Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: Kei_Saiyu    08/12/2009    7 recensioni
Seconda Classificata al contest "Operazione conquista del fandom" indetto da Saeko no Danna e neji4ever.
Non ci volle poi molto; bastò una semplice frase detta con noncuranza da Sasuke a farlo desistere da ogni tipo di sentimentalismo.
«Questa volta ti uccido.»
Genere: Malinconico, Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Shizune, Tsunade
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo II

No longer have the capacity to feel anything

 

Guardando Sasuke - la sua compostezza, la freddezza che traspariva dai suoi occhi, l’eleganza che trapelava da ogni suo movimento, fosse anche il più insulso -, Naruto non riusciva a comprendere che fine avesse fatto il suo migliore amico.

Serbava poco e niente di quel ragazzino sfrontato che ricordava, tanto da portarlo a chiedersi se quello fosse veramente Sasuke, o solo un suo clone malriuscito.

Scostò la testa, evitando per pura fortuna un fendente laterale, che altrimenti l’avrebbe decapitato.

Strinse i pugni, osservando Sasuke che, con tutta la calma di questo mondo, si rimetteva in posizione eretta, senza però usare alcuna guardia.

Lo stava sottovalutando, o credeva veramente di essere così forte da poter rimanere privo di guardia?

Naruto non lo sapeva, ma ormai erano poche le cose che conosceva di Sasuke.

Sentì un lieve bruciore alla gola, mentre qualcosa di caldo scivolava lungo il collo, macchiando il ciondolo che gli aveva regalato Tsunade.

Digrignò i denti in una movenza quasi animalesca, come in procinto di ringhiare, mentre con la mano sinistra si tastava la piccola feriva alla gola.

«Stai facendo sul serio, bastardo?»

Sasuke non parlò, limitandosi a guardarlo dall’alto verso il basso, mentre infondeva una bassa quantità di chakra di fulmine alla lama della Kusanagi.

La spada, avvolta da piccole scariche elettriche, emetteva lo stridulo verso dei falchi.

Naruto strinse forte il kunai nella mano destra, muovendosi veloce verso l’avversario, per tentare un attacco frontale mirato sul petto, dove pensava fosse più vulnerabile. Con la mano sinistra prese uno shuriken, intenzionato a lanciarglielo per attaccarlo ancora, nel caso il primo colpo fosse andato a vuoto.

Sasuke rimase immobile, aspettando  l’attacco come se stesse contemplando la fioritura dei ciliegi. Non batté ciglio nemmeno quando Naruto portò il braccio destro quasi dietro la schiena, per caricare, erroneamente come suo solito, il colpo.

Lo lasciò fare, osservando con calma i movimenti sgraziati, seppur attraenti nella forza che sprigionavano, del ragazzo che aveva di fronte.

Spostò la gamba destra all’indietro e per un quarto laterale – lasciando il bacino in posizione stabile ed eretta –, puntando il piede verso l’esterno, in modo tale da mantenere l’equilibrio; vedendo il kunai che si avvicinava, si abbassò portando la maggior parte del peso sulla gamba sinistra fletta. Contrattaccò prontamente con la spada, colpendolo con un taglio rovescio al fianco, usando la mano libera per centrargli l’addome con il Chidori1, scagliandolo a pochi metri di distanza.

Naruto strabuzzò gli occhi tossendo, mentre si ritrovava, senza aver capito come, a ruzzolare sul terreno duro.

Si fermò dopo qualche secondo, rimanendo a terra intontito, cercando comunque di vagliare i danni che gli erano stati arrecati.

Sua fortuna, poteva sempre contare sul chakra guaritore di Kyuubi.

Rialzandosi, si accorse che nonostante tutto non aveva nessuna ferita grave. Il Chidori lo aveva intontito e spiazzato, ma la spada avrebbe potuto tagliarlo in due.

Si tastò il fianco leggermente dolente, scoprendo che solo la tuta era stata bruciacchiata, mentre la pelle era rimasta liscia e priva di segni. Il ventre, invece, presentava qualche piccola ustione, ma nulla di grave.

