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Autore: Dira_    29/11/2009    18 recensioni
La guerra è ormai finita, Harry è un auror e sta per avere il suo secondo bambino.
Degli strani sogni e la misteriosa comparsa di un neonato decisamente particolare turbano la sua pace, tornando a scuotere la famiglia Potter sedici anni dopo, quando Tom, il bambino-che-è-stato-salvato, scoprirà che Hogwarts non solo nasconde misteri, venduti come leggende, ma anche il suo oscuro passato...
La nuova generazione dovrà affrontare misteri, intrighi, nuove amicizie e infine, l'amore.
“Essere amati ci protegge. È una cosa che ci resta dentro, nella pelle.”
Può davvero l’amore cambiare le carte che il destino ha messo in tavola?
[Next Generation]
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Doppelgaenger's Saga' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Ringrazio un saccaccio chi mi ha lasciato le recensioni. Siete adorabili, e vi lovvo.
E so che ce ne sono altri, dai fatevi sentire. O vi spedisco la Prynn a casa! :P
@Altovoltaggio: non dovrai aspettare molto, stavolta è una promessa. Lo so, a volte so essere orribile ma ti assicuro che ne varrà la pena (spero uhm)! Grazie per continuare a seguirmi!

@Hel_Selbstmord: Fa piacere rallegrare la giornata con le proprie minchiate, anche solo per un attimo. ;) I doposbronza domenicali si possono curare solo con ‘Sunday Morning’ soffusa, dei Velvet Underground, a parere mio. (qui si danno consigli musicali come se piovesse XD) L’idiota del Re in questo capitolo ti piacerà, è una promessa. Guarda che bel giovinotto l’ho fatto diventare con Photoshop. ;P Ah, i giovini sessualmente confusi. Senza di loro non scriveremo. XD La Morte a Venezia è un bellissimo libro, che dovrei rileggere (la prima volta lo lessi che ero troppo piccola, dalla biblioteca di mio nonno, quindi devo riappropriarmene) OT: io non ho UN prog-metaller, ho UN prog-metaller (mio fratello) e UN prog-rocker (mio padre). Mia madre vorrebbe suicidarsi, visto che io sono una curiosa deriva di mio padre con aggiunta di indie-rock. A casa mia sembra di stare su Virgin Radio XD Grazie per esserci!
@Lilin: Ciao Lilin! Mi piace il tuo nick (il mio è orrendo, e naturalmente puoi chiamarmi Dira ;) ) Mi adori? Io adoro te dopo la bella recensione che mi hai lasciato! Comunque devo ammettere che Alpuccy è diventato la mascotte di questa storia. Sì, sono una cretina e devo ringraziare di avere un senso dell’umorismo condivisibile. Tom e Al si baceranno, right, ma dovrai aspettare… pochino, eh. Grazie mille per tutti i complimenti a me e alla banda. ;)
@Bic: Ti ho lasciata un’altra recensione. ;) Tom e Al sono due imbranati totali. Ma a sedici anni non ci si può aspettar di meglio, temo. Specie dal figlio di Potter. XD Grazie per continuare a recensirmi, alla prossima!
@Trixina: Okay, merito una strigliata, lo so. >_< Grazie per i complimenti, e addirittura il batticuore? Siamo in due! (vedi se devo esser così scema ad emozionarmi mentre scrivo, bah) comunque sia, sì Vic capì. Non si sa fino a che punto, ma forse, se avrò tempo, inserirò anche lei, in un cameo o in un flashback, vediamo. James aveva tredici anni. Ne aveva dodici all'epilogo della Row ed ho supposto che quando Vic finì Hogwarts e volle tornare in patria con il fidanzatino Jamie ne avesse tredici. ;) Grazie per esserci sempre!
@Nyappy: Ciao! Mi eri mancata! XD Grazie mille per i complimenti, e continua a supportare questa banda di scalcinati eroi, dai!
@Sammy Malfoy: So bene cosa provi, questi due IDIOTI stanno dando i nervi anche a me. Ma che ci vuoi fare, due amichetti del cuore sono più difficili da mettere assieme che un certo Re Minchione e il Consigliere di corte (XD ) Grazie per la recensione, era fantastica!
@Ron1111: Ciao! In effetti Tom è uno scemo, ma bisogna ammettere che i problemi ci sono eccome. XD Spesso non basta essere attratti l’uno dall’altro. C’è la famiglia, il non esserne sicuro, e se poi mi rifiuta… e poi sono due maschietti, il che complica tutto. L Ma presto combineranno anche loro. In effetti ci hai preso, Jamie e Sy mi ricordano molto Felpato il primo, e Ramoso il secondo (invertiti XD) E non è detto che comincino a starsi simpatici, tra una scazzottata e un insulto. :P Vediamo se hai indovinato sui pronostici tra le coppiette… ;)
@MissMary: Ammetto di essere una gran sadica, ma lo faccio per tenervi incollati allo schermo (oooh, lo ammetto xD ) e anche un po’ perché ‘sti rompipalle son difficilissimi da gestire. Hai centrato il punto comunque. Tom ha troppa paura di perdere Albus per fare la prima mossa, perché si sa, essere Serpeverde significa prima di tutto salvaguardare la propria tranquillità e la propria persona. S.Zabini protettore delle lenzuola e delle bende di seta! *muore* E’ fantastico, d’ora in poi si chiamerà così! Ma pazienta, arriverà la primavera anche per Mister Misantropia e Pulcino Bagnato Al. Grazie!

