Un'umana insicura. Due piccoli gemelli. Un vampiro infiltrato. Una squadra di soldati. Una signora gentile e un professore lunatico. Una bella vampira e il capo. Due Dannati. L'Imperatore e i suoi figli. Una dura vampira. E chi più ne ha più ne metta!
Di carne sul fuoco ce n'è abbastanza :)
Provare per credere!
Genere: Fantasy, Sovrannaturale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Positive Blood' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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87 – Risvegli spiacevoli

Adam si svegliò al sorgere del sole. I capelli di Sofia solleticavano il suo petto.
La ragazza si muoveva nel sonno, parlando sottovoce. Era in uno stato di catalessi portato dal veleno vampiresco.
La trasformazione completa durava dai due ai quattro giorni: variava da persona a persona e dipendeva dalla sua età (da bambini ci voleva di meno). Così come variava il fatto di addormentarsi per poi svegliarsi come vampiri: Hassan, per esempio, aveva dormito tutto il tempo; Adam, invece, aveva vissuto tutto l’atroce dolore a fasi del veleno in circolo.
Si diceva che, durante quella catalessi provocata dal morso di un vampiro, si facevano gli incubi più paurosi al mondo. Probabilmente dipendeva da quel liquido tossico: si provava una paura profonda ed immensa, tanto da scuotere il sangue nelle vene.
Sofia continuò ad agitarsi.
Un raggio di luce filtrò dall’imposta socchiusa, inondando il letto di luce. Le tende rosse del baldacchino non erano tirate, perciò il viso di Sofia fu illuminato dal sole.
La sua pelle era imperlata da piccole lacrime di sudore. Adam gliele asciugò con le dita fredde, vigilando sul sonno della ragazza.
Quando si sarebbe svegliata, il suo mondo le sarebbe parso diverso.


