Capitolo 2
Era sdraiata tranquillamente sul suo futon, sorseggiando una birra, mentre Misa finiva di ripassarsi il trucco, tra un sorso e un altro di whisky. «Dai, come stai leggera stasera, non dirmi che non hai intenzione di far irruzione dai ragazzi!» le domandò infastidita la ragazza pel di carota, voltandosi in direzione della rossa e rovesciando un’abbondante porzione di un altro alcolico nel suo bicchiere ormai vuoto. «Akira è stato così soddisfacente da toglierti ogni possibile voglia di qualche bell’uomo?».
Himiko sbuffò, un pochino irritata. «Mi spieghi per quale motivo, oggi, insisti tanto per sapere tutti i dettagli con Akira? Te l’ho già detto poi, nulla di piccante che possa soddisfare la tua curiosità.», «Non sono insistente io, sei tu che sei semplicemente strana!» borbottò allacciandosi il reggicalze poco sopra l’altezza del ginocchio, lasciandolo ben visibile fuori della minigonna di pelle nera, com’era consueta abitudine sua e di Himiko. Le due erano amiche dai tempi delle medie, ormai, ed il motivo principale per il quale si erano avvicinate al tempo fu proprio la condivisione di molti interessi, compresi lo stile nel vestirsi e nei modi di fare: Misa era poco più bassa di Himiko, appena un paio di centimetri in meno, ed aveva anche lei lunghi e scalati capelli rossi, di una tonalità però meno ciliegia, più ramato, grandi occhi nocciola ed abiti succinti alternativi che avvolgevano un corpo formoso, anche se meno di quello dell’amica. Una reale differenza era la sua predilezione per il nero e tinte comunque scure ed unite, mentre Himiko preferiva le macule; oltretutto avevano la stessa passione per la musica glam, l’alcool e le avventure di una notte dopo le quali preferivano tagliare i ponti e non saldare legami, più che altro per l’estrema sensibilità di cui entrambe erano dotate, non volevano legarsi a nessuno, avevano già sofferto per amori andati male ed avevano deciso di chiudere il loro cuore e saldarlo, allontanandolo da tutti; o, almeno, così pareva.
È un mese che sbavi dietro ad Akira, lui ti salta addosso e tu non ci combini niente, in più la fai sembrare una cosa normale!» Misa era davvero sospettosa di quel comportamento, non era da Himiko. «Sarà che non erano la giornata e il posto giusto.» ipotizzò la rossa, bevendo avidamente un altro sorso di birra dalla bottiglietta di vetro verde «In ogni caso ora che so che anche lui è attratto da me, non avrò problemi a concludere, ne venisse voglia.» Misa roteò lo sguardo, ora seriamente scocciata. Chi diavolo era quell'essere noioso e apatico? Rivoleva la sua migliore amica, la più fantastica compagna d'avventure pazzoidi, quella con cui poteva sempre divertirsi. «Non so che diavolo t'é preso oggi, davvero, dall’incidente con Natsu sei strana, hai perfino picchiato quel gran pezzo di ragazzo solo perché ti ha tastato, involontariamente aggiungo, il seno. Fossi stata in te, avrei provveduto ad infilargli la lingua in bocca, altro che picchiarlo. Anche se sembra che tu non te ne accorga, quello sì che è davvero un bel figliolo!» Dopotutto, neanche la qui presente pel di carota era rimasta indifferente al fascino del biondo e tutto di lui lo attirava: i capelli biondi lunghi quasi fino a metà schiena e scalati, gli occhi di un turchese sublime, sempre calcati da una pesante matita nera a fare da risalto al colore chiaro, la pelle fin troppo candida per essere un ragazzo, il fisico asciutto e ben piazzato e l’altezza. Sì, certamente Natsu era molto alto, sovrastava entrambe di almeno quindici centimetri, se non di più, e la cosa era davvero allettante. Insomma, in Giappone ragazzi così erano più unici che rari, il che faceva supporre che il ragazzo avesse parenti stranieri, o in ogni caso radici lontane.«E vacci allora se tanto ci tieni!» rispose ora seriamente irritata Himiko, lanciando la bottiglia nel cestino ed aprendone subito un’altra, prendendone un’abbondante sorsata. Misa la guardò sconvolta, ancora una volta scombussolata dallo strano atteggiamento della rossa, si limitò a congedarsi con un «Spero tu rinsavisca in fretta!» e si avviò a caccia d’uomini, pronta a fare irruzione in qualche stanza contente bei maschietti.
