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Autore: Nihal    23/11/2009    2 recensioni
Come si può notare dal titolo, la trama sarà quella di Death Note (solo una parte), ovviamente con i personaggi di Naruto!
Sasuke Uchiha è uno studente brillante, ma annoiato. Durante una giornata di scuola, trova un quaderno che provoca la morte delle persone. Basta scrivere sopra il loro nome…
Il suo sguardo, però, fu attirato da un piccolo oggetto situato dietro ad un cespuglio. Raccogliendolo, si rese conto che doveva trattarsi di quel quaderno che era stato buttato giù dalla finestra quella mattina. Fece per buttarlo di nuovo a terra, quando la scritta sulla copertina, attirò la sua attenzione. Gli sembrò davvero una trovata insulsa. Chi mai avrebbe chiamato il proprio quaderno Death Note?
Prima classificata all'Anime Contest indetto da ValeHina e vincitrice del premio attinenza
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Choji Akimichi, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Shikamaru Nara, Shino Aburame
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Capitolo 6

Capitolo 6

 

Choji, da quant’è che quel tipo mi sta seguendo?” chiese Sasuke a bassa voce.

Lo shinigami lo osservò imbronciato. Il suo cattivo umore era dovuto al fatto che l’Uchiha gli aveva vietato di mangiare patatine fuori dalla camera, conscio del fatto che sarebbe sembrato quantomeno strano, vedere dei pacchetti che fluttuavano in aria da soli.

“Da un paio di giorni.”

Ovviamente lui se n’era già accorto, anche se si era premurato di non dire nulla. Era più divertente vedere come se la cavava l’umano. Inoltre se gli avesse raccontato tutto, non avrebbe più avuto bisogno di lui e avrebbe potuto dire addio alle delizie che solo Sasuke gli offriva.

“Avresti potuto avvertirmi.”

“Gli shinigami non sono tenuti a comunicare informazioni agli umani.”

Lui, però, era tenuto a procurargli costantemente patatine; finché avesse avuto bisogno di lui, ovvio. Si era già attivato per cercare di scovare un sistema per uccidere Choji, peccato che quest’ultimo sembrasse immortale.

L’individuo, presumibilmente un poliziotto, doveva essere davvero molto bravo nei pedinamenti. Peccato che lui lo fosse di più. C’era soltanto una cosa che lo turbava al momento. Non riusciva a capire come fossero arrivati così in fretta a lui. Non c’era la minima possibilità che scoprissero la sua era identità, ma già il fatto di essere un sospettato, significava che qualcosa nelle indagini si stava smuovendo. Probabilmente per colpa di S.

La prima mossa che lui avrebbe effettuato, dopo aver scoperto che venivano utilizzati gli archivi per scoprire i nomi dei criminali da uccidere, sarebbe stato mettere degli agenti alle calcagna dei famigliari dei federali. S doveva averla pensata come lui. Gli dispiaceva un po’. Dopotutto il pedinatore, che non faceva altro che eseguire degli ordini, sarebbe morto. Non poteva permettere che qualcuno scoprisse il suo segreto, a costo di uccidere degli innocenti. Il suo piano veniva prima di tutto e questo piano prevedeva la sconfitta di S. Era come una partita a scacchi. La polizia aveva fatto una mossa.

Naturalmente, lui aveva elaborato una contromossa nel momento stesso in cui si era accorto di essere tallonato.

Tornato a casa, dopo la passeggiata, si rifugiò in camera sua, dove, dopo aver giustiziato i consueti cento criminali, prese in mano il telefono e compose un numero che credeva che mai gli sarebbe servito. Ricordava ancora il giorno in cui lei glielo aveva dato.

 

Una figura si stava pericolosamente avvicinando a lui, probabilmente intenzionata a parlargli. Purtroppo il luogo in cui si trovava, ovvero il centro di una strada, gli rendeva impossibile evitarla.

