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Autore: SunVenice    30/11/2009    5 recensioni
“Itokosan!” Gliel’ho promesso! Ho promesso che ci saremmo riviste! Sono sicura che se non mantengo la parola Lei piangerà! Lei non merita di piangere! “Rivoglio la mia Itokosan!!!” Vi prego lasciatemi andare da Lei!!!. Attenzione possibili Spoiler ed alzamento di Rating in futuro! La storia é anche una trascrizione dello storyboard di un Fanmanga pubblicato su Deviantart. [sono viva! Rallentata a causa dagli esami imminenti ma comunque viva ed attiva! Stato del 25° capitolo: 0%; Cambio del titolo, motivo spiegato nel mio account]
Genere: Romantico, Avventura, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Shikamaru Nara, Sorpresa
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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E ri-eccomi con il nuovo ultra mega chilometrico capitolo, almeno secondo i miei standard… -__- Che brava sono riuscita a ritagliarmi del tempo tra i primi esami! Sono fiera di me! ^-^(Topaz scorge le falci dei lettori pronta a mietere la loro preda) Ehm. OOOOk! A questo punto vi lascio alla lettura, MA PRIMA (alza un indice al cielo con fare solenne) LE RISPOSTE ALLE RECENSIONI DEI MIEI FEDELI! MWHAHAHA!

 

Risposte alle recensioni:

Rinoagirl89: Sììì! ^-^ non te l’ho già detto Lu? Io e te siamo 2 scrittrici bastard inside! *_* Per il disegno mi sembra di non riuscire mai a trovare il tempo… -_- ma ce la sto mettendo tutta per ritagliarmi quel lasso di tempo necessario per fartelo! Giuuro! Y_Y Questo capitolo è particolarmente ricco quindi credo che ti piacerà! In quanto alla madre di Sakura non credo che avrà altre scene in suo disonore, ma chi lo sa potrebbe sempre farmi comodo. (ghigno enigmatico) Chi lo sa! Cmq! Ti lascio al capitoline! Goditelo che stavolta ,mi sono cimentata anche sulla sasusaku ^___^. KISSKISS

 

xSarettax: Hai ragione! (topaz corre ad abbracciare Shikamaru che cerca di scacciarla via putandole le mani in faccia) Shika geloso è veramente tenerino! Spero di non averti fatto penare troppo e che mi perdonerai nel vedere quello che succede nella storia! é.è Kiss! ^^

 

Junkochan: Tengo a precisare che mentre rispondo alle recensioni sono a casa malata, quindi le mie risposte non brilleranno di originalità. Spero di non essere andata oltre l’Out of Character! Ma penso che Shikamaru reagirebbe così se nel manga gli succedesse una cosa simile. In fondo è sempre così metodico ed indifferente, e si sa, quel sentimento a 5 lettere che fa rima con cuore scombussola! ^^ Concordo! La madre di sakura mi è riuscita benissimo! La volevo fare odiosa e sono riuscita nel mio intento! Hurrà!^O^ Grazie per recensire come sempre! Ciaaaao!!! ^^

 

kry333: E come avevi desiderato nella scorsa recensione eccoti un capitolo con molto più di un accenno alla coppia sasusaku! *_* Oh bhe, è ancora un po’ prematuro metterci una scena di bacio, ma tranquilla ci sarà! ^_^. Hyatta! E stavolta sono arrivata a 30 e più pagine word! Mi sto stupendo da sola di me stessa! Ciao! E buona lettura!

 

debbyuchiha: And finally there is your chapter number twenty-two! Spero che ti piaccia! ^^ Ok ora mi vado a rileggere la tua recensione e rispondo agli eventuali interrogative! Mmmm, Sul fatto che Shikamaru sia troppo preso da Moriko per ragionare adeguatamente ci hai azzeccato, ma non è solo per quello che non ha percepito la stessa contraddizione nelle parole di mamma Haruno rispetto a Sasuke! Tranquilla! Nel capitolo si spiega tutto! ^^  Kakashi per ora non apparirà nel seguente capitolo ma presto lo rivedremo in azione e più preoccupato che mai per Sakurina! ^^ La parte di Coco l’ho scritta con piacere! Non vedevo l’ora di maltrattare Coco e farla spupazzare da Temari e dai due fratelli Subaku! E per finire… Sìììì triangolo, triangolo, triangolo! *-* Io ci sguazzo in queste cose, ma devo fare molta attenzione a come si comportano i personaggi altrimenti rischiano di diventare OOC! A questo punto ti lascio alla lettura! Ciaaao!! ^*^

 

Gloglo_96: Benvenuta mia nuova adepta! Ehm. Ok meno cavolate che altrimenti mi becco il premio per le 100 cretinate dette nel minor lasso di tempo possibile (ma mi sembra di averlo già.). A dir la verità far finire Moriko tra i Nara è stata una scelta piuttosto infelice! Y_Y Sia per me che per il povero Shika e nel capitolo si spiegherà con più chiarezza perché. Anch’io vorrei essere al posto di Moriko! Chi non lo vorrebbe! T_T SOOB!

 

Ok basta così e con questa ultima risposta…

AUGURO A TUTTI VOI BUONA LETTURA!!

 

 

Capitolo 22: Amore e Odio

 

Nella propria vita Coco si era pentita di parecchie cose, alcune molto serie, altre un po’ meno, ma in ogni caso era sempre riuscita ad districarsene ed a cavarsela in qualche modo.

Temari…

Per esempio una volta lei e Moriko da piccole avevano litigato (anzi, Coco aveva litigato, coinvolgendo la povera Moriko) con i maschietti del loro clan e, dopo essere state buttate ripetutamente nel fango, lei e la cugina erano riuscite miracolosamente a rientrare in casa e lavarsi prima che le rispettive mamme se ne accorgessero. Quella volta si ripromise di essere lei a buttare nel fango quei maleducati.

Haaaaiiii? ”

Oppure ancora la sua il suo too-san se ne era uscito non si sa dove di voler insegnarle a suonare uno strano strumento a corde per farla sembrare più signorina e lei, per ripicca o per puro istinto di sopravvivenza, aveva preso una forbice e tagliato una per una le corde di quella strana ed antipatica chitarra, davanti agli occhi dello stesso genitore. E quella volta decise che non avrebbe mai permesso al papà di metterle davanti una cosa inutile e costosa come quella (visto che la dovette ripagare con i soldi della propria paghetta).

“Si può sapere…

Ma di certo non si era mai pentita così tanto…

…che cavolo hai fatto ai miei capelli??!!”

… di essersi fatta lavare, vestire e pettinare da Subaku no Temari.

“Non ti piace?” chiese con fare gnorri la kunoichi unendo le mani ed avvicinandole accanto al viso inclinato angelicamente da un lato.

Coco intanto non riusciva a distogliere gli occhi dallo specchio del bagno che la ritraeva con addosso un ridicolo (o adorabile come aveva detto Temari) kimono color rosa con tanto di obi blu elettrico a fiocco leggermente bombato dalla vita in giù e con i capelli sempre tenuti legati nelle due solite codine ma sapientemente arricciati a boccoli. E come se non bastasse, al posto dei suoi adorati elastici di cuoio sottili, Temari ne aveva usati due ondulati grossi e di velluto dello stesso colore dell’obi.

Sembrava una bambolina.

Se.mi.piace?” chiese scandendo bene le parole, cominciando a mandare in aria scintille elettriche e facendo sì che Temari indietreggiasse istintivamente verso la porta per riaprirla con la chiave nascosta nel suo grembiulino, cominciando a sudare freddo nonostante sul suo viso permanesse il suo sorriso smielato, ora leggermente forzato.

Una scarica elettrica si scagliò a pochi centimetri dal suo viso, lasciando un anello nerastro e bruciacchiato sulla porta. Gli occhi smeraldo della più grande si sbarrarono trovandosi davanti l’inquietante figura di Coco di spalle avvolta da un’aura fiammeggiante e nera, per poi vederla voltarsi lentamente e mostrarle un’espressione degna di un demone sanguinario.

“Ti va bene come risposta?”

A quella domanda uscì semplicemente dalla porta come se fosse stata punta da un’ape.

Gaara!” urlò disperatamente arrivando di corsa in soggiorno e trovando il fratellino semplicemente seduto a gambe e braccia incrociate tra il divano e la poltrona. Se non fosse stato per il fatto che i suoi capelli rossi sporgevano al di sopra del bracciolo del divano, sarebbe stato un nascondiglio perfetto.

Il Jinchuuriki si voltò silenziosamente verso la sorella contraendo impercettibilmente il volto in un’espressione interrogativa.

“Dove cavolo è finito Kankuro?”

Nessuna risposta.

“Va bhé. Coco è impazzita,Gaara, bloccala.” Disse ritrovandosi però ad affrontare ancora per un paio di secondi gli occhi acquamarina del suo Ototo che la fissavano come in attesa di qualcosa.

“… per favore!” terminò unendo le mani davanti al volto in segno di supplica.

Neanche il tempo di pronunciare l’ultima lettera che un fragoroso sfrigolio elettrico proruppe nella stanza, bruciacchiando il pavimento poco vicino al piede di Temari, facendo cadere quest’ultima all’indietro.

Guardò in viso la sua inseguitrice, nonostante la grande fifa che le stava montando dentro, trovandosela accigliata come non mai, un canino appuntito che sporgeva dalle labbra contratte in una smorfia e con una grossa, grossissima vena pulsante sulla fronte.

O-ok Coco calmati. Fai un bel respiro profondo e conta fino a…

Un altro fulmine le bruciacchiò una ciocca di capelli, mandandola nel panico.

Vabenevabene VA BENE! Mi dispiace! Ok? Non succederà mai più! Era questo che volevi sentire?”

“Non esattamente.” Sussurrò con fare lugubre la biondina mentre i capelli venivano alzati in aria dall’elettrostaticità del nuovo fulmine ormai prossimo ad essere lanciato. Era così intenta però ad accumulare abbastanza chakra raiton che non si accorse neppure della presenza di Gaara a pochi centimetri da lei e questo fu un grosso errore.

Proprio mentre stava per lanciare l’ultima scarica elettrica infatti, avvertì una caviglia venire avvolta da qualcosa di granuloso per poi ritrovarsi inspiegabilmente a testa in giù con una specie di mano di sabbia che la teneva per una gamba, facendole scendere la gonna quasi oltre il limite della decenza.

Non le ci volle però molto per capire chi fosse l’artefice di quella mossa, siccome , anche se con il mondo sottosopra, riusciva benissimo a scorgere la sua chioma rossa e scarmigliata.

“GAARA!” sbraitò mostrando meglio i canini senza preoccuparsi minimamente della parte inferiore di quel ridicolo vestito che le stava ormai salendo al di sopra delle cosce.

Lasciami… IMMEDIATAMENTE!”

Temari si mise una mano sulla fronte cacciando un sospiro di sollievo e di eterna gratitudine nei confronti del fratello minore: c’era mancato poco che finisse fulminata.

“Ma che succede?” sopraggiunse preoccupata la voce di Kankuro, appena sbucato fuori da dietro la porta del corridoio che portava alle camere da letto.

La kunoichi gli scoccò un’occhiata truce per poi rialzarsi seccata

“E tu dov’eri finito?”

Bhe…” balbettò indeciso il marionettista lanciando un’occhiata indecisa a Coco, ancora intenta a sbraitare nell’orecchio di Gaara, ora in piedi accanto a lei ed a braccia incrociate in attesa di ordini da parte della sorella.

“In camera mia…” sussurrò a voce strozzata lo shinobi delle marionette continuando a guardare con fare scandalizzato Coco mentre si divincolava in quella posizione, facendo dondolare in modo innaturale le codine ricciute che le aveva fatto Temari. “Che diavolo le hai fatto?!” chiese infine indicando la biondina a testa in già con una mano, voltandosi contemporaneamente verso la sorella maggiore.

A quella domanda Temari ridacchiò, strofinandosi con il dito indice il naso, gonfiando il petto con fare orgoglioso.

“Carina vero? A dir la verità neanche io ho capito come sono arrivata a farla diventare così. Ho cominciato dal vestito e senza accorgermene sono arrivata ai capelli. E se non se la fosse presa così tanto sarei anche potuta arrivare a truccarla un pochetto.”

“Ti ha quasi ammazzato.” Puntualizzò Gaara con fare monotono, ancora indifferente agli adorabili acuti che Coco gli stava lanciando nel timpano destro.

“Dettagli.” Tagliò corto l’altra, sentendosi improvvisamente sicura di sé dal momento che la belva gialla era stata bloccata.

“Toglietemi di dosso questo obbrobriooooo!!”  protestò con un ultimo e lungo grido la più giovane per poi lasciar ciondolare verso terra ambedue le braccia, ansimando per lo sforzo.

“Spiacente kiiro neko, ma i tuoi vestiti sono a lavare e questa era l’unica cosa che potevo prestarti.” Gongolò Temari avvicinandosi a lei con le mani sui fianchi ed abbassando la testa al livello della sua con un sorrisetto sornione stampato in faccia. “Quindi dovrai accontentarti di questo obbrobrio fino a domani. Almeno finché la tua roba non si sarà asciugata de tutto.”

Coco cominciò a ringhiare sommessamente, pentendosi ancora una volta di aver permesso a quella matusa senza rughe di farle il bagno oltre di vederla piangere.

Aveva anche scoperto il suo punto debole, dannazione!!

“Fammi mettere una maglia dell’idiota truccato.” Disse riferendosi a Kankuro che però non ritenne saggio protestare a quello che ormai era diventato il suo nomignolo.

“No.” Fu la risposta giuliva della più grande.

Una nuova vena pulsante le si formò nuovamente sulla fronte.

“Almeno rimettimi i capelli a posto.”

“Ma sono a posto!” ancora quel tono smielato.

Dannata. Aveva perso su tutta la linea. Non aveva scampo!

Con uno sbuffo frustrato Coco si rivolse a Gaara, in quel momento occupato ad osservarla intensamente, forse per cogliere nel suo viso qualche indizio sulla sua prossima mossa.

Gaara…” cominciò con tono calmo e le palpebre mezze abbassate e perse nel vuoto “… mettimi giù.”

Se fosse stato per Temari,il fatto di liberare così presto quella furia bionda sarebbe stato completamente fuori discussione, ma, siccome prendere in considerazione le decisioni della sorella non faceva parte della natura di Gaara, il risultato fu naturalmente completamente opposto ai desideri della più grande, concretizzandosi con Coco di nuovo con i piedi per terra e senza alcuna mano sabbiosa che le bloccasse i movimenti.

Merda. Pensò in preda al panico la kunoichi, aspettandosi ad occhi serrati da parte della più piccola  almeno un’ultima e devastante scossa diretta verso di lei, che però, a distanza di tre secondi pieni, non arrivò.

La maggiore dei fratelli Subaku  aprì timidamente un occhio, ma solo per vedere che Coco era ancora ferma davanti a lei con le spalle leggermente abbassate e rilassate.

Non aveva l’aria di qualcuno che volesse compiere un omicidio.

“E va bene.” Disse facendo cadere la mascella a Temari ed a Kankuro “Me lo tengo.”

Quello che seguì fu un lungo ed imbarazzante silenzio. Nessuno di loro, nemmeno la diretta interessata, sembrava intenzionato a compiere una sola mossa. L’atmosfera si era fatta elettrica… in tutti i sensi.