Digrignando i denti, pronto a lottare ancora, lo guardò mentre si rimetteva in posizione eretta senza un graffio. Il kunai, notò poco dopo, era situato sotto il piede di Sasuke, che lo calciò lontano come a sfidarlo.

Sputò a terra un piccolo grumo di sangue in un moto stizzito.

Sasuke aveva impedito come nulla fosse il suo attacco, non consentendogli nemmeno di lanciargli lo shuriken, che stringeva saldamente fra le dita.

Continuò a guardarlo negli occhi che, pur se freddi, avevano assunto uno strano bagliore sinistro di puro divertimento.

Vide le sue labbra muoversi, scandendo una sola parola:

«Debole.»

Sasuke si stava divertendo a vederlo in difficoltà, nonostante lo scontro fosse iniziato solo da pochi minuti.

«Debole.»

Sasuke si stava divertendo a giocare con lui, come un gatto potrebbe fare con un topo.

«Debole.»

Sgranò gli occhi azzurri, mentre la consapevolezza di essere solo un passatempo si faceva strada in lui.

Sasuke gli stava dimostrando quanto era diventato forte, più forte di lui, nel lasciarsi alle spalle quei pesi morti che si consideravano suoi amici.

Strinse forte i pugni, avvertendo la rabbia ribollire dentro di lui, pronta ad esplodere da un momento all’altro, rendendo la sua mente poco lucida ed i suoi muscoli più tesi, scattanti.

Assottigliò gli occhi, che assunsero una forma quasi felina.

Sasuke voleva giocare a fare il gatto col topo? Il serpente con la rana? O il falco con il cucciolo di volpe?

Non importava, lo avrebbe lasciato giocare, ma era ora di cambiare i ruoli. Non si sarebbe più trattenuto, sperando di trovare sotto quella coltre gelida il suo migliore amico.

«Quello,» si ripeté mentalmente «non è Sasuke.»

«Debole.»

«IO NON SONO DEBOLE!»

Si sbilanciò all’indietro, spostando il peso del corpo sui talloni, lasciando che le braccia ondeggiassero inerti in avanti, fino a spostare il busto verso Sasuke, mentre le braccia effettuavano un mezzo giro all’indietro dal basso, consentendogli una maggior spinta sui talloni ed una velocità più elevata.

Gli correva incontro con furia cieca, ignorando il bruciore agli occhi, classificandolo solo come “vento che gli infastidiva le iridi” e non per quello che era realmente.

Li socchiuse maggiormente, portando le mani in avanti per formare il sigillo dell’O-hitsuji2, mentre Sasuke, spostando leggermente la gamba destra all’indietro e flettendo il ginocchio sinistro, afferrava con entrambe le mani l’elsa della Kusanagi e si preparava alla difensiva.

«KAGE BUSHIN NO JUTSU3

L’urlo della tecnica di Naruto non distrasse minimamente Sasuke, che puntava il proprio sguardo concentrato sui movimenti agili e veloci dell’altro, ostentando una sicurezza eccezionale nel mantenere il contatto visivo solo su di un Naruto, mentre i quattro kage bushin che aveva visto formarsi, si preparavano ad attaccarlo con varie tecniche di taijutsu4.

Una delle copie si preparava a colpirlo con un calcio in pieno volto, mentre un altro gli stava per lanciare uno shuriken e avrebbe caricato poi un pugno da assestargli in pieno volto.

Sasuke li guardò solo un momento col suo sharingan, prima di puntare lo sguardo sui due Naruto che erano rimasti immobili ad un metro di distanza da lui.

«Chidori.»

Il chakra di fulmine si spanse nell’aria, colpendo le copie che lo stavano attaccando mentre, con noncuranza, spostava di lato il capo per evitare lo shuriken.

Vide i due Naruto ghignare divertiti poco prima di svanire in una coltre di fumo e solo allora si accorse che quello shuriken, lanciato quasi con avventatezza, altro non era che un Kage Shuriken5.