”Sas’ke-kun, caso mai volessi prendere qualcosa insieme a me, possiamo vederci!”

Dopo aver detto ciò, la ragazza dai buffi capelli rosa, appoggiato lo zaino per terra, si chinò su di esso, in cerca di una penna e di un foglietto. Dopo essere riuscita nell’impresa, scrisse velocemente una sequela di numeri, e la infilò nello zaino di Sasuke.

“Quello era il mio numero!” gli disse sorridente.

Sakura Haruno era sempre stata tra le ragazze che gli tendevano qualche agguato due giorni sì e uno no.

Mh.”

 

Quel foglietto era rimasto in un angolo del suo zaino, dimenticato da tutti, fino a quel momento. In quel preciso istante si trovava sulla scrivania dove aveva svolto il compito da lui preposto, ovvero ricordare al freddo Sasuke Uchiha, che una ragazza per nulla fredda voleva a tutti i costi uscire con lui. Come tutte le altre d’altronde. Lei, però, aveva qualcosa di diverso. Lei, alla fine, ci sarebbe uscita, con lui.

“Pronto?”

“Sakura, sono Sasuke…” gli riusciva davvero difficile mantenere un tono cordiale.

”Sei tu Sas’ke-kun? Allora ti sei ricordato che volevo uscire con te! Sono davvero contenta che tra tutte le ragazze…” Sasuke la interruppe prima che il suo discorso iniziasse a diventare un monologo eterno. Come faceva a sapere che le aveva telefonato per proporle un appuntamento? Stava già per cambiare idea, ma per la riuscita del suo piano, si trattenne dal chiudere la telefonata.

“Sì. Volevo chiederti se domani vuoi venire al luna park.”

Le fece la domanda, che suonava più come un ordine, senza una particolare intonazione, ma per lei fu come se gliel’avesse chiesto nel tono più dolce e gentile possibile.

“Certamente! Sapessi come mi fa felice…”

“Ci vediamo alle otto domani mattina davanti alla fermata dell’autobus che porta a Tokyo est.”

Dopo averla informata sul luogo di ritrovo, le riattaccò in faccia il telefono, senza darle il tempo di ribattere.

Dopo la chiamata, iniziava la seconda parte del suo piano. Aveva bisogno di un criminale che era risaputo vivere nelle zone di Tokyo, così da poterlo manovrare.

Leggendo le regole del Death Note, aveva scoperto due cose fondamentali, a cui, precedentemente, non aveva prestato molta attenzione. Si era reso conto di poter controllare, nel periodo precedente alla loro morte, le azioni dei malviventi, ma non poteva obbligarli a compiere degli atti che andavano oltre i limiti umani. Non era in grado, quindi, di chiedere ad un ricercato che si trovava in un carcere di massima sicurezza, di andare a bere un caffè in centro. Quella rivelazione, limitava di molto la sua sfera d’azione. Non importava, ad ogni modo. Sarebbe comunque riuscito nei suoi intenti. Non era il tipo di persona che si faceva bloccare da degli ostacoli insignificanti.

“Sasuke, mi dici cosa vuoi fare?”

Choji, dopo aver ascoltato la chiamata che aveva fatto, aveva iniziato a provare curiosità nei confronti del piano di Sasuke.

“No.”

“Sasuke…”

“No.”

“Veramente volevo chiederti se andavi a prendermi un altro pacco di patatine.”

Al limite dell’esasperazione, scese a prendere il nutrimento che ormai era diventato come una droga per lo shinigami. Quella sera era particolarmente di buon umore, perché era sicuro che S sarebbe uscito sconfitto da quella guerra.

Il suo piano era infallibile e, secondo i suoi calcoli, presto anche lui, il più grande degli ostacoli, sarebbe caduto. Dopodiché la strada sarebbe stata tutta in discesa. Grazie al suo potere avrebbe ripulito il mondo e instaurato le sue leggi.

