Londra, Marzo 1519 - Marzo/Aprile 1529 - Acquaintances...
“Davvero?”
“Sì,
Isabel. Avevo più o meno la tua età, ma la mia mamma mi portò con sé in guerra.
Ed io la vidi respingere i Mori, in groppa ad un enorme destriero..”
“Non
avevate paura?”
“No,
bambina mia. Non temevo nulla. Avevo fiducia in mia madre e nel suo coraggio.”
Mentì a metà la Regina, con un sorriso, accarezzando il visetto bianco e roseo
di sua figlia.
“E
chi vinse?” Chiese la bambina spalancando gli occhi, che si illuminarono nella
speranza e nella certezza assieme di sentire il nome amato.
“Mia
madre, Isabella di Castiglia.” Rispose fiera Caterina.
“Da
grande voglio essere come lei.” Dichiarò Isabel con un sorriso. “E come voi!”
Aggiunse, salendo a cavalcioni sulle ginocchia materne, per abbracciare la sua
beniamina.
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“Bambina, tanti
auguri!!” Enrico abbracciò la figlia, che ricambiò l’affettuosità paterna, e
poi le baciò la fronte.
Isabel gli sorrise
e lo abbracciò di nuovo. Per festeggiarla privatamente con Caterina aveva
rimandato di qualche ora un consiglio importante e lei ne fu lusingata e
riconoscente.
“Mi cielo querido!, vieni qui.” Mormorò
Caterina. Isabel la guardò timidamente e lasciò che fosse sua madre ad
avvicinarsi.
Da quando avevano
litigato ed Isabel aveva ricevuto il ceffone materno, la Principessa si era
pian piano eclissata dalla sua vita, nella sfera privata. Pubblicamente invece,
per non esporre Caterina a pettegolezzi e malelingue, aveva continuato ad
essere affettuosa e sorridente con lei, almeno apparentemente.
La Regina, che dopo
il suo gesto si era resa immediatamente conto di aver compiuto una sciocchezza
enorme, aveva cercato, con discrezione e per un paio di giorni, di
riavvicinarsi alla figlia, ma senza alcun successo. Ad Isabel era bastato
guardarla in un modo talmente addolorato e ferito che Caterina non aveva
insistito oltre, per non turbarla. Tuttavia la Regina le aveva anche detto che
non si sarebbe arresa e che quel litigio non cancellava l’immenso amore che
sentiva per lei. Le aveva detto anche che le frasi che aveva sentito erano solo
il frutto di un enorme equivoco e che a
tempo debito si sarebbe spiegata con lei e ne avrebbero parlato. Isabel aveva
annuito, e poi gli impegni reciproci, il solito tran tran di lezioni per
Isabel, le mille cose da fare e le persone da vedere per Caterina, avevano attenuato
la tensione fra loro e lenito il dolore ed il senso di frustrazione di entrambe
per quel litigio. Il compleanno di Isabel era la prima occasione importante in
cui si rivedevano.
Isabel non aveva
detto nulla al padre, e Caterina era rimasta sorpresa da questa sua scelta.
Aveva pensato che sarebbe corsa da lui a lamentarsi, ed invece con grandissimo
senso di lealtà, sua figlia l’aveva in qualche modo protetta, anche da suo
marito. Quando Caterina aveva chiesto il perché di quel gesto, Isabel aveva
alzato le spalle e poi aveva mormorato, con un sorriso triste.
“Fargli sapere
quanto è accaduto, non aiuterà né me, né voi, né il Re. E’ una cosa nostra,
sapremo andare avanti..”
Nonostante gli
insulti che Caterina le aveva servito sulla educazione avuta e sul contegno che
aveva e che non era quello di una fanciulla che si avviava alla vita adulta,
Isabel aveva dato prova invece di enorme buonsenso, di rispetto e, Caterina
aveva paura a dirlo ma lo pensava, quasi di affetto nei suoi confronti.
Un secondo
intervento della Principessa e la discrezione di lady Thorston avevano poi
evitato che la notizia del litigio si spargesse a corte.