Vide due Naruto, un bushin e quello reale che si era trasformato in shuriken, preparare rapidamente il Rasengan6 per attaccarlo.

Sasuke fece per voltarsi e tentare di parare il colpo, mentre il suo volto assumeva un’espressione tra il sorpreso ed il crucciato, ma ormai era troppo tardi: non avrebbe fatto in tempo neanche a scansarsi.

Urlando rabbioso, Naruto affondò con violenza la mano col Rasengan nel ventre di Sasuke, facendo in modo che il suo arto lacerasse pelle e muscoli incontrati nel suo cammino, fino a fuoriuscire dal corpo dell’altro che, senza poter far altro, lasciò cadere la Kusanagi a terra, mentre la mano sinistra andava ad afferrare il polso che lo aveva trapassato.

Naruto tremò, sentendo la mano fredda di Sasuke premere sul suo arto. Chiuse per un istante gli occhi, fermando le lacrime che volevano uscire ad esprimere il dolore che tutto il suo essere stava provando nell’aver ucciso quello che, comunque, rimaneva il suo miglior amico.

«Perdon-»

Le parole che stava per pronunciare con tanta amarezza, vennero brutalmente bloccate da un dolore lancinante all’altezza del petto.

Sgranò gli occhi per guardare Sasuke, trovandolo con il volto rivolto per un quarto verso di lui che ghignava.

Abbassò lo sguardo; la Kusanagi aveva trapassato il polmone sinistro, lisciando per pura maligna volontà il cuore.

Il sangue iniziò a colare rapidamente lungo la maglietta nera, mentre il suo corpo iniziava a rigettare altra linfa vitale, macchiando, come anni prima, quello stesso terreno.

Avvertì un fiato caldo sul collo, mentre una bocca si avvicinava maliziosa al suo orecchio, sussurrandogli, nell’istante preciso in cui il Sasuke che aveva trafitto spariva:

«Pensavi veramente di uccidermi con quel misero trucchetto?»

Naruto portò la mano destra sulla spada, tastandola come per avvertirne la reale consistenza.

Le gambe gli tremavano, i suoni arrivavano bassi e confusi alla sua mente ed il petto faceva male.

Non sapeva più neanche se per la ferita o per altro.

«C-come…?»

Riuscì a domandare solo quello, troppo stupito da ciò che stava accadendo.

«Sei sempre stato un inetto nel riconoscere i genjutsu6

Sasuke mosse la spada lateralmente, lacerando ulteriormente il polmone perforato.

Naruto emise un basso gemito di dolore, cercando di trattenersi dall’urlare apertamente. Non voleva che lo sentisse ancora così debole, ma Sasuke non sembrava dello stesso avviso.

Estrasse lentamente la Kusanagi dal corpo sofferente dell’altro, lasciando che solo un centimetro di lama continuasse a perforare la carne morbida e pulsante, non consentendo così al potere di Kyuubi di rigenerare completamente la ferita.

Schioccò le labbra, forse in segno di disapprovazione, ma non disse nulla, lasciando invece che l’ira – o la disperazione – di Naruto fuoriuscisse dal suo corpo sottoforma di Kyuubi.

Vide il chakra rosso iniziare a ricoprire il ragazzo, mentre una coda da volpe prendeva forma, ma non lasciò che la completasse senza un piccolo incentivo.

Stringendo la mano destra sull’elsa della spada, lasciò che una piccola quantità di chakra di fulmine scorresse per tutta la lama, giungendo violenta ed inaspettata all’interno del corpo di Naruto.

L’urlo di dolore che lanciò Naruto, non lo scosse minimamente. Era sua intenzione non ucciderlo subito, ma fargli assaggiare appieno quanto fosse migliorato, come a sottolineare l’idiozia del ragazzo nell’averlo voluto inseguire per riportarlo indietro, in un luogo che da tempo non avvertiva più come casa.

Naruto urlò ancora, stordito dal dolore lacerante che gli percorreva il corpo e dalla rabbia che sentiva scorrere nelle vene.