Eppure, nonostante il rischio fosse molto alto, Kankuro fu il primo a rompere il silenzio, cercando, con scarsissimo successo di sopprimere la risatina che gli era giunta spontanea alla gola nel guardare con più attenzione il risultato delle ultime azioni di Temari.

Coco, da sotto la frangetta gli scagliò un’occhiataccia che lo fece sia gelare sul posto che dimenticare di respirare, rendendo al contempo impossibile per lui ridacchiare come prima.

Il marionettista fronteggiò non senza una buona dose di fifa, gli occhi verdi e ferini della più giovane, cominciando inconsciamente a recitare quello che avrebbero potuto essere le sue ultime volontà.

Passò un po’ di tempo prima che nel silenzio del salotto riecheggiasse la sfida della biondina diretta verso i tre fratelli.

“Il primo che ride è uno shinobi morto.” Disse Coco mortalmente seria.

 “OH! Che SBADATA! Mi sono scordata che il sensei mi aveva chiesto di fargli una… commissione importante!” esclamò improvvisamente Temari illuminandosi di colpo e dirigendosi allegramente verso l’uscita.

Gaara e Kankuro guardarono la sorella scomparire da dietro la porta tutta sorridente, ma non prima di dire con fare falsamente premuroso:

“Mi raccomando, uno di voi deve restare con lei. Conto su di voi perché non lasciate Coco da sola! Bye bye!”

Ed uscì sbattendo la porta.

Fuori una.

Kankuro era rimasto a bocca aperta di fronte alla fuga strategica della sorella ed ora stava boccheggiando in direzione della porta con un braccio teso istintivamente in avanti quando aveva visto Temari darsela letteralmente a gambe.

Dopo essersi finalmente ripreso dallo shock iniziale, il marionettista voltò lentamente il capo verso Gaara, che lo stava squadrando con una punta di curiosità negli occhi gelidi, stando sempre a braccia conserte e vicino a Coco.

Quest’ultima, senza perdere tempo lo guardò nuovamente dritto negli occhi, sfidandolo silenziosamente ad essere lui il suo guardiano per le successive ventiquattr’ore.

Kankuro deglutì: non poteva finire così, aveva tante altre cose da fare nella vita! Poi un pensiero gli balenò in testa come una piccola lucciola nel buio della notte:

Magari non è così tremenda… e si girò nuovamente a guardarla.

Un’occhiata truce, assassina e quasi felina gli rispose per le rime.

No, si ricredette subito dopo, per lui era decisamente troppo presto per morire.

I-io..” balbettò inizialmente facendo capriole mentali per elaborare qualcosa di sensato.

E, forse grazie all’intervento dei kami, ci riuscì.

“Devo andare a COSTRUIRE una nuova marionetta!!” esclamò per poi dirigersi a gran velocità verso l’uscita con i lacrimoni agli occhi per la felicità.

Fuori due. E il vincitore era …

Gaara e Coco guardarono inespressivi la porta d’entrata del loro appartamento per poi voltarsi l’uno verso l’altra contemporaneamente e cominciare ad osservarsi in gran silenzio.

“Com’è che non hai provato a scappare?” chiese con fare annoiato Coco.

Il rosso distolse lo sguardo, sempre rimanendo a braccia conserte, e cominciando a guardare un punto imprecisato della stanza.

“Sono l’unico che non rischia di morire, rimanendo con te.” Asserì senza alcun tipo di tono in particolare, facendo inarcare di sorpresa un sopracciglio della bionda “E poi…” aggiunse con una breve pausa “… non è per sbarazzarti di loro che hai fatto quella scenata?”

Un sorrisetto furbetto stirò le labbra di Coco da una parte.

“Complimenti. Allora il gene della scemitudine tu non ce l’hai a differenza di quei due.”

A quella frase Gaara non rispose, rimanendo fermo e immobile nella stessa posizione senza neanche battere ciglio, come se non avesse detto nulla.

Coco sospirò scocciata, dandogli le spalle e cominciando a dirigersi verso il divano con le mani dietro la nuca.

“Mi vuoi spiegare perché mi stai tenendo d’occhio?”

Coco si fermò di colpo.

Un sorriso decisamente più divertito e marcato le si formò in viso.

“Te ne sei accorto, eh?”

“Non è un caso che tu abbia insistito tanto per seguirci, mentre scappavamo da Konoha.” Affermò laconico, l’altro immobile come una statua,

“Da quando sei qui non hai fatto altro che osservarmi e seguirmi.” spostò poi gli occhi verso di lei

“A che cosa stai mirando?”

Il sorriso di Coco scemò.

“Tu che cosa dici?”

“Mi vuoi uccidere?”

Da fuori casa si udì il rumore di una folata di vento più forte delle altre.

“Forse.”

 

 

Un piede fasciato da un sandalo ninja affondò nella sabbia rovente del deserto, lasciando un’orma increspata dietro di sé, per poi essere seguito dall’altro suo gemello ed essere affiancato da altri due smaltati di rosso carminio sulle unghie.

I due viandanti, che stavano sfidando il vento secco e cosparso della polvere rossastra del deserto, erano due donne, entrambe sui venti anni, l’una con i capelli azzurri, come il cielo sereno invernale, corti e seminascosti da un sari bianco avvolto intorno al capo, un’anfora lunga ed affusolata assicurata alla sua spalla e gli occhi chiusi con la stessa naturalezza di una persona che dorme, l’altra, invece, aveva i capelli vermigli corti come la propria compagna di viaggio ma con l’unica differenza di avere due ciocche più lunghe ai lati delle orecchie, tenute ferme da due pezzi di stoffa cilindrici, ed una fascia gialla abbellita di arabeschi neri attorno alla nuca.

La rossa sbadigliò, alzando una mano, coperta da un mezzo guanto rosso e nero, verso il viso, ma solo per allargare di almeno 10 volte più del normale la bocca e lasciarsi sfuggire dall’angolo dell’occhio destro una lacrimuccia dovuta al torpore che la noia le stava trasmettendo a tutto il corpo.

“Sii più femminile, Ryuuchi.” La pregò educatamente l’altra, senza neanche voltarsi a guardarla.

In fondo non era necessario.

L’altra, aprendo un occhio verso di lei, riabbassò il proprio braccio lungo il fianco fasciato da uno strano corpetto giallo  molto lungo, percorso longitudinalmente da righe nere, che le faceva quasi da tubino, ma con sotto un pantaloncino ed una maglia a collo alto di rete.

Una risatina civettuola sfuggì poi dalle labbra tinte di rosso dell’interpellata, che intanto si era messa a guardare l’altra con fare divertito.

“Ma io sono femminile, Ruri.” Affermò, accelerando il passo giusto per arrivare al fianco dell’altra e portare con finto fare sensuale le braccia dietro la testa, evidenziando così il petto, cosa che però non fece alcun effetto alla ragazza cieca accanto a lei.

“Dimentichi quante richieste di matrimonio ho ricevuto da quando siamo libere?” aggiunse infine ridacchiando poi in modo mascolino.

Un sottile verso di scherno fu la risposta che Ruri dette a Ryuuchi:

“Le avventure di una notte non sono dei matrimoni.” Puntualizzò la ragazza dai capelli cerulei facendo storcere di disappunto il naso della rossa che borbottò:

…sempre … letto … di mezzo.”

“In ogni caso…” l’interuppe la donna dai capelli cerulei “…credo che manchi poco per Suna.”

Ryuuchi sbuffò.

“Ma dobbiamo proprio andarci a Suna? Insomma, non sappiamo neppure se sia ancora lì o meno.” Protestò imbronciandosi e sistemandosi meglio sulla spalla la borraccia di legno che conteneva il suo prezioso sake.

“È lì.” Rispose Ruri sorridendo.

“Uff. Il fatto che il tipo del tuo kiishimugan sia detto “premonitore”, non vuol dire che tu sia onnisciente..” protestò facendo le spallucce Ryuuchi guardando dall’altra parte per poi continuare con il tono tipico di chi la sa lunga e che ritiene di star facendo una cosa inutile. “Ma siamo sicure che non l’abbia già ammazzato?”

“Non lo farà.”

Già…” mugugnò poco convinta la rossa, grattandosi la testa, infastidita dai granelli di sabbia tra le proprie ciocche purpuree “…come no. E se per caso lo facesse?”

In lontananza cominciò a profilarsi la sagoma di una città attorniata da mura a terrazza con un lungo squarcio in mezzo ad esse come passaggio e lo stendardo del kanji del vento.

“Allora non avrebbe alcuna ragione per rimanere in vita.”

 

 

 

“Allora, si può sapere perché cavolo siamo usciti?” chiese stizzita Coco, camminando imbarazzata tra le strade di Suna con ancora addosso l’odioso vestito rosa di Temari.

Gaara, che camminava davanti a lei con la giara di sabbia sulle spalle, non le rispose, facendola innervosire ancora di più.

“Vuoi rispondermi?” insisté, ottenendo però solo che si fermasse improvvisamente e che si voltasse verso di lei come sempre muto come un pesce.

Se pensavi che ti avrei lasciato uscire di casa senza di me puoi anche sognartelo… pensò guardandolo sprezzante, notando però che non smetteva di scrutarla attentamente.

“Che hai da guardare?”

“Ti sei spettinata i capelli.” Constatò semplicemente Gaara, lasciandola a bocca aperta.

Ma in che mondo viveva quel Jinchuuriki? Insomma, era vero che si era premurata di arruffarsi nuovamente i capelli prima di seguirlo oltre la soglia di casa, ma che bisogno c’era di farlo notare?!

“E questo che centra?!” chiese più innervosita che mai. Non le piaceva non capire quello che passava per la testa a quel rosso, se c’era una cosa che lei non sopportava era non avere il controllo della situazione.

“Niente.” Gli rispose il Jinchuuriki della monocoda, lasciandola nuovamente esterrefatta “Ma mi hai chiesto cos’avevo da guardare, e io ti ho risposto.”

Coco boccheggiò per un paio di secondi con gli occhi sbarrati al limite di ogni umana possibilità per poi riprendere coscienza di sé e rispondere “Che idiozia è mai questa?”

Gaara però non sembrò soffrire affatto quella reazione, e come suo solito rimase impassibile e freddo come il ghiaccio.

Quanto mi da sui nervi… pensò ancora la biondina … con quei suoi occhiacci azzurri e quel suo atteggiamento da…da…

Stava proprio per dare un aggettivo al rosso, quando si accorse di essere osservata.

Si voltò di lato trovandosi a pochi centimetri di distanza un paio di bambini tutti presi dal battibecco che stava avvenendo tra lei e Gaara.

Quest’ultimo, che pure aveva notato la presenza dei due curiosoni, vide Coco accigliarsi ancora di più e piegare le labbra in una espressione seria e vagamente altera.

Bhe?” chiese con tono di sufficienza ai due intrusi che però, nel notare il suo sguardo verde e freddo, ai loro occhi tutt’altro che amichevole, andarono contemporaneamente nel panico, abbracciandosi a vicenda come per farsi forza.

Alla vista degli sguardi impauriti ed innocenti di quei due rompiscatole, la biondina fece una cosa che colse di sorpresa persino Gaara: in un lasso di tempo di forse due o tre secondi, si accovacciò per terra, flettendo le ginocchia ed impuntandosi con le dita dei piedi per terra, mentre una mano la sorreggeva dal cadere  per terra, facendole inarcare la schiena come un felino, per poi emettere a pochi millimetri di distanza dai volti dei due bimbi, un verso molto simile a quello di un gatto che soffia indispettito, solo molto più forte ed improvviso. Quella strana movenza era resa stranamente verosimile anche dal fatto che i capelli di Coco, tenuti ancora delle sue consuete codine, si rizzarono istantaneamente, tornando nuovamente ispidi ed appuntiti.

I due piccini tornarono immediatamente tra le braccia delle loro rispettive mamme, piangendo come dei pulcini, mentre la biondina, ritornata seria , si rimetteva in piedi sotto lo sguardo incuriosito di Gaara e quelli di rimprovero dei passanti che avevano visto la scena.

“Andiamo.” Disse semplicemente la ragazza sorpassando, come se nulla fosse successo, il Jinchuuriki.

“Perché lo hai fatto?”

La domanda del rosso fece voltare di scatto Coco, più seria ed imbronciata che mai.

“Così si ricorderanno che di fronte a qualcuno di pericoloso devono scappare e non rimanere a guardarlo come dei salami.”

Quella risposta non sembrò fare effetto sul viso marmoreo d Gaara e questo fece indispettire un po’ la biondina, che iniziò a mordicchiarsi nervosamente l’angolo del labbro inferiore con un canino.

“I tuoi capelli…” aggiunse all’improvviso il rosso, fermando la ragazza proprio quando stava per continuare a camminare .

“Cosa?” domandò l’altra mettendosi un po’ sulla difensiva

“… come riesci a farli rizzare in quel modo? ”

Sulle guance di Coco si espanse un lieve rossore, che nascose immediatamente voltandosi dall’altra parte.

“Fatti miei.”

Gli occhi color acquamarina fissarono la nuca di Coco intensamente, vedendola pian piano allontanarsi.

Fece un passo nella direzione della ragazza, ma subito dopo scattò all’indietro, messo in allerta da un fragore scoppiettante diretto verso di lui.

Coco, anche lei avvertendo quello strano rumore si era semplicemente voltata, ritrovando, dove prima c’era Gaara, ora poco distante da lei, una cascata di fiamme rosse proveniente dall’alto ed infrangersi a terra illuminando la strada

La gente, cominciò immediatamente ad urlare spaventata. Le donne portarono al riparo i loro figli prendendoli per mano scappando dove era loro possibile e gli uomini seguivano le prime, stando attenti che non andassero dritte addosso al pericolo.

Coco guardò ad occhi spalancati quello spettacolo improvviso, per poi lanciare un’occhiata preoccupata al volto di Gaara. Il rosso era però troppo occupato a fissare concentrato le fiamme davanti a lui per tenere conto della presenza della biondina, e lei non poté fare a meno di notare come il rosso ed il giallo delle vampe ardenti si riflettevano nell’iride quasi cerulea del Jinchuuriki.

Persino in quel momento, nonostante la fronte corrugata (per la prima volta da quando aveva cominciato a vivere con loro), i suoi occhi non perdevano la loro solita imperturbabilità.

Ma che razza di autocontrollo ha? Si chiese scandalizzata e contrariata per poi ridirigere lo sguardo sul punto dove l’attacco di fuoco era stato diretto. 

L’iride dei suoi occhi divenne acquosa e, anche se tutt’attorno a lei era diventato buio e nero, riuscì ad individuare la fonte dell’attacco di tipo katon poco più in alto, nascosta dietro l’angolo di un edificio. A giudicare dal modo in cui il chakra color azzurro splendente scorreva del corpo del loro nemico, si trattava di una persona piuttosto alta e longilinea, ma…

Per un attimo nella mente di Coco passò un’idea preoccupante: conosceva solo una persona con quel tipo di corporatura e con quel tipo di chakra, non era passato molto tempo dall’ultima volta che l’aveva vista.

Ryuuchi …?

“Ben trovata Coco-chan.” Fece inaspettatamente una voce femminile dietro di lei che la spinse d’istinto a disattivare il kiishimugan, per poi voltarsi di scatto con le dita delle mani già intorpidite dall’Inazuma no Kagizume, ma solo per trovarsi, a pochi millimetri dagli occhi, la punta affilata e lucente di una spada.