Il mattino seguente, si alzò in anticipo per definire gli ultimi dettagli. La sera prima, dopo diverse ricerche, era riuscito a trovare la persona che faceva al caso suo. Un criminale in libertà vigilata che si trovava, senza ombra di dubbio, nella città.

Strappò un frammento di pagina dal quaderno e lo ripose nella tasca, sicuro che dopo gli sarebbe servito.

“Io posso restare qui a mangiare patatine?”

“No.”

La faccia di Choji cambiò espressione repentinamente. In uno scatto di rabbia portò la mano al suo Death Note, ma Sasuke non si preoccupò. Non era difficile da calmare.

“Se vieni con me, dopo te ne prendo due, di pacchi.”

“Allora va bene.”

Detto quello, gli spiegò il compito che lui avrebbe dovuto avere in quella faccenda. All’inizio sembrò leggermente contrariato, ma alla promessa di un terzo pacchetto aggiuntivo, accettò di buon grado.

All’orario prestabilito, Sasuke si fece trovare alla fermata del pullman, dove, un’impaziente Sakura, lo aspettava già da mezz’ora.

“Forse, sono arrivata un po’ in anticipo.” Affermò, arrossendo vistosamente.

“Forse.”

Il fatto che le avesse concesso un appuntamento non significava che avrebbe ascoltato ciò che aveva da dire e che l’avrebbe degnata di una risposta di una lunghezza accettabile.

L’autobus arrivò con qualche minuto di ritardo. Tempo che gli bastò per controllare se fosse stato seguito anche quella mattina. Dopo aver ottenuto dallo shinigami la conferma che insieme a loro vi era l’agente dell’altro giorno, Choji era diventato più disponibile dopo la promessa fattagli dall’Uchiha, Sasuke salì, insieme a Sakura, sul pullman, andandosi a sedere in fondo, proprio nel posto centrale. Il pedinatore si era sistemato giusto un sedile davanti a lui, per poterlo tenere meglio d’occhio. Dopo che tutti coloro che erano presenti alla fermata furono saliti, l’autista richiuse le porte e partì.

“Sas’ke, davvero non so come ringraziarti per questa giornata!”

Kira, concentrato sul suo piano, non prestava la minima attenzione all’Haruno. Ormai mancavano pochi minuti e avrebbe potuto godersi lo svolgimento dei fatti che lui stesso aveva programmato. Dopo poco, però, cercando di sembrare il più naturale possibile, cosa che gli riusciva oltremodo bene, iniziò una conversazione. In quel modo sarebbe sembrato ignaro ai fatti che di lì a poco sarebbero successi. Dalle informazioni che a volte suo padre si lasciava scappare, la polizia non sapeva che lui poteva manovrare le persone, tanto meno che poteva scegliere la causa della loro morte, quindi non avrebbero mai potuto sospettare di lui. Erano convinti che potesse uccidere solo tramite attacco cardiaco e quella mancanza di informazioni sarebbe costata cara a tutti loro.

“Dove vuoi andare, una volta arrivati?”

Appena ebbe pronunciato queste parole, vide l’agente muoversi impercettibilmente. Si era messo in ascolto. Non avrebbe sentito niente d’importante, comunque.

“Allora, quand’è che dovrei agire?”

Impossibilitato a rispondergli, Sasuke ignorò la domanda, conscio del fatto che al momento opportuno, se ne sarebbe reso conto.

“… poi potremmo anche prenderci un gelato! Che ne dici?”

Non avendo seguito neanche la metà del suo discorso, non poté risponderle altro che un freddo sì, che lei sembrò in ogni caso gradire.

Spostò, senza farsi notare, lo sguardo verso l’orologio. Ormai era questione di secondi. 

Infatti, poco dopo, un albino seduto ai primi posti, di cui l’Uchiha conosceva nome e cognome, si alzò di scatto e, tirando fuori una pistola dalla tasca interna della giacca, intimò all’autista di continuare a guidare, dichiarando che quello era un sequestro.