Chiuse forte gli occhi, cercando di arginare quella sofferenza che Sasuke, per un motivo a lui sconosciuto, gli stava causando.

Una piccola parte di lui gridava di rabbia, cercando di riscuoterlo da quella sensazione di pura paralisi, ma un’altra, più grande, non riusciva a capacitarsi di ciò che stava accadendo.

Sasuke non era mai stato un tipo che si divertiva nel causare eccessivo dolore e non sapeva perché lo stesse facendo proprio a lui.

Si era forse stufato di giocare? Era veramente così inutile per lui?

Il pensiero di non essere, ancora una volta, considerato, lo risvegliò, rendendo la sua mente stranamente lucida.

Non voleva che tutto finisse così. Sasuke lo stava colpendo con il chakra di fulmine, affinché rimanesse paralizzato e alla sua mercé , ma non poteva permetterglielo.

Assolutamente no.

«Non finirà così! Non lascerò che tutto finisca così!»

Urlando di rabbia, liberando definitivamente la prima coda di Kyuubi, Naruto scatenò il proprio chakra di vento, provocando una forte corrente d’aria attorno ai loro corpi, annullando il Chidori che scorreva nel suo corpo.

Sasuke, per la prima volta da quando lo scontro era iniziato, si distrasse.

Sgranò per un attimo gli occhi, incapace di spiegarsi come il suo Chidori fosse stato annullato.

Si sentiva smarrito, stupito, incredulo.

Il Chidori non aveva mai fallito.

E allora perché era stato sopraffatto così facilmente?

Socchiuse le labbra come per parlare, ma non un suono uscì dalla sua bocca e la distrazione gli fu fatale.

Sasuke aveva contato sul principio che il corpo emetteva elettricità, attingendo al chakra quanto bastava per paralizzare il corpo di Naruto.

Non aveva previsto che avrebbe potuto annullare il Chidori e spingersi in avanti, così da estrarre la lama e liberarsi.

Naruto si voltò fulmineo, trovandosi faccia a faccia con Sasuke, ancora immobilizzato dallo smarrimento.

Gli occhi rosso fuoco parevano sprigionare le fiamme dell’inferno mentre, ringhiando, afferrava con una mano la punta della spada e con l’altra, ben carica di chakra e forza fisica, assestava un pugno al centro della Kusanagi, spezzandola irrimediabilmente in più punti, disintegrandola quasi.

Sasuke rimase immobile, incapace di comprendere cosa fosse accaduto e Naruto ne approfittò, colpendolo con un pugno sullo sterno, scagliandolo lontano per il terreno. Sasuke rotolò come aveva fatto lui stesso pochi minuti prima.

L’ira circondava il suo corpo sottoforma di chakra rosso, conferendogli un’aria minacciosa.

Sasuke si mise faticosamente in ginocchio, boccheggiando in cerca di aria.

Sua fortuna, si ritrovò a pensare, era stato abbastanza abile da non permettere che Naruto lo colpisse perfettamente sullo sterno, altrimenti sarebbe morto.

Si tastò dolorante il petto, cercando di vagliare i danni che la potenza di quel colpo gli aveva arrecato.

A quanto pareva, era stato veramente fortunato: era riuscito a limitare le conseguenze al solo dolore e alla mancanza provvisoria di ossigeno, spostandosi all’indietro una frazione di secondo prima di essere colpito.

Guardò irato Naruto, che si stava avvicinando a passi lenti, probabilmente pronto a scattare e quasi per caso vide, alle spalle del ragazzo, i resti della sua spada.

Strinse i pugni mordendosi forte il labbro inferiore, cercando di riprendere lucidità, mentre l’ossigeno giungeva a fatica nei polmoni.

Naruto si mosse più veloce, scattando laterale per non consentirgli di poterlo attaccare nuovamente con il Chidori, nonostante Sasuke ancora non si spiegasse come aveva fatto a rompere la sua tecnica.

Lo vide caricare rabbioso un altro pugno, correndo nella sua direzione.

Assottigliò gli occhi, scorgendo nitidi i movimenti stranamente ben impostati.

