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Autore: Bardunfula    15/11/2009    1 recensioni
Devo parte dell’ispirazione per questa fanfiction a ‘The Portrait of the Unknown One’, una fanfiction che l’utente Lemondropseverus ha pubblicato sul sito www.fanfiction.net .
Il resto è opera mia.
La fiction è ambientata nell'Inghilterra di Enrico VII, ma non segue necessariamente il corso 'veritiero' degli avvenimenti storici che tutti noi conosciamo.
Caterina d'Aragona ed Enrico Tudor sono sposati da cinque anni. Hanno già una primogenita, Maria, e sono in attesa del loro secondogenito.
Sarà, finalmente, un maschio?
I personaggi della fic, alcuni sono realmente esistiti, altri no.
Buona lettura, e commentate :)
Genere: Generale, Storico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Tudor/Inghilterra
Capitoli:
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A Queen's Daughter - Aquiatances

Londra, Marzo 1519 - Marzo/Aprile 1529 - Acquaintances... 


“Davvero?
Sì, Isabel. Avevo più o meno la tua età, ma la mia mamma mi portò con sé in guerra. Ed io la vidi respingere i Mori, in groppa ad un enorme destriero..”
“Non avevate paura?”
“No, bambina mia. Non temevo nulla. Avevo fiducia in mia madre e nel suo coraggio.” Mentì a metà la Regina, con un sorriso, accarezzando il visetto bianco e roseo di sua figlia.
“E chi vinse?” Chiese la bambina spalancando gli occhi, che si illuminarono nella speranza e nella certezza assieme di sentire il nome amato.
“Mia madre, Isabella di Castiglia.” Rispose fiera Caterina.
“Da grande voglio essere come lei.” Dichiarò Isabel con un sorriso. “E come voi!” Aggiunse, salendo a cavalcioni sulle ginocchia materne, per abbracciare la sua beniamina.