A quel punto, Sakura lanciò un grido.

“Gridate, gridate! La vostra paura è gioia, per me!”

Il criminale, nel pieno della sua follia, continuava a parlare, evidentemente da solo. I passeggeri erano terrorizzati.

Lui sembrava godere del loro terrore, anzi, minacciandoli con la pistola li incitava a continuare.

“Sommo Jashin, adesso ti sacrificherò tutti questi eretici, perché io sono un tuo fedele seguace!”

Il suo sguardo sembrava totalmente al di fuori della normalità. Con gli occhi rivolti verso l’alto e un terribile sorriso a deformargli le labbra, continuava ad assicurare a Jashin che tutti sarebbero morti in suo nome.

“Li farò soffrire, vedrai! Io so che a te piace così!”

Sakura aveva iniziato a singhiozzare e non riusciva a trattenere le lacrime, che sgorgavano copiose.

Sasuke, seguendo il suo piano, tirò fuori un pezzo di carta, su cui scrisse velocemente alcune parole, mostrandole all’Haruno, attento a due particolari: che quest’ultima non toccasse il pezzo di carta e che l’agente si accorgesse di ciò che stava facendo.

Sul foglio le aveva scritto di non preoccuparsi e che ci avrebbe pensato lui a tirarla fuori da quella situazione. Dopo averlo letto, la ragazza, pur non smettendo di piangere, si calmò in maniera evidente.

Come da copione, l’agente si accorse di ciò che era appena avvenuto alle sue spalle, così, voltandosi di una frazione di millimetro gli bisbigliò: “Non fate nulla, altrimenti potrebbe uccidervi.”

“Come faccio a sapere che tu non sei un suo complice?”

Aveva centrato il bersaglio. A quel punto, l’agente fu costretto a mostrargli il suo distintivo. Secondo quest’ultimo, il suo nome era Shino Aburame.

Ovviamente l’Uchiha sapeva, grazie alle informazioni che suo padre si era lasciato scappare durante la cena, l’unico momento in cui si trovava in casa, che S aveva proposto di falsificare i loro documenti, ma, a quel punto, per lui non era importante conoscere il suo nome. Gli bastava avere la certezza assoluta che lui era la persona che lo stava pedinando. Lo shinigami avrebbe potuto benissimo aver mentito.

Annuì impercettibilmente e fece per rimettere in tasca il frammento di carta, in modo che il sequestratore se n’accorgesse.

“Ehi tu! Fammi vedere quel fottuto foglietto!”

Detto ciò gli si parò davanti e glielo strappò dalle mani. Dopo averlo letto glielo tirò addosso e, avvicinandosi ulteriormente a lui gridò: “Cosa cazzo volevi fare, eh?”

Gli puntò la pistola contro, ma Sasuke sapeva che non lo avrebbe ucciso.

Infatti, non fece neanche in tempo ad alzare lo sguardo che un’esclamazione di sorpresa uscì dalla sua bocca.

Colui che toccava il Death Note, anche se non lo possedeva, poteva vedere lo shinigami a cui era appartenuto.

Vedendo una figura, evidentemente non umana, apparsa dal nulla davanti a lui, esclamò: “Jashin! Sei tu?”

Choji, comprendendo che era il suo momento, iniziò a parlare.

“Ovvio, Hidan. Chi dovrei essere, altrimenti?”

I passeggeri, sempre più terrorizzati, osservavano il delirio del pazzo che, a loro parere, poiché non potevano vedere lo shinigami, stava parlando da solo.

“Jashin sama! Perdonami per non averti riconosciuto. In compenso ti sacrificherò tutti questi eretici!

Choji, che voleva tagliare corto, dal momento che voleva andare a mangiare le sue patatine, gli spiegò la situazione senza tanti giri di parole.

“Non m’interessano loro. L’importante è che uccidi quell’individuo. E voglio che tu lo faccia in fretta.”