****

Capitolo XXI






Love hurts.....
But sometimes it's a good hurt/ And it feels like I'm alive
Love sings, when trascends the bad things
Have a heart and try me/ 'Cause without love I won't survive.
(Love Hurts, Incubus)


30 Settembre 2022

Sala Comune. Ora di colazione.

Al si sedette frettolosamente al tavolo della colazione. Buttò la borsa sul tavolo, quasi rischiando di centrare la tazza di Rose.
“Ehi, fa attenzione!” Lo rimbrottò, mentre Scorpius la toglieva dalla sua visuale .
“Ciao…” Borbottò per tutta risposta. “Scorpius, Rosie…”
“… e tuo fratello.” Aggiunse James addentando un muffin.

Erano uno strano quartetto. Lo pensava tutta la scuola. Vedere i due fratelli Potter in compagnia di Malfoy e della Weasley era qualcosa che andava al di là della capacità di comprensione di molti. Ed era, a conti fatti, una fortuna.
In quelle due settimane Rose aveva lavorato sodo, tempestando di gufi la Gazzetta per avere quei benedetti arretrati. Alla fine, dopo molte insistenze, era riuscita ad avere un’assicurazione quasi certa che i numeri da lei richiesti le sarebbero stati recapitati. Quella mattina.
James si stiracchiò. “Oggi, grande giorno. Memento-time. Lo sai che viene persino papà?” Disse al fratello, con una smorfia. “Come se avessi bisogno di conforto o qualcosa del genere...”
“Lo fa solo per far star tranquilla la mamma…” Lo rabbonì Albus.

Per quanto riguardava loro e Scorpius, invece, si erano limitati a tener d’occhio Thomas e fare, per quanto riguardava i due Potter, ripetute visite ad Hagrid per carpire qualche informazione sui sommovimenti della Foresta Proibita.
Non erano venuti a capo di molto, ma l’inserimento di James nella compagnia aveva portato a nuove informazioni: a quanto sembrava Tom aveva corrotto – anche se probabilmente non ce n’era stato bisogno – James per farsi accompagnare a vedere il Naga morto.
Un ulteriore comportamento inquietante di Tom… - Pensò Al con un sospiro.
Gli allenamenti, comunque, avevano tenuto impegnati tutti, eccetto Rose.
Scorpius sorseggiò la propria tazza di the. “Al, Michel mi ha fatto notare che non sta bene che tu sieda al nostro tavolo. Non senza carpirci qualche schema di gioco…” Motteggiò.
Al stranamente non sorrise della battuta, del tutto legittima a due giorni dalla partita, ma scrollò le spalle. “Posso sedermi dove voglio, e mi sto sedendo con la mia famiglia.”
“Molto carino considerarmene parte.” Scorpius si voltò verso Rose. “Sposiamoci.”
“Casca dalle scale in modo doloroso, Malfoy.” Replicò divertita, ignorando l’occhiataccia di James. Per loro due, come coppia, quelle due settimane erano state… favolose.

Specie le pause in biblioteca…
Scorpius le rifilò un sorrisetto allegro e si rivolse di nuovo ad Albus. “Seriamente, io non faccio testo in quanto a persone che frequento di solito…”
“Cioè torme di donne che ti vogliono strappare le mutande…” Replicò James con un grugnito.

“È tutta invidia, Potter. Comunque persino le mie… ragazze… mi ha fatto delle domande sulle nostri colazioni conviviali.”
“E tu che gli hai risposto?” Chiese Rose con sottile tono di minaccia. I due fratelli Potter si ritrassero impercettibilmente dalle loro sedie.

“Che ho maturato un improvviso desiderio di frequentare dei maschi. Ho lasciato a loro l’interpretazione.”
James non riuscì reprimere un sorrisetto, per quanto cercasse di dimostrarsi distaccato.
Con suo orrore, in quegli incontri forzosamente pacifici, aveva scoperto che Malfoy non era lo stronzo rivoltante che aveva sempre pensato.
Altrimenti avrei dovuto ucciderlo per aver messo le mani su mia cugina.
Non che gli fosse simpatico. Affatto. Però poteva conviverci… per il Bene Superiore.
Rose parve domata dalla risposta, perché sorrise. “Sei assolutamente stu…”
“Stupendo, lo so.” Sospirò Scorpius.
“Stupido.” Rimbeccò Rose. “Anche Lily e Hugo fanno domande però. La versione ufficiale è che dobbiamo svolgere un compito per la Prynn.” Spiegò a James, che la guardò perplesso.
“Ed io che c’entro? Sono un anno avanti a voi!”
“Tu supervisioni, e ne approfitti per prepararti ai M.A.G.O. Trasfigurazione è una materia importante.” Ingiunse con tono che la rese mostruosamente simile alla madre.

James storse il naso. “Lily non ci crederà mai.”
“Lei no, ma Hugo sì. E il pettegolo è lui. Lily si fa i fatti suoi.”
Perché io mi faccio i miei e copro i suoi flirt con Thomas e quell’assurdo tipo irlandese...

