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Autore: Kokky    22/11/2009    3 recensioni
Un mondo parallelo e antico, popolato da vampiri che si muovono nell'ombra e umani troppo ciechi sui nemici succhiasangue. L'esercito, i positivi e gli alchimisti sono gli unici che possono proteggere l'umanità da ciò che stanno bramando i vampiri...
Un'umana insicura. Due piccoli gemelli. Un vampiro infiltrato. Una squadra di soldati. Una signora gentile e un professore lunatico. Una bella vampira e il capo. Due Dannati. L'Imperatore e i suoi figli. Una dura vampira. E chi più ne ha più ne metta!
Di carne sul fuoco ce n'è abbastanza :)
Provare per credere!
Genere: Fantasy, Sovrannaturale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Positive Blood' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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88 – La Dieta del Consiglio

Dalle vetrate del castello s’intravedevano i lampi di una tempesta estiva. L’aria calda d’agosto, caratterizzata dall’afa, si era rinfrescata con la pioggia impetuosa e Juliet, più per abitudine che per altro, aveva indossato un vecchio scialle leggero, grigio azzurro.
Un tuono percorse l’aria plumbea, seguito da un altro fascio di luce che zigzagò fino a terra. Dopo quel rombo, la pioggia continuò a scendere flebilmente, attutendo i suoni e inzuppando il terreno.
Juliet, insieme a tutto il castello, rimase muta in quell’atmosfera estiva che si creava con gli acquazzoni e che era piena di stupore per la tempesta e di quiete estatica del creato, dopo tanta calura.
I passi di Gabriel, sempre più vicini, spezzarono il silenzio apparente in cui era calato il salone.
La donna si voltò verso di lui, con un sorriso leggero.
«Ho ricevuto notizie ottime, stamani», gorgogliò felice l’uomo, baciandola sulle labbra.
Si mosse nella sala ariosa e si sedette su un divanetto, attiguo alla parete di fronte alle grandi vetrate, per poi prendere una lettera dalla tasca dei pantaloni.
«Vieni, mia cara, mettiti seduta accanto a me. Qui c’è scritto che la Villa Bianca è stata svuotata: ogni positivo è adesso nella Cava», annunciò Gabriel, mentre la consorte lo raggiungeva sul divanetto.
«Favoloso! Era una delle ville più popolate, è un bene che il nostro infiltrato abbia svolto il suo lavoro perfettamente. Questo renderà felice i nostri ospiti e così potrai vantarti del tuo familiare, stasera», rispose lei con un ghigno soffice sul volto, acuta.
Adam apparteneva alla famiglia di Gabriel e, quindi, un suo successo donava più vigore alla causa perorata dal vampiro. Era stato proprio Gabriel a proporsi come guida nella lotta contro gli umani, era lui il capo dei vampiri, adesso.
Difatti, la società vampiresca era organizzata in famiglie. Ognuna di esse aveva un capofamiglia, o padre, che aveva iniziato la stirpe o aveva meritato quel ruolo di potere; gli umani tramutati divenivano sin da subito “familiari”, poiché chi li aveva trasformati li rendeva tali, infondendogli il proprio veleno e il proprio marchio. Ed era per questo che Violet, morsa da Gabriel, era diventata una Gray e così Adam stesso.
In quel momento, l’approvazione dei vampiri era molto importante e il successo dei Gray nella conquista della Villa Bianca, significava più potere nella mani di Gabriel.
«Dovrò far portare dei nuovi donatori per la festa», borbottò Juliet al consorte, ilare.
«Oh, sì. Saranno talmente felici e invidiosi che vorranno azzannare qualcuno, letteralmente», commentò lui.
Risero a lungo, uniti, mentre la pioggia scivolava sempre più lentamente, affievolendosi fino a scemare e a morire.

