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Autore: hotaru    22/11/2009    1 recensioni
Una vecchia signora, filosofa nell’animo, e una giovane donna dallo spirito combattivo.
Una alla fine, l’altra all’inizio di qualcosa.
“Devo continuare a respirare… domani, il sole sorgerà e chissà la marea cosa può portare...”
Perché la marea si alza e si abbassa di continuo: sta a noi decidere di seguirla o di aspettare ciò che vorrà portarci.
Intanto respira.
Terza classificata al contest "Dal Film alla Storia" indetto DarkRose86
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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3- Al sorgere del sole Al sorgere del sole


Secondo il medico, per essere un settimino era piuttosto grande.
Se lo aspettava più gracile, e si stava già chiedendo se far preparare l’incubatrice, quando lo vide.
Per avere sette mesi, era già un torello.
La madre se la sarebbe senza dubbio ricordata: non aveva memoria di una donna le cui prime parole al figlio fossero state: “Ecco, lo sapevo! I maschi ti fanno sgobbare fin da subito!”.
Comunque sembrava si fosse già innamorata del maschio in questione, quindi non c’erano problemi.
Il travaglio era stato relativamente breve, e il bambino era nato esattamente al sorgere del sole.
- È una cosa un po’ triste, secondo me – commentò l’amica – Mia nonna diceva che i bambini nati di mattina non vedranno mai un fantasma in vita loro -.
- Ma che peccato… - fu la risposta dell’esausta neomamma.
- Comunque con dei presupposti simili dovresti come minimo chiamarlo Febo! -.
Un’occhiata attonita dell’altra le fece subito puntualizzare: - È latino, Febo Apollo era il Dio del Sole! -.
- Ah… -.
Dopo lo shock della nascita e le prime cure degli infermieri, si era subito addormentato. Era così tranquillo che la madre gli aveva messo un paio di volte una mano sotto le narici, per assicurarsi che respirasse.
E c’era: leggero, silenzioso, quasi impalpabile. Il respiro di una nuova vita che si era fatta strada dalle acque.
- Beh, io ero accanto a te e non ho visto, ma quando ti si sono rotte le acque si è sentito uno “splash” amplificato dal pavimento: sembrava un’onda portata dalla marea! -.
Aveva sempre saputo che la sua amica faceva dello spirito gratuito nei momenti in cui era più felice, ma sperava sinceramente che stesse davvero scherzando.
Visto il posto in cui si trovavano, e il fatto che avesse voluto nascere proprio lì, le sarebbe piaciuto dargli un nome che avesse a che fare con il mare. Chissà se in italiano ce n’erano, però.
Avrebbe dovuto chiedere a sua nonna, non appena tornata a casa. Nella sua sterminata memoria ci dovevano essere migliaia di nomi collegati al mare, ne era certa.


