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Autore: KH4    02/12/2009    5 recensioni
Il mio sogno è trovare un sogno. Cercarlo significa vivere? Non lo so perchè io non so se ho il diritto di questa mia vita o di questo mio desiderio. Non so cosa sia un sogno ma lo desidero così tanto perchè forse può darmi la felicità che non ho. Anche se cammino, respiro, osservo...sto forse vivendo come dovrei fare? Non lo so.Ho paura a trovare la risposta.Ho paura a guardare indietro. Ho paura di quello che sono. Ma io....chi sono?(prologo del cap.14).
La vita di Ace prima ancora che entri a far parte della ciurma di Barbabianca e durante la permanenza sulla nave di quest'ultimo, accompagnato da un dolce ragazza dal passato oscuro e ingiusto. Buona lettura a tutti!(introduzione modificata)
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Barba bianca, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti!prima di lasciarvi alla lettura del capitolo,ci tengo a ringraziare chi ha recensito!
 
Yuki689:carissima,sono felice che la fict sia di tuo gradimento e sono ancora più felice che la mia Sayuri si ben accetta.Come vedrai presto è si gentile e educata ma al coltempo forte e difficile da sconfiggere.Ci vorrà un po’ di tempo ma spero di essere puntuale nel postare la storia anche se temo che i verrà difficile visto l’incombente esame di diritto ma tenterò ugualmente se dall’altra parte ho fan e scrittrici come te!

 MBP:ciao!finalmente!finalmente ti posso ringraziare a dovere per aver recensito così velocemente.Io non sono particolarmente brava nel descrivere i combattimenti,sono quelli in cui il realismo incide maggiormente ma spero ugualmente che piaccia!deciderai tu se il mio personaggio è incisivo e cazzuto come sostieni tu e poi mi dirai cosa ne pensi ma per il momento lascia che ti ringrazi ancora!

 Beatrix:non devi scusarti di nulla,non è una tragedia se non si recensisce all’istante.Ti ringrazio per il tuo commento e sono contenta che l’ambientazione nel passato ti sia piaciuta.Non sarei riuscita ad ambientare la storia dopo l’esecuzione di Ace,quindi ho pensato di raccontare gli eventi passati prima dell’entrata di Barbabianca (e devo ancora trovare un modo per metterlo anche se qualcosa mi sono già fatta venire in mente).Per i passaggi fondamentali riprenderò gli episodi narrati velocemente nel manga e spero di rendere l’idea il più reale possibile,ovviamente con il mio tocco personale!grazie mille per aver scritto e spero di sentirti ancora e che questo capitolo ti piaccia!
 
 
 
Fuoco e lame argentate ben visibili a occhio nudo stavano infestando il porto, divenuto in pochissimi attimi l’epicentro di quell'intenso scontro. Erano passati a malapena dieci minuti e Sayuri correva con rapidità evitando le furtive fiamme rossastre che tentavano di catturarla, nel mentre Ace faceva lo stesso con i suoi attacchi. Si stavano studiando a vicenda ma era evidente che la giovane cercasse il combattimento ravvicinato; si manteneva a distanza unicamente per poter escogitare il modo migliore per avvicinarsi.

Pugni e calci non servivano a nulla: essendo lui fatto interamente di fuoco era invulnerabile alle lame e ai comuni attacchi, ma ciò non toglieva che abbassare la guardia fosse sinonimo di stupidità.
Difatti, quando finalmente si ritrovarono vicini, Ace volle saggiare le potenzialità fisiche della sua avversaria e fu messo in difficoltà: la castana era veloce, ogni suo colpo faceva parte di una sequenza perfettamente allineata e la sua forza metteva ancora più in risalto quel suo particolare stile di combattimento.

Pratica le arti marziali e anche bene. Constatò nel mentre si difendeva. 