Non l’avrebbe più colto di sorpresa.

Aspettò che fosse abbastanza vicino da riuscire a scansarlo, prevedendo le sue mosse con lo sharingan.

Saltò in laterale, per evitare l’impatto diretto con il corpo di Naruto, ma questi, inaspettatamente, deviò la direzione del pugno all’ultimo momento, riuscendo a colpirlo e ad atterrarlo.

Nella frazione di secondo in cui stava per rialzarsi, Naruto gli fu sopra, bloccandolo momentaneamente a terra con il peso del proprio corpo.

Sentì un colpo raggiungerlo in viso, uno sul costato, un altro sull’addome.

Avvertiva Naruto colpirlo ripetutamente, ma non lo vedeva, come se non esistesse. Come se a toccarlo fosse solo vento.

Naruto gridava, eppure la sua voce non era un suono pulito, ma piuttosto l’ululare furioso del vento.

Il bruciore dei graffi, forse dovuti alla caduta o ad un’unghiata, venivano leniti da piccoli sbuffi di  freddo vento.

Vento. Ancora vento. Sempre vento.

Comprese.

«…Il vento annulla il fulmine.»

Focalizzò la sua attenzione sullo scorrere del chakra di Naruto, osservando la maestosa potenza di Kyuubi che lo avvolgeva.

«Chakra di fuoco.»  pensò «…No. Non solo.»

Continuò ad osservare la coltre rossa, scorgendo un altro colore, meno nitido del precedente.

Azzurro? Blu? Turchese? Grigio?

Non riusciva a distinguerlo, ma lo percepiva. Era poco rispetto a quello di Kyuubi, quasi effimero, eppure… eppure c’era.

«GUARDAMI BASTARDO!»

L’urlo improvviso lo riportò allo scontro.

Si rese conto che Naruto aveva continuato a colpirlo, ma in nessun punto vitale.

Decise inconsciamente di accontentarlo, guardando quel volto che testimoniava l’esistenza di un mostro.

Non lo aveva mai considerato tale.

Naruto non era un mostro, lui era un…

«…Dobe7

Quella singola parola, sussurrata in un moto involontario, risuonò come il più fragoroso tra i tuoni.

L’ira, che fino a quel momento aveva regnato incontrastata in Naruto, scemò rapidamente.

Si guardarono forse per la prima volta.

Naruto, i cui occhi erano tornati azzurri, incatenò il proprio sguardo a quello di Sasuke.

«Teme8

Mormorò in risposta e poi sorrise, come nulla fosse.

Poggiato stancamente sul bacino dell’amico, ridacchiò, notando lo stato in cui erano ridotti i vestiti ed il volto di Sasuke.

Il sangue colava lento da una spaccatura sul labbro inferiore; lo zigomo sinistro era graffiato in più punti e sicuramente da lì a qualche ora sarebbe apparso un bel livido bluastro.

Non si mise a vedere le condizioni del petto e dell’addome, soffermandosi invece sulle iridi rosse.

Il suo sguardo pareva stupito e pensieroso, con quella punta di dolore che lasciava intuire i segni di un passato mai superato.

Sasuke alzò un sopraciglio in disappunto, non riuscendo a comprendere l’ilarità che aveva spinto Naruto a ridere. Sapeva, però, che stava ridendo di lui.

Non malignamente come avevano fatto tante volte gli abitanti di Konoha alle sue spalle; non malizioso come Orochimaru; non viscido come Kabuto; non adorante come Sakura o Ino, o tutte le altre ragazze infatuate di lui…

… quello era Naruto. Solo lui.

Vide la sua mano destra avvicinarsi lenta al suo volto, sfiorando delicato, seppur sicuro di sé, il labbro ferito.

Lo lasciò fare, incuriosito e stupito da quell’atteggiamento troppo intimo.

Le dita che lo sfioravano erano calde, ma bruciavano al contatto con la piccola ferita aperta.

Glielo fece notare.

«’Ch9

Naruto si rese conto in quel momento di cosa stava effettivamente facendo.