* * *


Aveva deciso di vedere l’ultima alba della sua vita, il sorgere dell’ultimo sole.
Non era stato un problema alzarsi così presto: negli ultimi anni il sonno le era venuto a mancare sempre di più, cosicché dormiva soltanto poche ore per notte.
L’aria era così fresca, la strada silenziosa, le finestre chiuse. Guardandosi intorno, sembrava che fosse tutto nuovo: come se ad ogni alba il mondo si rinnovasse, dandoti ancora migliaia di possibilità.
Solo che a lei ne era rimasta soltanto una.
Dopo quella prima mezz’ora di luce, aveva aperto il cassetto e preso il flaconcino di sonniferi.
Tenendo il contenitore freddo e duro fra le dita, pensò che entro la sera di quello stesso giorno il suo corpo lo sarebbe stato altrettanto.
“Oh, beh” si disse “La salvia nel vaso non smetterà certo di crescere per questo!”
Stava giusto cominciando a tentare di aprirlo- sembrava fossero fatti apposta per rimanere chiusi per l’eternità- quando era squillato il telefono.
Posò il contenitore sul tavolo, interdetta, chiedendosi per un attimo se se lo fosse immaginato. Ma il telefono suonò di nuovo.
Alle sei di mattina?
D’accordo che le persone anziane dormono poco, ma chiamare ad un’ora simile le sembrava un po’ maleducato.
“Beh, comunque sono sveglia” pensò, andando a rispondere.
- Pronto, mamma? Mi spiace moltissimo telefonarti a quest’ora, ma avevo assolutamente bisogno di dirlo a qualcuno! – la donna fece un respiro profondo attraverso il ricevitore, prima di annunciare: - È nato! Il bambino di Federica! È un maschio! -.
- Ma… non era ancora presto…? – d’accordo che stava perdendo la memoria, ma non le sembrava che la nipote fosse già arrivata al nono mese.
- Infatti. È andata a trovare una sua amica, da qualche parte al mare, e stanotte sono cominciate le doglie. È nato mezz’ora fa, il birbante! Degno figlio di sua madre; quando ho sentito il telefono mi ha preso un colpo… -.
Lei non rispose. Mezz’ora fa…
- Quando è sorto il sole -.
- Eh? Sì, anche Federica ha detto qualcosa del genere… ma tu come fai a saperlo? Ti sei svegliata per vedere l’alba, per caso? -.
Stava per rispondere qualcosa di vago, ma la figlia non gliene lasciò il tempo.
- Comunque ti ho chiamato anche perché Federica aveva un messaggio per te: voleva sapere se esistono nomi il cui significato è legato al mare… -.
- Marino – rispose pronta.
- … a parte Marino. Non le piace -.
Nemmeno a lei, in fondo. Ma al momento non le veniva in mente altro.
- Devo controllare -.
- Ah, bene. Senti, dopo pranzo volevamo andare a trovarla: non sia mai che non veda mio nipote, e magari ci scappa pure un salto al mare… -.
Già. Figurarsi.
- … vieni anche tu, mamma? Così sfuggiamo al caldo e voi potrete discutere di nomi. Passiamo a prenderti? -.
Non era sicura che quel pomeriggio sarebbe stata sufficientemente lucida da attingere a tutta la sua memoria riguardante i nomi maschili. Oltretutto quella proposta sconvolgeva decisamente tutti i suoi piani.
Lei non avrebbe più dovuto trovarsi in questo mondo, quel pomeriggio.
- Dai, non lo vuoi vedere? Il tuo primo pronipote? Sei una bisnonna, ormai! -.
Questo le fece rilassare la mandibola, e aprire inconsciamente la bocca. Bisnonna. La vita era davvero andata tanto avanti da provocare simili cambiamenti? E dov’era stata lei, nel frattempo?
Non aveva mai conosciuto nemmeno una delle sue quattro bisnonne. Erano morte tutte prima che lei nascesse.
- Ehi, ci sei ancora? Non sarà troppo stancante, vedrai! Pensiamo di fermarci a cena da qualche parte, per festeggiare, e poi torneremo subito a casa. Forse faremo un po’ tardi, ma per una volta… per favore, vieni anche tu! -.
Leggermente frastornata da quell’inaspettato flusso di parole, ci mise un po’ prima di rispondere.
- Va bene. Vado a cercare il libro dei nomi -.
- Perfetto. Ci vediamo più tardi, allora! -.
Quando mise giù il ricevitore, il primo pensiero che la colpì fu che di onnipotente c’era ancora soltanto il Signore.


Non che avesse rinunciato al suo piano, sia chiaro. Le cose sarebbero potute solo peggiorare, per lei.
L’aveva rimandato, sperando che perlomeno per quel bambino dalla pelle già abbronzata e un ciuffo di capelli chiari in testa sarebbe andata diversamente.
Un po’ le somigliava. Aveva quel contrasto tra la pelle scura e i capelli biondicci che lei stessa aveva ereditato da sua nonna.
E non erano i vaneggiamenti di chi si sdilinquisce davanti a un neonato. L’avevano notato tutti, quando l’avevano visto.
La madre- sua nipote- aveva l’aria esausta, ma sembrava piuttosto soddisfatta del suo “torello”.
Lei sperava ardentemente che quel nomignolo avrebbe avuto vita breve.
Il nome, invece, era un problema ancora aperto: non aveva trovato nulla di soddisfacente, ma la neomamma sembrava essersi intestardita sul collegamento col mare. Sperava soltanto che alla fine non gli avrebbe messo un nome straniero, tanto per riuscire nel suo intento.
Non avrebbe sopportato un pronipote di nome “Douglas” o “Kai”. (*)
Anche se era così bello.


“… domani, il sole sorgerà
e chissà la marea cosa può portare…”




(*) Douglas significa “blu profondo” in gaelico, mentre Kai “mare” in hawaiano.
 



Terzo e ultimo capitolo di questa storia.
Ho visto che qualcuno che legge c'è, perciò mi farebbe piacere sapere che cosa ne pensate, in tutta sincerità. Insomma, almeno per sapere se è il caso che ne scriva altre, di originali, oppure no.

Grazie a lizzie83, che ha messo la storia nei Preferiti! Mi piacerebbe davvero conoscere la tua opinione!
   
 
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