Si
lasciò scappare un sospiro, mentre la porta si richiudeva
con
una forza inaudita. Si alzò dal futon e
s’infilò i boxer, prese una paglia dal
pacchetto sulla scrivania e l’accese, avvicinandosi alla
finestra e
spalancandola.
«Ehi
che ti prende?! Non vorrai mica lasciarmi qui così come
un’ebete?»
gli domandò la rossiccia, alzandosi e
avvicinandosi al ragazzo,
poggiando le mani sul suo petto, passando poi a circondargli il collo
con le
braccia e appoggiandosi con l’intero corpo a lui «Dai,
te la
faccio
tornare io la voglia, non temere.»
Disse
maliziosa, mentre
cercava il contatto con le sue labbra, lui, però,
voltò il viso, aspirando un
altro tiro dalla sigaretta.
«Non
ti capisco!»
sbottò lei infastidita, lasciandolo andare e sedendosi sul
bordo del letto. La
testa sembrava scoppiare, stava passando la sbronza bella pesante che
si era
presa prima di raggiungere Natsu e come al solito, quando questa
dissipava,
tutto ciò che rimaneva era un pessimo stato mentale e
fisico. «Vai
a
dormire, Misa... alle sette abbiamo la sveglia, sono stanco.»
disse
lui,
gelido, mentre si piegava a raccogliere i vestiti della ragazza e a
porgerglieli. Lei rimase un attimo in silenzio guardandoli, poi
alzò gli occhi
su di lui, brillavano di lacrime. C’era rimasta davvero male,
era tanto che
sognava di avvicinarsi al biondo. Era tanto che lo amava in silenzio, e
finalmente, quando il suo desiderio sembrava starsi avverando, sfumava
tutto
così. Per Himiko, poi. Assurdo! «Dimmi
perché hai
reagito così all'entrata
di Himiko? Non é che ti piace?»
Lui
sembrò un attimo smarrito, poi lasciò cadere i
vestiti della
ragazza, che sembrava non volerseli riprendere.
«Non
dire sciocchezze, semplicemente non mi piace essere disturbato in
certi momenti, di certo non mi accende la passione.».
Ma nel suo
tono glaciale, la voce sembrava tremare. Misa si alzò,
avvicinandosi a lui e
tirandogli uno schiaffo.
«Sei
un bugiardo! Non ti fai schifo? Baciami con tutta la passione che
possiedi, se ciò che dici è vero! Dimostrami che
non ero la prima arrivata che
era abbastanza decente da soddisfare le tue voglie sessuali!» le
lacrime
scesero copiosamente, senza soluzione per frenarle.
Lui
la guardò
esterrefatto, massaggiandosi la guancia con
perplessità. «Ma
chi ha mai
affermato che eri qualcosa di più, scusa?»
borbottò incredulo, porgendole
ancora una volta i vestiti. «Vattene,
Misa. Se volevi farmela
completamente passare, la voglia, col tuo schiaffo ci sei riuscita in
pieno.».
Voleva solo starsene da solo con i suoi pensieri. Era lei che si era
presentata
ubriaca da lui, spogliandosi sotto il suo naso, era pur sempre un uomo,
perché
avrebbe dovuto dire di no? Che diamine ne sapeva che lei fosse
così presa, con
la reputazione che ad ogni gita saltava da un letto all'altro, pensava
di
essere uno dei tanti.
La
rossiccia però sembrò ancora più
incredula di lui, afferrò i
vestiti e non si premurò nemmeno di indossarli.
«Sei
solo un cretino, va al diavolo!»
gli urlò uscendo dal
locale e maledicendolo
con una cascata d’insulti che sembravano non finire mai.
***
«Dov’è
Hagumi?
domandò seriamente
sorpreso della sua assenza.
Abitualmente, dopo le sue crisi, non avrebbe mai lasciato il suo
capezzale
senza esser sicurissima che lui stesse bene.