Sgranò gli occhi stupito, scostando bruscamente la propria mano come se si fosse ustionato.

Arrossì preda delll’imbarazzo ed iniziò a gesticolare ed a balbettare qualche scusa, mentre Sasuke pareva fissarlo divertito, nonostante i muscoli del viso non si mossero di un millimetro, ma si rilassarono.

«Ah! Ecco… io… non so come sia potuto accadere! Non era mia intenzione! È che tu eri lì ed io ero qui… alchimia dei corpi, sì, sai, no? E allora non so perché l’ho fatto! È che ti stavi sporcando il viso di sangue ed io ho pensato di togliertelo! Ah! Dannazione!» prese fiato come se avesse appena terminato una lunga corsa, esordendo poco dopo con un: «È colpa tua!»

Sasuke lo guardò stupito e seriamente divertito.

Erano anni che non sentiva gli sproloqui senza senso di Naruto Uzumaki, idiota per passione e vocazione.

«Mia?»

Domandò sarcastico; all’annuire dell’altro, fu tentato di sbattersi una mano in faccia e ridere di cuore.

Sbuffò, mascherando quella piccola, calda e ben poco famigliare sensazione di divertimento, con espressione annoiata.

«Ovvio. Se tu sei un dobe, la colpa è mia.»

Lasciò cadere l’allusione, per nulla convinto che l’altro potesse coglierla.

«Cosa vorresti insinuare, teme?»

Le sue labbra, che prima del tocco di Naruto erano gelide, diventarono stranamente calde e pulsanti.

Tentò di convincersi che quell’effetto fisico fosse dovuto al labbro spaccato, ma la scusa suonava falsa anche alle sue stesse orecchie.

Le sentiva vibrare contro i denti; bruciare intensamente di qualcosa che non riusciva a catalogare, ma che aveva lo strano sapore di un passato – di un bel passato – lontano e avvolto in una strana nebbiolina.

Guardò confuso il volto arrossato di Naruto, che teneva le guance gonfie come un criceto ed il labbro inferiore leggermente sporto.

Le labbra vibrarono maggiormente.

Sentiva lo strano impulso di sporgerle; di socchiuderle per far entrare qualcosa di… vivo.

Vita.

Alito di vita.

Vento di vita.

Naruto era vento e vita e dove lo aveva sfiorato, era riuscito ad infondergliene un soffio.

Assottigliò gli occhi mentre, come al rallentatore, immagini di un passato che credeva morto presero nuova vita, mostrandosi per quello che erano: ricordi affatto dimenticati, ma dormienti, in attesa di essere risvegliati.

Avvertì lo sguardo di Naruto su di sé e lo fissò in rimando, ancora confuso da ciò che era accaduto.

Come erano passati dal battersi furiosamente in uno scontro a sangue, all’essere… così vicini?

 

Le labbra si sfiorano senza inibizioni; le mani cercano, afferrano, strappano quegli inutili pezzi di stoffa che ricoprono la loro carne.

Le pelli bollenti anelano al contatto; si trovano, si baciano, si accarezzano voluttuosamente.

Le bocche si scontrano in una lotta senza né vinti, né vincitori.

Le mani di Naruto prendono possesso dei capelli di Sasuke, carezzandoli con enfasi; amandoli come la sua lingua sta amando quella del compagno.

Cerca, stringe, possiede quella piccola parte che ha sempre contraddistinto la sua figura.

Semplici capelli neri dal taglio particolare.

Semplici fili di un lucente carbone, così in contrasto con i suoi, del color del grano.

Le dita di Sasuke percorrono la sua schiena con lentezza, sfiorandolo con i polpastrelli nei punti più sensibili; suonandolo come lo strumento più delicato.

Naruto si piega a quel tocco come un’arpa, o un violino, il cui archetto maneggia sapientemente le corde.

Non vuole gemere, ha paura che l’idillio svanisca; che tutto quello sia solo un sogno, o peggio: un’illusione.

Una divina illusione.