Finalmente arrivarono i Gufi. Rose sorrise soddisfatta, quando un voluminoso pacco di giornali le piombò davanti. Pagò il Gufo, che tentava di abbeverarsi dalla tazza di uno schifato Scorpius, e poi aprì l’involucro.
“Eccoli qua! Sono gli articoli dell’agosto 2005!”
Agosto?” Esclamò James. “Hai preso un mese di cronaca inglese?”
“Per stare sicura.” Replicò indispettita. “Tranquillo caprone, li controlleremo solo io e Scorpius.”

James li guardò male. “Tu e Scorpius… vedete di controllare dove posso vedervi.”
“Potter, questo attaccamento verso le femmine della tua famiglia è inquietante…”

James si sentì molto vicino a mandare all’aria la tregua, ma si sforzò, sotto gli occhi ammonitori di fratello e cugina, di dominarsi. “Perché devo proteggerle da Malfoy come te.”
“Sono l’unico della mia generazione. Diffidate dalle imitazioni.” Ribatté l’altro con un sogghignetto. James gli lanciò un’occhiataccia, ma accettò la diversione.

Rose sospirò di sollievo mentre apriva il primo quotidiano, ri-stampato di fresco: la diatriba Potter-Malfoy si era spostata su un piano verbale, e non potevano che gioirne tutti. Gli unici poco contenti sembravano gli Scamandro, che si aggiravano per il castello come anime in pena, prive della loro funesta guida.
James, dopo che gli ultimi rimasugli della sua ferale colazione furono abilmente spazzolati, si stiracchiò. “Bene, signorine! Io vado a farmi friggere il cervello da un incantesimo di memoria.” Proclamò tronfio. “Ci si vede.”
“Cerca di essere operativo per domani pomeriggio. O in quanto tuo capitano sarò costretto ad ucciderti.” Lo ammonì Scorpius.
James fece una smorfia. “Preoccupati piuttosto di restare in sella e non far segnare dalle ragazzine di Serpeverde, capitano. O dovremo uccidere te.”
Poco dopo che se James se ne fu andato, Rose richiamò l’attenzione dei due ragazzi rimasti. “Sentite qui. Ho trovato l’articolo che parla di Thomas. Beh, allora non si chiamava così naturalmente.” Cerchiò con la punta del dito un articolo che occupava due colonne scarse. “Harry Potter, il Salvatore…blablaba, la conosciamo la storia… ecco, con la sua squadra ha tratto in salvo un neonato dalle fiamme. Wow.” Alzò lo sguardo sui due ragazzi. “Tom è scampato ad un incendio. Al, tu lo sapevi?”
Il ragazzo scosse la testa. “No, papà non me l’ha raccontato.”
Ogni giorno che passa mi accorgo di quanto poco so di lui…

“Qui c’è scritto che nell’incendio è morto un certo Artemius Coleridge. Mangiamorte, ha fatto parte dei collaboratori più stretti di Voldermort. Ricercato dagli auror per anni, è perito nell’incendio causato da un fuoco incantato, si pensa l’ardemonio…” Rose deglutì, e persino Scorpius sembrò colpito.
Al aggrottò le sopracciglia. “Ardemonio. È un incantesimo potente, complesso.”
“E difficilmente controllabile per giunta.” Aggiunse Scorpius a voce bassa. “Un amico di mio padre, un certo Tiger, lo usò e ne rimase vittima… durante la Battaglia.”

Rose si schiarì la voce, dopo il breve silenzio che ne conseguì.
Non è mai facile ricordare come le nostre famiglie abbiano spesso militato dalla parte opposta.
Al sbuffò. “Un idiota… usarlo è un rischio troppo grosso. Meglio finire catturati che uccisi in quel modo.”
“Sì, in effetti è strano...” Considerò Rose perplessa. “Qui c’è scritto che era ricercato da anni, ed era un soggetto instabile e pericoloso… particolari sulla sua vita… capace di parlare oltre quattrocento idiomi, tra umani e non-umani ed era famoso per riuscire a distillare una pozione polisucco di lunga durata…”
“Aspetta, che hai detto?” La fermò Scorpius. “Capace di parlare quattrocento idiomi, tra umani e non umani?”
“Ehm, sì?”
“Il lucertolone, il Naga. Rose, ti ricordi come parlava? Sembrava facesse una gran fatica a spiccicare inglese.”

“Sì, ma non vedo come questo…”
Scorpius incrociò le braccia al petto. “Pensateci. Per comandare un bestione di quella stazza devi saper comunicare con lui. Quindi il nostro uomo, quello che ha portato qui i Naga e che ha obliviato Potter, deve per forza saper parlare la lingua di quei lucertoloni. Che è?”
“Un dialetto indiano. O qualcosa del genere. Ho letto nel Compendio Scamandro.” Rispose pronta Rose. “È difficile che qualcuno lo impari senza un motivo.”
“Sì, ma Coleridge è morto!” Obbiettò Al esasperato. “L’ha ucciso l’ardemonio. Quell’incantesimo è mortale. Non può essere tornato dalla tomba.”
“Sì, naturale. Ma questa storia del dialetto mi ha fatto pensare che ci sia un filo conduttore.” Spiegò Scorpius. “Prima rapiscono Dursley. Gli va male, il tipo si suicida con un incantesimo a prova di morte. Poi dei lucertoloni stranieri arrivano, portati da qualcuno. Gli va di nuovo male, il fratellino di Hagrid centrifuga il lucertolone che tentava di ammazzarlo. Forse. Nessuno lo sa, perché Dursley era da solo con quel coso. Battono in ritirata, ma Potter si becca un oblivium da qualcuno, proprio quando è fuori dalle mura protette di Hogwarts.”
“C’è…” convenne Rose. “Ma è esile.”
“La vera domanda è. Perché vogliono Dursley?” Scorpius inaspettatamente piantò gli occhi su Albus, che sembrò trovarsi immensamente sulle spine. “Cos’ha di particolare?”
“È stato rapito…” Sussurrò.