Non fu tanto però il fatto di essere stata messa a spalle a muro in così breve tempo a farla tremare di paura e di vergogna, quanto il riconoscere chi la stava minacciando con la propria spada.

Ohayo, Coco-chan.” Disse Ruri sorridendo amabilmente.

Una goccia di sudore scivolò lungo la tempia della biondina.

Ruri…” sussurrò cercando di non lasciar trasparire dal proprio viso il timore che il rivederla così all’improvviso le aveva causato.

Un fruscio famigliare arrivò alle orecchie di Coco.

“Sta’ fermo dove sei, imbecille!” urlò con tutto il fiato che riuscì a trovare, avendo la gola stretta in un nodo fastidiosissimo.

Gaara fermò l’avanzata della sabbia della propria giara, allargando impercettibilmente gli occhi per la sorpresa: era la prima volta in assoluto che vedeva Coco in quello stato.

Nonostante stesse cercando in tutti i modi di mantenere la calma, sembrava quasi… spaventata.

“Che cosa sei venuta a fare?” chiese con astio la biondina verso la donna dai capelli azzurri che la teneva ancora sotto tiro con il sorriso sulle labbra.

“Che cosa siamo venute a fare, vorrai dire.” Aggiunse un poco indispettita una seconda voce dietro di lei.

Riuscì a malapena a scorgere la figura di colei che aveva appena parlato, ma le bastò percepire il colore dei suoi capelli ed unirlo al timbro di voce famigliare per capire di chi si trattasse.

Ryuuchi.”

“Come va, Abeille?” aggiunse con fare scherzoso l’altra donna, stendendo le labbra scarlatte in un sorriso furbesco.

Gaara inarcò un sopracciglio.

Abeille?

“Non chiamarmi in quel modo.” Ringhiò la bionda poco convinta di aver dato alle sue parole un tono di minaccia, sudando freddo.

Merda, merda. MERDA.

Come diavolo erano riuscite a trovarla? Che cavolo volevano da lei quelle due spostate?

Ryuuchi…” disse Ruri con tono di rimprovero nei confronti della rossa “Non bistrattare la piccola Coco. Sai bene quanto odi quel nome. ”

“Ok ok. ” sbuffò l’altra mettendosi le mani dietro la testa “Era solo per scherzare un po’.”

“Non c’è nulla su cui scherzare.” Sibilò Coco, un po’ più convinta di prima, serrando i denti con rabbia “Che diavolo volete?”

La biondina sperò vivamente che il rumore dei suoi denti che battevano l’uno contro l’altro fosse stato ben coperto dalle proprie parole, mentre un silenzio solenne aleggiò per qualche secondo su di loro.

Il Jinchuuriki intanto osservava attentamente la scena, senza mai abbassare la guardia e mantenendo le gambe flesse, pronto a scattare in caso di necessità.

Una delle due donne, Ryuuchi, gli lanciò una lieve occhiata interessata ed incuriosita, dirigendo semplicemente gli occhi verso di lui, senza neanche voltare la testa per poi sorridere enigmatica.

Gaara strinse gli occhi con ostilità, ma questo non fece altro che interessare ancora di più la rossa davanti a lui.

“È il tuo ragazzo Coco-chan?” chiese di getto Ryuuchi senza mai perdere di vista il rosso.

Coco sobbalzò inclinando leggermente il capo verso la più grande per poi guardarla allibita.

“Che cavolo stai dicendo?!”

“Ah, gomen. Dimenticavo con chi sto parlando. Ma… se non è il tuo ragazzo, allora chi è?” ribatté pensierosa mettendosi una mano sotto il mento e scambiando un’occhiata di intesa (nonostante gli occhi dell’altra fossero chiusi) con Ruri.

“È il Jinchuuriki?” domandò la donna dai capelli celesti.

Fu il sobbalzo che il cuore di Coco ebbe a risponderle, insieme a quello del ragazzo in questione.

“Che strano…” aggiunse immediatamente la spadaccina “… credevo che l’avresti ucciso.”

Le pupille di Coco erano talmente dilatate da far quasi tremare l’occhio.

Io…” balbettò con voce fievole per poi darsi mentalmente un paio di schiaffoni e scuotersi un po’ “… insomma, toglimi questa lama dalla faccia!” disse sprezzante alzando lo sguardo verso la più grande.

A dispetto di quello che si era aspettata però, la spada invece di allontanarsi dal suo viso, sembrò addirittura avvicinarsi di un paio di millimetri.

Cosa?

“Non prima di aver ricevuto una risposta, Coco-chan.” Disse Ruri, assumendo un tono di voce più freddo che mai.

La risata civettuola di Ryuuchi dietro di lei le fece salire i nervi a fior di pelle, ma non ebbe il coraggio di chiedere qual’era la domanda.

Sapeva qual’era. Ma neanche lei in quel momento sapeva la risposta che avrebbe dato.

Cavolo, in fondo stava con quel cretino ed i suoi fratelli da poche settimane. Come potevano pretendere quelle due pazze di ricevere una risposta così presto?

Quando si dice “parenti: serpenti”.

“Lo ucciderai…” cominciò Ruri a formulare la domanda con estrema lentezza, abbassando lievemente il tono di voce “… o lo proteggerai?”

Coco smise di respirare e Gaara si concentrò più che mai sulla loro conversazione, ansioso di capirci qualcosa.

Proteggere? Lui?

Cosa sa succedendo?

“Sappiamo che forse è un po’ prematura come decisione…” continuò la donna con il sari, percependo il turbamento della più piccola “…, ma tu sei l’unica di noi a non avere ancora deciso cosa fare. E noi avremo solo questa occasione per parlarci.”

Di fronte a quelle parole la biondina abbassò la testa stringendo i pugni e serrando le mascelle.

Che ipocrita. Tante belle parole solo per dirle di scegliere e basta. Era per questo che non aveva mai sopportato Ruri, fin da quando lei aveva 5 anni e l’altra 12: usava tante parole complicate e fini nelle frasi solo per dire le cose più semplici  e per questo l’aveva sempre ritenuta una persona subdola e falsa.

Una risatina ironica le scappò dalle labbra.

“Se si tratta solo di decidere, allora perché mi stai minacciando con la Ryuujin?” chiese riferendosi alla spada diretta verso di lei.

Una nuova risata da parte di Ryuuchi.

Ahaha! Sveglia la nostra piccoletta!” ridacchiò asciugandosi una piccola lacrimuccia all’angolo di un occhio.

 “C’è una risposta giusta…” continuò facendo finta di non averla sentita “..ed una sbagliata, vero?”

Il sorriso di Ruri andò affievolendosi a poco a poco, dando conferma alla sua domanda.

“Sì, Coco-chan.”

A quel punto anche il sorrisetto ironico della biondina sparì.

“Non mi lascerete andar via senza una risposta, vero?”

“No.”

“E neanche se la mia decisione sarà quella sbagliata.”

“Esatto.”

“Che schifo.”

“Le possibilità sono solo due Coco-chan.” Continuò Ruri senza però accennare ad abbassare l’arma “Mi dispiace, ma è anche per il tuo bene.”

“Non dire stronzate, Ruri.” Sospirò abbassando le spalle con fare stanco.

Fu in quel momento che, dietro di lei e sotto lo sguardo indagatore di Gaara, Ryuuchi smise di ridacchiare, assumendo anche lei un’espressione fredda.

“Piantala di fare la cocciuta Coco, e comincia a pensare cosa rispondere.” Disse la rossa abbassando le palpebre con ostilità “Se non mi ricordo male tu ce l’hai un cervello. Usalo come si deve e pensa a cosa comporterebbe scegliere l’una o l’altra cosa.”

Coco sbatté un paio di volte le palpebre sorpresa ed ammirata dal tono che la cugina le aveva rivolto: e lei che aveva sempre visto Ryuuchi  come un’oca.

“Ma fa in fretta, che voglio andare a rifarmi il trucco. Tutta questa sabbia mi sta facendo impazzire.” Aggiunse facendo così crollare le speranze della bionda.

Come non detto.

“Allora Coco?” riprese Ruri, apparentemente senza aver sentito le ultime parole dell’altra “Cosa scegli?”

Gaara vide Coco riabbassare la testa, rendendo impossibile vederle gli occhi a causa dell’ombra che la sua frangetta le creava.

Strinse le labbra tremanti più forte che poté.

Proteggerlo? Ucciderlo? Cosa scegliere? Non aveva pensato ad altro, dal primo giorno in cui lo aveva guardato fisso negli occhi. All’inizio era partita con l’intenzione di ucciderlo, era vero. In fondo aveva anche  attaccato la prima cugina, o Sakura-hime, come le altre la chiamavano, ma…

Quegli occhi… pensò rammentando quello che aveva scorto oltre l’iride acquamarina di Gaara quando gli aveva ordinato di guardarla in faccia. Allora voleva vedere solo in volto la persona per il quale la sua vita era stata completamente rovinata, prima di mandarlo all’altro mondo.

Eppure, non appena i suoi occhi avevano incrociato quelli di lui, le era parso di scorgere qualcosa di famigliare: Lei.

Lei ed il suo dolore, la sua solitudine, la sua sofferenza, persino il suo mal ostentato menefreghismo nei confronti del mondo.

Da allora erano cominciati i casini. Non sapendo come comportarsi, dopo aver visto in Gaara un riflesso della propria anima, aveva fatto una delle poche cose che le riusciva bene: improvvisare.

Si era fatta portare a Suna e si era infiltrata nelle loro vite solo per riuscire a capire perché. Perché fosse così dannatamente triste nonostante avesse ancora al proprio fianco un fratello ed una sorella. Perché si comportava come un involucro vuoto e freddo quando, se solo avesse voluto, avrebbe potuto cominciare a vivere come uno qualsiasi dei suoi coetanei idioti.

Poi, una notte, andando in cucina a bere un bicchiere di acqua, per quanto strano, lo aveva viso seduto a tavola, perfettamente vestito e con le braccia pesantemente poggiate sul ripiano legnoso, intento a guardare fuori dalla finestra con aria assente. Gli aveva chiesto cosa ci facesse ancora sveglio e lui, spostando svogliatamente gli occhi verso di lei, le aveva rivolto uno sguardo freddo e triste, per poi alzarsi ed uscire noncurante dalla porta di casa.

L’indomani aveva chiesto spiegazioni a Temari.

Non avrebbe mai immaginato che ospitare dentro di sé il demone Shukaku comportasse una simile tortura.

Non dormire mai. Neanche un secondo. E tutto solo per evitare la morte di quei bastardi che lo squadravano da capo a piedi ogni volta che usciva di casa. Tutto solo nella speranza di ricevere in cambio un briciolo di amore che nemmeno il padre aveva avuto la briga di dargli.

La storia di Gaara fu come l’ultimo chiodo della propria bara. Non riuscì più a vederlo come la causa principale delle sue sfortune. Ogni volta che lo osservava vedeva solo un pallido riflesso di se stessa.

Amore ed odio sia per sé stesso, sia nei confronti degli altri.

Così, tutti  i suoi propositi di vendetta, il suo odio covato per otto anni in quello schifo di posto, erano scemati come nuvole al vento.

Non avrebbe mai potuto ucciderlo in quel momento, anche se era stata sfruttata, torturata, addirittura creata per quello. Anche se lo scopo che quei bastardi le avevano dato era stato quello di ucciderlo, lei non ne sarebbe più stata capace.

E poi che senso avrebbe avuto ucciderlo? Una volta morto Gaara … cosa le sarebbe rimasto? Quale sarebbe stata la sua ragione di vita?

Che senso avrebbe avuto tutto il dolore che aveva provato nell’Inferno?

Nessuno.

“Non posso.” Sussurrò quasi inconsciamente, facendo inarcare il sopracciglio di Ryuuchi, stupita e quasi incredula di fronte a quelle parole.

“Come?” chiese quasi stupidamente la rossa, ritrovandosi però a fronteggiare gli occhi verdi giada e felini di Coco, adirati come non mai.

“Ho detto che quell’imbecille lì…” urlò indicando Gaara con il dito indice, con una sicurezza tale da far pensare che si fosse dimenticata di Ruri e della sua spada puntata verso di lei “… non lo voglio ammazzare!”

Ryuuchi rimase non poco sbigottita da quell’uscita, sbattendo un paio di volta le folte ciglia e scrutando confusa Coco con i propri occhi, verdi quanto quelli dell’altra.

Sul volto di Ruri riapparve di nuovo un sorriso.

“Allora lo proteggerai.”

“Sì! E allora? Cosa vuoi fare? Uccidermi? Fa’ pure tanto non me ne frega più niente! Per quel che mi riguarda tutto il mondo può andare all’inferno!” rispose sprezzante la biondina rivolgendosi di nuovo verso la spadaccina dai capelli celesti. Si vedeva lontano un miglio però che la paura di Coco aveva raggiunto un punto tale da non essere quasi più sentita come negativa. Poverina, l’avevano talmente spaventata da farle accettare in così breve tempo l’idea di morire.

Ruri però non fece una piega di fronte alla maleducazione dell’altra e quasi subito abbassò e rifoderò la Ryuujin, lasciando di stucco sia Coco che Gaara.

Ryuuchi ridacchiò di nuovo.

“Che caratterino, Coco-chan!” disse ammirata la rossa con una mano poggiata accanto alle labbra.

Intanto Coco era rimasta completamente sbigottita, tanto da non sentire neppure la risata cristallina di Ryuuchi. Continuava a guardare il volto di Ruri, che, non si sa come sentendosi osservata dalla più giovane si premurò di aggiungere:

“Risposta esatta, Coco-chan.”

Ci mise un po’ di tempo a realizzare la cosa.

Voi… voi…” balbettò fulminandole con lo sguardo e stringendo i pugni “Voi… imbecilli!! Cretine!! Maledette rompiscatole! Andate via! Subito!”

“Che finezza di linguaggio.” Disse con sarcasmo Ryuuchi, ricevendo un segno di assenso da parte della propria compagna di viaggio.

“Certe cose non cambiano mai.” Asserì quasi con fare nostalgico, mentre dalla bocca di Coco usciva un’altra serie di epiteti tutt’altro che gentili nei loro confronti.

“Mi volete far cacciare dal villaggio!? Razza di decerebrate! Io sono sotto sorveglianza! Sparite!”

Come a confermare le proprie parole da lontano arrivò il suono di alcuni passi.

“Merda.” Fece Coco, intuendo che tra pochi istanti sarebbero sopraggiunti almeno una ventina di ANBU della sabbia, pronti a fare a fette le sue amatissime cugine e ad interrogarla, per poi magari espellerla dal villaggio.

Una mano smaltata di rosso, appartenente a Ryuuchi, le scompigliò i capelli.

“Tranquilla Coco-chan, non ti faremo separare dal tuo fidanzato.” Disse scherzosamente la rossa ammiccando in direzione di Gaara.

“Non è il mio ragazzo.” Ripeté a denti stretti la biondina.

“Tranquilla, … non te lo rubo.” Aggiunse infine l’altra, cominciando ad allontanarsi insieme a Ruri verso l’edificio dal quale era comparsa per prima.

