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Autore: Minako    15/06/2005    4 recensioni
Ogni decisione è determinata da una serie di ragioni, ognuno ha le proprie, più o meno segrete. Un viaggio dentro la psiche di alcuni dei fantastici personaggi della Rowling
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy, Rodolphus Lestrange, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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CHAP2: Severus Snape

CHAP2: Severus Snape

 

Appena avevano varcato le porte di Azkaban, in quella fuga così precipitosa, si erano diretti tutti verso il luogo dove il loro signore dimorava.

-          Siamo tornati a te mio Lord…- mormorò Bellatrix in prima fila, chinandosi di fronte all’uomo dalla carnagione pallida.

-          Siete stati fedeli…- mormorò l’uomo, il viso ancora nascosto  nell’ombra.

-          Fino alla morte…- fu la risposta convinta della donna, poi prese la mano dell’uomo tra le sue e la baciò in segno di rispetto e sottomissione.

-          Sono molto orgoglioso di voi, miei fedelissimi.- disse lui con voce sepolcrale- E sono lieto di vedere che anche i meno fedeli hanno risposto al mio richiamo…

Così dicendo l’uomo focalizzò la sua attenzione sui Deatheathers che, al contrario dei fuggiaschi, dimostravano un colorito sano e un aspetto ben curato.

Lucius Malfoy si mosse con un moto di stizza.

-          Vi siamo fedeli mio Lord…

-          Mi avete rinnegato!- esclamò con rabbia il Lord, e tutti i presenti si strinsero il braccio marchiato al petto, a causa del subitaneo dolore.

-          In questo modo abbiamo potuto controllare tutto…- cercò di rispondere Malfoy, stringendosi ancora il braccio al petto.

Così com’era arrivato il dolore cessò.

Il Lord Oscuro fissò i suoi occhi di brace in quelli di ghiaccio di Malfoy.

-          Voglio crederti Lucius… perché se non ti credessi perderei un buon DeathEather…. Ma tu prederesti molto di più…- sibilò l’uomo minaccioso, poi il suo sguardo si posò su un uomo avvolto in un lungo abito scuro.

-          Dimmi Severus… come procede il tuo lavoro da spia?

-          Bene mio Signore. Sono ancora Professore di Hogwarts e ho modo di tenere sottocontrollo la scuola.

-          Ottimo lavoro… davvero un ottimo lavoro…

Un uomo coi capelli radi e biondastri, che pareva terrorizzato anche dalla propria ombra, si avvicinò quasi strisciando al Lord.

-          Mio signore…

-          Dimmi Wormtail.

-          Harry Potter… Harry Potter è ancora ad Hogwarts…

-          Lo so Wormtail! Le tue informazioni sono irrilevanti… come sempre!- aggiunse con cattiveria- Un giorno o l’altro mi libererò definitivamente di te…

L’uomo si chinò maggiormente e  non osò più alzare lo sguardo.

Rodolphus Lestrange era in piedi in un angolo, appoggiato allo stipite della porta e osservava con distacco tutti quegli uomini che si affaccendavano intorno al Lord…

Il Lord Oscuro…

-          Non vieni a rinnovarmi la tua fedeltà Rodolphus?- domandò con arguzia il Lord.

Senza rispondere l’uomo si fece avanti e si chinò, prima di baciare la mano al suo signore, imitando la moglie.

-          Non mi sembri molto convinto Rodolphus… sei forse pentito?

-          No mio signore…

-          E allora cosa c’è?

-          È la libertà mio Lord… non ricordavo più com’era- “e non lo ricordo ancora” aggiunse tra sé e sé.

L’uomo non lo degnò più di attenzione e si concentrò sui lunghi capelli scarmigliati della donna di lui.

Lucius Malfoy guardò con disprezzo la cognata che si concedeva al loro Lord. Lui non avrebbe mai permesso a sua moglie una simile insubordinazione!

Eppure il cognato sembrava non darci nemmeno peso.

Picchiettò leggermente il bastone col pomo d’argento al suolo.

-          Cosa desideri da noi mio signore? Hai qualche compito da affidarci?

