CHAP2: Severus Snape
Appena avevano varcato le
porte di Azkaban, in quella fuga così precipitosa, si erano diretti tutti verso
il luogo dove il loro signore dimorava.
-
Siamo tornati a te mio Lord…-
mormorò Bellatrix in prima fila, chinandosi di fronte all’uomo dalla carnagione
pallida.
-
Siete stati fedeli…- mormorò
l’uomo, il viso ancora nascosto
nell’ombra.
-
Fino alla morte…- fu la
risposta convinta della donna, poi prese la mano dell’uomo tra le sue e la
baciò in segno di rispetto e sottomissione.
-
Sono molto orgoglioso di voi,
miei fedelissimi.- disse lui con voce sepolcrale- E sono lieto di vedere che
anche i meno fedeli hanno risposto al mio richiamo…
Così dicendo l’uomo focalizzò
la sua attenzione sui Deatheathers che, al contrario dei fuggiaschi, dimostravano
un colorito sano e un aspetto ben curato.
Lucius Malfoy si mosse con un
moto di stizza.
-
Vi siamo fedeli mio Lord…
-
Mi avete rinnegato!- esclamò
con rabbia il Lord, e tutti i presenti si strinsero il braccio marchiato al
petto, a causa del subitaneo dolore.
-
In questo modo abbiamo potuto
controllare tutto…- cercò di rispondere Malfoy, stringendosi ancora il braccio
al petto.
Così com’era arrivato il
dolore cessò.
Il Lord Oscuro fissò i suoi
occhi di brace in quelli di ghiaccio di Malfoy.
-
Voglio crederti Lucius… perché
se non ti credessi perderei un buon DeathEather…. Ma tu prederesti molto di
più…- sibilò l’uomo minaccioso, poi il suo sguardo si posò su un uomo avvolto
in un lungo abito scuro.
-
Dimmi Severus… come procede il
tuo lavoro da spia?
-
Bene mio Signore. Sono ancora
Professore di Hogwarts e ho modo di tenere sottocontrollo la scuola.
-
Ottimo lavoro… davvero un
ottimo lavoro…
Un uomo coi capelli radi e
biondastri, che pareva terrorizzato anche dalla propria ombra, si avvicinò
quasi strisciando al Lord.
-
Mio signore…
-
Dimmi Wormtail.
-
Harry
Potter… Harry Potter è ancora ad Hogwarts…
-
Lo
so Wormtail! Le tue informazioni sono
irrilevanti… come sempre!- aggiunse con cattiveria- Un giorno o l’altro mi
libererò definitivamente di te…
L’uomo si chinò maggiormente
e non osò più alzare lo sguardo.
Rodolphus Lestrange era in
piedi in un angolo, appoggiato allo stipite della porta e osservava con
distacco tutti quegli uomini che si affaccendavano intorno al Lord…
Il Lord Oscuro…
-
Non vieni a rinnovarmi la tua
fedeltà Rodolphus?- domandò con arguzia il Lord.
Senza rispondere l’uomo si
fece avanti e si chinò, prima di baciare la mano al suo signore, imitando la
moglie.
-
Non mi sembri molto convinto
Rodolphus… sei forse pentito?
-
No mio signore…
-
E allora cosa c’è?
-
È la libertà mio Lord… non
ricordavo più com’era- “e non lo ricordo ancora” aggiunse tra sé e sé.
L’uomo non lo degnò più di
attenzione e si concentrò sui lunghi capelli scarmigliati della donna di lui.
Lucius Malfoy guardò con
disprezzo la cognata che si concedeva al loro Lord. Lui non avrebbe mai
permesso a sua moglie una simile insubordinazione!
Eppure il cognato sembrava non
darci nemmeno peso.
Picchiettò leggermente il
bastone col pomo d’argento al suolo.
-
Cosa desideri da noi mio signore?
Hai qualche compito da affidarci?
-
Nulla per ora. Andate…
-
Ma.. dove possiamo andare?-
domandò uno degli evasi con il terrore negli occhi.
-
A me non importa.- fu la secca
risposta che ottenne, mentre il Lord continuava a carezzare il viso della
Lestrange con voluttuosità- E ora tutti fuori!
