Capitolo 6
“Choji, da quant’è che
quel tipo mi sta seguendo?” chiese Sasuke a bassa voce.
Lo shinigami lo osservò
imbronciato. Il suo cattivo umore era dovuto al fatto che l’Uchiha gli aveva
vietato di mangiare patatine fuori dalla camera, conscio del fatto che sarebbe
sembrato quantomeno strano, vedere dei pacchetti che fluttuavano in aria
da soli.
“Da un paio di giorni.”
Ovviamente lui se n’era già accorto, anche se si
era premurato di non dire nulla. Era più divertente vedere come se la cavava
l’umano. Inoltre se gli avesse raccontato tutto, non avrebbe più avuto bisogno
di lui e avrebbe potuto dire addio alle delizie che solo Sasuke gli offriva.
“Avresti potuto avvertirmi.”
“Gli shinigami non sono
tenuti a comunicare informazioni agli umani.”
Lui, però, era tenuto a procurargli costantemente
patatine; finché avesse avuto bisogno di lui, ovvio. Si era già attivato per
cercare di scovare un sistema per uccidere Choji,
peccato che quest’ultimo sembrasse immortale.
L’individuo, presumibilmente un poliziotto, doveva
essere davvero molto bravo nei pedinamenti. Peccato che lui lo fosse di più.
C’era soltanto una cosa che lo turbava al momento. Non riusciva a capire come
fossero arrivati così in fretta a lui. Non c’era la minima possibilità che
scoprissero la sua era identità, ma già il fatto di essere un sospettato,
significava che qualcosa nelle indagini si stava smuovendo. Probabilmente per
colpa di S.
La prima mossa che lui avrebbe effettuato, dopo
aver scoperto che venivano utilizzati gli archivi per scoprire i nomi dei
criminali da uccidere, sarebbe stato mettere degli agenti alle calcagna dei
famigliari dei federali. S doveva averla pensata come lui. Gli dispiaceva un
po’. Dopotutto il pedinatore, che non faceva altro che eseguire degli ordini,
sarebbe morto. Non poteva permettere che qualcuno scoprisse il suo segreto, a
costo di uccidere degli innocenti. Il suo piano veniva prima di tutto e questo
piano prevedeva la sconfitta di S. Era come una partita a scacchi. La polizia
aveva fatto una mossa.
Naturalmente, lui aveva elaborato una contromossa
nel momento stesso in cui si era accorto di essere tallonato.
Tornato a casa, dopo la passeggiata, si rifugiò in
camera sua, dove, dopo aver giustiziato i consueti cento criminali, prese in
mano il telefono e compose un numero che credeva che mai gli sarebbe servito.
Ricordava ancora il giorno in cui lei glielo aveva dato.
Una figura si stava pericolosamente avvicinando a
lui, probabilmente intenzionata a parlargli. Purtroppo il luogo in cui si
trovava, ovvero il centro di una strada, gli rendeva impossibile evitarla.
”Sas’ke-kun, caso mai
volessi prendere qualcosa insieme a me, possiamo vederci!”
Dopo aver detto ciò, la ragazza dai buffi capelli
rosa, appoggiato lo zaino per terra, si chinò su di esso, in cerca di una penna
e di un foglietto. Dopo essere riuscita nell’impresa, scrisse velocemente una
sequela di numeri, e la infilò nello zaino di Sasuke.
“Quello era il mio numero!” gli disse sorridente.
Sakura Haruno era sempre stata tra le ragazze che
gli tendevano qualche agguato due giorni sì e uno no.
“Mh.”
Quel foglietto era rimasto in un angolo del suo
zaino, dimenticato da tutti, fino a quel momento. In quel preciso istante si
trovava sulla scrivania dove aveva svolto il compito da lui preposto, ovvero
ricordare al freddo Sasuke Uchiha, che una ragazza per nulla fredda voleva a
tutti i costi uscire con lui. Come tutte le altre d’altronde. Lei, però, aveva
qualcosa di diverso. Lei, alla fine, ci sarebbe uscita, con lui.
“Pronto?”
“Sakura, sono Sasuke…” gli riusciva davvero difficile
mantenere un tono cordiale.
”Sei tu Sas’ke-kun? Allora ti
sei ricordato che volevo uscire con te! Sono davvero contenta
che tra tutte le ragazze…” Sasuke la interruppe
prima che il suo discorso iniziasse a diventare un monologo eterno. Come faceva a sapere che le aveva telefonato per proporle un
appuntamento? Stava già per cambiare idea, ma per la riuscita del suo piano, si
trattenne dal chiudere la telefonata.
“Sì. Volevo chiederti se domani vuoi venire al
luna park.”