-          Nulla per ora. Andate…

-          Ma.. dove possiamo andare?- domandò uno degli evasi con il terrore negli occhi.

-          A me non importa.- fu la secca risposta che ottenne, mentre il Lord continuava a carezzare il viso della Lestrange con voluttuosità- E ora tutti fuori!

 

Bellatrix era ancora abbandonata ai piedi del suo Signore.

-          Mi sei sempre stata fedele Bellatrix?

-          Sempre.

-          E cosa desideri in cambio da me?

-          Nulla. È un onore poter servila mio signore.

-          Allora esaudirò il tuo più recondito desiderio…

L’uomo prese il volto della donna tra due dita e lo avvicinò al suo, poi la baciò con prepotenza, imponendo il suo controllo anche in quel bacio.

Lei sussultò al tocco di quelle labbra gelide che già una volta avevano visto da vicino l’aldilà e si lasciò dominare completamente da quell’uomo.

Il suo modo di baciare era così diverso da quello del suo sposo… ed era così differente il legame che c’era tra loro!

Se con il marito aveva sempre basato tutto sulla complicità, con il suo signore era tutto un gioco di poteri.

Lei era in suo potere, lui aveva il potere di possederla e di ucciderla e lei amava il potere! Lo aveva sempre amato! Fin dall’infanzia!

Come amava imporsi sui cugini e sulla sorella minore!

Bramava il potere!

Non c’erano altre parole!

Era una falena disposta a scottarsi pur di toccare la luce… era un moderno Icaro!

Si abbandonò tra le sue braccia, mentre l’uomo realizzava le sue più oscure fantasie.

Per un attimo il suo pensiero andò al marito, che probabilmente era lì fuori ad ascoltare, e s’impose di trattenere i mugolii di piacere. Ma il suo impegno durò poco, prima di capitolare ancora tra le braccia dell’Oscuro Signore.

 

***

 

Rodolphus si accese le quarta sigaretta in pochi minuti, i rimasugli delle altre facevano bella mostra di sé in terra, mezze consumate e col filtro tutto mordicchiato.

-          Non si comporta come una signora.- gli sussurrò il cognato all’orecchio.

-          Che vuoi farci, è in astinenza da quattordici anni.- rispose l’uomo prendendo una profonda boccata di fumo.

-          Io non premetterei a mia moglie di comportarsi in questo modo!

-          Vuoi dire che ti opporresti al nostro signore Lucius?

-          Questo mai.

-          E allora non parlare di cose che non sai! Tu non conosci me e tanto meno Bella!

-          Come vuoi, cognato.- e mise una certa enfasi con la voce sull’ultima parola.

-          La tua prole come sta? Credo che Narcissa ancora ringrazi il cielo perché è bionda!

-          La mia prole sta benissimo e non accetto certe insinuazioni da parte tua!

-          Non ti scaldare… cognato.

L’uomo lo guardò con astio, ma Rodolphus non ci fece nemmeno caso e si accese un’altra sigaretta.

-          E tu Severus? Che ci racconti?

-          Non ho niente da raccontarvi.- rispose asciutto l’uomo.

-          Che cosa ci fai ancora qui? Non dovresti tornare dai tuoi studenti?

-          Aspetto il permesso del mio Signore… e non credo sarà una cosa lunga.

L’uomo dimostrò d’aver ragione quando, pochi istanti dopo, la porta si riaprì e la donna uscì carezzandosi le labbra gonfie.

-          Andiamo…- mormorò al marito, e lui la seguì senza proferire parola, troppa era la gelosia che covava, non poteva aprire bocca, non in presenza del loro signore.

-          Mio Signore…- mormorò il professore di Pozioni- Avete qualche compito specifico da affidarmi?

-          Nessun compito speciale per te Severus, continua pure il tuo lavoro.

L’uomo annuì e si smaterializzò.

 

***

Pochi attimi dopo Severus Piton era di nuovo nel proprio ufficio, nei sotterranei di Hogwarts.

L’Oscuro Signore era davvero tornato e questo non poteva significare altro che guai.

Si sedette su una vecchia poltrona di velluto e si versò qualcosa di forte e lo trangugiò tutto d’un colpo.