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“Bambina, tanti auguri!!” Enrico abbracciò la figlia, che ricambiò l’affettuosità paterna, e poi le baciò la fronte.
Isabel gli sorrise e lo abbracciò di nuovo. Per festeggiarla privatamente con Caterina aveva rimandato di qualche ora un consiglio importante e lei ne fu lusingata e riconoscente.
Mi cielo querido!, vieni qui.” Mormorò Caterina. Isabel la guardò timidamente e lasciò che fosse sua madre ad avvicinarsi.
Da quando avevano litigato ed Isabel aveva ricevuto il ceffone materno, la Principessa si era pian piano eclissata dalla sua vita, nella sfera privata. Pubblicamente invece, per non esporre Caterina a pettegolezzi e malelingue, aveva continuato ad essere affettuosa e sorridente con lei, almeno apparentemente.
La Regina, che dopo il suo gesto si era resa immediatamente conto di aver compiuto una sciocchezza enorme, aveva cercato, con discrezione e per un paio di giorni, di riavvicinarsi alla figlia, ma senza alcun successo. Ad Isabel era bastato guardarla in un modo talmente addolorato e ferito che Caterina non aveva insistito oltre, per non turbarla. Tuttavia la Regina le aveva anche detto che non si sarebbe arresa e che quel litigio non cancellava l’immenso amore che sentiva per lei. Le aveva detto anche che le frasi che aveva sentito erano solo il  frutto di un enorme equivoco e che a tempo debito si sarebbe spiegata con lei e ne avrebbero parlato. Isabel aveva annuito, e poi gli impegni reciproci, il solito tran tran di lezioni per Isabel, le mille cose da fare e le persone da vedere per Caterina, avevano attenuato la tensione fra loro e lenito il dolore ed il senso di frustrazione di entrambe per quel litigio. Il compleanno di Isabel era la prima occasione importante in cui si rivedevano.
Isabel non aveva detto nulla al padre, e Caterina era rimasta sorpresa da questa sua scelta. Aveva pensato che sarebbe corsa da lui a lamentarsi, ed invece con grandissimo senso di lealtà, sua figlia l’aveva in qualche modo protetta, anche da suo marito. Quando Caterina aveva chiesto il perché di quel gesto, Isabel aveva alzato le spalle e poi aveva mormorato, con un sorriso triste.
“Fargli sapere quanto è accaduto, non aiuterà né me, né voi, né il Re. E’ una cosa nostra, sapremo andare avanti..”
Nonostante gli insulti che Caterina le aveva servito sulla educazione avuta e sul contegno che aveva e che non era quello di una fanciulla che si avviava alla vita adulta, Isabel aveva dato prova invece di enorme buonsenso, di rispetto e, Caterina aveva paura a dirlo ma lo pensava, quasi di affetto nei suoi confronti.
Un secondo intervento della Principessa e la discrezione di lady Thorston avevano poi evitato che la notizia del litigio si spargesse a corte.
“Se mi volete bene, lady Joan, e se ne volete a mia madre, non fate parola con nessuno di quanto è accaduto.” L’aveva pregata la fanciulla, e la lady aveva chiuso la bocca senza pensarci due volte. Caterina lo seppe dalla stessa dama, quando andò da lei a chiedere come mai nessuno a corte parlava di quanto era avvenuto. Un pettegolezzo del genere era impensabile che la corte lo lasciasse passare sotto silenzio, soprattutto in un momento come quello, in cui c’era crisi fra i due sovrani.
Ora, mentre stringeva fra le braccia la figlia più amata, Caterina da una parte si sentiva in profondo debito con lei e dall’altra sentiva il cuore colmo di gratitudine per la sua creatura che, a parole le aveva chiesto tempo per poter guarire dalle ferite provocate, e nei fatti le stava dimostrando un affetto enorme.
“Figlia mia, voglio che tu veda il mio regalo!” Disse impaziente Enrico. Sembrava lui il festeggiato.
Isabel lo guardò e sorrise nel vedere il suo sorriso fanciullesco, poi si sciolse quanto più dolcemente poté dall’abbraccio materno. Caterina le posò un’ultima volta le labbra sulla tempia, e poi tutti e tre si diressero verso le scuderie.
“Vedi, figlia..” Cominciò Enrico. “Sir Knivert mi ha fatto notare che una principessa non può non sapere andare a cavallo. Tu hai iniziato da bambina, e continuato nel Tyneside, ma ultimamente non hai proseguito troppo.” Il riferimento a Newcastle irrigidì Isabel, abbastanza visibilmente. Enrico, troppo preso dal suo discorso nemmeno se ne accorse. Caterina invece che non perdeva d’occhio un istante le reazioni della figlia, si rese conto eccome. Subito, con delicatezza e discrezione, le posò una mano sulla schiena, accanto al fianco, accarezzandola ritmicamente per qualche decina di secondi.