“Peccato però…” fece poi mettendosi sul mento il dito indice e lanciare al Jinchuuriki dietro di lei una falsa occhiata affranta “… se fosse stato un po’ più grande ci avrei anche potuto fare un pensierino”.

Coco ebbe un tic all’occhio destro e Gaara si limitò a risponderle con un’occhiata lievemente ostile.

Le due donne saltarono sopra un tetto.

“Andiamo, Ryuuchi.” Disse Ruri precedendola e cominciando a farsi strada tra i tetti del villaggio.

Intanto Ryuuchi, rimasta indietro per qualche istante, si girò ancora una volta verso di loro, per poi mandare con una mano un sonoro bacio volante in direzione del rosso, facendo cadere la mascella di Coco.

“Sono certa che da grande diventerai un gran bel fusto. Ci vediamoo~!”

Questa fu l’ultima cosa che disse prima di seguire a ruota l’altra.

Poco dopo, la strada dove si trovavano fu percorsa da due o tre squadre ANBU, già lanciate al’inseguimento delle due intruse. Solo quando se ne furono andati però, Gaara , avvicinandosi a Coco a braccia conserte, ricominciò a parlare:

“Chi erano?” chiese con il suo solito tono piatto.

La bionda però come se lo stesso suono di quella domanda l’avesse scottata, si voltò meccanicamente da un’altra parte, facendo per allontanarsi.

“Non sono affari tuoi.”

Non fece molta strada prima di essere bloccata alle caviglie da una spirale di sabbia compatta.

“Avete parlato se uccidermi o meno.” Fece notare laconico il rosso, guardandola poi irrigidire le spalle.

Con una mossa improvvisa Coco fece scattare una gamba, liberandola con un sol calcio dalla presa di Gaara.

“Ho detto che non ti riguarda!” urlò per poi fare una cosa inaspettata: dopo aver liberato anche l’altro piede si diresse a grandi e minacciosi passi verso di lui.

Nani..?

La mano piccola e rosea della ragazza lo prese rudemente per il colletto della divisa, avvicinando di qualche centimetro i loro visi:

“Ascoltami bene, imbecille di un Jinchuuriki, tu non hai mai visto quelle due svitate parlarmi e non ne parlerai mai né a Temari né a Kankuro. Ci siamo capiti?”

Gaara non aveva mai visto qualcuno sfidarlo in quel modo, specie con quel tipo di occhi: assomigliava ad una tigre pronta ad azzannarlo ad un minimo accenno di mossa avventata da parte sua.

“Ti basterà sapere che da oggi in poi ti starò attaccata come un’ombra, capito?! Non ti perderò di vista nemmeno un secondo, neanche di notte! Quindi, scordati le tue scampagnate solitarie notturne a partire da ora!”

Il Jinchuuriki della monocoda non disse nulla, limitandosi a rimanere imperscrutabile ed in silenzio come suo solito, finché non sentì la mano di Coco lasciarlo andare con uno scatto stizzito.

“E ora torniamo a casa, che voglio cambiarmi da questo vestito ridicolo.” disse soltanto per poi voltargli nuovamente le spalle e cominciare a camminare in direzione di casa loro.

Gaara la guardò ad occhi allargati allontanarsi. Il suo sesto senso gli stava suggerendo di credere alle parole che le aveva appena sentito dire, eppure non aveva alcuna intenzione di lasciar correre in quel modo.

Strinse gli occhi, focalizzando la figura di Coco che si stava pian piano allontanando

Voleva delle risposte.

E le avrebbe avute.

 

 

 

“Ma era proprio necessario costringerla a decidere così in fretta?” chiese Ryuuchi, mentre stava in bilico su una stretta torretta del villaggio,  lanciando un’occhiata dubbiosa a Ruri, comodamente seduta su un tetto di Suna, intenta a controllare che la propria anfora non si fosse scheggiata durante la fuga.

“Era necessario, Ryuuchi.” Rispose l’altra senza mai smettere di sorridere.

“Lo so.” Sbuffò la rossa, guardando da un’altra parte “Ma lo sai come sono fatta. Non mi piace far vedere in quello stato la piccoletta.”

“Ah, no?” chiese divertita la spadaccina.

“Spiritosa, dico sul serio.”

“Non possiamo più permetterci di indugiare, ora come ora, Ryuuchi.” Asserì con tono serio l’altra, facendo sì che il volto della rossa si intristisse lievemente.

La mano affusolata e candida di Ruri le si poggiò sulla spalla.

“Il tempo stringe, nee-san. Non c’è più tempo.”

Uno sbuffo, questa volta più scocciato proruppe dalle labbra della rossa, che si mise le mani sui fianchi con fare infastidito.

“Non ci bastava la Falena, ora anche l’Akatsuki ci si mette.”

“Pazienza nee-san …” la tranquillizzò scostandosi da lei RuriKuki è un problema che potremo sistemare a tempo debito. Ora l’unica cosa che dobbiamo fare è tornare dai nostri rispettivi Jinchuuriki e difenderli dalle mire dell’organizzazione.”

“Come va con Nii?” chiese interessata Ryuuchi, sorridendo furbescamente ed avvicinandosi alla sorella con tono insinuante.

“Non riesce ancora a fidarsi di me.”

“Mica puoi darle torto.” Ridacchiò l’altra dandole qualche pacca sulla spalla “Sei più enigmatica di un haiku¹!”

“E con il Jinchuuriki del Nanabi?” chiese per ripicca Ruri.

“Si chiama Fuu.” Specificò corrucciandosi la rossa “Una vera piaga. Uffa, avrei preferito un Jinchuuriki maschio e invece mi tocca quella scatenata dai capelli verdi.” Poi si fermò, realizzando una cosa molto importante.

Si voltò di nuovo verso Ruri con aria preoccupata.

Ruri! E Moriko?”

La spadaccina non disse nulla per un po’.

“Presto o tardi andrà dal suo Jinchuuriki.”

“Da sola?” disse incredula la rossa contorcendo il bel viso in una smorfia scettica “Ma … stiamo parlando della stessa Moriko? La stessa bambinetta che non riesce a decidere da sola cosa fare?! Andiamo Ruri, sii seria!”

Ruri rise.

Bhe, dovrà pur crescere. Prima o poi. Non credi?”

 

 

Due settimane dopo, Konoha…

 

Gomen-kudasai!²”proferì in una sola volta Moriko oltrepassando la soglia di casa Nara con in mano solamente un gatto nero di peluche e la foto del proprio team , mentre la porta le veniva  aperta da un non tanto euforico Shikamaru, per poi incontrare i volti contenti ed entusiasti i Yoshino e Shikaku Nara, affiancati da un Sakura sull’orlo delle lacrime, a sua volta consolata da Ino, Hinata , Naruto e Kiba, che cercavano di calmarla.

Irasshaii!!³” dissero in coro i due coniugi chinandosi leggermente, per poi abbracciarla amorevolmente non appena ebbe infilato le pantofole da mettere in casa.

A questo punto Sakura non riuscì più a trattenersi e saltò praticamente addosso a Moriko, piangendo a dirotto come una bambina.

Morikoo!!Bhwaa!!Sniff. Sono così felice!” piagnucolò senza ritegno facendo apparire sulla testa dei presenti un enorme gocciolone.

“Sembri una vecchia zitella piagnucolona.” Disse sprezzante Ino, ponendo le mani sui fianchi e guardandola con aria di superiorità, facendo però scattare nella rosa, come al solito, il solito meccanismo di ostilità nei confronti della bionda.

Si voltò, affrontando la sua migliore amica-nemica con occhi fiammeggianti. Si poteva anche dire che dalle loro pupille avevano cominciato a fuoriuscire delle scosse elettriche.

Tuttavia l’inizio di un nuovo battibecco tra le due non attirò molto l’attenzione perché fu subito fermato sul nascere dalle parole della signora Yoshino:

“Benvenuta in famiglia Moriko-chan.” Disse la donna abbracciando la ragazzina.

Omedetoo!” disse Sakura lasciando perdere il suo litigio con Ino, venendo poi seguita a ruota dagli altri:

Omedetoo!”la copiò la bionda, ricevendo un’occhiataccia da parte della rosa.

O-ometedoo gozaimasu.⁴” Sorrise un po’ imbarazzata Hinata. Non era abituata ad esporsi così tanto.

OMEDETOO!!” terminarono in coro Naruto e Kiba all’unisono, avvicinandosi con fare affettuoso a Moriko, occupata a sorridere docilmente a tutte quelle attenzioni.

Ancora non riusciva a capire come fosse possibile che una persona come lei, ricevesse tante gentilezze.

Shikamaru sembrava l’unico a non essere contento, essendo rimasto distante e poggiato di schiena sulla parete dell’entrata, miracolosamente passato inosservato ed intento ad fissare attentamente e tristemente la scena.

Era proprio un baka. Se poi pensava di aver attribuito quell’aggettivo a Kiba solo pochi giorni fa, quella convinzione non faceva che rafforzarsi.

Che stupidaggine. Assolutamente insensato ed incredibile. Lui. Proprio lui che aveva sempre definito le donne una seccatura continua…proprio di lei doveva...

L’occhio verde e preoccupato di Moriko, che, vedendolo in disparte e con quell’aria imbronciata, si era messa ad osservarlo di sottecchi, lo riscosse dai suoi pensieri meglio di una secchiata d’acqua gelata. 

“Io proporrei…” disse frettolosamente ad alta voce per districarsi da quella situazione imbarazzante, attirando così l’attenzione di tutti “… di preoccuparci di Chouji.”

Un silenzio tombale calò sui suoi compagni genin e sui suoi genitori avendo improvvisamente notato l’assenza del ragazzo, mentre Moriko candida ed innocente come non mai, si guardava attorno ansiosa di capire il perché di quella strana atmosfera lugubre.

“Non sarà…” azzardò Sakura impallidita di colpo.

Già…” annuì lui senza fare una piega, per poi alzare una mano ed indicare con il pollice il corridoio che aveva visto percorrere dall’amico in punta di piedi solo 3 minuti fa.

“È in cucina.”

Choujiii!!!”

Il modo in cui sua madre di era catapultata nella stanza da lui nominata e lo sguardo che le aveva visto in volto lo spinse a chiedersi se aveva fato bene ad usare il proprio amico come espediente.

Conoscendo sua madre, forse avrebbe fatto bene a pensare al tipo d fiori che avrebbe dovuto posare sulla sua tomba.

Scusa Chouji…

A-aspetti signora Nara! Può darsi che Neji nii-san sia riuscito a fermarlo!” balbettò intimorita la giovane Hyuuga, ricordandosi che il cugino aveva seguito l’Akimichi subito dopo averlo visto dirigersi zitto zitto verso la camera in questione.

Purtroppo però, da quel che poterono intuire tutti sbirciando nella stanza, la promessa degli Hyuuga non era riuscito a frenare la vorace passione dell’amico corpulento, tanto che sul tavolo erano rimaste solo 5 o 4 porzioni di tutto quello che la signora Yoshino aveva preparato per l’occasione.

Choujiiiiii!!!” ringhiò minacciosa la padrona di casa scuotendo il ragazzo per il colletto della maglia

Aaaah!!” si lamentò Naruto, sempre rimanendo all’entrata della cucina, strapazzandosi con fare disperato la testa “Chouji! Sei sempre il solito guastafeste!”

“E io che volevo assaggiare i manicaretti della madre di Shikamaru!” si aggiunse Kiba alzando le mani a palmo rivolto verso l’alto, enfatizzando il fatto di essere rimasto a mani vuote. Akamaru guaì mesto.

“Sei il solito ingordo!” sbraitò fuori di sé Ino puntandolo con una mano.

Neji intanto stava in disparte a capo semi-chino e ad occhi chiusi per la vergogna.

Sumimasen.” Disse soltanto prima di essere raggiunto dalla cugina e da Shikamaru.

“Stia tranquillo Neji nii-san, lei ha fatto del suo meglio.”

“Non preoccuparti Neji…” si aggregò il ninja delle ombre “… nessuno è mai riuscito a tenere Chouji lontano dal cibo. Mi sarei anche stupito del contrario.”

A quell’affermazione Naruto incrociò le braccia ed annuì con fare saccente “Già,in effetti Neji si sarebbe anche potuto paragonare ad un kami se ci fosse riuscito.”

Yoshino, intanto, aveva mollato il povero Akimichi, lasciandosi cadere su una sedia con le lacrime agli occhi, avendo visto il lavoro di circa 18 ore ai fornelli sfumare in quel modo, e fu affiancata da una preoccupatissima Moriko che le porse alcuni fazzoletti di carta raccattati su uno dei ripiani della stanza.

Cogliendo al balzo l’occasione Shikamaru si allontanò dal gruppo avvicinandosi all’amico d’infanzia, ora beatamente seduto per terra con lo stomaco gradevolmente pesante, per poi sussurrargli all’orecchio.

“Ben fatto, amico mio.”

L’altro sorrise complice,facendo il segno V con una mano. Chouji sapeva benissimo quanto Shikamaru si trovasse in difficoltà dinnanzi alle tonnellate di cibo che sua madre preparava ad ogni occasione speciale. Una volta era stato presente al suo settimo compleanno e sua madre, non contenta di dare al proprio bambino una misera torta dell’insulso diametro di 30 centimetri, gliene aveva preparate altre due.

Se ripensava alla faccia nauseata che Shikamaru aveva fatto di fronte a tutto quel ben di dio fatto di glassa, panna e fragole…

Soffocò una risata salita spontanea alla gola.

Rialzò lo sguardo per assicurarsi che il suo amico non l’avesse notato, ma lo trovò invece intento ad osservare tristemente ed insistentemente un punto della stanza lontano da lui.

Spinto dalla propria curiosità, l’Akimichi seguì il percorso dello sguardo dello shinobi delle ombre, arrivando fino a Moriko, ancora occupata a consolare la sua nuova kaa-san.

Sorpreso, scoccò un’occhiata interrogativa a Shikamaru che solo in quel momento si accorse di essere osservato.

Shikamaru?” chiese non sapendo bene cosa chiedere.

L’espressione del giovane Nara si fece improvvisamente nervosa ed i suoi occhi si spostarono da una parte, mentre una delle sue mani scattava repentinamente dietro la propria nuca, grattandola.

Una lieve imprecazione, sibilata tra i denti dell’amico, arrivò alle orecchie di Chouji.

Lo vide controllare la stanza, analizzando quello che stavano facendo gli altri, per poi dirigersi verso l’uscita di casa, infilarsi nuovamente i sandali ninja ed invitarlo a seguirlo con una mano.

Un po’ incerto, Chouji seguì l’esempio del compagno, rischiando quasi di attirare troppo l’attenzione di Ino che, per sua fortuna, stava dando una mano a Moriko nel suo tentativo di risollevare il morale della signora Nara.

I soli ad accorgersi della loro fuga furono Shikaku Nara e Kiba.

Non appena fu fuori, Chouji vide il suo migliore amico sbuffare scocciato e scivolare con le spalle lungo la parete per accovacciarsi a terra una mano sulla testa e l’altra poggiata su un ginocchio.

Avendo intuito che qualcosa non andava, Chouji si mise rannicchiato a terra come Shikamaru guardandolo preoccupato, aspettando pazientemente che dicesse qualcosa, ma stranamente ci mise di più rispetto a quello che pensava.