Ora che dieci DeathEathers erano in fuga, Hogwarts sarebbe stato ancora un luogo sicuro?

Non poteva permettere che ai suoi studenti capitasse qualcosa di spiacevole… nemmeno a Potter.

Potter.

Lo odiava.

Era lui la causa dei suoi errori!

Se non fosse stato per quel giovane presuntuoso ed egocentrico, che lo prendeva sempre in giro ai tempi della scuola,  lui non sarebbe finito nella cerchia di Voldemort!

Voldemort… e pensare che era un mezzosangue… mentre lui, Severus Snape, mago da generazioni, era un servo.

Non era assurdo?

Si ricordava ancora il giorno in cui aveva accettato di divenire un servo dell’Oscuro Signore.

Che sciocco era stato!

Era sicuro che se si fosse schierato con lui sarebbe diventato potente, o almeno abbastanza da far scomparire quel ghigno dal volto di James Potter!

E invece aveva finito per bruciare la sua vita dedicandosi allo spionaggio.

Che ironia della sorte, lui che aveva scelto quella via per non correre più rischi, ora si trovava a vivere sul filo del rasoio facendo il doppio giochista.

Era decisamente ironico.

Se solo James Potter non fosse esistito!

Se solo lui non fosse stato così debole da lasciarsi influenzare da Malfoy!

Se solo non fosse stato così bravo da attirare l’attenzione del Lord Oscuro!

Ma coi se non sarebbe andato da nessuna parte.

Sentì bussare alla porta e la piccola copia di James entrò nel suo studio.

-          È in ritardo signor Potter.

Avrebbe dovuto insegnarli l’Occlutomanzia, cosicché almeno lui potesse difendersi dal Lord.

Certo, non amava Harry Potter, troppo somigliante al padre, ma era pur sempre un suo studente e non avrebbe mai permesso che uno dei suoi studenti finisse nelle grinfie del Lord, non lui che ben sapeva di cosa quell’uomo fosse capace!

 

***

La lezione non era durata che un’ora, ma era sicuro che a Potter fosse sembrata interminabile.

Con un gesto del capo lo congedò e tornò a sedersi alla sua scrivania.

Ingenuo e stolto.

Non c’erano altre parole per descrivere sé stesso.

Come aveva potuto abboccare in quel modo?

Ancora ricordava il ribrezzo per le torture che i suoi compagni si divertivano ad infliggere, ogni volta che chiudeva gli occhi li rivedeva… i Potter, i Longbottom e molti, troppi altri visi si sommavano ai loro!

Com’era stato ingenuo!

Ed ora giocava col fuoco.

Se Lord Voldemort avesse scoperto che razza di doppiogiochista fosse l’avrebbe fatto eliminare in pochi istanti…

Chissà se si sarebbe preso egli stesso la briga di sistemarlo? Si domandò divertito. Poi chinò il capo, ancora immerso nel corso dei propri pensieri.

-          Professore?- lo chiamò una voce e solo allora si riscosse.

-          Che cosa c’è signor Malfoy?

-          Dovrebbe venire un attimo… nei corridoi si sta scatenando il finimondo!

Uscì di corsa dal suo ufficio e per poco un enorme drago argentato non lo investì.

-          Che diavolo?- domandò a bassa voce, ma fu sufficiente la risata argentina degli studenti e le urla della Umbridge a fargli capire che era uno scherzo dei ragazzi. Probabilmente dei due Weasley!

Sapeva che avrebbe dovuto arrabbiarsi, mettere fine a quel fracasso e tornare nel suo studio… eppure era così divertente vedere la Umbridge che si dimenava nel tentativo di “sedare quella rivolta multicolore”!

Un leggerissimo sorriso gli increspò le labbra, dopodiché si diresse di nuovo verso il suo ufficio, mentre il piccolo Malfoy lo guarda stralunato.

-          La nostra nuova Preside se la caverà.- sentenziò sarcastico e gli volse di nuovo le spalle.

Draco Malfoy… probabilmente la cosa più bella che Lucius avesse mai fatto!