Così dicendo, indicò l’agente. Hidan era evidentemente stupito, ma non poteva controbattere al volere di Jashin, così, non facendoselo ripetere due volte, punto l’arma alla tempia di Shino Aburame. Quest’ultimo, seppure conscio che la sua vita sarebbe terminata entro pochi secondi, non fece il minimo movimento. Nessuno si azzardò a fermare il gesto di quel pazzo. Solo Sakura fece per sporgersi verso di lui, ma fu trattenuta per un braccio dall’Uchiha. Senza fare una piega Hidan premette il grilletto e il corpo del poliziotto si accasciò sul sedile privo di vita, per poi cadere per terra, trascinato dal peso del busto inclinato in avanti.

“Voi, schifosi eretici, ringraziate il sommo Jashin! Siete vivi soltanto perché lui non vuole le vostre miserabili vite!

“Ora scendi dall’autobus.”

Choji ripeteva a menadito ciò che Sasuke gli aveva ordinato di dire e Hidan eseguiva alla lettera ciò che Choji gli diceva. Così, dopo aver obbligato l’autista a fermare il pullman scese velocemente e si allontanò, senza notare minimamente l’auto che stava passando in quel preciso istante e che lo investì in pieno.

“Sasuke!”

Sakura, tra le lacrime lo chiamava. La pozza di sangue sotto il corpo di Shino Aburame, si era allargata fino a toccare i suoi piedi e adesso lei era in preda ad una crisi isterica.

“Non preoccuparti.”

Questa volta le parole dell’Uchiha non sortirono l’effetto sperato. Infatti lei si stava preoccupando eccome.

“Allora, adesso mi devi tre pacchetti di patatine.”

“D’accordo.”

Nel caos che era seguito all’incidente, nessuno si sarebbe accorto di quella piccola parola mormorata allo shinigami.

 

Dopo essere tornato a casa, Choji gli chiese il motivo di quella messa in scena. Non ci arrivava da solo che tutto era stato architettato per la morte del poliziotto?

“Potevamo fare lo scambio degli occhi!”

“Cioè?”

“Donando la metà della tua vita, potresti avere i miei occhi, in modo da poter vedere il vero nome di chiunque.”

Dopo averci riflettuto per qualche minuto, sicuramente, in futuro, un’abilità del genere gli sarebbe servita, arrivò alla sua conclusione. Avrebbe ottenuto il suo scopo con altri mezzi. Sarebbe stato lui a decidere come aumentare il suo potere, non si sarebbe fatto suggerire da altri un metodo per accedervi facilmente.

Non capiva neanche perché gli avesse fatto quella proposta.

“Puoi tenerteli.”

 

Fine sesto capitolo!

 

Ed ecco a voi un capitolo di una lunghezza accettabile!^^

 

LoLe_Sora_Chan: sono contenta che la storia ti piaccia e che trovi i personaggi azzeccati! Anche a me, appena ho pensato a Light, è subito venuto in mente Sasuke!^^

Spero che questo capitolo ti piaccia! Al prossimo! Ciao ciao!!^^

 

Sakuchan_94: ciao neechan!^^ Scusa da subito per la risposta corta, ma vado di frettissima!-.-

Che dire? Io adoro le tue maxi recensioni! Non è che cerchi su Gughel un modo per scriverle così lunghe? Sai magari attraverso uno spain off... Ehm...

Sono contenta che ti piaccia e scusa di nuovo per la cortezza della risposta!.-.

Ciao ciao!!^^

 

Selfish: ciao!

Sono contenta che ti piaccia!^^ Ma non preoccuparti.-.

Nella mia storia Shikamaru resta vivo e vegeto perché l’ho fatta terminare prima! Quindi non ci saranno Matt, Mello e Near._.

Comunque spero che ti piaccia!^^

Ciao ciao!!^^

 

Grazie a chi ha messo la storia tra i preferiti e tra le seguite!^^

Ja ne,

 

Nihal

  
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