Le fece la domanda, che suonava più come un
ordine, senza una particolare intonazione, ma per lei fu come se gliel’avesse
chiesto nel tono più dolce e gentile possibile.
“Certamente! Sapessi come mi fa felice…”
“Ci vediamo alle otto domani mattina davanti alla
fermata dell’autobus che porta a Tokyo est.”
Dopo averla informata sul luogo di ritrovo, le
riattaccò in faccia il telefono, senza darle il tempo di ribattere.
Dopo la chiamata, iniziava la seconda parte del
suo piano. Aveva bisogno di un criminale che era risaputo vivere nelle zone di
Tokyo, così da poterlo manovrare.
Leggendo le regole del Death Note, aveva scoperto
due cose fondamentali, a cui, precedentemente, non aveva prestato molta
attenzione. Si era reso conto di poter controllare, nel periodo precedente alla
loro morte, le azioni dei malviventi, ma non poteva obbligarli a compiere degli
atti che andavano oltre i limiti umani. Non era in grado, quindi, di chiedere
ad un ricercato che si trovava in un carcere di massima sicurezza, di andare a
bere un caffè in centro. Quella rivelazione, limitava
di molto la sua sfera d’azione. Non importava, ad ogni modo. Sarebbe comunque
riuscito nei suoi intenti. Non era il tipo di persona che si faceva bloccare da
degli ostacoli insignificanti.
“Sasuke, mi dici cosa vuoi fare?”
Choji, dopo aver ascoltato la chiamata che aveva fatto, aveva iniziato a
provare curiosità nei confronti del piano di Sasuke.
“No.”
“Sasuke…”
“No.”
“Veramente volevo chiederti se andavi a prendermi
un altro pacco di patatine.”
Al limite dell’esasperazione, scese a prendere il
nutrimento che ormai era diventato come una droga per lo shinigami.
Quella sera era particolarmente di buon umore, perché era sicuro che S sarebbe
uscito sconfitto da quella guerra.
Il suo piano era infallibile e, secondo i suoi
calcoli, presto anche lui, il più grande degli ostacoli, sarebbe caduto.
Dopodiché la strada sarebbe stata tutta in discesa. Grazie al suo potere
avrebbe ripulito il mondo e instaurato le sue leggi.
Il mattino seguente, si alzò in anticipo per
definire gli ultimi dettagli. La sera prima, dopo diverse ricerche, era
riuscito a trovare la persona che faceva al caso suo. Un criminale in libertà
vigilata che si trovava, senza ombra di dubbio, nella città.
Strappò un frammento di pagina dal quaderno e lo
ripose nella tasca, sicuro che dopo gli sarebbe servito.
“Io posso restare qui a mangiare patatine?”
“No.”
La faccia di Choji
cambiò espressione repentinamente. In uno scatto di rabbia portò la mano al suo
Death Note, ma Sasuke non si preoccupò. Non era
difficile da calmare.
“Se vieni con me, dopo te
ne prendo due, di pacchi.”
“Allora va bene.”
Detto quello, gli spiegò il compito che lui
avrebbe dovuto avere in quella faccenda. All’inizio sembrò leggermente
contrariato, ma alla promessa di un terzo pacchetto aggiuntivo, accettò di buon
grado.
All’orario prestabilito, Sasuke si fece trovare
alla fermata del pullman, dove, un’impaziente Sakura, lo aspettava già da
mezz’ora.
“Forse, sono arrivata un po’ in anticipo.”
Affermò, arrossendo vistosamente.
“Forse.”
Il fatto che le avesse concesso un appuntamento
non significava che avrebbe ascoltato ciò che aveva da dire e che l’avrebbe
degnata di una risposta di una lunghezza accettabile.
L’autobus arrivò con qualche minuto di ritardo.
Tempo che gli bastò per controllare se fosse stato seguito anche quella
mattina. Dopo aver ottenuto dallo shinigami la
conferma che insieme a loro vi era l’agente dell’altro giorno, Choji era diventato più disponibile dopo la promessa
fattagli dall’Uchiha, Sasuke salì, insieme a Sakura, sul pullman, andandosi a
sedere in fondo, proprio nel posto centrale. Il pedinatore si era sistemato
giusto un sedile davanti a lui, per poterlo tenere meglio d’occhio. Dopo che
tutti coloro che erano presenti alla fermata furono saliti, l’autista richiuse
le porte e partì.
“Sas’ke, davvero non so come ringraziarti per
questa giornata!”