In pochi istanti Isabel si calmò e mentre Enrico parlava ancora dei numerosissimi vantaggi delle cavalcate quotidiane, la fanciulla si girò verso la madre, fissandola occhi negli occhi ed esprimendole in quel modo il ringraziamento e la riconoscenza che non le disse con le labbra. Caterina le sorrise appena, facendole capire di aver compreso il suo messaggio e poi entrambe vennero interrotte da Enrico, sempre più impaziente.
“Oh mio Dio, moglie!!!” Disse alla consorte. “So che è la tua stella, ma insomma, sto per darle il mio regalo!! Non vuoi proprio che mi ascolti eh!!”
“Avete ragione, Maestà, perdonatemi.” Rispose obbediente Caterina, staccandosi dalla figlia. Per un attimo solo Isabel avrebbe tanto desiderato che la madre non solo lasciasse la mano, ma restasse lei stessa lì dove era.
Restituito al suo ruolo consueto di prim’attore, Enrico aprì cerimoniosamente una porta delle scuderie e fece un cenno imperioso con la mano. Pochi istanti dopo proprio sir Knivert apparve portando per le briglie uno splendido morello di Galaco Asturiano.
Isabel spalancò gli occhi ed aprì istintivamente la bocca in una O di meraviglia e di gioia assieme.
“Oh, Signore!” Esclamò Isabel commossa. “E’ meraviglioso!! E’ mio?” Chiese, incredula, al padre.
“Sì, piccola.” Rispose Enrico, entusiasta al pari della figlia. “E’ tua..”
A piccoli passi, la fanciulla si avvicinò al suo regalo. Non era la prima volta che avvicinava un cavallo, naturalmente, ma in quell’incontro c’era qualcosa di nuovo, di diverso. Non appena fu di fronte alla cavallina, Isabel alzò una mano avvicinandolo alle sue narici, facendole sentire il proprio odore e lasciando che fosse lei a decidere cosa fare. La cavalla avvicinò il muso alla mano della fanciulla, facendo capire che il primo approccio era stato positivo. Allora Isabel cominciò ad accarezzarla sul muso, elargendo le prime coccole. Sir Anthony tirò fuori una carota e la porse ad Isabel, incoraggiandola con un sorriso.
“Principessa, coraggio..” Le disse allegramente. Isabel annuì, prese la carota e poi la avvicinò al cavallo. In pochi istanti il cibo sparì, e subito il muso si riabbassò verso la mano di Isabel, quasi in segno di ringraziamento e di apprezzamento.
“Allora?, che ne dici del tuo Galaco?” Chiese Enrico entusiasta. “Vale il viaggio che ha fatto?”
Isabel si girò verso il padre, con uno sguardo interrogativo sul volto. Enrico le sorrideva ed attendeva con impazienza la sua risposta.
Qualche passo indietro, alle parole del marito Caterina alzò gli occhi al cielo. Per Enrico era davvero impossibile riuscire a mantenere un segreto. Isabel la vide, dietro la spalla del padre, e capì al volo.
“Sì, padre, vale senz’altro il viaggio che ha fatto!” Rispose Isabel andando ad abbracciarlo. Enrico la strinse gioioso fra le braccia, e la figlia, dopo avergli baciato la guancia, fissò con dolcezza la madre poco più in là.
E mentre il Sovrano reclamava ancora spazio per le sue mille raccomandazioni e i consigli, pazientemente assistito da sir Anthony, la Regina in silenzio fece a ritroso la strada verso il palazzo. Quello era un momento tutto per un padre e sua figlia, sebbene con la compagnia di sir Knivert, e pensò fosse meglio ritirarsi. Anche lei avrebbe dato di lì a poco il suo regalo ad Isabel ed allora si sarebbe goduta quasi a pieno la sua bambina.
Quando la Principessa si guardò intorno, prima di entrare nelle scuderie, non vide più sua madre. Di primo acchito il dispiacere fu tanto ed immediato, al pari della sorpresa, poi, mentre il Sovrano le mostrava con grandi cerimonie il box della sua cavallina, Isabel apprezzò la solita, dolce discrezione materna. Enrico le aveva fatto vedere il suo regalo, ma lei sapeva da che parte era arrivato il suggerimento per esso. E se conosceva la madre, doveva, come sempre, essersi attivata per far divenire le parole del padre realtà concreta, magari anche grazie all’aiuto fedele di sir Knivert. Nonostante questo, Caterina non aveva voluto per sé il palco, e lo aveva ceduto senza problemi al marito, lasciando che la figlia potesse ringraziarlo a dovere. Isabel si scoprì ancora una volta commossa da questo gesto tenero e rispettoso, e per qualche istante pensò che non vedeva l’ora di rivederla per poter ringraziare anche lei.