Bellatrix era ancora
abbandonata ai piedi del suo Signore.
-
Mi sei sempre stata fedele
Bellatrix?
-
Sempre.
-
E cosa desideri in cambio da
me?
-
Nulla. È un onore poter
servila mio signore.
-
Allora esaudirò il tuo più
recondito desiderio…
L’uomo prese il volto della
donna tra due dita e lo avvicinò al suo, poi la baciò con prepotenza, imponendo
il suo controllo anche in quel bacio.
Lei sussultò al tocco di quelle
labbra gelide che già una volta avevano visto da vicino l’aldilà e si lasciò
dominare completamente da quell’uomo.
Il suo modo di baciare era
così diverso da quello del suo sposo… ed era così differente il legame che
c’era tra loro!
Se con il marito aveva sempre
basato tutto sulla complicità, con il suo signore era tutto un gioco di poteri.
Lei era in suo potere, lui
aveva il potere di possederla e di ucciderla e lei amava il potere! Lo aveva
sempre amato! Fin dall’infanzia!
Come amava imporsi sui cugini
e sulla sorella minore!
Bramava il potere!
Non c’erano altre parole!
Era una falena disposta a
scottarsi pur di toccare la luce… era un moderno Icaro!
Si abbandonò tra le sue
braccia, mentre l’uomo realizzava le sue più oscure fantasie.
Per un attimo il suo pensiero
andò al marito, che probabilmente era lì fuori ad ascoltare, e s’impose di
trattenere i mugolii di piacere. Ma il suo impegno durò poco, prima di
capitolare ancora tra le braccia dell’Oscuro Signore.
***
Rodolphus si accese le quarta
sigaretta in pochi minuti, i rimasugli delle altre facevano bella mostra di sé
in terra, mezze consumate e col filtro tutto mordicchiato.
-
Non si comporta come una
signora.- gli sussurrò il cognato all’orecchio.
-
Che vuoi farci, è in astinenza
da quattordici anni.- rispose l’uomo prendendo una profonda boccata di fumo.
-
Io non premetterei a mia
moglie di comportarsi in questo modo!
-
Vuoi dire che ti opporresti al
nostro signore Lucius?
-
Questo mai.
-
E allora non parlare di cose
che non sai! Tu non conosci me e tanto meno Bella!
-
Come vuoi, cognato.- e mise
una certa enfasi con la voce sull’ultima parola.
-
La tua prole come sta? Credo
che Narcissa ancora ringrazi il cielo perché è bionda!
-
La mia prole sta benissimo e
non accetto certe insinuazioni da parte tua!
-
Non ti scaldare… cognato.
L’uomo lo guardò con astio, ma
Rodolphus non ci fece nemmeno caso e si accese un’altra sigaretta.
-
E tu Severus? Che ci racconti?
-
Non ho niente da raccontarvi.-
rispose asciutto l’uomo.
-
Che cosa ci fai ancora qui?
Non dovresti tornare dai tuoi studenti?
-
Aspetto il permesso del mio
Signore… e non credo sarà una cosa lunga.
L’uomo dimostrò d’aver ragione
quando, pochi istanti dopo, la porta si riaprì e la donna uscì carezzandosi le
labbra gonfie.
-
Andiamo…- mormorò al marito, e
lui la seguì senza proferire parola, troppa era la gelosia che covava, non
poteva aprire bocca, non in presenza del loro signore.
-
Mio Signore…- mormorò il
professore di Pozioni- Avete qualche compito specifico da affidarmi?
-
Nessun compito speciale per te
Severus, continua pure il tuo lavoro.
L’uomo annuì e si
smaterializzò.
***
Pochi attimi dopo Severus
Piton era di nuovo nel proprio ufficio, nei sotterranei di Hogwarts.
L’Oscuro Signore era davvero
tornato e questo non poteva significare altro che guai.
Si sedette su una vecchia
poltrona di velluto e si versò qualcosa di forte e lo trangugiò tutto d’un
colpo.
Ora che dieci DeathEathers
erano in fuga, Hogwarts sarebbe stato ancora un luogo sicuro?