Sembrava un fascio di nervi. Si grattava la testa ad occhi serrati sussurrando qualcosa di incomprensibile, faceva per guardarlo e poi ritornava a parlottare tra sé e sé.

Poi, finalmente, facendo ricadere la mano che aveva usato per torturarsi la nuca, disse:

Chouji…” sussurrò insicuro “… a te piace Moriko?”

Shock.

Vedendo il mento del proprio migliore amico cadere fino a terra, Shikamaru ritornò a grattarsi la fronte, mandandosi una buona serie di accidenti.

EEEh?” esclamò infine l’Akimichi, dopo aver scosso la testa ed essersi dato un paio di schiaffi al suo viso paffuto “Shi-shikamaru, ma stai bene? Non è da te fare queste uscite!” asserì allertato.

“Il ruolo di fratello maggiore ti pesa così tanto?” azzardò, non ricevendo alcuna risposta dall’altro “Guarda che se è per quello non ti devi preoccupare! Non sto andando dietro a Moriko.” Cercò di rassicurarlo gesticolando con le mani.

“Anche se è molto carina.” Aggiunse sottovoce con le guanciotte arrossite e gli indici che picchiettavano tra loro, ritornando subito dopo normale.

“Però non cominciare a chiederlo a tutti i maschi della nostra classe! Mi raccomando!” si premurò di dire.

La risata forzata di Shikamaru lo fece bloccare.

Che strano, non aveva mai visto Shikamaru ridere in quel modo, sembrava sconvolto.

Ahah… Stai calmo Chouji. Era solo per…” deglutì un momento “… accertarmi di una cosa.”

“Che cosa?”

Sai…” disse abbassando un po’ la voce, guardandosi imbarazzato le punte dei sandali “… se Moriko piacesse anche al mio migliore amico, la cosa diventerebbe troppo complicata.”

Aaaah.” Disse Chouji con l’aria di chi aveva capito quello che intendeva, poggiando la testa sulla parete esterna della casa guardando un attimo il cielo.

Poi spalancò gli occhi.

Aspetta un attimo… si disse sudando freddo … “anche”?

Voltò lentamente, quasi con un cigolio metallico, la testa verso Shikamaru, indicandolo con una mano.

Tu…!Tu-tu..?!”

Sigh… fu la sola cosa che riuscì a pensare Shikamaru, quasi pentendosi di aver vuotato il sacco con Chouji. Si era aspettato di sentirsi imbarazzato, ma non così tanto.

In quel momento se un fulmine lo avesse folgorato sul posto, sarebbe stato addirittura grato al destino che l’aveva diretto su di lui.

Facendosi coraggio, il giovane Nara alzò lo sguardo, incrociando di nuovo il suo amato cielo nuvoloso.

“Coraggio Chouji, dillo pure.” Lo invitò con tono annoiato e noncurante.

“Tu … tu ti sei innamorato di Moriko?!”

“Grazie per non aver usato il termine sorella.”

“Assurdo! Davvero?!” blaterò dopo essere scattato in piedi.

“Temo di sì.”

Ma… ma credevo che…, insomma. Non pensavo che ti saresti mai potuto interessare seriamente ad una ragazza. Cioè… neppure Ino..!”

Ino è la mia amica d’infanzia.” Puntualizzò mettendosi una mano su una guancia.

Detto questo l’Akimichi ri-scivolò per terra lungo la parete, ancora incredulo.

Un’altra lampadina si accese nella sua mente.

Shikamaru.” Lo richiamò, costringendolo a guardarlo dritto negli occhi. Il giovane Nara poté notare che era stranamente serio.

“Non hai il complesso della Lolita, vero?”

Una serie di pallini di sospensione si formò su di loro.

Chouji, stai male, vero?” rispose anche lui divenuto serio in volto.

A dare conferma ai suoi sospetti lo stomaco rigonfio dell’altro mugugnò dolorosamente e il volto di Chouji divenne visibilmente più pallido.

“Già, credo di essere parecchio sconvolto. E il fatto di aver appena mangiato non aiuta.”

Sospirarono all’unisono.

“Sei messo male, amico mio” disse il ragazzo corpulento dispiaciuto di non poter fare nulla per l’amico.

“Lo so, Chouji. Lo so.”

“Dai rientriamo, prima che tuo padre ci venga a prelevare.”

“Ok.”

 

 

“Alla fine abbiamo mangiato pochissimo…” si lamentò in un sospiro Sakura seduta per terra insieme a Moriko ed a Naruto nella nuova camera della ragazza dai capelli verdi.

La festa era ormai finita da un pezzo e gli unici rimasti erano appunto, Naruto, Sakura e Kiba, che era uscito solo un attimo per fare una passeggiata con Akamaru.

“Appena torno a Konoha, Chouji me la paga…” mugugnò ad occhi stretti il biondo tenendosi le caviglie con entrambe le mani.

A quelle parole Moriko lo osservò dispiaciuta, abbassando lo sguardo e facendo apparire la solita rughetta di preoccupazione in mezzo alla fronte.

“Ma deve proprio andare via, Naruto-san?” chiese quasi supplichevole.

Un incudine con sopra inciso il kanji di “Senso di colpa” cadde sulla testa bionda e spinosa del Jinchuuriki del Kyuubi, facendogli venire i lacrimoni agli occhi.

Moriko gli stava davvero simpatica, non a caso Sakura, la prima volta che gli aveva parlato di lei, gli aveva detto che sarebbero andati d’accordo, ma il modo in cui quella ragazzina, sfortunata ed emarginata come lui fin dall’infanzia, lo influenzava era incredibile. Sembrava un cucciolo timoroso di rimanere da solo.

“Non guardarmi in quel modo, Moriko-chan.”  La implorò il biondo, ricambiando il suo sguardo da cane bastonato, per poi lanciare un’occhiatina a Sakura come tacita richiesta di aiuto.

Questa di conseguenza, anche se con un lieve sbuffo seccato, posò una mano sulla testolina verde ed intricata della cugina, sfoderando il migliore dei suoi sorrisi.

“Dai Moriko, Naruto deve accompagnare Jiraya-sama per una questione importante.” La informò con tono dolce la rosa.

“Già,…” annuì con decisione incrociando le braccia il genin “… Ero-sennin ed io dobbiamo andare a cercare una certa Tsunade, a quanto pare sarà lei il prossimo Hokage.”

“Oh.” Disse soltanto la ragazza dai capelli verdi alzando l’occhio sinistro verso l’alto con fare pensieroso. “Jiraya-sama è quel signore dai capelli bianchi che mi è venuto a visitare l’ultima volta con Kakashi-sensei?” chiese poi, voltandosi verso la cugina, che quel giorno era presente con lei.

Un gocciolone comparve sulla testa della kunoichi.

Già… avrebbe voluto dire ad alta voce … e di certo avrei preferito che non facesse così tante domande su di te.

Era passata al’incirca una settimana da quando Moriko, ancora ricoverata con Lee-san nella stessa stanza d’ospedale, aveva ricevuto una visita inaspettata ed alquanto indesiderata del Sannin dei rospi, e ancora il ricordo di quelle terribili 2 ore passate a tenere a bada la morbosa curiosità del ninja leggendario le faceva venire i brividi. Oltretutto Sasuke sembrava sparito nel nulla, era andata persino a casa sua per chiedergli se stesse bene, ma non le aveva aperto la porta e oltretutto, guardando attraverso una finestra, aveva potuto constatare che il compagno di squadra non era in casa.

Gli si strinse il cuore al solo pensiero che Sasuke fosse nei guai o che, peggio ancora, la stesse evitando.

Si portò in uno scatto le mani alle tempie massaggiandosele stancamente.

Che stress.

“Quel pervertito!” esclamò Naruto accigliandosi “Sono sicuro che ti ha chiesto qualcosa di sconcio!”

Un gocciolone apparve sulla testa della rosa.

Naruto ci aveva azzeccato in pieno.

Però…

Di tutta risposta Moriko inclinò di lato la testa con un dito poggiato sul mento.

“Scon-cio?” scandì facendo intendere di non capire bene il significato di quella semplice parola.

Un pugno ben assestato e diretto in pieno viso, catapultò Naruto dall’altra parte della stanza.

S-sakura-chan!” protestò il biondo massaggiandosi il naso, ma la visione quasi demoniaca di Sakura lo gelò sul posto, vedendola, infatti, avvolta dalle fiamme e tutta occupata a scrocchiare le nocche mentre lo guardava.

“Non provare mai più a dire certe cose davanti a Moriko.” Disse con tono lugubre.

Quest’ultima, intanto, stava osservando interessata e preoccupata quello che, a sua insaputa, sarebbe anche potuto essere l’ultimo giorno di vita del Jinchuuriki del Kyuubi.

“Siamo tornati!” fece la sua entrata nella stanza la voce di Kiba, preceduta da un Akamaru tutto contento e scodinzolante che saltò praticamente in braccio a Moriko, facendola cadere all’indietro per riuscire così a riempirle meglio il viso di leccatine affettuose.

La ragazza dai capelli verdi ridacchiò, cercando di rifugiare le ceree guance dalla linguetta del segugio.

Aka-chan!Mi fai il solletico!”

A soccorrerla furono le mani di Kiba che dolcemente, ma con la fermezza che solo il padrone del proprio cane sa usare, prese tra le mani il cagnolino, di certo non molto contento di essere interrotto, per metterselo poi sulla testa.

Kiba-san!” disse Moriko rimettendosi velocemente seduta composta per poi chinare il capo con decoro.

Una risata divertita da parte dello shinobi dei cani le fece alzare la testa

Kiba si fermò per poi sorridere e sedersi di fianco a lei per poi cominciare a scuoterle amorevolmente i capelli

“Ormai siamo nella stessa squadra da più di 2 settimane, Moriko. Non c’è più bisogno di continuare a chiamarmi Kiba-san!” le disse con il suo solito sorriso furbesco sulle labbra.

Ah…” proferì solo la ragazza, alzando gli occhi al soffitto pensierosa“…, allora…” continuò, voltandosi verso il compagno ed indicandolo con un dito indice, mentre dichiarava, sicura di aver ricordato bene le lezioni che la sua Itokosan le aveva dato, riguardanti i rapporti tra le persone:

Kiba-kun …?”

“Esatto.” Affermò soddisfatto Kiba di fianco a lei, non tenendo conto dello sbuffo che Akamaru aveva emesso sopra i suoi capelli .

Il ragazzo spostò poi lo sguardo verso l’angolo della stanza trovando Sakura darle di santa ragione a Naruto.

Un gocciolone gli si formò in testa.

Ehi…” disse lo shinobi dei cani indicando i due a Moriko con un sopracciglio inarcato “… che ha combinato Naruto stavolta?”

Moriko a quella domanda si illuminò, decidendo di approfittare della presenza d Kiba-kun per capire una cosa. Il giovane Inuzuka vide la ragazzina avvicinare il suo volto al proprio, facendolo indietreggiare d’istinto con il volto rosso.

L’immagine di una figura femminea coperta da sola schiuma e da un asciugamano gli balenò in testa.

E questo lo fece cadere all’indietro disteso sul pavimento con un braccio che gli sorreggeva il busto, permettendogli di tenere alta la testa per non far cadere Akamaru.

M-m-m-moriko c-che stai facendo?” balbettò maledicendosi per aver parlato proprio come Hinata faceva davanti a Naruto.

L’altra inclinò di lato la testa incuriosita senza smettere di guardarlo.

Kiba-kun, che cos’è sconcio?”

 “EEEEH?” urlò in risposta ruzzolando confusamente con l’aiuto delle mani fino al muro opposto, guardando la compagna di squadra come se gli avesse appena fatto una proposta insensata e terribilmente equivoca.

“NARUTO!” sbraitò d’un tratto, voltandosi con espressione furiosa verso il biondo, in quel momento a stento riconoscibile a causa del viso così gonfio da deformargli i tratti somatici “Cosa diamine ti è saltato in mente?!”

A nulla servirono i mugugni di protesta del povero Jinchuuriki riguardo la propria innocenza, poiché le orecchie dei due rimasero sorde alle sue parole non appena un imbronciato ed assonnato Shikamaru entrò nella stanza, inarcando un sopracciglio con sguardo interrogativo nel trovarli in quella situazione.

“Ma che succede? Vi si sente fin dall’altra parte della casa.”

Gomen, Shikamaru.” Disse con una vena di stizza Kiba con il capo chino e lanciando di sottecchi uno sguardo poco rassicurante al biondo.

Naruto ha detto una parola inappropriata di fronte a Moriko.” Spiegò con sufficienza la rosa, incrociando le braccia al petto, mentre il povero ragazzo in questione faceva pendere dai proprio occhi due lacrimoni grandi come palle da biliardo.

“Il solito baka.” Constatò con uno sbuffo indifferente lo shinobi provocando l’ennesimo lamento piagnucoloso dell’altro.

Dietro di lui apparve sua madre, sorridente e sollevata come non mai, avendo ricevuto pochi istanti primi da parte degli Akimichi 15 bento misura maxi come segno di scuse per quello che il figlio aveva combinato.

“Allora ragazzi, vi state divertendo?” chiese raggiante la donna, noncurante di aver fatto congelare l’atmosfera nella stanzetta.

“Tutto bene, Yoshino-san!” si affrettò a dire Sakura sorridendo forzatamente.

“Sicuro?” disse facendosi improvvisamente preoccupata vedendo Naruto prossimo a dire ciao ciao alla vita.

“Ma Naruto sta male? Cos’è successo?”

Merda.

“Sì!! Credo proprio che sia meglio portarlo all’ospedale!” disse improvvisamente Sakura, acchiappando il Jinchuuriki per il colletto della maglia e dirigendosi a gran passi verso l’uscita della camera.

“Ti accompagniamo!” disse Kiba seguendola a ruota con Akamaru sempre adagiato sulla sua testa.

“Ah, Ok. Spero che vi siate divertiti oggi.” Si premurò di dire la padrona di casa accompagnandoli alla porta secondo le buone maniere.

Shikamaru, rimasto da solo nella stanza, sbuffò. Tutta quella confusione per cosa poi? A volte i suoi compagni erano davvero dei casinari.

Strofinandosi il retro del collo con una mano si avvicinò  a Moriko ed inginocchiandosi davanti a lei, venendo accolto da quest’ultima con un sorriso che, anche se non lo diede a vedere, lo fece irrigidire per l’imbarazzo.

Che brutto momento per innamorarsi. Il destino doveva essere davvero beffardo per decidere di farlo innamorare di quella che sarebbe diventata sua sorella acquisita. Ma come diavolo aveva fatto a cascarci? Era una bambina! Certo, una bambina nel corpo di una ragazza della sua stessa età, ma pur sempre una bambina! Se ripensava alle parole di Chouji gli veniva addirittura il dubbio di avere davvero il complesso della Lolita.

Pazienza, si costrinse a pensare, scuotendo irritato la testa, sono stato abbastanza fortunato di averlo potuto dire a Chouji, ma non posso permettere che Sakura o qualcun altro abbastanza vicino a lei, lo venga a sapere.

Che cosa avrebbe pensato Sakura, se avesse saputo che sua cugina condivideva lo stesso tetto di un pre-adolescente nel pieno del proprio sviluppo, innamorato di lei e per di più legalmente riconosciuto come suo fratello?

Di certo non belle cose.

No. Doveva essere maturo, nascondere al meglio possibile quello che sentiva e permettere a Moriko di crescere mentalmente di ben 8 anni prima di fare qualsiasi cosa di avventato.