 

“Mia signora, vostra figlia..”
Caterina si girò e sorrise ad Isabel che entrava nel suo studio sorridente; subito la figlia fece una profonda e rispettosa riverenza.
Quando la fanciulla si tirò su, la Regina poté vedere il suo bellissimo viso ancora rosso per l’eccitazione di poco prima ed i suoi meravigliosi occhi grigi splendenti di gioia pura. Fu commossa quasi fino alle lacrime nel vederla così, dopo il terribile inverno ormai alla fine. Per un attimo fu tentata di stringerla fra le braccia, ma poi invece desistette. La situazione fra loro era ancora estremamente precaria e delicata e non voleva forzare in alcun modo la figlia a riavvicinarsi. Con sua enorme sorpresa, fu Isabel ad andarle incontro e a gettarsi fra le sue braccia, affondando il viso fra il collo ed i capelli.
Gracias, mi dulce y generosa Reina..” Mormorò in spagnolo Isabel.
Le braccia di Caterina si strinsero intorno alla figlia, con delicatezza, ma nello stesso tempo con una certa decisione. Erano anni che non la sentiva parlare in spagnolo, e nella voce di Isabel c’era tutta l’incertezza e la paura di sbagliare. Proprio quella nota incerta la intenerì ancora di più.
No hay de qué, mi cielo.” Le mormorò all’orecchio Caterina, baciandole i capelli. Isabel si scostò da lei e la guardò, sorridendole.
“Io penso di sì, invece..” Ribatté, cercando di essere convincente.
“Se non ne hai ancora abbastanza di regali, ora è il mio turno..” Annunciò la Regina.
Troppo sorpresa per parlare, Isabel annuì. Sua madre anche in privato aveva deciso di non prendersi alcun merito dell’arrivo della cavallina, ma la Principessa decise di riconoscerle quello che le spettava.
“Siete davvero generosa, sapete?” Le disse mentre la madre la prendeva per mano e la portava ad un tavolino dove c’era una scatola in velluto. “Dovrei essere una delle persone che meglio conosce questo vostro lato, eppure mi stupite sempre.” Caterina si voltò verso di lei e la guardò piegando leggermente il viso da un lato, senza capire. “Oh, avanti, mamà. Io non sono un’esperta di cavalli, ma il Galaco non è certo una razza inglese. Mio padre non sa mantenere un segreto nemmeno se gli si azzerasse la memoria, e difatti ha detto che la mia cavallina ha fatto un bel viaggio. Non sarò un genio ma una certa intelligenza la posseggo, ed ho fatto due più due. E, da ultimo ma non per ultimo, voi avete una tale  straordinaria generosità, che sono certa l’avete dimostrata anche in questa occasione. O mi sbaglio?” Ribatté decisa, ma sorridente, Isabel, chiudendo la questione con una domanda retorica. Caterina non le rispose. Si limitò a guardarla in silenzio, come se la sua mente fosse rimasta qualche passo più indietro. “Ho detto qualcosa di sbagliato, mia signora?” Chiese Isabel notando lo sguardo della madre e temendo una nuova incomprensione. Caterina scosse leggermente il capo ed avvicinò una mano alla guancia della figlia, poi la accarezzò, scendendo fino al mento. Era stato un gesto automatico quello della Regina, come se la sua mano sapesse cosa fare e come. Come se anni ed equivoci non fossero mai rispettivamente passati ed avvenuti. Mentre Isabel chiudeva gli occhi, per evitare che la madre vedesse le lacrime che avevano immediatamente riempito i suoi occhi per quel suo  gesto, Caterina le diede le spalle e prese la scatola che troneggiava ancora sul tavolo dello studio.
“Sono bellissimi!” Esclamò Isabel quando la aprì. I suoi occhi si alzarono a guardare quelli materni, che sorridenti si erano goduti la sua espressione di stupore e di gioia. La principessa sollevò una mano, avvicinandola alla coroncina di perle e rubini. Era davvero stupenda e faticava a credere che fosse per lei. Ad un certo punto un colpo secco sulle dita la fece ‘tornare alla realtà’. Caterina le aveva abbassato il coperchio della scatola sulla mano ed ora la guardava divertita.
Mamà, non vale!” Rise Isabel. “Prima mi fate un regalo e poi..” Protestò per finta, tirando via la mano e massaggiandosi le dita come se fossero davvero doloranti.
Caterina sorrise alla figlia e fece per sollevare di nuovo il coperchio della scatola. Isabel la guardò fintamente di traverso e poi, quando la madre aprì del tutto la scatola, accarezzò con lo sguardo il delicato girocollo in perle, ed il braccialetto, anche esso in perle.
“Sono bellissimi davvero!” Dichiarò estatica la fanciulla. “Sono gioielli per una Regina..”
“Mia madre me li diede poco prima di partire dalla Spagna..” Raccontò Caterina, posando la scatola sul tavolo e prendendo nelle sue le mani di Isabel. “.. e mi raccomandò di donarli a mia figlia, per un’occasione speciale..”
“Non so davvero come ringraziarvi..” Mormorò Isabel vinta dalla commozione e con gli occhi lucidi.
“Non devi, gioia mia.” Mormorò Caterina, prendendole il viso tra le mani, ed asciugando delicatamente con i pollici le lacrime che le avevano bagnato le palpebre inferiori.