“Questa è la causa. Ma il motivo?”
Al deglutì. Doveva dirglielo. Stavano girando in tondo, e lui stava nascondendo loro qualcosa.

Fidarsi di Malfoy? Non era facile. Ma Rose si fidava, e lui da solo non sarebbe mai venuto a capo di quello che stava succedendo.
“Non ha l’ombelico…” Mormorò. Scorpius inarcò le sopracciglia, e così fece anche Rose, che a conti fatti, non ne sapeva nulla.
“L’ombelico. Stai scherzando, vero?” Chiese Scorpius allibito.
Al scosse la testa. “È nato senza. Quando ero piccolo l’ho visto e… mio padre mi ha detto di non dirlo a nessuno, ma adesso…” Non concluse la frase, preferendo masticarsi un’unghia.
Rose batté le palpebre. La notizia era talmente assurda da sembrare quasi comica.
Ma a ben rifletterci, non lo era.
“Ma come ha fatto allora ad alimentarsi durante la gravidanza? Il cordone ombelicale…” Rose esitò, guardando Al. “Come diavolo è nato?”
Scorpius fece una smorfia. “La vera domanda è un’altra. Perché la sua nascita l’ha portato ad un rapimento da parte di un mangiamorte e poi ad essere attaccato da una creatura oscura?”

“Perché è pericoloso per qualcuno?” Ipotizzò Al.
Scorpius scosse la testa. “Perché serve a qualcuno…”



****
Torre Est, Ufficio del Preside.

James squadrò truce i due gargoyles di pietra che sorvegliavano l’entrata dell’ufficio del Preside. Non voleva ammetterlo, ma si sentiva maledettamente nervoso.
Contrasse e decontrasse i pugni, inspirando.
Non fare la mammoletta. È solo un incantesimo.
Se la stava facendo sotto. A giudicare dall’ora suo padre doveva già essere là con Ted.
“Jamie?”
Si voltò di scatto, e un’ondata di sollievo lo investì tutto.
Teddy era dietro di lui, con un sorriso gentile e omnicomprensivo. Si frenò dal placcarlo in un abbraccio di pura gratitudine.

“Non eri già dentro?”
“Ero venuto a cercarti in Sala Grande…” Gli spiegò. “Come ti senti?”
James fece per rifilargli una delle sue spacconate, ma pensandoci…

“… Uno schifo. Stanno per scavarmi nel cervello. Non è molto esaltante.” Bofonchiò, giocherellando distrattamente con il bracciale che aveva al polso.
Teddy annuì e gli mise le mani sulle spalle.
“Andrà tutto bene.” Sorrise, e non c’era altro sorriso capace di essere così calmante. “Vitious è un mago esperto, e poi ci sarà tuo padre. Quando avrà finito andrai in infermeria e ti farai una bella dormita. Tutto qui.” Gli arruffò i capelli. “Una cosa tranquilla.”
James sbuffò. “Non trattarmi come un bambino. So come funziona.”

“Sbaglio o qualcuno mi ha appena detto di sentirsi da schifo?” Lo canzonò dolcemente.
Ted era l’unico uomo capace di essere dolce e non essere ridicolo.

Avrebbe voluto chiedergli di abbracciarlo, seriamente.
Sono io quello ridicolo, cazzo.

L’ufficio del preside era una stanza circolare, ingombra di oggetti, e soprattutto, con scaffali interi dedicati a spartiti musicali. Un vecchio grammofono magico era stato messo al posto del pensatoio di Silente. Era nota la passione di Vitious per la musica.
James fece una smorfia sorpresa quando vide che oltre al padre, che gli sorrideva incoraggiante, c’era anche la professoressa Prynn.
“Ecco qua il nostro eroe!” Trillò questa. “Come ci sentiamo?”
“Favolosamente. Ho sempre sognato di beccarmi un incantesimo in testa.” Replicò con una smorfia. Si chiese confusamente cosa ci facesse lì, ma la donna lo precedette.

“Sono qui per controllare il tuo stato di salute durante l’incantesimo. Mi occupavo dell’infermeria a Salem.”
“Oggi Poppy è indisposta. Ha una leggera influenza.” Aggiunse Ted.

La donna confermò con un sorriso. “Stavo giusto raccontando a tuo padre di quando sei straordinariamente dotato nella mia materia… Certo, non trasfigurasse i ragazzi di Serpeverde…”
Harry fece un sorrisetto. “James sa come la penso sulle sue bravate. Metto in conto.”
Strinse la mano al figlio, calorosamente, tenendola brevemente tra le sue. Non erano tipi da abbracci, e preferivano quel gesto a manifestazioni più affettuose.

Si sorrisero, mentre il preside si schiariva la voce.
“Bene Potter… Prima di tutto siediti, e sgombra la mente.”
“Sgombrare?” Borbottò il ragazzo, sedendosi sulla sedia precedentemente occupata dal padre.