Affoga i suoni nella sua bocca, cercando la lingua calda – seppur così tagliente a parole – che può cullarlo ed ospitarlo; saggiando con i denti la consistenza delle labbra, affondando, in preda alla foga, un canino nella ferita.

I vestiti finiscono con l’essere tolti definitivamente.

Lasciati cadere uno ad uno al suolo, vanno a costituire il giaciglio improvvisato.

Il loro talamo.

Sasuke si sposta, portandosi sopra Naruto.

Gli apre le gambe, posizionandosi in mezzo ad esse, venendo avvolto dalla carne soda e bollente, ma tremante.

In qualche remoto sprazzo di lucidità, ancora si domanda come possono essere arrivati a quel punto di non ritorno.

Tutto sfuma.

Nessun contorno; nessun rumore; nessun passato, né futuro, ma presente.

«Hai freddo?»

Domanda.

Naruto scuote la testa.

«Hai paura?»

Cenno negativo.

Naruto chiude gli occhi, abbandonandosi completamente a lui. Eppure trema.

Sasuke vorrebbe chiedere, ma non sa cosa domandare.

Naruto vorrebbe rispondere, ma non sa il quesito.

Sospira.

«Nee10, teme?»

Sasuke gli rivolge la sua attenzione.

«Te lo ricordi?»

Sasuke riflette. Cosa dovrebbe ricordare?

Le sensazioni; gli odori; i sentimenti; quella ricerca disperata di un vento di vita di tanti anni prima.

I ricordi.

Annuisce e non sa se sta sorridendo o meno, ma Naruto lo fa, con tutto il candore che possiede.

E fanno l’amore, come in un’illusione che li porta anni addietro, quando erano poco più che bambini appena sviluppati.

Quando per la prima volta i loro corpi si sono sfiorati non per colpirsi, ma per… amarsi?

Iniziato come uno dei tanti scontri voluti da Naruto, erano giunti fin lì, dove si dice addio all’Isola Che Non C’è per diventare adulti.

A Sasuke mancava qualcosa, quel qualcosa che Naruto possedeva e che era la vita.

Naruto voleva qualcosa, quel qualcosa che Sasuke possedeva e che era la forza.

Assieme, in un momento di pura follia, avevano unito i loro corpi, sperando di rubare quel qualcosa che ad entrambi mancava.

Non vi erano riusciti e Sasuke, la notte seguente, aveva abbandonato il villaggio.

 

I corpi giacevano vicini, ma non si toccavano.

Persi nei loro pensieri, non sapevano cosa dire, né cosa fare.

Si erano ritrovati a fare sesso come animali in calore, nonostante non ci fosse stato nulla di animalesco nei loro gesti.

Avevano seguito il semplice scorrere degli eventi.

La battaglia; il rancore; la sfida; la vendetta… tutto dimenticato, come i piccoli pezzi della spada di Sasuke, che giacevano immobili al suolo, poco lontani da loro.

Avrebbero dovuto continuare a combattere? Si sarebbero dovuti alzare, come nulla fosse, e riprendere un combattimento che aveva perso il suo fine?

Naruto sospirò, indeciso sul da farsi.

Era partito con l’intento di riportare Sasuke a Konoha, ma come poteva fare?

Come poteva anche solo guardarlo dopo che lui, così orgoglioso, si era abbandonato al suo tocco?

Si scervellava alla ricerca di un’idea lampante, ma non gliene venivano.

Si grattò la testa con una mano, sperando in qualche assurdo miracolo.

Sasuke si alzò lentamente, raccogliendo i propri abiti da terra.

Li indossò in tutta tranquillità, come se si fosse appena fatto il bagno.

A Naruto fece male.

Non credeva di voler qualcosa da Sasuke e non pensava neanche lontanamente ad un qualche sentimento particolare nei suoi confronti, eppure la sua freddezza, come sempre, faceva male.

Dannatamente male.

Sasuke finì di vestirsi, cercando tra le pieghe del proprio abito un qualche pensiero coerente.

Cosa doveva fare?