Era notte.
Spessi cirri neri coprivano la falce di luna incombente sulla valle, privando di quel chiarore il castello posizionato su un pendio lì vicino.
Forse per compensare quella mancanza, tutte le luci nel maniero erano accese, illuminando così l’interno sfarzoso e il circondario.
In uno dei saloni del castello, riuniti su divanetti bassi disposti a cerchio, dalle zampe di leone scure e laccate, vi stavano dei vampiri.
Gabriel e Juliet, i padroni di casa, sedevano su due scranni, controllando con lo sguardo tutta la sala.
Gli ospiti erano arrivati da poco e ora tacevano, aspettando l’inizio della Dieta. Avevano i volti bellissimi, dall’espressione innaturalmente immobile e vuota – i loro occhi rossi ricordavano biglie di vetro, con una piccola anima in fondo, quasi nascosta ed invisibile; i corpi rigidi e freddi emanavano un aroma ghiacciato, invitante per gli umani, e avevano le fattezze di membra scolpite nel marmo. Pur essendo differenti nei tratti somatici e nel colore della pelle, quei vampiri avevano qualcosa in comune, l’appartenenza a una stessa specie era percepibile, quasi tangibile, e... possedevano un’aura di potenza particolare e rara. Il carisma delle loro presenze era forte e possente.
Juliet, spezzando il silenzio con voce volutamente sensuale, annunciò che la Dieta poteva iniziare.
Gli altri la osservarono e annuirono, con sazia accondiscendenza. Ai loro piedi c’erano già delle macchie di sangue, residui d’un banchetto da poco avvenuto.
Gabriel s’alzò dal proprio scranno, prendendo la parola in qualità di Presidente: «Benvenuti. Siete giunti qui per discorrere sull’ultima fase del nostro piano, cosicché tutto andrà per il meglio. Certamente avete già saputo dai vostri familiari che la conquista procede ottimamente», disse Gabriel, muovendo sinuosamente le mani, ad accompagnare il proprio discorso con i gesti.
«Rimangono cinque ville di cui impossessarsi e poi avremo la vera battaglia. L’Imperatore non ha quasi più fiato – il suo tenero collo scuro è circondato da un cappio e lo sa, ma non è a conoscenza di quando dovrà saltare e la corda gli si stringerà alla carne, spezzandogli le ossa».
Juliet annuì e fece un sorriso: dalla sua bocca rosea sporgevano dei canini appuntiti, segno di famelica cupidigia. Insieme agli altri vampiri ognuno si mostrava per ciò che era, e quindi i “superiori” presenti avevano gli occhi rossi come i loro comuni simili.
Gabriel mosse il pugno serrato, attirando l’attenzione silente degli altri vampiri. Ognuno di loro rappresentava una nobile famiglia vampiresca: molti erano capofamiglia, altri – i più anziani – erano stabili membri del Consiglio. Tra di essi c’era il conte Aaron, vecchio amico dei Gray e sostenitore di Gabriel.
Accanto a lui sedeva Armelia, sua familiare e capofamiglia dei Liddell. La sua espressione dura ora era più inumana che mai, forse perché accanto ai propri simili poteva mostrare ciò che era, rendendo ancora più freddi gli occhi scarlatti e serrando le labbra carnose in una smorfia ghiacciata.
«Le cinque ville rimaste formano un cerchio attorno ad Alesia. Sono le più protette e le più popolate, ma vi assicuro che la conquista andrà perfettamente, come prestabilito, e quindi mancherà un solo, ultimo passo per avere il nostro... Impero», concluse Gabriel con compiacenza.
Allora nel salone non ci fu che silenzio.
Nessuno voleva prendere la parola per primo, esponendosi al giudizio feroce degli altri – come se questo li rendesse vulnerabili, con tanto di giugulare ben in vista, pronta ad essere morsa.
Il conte Aaron spezzò quell’atmosfera incerta che, seppur silenziosa, aveva un brusio di sottofondo non percepibile con le orecchie, ma visibile negli sguardi che i vampiri si scambiavano.
«Fino a qui tutto appare folgorante – e sarà facile, per noi, riuscire in quest’impresa –, quindi l’appoggio che ho donato alla famiglia Gray, e che voi tutti avete seguito, non è stato infruttuoso. La reticenza passata nel rivelarci così potenti e predominanti nel mondo è stata combattuta dal capofamiglia Gray e, infine, aveva davvero ragione in questo, perciò complimenti. Tra breve festeggeremo la nostra era», si congratulò il conte, annuendo seccamente col capo scuro.
Non tutti, in quella sala, erano così lieti che il piano stesse andando bene. Per carità, controllare Aiedail era qualcosa d’unico e allettante, ma alcune famiglie avevano deciso, secoli prima, che ciò che stava facendo Gabriel era una follia... e adesso il vampiro aveva avuto successo.
L’odio e il disprezzo, celati dietro un sorriso sornione, erano ancora presenti e forti nei loro corpi induriti dal gelo dell’eternità.
Quel sentimento corroborante e antico avrebbe potuto far nascere una congiura, se non che la prospettiva di un mondo dominato da vampiri acquietava gli animi e i conflitti. Gabriel traeva beneficio anche da questo.
Un vampiro, seduto a sinistra rispetto a Juliet e il consorte, batté il proprio bastone d’ottone. Era Isaac Craigavon, anziano del Consiglio dal naso aquilino e lo sguardo truce. Impugnava la propria verga dal manico a forma sferica, mentre la sua voce rauca e aspra s’espanse per il salone: «Siffatta vittoria preannunciata ammoscia la nostra aura – non è abbastanza per incutere terrore, ci rende immortali che giocano con troppa superficialità. Propongo di stringere ancora di più la morsa, strappare la carne e far bruciare le ferite, in grande stile! Gli umani non oseranno più intralciarci, allora, né ridicolmente tenteranno d’ucciderci. Distruggendoli e disperdendoli, rimarremo incontrastati... abbiamo bisogno di un gesto eclatante».
Serrò gli occhi rossi dalla pupilla allungata e fece una smorfia, battendo nuovamente il bastone sul pavimento.
Vi fu un assenso fra i vampiri: amavano un po’ di teatralità scenica.
Fu proprio dopo quel discorso che la porta del salone venne spalancata con un tonfo e una risatina cordiale invase quello spazio racchiuso e pieno di luce. Quel suono riecheggiò – e aveva un tono sinistro, qualcosa che ad un umano avrebbe fatto accapponare la pelle – ancora un po’.
Tutti quanti si erano voltati verso l’apertura e adesso la fissavano, studiando il nuovo arrivato con un’espressione di muto sconcerto.
*









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Siano fatti sacri i vampiri! *_*
Comunque grazie a:
mikybiky: Ahahah, poveretta Armelia, è così buona e dolce **, come puoi xDD... povero anche Adam(a)... e vabbè, ogni cosa finisce ç_ç Grazie!
Liz: Grazie shore miaaaa! Certo che loro lavorano ancora insieme, sono compagni per la vita, ti pare XD... almeno quei due. Uhhh, thanks (L)
Cloddy: Giuro che farò tornare Adam cattivo solo per far smettere sti soprannomi affettuosi è_é Non è un tuo trip mentale, è quello che sta per avvenire XD. Evviva Lisaaa! (io l'adoro, è una donnina forte e dolce)... e beh, per me va bene, comprati un orsetto e chiamalo Logan, mi fa solo piacere <3 Grazieee.

A presto, Kò
   
 
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