“Non pensare a nulla …” Spiegò Teddy con un sorriso.
“Mica facile…” Commentò con una smorfia: aveva talmente tanti pensieri in testa tra la partita, le ricerche con Malfoy – Merlino, ancora non ci credeva - e per finire…
Proprio te, Teddy…
“Provaci. Non è strettamente necessario.” Lo rassicurò Ted. Fece il gesto di toccargli la spalla, ma poi ritrasse la mano. James lo guardò, ma parve il solo ad aver notato la cosa.
Al diavolo… non distrarti. Qui la cosa è seria.
Inspirò chiudendo gli occhi. Sentì la punta della bacchetta del Preside sfiorargli la nuca.
Un brivido gelido gli attraversò la spina dorsale, ma si impose di rimanere fermo.
Non sono un codardo.
Memento!
Fu come una scarica elettrica gli avesse trafitto la nuca. Un bianco accecante gli esplose sotto le palpebre chiuse e perse coscienza di sé.

Ted si frenò quasi con violenza quando vide James sgranare gli occhi e boccheggiare, come colpito da un dolore lancinante. Guardò Harry, in cerca di aiuto, ma anche l’uomo sembrava avere pensieri non dissimili.
Il corpo di James si tese, prima di abbandonarsi completamente contro lo schienale della sedia. Aveva gli occhi chiusi, e il respiro lento, regolare.
“James?” Lo chiamo il Preside. “Mi senti?”
“Sì…” Mormorò il ragazzo, con una voce calma, distante.

“È in trance…” Spiegò Ainsel, affascinata. “Perfetta esecuzione. Di solito per il soggetto colpito è molto più lungo e doloroso il processo.”
“Ma davvero?” Ted si stupì del tono nervoso e irritato che gli uscì. Ma non si stupì quando non sentì l’impulso di scusarsi.
Vitious li ammonì con un’occhiataccia. “James, ricordi la sera in cui sei uscito per recarti ad Hogsmeade?”
“Sì.”
“Cosa eri andato a fare, James?”
“Ero andato ad incontrare Fred. Dovevamo parlare. Avevo un appuntamento con lui.”

“Puoi dirmi quanto sei rimasto con Fred?””
“Era mezzanotte quando ci siamo salutati.” Una pausa. “Siamo stati assieme un’ora circa.” Il tono era monocorde. Così strano addosso a James che Ted sentì un brivido spiacevole.

Il memento non è molto dissimile dall’imperium, come tipologia di incantesimo. Si tratta di mandare qualcuno in uno stato di ipnosi, e fargli domande con difficoltà graduale, dal ricordo più nitido a quello che invece sembrava perso.
Guardò di nuovo il padrino, che gli sorrise comprensivo.
No Harry, non puoi capire… Sì, sei suo padre.
Ma non puoi capire lo stesso.
“Molto bene, James, stai andando molto bene.” Lo lodò il Preside. “Ora dimmi, dopo esserti salutato con Fred, cosa hai fatto?”
“Sono andato in piazza, davanti alla fontana. Il mio mondo era appena finito a testa in giù.”
Vitious guardò Harry, che scosse la testa confuso. “Che intendi dire James?
“Ted si è lasciato con Vic. Ed è tutto così strano…” Confessò con candore involontario.

Ted deglutì, sentendo ben tre paia di sguardi puntati addosso.
Fred, dannata pettegola. Sapevo che avrebbe finito per dire tutto a qualcuno!
Harry sembrava il più sconvolto, e ovviamente a buon ragione.
Fantastico. Le prossime settimane saranno un inferno di gufi.
“Meglio fargli domande più circostanziate.” Borbottò Ted, desiderando in quel momento potersi scavare una fossa in cui seppellirsi. Molto profondamente.
Vitious annuì, e continuò. “James, quando eri nella piazza cosa hai visto?”
“Delle persone. Prima un piccoletto, incappucciato. E poi…” Si fermò, mentre un brivido lo scosse tutto.
“È normale. È il ricordo.” Spiegò Ainsel con aria rassicurante, che non tranquillizzò Teddy neanche un po’.

“Poi cosa, James?” Chiese la donna, intromettendosi. “Cos’altro hai visto?”
“I… serpenti.” Sussurrò il ragazzo, mentre il tono si faceva turbato. “I serpenti… quei grandi serpenti… della Foresta.”
“I Naga, James? Ti riferisci ai Naga?” Incalzò Ainsel.

“Io…” Deglutì, mentre il respiro si faceva irregolare.
“Preside, il contro-incantesimo!” Scattò Ted, preoccupato. Il viso di James si era fatto incredibilmente pallido e il petto si alzava ed abbassava in respiri rotti.

“È normale che faccia così, vi dico! Sta ricordando, è parte del processo. Non è vero Preside?” Replicò infastidita la donna. Il mago, suo malgrado, annuì.
“Ted, lascia fare al preside il suo lavoro…” Aggiunse Harry, prendendolo per una spalla. La sentì contratta, e guardò il figlioccio in viso. Poi, guardò i capelli. Erano diventati di un viola cupo. “Ted, va tutto bene.” Lo rassicurò.
Non c’è niente che spaventi Teddy più di veder soffrire qualcuno a cui vuole bene… - Gli aveva detto una volta Andromeda.
Fare l’auror l’avrebbe ucciso.
Il preside si schiarì la voce, continuando. “Erano i Naga, James?”
“Sì… sì…” Sussurrò frettolosamente. “Io ho preso la bacchetta, e mi hanno visto. No. Non mi hanno visto. Ero nascosto. Mi hanno sentito. E poi, un lampo rosso…” Non continuò perché tentò di alzarsi in piedi, con un gemito strozzato.