Coraggio. Un groppo di saliva per reidratare la gola. Un veloce respiro profondo. Un sorriso rilassato.

E…

“Allora, ti pace la tua nuova stanza?”

Il segno di assenso entusiasta da parte dell’altra lo fece sorridere sollevato, dandogli quel poco di sicurezza che gli serviva per calarsi nuovamente nei panni del fratello maggiore protettivo ed affettuoso.

“E la tua roba?” continuò il moro scrutando la stanza, trovando però di riconducibile a Moriko solo il peluche a forma di gatto che gli aveva regalato Kiba (la cui vista gli fece torcere di non poco lo stomaco), posto sul tavolino sotto la finestra destinato agli studi, e la foto incorniciata della loro squadra accanto al primo.

“C’erano cose troppo pesanti nella mia vecchia casa…” disse la ragazza capendo quello che stava pesando il suo nii-san dalla sua espressione perplessa “… così Itokosan e io abbiamo deciso di prenderle poco per volta domattina.”

Per un attimo Shikamaru rimase sorpeso da tutta quella sicurezza: Moriko stava facendo passi da gigante se era addirittura arrivata a capire che cosa gli aveva dato da pensare. Però c’era un’altra cosa che gli era saltato all’occhio…

“E i tuoi vestiti?” chiese ancora guardando l’armadio accanto al tavolo, socchiuso da una sola anta, ma chiaramente vuoto “Tu e Ino non eravate andate a fare spese, proprio l’altro ieri?”

A quelle parole Moriko si fermò, come se il tempo si fosse fermato solo per lei, poi inclinò la testa di lato con una mano che le copriva la bocca.

Ops.”

Rimangio tutto… pensò tristemente il novello fratello maggiore, abbassando la testa come se fosse diventata improvvisamente pesante come un macigno … di progressi ne dovrà fare ancora molti.

“Ok, Moriko. Andiamo a prendere la tua roba.”

 

 

Doveva ammettere che era stato più facile di quanto immaginasse.

La vecchia casa di Moriko non era molto distante da quella della sua famiglia, bastava percorrere un paio di vie, svoltare una volta a destra ed una a sinistra per ritrovarsi di fronte al vecchio edificio dove la nonnina che  affittava monolocali a poco, sedeva sorseggiando pacamente una tazza di the verde, godendosi il silenzio e l’atmosfera della sera.

Konbanwa⁵, miei cari.” Gracchiò questa non appena i due le si pararono accanto e Shikamaru si chiese come avesse fatto a vederli nonostante i suoi occhi fossero talmente stretti e circondati da rughe da non far nemmeno scorgere i bulbi oculari.

Konbanwa, obaa-san” disse Shikamaru imitando Moriko, che si era inchinata educatamente di fronte alla vecchietta.

“Siamo venuti a prendere delle cose dall’appartamento, obaa-san” aggiunse la ragazza , sorridendo alla nonnina.

Ooh.” Sospirò dispiaciuta la signora afferrando meglio il proprio bastone da passeggio, che la sosteneva dal ciondolare in avanti, cadendo dalla panchina “Così presto? Credevo che ti avrei visto ancora qualche volta. Che peccato. Avrei voluto farti conoscere il mio nipotino, sai ha la tua stessa età …”

Shikamaru ebbe una fitta allo stomaco.

Pure la nonnina ci metteva lo zampino?

“Veniamo solo a prendere i vestiti che Ino-san mi ha aiutato a comprare ieri, obaa-san.” Si giustificò intristendosi Moriko “Ci rivedremo quando verrò a prendere le altre cose.”

In tutta sincerità… pensò Shikamaru, vedendo nel sorriso della nonnina qualcosa di inquietante … io preferire prendere tutto subito.

“Che sollievo. Non avrei mai saputo che fare se te ne fosti andata subito.” Sospirò sollevata la vecchietta , tirando fuori dal nulla una chiavetta per porgerla a Moriko.

“Ecco la chiave, cara.”

Moriko l’accettò con un sorriso ed un inchino, ma prima che le sue mani pallide raggiungessero il tintinnante ed argenteo oggetto questo fu ritirato con finta innocenza dalla padrona.

“Ovviamente mi informerai prima di venire a prendere le ultime cose vero, tesoro? Sai, visto che sono molto pesanti il mio nipotino potrebbe darti una mano…

Shikamaru guardò incredulo quella vecchina, all’apparenza dolce e rimbambita, complottare per far avvenire un appuntamento al buio tra questo fantomatico nipote e la sua amata sorella acquisita.

Era proprio vero che i vecchi ne sapevano una più del diavolo.

A quella domanda Moriko rimase leggermente di sasso, nel vedere anche le chiavi allontanarsi da lei in modo così improvviso ed inaspettato. Sulle sue labbra si formò subito dopo un sorriso accondiscendente, che fece finire dritta tra le sue mani la chiavetta.

Arigato gozaimasu, obaa-san, demo…⁶” disse inaspettatamente Moriko subito dopo essere entrata in possesso dell’oggetto “… credo che Shikamaru nii-san mi aiuterà anche quel giorno.”

Gli occhi neri dello shinobi si spalancarono, osservando Moriko chinarsi ancora una volta in segno di scuse nei confronti della vecchina, rimasta molto delusa da quella risposta.

Se prima aveva qualche dubbio sui progressi di Moriko, ora non ne aveva quasi più nessuno.

 

 

 

Quando entrarono nell’appartamento, Shikamaru fu colpito da una leggera fragranza dolciastra. Ci mise un po’ a capire da dove venisse, in mezzo a tutto quel disordine provocato dalle scatole di vestiti e varie per il trasloco.  La camera di Moriko non era nulla di eccezionale: tradizionale pavimento con tatami, un futon sfatto con accanto un paravento, un tavolo-comodino a parete, un guardaroba stracolmo di scatole affinché non intralciassero chi era nella stanza. L’unica cosa che saltò all’occhio, dopo il naso ovviamente, di Shikamaru furono una scatolina piena di qualcosa che, dopo essersi avvicinato cautamente ed averlo esaminato, definì come almeno 4 o 6 dango caramellati a spiedini abbandonati accanto al letto dopo averne mangiati solo tre, di cui rimanevano soltanto i legnetti.

Sentendo Moriko trafficare con qualche busta accanto all’entrata si voltò, trovando la sorella acquisita intenta a raccogliere intorno a lei quante più buste si roba non ancora inscatolata, sicuramente intenzionata a portarla a mano.

Sospirando tra lo scocciato e l’intenerito, Shikamaru fece qualche passo verso di lei.

“Ohi, Moriko… che cosa fai?”

L’altra, tutta occupata a fare quella specie di inventario, alzò la testa verso l’altro con un’espressione completamente spaesata.

Il dito indice cereo della ragazza indicò con le dodici buste attorno a lei con fare ovvio.

“Prendo la roba da portare via, Shikamaru nii-san.”

Un gocciolone gli si formò sulla tempia, osservando il modo in cui quelle buste, stracolme di quello che sembravano maglioni invernali e qualcos’altro,  circondavano in modo minaccioso entrambi, promettendo un breve ma doloroso tragitto verso casa per le loro mani.

“Vedo, ma non credi che siano troppo pesanti per te?”

Moriko sbatté un paio di volte la palpebra sinistra e poi scosse la testa in segno di diniego.

Itokosan ha detto che Moriko deve imparare a cavarsela da sola.” Fu la sua innocente giustificazione.

 Shikamaru la guardò per un attimo, poi sbuffò. Che seccatura, possibile che quella ragazzina riuscisse sempre a stupirlo ogni volta che apriva bocca? Era come se ragionasse al di fuori dagli schemi. Anche con il suo QI riusciva a malapena a seguire la linea del suo pensiero.

Bhe… pensò, spostando con fare imbronciato lo sguardo da una parte … d’altra parte è pur sempre una bambina.

Ritornò ad osservarla, trovandola intenta a scrutarlo in attesa di una risposta, e sospirò posandole una mano su quella testolina verde, com’era diventato suo modo di fare negli ultimi tempi. Sembrava che quel gesto gli infondesse più sicurezza.

“Ogni cosa a suo tempo, Moriko.” Disse con il suo solo tono semi-annoiato, quasi stesse dicendo quelle parole con fare meccanico. “Non c’è bisogno che ti metta a fare l’impossibile.”

A quelle parole la ragazza alzò, anche se un po’ a fatica, a causa della pressione che la mano del suo nii-san esercitava su di essa, la testa, guardandolo interrogativa, inclinando la testa da un lato con le sopracciglia leggermente, quasi impercettibilmente aggrottate.

“Impossibile?” ripeté ricevendo però come risposta un altro sbuffo da parte dell’altro, che le lasciò la nuca, permettendole di rimettersi dritta sulla propria schiena.

Shikamaru si rimise le mani in tasca, facendo scattare un sopracciglio all’insù mentre continuava a guardarla, sempre con la solita espressione corrucciata.

“Davvero pensi di riuscire tutte quelle buste da sola?” chiese con fare retorico lo shinobi delle ombre, vedendo la sorella acquisita voltarsi verso i pacchetti in questione e cominciare a pensare intensamente con un dito sul mento.

E ci sta addirittura pensando! Si disse scandalizzato con una gocciolina lungo la tempia.

“In effetti…” fece l’altra ricambiando il suo sguardo “Non credo di riuscire a trasportarle tutte insieme.”

La sua testa ciondolò in avanti, sconfitta da un atroce malditesta.

Spossato, lo shinobi delle ombre si portò una mano agli occhi strofinandoseli con l’indice ed il pollice, mentre davanti a lui Moriko continuava ad inclinare la testa da un lato nel tentativo di capire cosa stesse facendo.

Senti…” disse ancora occupato a cercare di sopprimere quell’odioso pulsare alle tempie “… che ne dici di mangiare qualcosa, prima di tornare a casa?”

“Mangiare?” ripeté la ragazza nel sentire quella proposta inaspettata, quasi non capisse cosa volesse dire “Vuoi andare da Ichiraku-san, Shikamaru nii-san?”

“Meglio di no, se andiamo a mangiare il Ramen  non ci rimarrà posto per i bento che gli Akimichi ci hanno portato” aggiunse rialzando la testa Shikamaru, sapendo bene che sua madre non avrebbe mai perso l’occasione di rifilargli un così ghiotto e gratis pasto.

Scrutò con fare assorto il vuoto davanti a sé per qualche secondo, poi , sempre con la sua solita espressione assonnata e una mano infilata distrattamente nella tasca dei pantaloni, si voltò verso quella scatoletta di spiedini dolci non ancora terminati.

“E quei dolci?” chiese quasi noncurante.

Moriko trasferì il proprio peso sulla gamba destra, in modo tale da poter oltrepassare con lo sguardo la schiena del proprio nii-san e intravedere la scatoletta che aveva lasciato aperta il giorno prima, quando ancora non era stata avvisata che le pratiche per la propria adozione fossero pronte.

Oh…” disse in un monosillabo la ragazza, mettendosi al fianco del giovane Nara “Me li ha portati ieri Itokosan, ma…

Senza permetterle di aggiungere altro Shikamaru si sedette stancamente sul futon sfatto acchiappando al volo la scatola da sporto pieno di dolci.

Moriko stette un attimo a guardarlo confusa per poi avvicinarsi  lentamente e sedersi accanto a lui che era occupato a guardare un poco schifato quegli strati zuccherosi che non aveva mai osato provare a causa del trauma che la cucina di sua madre gli aveva provocato nel tempo.

Moriko vide la mano del suo nii-san, un poco riluttante avvicinarsi ad uno degli spiedini e portaglielo al viso decisamente nauseato.

Nii-sa-…” a bloccarla dal pronunciare l’inizio di quella frase fu lo stesso dango caramellato che Shiakamaru gli stava porgendo davanti agli occhi, girato con la testa dalla parte opposta per chissà quale ragione.

Shikamaru…nii-san? Pensò sorpresa da quel gesto per poi spostare l’occhio sinistro sul dolcetto dinanzi a lei ed allungare una mano pallida verso lo stecchino per afferrarlo, andando a sfiorare di conseguenza la mano dell’altro.

Shikamaru sussultò percependo quel contatto fugace ed inaspettato ma non si voltò, ripromettendosi di non far capire nulla a Moriko.

Strinse le spalle ed abbassò la testa, digrignando i denti mentre la sua mano, ora di nuovo libera,scattava nuovamente nella scatola di dolciumi, afferrandone un altro, ma, la voce di Moriko, melodica e leggera come sempre, gli arrivò sfumata di dispiacere, cogliendo alla sprovvista.

Shikamaru nii-san..” disse la ragazza dai capelli verdi con l’occhio destro cieco ed acquoso. Il giovane Nara a quelle parole ebbe una fitta al petto.

Kuso…⁷

 “… perché è arrabbiato?” terminò Moriko, facendo ritornare il proprio occhio normale giusto quando un paio di occhi scuri si spalancarono, volgendosi su di lei.

“Non mi vuole…” disse lentamente con voce tremante ed a sguardo basso Moriko, mentre Shikamaru deglutiva “… come sua sorella?”

Il ragazzo abbassò leggermente le palpebre, lasciando che i suoi occhi vagassero sul dango che ciondolava a pochi centimetri dal pavimento.

“No.” Fu la sua risposta amara e quasi sospirata.

“Mi odia?” aggiunse la ragazza stringendo ancora di più la testa nelle spalle cominciando a tremare lievemente.

Uno sbuffo affranto e scocciato precedette la risposta del ragazzo.

No…

L’occhietto vispo e color giada di Moriko si rialzò sul ragazzo, incontrando il suo sguardo color pece puntare il suo con sicurezza e… tristezza.

“Io non ti odio, Moriko” affermò nuovamente il moro.

Fuori dalla finestra le cicale avevano già cominciato a cantare in onore del nuovo calar del crepuscolo, dando vita ad una oziosa e serena litania in grado di cullare le menti ed i cuori di ogni creatura, eppure dentro la stanza per Shikamaru era come se regnasse il più assoluto dei silenzi. L’unica cosa che in quel momento percepiva era l’odore di chiuso misto a quello dolce del caramello sullo spiedino che teneva ancora in mano e la consapevolezza di star andando oltre … troppo oltre. Sapeva di essersi comportato piuttosto freddamente da quando i suoi genitori avevano deciso di adottarla, ma se cercava in tutti i modi di starle lontana era solo per il suo bene.

Solo il suo.

Perché se avesse seguito quelli che erano i suoi desideri … avrebbe agito irrazionalmente e di conseguenza avrebbe fatto qualcosa di sbagliato.  Eppure, anche se in quel momento si trovava sul ciglio del baratro, non era spaventato, anzi… il fatto di essere lì davanti a lei e di essere a un passo dal dirle cosa veramente non andava nel fatto che lei fosse diventata sua sorella… lo metteva in una sorta di fredda agitazione.

Sentiva il suo cuore pulsargli nelle tempie ed incitarlo a vuotare il sacco, a dire quelle stramaledettissime parole che gli avrebbero alleggerito quel peso forse troppo grande per un pigro come lui. Ma al contempo la sua mente lucida gli impediva di uscire da quello stato di trans in cui era caduto, bloccandogli i muscoli ed urlandogli contro che avrebbe mandato tutto a puttane: tutti i suoi buoni propositi di non farle alcun male, di lasciarla libera sarebbero crollati nel momento stesso in cui avesse aperto bocca.