A ogni mossa era allegata una contromossa.
Non faceva uso delle Roku-shiki, si trattava di semplice karate da lei personalizzato, il che rendeva ancora più difficile prevederne il seguito. Lo scontro ravvicinato si stava rivelando veramente impegnativo ma ad un certo punto, scoperta una falla nella difesa, entrambi riuscirono a colpirsi a vicenda: lui le sferrò un poderoso destro al fianco mentre lei, con un sinistro impeccabile, gli colpì la mascella.
Cercando di infierire nuovamente, Sayuri fece riapparire magicamente tra le proprie mani i suoi sai, eseguendo un secco fendente. Purtroppo per sua sfortuna, la lama trapassò Ace senza neppure ferirlo.
Fu nello squarciare le fiamme e non il corpo fisico del suo avversario che si ricordò che i frutti del diavolo appartenenti alla tipologia Rogia rendevano invulnerabili i loro possessori da attacchi come quelli.

Me ne ero completamente dimenticata. 
“Higan!(trad: pistola di fuoco)” 

Non ebbe il tempo di distrarsi che Ace si era liberato dalla morsa ed era balzato su una pila di casse per avere una visuale migliore e iniziare così a mitragliarla con molta più precisione. Bianco Giglio dovette fare nuovamente affidamento alla sua velocità per schivare quei proiettili infuocati; scattando lateralmente, si riparò in una viuzza, inginocchiandosi con la schiena appoggiata al muro di un magazzino per recuperare un pò di fiato.

Il pugno datole era stato consistente e lei, nonostante si fosse appositamente allenata per sviluppare una certa resistenza, non potè trattenere una smorfia di dolore. 

Non posso continuare ad affrontarlo in questo modo, se non cambio strategia rischio di venir sconfitta. A questo punto non ho scelta.

Contro un Rogia l’unica arma possibile era soltanto una e visto che la situazione poneva il suo avversario un gradino al dì sopra di lei, non poteva indugiare ulteriormente.
 



Era in gamba.
Lo doveva proprio ammettere, quella Sayuri sapeva il fatto suo.

Gli teneva testa, molto di più di quanto avesse immaginato e ciò bastava per tenere alto quel suo sorriso sghembo e furbesco. Nessuno era mai riuscito a evitare la sua Pistola di Fuoco e da quel che aveva osservato non era stata semplice fortuna. Si vedeva che aveva talento da vendere; solitamente non gli piaceva infierire su delle ragazze, anzi non gli piaceva per niente essendo un persona educata e con dei principi, ma avendola sfidata lui stesso non poteva di certo andarci leggero, considerata la forza della pirata. Inoltre, non ci teneva a essere da meno e quindi le avrebbe dimostrato fin da subito chi tra i due fosse il migliore. A Ace perdere piaceva ancor meno che menare una femmina, testardo com'era non era capace di accettare o anche solo prendere in considerazione una simile eventualità: pur di non farla concretizzare era disposto a giocarsi gli arti. 

“(Trovata!)Kagerou!(trad: foschia di fuoco)” 

Percepita la presenza di lei, incenerì il magazzino: subito dopo pochi attimi scorse un'ombra fuggitiva guizzare fuori dalla viuzza e scattare verso di lui con fulmineità.

Era pronto ad accoglierla quando, improvvisamente, quella sparì sotto i suoi occhi; senza avere il tempo di reagire, avvertì una fortissima pressione al torace, seguita dalla sensazione di essere sollevato da terra e lanciato all’indietro.
A mezz’aria, prima di cadere, riuscì a riacquistare l’equilibrio, atterrando con le gambe piegate e il palmo sinistro che fungeva da terzo freno. Ci mise qualche secondo per realizzare che la ragazza era riuscita a colpirlo nonostante la sua intangibilità e non potè non stupirsi di questo. A diversi metri da lui, Sayuri era riapparsa, col braccio sinistro teso in avanti e la mano chiusa in un pugno. 