Ted si liberò dalla stretta del padrino, comunque venuta meno, afferrando James prima che crollasse a terra. Prese la bacchetta. “Finitem incantatem!” Esclamò.
Il corpo di James si rilassò, accasciandosi contro di lui. Era svenuto.
“Stava andando bene!” Esclamò Ainsel, stizzita. “Era del tutto normale quella reazione.”
“Stava per collassare!” Sbottò ferocemente Ted, mentre i capelli dal viola viravano in un rosso violento. “Non stava affatto andando bene!”
Vitious si schiarì la voce. “Era al limite, Ainsel… Io stesso avrei sciolto l’incantesimo.”
La donna fece una smorfia, avvicinandosi al ragazzo. “Pensavo voleste delle informazioni, comunque lo accompagno in infer-“
Non lo toccare!” Ringhiò Ted, talmente furioso che i capelli sembravano un manto di fiamme. La donna indietreggiò, colta di sorpresa.
Harry si staccò dalla parete, dove si era costretto a rimanere per non intralciare i due professori. Aveva fatto violenza su se stesso, al pari del figlioccio, per non intervenire.

Non avrei pensato che Ted scattasse prima di me…
In questo assomiglia a Tonks. Si arrabbiava con la stessa irrazionalità. Grazie a Merlino.
“Ted… calmati.” Disse gentile. “Jamie è svenuto. Dobbiamo portarlo in infermeria.”
Ted gli lanciò un’occhiata, mentre i capelli gradualmente tornavano castani. Sembrò improvvisamente rendersi conto dello sfogo, perché gli lanciò un’occhiata colpevole.

“Mi dispiace. Ho reagito male. Scusami Ainsel…” Aggiunse imbarazzato. “Sono mortificato.”
Harry si passò un braccio del figlio sulle spalle, aiutando Ted a sorreggerlo.

“Forza, portiamolo in infermeria. Quando si risveglierà vorrà avere un’intera scatola di gelatine tuttigusti+1 a sua disposizione. Meglio far presto.” Ironizzò. “Ci pensiamo noi.” Disse rivolto agli altri due docenti, prima di scendere le scale.
Ted tentò un sorriso. “Abbiamo avuto le informazioni che cercavamo…” Sussurrò, cercando di mostrarsi professionale. Il sorriso con cui gli rispose Harry gli fece capire di non esserci riuscito. Ma anche che andava bene così.

****

Infermeria, Hogwarts.
Ora di cena.

Quando James si svegliò, lo fece con fatica, e una favolosa emicrania gli esplose immediatamente tra le sinapsi. Sapeva di essere in infermeria. Sentiva l’odore di lavanda delle lenzuola, e quello acuto di erba medica.
Fece per aprire gli occhi, ma poi sentì due voci parlare, accanto a lui.
“… Quando pensavi di dircelo Ted?”
“Lo so, Harry, ho sbagliato. Ma la situazione con Vic e la sua famiglia era delicata.”
Oh… informazioni. Non sui serpentoni, ma beh… va bene lo stesso, eh.

Continuò a tenere gli occhi chiusi, fingendo beatamente di dormire.
“Questo lo capisco, ma noi siamo la tua famiglia.”
Silenzio, poi sentì il sospiro di Ted. L’avrebbe riconosciuto tra milioni di altri. Come il suo profumo di vecchia lana e the all’arancia. Era vicinissimo, forse gli era seduto accanto.

Teddy…
“E il matrimonio? Non fraintendermi Teddy, penso sia un passo importantissimo, e che vada fatto solo se convinti pienamente. Ma lo sembravate.”
“Più che convinti, Harry, eravamo persuasi che fosse la cosa giusta da fare. Quando stai assieme da anni, e ti conosci dall’infanzia, pensi che sia quasi un percorso obbligato.”
“E non è così…”
“Per molti lo è. Per me e Victoire no. Eravamo arrivati ad un punto morto. Harry… non c’era più passione. Voglio bene a Vic, gliene voglio tutt’ora. Ma non potevo sposarmi con lei per affetto.”
Stavolta fu il turno di suo padre, di sospirare. Fu quasi certo di poterlo vedere passarsi una mano trai capelli, anche se non aprì gli occhi.

“È una brutta situazione. Bill e Fleur ti consideravano ormai come loro figlio. Ma capisco la tua scelta. Senza amore un matrimonio non può neanche iniziare, figuriamoci proseguire…”
“Mi dispiace Harry…”
“No, non devi scusarti! Sono dalla tua parte, Teddy, come sempre. Vedrai che la situazione si aggiusterà con un po’ di pazienza…” Suo padre rise brevemente. “Con molta pazienza. Pensavi di aspettare Natale, vero?”
“Sì. Ammetto che non sono stato molto coraggioso… È solo che…”
“Lo capisco, Teddy, credimi. Io amo Ginny, e l’ho sposata perché lo volevo. Ma ammetto che le pressioni matrimoniali Weasley sappiano essere terrificanti.”
Risero piano, probabilmente per non disturbarlo.