“Se mi volete bene,
lady Joan, e se ne volete a mia madre, non fate parola con nessuno di quanto è
accaduto.” L’aveva pregata la fanciulla, e la lady aveva chiuso la bocca senza
pensarci due volte. Caterina lo seppe dalla stessa dama, quando andò da lei a
chiedere come mai nessuno a corte parlava di quanto era avvenuto. Un
pettegolezzo del genere era impensabile che la corte lo lasciasse passare sotto
silenzio, soprattutto in un momento come quello, in cui c’era crisi fra i due
sovrani.
Ora, mentre
stringeva fra le braccia la figlia più amata, Caterina da una parte si sentiva
in profondo debito con lei e dall’altra sentiva il cuore colmo di gratitudine
per la sua creatura che, a parole le aveva chiesto tempo per poter guarire
dalle ferite provocate, e nei fatti le stava dimostrando un affetto enorme.
“Figlia mia, voglio
che tu veda il mio regalo!” Disse impaziente Enrico. Sembrava lui il
festeggiato.
Isabel lo guardò e
sorrise nel vedere il suo sorriso fanciullesco, poi si sciolse quanto più
dolcemente poté dall’abbraccio materno. Caterina le posò un’ultima volta le
labbra sulla tempia, e poi tutti e tre si diressero verso le scuderie.
“Vedi, figlia..”
Cominciò Enrico. “Sir Knivert mi ha fatto notare che una principessa non può
non sapere andare a cavallo. Tu hai iniziato da bambina, e continuato nel
Tyneside, ma ultimamente non hai proseguito troppo.” Il riferimento a Newcastle
irrigidì Isabel, abbastanza visibilmente. Enrico, troppo preso dal suo discorso
nemmeno se ne accorse. Caterina invece che non perdeva d’occhio un istante le
reazioni della figlia, si rese conto eccome. Subito, con delicatezza e discrezione,
le posò una mano sulla schiena, accanto al fianco, accarezzandola ritmicamente
per qualche decina di secondi.
In pochi istanti
Isabel si calmò e mentre Enrico parlava ancora dei numerosissimi vantaggi delle
cavalcate quotidiane, la fanciulla si girò verso la madre, fissandola occhi
negli occhi ed esprimendole in quel modo il ringraziamento e la riconoscenza
che non le disse con le labbra. Caterina le sorrise appena, facendole capire di
aver compreso il suo messaggio e poi entrambe vennero interrotte da Enrico,
sempre più impaziente.
“Oh mio Dio,
moglie!!!” Disse alla consorte. “So che è la tua stella, ma insomma, sto per
darle il mio regalo!! Non vuoi proprio che mi ascolti eh!!”
“Avete ragione,
Maestà, perdonatemi.” Rispose obbediente Caterina, staccandosi dalla figlia.
Per un attimo solo Isabel avrebbe tanto desiderato che la madre non solo
lasciasse la mano, ma restasse lei stessa lì dove era.
Restituito al suo
ruolo consueto di prim’attore, Enrico aprì cerimoniosamente una porta delle
scuderie e fece un cenno imperioso con la mano. Pochi istanti dopo proprio sir
Knivert apparve portando per le briglie uno splendido morello di Galaco
Asturiano.
Isabel spalancò gli
occhi ed aprì istintivamente la bocca in una O di meraviglia e di gioia
assieme.
“Oh, Signore!”
Esclamò Isabel commossa. “E’ meraviglioso!! E’ mio?” Chiese, incredula, al
padre.
“Sì, piccola.”
Rispose Enrico, entusiasta al pari della figlia. “E’ tua..”
A piccoli passi, la
fanciulla si avvicinò al suo regalo. Non era la prima volta che avvicinava un
cavallo, naturalmente, ma in quell’incontro c’era qualcosa di nuovo, di
diverso. Non appena fu di fronte alla cavallina, Isabel alzò una mano
avvicinandolo alle sue narici, facendole sentire il proprio odore e lasciando
che fosse lei a decidere cosa fare. La cavalla avvicinò il muso alla mano della
fanciulla, facendo capire che il primo approccio era stato positivo. Allora
Isabel cominciò ad accarezzarla sul muso, elargendo le prime coccole. Sir
Anthony tirò fuori una carota e la porse ad Isabel, incoraggiandola con un
sorriso.