“Pazzesco, non l’ho neppure vista arrivare” tenendosi la parte colpita, Pugno di Fuoco si rimise in piedi, accusando un po’ di dolore.
“Prima, quando eravamo vicini, avresti potuto evitare i miei pugni ma non l’hai fatto perchè volevi verificare la mia forza” parlò lei incamminandosi verso la sua direzione “La tua invulnerabilità deriva dal potere del frutto del diavolo che hai mangiato e questo ti permette di non essere ferito da attacchi comuni, tuttavia..questo non ti rende del tutto infallibile”

Quando gli fu abbastanza vicino, Ace li vide e capì cosa le sue parole intendessero dire: vide due occhi carichi di una forza che non tutti potevano padroneggiare, occhi pacifici ma che in quel momento stavano sprigionando una determinazione tanto incisiva da annullare il suo potere.
Ne aveva sentito molto parlare ma non aveva mai avuto l’onore di incontrare qualcuno con quella “Dote”

“Ma guarda, sei capace di usare l’haki. Questa proprio non me l’aspettavo” con l’immancabile sorrisetto a increspargli le labbra, si pulì le braccia dalla polvere. 

La sfida stava diventando sempre più interessante e di perdere adesso non se ne parlava proprio. Anche se la sua avversaria era in grado di usare l’haki, quella capacità era tanto potente quanto delicata e ciò comportava ad una durata piuttosto limitata.
Fece ricorso a tutta la sua resistenza per parare i due pugni e il calcio che gli arrivarono tanto vicino da spedirlo in mare e restituì l’incasso con la medesima potenza.
Sayuri prese a balzare da un lato all’altro della zona con così tanta grazia e leggerezza che sembrava stesse danzando sul pelo dell’acqua; Ace non poteva fare altro che seguirla con gli occhi e capire da quale parte l’avrebbe attaccato, ma in quel momento era troppo veloce perchè ne prevedesse gli attacchi e quindi si vedeva costretto a schivare quelli che riusciva ad intercettare all'ultimo. 

Se la cava ma non può reggere ancora per molto. Pensò seriamente mantenendosi in una posizione ferma. 

Era a conoscenza di che cosa comportasse un uso troppo prolungato di quel potere e a giudicare da quanto osservato e testato sino ad ora, la castana non era una sprovveduta: infatti, dopo appena una manciata di minuti, vide chiaramente che i suoi movimenti erano meno fulminei, tanto da riuscire nuovamente a vederne l’intera figura.
Doveva approfittarne e senza pensarci troppo, aveva già in mente un’idea sul come ottenere la vittoria.
 



Sayuri dovette fermarsi per non dover accusare troppo di quello sforzo. Si era trovata ad affrontare un pirata resistente, calmo e che fino a quell'istante si era limitato a poco. Contro di lui, come aveva ben potuto constatare, i suoi sai erano inutili e di certo, anche se avesse avuto la possibilità di usarli, non l’avrebbe mai ucciso.
Il tempo stringeva e il suo corpo iniziava ad avvertire quella spossatezza che provava solo dopo ore e ore di combattimento: l’haki consumava parecchie energie fisiche e psichiche e lei in quel campo non era del tutto un esperta, anzi si riteneva ancora una dilettante. Se fosse stato un qualunque piratuncolo desideroso di provare il brivido della morte a pochi centimetri dal viso, avrebbe terminato quello scontro in pochi secondi ma quella sera il fato le aveva riservato un avversario decisamente diverso.

Ormai è tardi per i ripensamenti. Devo affrettarmi e concludere questo combattimento il prima possibile.

Scattò in avanti dritta contro il ragazzo, con tutti i muscoli carichi all’unisono e nuovamente si diede inizio a una lotta a mani nude.
I secondi non erano che minuti che scorrevano pigramente ma all’ennesimo attacco, qualcosa cambiò radicalmente l’andatura dello scontro: il contrattacco di Ace, concentrato in un solo pugno, fu così duro che la difesa di Bianco Giglio venne spezzata senza opposizione. Per via dell'urto, venne spinta all’indietro ma ancor prima che perdesse del tutto l’equilibrio, si sentì afferrare per il braccio. La presa era salda, ferma ma insolitamente non rude.

“Ti ho presa!” esclamò vittorioso.

La teneva ben stretta e benchè lei si stesse ribellando con molta forza, niente sembrava poterla liberare.
 
“Enjomo!(trad: rete di fuoco!)”

