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Autore: Tracey    09/12/2009    4 recensioni
la mia prima storia a capitoli... spero che vi piaccia... Guardo le persone attorno a me e mi rendo conto di una cosa. Tutti corrono.
Genere: Romantico, Triste, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Reazione Dolorosa..

Salii i gradini, che mi separavano dalla porta d’ingresso.

E sorpresa delle sorprese trovo un ragazzo addormentato sul pianerottolo.

Un ragazzo che conosco fin troppo bene, anche se guardandolo rannicchiato per terra, tutto infreddolito e con la testa china su un braccio, non sembra poi tanto “demoniaco”, solo un bel principino calmo e beato.

“Principe” lo chiamano tutti, perché è bello in una maniera anche troppo esagerata.

I suoi capelli biondissimi ricordano la pallida luna che ogni notte rischiara il cielo. E i suoi occhi non si possono descrivere. Ricordo che mi hanno fatto venire i brividi la prima volta che li vedetti. Grigi, sembrano fatti d’argento. Non trasmettono niente, perché sembra che proprio il loro padrone non provi nessuna emozione. Ma in un modo, che neanche io conosco, qualche volta riesco ad entrare nella sua testa. Riesco a capire quando è arrabbiato, perché il suo sguardo diventa un mare in tempesta. Riesco a capire quando è calmo, perché i suoi occhi mi ricordano il cielo in primavera. In pratica, se lo guardi attentamente, il suo umore si può intuire dal colore che prendono i suoi magnifici occhi.

Non parlo del suo fisico, perché il solo pensiero potrebbe farmi svenire. Cosa che stava succedendo la prima volta che lo vidi a mare.

È regale ed elegante in tutto ciò che fa. Potrebbe scivolare, davanti a tutti, su una buccia di banana, ma lo farebbe con il suo stile tutto particolare. E nessuno oserebbe ridere, perché rischierebbe di essere raggelato da uno dei suoi sguardi super-freddi.

In passato anche io ero terrorizzata da lui, non osavo contraddirlo per paura di una sua reazione negativa, ma poi conoscendolo ho capito che non farebbe mai del male a qualcuno che considera amico. E come mi ha detto lui stesso, in un giorno piovoso, “forse tu sei l’unica persona di cui possa fidarmi”, ammettere una cosa del genere, per uno come lui, deve essere stato difficilissimo. Quindi diciamo che mi considero una sua amica.

Per questo, solo a me, permette di aggiungere l’aggettivo “demoniaco” al suo soprannome.

Stanca, dalla giornata piena di sorprese, entro in casa sbattendo la porta.

Dopo 5 secondi suona il campanello. Apro e mi trovo il bell’addormentato, ormai sveglio.

-Potevi essere più delicata sai? Stavi per buttare giù la porta..-

-Ops scusa.. ti ho svegliato per caso??-

-Direi proprio di si.. ma non mi sorprende questa tua “delicatezza”.. sembri sempre un ippopotamo!!-

Mi avvicino a lui con una padella, che “magicamente” mi è apparsa fra le mani. Se magicamente si può definire l’andarla a prendere in cucina e tornare in 3 secondi.

-Principino se non voleva essere svegliato da questo “ippopotamo maldestro” non doveva addormentarsi, come un barbone, davanti casa mia!!-

Guarda la padella, per niente intimorito. Anzi sfoggia il suo solito ghigno irritante.

-Dov’eri?-

-Non sono affari tuoi!!-

-Si che lo sono, visto che mi stavo per congelare la fuori-

-Non te l’ho chiesto io..-

Poso “l’arma” sulla cucina e, senza saperne il motivo, comincio a sentirmi in colpa. E non di certo perché sono sola con un bellissimo ragazzo che non è il mio ex ex-fidanzato, ormai mio attuale ragazzo.

-Vuoi cenare qua??-

-E cucini tu?- mi guarda scettico.

-Tranquillo, non ho mai ucciso nessuno..-

-Ok-

Si siede sul tavolo e si accende una sigaretta. Non ci conosciamo da anni, ma lo sa perfettamente che odio il fumo. Ma sarebbe solo fiato sprecato rimproverarlo.

Così mi dirigo alla finestra e la apro.

-Ancora non mi hai detto dove sei stata tutto il pomeriggio..-

C’è qualche cosa che mi blocca. Ho paura che dopo avergli detto la verità lui se ne vada via da me.

Ma perché dovrebbe farlo? E soprattutto perché questo dovrebbe spaventarmi??

Prendo un bel respiro e rispondo, guardando ancora il panorama fuori dalla mia finestra.

-Con Eric.. ci siamo rimessi insieme..-

Silenzio. Questo è quello che sento, o meglio non sento dopo aver sussurrato quella frase.

Dopo un tempo indeterminato si fa viva la sua voce. Almeno capisco che è lui a parlare, solo perché non ci sono altre persone a casa.

-Mi stai dicendo che sei ricaduta fra le braccia di quel broccolo ammuffito?-

Gelo. Ecco cosa traspare dalle sue parole.

-Si-

Non riesco neanche a riprenderlo per aver offeso il mio ragazzo.

-Quindi in queste due settimane sei stata tutto il tempo con lui.. ignorando i tuoi amici e facendoli preoccupare inutilmente..-

-No.. non è come pensi..-

Riesco a malapena a sussurrare monosillabi.

-Mi deludi Helen. Pensavo che fossi più intelligente, ma a quanto pare mi sbagliavo..-

Mi giro a guardarlo e vedo quello sguardo tagliente che dedica solo ai suoi “nemici”.

In me scompare tutto ciò che era buono.

Allegria, felicità e bei pensieri non esistevano più. Solo un vuoto incolmabile.

-Sai che ti dico? Ho un impegno questa sera..-

Scende dal tavolo e si dirige verso la porta.

-Ma avevi detto che rimanevi-

-Non ho tempo da perdere con le persone ottuse e senza cervello-

E se ne va, lasciando una bambola senza vita dentro una casa. Una casa che ora sembra troppo grande e vuota per un giocattolo senza fiato.

Lacrime solcano il mio viso. Tutto questo non ha senso.

Perché mi sento così vuota?

Dovrei essere felice di avere di nuovo accanto il ragazzo che amo.

Ryan non ha nessun diritto di farmi sentire così male.

In un momento di poca sanità mentale, prendo il cellulare e lo chiamo.

Suona ma non c’è risposta. Provo e riprovo.. inutilmente.

Piango disperatamente perché non capisco più niente, perché lui mi ignora, perché mi sento ancora in colpa, quando è lui quello in torto.

Dopo un ora stavo in quel divano, dove quella mattina avevo ritrovato la felicità.

Stavo lì con il telefono in mano e il numero composto. Ancora non accettava la chiamata.

Premere quel tasto verde mi sembrava difficile come non mai.

Ad ogni tentativo la paura di un altro suo rifiuto si faceva sentire sempre di più.

E poi ormai era inutile. La rabbia era scomparsa. Quindi, dopo la quarantaduesima chiamata, mi sono addormentata sul divano, fra un incubo e l’altro.



Grazie x i commenti =) RachEl CullEn, Tonks94 e anke a AliH (per avero commentato "Buio")
   
 
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