“Principessa,
coraggio..” Le disse allegramente. Isabel annuì, prese la carota e poi la
avvicinò al cavallo. In pochi istanti il cibo sparì, e subito il muso si
riabbassò verso la mano di Isabel, quasi in segno di ringraziamento e di
apprezzamento.
“Allora?, che ne
dici del tuo Galaco?” Chiese Enrico entusiasta. “Vale il viaggio che ha fatto?”
Isabel si girò
verso il padre, con uno sguardo interrogativo sul volto. Enrico le sorrideva ed
attendeva con impazienza la sua risposta.
Qualche passo
indietro, alle parole del marito Caterina alzò gli occhi al cielo. Per Enrico
era davvero impossibile riuscire a mantenere un segreto. Isabel la vide, dietro
la spalla del padre, e capì al volo.
“Sì, padre, vale
senz’altro il viaggio che ha fatto!” Rispose Isabel andando ad abbracciarlo.
Enrico la strinse gioioso fra le braccia, e la figlia, dopo avergli baciato la
guancia, fissò con dolcezza la madre poco più in là.
E mentre il Sovrano
reclamava ancora spazio per le sue mille raccomandazioni e i consigli,
pazientemente assistito da sir Anthony, la Regina in silenzio fece a ritroso la
strada verso il palazzo. Quello era un momento tutto per un padre e sua figlia,
sebbene con la compagnia di sir Knivert, e pensò fosse meglio ritirarsi. Anche
lei avrebbe dato di lì a poco il suo regalo ad Isabel ed allora si sarebbe
goduta quasi a pieno la sua bambina.
Quando la
Principessa si guardò intorno, prima di entrare nelle scuderie, non vide più
sua madre. Di primo acchito il dispiacere fu tanto ed immediato, al pari della
sorpresa, poi, mentre il Sovrano le mostrava con grandi cerimonie il box della
sua cavallina, Isabel apprezzò la solita, dolce discrezione materna. Enrico le
aveva fatto vedere il suo regalo, ma lei sapeva da che parte era arrivato il
suggerimento per esso. E se conosceva la madre, doveva, come sempre, essersi
attivata per far divenire le parole del padre realtà concreta, magari anche
grazie all’aiuto fedele di sir Knivert. Nonostante questo, Caterina non aveva
voluto per sé il palco, e lo aveva ceduto senza problemi al marito, lasciando
che la figlia potesse ringraziarlo a dovere. Isabel si scoprì ancora una volta
commossa da questo gesto tenero e rispettoso, e per qualche istante pensò che
non vedeva l’ora di rivederla per poter ringraziare anche lei.
“Mia signora,
vostra figlia..”
Caterina si girò e
sorrise ad Isabel che entrava nel suo studio sorridente; subito la figlia fece
una profonda e rispettosa riverenza.
Quando la fanciulla
si tirò su, la Regina poté vedere il suo bellissimo viso ancora rosso per
l’eccitazione di poco prima ed i suoi meravigliosi occhi grigi splendenti di
gioia pura. Fu commossa quasi fino alle lacrime nel vederla così, dopo il
terribile inverno ormai alla fine. Per un attimo fu tentata di stringerla fra le
braccia, ma poi invece desistette. La situazione fra loro era ancora
estremamente precaria e delicata e non voleva forzare in alcun modo la figlia a
riavvicinarsi. Con sua enorme sorpresa, fu Isabel ad andarle incontro e a
gettarsi fra le sue braccia, affondando il viso fra il collo ed i capelli.
“Gracias, mi dulce y
generosa Reina..” Mormorò in spagnolo Isabel.
Le braccia di
Caterina si strinsero intorno alla figlia, con delicatezza, ma nello stesso
tempo con una certa decisione. Erano anni che non la sentiva parlare in
spagnolo, e nella voce di Isabel c’era tutta l’incertezza e la paura di
sbagliare. Proprio quella nota incerta la intenerì ancora di più.
“No hay de qué, mi cielo.” Le mormorò
all’orecchio Caterina, baciandole i capelli. Isabel si scostò da lei e la
guardò, sorridendole.