“Harry…” Ci fu una breve esitazione in Teddy, ma James capì che era stata decisamente sofferta. “Posso farti una domanda?”
“Naturalmente!”
“… I miei genitori. Si sposarono… per amore, o perché… Sai, la guerra esalta gli animi, crea situazioni sentimentali particolari. Estreme…”
“Teddy, ma come ti viene in mente!” Il tono del padre era sorpreso. Quasi rammaricato. “Tonks e Remus si amavano. Certo, non era un amore facile… per molti versi era un amore complicato. Ma si sposarono perché tua madre era follemente innamorata di Remus e…”
“E mio padre la amava?”
“… Teddy, sono domande strane, te ne rendi conto? È naturale che l’amava.”
Ancora silenzio.

“Tu sai di lui e Sirius, Harry?”
Il silenzio divenne denso, pesante. James si sforzò di dominare la curiosità e rimanere immobile, apparentemente dormiente e innocuo.

Sirius? Parla del padrino di papà? Sirius Black?
Poi, infine, il padre parlò. Il tono era incerto, quasi imbarazzato.
“Sì… lo sapevo. Ma Ted, questo non c’entra nulla con tua madre.”
“Lo so. Erano… è successo quando erano ragazzi. Non sto dicendo che mio padre abbia usato mia madre come…” Inspirò bruscamente. “Lo so.”
“Bene, perché non è stato assolutamente così. Remus amava Tonks.”

“Era solo… Scusa..” Una breve risatina. Secca, nervosa. “Dev’essere piuttosto imbarazzante questo discorso.”
“Ehm, un po’. Ma non fa nulla. Tu, come… l’hai scoperto?”
“Delle lettere. Si scrivevano, mio padre e Sirius. Quest’estate sono andato da mia nonna. A casa sua c’era un sacco di cose da sgombrare, una soffitta intera di ricordi. Credo che Sirius le avesse lasciato in consegna delle… cose. Loro si frequentavano ancora, anche se lei era stata diseredata dalla sua famiglia. E tra queste cose…”
“C’erano delle lettere di tuo padre.”
“Già…”
“Oh, Ted, mi dispiace… Scoprirlo così… avrei dovuto parlartene.”
“Perché? Non avrebbe avuto senso. È solo… strano, suppongo. Scoprire certe cose di mio padre.”
“… Spero che questo non c’entri nulla con Victoire.”
“Come? Oh, no. No. O forse sì… non lo so, Harry. Le ho lette. Si amavano davvero. Ed ho pensato… che per Vic non avevo mai provato niente di simile. Mai. E non c’entra, sai, che fossero due uomini.”
Il padre di Teddy e Sirius erano amanti?
La sorpresa ebbe il potere di renderlo davvero immobile sul letto. Il cuore gli batteva ribelle nel petto. Non che significasse nulla, certo. Però…

“È stata una spinta.” Ipotizzò il padre. “Ti ha fatto riflettere.”
“Già. È così. Poi… sono tornato in Francia. E … mi è sembrato che lasciarla fosse la cosa più sensata. Non doveva rimanere legata ad un uomo… che non la amava come meritava.”

Di nuovo un breve silenzio, poi il rumore di una sedia che si alzava.
“Hai fatto bene, Teddy. Questo è il mio parere.” James sentì il fruscio di un mantello. Era quello del padre. “Meglio che mi sbrighi. Vorrei rimanere, ma devo tornare in ufficio… Quello che abbia scoperto è ben più grave di quel che immaginassi. Significa che sono ancora nei paraggi.”
“E che qualcuno li sta controllando…”
Harry sospirò. “E domani l’altro ci sarà la partita. Di sospenderla non se ne parla. Ma dovrò prendere le dovute misure.”

“Naturalmente. Resto io con Jamie, non preoccuparti.”
“Perfetto… e Teddy?” Non aspettò risposta. “Mi piacevano i tuoi capelli azzurri. Che fine hanno fatto?”
Grande papà.
James dovette dominarsi per non sogghignare.

Sentì Ted ridacchiare. “Erano blu. Ma prendo nota.”
“… Non ci riesci vero? A cambiare colore, intendo.”
“No purtroppo. Non ancora. Ma mi passerà.”

Sentì i passi del padre allontanarsi. Decise di aspettare ancora. Teddy era lì dopotutto, e non se ne sarebbe andato.
Lo sentì accomodarsi sulla sponda del letto, e poi sentì la sua mano trai capelli. Strinse il lenzuolo tra le dita.

Teddy…
Non ce la fece più. Aprì gli occhi. Ted ritrasse la mano, imbarazzato.
“Oh, ti sei svegliato.”
James fece un sorrisetto. “Non mi dispiaceva, sai. Dico… la mano. Mi sento la testa scoppiare.”
Ted ridacchiò, arruffandogli delicatamente i capelli. “È un effetto collaterale. Passerà presto. Come ti senti, per il resto?”
“Piuttosto bene.” Corrugò le sopracciglia, fingendo innocenza che in realtà non aveva. Aveva ascoltato tutto, e adesso sapeva. “Avete scoperto qualcosa?”
“Sì. Sei stato davvero di aiuto.”
“E che ho detto?”
“Jamie…”
“Scherzo, lo so. Perché adesso ricordo.” Sogghignò. Però di fronte allo sguardo limpido di Teddy, così fiducioso, si sentì stranamente male. Forse era un effetto collaterale del memento, sentirsi in colpa per aver origliato. “Teddy…”
“Dimmi. Hai bisogno di qualcosa? Hai sete?”
Non ce la faccio più, Teddy. mi dispiace. Sei un mio professore, lo so. È sbagliato.