Un ampio cerchio di fuoco si creò attorno, elevandosi fino a oscurare il cielo già blue e nero. In un battito di ciglia, il cerchio divenne una cupola di fuoco che pian piano cominciò a restringersi, diminuendo così il suo raggio e annullando ogni tentativo di fuga. Con un ulteriore comando del padrone, le dimensioni d'essa diminuirono ancora di più, arrivando a investire i ragazzi.
Ace non aveva problemi ma Sayuri non disponeva dell’aiuto di un frutto del diavolo.

Oh no!

Inevitabilmente le fiamme l’avvolsero ma prima ancora che quelle la sfiorassero, richiamò con disperato tempismo il suo haki e con una mossa azzardata, si concentrò per far sì che questo la proteggesse come fosse una barriera invisibile: il fuoco la inondò e benché l’ambizione la stesse difendendo, il calore sprigionato dall’elemento era dirompente e lei, che già aveva usato quella forza in precedenza, percepiva la pelle bruciarle e la concentrazione alleggerirsi. 

D-devo resistere!

Strinse i denti ma lentamente il fuoco cominciò ad avere la meglio: la luce troppo intensa la costringeva a tenere gli occhi chiusi, lasciando in disparte le gambe lievemente piegate. Continuava a tener alzata la testa, eppure...avvertiva un che di strano: per quanto la situazione fosse critica, quelle fiamme sprigionavano un calore piacevole, qualcosa che solo più in là lei avrebbe conosciuto.
Non voleva arrendersi, però non poteva chiedere a sé stessa di andare oltre, dove ancora non era pronta. Sarebbe stato un suicidio.
 



A poca distanza dall’isola, alcuni navi della Marina si stavano avvicinando con fare silenzioso e pericoloso. Gli uomini erano disposti in ordinate file sul ponte, pronti a eseguire i comandi per portare a termine la missione affidata.

“Signore, siamo vicini al porto numero uno di Rogh Town. Ci prepariamo ad attraccare” informò il timoniere
“Perfetto. Una volta arrivati, sapete cosa fare. Mi raccomando, non voglio errori, intesi?” esigette il superiore con veemente autorità
“Si, signore!”gli risposero i soldati.
 



“Per la miseria! Sei un tipino davvero resistente!”

Ace era impegnato in uno doppio sforzo: sfondare le ultime difese della sua avversaria e cercare di non incendiare metà isola.
Stava concentrando tutte le sue forze in un solo, unico, minuscolo punto e non poteva usare di certo tutta la sua potenza; c’era il rischio che questo gli sfuggisse di mano.
Passarono altri secondi e tutti e due erano ancora lì, avvolti dalle fiamme: Pugno di Fuoco la teneva ferma e Bianco Giglio stava dando a fondo a ogni fibra del suo corpo pur di non finire arrostita, almeno non più di quanto lo fosse già.

Sentendo di non poter continuare a tenere quel controllo, Ace lasciò il braccio della ragazza e si allontanò velocemente, sciogliendo la tecnica.

“Riconosco che ci sai fare: non avrei mai pensato di ritrovarmi con il fiatone” affermò lievemente incurvato in avanti e con i palmi delle mani appoggiati sulle ginocchia. Era da un sacco che non combatteva con tanto ardore. 
“Ti ringrazio. Anche tu sei...molto forte. Sono onorata di aver avuto l’occasione di misurarmi con te” ricambiò lei, seduta a terra con la schiena inarcata.

Appena ripreso fiato, avrebbero sicuramente continuato: ora più che mai, si trovavano nel vivo di quello scontro e un vincitore doveva saltar fuori per forza. Le gambe li avrebbero sorretti fino a quando non avrebbero esaurito completamente le energie, così come le braccia e la loro determinazione.

Nulla li avrebbe fermati.
Nulla, se non quell’urlo spaventato proveniente da lì vicino, che strepitava l’arrivo di qualcosa, o meglio, di qualcuno poco gradito dalla pirateria.

“Scappate!! Sta arrivando la Marina!!”
  
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