Kira, concentrato sul suo piano, non prestava la minima attenzione
all’Haruno. Ormai mancavano pochi minuti e avrebbe potuto godersi lo
svolgimento dei fatti che lui stesso aveva programmato. Dopo poco, però,
cercando di sembrare il più naturale possibile, cosa che gli riusciva oltremodo
bene, iniziò una conversazione. In quel modo sarebbe sembrato ignaro ai fatti
che di lì a poco sarebbero successi. Dalle informazioni che a volte suo padre
si lasciava scappare, la polizia non sapeva che lui poteva manovrare le
persone, tanto meno che poteva scegliere la causa della loro morte, quindi non
avrebbero mai potuto sospettare di lui. Erano convinti che potesse uccidere
solo tramite attacco cardiaco e quella mancanza di informazioni sarebbe costata
cara a tutti loro.
“Dove vuoi andare, una volta arrivati?”
Appena ebbe pronunciato queste parole, vide
l’agente muoversi impercettibilmente. Si era messo in ascolto. Non avrebbe
sentito niente d’importante, comunque.
“Allora, quand’è che dovrei agire?”
Impossibilitato a rispondergli, Sasuke ignorò la
domanda, conscio del fatto che al momento opportuno,
se ne sarebbe reso conto.
“… poi potremmo anche prenderci un gelato! Che ne dici?”
Non avendo seguito neanche la metà del suo
discorso, non poté risponderle altro che un freddo sì, che lei sembrò in ogni
caso gradire.
Spostò, senza farsi notare,
lo sguardo verso l’orologio. Ormai era questione di secondi.
Infatti, poco dopo, un albino seduto ai primi
posti, di cui l’Uchiha conosceva nome e cognome, si alzò di scatto e,
tirando fuori una pistola dalla tasca interna della giacca, intimò all’autista
di continuare a guidare, dichiarando che quello era un sequestro.
A quel punto, Sakura lanciò un grido.
“Gridate, gridate! La vostra
paura è gioia, per me!”
Il criminale, nel pieno della sua follia,
continuava a parlare, evidentemente da solo. I passeggeri erano terrorizzati.
Lui sembrava godere del loro terrore, anzi,
minacciandoli con la pistola li incitava a continuare.
“Sommo Jashin, adesso ti sacrificherò tutti questi
eretici, perché io sono un tuo fedele seguace!”
Il suo sguardo sembrava totalmente al di fuori
della normalità. Con gli occhi rivolti verso l’alto e un terribile sorriso a
deformargli le labbra, continuava ad assicurare a Jashin che tutti
sarebbero morti in suo nome.
“Li farò soffrire,
vedrai! Io so che a te piace così!”
Sakura aveva iniziato a singhiozzare e non
riusciva a trattenere le lacrime, che sgorgavano copiose.
Sasuke, seguendo il suo piano, tirò fuori un pezzo
di carta, su cui scrisse velocemente alcune parole, mostrandole all’Haruno,
attento a due particolari: che quest’ultima non toccasse il pezzo di carta e
che l’agente si accorgesse di ciò che stava facendo.
Sul foglio le aveva scritto di non preoccuparsi e
che ci avrebbe pensato lui a tirarla fuori da quella situazione. Dopo averlo
letto, la ragazza, pur non smettendo di piangere, si calmò in maniera evidente.
Come da copione, l’agente si accorse di ciò che
era appena avvenuto alle sue spalle, così, voltandosi di una frazione di
millimetro gli bisbigliò: “Non fate nulla, altrimenti potrebbe uccidervi.”
“Come faccio a sapere che tu non sei un suo
complice?”
Aveva centrato il bersaglio. A quel punto,
l’agente fu costretto a mostrargli il suo distintivo. Secondo quest’ultimo, il
suo nome era Shino Aburame.
Ovviamente l’Uchiha sapeva, grazie alle
informazioni che suo padre si era lasciato scappare durante la cena, l’unico
momento in cui si trovava in casa, che S aveva proposto di falsificare i loro
documenti, ma, a quel punto, per lui non era importante conoscere il suo nome.
Gli bastava avere la certezza assoluta che lui era la persona che lo stava
pedinando. Lo shinigami avrebbe potuto benissimo aver
mentito.
Annuì impercettibilmente e fece per rimettere in
tasca il frammento di carta, in modo che il sequestratore se n’accorgesse.
“Ehi tu! Fammi vedere quel fottuto foglietto!”
Detto ciò gli si parò davanti e glielo strappò
dalle mani. Dopo averlo letto glielo tirò addosso e, avvicinandosi ulteriormente
a lui gridò: “Cosa cazzo volevi fare, eh?”
Gli puntò la pistola contro, ma Sasuke sapeva che
non lo avrebbe ucciso.
Infatti, non fece neanche in tempo ad alzare lo
sguardo che un’esclamazione di sorpresa uscì dalla sua bocca.
Colui che toccava il Death Note, anche se non lo
possedeva, poteva vedere lo shinigami a cui era
appartenuto.
Vedendo una
figura, evidentemente non umana, apparsa dal nulla davanti a lui, esclamò:
“Jashin! Sei tu?”