“Io
penso di sì, invece..” Ribatté, cercando di essere convincente.
“Se non ne hai
ancora abbastanza di regali, ora è il mio turno..” Annunciò la Regina.
Troppo sorpresa per
parlare, Isabel annuì. Sua madre anche in privato aveva deciso di non prendersi
alcun merito dell’arrivo della cavallina, ma la Principessa decise di
riconoscerle quello che le spettava.
“Siete davvero
generosa, sapete?” Le disse mentre la madre la prendeva per mano e la portava
ad un tavolino dove c’era una scatola in velluto. “Dovrei essere una delle
persone che meglio conosce questo vostro lato, eppure mi stupite sempre.”
Caterina si voltò verso di lei e la guardò piegando leggermente il viso da un
lato, senza capire. “Oh, avanti, mamà.
Io non sono un’esperta di cavalli, ma il Galaco non è certo una razza inglese.
Mio padre non sa mantenere un segreto nemmeno se gli si azzerasse la memoria, e
difatti ha detto che la mia cavallina ha fatto un bel viaggio. Non sarò un
genio ma una certa intelligenza la posseggo, ed ho fatto due più due. E, da
ultimo ma non per ultimo, voi avete una tale
straordinaria generosità, che sono certa l’avete dimostrata anche in
questa occasione. O mi sbaglio?” Ribatté decisa, ma sorridente, Isabel,
chiudendo la questione con una domanda retorica. Caterina non le rispose. Si
limitò a guardarla in silenzio, come se la sua mente fosse rimasta qualche
passo più indietro. “Ho detto qualcosa di sbagliato, mia signora?” Chiese
Isabel notando lo sguardo della madre e temendo una nuova incomprensione.
Caterina scosse leggermente il capo ed avvicinò una mano alla guancia della
figlia, poi la accarezzò, scendendo fino al mento. Era stato un gesto
automatico quello della Regina, come se la sua mano sapesse cosa fare e come.
Come se anni ed equivoci non fossero mai rispettivamente passati ed avvenuti.
Mentre Isabel chiudeva gli occhi, per evitare che la madre vedesse le lacrime
che avevano immediatamente riempito i suoi occhi per quel suo gesto, Caterina le diede le spalle e prese la
scatola che troneggiava ancora sul tavolo dello studio.
“Sono bellissimi!”
Esclamò Isabel quando la aprì. I suoi occhi si alzarono a guardare quelli
materni, che sorridenti si erano goduti la sua espressione di stupore e di
gioia. La principessa sollevò una mano, avvicinandola alla coroncina di perle e
rubini. Era davvero stupenda e faticava a credere che fosse per lei. Ad un
certo punto un colpo secco sulle dita la fece ‘tornare alla realtà’. Caterina
le aveva abbassato il coperchio della scatola sulla mano ed ora la guardava
divertita.
“Mamà, non vale!” Rise Isabel. “Prima mi
fate un regalo e poi..” Protestò per finta, tirando via la mano e
massaggiandosi le dita come se fossero davvero doloranti.
Caterina sorrise
alla figlia e fece per sollevare di nuovo il coperchio della scatola. Isabel la
guardò fintamente di traverso e poi, quando la madre aprì del tutto la scatola,
accarezzò con lo sguardo il delicato girocollo in perle, ed il braccialetto,
anche esso in perle.
“Sono bellissimi
davvero!” Dichiarò estatica la fanciulla. “Sono gioielli per una Regina..”
“Mia madre me li
diede poco prima di partire dalla Spagna..” Raccontò Caterina, posando la
scatola sul tavolo e prendendo nelle sue le mani di Isabel. “.. e mi raccomandò
di donarli a mia figlia, per un’occasione speciale..”
“Non so davvero
come ringraziarvi..” Mormorò Isabel vinta dalla commozione e con gli occhi
lucidi.
“Non devi, gioia
mia.” Mormorò Caterina, prendendole il viso tra le mani, ed asciugando
delicatamente con i pollici le lacrime che le avevano bagnato le palpebre
inferiori.
Isabel si girò
verso il gruppetto di tre persone e sorrise formalmente all’uomo che le aveva
fatto gli auguri.