Ma a volte per seguire il proprio cuore uno deve fare la cosa sbagliata¹…
“Teddy, ero sveglio. Prima.”
“… Prima quando?”
“Quando parlavi con papà.” Gli prese la mano, vedendo che Ted stava per alzarsi velocemente in piedi. Probabilmente per mettere distanza tra di loro. Lo faceva, quando si sentiva a disagio. Distanza fisica uguale distanza emotiva. Lo dice sempre Lils…

“Teddy, non lo dirò a nessuno. Lo sai. Puoi fidarti.”
“James, è una cosa seria.” Disse serrando le labbra. “Lo capisci?”
James fece una smorfia stizzita. “Ovvio che lo capisco! E tra parentesi, sono affari di Remus e Sirius.” Calcò il tono sui due nomi. “Non andrei a spifferare una cosa del genere… voglio dire, sono delle specie di leggende per me. Mi sentirei malvagio.”
Teddy sorrise, sollevato. “Grazie…”
“Quando pensavi di dirci di Vic?”
Teddy inarcò un sopracciglio, con un lieve sorrisetto. “Quando pensavi di dirmi che tu lo sapevi?”
Fregato.

“Ehm… era una confidenza. Vedi come sono bravo a mantenerle?” Sorrise con aria angelica. Gli teneva ancora la mano, e Teddy non dava segno di fastidio. In quel momento si sentì invincibile.
“Sì, Jamie… sei bravo.” Sorrise appena Ted. “Non sei arrabbiato?” Gli chiese poi, con una strana sfumatura attenta. Sembrava davvero voler sapere cosa ne pensava lui.
Forse era perché in quel momento rappresentava la famiglia, ma James preferì interpretarla in modo più confacente ai suoi piani.
“Perché dovrei esserlo? A me Vic non è mai piaciuta.”
“Jamie, è tua cugina.”
“Sì, lo è. Ma ti ha portato via dall’Inghilterra.”
“Jamie…”
James ignorò platealmente la sua emicrania, alzandosi a sedere. Ted non indietreggiò. Sembrava che avesse difficoltà a interrompere il contatto visivo.

Sapeva che in quel momento Teddy era vulnerabile. Lo era terribilmente.
Ed era per questo che se ne sarebbe approfittato.
“Ti ha portato via da me.” Sussurrò, lasciando la presa sulla sua mano per passargliela sulla schiena. Lo sentì irrigidirsi, e agì in fretta. Si sporse, e posò le labbra sulle sue.
Le labbra di Teddy…
Le aveva sognate nelle notti d’estate, in quelle di inverno, dove accanto a lui c’era qualche ragazza, o Zabini con i suoi sogghigni irriverenti.
Le aveva sognate da una vita, ed erano esattamente della morbidezza che si sarebbe aspettato. La barba appena accennata gli pungeva il viso, e l’odore di Teddy era dovunque.
Per un folle, dolcissimo momento Teddy accettò.
Poi, finì. Teddy si scostò bruscamente guardandolo sconvolto.
“Cosa… Che stai facendo, James?” Mormorò.
James fece una smorfia. “Ti sto baciando, Teddy. Mi pare ovvio.”
“Devi… devi essere impazzito. Siamo…”
“Cosa? Fratelli? Non è vero e tu lo sai.” Disse calmo. Il cuore minacciava di sfondargli il petto, e la testa sembrava esplodergli in migliaia di schegge, ma non si era mai sentito così vivo. “A me piacciono anche i ragazzi. E soprattutto, mi piaci tu. Da sempre.”
“James, no… è stato quello che ho detto prima su mio padre e…” Sembrava stare per sentirsi male. Per un attimo James si sentì in colpa. Poi ricordò le notti da tredicenne passate a piangere, l’attesa estenuante delle sue lettere, il dolore di capire finalmente qual’era il problema.

“Remus e Sirius non c’entrano niente. Non c’entra neanche Vic. Io sono James, e tu sei Teddy. Anche io ti ho scritto delle lettere. Solo che tu non hai mai capito cosa c’era scritto davvero… Vuoi sapere che c’era scritto? Che ti amo.”
Ted non disse nulla. Lo sguardo di James se lo sentiva bruciare addosso, come lava.

Non si accorse neanche di essersi alzato, quando si ritrovò in piedi. Riuscì finalmente a rompere il contatto visivo. Finalmente.
Era un adulto, si sentiva tale. E James era un ragazzino. Ma riuscì soltanto a prendere il suo mantello ed andarsene, mentre il suo ragazzino ancora lo guardava.
Mentre percorreva i corridoi vuoti del piano terra, gli venne in mente una frase che suo padre aveva scritto a Sirius.

‘A volte è difficile guardarti Sirius. È come guardare un grande incendio. Ti viene da distogliere lo sguardo, no? E mi succede così. In fondo, a volte, sapersi amati fa paura.’


****

Note:
La faccenda delle lettere si ricollega alla fantastica fan-fiction sui Malandrini, quella definitiva, ovvero lo Shoebox Project di Jaida Jones. Io lo considero canon. Punto. Dai, per le Tom/Al shipper … pazientate. Vi lovvo :P

Per chi volesse vedere Jamie tredicenne imbronciato, ecco qui. L'ho trovato per sbaglio sul web e perchè non condividere? James tredicenne
1 – L’uomo Bicentenario, Isaac Asimov.
  
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