Shin,
seduto su una
poltroncina in un angolo della stanza in penombra, schiena curva in
avanti,
gomiti appoggiati sulle ginocchia e dita delle mani incrociate ad
altezza delle
labbra, si scosse dai suoi pensieri ed alzò lo sguardo su
Hiro, che sembrava
essersi ripreso ed ora chiedeva di sua sorella. «È
corsa via
sostenendo
che Himiko aveva bisogno di lei. Lo sai, quelle due hanno un modo
particolare
di percepirsi che non riusciremo mai a capire.».
Fece
spallucce, quindi abbassò
le mani e continuò «Come
ti senti? Sono rimasto a fare le
veci di Hagumi
per accertarmi andasse tutto bene.».
«Meglio, grazie.»
Disse l'altro, sedendosi nuovamente sul letto e arricciando il
naso «Peccato
che la tua puzza mi ribalti lo stomaco.».
Shin lo guardò esterrefatto, sbuffando un poco. «È
un odore così
forte?»
domandò seriamente preoccupato della cosa e se anche
Hagumi lo
percepiva e ne fosse infastidita?
«Diciamo
che per un
olfatto fine come il mio è parecchio percepibile.»
borbottò il bel
professore, lo sguardo ancora vagamente disgustato «Soprattutto
in
momenti
come questi.».
Il
bruno si alzò in
piedi, preparandosi ad andare via, ma ancora s’intrattenne
qualche istante, per
capire ciò che lo stava incuriosendo. «Ma...
quindi tutti i
vampiri
possono percepire l'odore dei cacciatori?»
chiese inclinando appena il
capo di lato, sorpreso. Hiro scosse la testa, in segno di
diniego. «No,
é
solo una mia peculiarità. Come ben sai ognuno di noi ha un
potere particolare,
il mio é questo, riconoscere l'odore dei cacciatori, in modo
da poter
riconoscere quelli ostili. Tu non sei ostile, ma puzzi lo stesso.»
sbuffò,
arricciando il naso seriamente infastidito. «Ma
almeno hai un odore
lieve,
vista la tua natura. Non hai idea di quanti vampiri e cacciatori ci
siano nella
nostra scuola, é come se si fossero concentrati tutti
lì, non so se per semplice
coincidenza o se siano stati attirati da qualcosa, fatto sta che
intorno al
vostro gruppo ci sono più esseri sovrannaturali di quanti tu
possa immaginare.
Tu puoi riconoscere i vampiri, ma non sei in grado di riconoscere gli
altri
cacciatori, nessun cacciatore può. Non sono certo perfetti
come noi
eterni.»
fu comunque un'affermazione piuttosto atona, non c'era
arroganza,
né ironia nella sua voce; era solo un dato di fatto e Shin
sapeva bene quanto
avesse ragione, i vampiri erano gli esseri perfetti in assoluto, quelli
che la
natura aveva voluto mettere un gradino più in alto rispetto
a tutte le altre
razze, cacciatori compresi che, seppur loro nemici naturali, dovevano
coalizzarsi ed unire le forze per abbatterne anche uno solo. Shin era
seriamente sorpreso dalla cosa. «Mi
stai forse dicendo che devo
iniziare a
preoccuparmi?»
la voce tremava leggermente, mentre i pensieri volavano
lontano, nel futuro, in un eventuale momento in cui cacciatori e
vampiri
sarebbero entrati nuovamente ed inevitabilmente in conflitto. Sarebbe
stata
guerra, anzi un massacro reciproco, come in tempi passati. Si
ritrovò
automaticamente a pensare alle sue sorelline, temendo per la loro
stabilità.
Era da tanto, tanto tempo che non vedeva le due ragazze più
importanti della
sua vita, anche se in modo diverso, così serene e mai
avrebbe voluto che il
loro mondo ora così perfetto venisse turbato. Hiro
però scosse la testa. «Non
per ora.»
si limitò semplicemente a rispondere.
In
un secondo momento
continuò il discorso, dopo aver riflettuto qualche
secondo «In
ogni modo,
data la tua natura, io penserei fin da adesso da che parte schierarmi,
Shinichi. Suppongo però che per te non sarebbe piacevole
affrontare Hagumi ed
Himiko. Soprattutto la prima, immagino.».