“Grazie, milord..”
Rispose educatamente, ma senza aprire troppo la sua porta e senza far notare
loro l’evidente errore anagrafico. Li aveva riconosciuti, ovviamente. Erano i
tre Bolena: il capostipite Thomas, consigliere e amico di suo padre, e poi i
due figli, George ed Anna. Proprio Anna si avvicinò a lei, porgendole una
piccola scatola.
“Mi sono permessa
di donarvi questo, Principessa.” Le disse. Isabel rigirò fra le mani la scatola
e poi si costrinse a sorridere.
“Molto gentile da
parte vostra, lady Anna.” Replicò. “E’ bello sapere che mia madre, la Regina
Caterina, può contare su dame così fedeli a lei ed attente alla sua famiglia.”
La servì, alzando un sopracciglio. Anna le sorrise e poi piegò da un lato il
viso, chinando la testa.
Dall’altra parte
della sala, Caterina aveva visto l’intera scena. Come si permettevano quelle
sanguisughe di avvicinare Isabel? Fremente di rabbia, la Regina si costrinse a
restare dove era. Maria de Salinas, che era accanto a lei, le comunicò la sua
vicinanza con uno sguardo ed un sorriso. La Sovrana sorrise a sua volta e poi
seguì con gli occhi la figlia ed il suo cammino, fino a che Isabel non uscì
dalla sala. Per un attimo Caterina non seppe se andare dietro alla figlia,
oppure no.
Se Isabel l’avesse
vista, probabilmente avrebbe capito che aveva visto tutta la scena e che la
stava controllando. Questo avrebbe voluto dire farla rimaner molto male.
Avrebbe preso il gesto della madre come un segno di sfiducia nei suoi confronti,
ed avrebbe pure avuto ragione. Quel giorno avevano ricostruito un po’ del loro
legame, almeno questo era ciò che la Sovrana pensava, ed avevano fatto dei
piccoli passi in avanti. Non avrebbe buttato via quel piccolo, importantissimo
tesoro per nulla al mondo. Decisa allora, voltò le spalle all’uscita della sala,
proprio nel momento in cui, dalle porte opposte, entrava Enrico e si dirigeva
sorridente verso di lei.
“Maestà, lady Kate
Jeffrey è qui..” Annunciò Maria de Salinas. La Sovrana alzò gli occhi dalla
lettura che stava terminando, ed attese con un po’ di sorpresa la giovane dama.
“Maestà.” La
salutò, riverendola, la fanciulla. Era visibilmente sulle spine, forse anche
per la sua giovane età, e Caterina decise di metterla a suo agio con un
sorriso.
“Lady Kate,
ditemi..” La incoraggiò. Kate tirò fuori da dietro la schiena una scatolina e
gliela porse. “Non capisco..” Disse Caterina guardando l’oggetto che la giovane
aveva in mano. Aveva riconosciuto la scatola, ma non capiva come mai lo avesse
lei e soprattutto perché glielo avesse portato.
“Questa me l’ha
data vostra figlia, la Principessa.. ma non trovo corretto che la abbia io, mia
signora..” Rispose Kate e in breve spiegò come l’aveva avuta.
“Ho capito, lady
Kate. Vi ringrazio per la vostra lealtà.” Le sorrise Caterina, congedandola.
Quando fu sola, la
Regina rigirò fra le mani la scatola. Chissà che diavolo conteneva, si disse. Non
era certo difficile capire a cosa mirassero i tre, soprattutto quella
sgualdrina da quattro soldi. La rabbia stava per accenderla ancora, quando
Caterina si soffermò su una cosa. Isabel aveva fatto di tutto per disfarsi del
regalo. L’ironia della sorte aveva voluto che arrivasse a lei, che era sua madre,
e nello stesso tempo la persona che Isabel avrebbe dovuto ‘tradire’,
cominciando con l’accettare quel regalo. Caterina non riusciva a non pensare
che, nonostante i loro problemi, che certamente il suo compleanno non aveva
nascosto tantomeno cancellato, sua figlia continuava ad esserle fedele, a stare
dalla sua parte.