Non devo… si disse struggendosi nel guardare il viso di lei farsi triste e confuso come quello di un cucciolo smarrito.

“Ma allora perché è triste?”

Le parole insistenti di Moriko ebbero lo stesso effetto di una stilettata dritta al cuore. Si coprì il volto con una mano, conscio di essere arrivato ormai quasi al limite della sopportazione.

Che vergogna… come shinobi faccio davvero pena. Pensò amaramente.

“Se mi odia…!” incalzò la ragazza sporgendosi verso di lui poggiando entrambe le mani sul futon per poter guardarlo meglio in viso.

Shikamaru spalancò gli occhi ritrovandosela più vicina di quanto avesse mai sperato nella sua immaginazione. Riusciva addirittura a vedere ogni singola movenza delle sue labbra pallide, delicate e leggere come le ali di una farfalla.

Sentì una goccia di sudore farsi strada sul suo viso, fermandosi sul suo mento.

“… posso anche andarmene! Non importa!” continuò Moriko con l’occhio serrato e sull’orlo del pianto, ignara però che ormai le sue parole fossero niente più che un ronzio nella mente di Shikamaru.

“Io non voglio che Shikamaru nii-san sia infelice a causa mia!”

Ti prego smettila… pensò disperatamente, e desiderando con altrettanta intensità di poter dar voce a quel pensiero che avrebbe come minimo fatto allontanare quelle labbra che ai suoi occhi parevano tanto vellutati e morbidi come i petali di un fiore.

Che cosa sto andando a pensare?! Urlò in preda al panico una parte della sua mente, non riconoscendosi più.

Shikamaru nii-san… è una brava persona!”

La sua forza di volontà cominciò a venirgli meno.

E le sue palpebre si abbassarono contemporaneamente alla sua testa verso quella di Moriko, lentamente… lentamente…

“… non merita di essere triste!”

Furono quelle le ultime parole che disse prima di aprire di scatto l’occhio destro nell’avvertire qualcosa sfiorarle delicatamente la bocca, trovandosi davanti l’occhio socchiuso e perso nel vuoto di Shikamaru.

Quando la sua mete realizzò che quella sensazione si stava facendo appena appena più accentuata, sentì il suo corpo venire scosso da un fremito sibilino e il posto dove un tempo risiedeva il suo occhio destro pulsò rabbiosamente come mai aveva fatto in vita sua.

 

 

 

“Ma che succede?” disse Kiba nel vedere la gente del villaggio improvvisamente in subbuglio ed intenta a correre nella direzione opposta a quella sua, di Naruto e di Sakura.

“Si sarà sentito male qualcuno?” azzardò Naruto guardando incerto la folla andarsi a raggruppare in un determinato punto alla fine di una stradina secondaria a pochi passi da loro.

Sakura osservò preoccupata quel pezzo di strada sentendo il cuore accelerare il ritmo dei battiti man mano che un sospetto le si faceva strada nella mente.

“Sakura?” chiese Naruto, vedendo la rosa compiere un passo nella stessa direzione delle altre persone con in volto un’espressione sconvolta.

Risvegliandosi un attimo dal suo stato di semi-incoscienza, la ragazza si voltò verso di loro, seria ed accigliata.

“Vado a vedere cosa succede, voi andate avanti… vi raggiungo subito.” Concluse con lo stesso tono di chi non ammetteva obiezioni per poi scattare  in corsa, lasciando dietro di sé un Kiba ed un Naruto piuttosto interdetti.

Lo shinobi dei cani assottigliò gli occhi in contemporanea al guaito turbato del suo fido compagno che gli spuntava dalla giacca.

Il suo naso si alzò verso l’alto inspirando l’aria che soffiava da quella via verso di loro, riconoscendo immediatamente tra le varie essenze una determinata fragranza.

Shikamaru?” sussurrò stupito per poi incupirsi in viso, mentre accanto a lui Naruto lo guardava confuso.

Che ci fa laggiù?

 

 

Quando Sakura entrò nella stanza del monolocale di Moriko trovò Shikamaru ancora seduto sul futon sfatto con la testa tra le mani, rannicchiato su se stesso come un bambino impaurito.

Moriko!” chiamò a gran voce la rosa senza pensare più di tanto al ragazzo, andando fino alla finestra spalancata guidata dalla disperata speranza che la cugina fosse solo salita sul tetto dell’edificio com’era solita fare quando si spaventava, ma quando allungò il collo fuori dal balcone per cercare di scorgere Moriko poco più sopra, non trovò niente che attenuasse almeno un po’ le sue paure.

Furibonda, rientrò nella stanza raggiungendo a grandi e veloci passi il giovane Nara sul futon, sempre nella stessa posizione in cui l’aveva trovato quando aveva fatto irruzione nell’appartamento.

Inginocchiandosi sulla morbida superficie del letto ripiegabile lo afferrò rudemente per il colletto della maglia a rete ritrovandolo a pochi centimetri dal suo viso allarmato sicuramente dal suo sguardo omicida.

“Che diamine hai fatto!? La signora Aki ha detto di aver sentito Moriko urlare!!!” gli sbraitò in faccia con occhi furenti, ottenendo come unico risultato che Shikamaru serrasse le mascelle e voltasse lo sguardo dall’altra parte.

“Rispondi, per la miseria!!” rincarò la dose scuotendolo con maggior forza.

“L’ho baciata.”

Era stato un sussurro quello che Shikamaru le aveva detto, ma lo stesso era riuscito ad arrivare alle orecchie della rosa che, allibita, mollò la presa guardandolo fissa.

Co-come?”

Il moro abbassò la testa, rimettendosi a sedere a gambe incrociate come pochi minuti prima, raccogliendo lo spiedino di dango caramellato che poco prima aveva tenuto in mano, guardandolo con rimorso.

Se soltanto si fosse messo a mangiare quella schifezza e non avesse prestato così tanta attenzione a Moriko.

“Che cos’hai detto?” la voce di Sakura gli arrivò alle orecchie peggio di una condanna: non poteva più tirarsi indietro. Aveva fatto la cazzata ed ora ne avrebbe pagato le conseguenze.

Sperava solo che i pugni di Sakura non fossero così forti come Naruto li descriveva.

“L’ho baciata.”

Sakura rimase lì inebetita a bocca spalancata, boccheggiando qualcosa che, Shikamaru ben sapeva, come minimo sarebbe stato un urlo diretto ai suoi timpani con la forza di almeno 120 decibel.

Tu-tu…” balbettò ad occhi sbarrati la ragazzo non credendo quasi alle sue parole “Tu...!” esclamò improvvisamente con fare più deciso corrucciandosi pericolosamente “Hai baciato Moriko in bocca???!!!”

L’urlo della rosa era stato accompagnato da uno scatto delle sue gambe che l’avevano fatta ergere come un colosso minaccioso su di lui, ancora sedute ed inerme per terra.

Shikamaru ruzzolò fino al comodino di fianco al letto aggrappandovisi come un naufrago che cerca di fare di un pezzo di legno la propria salvezza, non pensando di essere nel bel mezzo dell’oceano e per di più in compagnia di un famelico squalo. Con quanta buona volontà riuscì a racimolare, mise le mani avanti in segno di resa, scuotendole mentre dalla sua fronte grondavano centinaia di litri di sudore freddo.

 “SULLA bocca!! SULLA bocca!!” ripeté disperatamente cercando di specificare l’errore dell’altra, ma il suono secco di nocche contro la superficie sottile e legnosa del paravento della stanza lo fece zittire all’istante.

“Sempre bocca è!!!” sentenziò di tutta risposta Sakura con ancora una mano sul fianco destro e l’altra sospesa in aria dopo aver colpito il sottile separé.

 “Sei un idiota Shikamaru!” rincarò la dose pestando in piede in avanti e sporgendosi verso il povero moro oramai tremante come una foglia e prossimo a dire addio alla propria vita.

“Un cretino patentato!! E io che pensavo che  con il tuo QI provocassi meno danni di Kiba! Sei un imbecille!”

A quelle parole lo shinobi abbassò lo sguardo a terra, ammettendo silenziosamente la veridicità di quelle parole.

Eppure non riusciva a pentirsene completamente.

Il rumore del legno scorrevole della porta lo distrasse, spingendolo a guardare sulla sogla della stanza da dove Sakura gli dava le spalle.

“Io vado a cercarla.”

Un occhio verde giada scintillante di rabbia lo fulminò al di sopra della spalla.

“Non azzardarti a muoverti di qua. Ti scuserai con Moriko dopo che l’avrò trovata.”

Fu tutto quello che Sakura gli disse prima di uscire di corsa lasciandolo da solo in quell’appartamento, in compagnia dei suoi soli rimorsi e pensieri.

 

 

Quel cretino l’ha baciata! L’ha baciata! Si ripeté rabbiosamente in testa Sakura scansava e sgomitava tra la gente che si era raggruppata ai piedi dell’abitazione della cugina per cominciare la ricerca.

Come si fa ad essere così idioti?

Finalmente riuscì a liberarsi dalla folla di curiosi e cominciò a correre a perdifiato tra le vie del villaggio, senza curarsi nemmeno di aver oltrepassato Naruto e Kiba, ancora fermi dove gli aveva lasciati.

Rallentò ad un incrocio con una scivolata, fermandovisi proprio in mezzo, col fiato corto.

Che cavolo sto facendo? Non so neanche da che parte cominciare a cercarla! Pensò con le mani sulle ginocchia e la testa rivolta verso terra.

Rialzò il collo cominciando a scrutare gli edifici circostanti nella disperata ricerca di qualche traccia che la portasse dalla cugina.

Dove può essere andata? A Moriko piacciono i luoghi alti ed isolati… ragionò mentalmente spostando lo sguardo sui tetti delle varie abitazioni.

Per un attimo trattenne il respiro, avvertendo chiaramente la gola farsi secca e rovente

E se invece fosse andata da qualcuno che conosce? In fondo, Moriko ha sempre avuto paura d stare sola e adesso che ha incontrato così tante persone…

Un’idea gli balenò in testa.

Hinata!

Con uno scatto fulmineo le sua gambe cominciarono a condurla in direzione del rinomato ed austero quartiere degli Hyuuga. Era molto lontano rispetto a dove stava lei, ma anche se le sue gambe cominciavano a cedere sotto il suo peso e le ginocchia le dolevano come trafitte da tanti piccoli aghi, non smise di correre finché non si trovò al penultimo incrocio che la separava dalla sua meta, ormai quasi resa irriconoscibile a causa dell’avanzare delle tenebre della notte più prossima che mai.

Eccola! Esultò, sperando ardentemente in cuor suo di non essersi sbagliata, e cominciò a rallentare inconsciamente.

Ma fu proprio in quel momento che vide qualcosa sbarrarle la strada.

Una figura alta e nera ergersi nel bel mezzo del crocevia, con lo sguardo altrettanto scuro puntato su di lei.

I suoi occhi verdi ed iridescenti brillarono alla luce fioca della luna nel riconoscerla.

Un leggero venticello le scompigliò i capelli, facendoglieli fluttuare davanti agli occhi come tanti sottili fili argentati, ma a questo non sembrò dare tanta importanza, anche se la sensazione di essere solleticata al naso dai suoi stessi capelli non poteva certo dirsi gradevole.

Sasuke?”

Davanti a lei il giovane Uchiha la stava squadrando da capo a piedi, con le mani incrociate al petto e le labbra strette in una linea tagliente e dura come un coltello.

Non sapeva bene dire perché, ma l’improvvisa apparizione di Sasuke non la rassicurava per niente, anzi, il modo in cui la stava guardando sembrava volerle scrutare dentro.

C-che…” disse stendendo a fatica le labbra in un sorriso “… che cos’hai fatto per tutto questo tempo? Sono anche venuta a trovarti a casa tua, ma non ti ho trovato. Ero preoccupata.”

“Ho dovuto fare qualche ricerca nella biblioteca di Konoha.” Rispose immediatamente il moro, senza smettere di guardarla.

A quelle parole Sakura ebbe un sussulto al cuore.

La biblioteca…?

La sua nuca cominciò a sudare freddo e le pupille dei suoi occhi si dilatarono, realizzando il pericolo che stava correndo.

No!

Inconsciamente fece un passo all’indietro, ma fu un errore, perché non sfuggì agli occhi di Sasuke, il quale ebbe la conferma dei propri sospetti.  

“È dal giorno in cui tua madre ha fatto irruzione nella stanza d’ospedale di Moriko che mi è venuto il dubbio.” Cominciò a parlare lentamente l’altro scandendo con fare estenuante le parole

Sakura non poteva crederci, era stata così attenta! Non aveva fatto nulla per far dubitare delle proprie parole! Che cosa aveva spinto Sasuke a fare delle ricerche i kami soli sapevano su che cosa?

“Giorni fa, tu dicesti a Naruto…” continuò l’Uchiha, facendo un passo verso di lei sciogliendo le braccia al suo petto e Sakura dovette fare uno sforzo enorme per non farne un altro indietro.

Ti prego no… pensò disperatamente la rosa sentendo ormai le lacrime pungerle gli angoli degli occhi. …Sasuke, non continuare. Non hai idea di quello che potresti scoprire. Ti prego non costringermi a fuggire da te…

“… di avere altre 7 cugine oltre a Moriko. Eppure…

Un altro passo in avanti e il tremore al suo petto aumentò.

“Tua madre ha detto di non avere nipoti…

Sakura si portò le mani tremolanti al petto stringendosele insistentemente nel tentativo di calmarsi, ma più ci provava più la consapevolezza di essere stata messa con le spalle al muro la faceva andare nel panico.

“Il che è strano… visto che l’unica ad aver fatto qualcosa di talmente grave da essere disconosciuta è Moriko.”

Ormai Sasuke era arrivato a due passi da lei, incombendo sul suo corpo tremante come un’ombra diabolica pronta a ghermirla ed a firmare la sua condanna.

“Ma la cosa più strana…” riprese Sasuke chinando la testa in avanti, facendo scattare Sakura all’indietro per lo spavento. “… è che non esiste alcun tipo di documento nella biblioteca che attesti la loro esistenza.”

Una scossa elettrica la percorse da capo a piedi, comprendendo il proprio errore.

Se avesse potuto si sarebbe presa la testa tra le mani dandosi della stupida: come aveva fatto a fare un errore così grossolano?! Aveva praticamente dato a Sasuke la più importante delle informazioni su un piatto d’argento senza neanche rendersene conto?!

E Kakashi-sensei? Cosa avrebbe fatto se Sasuke gli avesse già detto quello che sapeva? Che ne sarebbe stato di Moriko?

No. Non poteva finire in quel modo. Non dopo tutta la fatica che aveva fatto. Doveva negare. Era l’unico modo.

Con uno sforzo sovrumano deglutì, reidratandosi la gola, sfidando con i suoi occhi color giada quelli onice del compagno.

Avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di far rimanere con lei Moriko, anche fare quello.

“Non capisco a cosa tu ti stia riferendo Sasuke.” Disse con voce tagliente, osservando l’altro rimanere impassibile di fronte alla sua reazione. Distolse lo sguardo con fare altero, chiudendo gli occhi e simulando perfettamente uno stato di indifferenza tale che sarebbe stato impossibile per chiunque scorgere sul suo viso la paura che in realtà stava provando nel profondo. Non avrebbe mai pensato di dover trattare Sasuke in quel modo, ma non aveva scelta. Anche se il cuore le si stringeva, doveva farlo, avrebbe pianto più tardi.