Solito sguardo gelido, solita
voce monocorde, eppure sembrava quasi un avvertimento il suo «Quale
sarà
il sangue che predominerà in te?»
chiese infine, enigmatico.
Shin lo
guardò stupito, ma poi si rese conto che con quell'olfatto
miracoloso era
impossibile nascondergli il suo duplice essere. Non disse nulla, quei
pensieri
s’infilarono nel suo cervello con prepotenza e lo
sconvolsero: quale strada
avrebbe scelto? Impossibile darsi una risposta. Guardò Hiro
e fece solo un
cenno del capo, quindi si congedò frettolosamente. Doveva
allontanarsi dal cottage,
quell'uomo, quel VAMPIRO, lo inquietava troppo.
***
Correvano
entrambe a perdifiato, sapendo perfettamente in che
direzione recarsi per trovare l’altra. Il cuore di Himiko
batteva all’impazzata,
al di fuori della corsa che stava facendo. Non era ben certa del
perché fosse
rimasta tanto sconvolta della cosa, in fondo, se a Misa piaceva
realmente Natsu
e viceversa, per lei non c’era nessun problema reale. La sua
mente saettò in un
evento del passato, che lei aveva cercato forzatamente di cancellare:
teneva
per mano sua madre, mentre lei con la mano libera abbassava la maniglia
di una
porta. Ricordava solo la mamma scoppiare a piangere, accasciandosi a
terra e
stringerla forte a sé, dopo aver guardato oltre l'entrata di
quello che
sembrava un ufficio. Un uomo e una donna al loro interno erano
anch’essi
impegnati in un amplesso di dubbia natura. L’uomo al suo
interno aveva lo
sguardo pieno di terrore e osservava la scena, totalmente scosso.
Già. Ma chi
era quell’uomo? Non ricordava di averlo mai visto in vita
sua. Chissà perché
quello strano ricordo le era tornato in mente dopo quella vicenda.
«Himiko!»
urlò la rosetta, che era ora nella sua
visuale, arrivando finalmente davanti alla gemella che accolse a
braccia
aperte, mentre dava sfogo a tutte le sue lacrime.
«Dio Hagu… non
capisco perché… in fondo, sono
solo
Misa e Natsu
no? Eppure… quella visione… mi
ha ricordato
qualcosa di doloroso, ma fa ancora più male il fatto che io
non riesca a capire
nulla di quello che ho visto… e non
conosco il perché di tutto
questo e… oddio, ma perché sto
così?»
domandò confusa quasi più
a se stessa, stringendosi di più alla sorella, che non
capiva realmente cosa
stava balbettando la rossa.
«Ferma,
ferma. Calmati
e spiegati meglio, altrimenti non capisco cosa ti sia successo. Ero da
Hiro, ha
avuto un'altra crisi e poi all'improvviso ho avvertito questa fitta al
cuore,
ho capito subito che eri tu!»
spiegò, allontanandola quel
poco che bastava
ad asciugarle il viso con il dorso della mano e sorriderle piena di
comprensione. «Oh,
lì c'è una panchina. Vieni,
accomodiamoci, così mi
racconta tutto passo per passo.»
la prese per mano e la
invitò a seguirla,
dirigendosi sulla panca di metallo ricoperta di goccioline d'acqua per
l'umidità notturna della montagna. Himiko sembrò
calmarsi un pochino, mentre si
sedeva con la sorella al fianco, prese a guardare un punto indefinito
davanti a
lei, passandosi poi una mano nei capelli con fare nervoso.
«Non
lo
so io… ero preoccupata perché
Misa non era ancora tornata, quindi ho
pensato di cercarla e di farmi accompagnare, ho cercato Shin, ma non
c’era… ho provato a svegliare Akira, ma
neanche le cannonate l’hanno
buttato giù dal letto… allora
ho pensato
a Natsu… solo che, quando
ho aperto
la porta… beh insomma… »
arrossì
visibilmente «Diciamo
che li ho trovati entrambi
ed ehm… insomma, lo
stavano facendo… »
Hagumi la
guardò con un cipiglio. Questo cosa significava? Himiko si
affrettò subito a
fermare il flusso dei pensieri della gemella, che stava già
elaborando qualcosa
di contorto «Ferma,
ferma! Non pensare fossi gelosa o fossi sconvolta
per
il fatto si trattasse di loro due e mi desse fastidio! È
solo che,
quella scena, mi ha
ricordato qualcosa… qualcosa
di doloroso… ».