Choji, comprendendo che era il suo momento, iniziò a parlare.
“Ovvio, Hidan. Chi dovrei
essere, altrimenti?”
I passeggeri, sempre più terrorizzati, osservavano
il delirio del pazzo che, a loro parere, poiché non potevano vedere lo shinigami, stava parlando da solo.
“Jashin sama! Perdonami
per non averti riconosciuto. In compenso ti sacrificherò tutti questi eretici!”
Choji, che voleva tagliare corto, dal momento che voleva andare a mangiare
le sue patatine, gli spiegò la situazione senza tanti giri di parole.
“Non m’interessano loro. L’importante è che uccidi
quell’individuo. E voglio che tu lo faccia in fretta.”
Così dicendo, indicò l’agente. Hidan era
evidentemente stupito, ma non poteva controbattere al volere di Jashin, così,
non facendoselo ripetere due volte, punto l’arma alla tempia di Shino Aburame.
Quest’ultimo, seppure conscio che la sua vita sarebbe terminata entro pochi
secondi, non fece il minimo movimento. Nessuno si azzardò a fermare il gesto di
quel pazzo. Solo Sakura fece per sporgersi verso di lui, ma fu trattenuta per
un braccio dall’Uchiha. Senza fare una piega Hidan premette il grilletto e il
corpo del poliziotto si accasciò sul sedile privo di vita, per poi cadere per
terra, trascinato dal peso del busto inclinato in avanti.
“Voi, schifosi
eretici, ringraziate il sommo Jashin! Siete vivi
soltanto perché lui non vuole le vostre miserabili vite!”
“Ora scendi dall’autobus.”
Choji ripeteva a menadito ciò che Sasuke gli aveva ordinato di dire e Hidan
eseguiva alla lettera ciò che Choji gli diceva. Così,
dopo aver obbligato l’autista a fermare il pullman scese velocemente e si
allontanò, senza notare minimamente l’auto che stava passando in quel preciso
istante e che lo investì in pieno.
“Sasuke!”
Sakura, tra le lacrime lo chiamava. La pozza di
sangue sotto il corpo di Shino Aburame, si era allargata fino a toccare i suoi
piedi e adesso lei era in preda ad una crisi isterica.
“Non preoccuparti.”
Questa volta le parole dell’Uchiha non sortirono
l’effetto sperato. Infatti lei si stava preoccupando
eccome.
“Allora, adesso mi devi tre pacchetti di
patatine.”
“D’accordo.”
Nel caos che era seguito all’incidente, nessuno si
sarebbe accorto di quella piccola parola mormorata allo shinigami.
Dopo essere tornato a casa, Choji
gli chiese il motivo di quella messa in scena. Non ci arrivava da solo che
tutto era stato architettato per la morte del poliziotto?
“Potevamo fare lo scambio degli occhi!”
“Cioè?”
“Donando la metà della tua vita, potresti avere i
miei occhi, in modo da poter vedere il vero nome di chiunque.”
Dopo averci riflettuto per qualche minuto,
sicuramente, in futuro, un’abilità del genere gli sarebbe servita, arrivò alla
sua conclusione. Avrebbe ottenuto il suo scopo con altri mezzi. Sarebbe stato
lui a decidere come aumentare il suo potere, non si sarebbe fatto suggerire da
altri un metodo per accedervi facilmente.
Non capiva neanche perché gli avesse fatto quella
proposta.
“Puoi tenerteli.”
Fine sesto capitolo!
Ed ecco a voi un capitolo di una lunghezza
accettabile!^^
LoLe_Sora_Chan: sono
contenta che la storia ti piaccia e che trovi i personaggi azzeccati! Anche a
me, appena ho pensato a Light, è subito venuto in mente Sasuke!^^
Spero che questo capitolo ti piaccia! Al prossimo!
Ciao ciao!!^^
Sakuchan_94: ciao neechan!^^ Scusa da subito per la risposta corta, ma vado di
frettissima!-.-
Che dire? Io adoro le tue maxi recensioni!
Non è che cerchi su Gughel un modo per scriverle
così lunghe? Sai magari attraverso uno spain
off... Ehm...
Sono contenta che ti piaccia e scusa di nuovo per la
cortezza della risposta!.-.
Ciao ciao!!^^
Selfish: ciao!
Sono contenta che ti piaccia!^^ Ma non preoccuparti.-.
Nella mia storia Shikamaru resta vivo e vegeto perché
l’ho fatta terminare prima! Quindi non ci saranno Matt, Mello
e Near._.
Comunque spero che ti piaccia!^^
Ciao ciao!!^^
Grazie a chi ha messo la storia tra i preferiti e tra
le seguite!^^
Ja ne,
Nihal