Sospirò piano, cercando di non far vedere la sua insicurezza, mascherandola come al solito con l’indifferenza.

Non lo era.

La sua mente era in subbuglio e l’unico pensiero veramente coerente che riusciva a pensare, era che aveva sempre un obbiettivo da raggiungere; una vedetta da ultimare.

Girò il volto per un quarto, osservando con la coda dell’occhio Naruto che, seguendo i suoi movimenti, si stava rivestendo.

Pensò alla loro battaglia; alla perdita della Kusanagi; a come aveva tentato di ucciderlo eppure, per un qualche strano gioco della sua mente, il tutto veniva sovrastato dall’immagine dei loro corpi che si univano; che si amavano.

Lo aveva sentito quello strano sentimento che serpeggiava tra di loro e lo aveva riconosciuto.

Lo aveva provato solo per poco tempo, quando era bambino e la madre ed il padre erano ancora in vita.

Arricciò un poco le labbra, pensieroso.

Voleva andarsene, ma non così, come se nulla fosse.

«Alla prossima, dobe.»

Naruto vide la schiena di Sasuke allontanarsi, lasciandolo ancora una volta indietro.

«No! Questa volta no! Lo riporterò a casa, costi quel che costi!»

Non pensò al suo gesto; non pensò a cosa sarebbe potuto accadere, ma pensò solo ed esclusivamente che non voleva.

Lo avrebbe fermato, ad ogni costo.

Si mise in fretta le scarpe, rischiando di inciampare, mentre zoppicava al suo inseguimento.

«Aspettami, teme!»

 

 

Shizune entrò nella stanza dell’Hokage, scoprendo Tsunade che, invece di lavorare, osservava in tutta tranquillità il paesaggio di Konoha.

«Tsunade-hime11… È sicura di volerlo lasciar andare?»

La donna si voltò, osservando la sua assistente che posava un vassoio sul suo tavolo.

«Spero sia sakè.»

Se ne uscì con un sorriso malizioso in volto.

Shizune scosse la testa, guardandola con disappunto.

«Non mi sembra il caso di cominciare a bere dal sorgere del sole.»

Sospirò sconsolata, mentre Tsunade prendeva posto dietro il tavolo, prendendosi una tazza da thè dal vassoio.

«Sai Shizune, tutti abbiamo il diritto di trovare la propria famiglia.»

 

Allora, sinceramente ci sono rimasta un po’ male che di tanta gente che l’ha letta e messa tra i preferiti/seguite solo tre, di cui due sono le giudici del contest, hanno commentato.

Non per niente, ma scrivere una recensione non costa nulla, solo qualche minuto di tempo e si fa felice una fictionwriter almeno.

Se fa così schifo, potete anche dirlo, al massimo vi cerco per uccidervi, no? XD.

Aw, grazie ryanforever per il commento, spero che anche questo capitolo, molto più lungo del primo, ti piaccia. Ringrazio ancora le giudici Saeko no Danna e neji4ever per il commento e per i giudizi ^^.

A presto,

Kei.

Glossario:

1Chidori: Tecnica dei Mille Falchi di Sasuke.

2 O-hitsuji: Posizione delle mani a “Pecora”. La usa Naruto nella prima serie per fare la Kage Bushin no Jutsu.

3 Kage Bushin no Jutsu: Tecnica Superiore della Moltiplicazione del Corpo di Naruto.

4Taijutsu: Arti marziali.

5Kage Shuriken: Tecnica dello Shuriken Ombra, usato da Sasuke e Naruto contro Zabuza.

6Rasengan: Tecnica del Quarto Hokage, portata a termine da Naruto.

7Dobe: Idiota.

8Teme: Bastardo.

9‘Ch: Versetto stizzito che emette sempre Sasuke. È paragonabile al classico “Tzè”; “Tsk”; ecc…

10Nee: Letteralmente può significare “Ehi”. I giapponesi la usano come intercalare, introducendo la frase.

11Tsunade-hime: Principessa Tsunade, dove “hime” è il suffisso onorifico che sta per “principessa”.

 

   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Kei_Saiyu