La
gemella dai capelli
rosa guardò la sorella seriamente confusa. Quale scena
poteva averle evocato
beccare due persone a letto? Ed era un ricordo che apparteneva solo ad
Himiko?
Perché lei non ricordava nulla del genere, per quanto ne
sapesse, non aveva mai
visto nessuno in vita sua fare sesso, né lei stessa l'aveva
mai fatto, da brava
verginella lo conosceva solo per sentito dire e non era neanche certa
che tutto
ciò che avesse sentito su questa... "pratica"... fosse
propriamente
realtà. «Chi
pensi che fossero le due persone del tuo
ricordo?»
chiese poi, cercando di mantenersi razionale.
Himiko
scosse la stessa. «Non
ne ho idea… ricordo
solo chiaramente me e mamma… poi sono
sicura ci fossero anche un uomo
e una donna, le due persone in questione, ma non ho idea di
chi fossero… »
fece spallucce, guardando
ora la sorella negli
occhi, probabilmente Hagumi era ancora più confusa di quanto
lo fosse lei «Scusa,
forse dovrei solamente darmi una calmata e lasciar correre
tutto,
alla fine è una sciocchezza.»
Ma la rosetta scosse la testa,
pensandola
diversamente.
«Non
é una
sciocchezza, niente che ti faccia stare male é una
sciocchezza, sorellina mia.
Stai tranquilla, indagheremo, dobbiamo scoprire cos'è che ti
scombussola,
vedrai che ne verremo a capo. Allungò una manina e le diede
un paio
di pacche sulla spalla, in modo buffo, per farla
ridere un po'.
Himiko fece appena un flebile sorriso, grata alla sorella semplicemente
per
essere com'era e capirla sempre, qualsiasi cosa accadeva.
Aprì nuovamente la
bocca per cambiare discorso, voleva chiederle di Hiro, ma si
bloccò appena in
tempo, quando una voce interruppe i suoi pensieri. «Minamoto!
Che
diamine
ci fai ancora in giro, non ti eri imboscata con tuo fratello?»
la voce
profonda e la parlata un po' rozza di Shiki fece sussultare Hagumi, che
si
voltò a guardarlo terrorizzata; e adesso che s'inventava? Ma
non dovette
inventarsi nulla, quando il cervello elaborò cosa le avesse
chiesto. «Imboscata...
? Credo che tu abbia frainteso qualcosa,
Shiki.».
Il
moro la guardò con un cipiglio, mentre percorreva gli ultimi
passi che lo portavano di fronte alla due. «Che
cosa dovrei aver
frainteso? Due concordano un appuntamento in un luogo isolato a certi
orari
della notte e con
l’evidenza che… »
si bloccò,
illuminandosi «Ahhh,
ma forse allora tu NON sai… »
calcò la negazione, un ghigno
divertito si dipinse sulle sue labbra, mentre intuiva che la rosetta
era
sicuramente all’oscuro dei sentimenti che il fratello nutriva
per lei. Incrociò
le braccia dietro la testa, guardando ora Himiko, di cui sembrava aver
notato
solo in quel momento la presenza; lo sguardo della ragazza era in
fiamme,
perciò dedusse che lei lo sapeva. Degli enormi punti di
domanda sbucarono sulla
testa di Hagumi, ora più confusa che mai, ma fu Himiko a
salvare la situazione. «E
tu cosa ci faresti in giro a quest’ora di notte da solo?
Vai a spiare
le ragazze nelle loro stanze, mentre dormono, per rubare loro la
biancheria
intima?!».