Elisabeth si riscosse dal sonno.
Passò una mano sulla fronte sudaticcia, spostando i ciuffi rossi da sopra gli occhi, e stiracchiò le braccia. Poi si guardò intorno: Jack era già sveglio, come sempre, e fissava fuori dalla finestra. Daniel sedeva a terra, accanto a uno dei due letti, con gli occhi socchiusi e un momentaneo sbadiglio sul volto.
Spaparanzati sopra le coperte vi stavano Francis e Logan, i dormiglioni del gruppo. Elisabeth non si preoccupò di strillargli nelle orecchie per svegliarli, lasciò correre con un sorriso sulle labbra.
La tristezza era indescrivibile a parole, nascosta sotto le palpebre chiuse. L’idea di sparpagliarsi per l’Impero era presente tra di loro, silenziosa e pesante; l’unica consolazione era vedere quei due ancora nel mondo dei sogni, ignari di ciò che li aspettava, perché nel sonno la realtà è distorta così come la verità... e magari Francis e Logan non sentivano ancora quella disgregazione.
«Vado a sistemare i bagagli e a cambiarmi», borbottò Daniel, alzandosi da terra, seguito a ruota da Jack.
Anche Elisabeth fece le valigie, sia le proprie che quelle del fratello. Piegò i vestiti, sistemò i pezzi di carta che Francis conservava (appunti di viaggio, diceva), andò in bagno e si cambiò, indossando la divisa estiva color blu zaffiro.
Si guardò allo specchio con una smorfia, osservando la pelle chiara piena di efelidi e i capelli rossicci, ma non i propri occhi. “Meglio sbrigarsi, le due carrozze dirette ad Alesia partiranno tra un’ora”.
Tornò nella stanza. Logan si era seduto, ancora intontito dal sonno, e adesso borbottava qualche formula alchemica su come estrarre l’alcol dal corpo (la sbronza gli aveva dato alla testa, pensò Elisabeth); Francis si stava spogliando dei vestiti sporchi, dopo averne preso di puliti dalla valigia pronta.
«Buongiorno», disse alla sorella con un guizzo negli occhi. Recuperò gli abiti e s’infilò in bagno.
Logan si alzò dal letto e la guardò per un istante, sbadigliando. Poi, caloroso, l’abbracciò.
«E questo per cos’è?», chiese Elisabeth fra le sue braccia, sconcertata.
«Perché sei una commilitone con le palle... cioè... insomma, non con le-», borbottò lui e Lisa capì, ridacchiando sommessamente. «E perché non ti sei mai piegata ai miei comandi burberi, facendomi notare quando sbagliavo».
Elisabeth si staccò dall’abbraccio, dandogli una carezza veloce sul capo. Sorrise fievolmente. «Vai, corri da Francis e spera di non trovarlo nudo in giro per il bagno!», ghignò.
Logan seguì il suo consiglio.
Elisabeth, invece, andò nella stanza dei suoi compagni, a salutarli per bene. Abbracciò sia Daniel – che la strinse forte e le diede un bacio sulla guancia – che Jack, così alto che lei gli arrivava solo al petto.
Arrivò anche Francis, sempre allegro, che fece qualche battutina per disintossicare l’aria dalla tristezza.
Infine, i due fratelli presero le loro valigie e scesero in cortile, dove tre carrozze erano già pronte, pronte ad andare ad Alesia. Altri soldati stavano sistemando i loro bagagli, salutando i propri compagni di guerra.
Era proprio in quel palazzo del S.S.E.V. che Jack e Logan, otto anni prima, si erano incontrati... e lì, un anno e mezzo prima, si era formata la squadra 7. Adesso si scioglieva, proprio in quel luogo, che sembrava significare fin troppe cose nella loro vita.
Francis salì nello scompartimento della carrozza, seguito da Elisabeth. Jack, Daniel e Logan si misero davanti al finestrino, con un sorriso.
«Ehi...», disse l’alchimista a tutto il gruppo. «Sappiamo che qualcosa si sta muovendo qui nell’Impero, perciò è necessario tenere gli occhi ben aperti, mi raccomando. Se tutto andrà bene, alla fine di questa battaglia potremo incontrarci proprio qui, nel Quartier Generale di Leluar. Solo per essere certi di aver svolto il nostro dovere... di essere ancora... ancora integri. Eh. Così, anche semplicemente per rivederci un’altra volta. Per avere una certezza», balbettò.
Elisabeth e Francis, sporti dal finestrino, annuirono, così come gli altri. I loro visi erano maschere dipinte dal pennello triste della sfortuna, macchie di colore mescolato allo sconforto nero. Si guardarono un’ultima volta, con un sorriso.
Poi il cocchiere fece partire i cavalli e la loro carrozza scomparve nella polvere e nella lontananza.