 

“Principessa, auguri per i vostri sedici anni..”
Isabel si girò verso il gruppetto di tre persone e sorrise formalmente all’uomo che le aveva fatto gli auguri.
“Grazie, milord..” Rispose educatamente, ma senza aprire troppo la sua porta e senza far notare loro l’evidente errore anagrafico. Li aveva riconosciuti, ovviamente. Erano i tre Bolena: il capostipite Thomas, consigliere e amico di suo padre, e poi i due figli, George ed Anna. Proprio Anna si avvicinò a lei, porgendole una piccola scatola.
“Mi sono permessa di donarvi questo, Principessa.” Le disse. Isabel rigirò fra le mani la scatola e poi si costrinse a sorridere.
“Molto gentile da parte vostra, lady Anna.” Replicò. “E’ bello sapere che mia madre, la Regina Caterina, può contare su dame così fedeli a lei ed attente alla sua famiglia.” La servì, alzando un sopracciglio. Anna le sorrise e poi piegò da un lato il viso, chinando la testa.
Dall’altra parte della sala, Caterina aveva visto l’intera scena. Come si permettevano quelle sanguisughe di avvicinare Isabel? Fremente di rabbia, la Regina si costrinse a restare dove era. Maria de Salinas, che era accanto a lei, le comunicò la sua vicinanza con uno sguardo ed un sorriso. La Sovrana sorrise a sua volta e poi seguì con gli occhi la figlia ed il suo cammino, fino a che Isabel non uscì dalla sala. Per un attimo Caterina non seppe se andare dietro alla figlia, oppure no.
Se Isabel l’avesse vista, probabilmente avrebbe capito che aveva visto tutta la scena e che la stava controllando. Questo avrebbe voluto dire farla rimaner molto male. Avrebbe preso il gesto della madre come un segno di sfiducia nei suoi confronti, ed avrebbe pure avuto ragione. Quel giorno avevano ricostruito un po’ del loro legame, almeno questo era ciò che la Sovrana pensava, ed avevano fatto dei piccoli passi in avanti. Non avrebbe buttato via quel piccolo, importantissimo tesoro per nulla al mondo. Decisa allora, voltò le spalle all’uscita della sala, proprio nel momento in cui, dalle porte opposte, entrava Enrico e si dirigeva sorridente verso di lei.

 

“Maestà, lady Kate Jeffrey è qui..” Annunciò Maria de Salinas. La Sovrana alzò gli occhi dalla lettura che stava terminando, ed attese con un po’ di sorpresa la giovane dama.
“Maestà.” La salutò, riverendola, la fanciulla. Era visibilmente sulle spine, forse anche per la sua giovane età, e Caterina decise di metterla a suo agio con un sorriso.
“Lady Kate, ditemi..” La incoraggiò. Kate tirò fuori da dietro la schiena una scatolina e gliela porse. “Non capisco..” Disse Caterina guardando l’oggetto che la giovane aveva in mano. Aveva riconosciuto la scatola, ma non capiva come mai lo avesse lei e soprattutto perché glielo avesse portato.
“Questa me l’ha data vostra figlia, la Principessa.. ma non trovo corretto che la abbia io, mia signora..” Rispose Kate e in breve spiegò come l’aveva avuta.
“Ho capito, lady Kate. Vi ringrazio per la vostra lealtà.” Le sorrise Caterina, congedandola.

Quando fu sola, la Regina rigirò fra le mani la scatola. Chissà che diavolo conteneva, si disse. Non era certo difficile capire a cosa mirassero i tre, soprattutto quella sgualdrina da quattro soldi. La rabbia stava per accenderla ancora, quando Caterina si soffermò su una cosa. Isabel aveva fatto di tutto per disfarsi del regalo. L’ironia della sorte aveva voluto che arrivasse a lei, che era sua madre, e nello stesso tempo la persona che Isabel avrebbe dovuto ‘tradire’, cominciando con l’accettare quel regalo. Caterina non riusciva a non pensare che, nonostante i loro problemi, che certamente il suo compleanno non aveva nascosto tantomeno cancellato, sua figlia continuava ad esserle fedele, a stare dalla sua parte.

  
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