Severus aveva sempre avuto un debole per quel ragazzo, ma non perché fosse figlio di suo padre (nonostante la stima quasi incrollabile che aveva provato nei confronti di quell’uomo), ma soprattutto perché era un ragazzo dolcissimo e delicatissimo e non lo sapeva.

La sua educazione aveva sempre avuto come punto focale la disperata ricerca del potere e questo lui, Severus Snape, lo aveva visto con i suoi occhi.

Non odiava Lucius. No. Non lo aveva mia odiato. Eppure gli si stringeva il cuore al ricordo di quel tenero fagottino biondo che zampettava per casa avvolto in uno dei suoi vestitini principeschi.

Ricordava benissimo la purezza di quello sguardo. Mai si era sentito così sporco e corrotto!

Probabilmente Lucius aveva provato la stessa gradevole sensazione, e da quel giorno l’educazione del rampollo della famiglia Malfoy era molto mutata e quello sguardo puro come l’acqua si era tramutato in uno specchio di ghiaccio.

Tale e quale a suo padre.

Tale e quale a sua madre.

Aveva sofferto nell’accorgersi di quella trasformazione, lenta ma irreversibile, e si era odiato per non aver potuto mettervi fine!

Eppure ora, in un certo senso, il destino gli stava dando una seconda opportunità, e lui era deciso a non sprecarla! Certo, Draco era oramai un ragazzino viziato, ma lui non gli avrebbe fatto mancare nulla… l’avrebbe trattato come il principino che era stato! E non per quegli occhi di ghiaccio! Non per quel profilo aguzzo! Non per la ricchezza della sua famiglia, né per il suo nome! Ma solo perché era un bambino a cui era stata rubata l’infanzia nel tentativo di farlo crescere troppo in fretta.

 

***

 

Quella notte il professor Snape, il capo della casa degli Slytherin, non riusciva proprio a prendere sonno quella notte.

Il suo sguardo vagava sugli scaffali ricolmi di pozioni, sulla scrivania piena di compiti da correggere e sull’armadio mezzo aperto.

Per un attimo gli balenò in mente l’idea di prepararsi una pozione per il sonno, ma la scacciò con un gesto infastidito.

Se l’avesse presa non sarebbe più stato lucido e lui voleva restare lucido! La lucidità e l’ingegno erano ben più che indispensabili nella situazione in cui si trovava.

Si alzò di malavoglia, indossò il lungo mantello scuro, controllò d’avere la bacchetta a portata di mano ed uscì.

 

Non sapeva dove stava andando, le sue gambe lo condussero prima fuori dal suo ufficio, poi fuori dai sotterranei, fuori dal castello ed infine fuori da Hogwarts.

 

Camminava trascinando i piedi, una leggerissima nuvoletta di polvere si alzava ad ogni suo passo mentre lui si dirigeva verso il nulla.

Il vento lo schiaffeggiava divertito, mentre percorreva le strade di Hogsmade, dalle vetrine le facce dei suoi compagni evasi ghignavano malefici.

Si fermò, come chiamato da una forza invisibile e si ritrovò a fissare il proprio riflesso in una vetrina.

L’abito scuro ondeggiava in maniera minacciosa e gli occhi scuri e penetranti avevano assunto un’espressione severa.

Quello che lui guardava era un uomo ferito e pericolosamente sull’orlo del tracollo.

La sua coscienza gridava, costretta dentro quel corpo che non le era più appartenuto da quando lui aveva deciso di marchiarlo con il simbolo della schiavitù.

Sì guardò ancora una volta nel luccichio sinistro della vetrina, poi tornò sui propri passi.

Non avrebbe ceduto, non quella sera.

 

 

 

 

Nachan: Nachyyyyyy *_________________*!!! Sono io che ti ringrazio tantissimo per le tue stupende fics che mi hanno fatto rivalutare di molto questi personaggi!!! Spero che la fic continuerà a picerti ^.- Un bacio!!!

Llada: Dai.. alla 1000000esima recensione ti regalo una maglietta autografata da me =PP!!! Scherzo! Grazie mille per il commento^^ Spero che le mie storie continuino a piacerti ^______-

  
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