Elisabeth si svegliò alle sette, come prestabilito. Il suo turno di guarda iniziava mezz’ora dopo.
Si guardò intorno, un po’ intorpidita dal calore benigno del sonno, e osservò la stanza che le avevano assegnato: un parallelepipedo bianco con un’alta finestra nella parete in fondo, un letto attaccato al muro, una cassettiera e un piccolo scrittoio nella parete di fronte a lei.
Si vedeva la ricchezza dell’Imperatore, in quella camera: Elisabeth era abituata a tende, fanghiglia, caserme nella foresta dove, solo perché era donna, aveva ricevuto una stanza migliore (e il migliore era davvero relativo).
Poggiò i piedi a terra, sul pavimento di mattonelle picchiettate di rossiccio e marrone, e andò verso la cassettiera, per prendere il nuovo abito d’ordinanza. Anche quello, in confronto alla divisa militare azzurra fatta di cotone grezzo, era più morbida e leggera, raffinata.
“Ecco la differenza tra il popolo e l’Imperatore”, pensò Elisabeth con un moto di repulsione. Aveva visto paesi piccoli, in tutta Aiedail, venire dimenticati e scomparire negli anni; aveva visto visi scarni e occhi che chiedevano cibo. I soldati potevano proteggere gli altri dai vampiri, ma dagli uomini? Chi mai avrebbe potuto, tra le loro schiere, salvare quella gente dalla povertà?
Lei e Francis erano vissuti in una grande casa signorile, figli d’un proprietario terriero, e forse erano più vicini al popolo di Logan Mckay... gli strati alti della società militare non era mai stata sfiorata da quella problematica, probabilmente.
Elisabeth sospirò veementemente e andò nel bagno, posto a metà del corridoio di stanze per guardie imperiali, a sciacquarsi e a rinfrescarsi il viso.
Adocchiò un’altra volta la nuova divisa: pantaloni di velluto rosso, con una striscia laterale argentea; camicia bianca di seta, con il fregio della famiglia Burnside (una fiammella rossa e arancio) e i bottoni d’argento; stivali di pelle scura, alti fino a metà coscia; giacca scarlatta dalle cuciture grigie e, per finire, fodero della spada intarsiato con ricami floreali. Sì, c’era una netta differenza.
Elisabeth indossò tutto quello, sperando d’incontrare suo fratello per pranzo, alla mensa delle guardie. Almeno sarebbe stata una giornata meno noiosa.
Uscì dal palazzetto adibito a dormitorio, collocato obliquamente a lato della reggia vera e propria, e si diresse al suo posto di guardia.
Non si aspettava nulla di che, Elisabeth, lì era tutto troppo sicuro e controllato.
Almeno per ora.

*







Capitolo di transizione, che ha comunque una sua importanza. L’addio della squadra 7, seppur rapido e scevro di troppo sentimentalismo (non volevo abusare di frasi angst XD che già PB è pieno di tutto questo), ha un suo perché, ecco.
Anyway, dal prossimo capitolo aspettatevi più... vampiresss! *ç* vampiri vampiri vampiri, yea. Per la felicità della mia anima xD. Comunque questo è il cap numero 50 ò_ò, almeno secondo il conteggio di EFP.
Ora passo a ringraziare chi ha recensito:
mikybiky: Ahaha, è vero, è passato un casino di tempo da quando progettavamo di farli copulare! Beh, almeno ci siamo arrivati, nonostante la mia incostanza xD Grazie <3
lisettaH: Shore mia, grazieee! Ti ricordi i deliri su msn con Adam e la nutella? ;) Mamma mia, ti ho fatto aspettare un sacco, ma almeno il cap è venuto come volevi ed è questo che conta, mia caVa. Fra un po’ ti farò un bel disegno dal vivo *_* Aspettami, e grazie come sempre >w<
CloudRibbon: AmantaH cara! Tu sei sicuramente la mia recensitrice preferita per Pb (oltre a Liv) XD, non importa la tua frigidità, l’importante è la tua opinione – positiva, in questo caso *w* – e l’analisi che mi fai sempre (grazie! <3). Vedi, i pommmodori che son tanto buoni li stiamo raccogliendo, più o meno XD, mentre il Team 7 è tornato per farti ciao ciao con la mano prima di un bel periodo vampiresco. Che sia dannazione o qualcosa di angelico, poi, chissà. Alla fine, gli umani pensano fino a un certo punto, sono in parti “bestie” istintive (viva Machiavelli XD), perciò buh ò_ò, lasciamo correre +_+ speriamo che saprò destreggiarmi bene, allora xD Kiss

Ebbene, dopo i ringraziamenti, passiamo ai festeggiamenti (ogni cap na festa XD): PB ha raggiunto le 300 pagine in formato romanzo (13x21 o 21x13, per intenderci XD), e non sapete la mia gioia e il mio sconcerto nel notare il numero ‘300’. Come dire, dettagli. E un bannerino scemo:


Now, I scapp a studiare... grazie per l’attenzione, Kò (devo fare cap più lunghi è_é).
   
 
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