Non poteva permettere che ai
suoi studenti capitasse qualcosa di spiacevole… nemmeno a Potter.
Potter.
Lo odiava.
Era lui la causa dei suoi
errori!
Se non fosse stato per quel
giovane presuntuoso ed egocentrico, che lo prendeva sempre in giro ai tempi
della scuola, lui non sarebbe finito
nella cerchia di Voldemort!
Voldemort… e pensare che era
un mezzosangue… mentre lui, Severus Snape, mago da generazioni, era un servo.
Non era assurdo?
Si ricordava ancora il giorno
in cui aveva accettato di divenire un servo dell’Oscuro Signore.
Che sciocco era stato!
Era sicuro che se si fosse
schierato con lui sarebbe diventato potente, o almeno abbastanza da far
scomparire quel ghigno dal volto di James Potter!
E invece aveva finito per
bruciare la sua vita dedicandosi allo spionaggio.
Che ironia della sorte, lui
che aveva scelto quella via per non correre più rischi, ora si trovava a vivere
sul filo del rasoio facendo il doppio giochista.
Era decisamente ironico.
Se solo James Potter non fosse
esistito!
Se solo lui non fosse stato
così debole da lasciarsi influenzare da Malfoy!
Se solo non fosse stato così
bravo da attirare l’attenzione del Lord Oscuro!
Ma coi se non sarebbe andato
da nessuna parte.
Sentì bussare alla porta e la
piccola copia di James entrò nel suo studio.
-
È in ritardo signor Potter.
Avrebbe dovuto insegnarli l’Occlutomanzia,
cosicché almeno lui potesse difendersi dal Lord.
Certo, non amava Harry Potter,
troppo somigliante al padre, ma era pur sempre un suo studente e non avrebbe
mai permesso che uno dei suoi studenti finisse nelle grinfie del Lord, non lui
che ben sapeva di cosa quell’uomo fosse capace!
***
La lezione non era durata che
un’ora, ma era sicuro che a Potter fosse sembrata interminabile.
Con un gesto del capo lo
congedò e tornò a sedersi alla sua scrivania.
Ingenuo e stolto.
Non c’erano altre parole per
descrivere sé stesso.
Come aveva potuto abboccare in
quel modo?
Ancora ricordava il ribrezzo
per le torture che i suoi compagni si divertivano ad infliggere, ogni volta che
chiudeva gli occhi li rivedeva… i Potter, i Longbottom e molti, troppi altri
visi si sommavano ai loro!
Com’era stato ingenuo!
Ed ora giocava col fuoco.
Se Lord Voldemort avesse
scoperto che razza di doppiogiochista fosse l’avrebbe fatto eliminare in pochi
istanti…
Chissà se si sarebbe preso
egli stesso la briga di sistemarlo? Si domandò divertito. Poi chinò il capo,
ancora immerso nel corso dei propri pensieri.
-
Professore?- lo chiamò una
voce e solo allora si riscosse.
-
Che cosa c’è signor Malfoy?
-
Dovrebbe venire un attimo… nei
corridoi si sta scatenando il finimondo!
Uscì di corsa dal suo ufficio
e per poco un enorme drago argentato non lo investì.
-
Che diavolo?- domandò a bassa
voce, ma fu sufficiente la risata argentina degli studenti e le urla della
Umbridge a fargli capire che era uno scherzo dei ragazzi. Probabilmente dei due
Weasley!
Sapeva che avrebbe dovuto
arrabbiarsi, mettere fine a quel fracasso e tornare nel suo studio… eppure era
così divertente vedere la Umbridge che si dimenava nel tentativo di “sedare
quella rivolta multicolore”!
Un leggerissimo sorriso gli
increspò le labbra, dopodiché si diresse di nuovo verso il suo ufficio, mentre
il piccolo Malfoy lo guarda stralunato.
-
La nostra nuova Preside se la
caverà.- sentenziò sarcastico e gli volse di nuovo le spalle.
Draco Malfoy… probabilmente la
cosa più bella che Lucius avesse mai fatto!