In fondo è più importante l’amore o la famiglia? Si chiese ironicamente sentendosi la punta della lingua farsi insopportabilmente amara.

“La mia famiglia è solo più complicata di quanto tu possa immaginare.” Fece  scansandolo da una parte per dirigersi verso il quartiere degli Hyuuga “Vedi di starne fuori.”

Ecco fatto Sasuke… pensò, mentre una singola sottile lacrima scivolava nel buio della notte  … adesso sei libero di odiarmi, come sarebbe giusto che facessi.

Una mano stretta al suo polso la strattonò brutalmente facendola voltare nuovamente dietro di sé, costringendola ad incontrare lo sguardo per nulla turbato ed oscuro del suo unico amore.

Non le ci volle molto tempo per capire di essere a pochissimi centimetri di distanza dal volto del giovane Uchiha arrivando addirittura a scambiare con lui i reciproci respiri.

Sakura…” sussurrò il moro guardandola intensamente negli occhi mentre alzava la mano che le aveva afferrato al di sopra della propria spalla, rimanendo così vicino da poterle parlare a pochi centimetri dalle labbra.

La rosa impallidì scoprendosi in una posizione  nella quale mai avrebbe sperato di ritrovarsi.

“… che cosa stai cercando di nascondere?”

Alle sue orecchie quella domanda aveva il tono di una supplica, una richiesta pietosa che implorava per un po’ di verità, una spiegazione, anche un semplice bagliore che gli desse almeno l’illusione di aver ricevuto una risposta.

In fondo regalare illusioni è una delle cose che  mi riesce meglio.

Fece per aprire bocca, ma fu subito interrotta dalle parole dell’altro, che non sembrava avere inoltre alcuna intenzione di lasciarle andare il braccio, stringendoglielo talmente forte da farle quasi male.

“È dal giorno in cui siamo usciti dalla Foresta della morte che ti comporti in modo strano…” disse Sasuke senza smettere di guardarla un secondo “… sembra quasi…” si avvicinò ancora di più “… che tu abbia paura di me.”

Oh, Sasuke. Non è di te che ho paura.

Con uno scatto disperato ed uno sforzo altrettanto infelice, liberò il proprio polso dalla ferrea presa del ragazzo allontanandosi immediatamente da lui come un cerbiatto davanti ad uno spietato cacciatore.

Fu con sollievo che la rosa si accorse che Sasuke non la stesse seguendo, rimanendo fermo ad osservarla in mezzo a quell’incrocio.

Serrò gli occhi con forza temendo che le sue lacrime sarebbero potute essere visibili agli occhi di lui.

È di me … e di questi miei occhi … che ho paura.

 

 

 

Il suono frusciante della porta scorrevole della stanza degli ospiti interruppe l’etereo silenzio della dimora famigliare, facendo voltare il volto di Neji verso la figura inginocchiata della cugina, ancora davanti alla camera assegnata a Moriko.

I suoi occhi bianchi si posarono sulla nuca dell’altra, mentre rimaneva a braccia conserte contro un muro legnoso del corridoio con una gamba piegata al petto e l’altra rannicchiata sotto quest’ultima.

“Come, sta?” chiese con tono piatto, facendo voltare Hinata verso di lui, riuscendo finalmente a vedere i suoi occhi perlacei intristiti e leggermente ricoperti da un velo di lacrime.

“Sono riuscita a calmarla. Adesso dorme.”

Dalle labbra del cugino sfuggì un sospiro, sollevato di non dover più ascoltare i singhiozzi strazianti della loro ospite che poche ore fa era apparsa di fronte a loro accasciata nel bel mezzo del giardino della residenza, tremante e sconvolta con il volto rigato da un singolo rivolo di lacrime, mentre balbettava con un filo di voce qualcosa di incomprensibile.

Hinata gli si inginocchiò affianco, lisciando decorosamente il tessuto del kimono mentre si abbassava, rimanendo mesta in viso.

“Cosa può averla ridotta in quel modo?” singhiozzò debolmente la giovane Hyuuga “Continuava a ripetere  -Andate via!- e -Lasciatelo stare!-…

Sotto lo sguardo indagatore di Neji, Hinata si portò una mano al viso coprendosi la bocca cominciando a versare sul pregiato parquet del corridoio le proprie lacrime, chinandosi in avanti tremando sofferente.

La mano del cugino le circondò le spalle con gentilezza, offrendogli una spalla su cui piangere.

“È orribile.”

“Non ci pensi Hinata-sama.” Sussurrò accondiscendente Neji, ricevendo un timoroso segno di assenso da parte dell’altra.

“Almeno adesso sta dormendo.”

 

Nel sonno Moriko non faceva mai degli incubi. Tutto quello che sognava era sempre deliziosamente pervaso da un’atmosfera nera che la cullava come le placide acque di un lago, per questo dal giorno in cui era nata, aveva dimostrato alla sua famiglia il fatto di saper dormire supina e perfettamente immobile per tutta la notte senza agitarsi nemmeno una volta, come una vera signorina di buona famiglia avrebbe dovuto fare.

Eppure, quella notte, nonostante il suo corpo rimanesse immobile rivolto con la pancia verso il soffitto con una mano poggiata sullo stomaco, la sua mano sinistra aveva sconfinato fuori dal futon poggiandosi a palmo aperto sul tatami della stanza e la sua fronte era solcata da una ruga di sofferenza, mentre la sua mente veniva invasa da sibili sinistri ed entusiasti.

Nii-san…” sussurrò implorante nel sonno alla stanza vuota.

Dalla porta della sua stanza che dava sul giardino interno nella villa, spirò un veloce e silenzioso soffio di vento, seguito dai passi di una persona appena entrata nella stanza.

La figura, alta più o meno 1,70 m rimase per un po’ ferma sulla soglia della camera per poi entrarvi a passo felpato fino al giaciglio occupato dalla ragazza, chinandovisi affianco.

Moriko…” sussurrò la figura maschile allungando una mano guantata verso la guancia di lei accarezzandola leggermente, indugiando sul punto dove le lacrime avevano lasciato la pelle più umida, per poi allungarsi verso la mano lasciata aperta.

C-c’è qualcuno?” disse improvvisamente la voce tremante di Hinata, facendo scattare la testa dell’intruso verso la soglia della stanza, ormai prossima ad aprirsi sotto l’incerta spinta della giovane Hyuuga.

Quando Hinata aprì completamente la porta, sbirciando all’interno del locale, poté solo constatare che Moriko stava ancora dormendo con un’espressione decisamente più serena in volto rispetto a prima.

Certa di essersi sbagliata e sollevata nel vedere l’amica più tranquilla, uscì dalla stanza, cominciando a dirigersi verso i suoi alloggi dopo aver salutato con un inchino la figura di Neji.

Fuori dall’alloggio di Moriko la figura di un ragazzo sui vent’anni uscì, sospirando di sollievo, da dietro una delle rocce del giardino zen.

Per un pelo.

La luce della luna, ora libera dall’ostacolo di alcune nuvole nere di passaggio, illuminò i tratti delicati ma decisi di quel giovane, lasciando che i suoi capelli ricci, dello stesso colore della quercia grezza, legati in una coda alta e con due ciocche piuttosto consistenti lasciate libere davanti, ondeggiassero alla sottile brezza notturna, mentre i suoi occhi, verdi e scintillanti quasi come la giada stessa, puntavano sulla figura della ragazza ancora addormentata nella stanza.

Lo sconosciuto si sedette stancamente sulla roccia dietro la quale si era nascosto, massaggiandosi poi con la mano sinistra la spalla destra scoperta a causa della manica del kimono marrone da mercante, raggomitolata fino in cima per scoprire il braccio, contrariamente alla sua gemella.

Ti vengo a cercare dopo 8 anni di assenza e ti ritrovo in questo stato… pensò amaramente forzando un sorriso e puntando il gomito destro sul pantalone verde pino per sostenere la rispettiva guancia.

Scosse la testa con vigore quasi immediatamente, dandosi mentalmente dello scansafatiche ed assumendo un’occhiata affranta.

Non posso rimanere ancora…

Con un salto, il ragazzo ritornò nella stanza avvicinandosi al volo accanto a Moriko e lasciandole quasi allo stesso modo un bacio appena accennato sulla fronte, sussurrando in un soffio:

“Presto ci rincontreremo, sorellina mia.”

Fu tutto quello che disse prima di ritornare sui suoi passi e con un paio di veloci e misurati salti salire sul tetto dell’edificio ed oltrepassare la grande staccionata che divideva la zona nel giardino della villa con il terreno circostante.

Nei suoi sogni per la prima volta Moriko vide quell’atmosfera nebbiosa ed oscura dissolversi un pochino, venendo rischiarita da una figura che le dava le spalle, luminosa come una lucciola e attorniata da un’aura vibrante come il canto delle cicale.

Un sorriso le si formò in viso.

Suki… desu.”

 

 

Nel bel mezzo del deserto un serpente strisciò cautamente nella fenditura di una grande roccia rossa che creava una sorta di grotta, sperando di trovare almeno lì qualcosa di prelibato da inghiottire per resistere altre 2 settimane o più in quell’inferno rovente che era il suo habitat naturale.

Saggiò l’aria circostante con la lingua biforcuta, avanzando sinuosamente sempre più nei meandri di quella cava rossastra, percependo solo qualcosa di stranamente ferroso davanti a sé che però ai suoi occhi aprì solo come freddo e privo di calore.

Un buco nella sabbia.

Il suo istinto gli stava già suggerendo di aggirare quello scomodo ostacolo, proprio quando si sentì perforare le spire da un oggetto sottile ed appuntito.

Cominciò a dimenarsi rabbiosamente sfoderando le zanne e soffiando veleno dove più gli riuscì, prima di percepire la presenza di un’altra cosa, questa volta calda e… carnosa.

Uff…” sbuffò quella figura indispettita, afferrando lo sventurato esserino per la testa con due dita guarfandolo dubbiosa “… un’altra schifezza.” Concluse infine buttandoselo alle spalle con sdegno.

L’abitante della grotta, senza dubbio un’umana, si gettò svenevole addosso a quella cosa che l’aveva attaccato.

Oooh, Ichiga!! Possibile che questo schifoso deserto non sia ricolmo di nient’altro che squallide schifezze?” si lamentò assumendo un tono infantile e forse iniziò persino ad accarezzare quella cosa con fare quasi reverenziale.

“È da un mese che io e voi giriamo in questo posto nauseante e non abbiamo trovato nulla che possa definirsi cibo. ”

Il povero serpente sentì l’atmosfera della grotta farsi stranamente gelida e sempre per istinto, decise di darsi alla fuga, prima di finire con ben più di un semplice buchetto in un punto non vitale.

“E noi tutte sappiamo di chi è la colpa non è così? Ichiga? Oh sì…” una risatina infantile e diabolica riecheggiò stridula tra le pareti di roccia ferrea “Ma noi gliela faremo pagare non è vero? Voi ed io la troveremo e dopo averle tolto tutto quello che mi ha rubato...”

Un’altra risata.

“Le faremo rimpiangere di non essere morta quel giorno. Vero Ichiga? Vero?” insisté senza però ricevere risposta da quell’essere inanimato.

“Presto, Ichiga, molto presto. Ihihi.”

Una cascata di capelli argentei dai riflessi azzurri si riversò sulla spalla d quella strana e grottesca bambola e un sorriso che aveva qualcosa di demoniaco si allargò su un paio di labbra rosee.

“Mi riprenderò quello che mi hai tolto Sakura. Aspetta e vedrai.”

   

 

 

 

 

 

 

Note di TRADUZIONE:

Ryuuchi: il nome di questa nuova parente di Sakura è composto da “ryuu” che significa drago e da “chi” che significa terra. Il significato quindi sarebbe “terra del drago”. Attenzione però! Il motivo per il quale ho scelto questo nome è legato anche al fatto che visto che Ruri significa “lapislazzulo”, il nome Ryuuchi (che si legge [riuuci]) ha una leggera somiglianza con il nome Ryuuki (letto [riuuchi]) che significa “rubino”. Il nome di questo personaggio però è maschile in entrambi i modi (sia Ryuuchi che Ryuuki). Il perché? Lo scopriremo più avanti!Che ne pensate? Accetto anche ipotesi ;)

 

¹ haiku: sono delle poesie tipiche del paese del sol levante lunghe 3 o 4 versi ciascuna che trattano quasi sempre della natura e dei suoi aspetti più eleganti e poetici. Un’altra particolarità di queste poesie però è che sono estremamente chiare e difficilmente mal interpretabili, a differenza di quello che dice Ryuuchi nel capitolo. Una sua svista? Purtroppo sì, essendo un personaggio che a quanto pare ritiene  che la letteratura in generale sia una materia complicata.

 

² Gomen-kudasai: parola che si usa quando si entra nella casa di estranei, tradotto significa “scusate per il disturbo.”

 

³ Irasshai : significa “benvenuto/a” la forma estesa della parola è Irasshaimasen.

 

Omedetoo gozaimasu: “congratulazioni” in forma formale, senza il gozaimasu diventa informale.

 

Konbanwa : “buonasera”, notare che come Konnichiwa presenta la seguente struttura “KON - momento della giornata - WA”

 

Arigato gozaimasu, obaa-san, demo… : ok, ok lo so che forse esagero, ma ho sempre paura che qualcuno rimanga un po’ confuso da queste frasi, tradotta“La ringrazio infinitamente, nonnina, ma..”

 

Kuso: e anche qui esagero. Dai ragazzi non ditemi che ve ne siete già dimenticati! Eh no! Le parolacce non si scordano mai! Traduzione italiana“ Merda”

 

 

ANTICIPAZIONI:

Quel bastardo di Gaara ha vuotato il sacco con Temari e Kankuro!

Maledetto! E come se non bastasse mi sta mettendo sotto torchio! Colpa di quelle due deficienti!

Etchì!”

“Salute Ryuuchi.”

“Volete sapere la verità, bambocci, fate pure, ma poi non venite a dirmi che non mi credete.”

Intanto a Konoha due facce losche si presentano al villaggio.

Ehi dov’è andata Moriko? Noooo!! Ferma Moriko! Non si passa in mezzo ad un combattimento tra ninja!!

“Non devi mai più farmi preoccupare in questo modo capito?!”

Di ritorno a casa Nara Shikamaru sta intano dibattendo con Kiba, ehi… cosa sono quelle facce? Ma perché qui nessuno non mi spiega mai niente?! Voglio sapere quello che succede!!

O-oh, Salve Kakashi-sensei, che brutta faccia!

“Sakura dobbiamo parlare. E stavolta voglio tutta la verità.”

“Glielo dirò. Ma non dovrà dirlo a nessuno. Nemmeno a Sasuke. Va bene?”

“D’accordo.”

Nel prossimo capitolo di Naruto Shippuden- Nana Hana, “Verità svelate”  i vostri cuori si riempiranno ancora di emozioni!!

NON PERDETEVELO!!!

“Non posso crederci…

“Mi creda sensei, è la prima volta in 8 anni che sono completamente sincera con qualcuno.”

 

   
 
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