Shiki
sghignazzò
divertito «Minamoto
color semaforo rosso e pensare che ti facevo un po'
più arguta della Minamoto color caramella gommosa. E
soprattutto con un senso
dell'umorismo un po' meno prevedibile.»
il suo, invece, non lo era mai,
tant'é che fece andare Himiko in escandescenze. Hagumi, dal
canto suo,
continuava a non capirci nulla, siccome era sì dotata di
un'intelligenza
spropositata, ma in quanto a furbizia scarseggiava in
modo quasi
scandaloso. «Ad
ogni modo, no, semplicemente non riesco a dormire ed
é
inutile rimanere nel cottage a fare rumore, così ho chiesto
agli insegnanti il
permesso di aiutare i sorveglianti»
più furbo delle due
messe assieme,
senza alcun’ombra di dubbio. Certo non poteva dire alle due
che tornato nella
sua camera e aveva sentito ansimare dietro la porta ed aveva deciso che
era il
caso di farsi un altro giretto.
«Ma
che ragazzo diligente.»
si limitò a dire
Himiko, ora a braccia incrociate e l’aria piuttosto
imbronciata. Ciò portò
Shiki ad essere ancora più divertito. «Sicuramente
preferisco questa tua
versione a quella di piagnucolona, non ti si addice per niente!»
La
rossa
sobbalzò, mentre il viso le andava in fiamme. Che
figuraccia, allora era già da
un po’ che le teneva d’occhio e sicuramente
l’aveva vista piangere. La sua
reputazione era andata a quel paese! Si lasciò scivolare
sulla panchina,
affranta, mentre Hagumi prendeva parola.
«Eri
preoccupato
per mia sorella, l'hai vista piangere, perciò sei venuto a
prenderci in giro
con la scusa che mi avevi vista già prima, per tirarla un
po' su e farle
distogliere i pensieri da ciò che le faceva male.»
disse
quasi psicanalizzandolo,
sorridendo poi pacata in sua direzione «Non
conoscevo questo lato
premuroso di te, Shiki.».
Il ragazzo borbottò qualcosa
d’insensato, prima
di voltarsi ed allontanarsi. «Bah,
donne... sempre a credere di sapere
cosa pensi!».
Le gemelle ridacchiarono, dopodiché Hagumi
puntò intensamente
lo sguardo dietro la sua nuca, sulla sua schiena e lo
osservò andare via con
un'espressione rapita. «È
imbarazzato. Ho fatto centro!»
disse solo,
ridacchiando, voltandosi poi verso sua sorella, che ora la guardava
sorridendo
sotto i baffi ed un'espressione furbacchiona. Una
piccola gomitata nelle costole, per prenderla un po'
in giro «Che
c'è?»
chiese la rosata, arrossendo più dei
capelli di Himiko.
«Ti piaaace… »
sorrise seriamente divertita,
mentre dava una seconda leggera gomitata alla sua adorata
sorellina. «Non
mi avevi detto di essere interessata a qualcuno!».
Hagumi
simulò dei
colpetti di tosse, mentre il viso assumeva tonalità
ora purpuree. Himiko
guardò la gemella, sorridendo ora dolcemente. «È
un tipo interessante in
effetti, nella sua indifferenza per tutto e per tutti, riesce lo stesso
ad
avere sempre un atteggiamento piuttosto misterioso ed affascinante e, a
quanto
pare, in fondo è anche un bravo ragazzo. Sì,
è decisamente il tuo tipo.».
«Il
mio tipo?»
rispose l'altra, sorpresa ed oltremodo imbarazzata. «Oh...
beh,
sì...
suppongo sia così... »
le gote tinte di un rosso adorabile
sbiancarono
però quasi subito nel vedere Shin tornare finalmente dal
cottage di Hiro. «Oh,
fratellino!»
disse alzando una manina per fargli segno, ma
nessun entusiasmo scosse la sua voce. Fare certi pensieri su Shiki, poi
vedere
arrivare Shin, l'aveva mandata in confusione e la cosa più
snervante era non
capire perché dovesse accelerarle il battito ogni volta che
il fratello spuntava
nei dintorni di dov'era lei. O forse lo sapeva?
Il
ragazzo raggiunse le
due, l’aria un pochino assorta, ancora stava ripensando alle
parole di Hiro.
«Beh?