Severus aveva sempre avuto un
debole per quel ragazzo, ma non perché fosse figlio di suo padre (nonostante la
stima quasi incrollabile che aveva provato nei confronti di quell’uomo), ma
soprattutto perché era un ragazzo dolcissimo e delicatissimo e non lo sapeva.
La sua educazione aveva sempre
avuto come punto focale la disperata ricerca del potere e questo lui, Severus
Snape, lo aveva visto con i suoi occhi.
Non odiava Lucius. No. Non lo aveva
mia odiato. Eppure gli si stringeva il cuore al ricordo di quel tenero
fagottino biondo che zampettava per casa avvolto in uno dei suoi vestitini
principeschi.
Ricordava benissimo la purezza
di quello sguardo. Mai si era sentito così sporco e corrotto!
Probabilmente Lucius aveva
provato la stessa gradevole sensazione, e da quel giorno l’educazione del
rampollo della famiglia Malfoy era molto mutata e quello sguardo puro come
l’acqua si era tramutato in uno specchio di ghiaccio.
Tale e quale a suo padre.
Tale e quale a sua madre.
Aveva sofferto nell’accorgersi
di quella trasformazione, lenta ma irreversibile, e si era odiato per non aver
potuto mettervi fine!
Eppure ora, in un certo senso,
il destino gli stava dando una seconda opportunità, e lui era deciso a non
sprecarla! Certo, Draco era oramai un ragazzino viziato, ma lui non gli avrebbe
fatto mancare nulla… l’avrebbe trattato come il principino che era stato! E non
per quegli occhi di ghiaccio! Non per quel profilo aguzzo! Non per la ricchezza
della sua famiglia, né per il suo nome! Ma solo perché era un bambino a cui era
stata rubata l’infanzia nel tentativo di farlo crescere troppo in fretta.
***
Quella notte il professor
Snape, il capo della casa degli Slytherin, non riusciva proprio a prendere sonno
quella notte.
Il suo sguardo vagava sugli
scaffali ricolmi di pozioni, sulla scrivania piena di compiti da correggere e
sull’armadio mezzo aperto.
Per un attimo gli balenò in
mente l’idea di prepararsi una pozione per il sonno, ma la scacciò con un gesto
infastidito.
Se l’avesse presa non sarebbe
più stato lucido e lui voleva restare lucido! La lucidità e l’ingegno erano ben
più che indispensabili nella situazione in cui si trovava.
Si alzò di malavoglia, indossò
il lungo mantello scuro, controllò d’avere la bacchetta a portata di mano ed
uscì.
Non sapeva dove stava andando,
le sue gambe lo condussero prima fuori dal suo ufficio, poi fuori dai
sotterranei, fuori dal castello ed infine fuori da Hogwarts.
Camminava trascinando i piedi,
una leggerissima nuvoletta di polvere si alzava ad ogni suo passo mentre lui si
dirigeva verso il nulla.
Il vento lo schiaffeggiava
divertito, mentre percorreva le strade di Hogsmade, dalle vetrine le facce dei
suoi compagni evasi ghignavano malefici.
Si fermò, come chiamato da una
forza invisibile e si ritrovò a fissare il proprio riflesso in una vetrina.
L’abito scuro ondeggiava in
maniera minacciosa e gli occhi scuri e penetranti avevano assunto
un’espressione severa.
Quello che lui guardava era un
uomo ferito e pericolosamente sull’orlo del tracollo.
La sua coscienza gridava,
costretta dentro quel corpo che non le era più appartenuto da quando lui aveva
deciso di marchiarlo con il simbolo della schiavitù.
Sì guardò ancora una volta nel
luccichio sinistro della vetrina, poi tornò sui propri passi.
Non avrebbe ceduto, non quella
sera.
Nachan: Nachyyyyyy *_________________*!!!
Sono io che ti ringrazio tantissimo per le tue stupende fics che mi hanno fatto
rivalutare di molto questi personaggi!!! Spero che la fic continuerà a picerti
^.- Un bacio!!!
Llada: Dai.. alla 1000000esima
recensione ti regalo una maglietta autografata da me =PP!!! Scherzo! Grazie
mille per il commento^^ Spero che le mie storie continuino a piacerti ^______-