Il gatto ti ha mangiato la lingua?»
domandò divertita
Himiko,
vedendo che il ragazzo non reagiva come suo solito, soprattutto alla
presenza
della bella confettina. Lui sembrò ridestarsi dai suoi
pensieri e prestar loro
attenzione. «No,
scusate, sono solo un
po’ stanco… in ogni caso
Hiro si è ristabilito completamente, per un po’
penso possiamo stare tranquilli,
con quella razione dovrebbe rimanere sazio per almeno qualche giorno.».
Himiko annuì sollevata, mentre Hagumi si lasciava scappare
un sospiro di
sollievo e sorrideva rilassata. «Ma
voi due che state facendo qui? Non
è
il caso che stiate in giro da sole a questi orari della
notte.».
La rossa lo
guardò con un cipiglio. «Non
penso ci siano pericoli di cui
dovremmo
temere, noi, o sbaglio?»
lui scosse la testa, tergiversando No,
semplicemente rischiate che un insegnante v’infligga una
punizione esemplare,
sono pur sempre le quattro del mattino.».
Porse ad entrambe le gemelle
una
mano per aiutarle ad alzarsi e insieme s’incamminarono verso
il bungalow in cui
tutti e tre avevano alloggio.
Himiko
afferrò la mano
del fratello, senza esitazione, almeno un po' più allegra
rispetto a poco
prima, Hagumi dal canto suo fu parecchio titubante. Allungò
la mano, stava per
sfiorare la sua, ma poi la ritrasse, non se la sentiva. La
appoggiò in petto,
chiusa a pugno ed abbassò lo sguardo, chiudendo gli occhi.
Himiko la guardò
incredula. Possibile che Hagumi fosse giunta ad avere tali problemi con
Shin e
lei nemmeno se ne fosse accorta? Forse era il caso di lasciarli soli,
avviarsi
davanti e fare in modo che potessero chiarirsi, le occasioni per
parlare da
soli erano praticamente inesistenti da quando lui non abitava
più con loro.
Dopo alcuni passi che mossero tutti insieme, prese parola.
«Ehhh ma
come siete lenti, volete farmi invecchiare? Io vado
avanti,
sono stanca e voglio riposare almeno qualche ora, ma di questo passo
finirei
per non vederlo neanche il mio letto!»
Shin le fece un cenno di
gratitudine quasi impercettibile, mentre la rossa si allontanava. Era
sempre
stata la sua ancora di salvezza quella ragazza, ogni volta che stava
male o
aveva qualche problema per via del suo rapporto burrascoso con Hagumi e
la
feriva in qualche modo, lei trovava sempre il modo di confortarlo e
creargli
l’occasione di sistemare tutto. Era l’unica con cui
poteva parlare liberamente
dei suoi sentimenti per la confettina. Hagumi, dal canto suo, non
sembrava così
grata alla gemella per l’occasione offerta. Non si sentiva
tranquilla e avrebbe
preferito evitare il contatto diretto con lui, almeno per il momento.
«Ti
va di fermarci
e scambiare due parole?»
chiese con una voce così dolce che
lei non poté
inventarsi nessuna scusa per sfuggirgli. Alzò lo sguardo ed
incontrò il suo, di
un ambrato caldo e profondamente triste. «Shin,
senti io... » «No,
aspetta. Posso parlare per primo?»
lei tacque ed
abbassò gli
occhi sulla punta delle scarpette rosa, deglutì e fece un
cenno d'assenso.
Rincuorato, poté proseguire: «Vedi,
Hagu, da quando mi sono
trasferito e
sono passato all'università, le occasioni di parlare un po'
sono state più
uniche che rare e mi rendo conto di averti trascurata parecchio. Sono
stato
molto impegnato, in un certo senso ho quasi voluto ciò,
perché c'è qualcosa che
mi tormenta ed avevo bisogno di stare da solo, per riflettere. Se
però questo
ti offende, o in qualche modo ti affligge, io posso tornare a vivere
con voi.
L'ultima cosa che voglio é renderti triste, sei la persona
più importante per
me e la mia ultima intenzione è quella di
ferirti.».
Un
discorso piuttosto
chiaro il suo, nonostante qualcosa le diede da pensare intensamente,
punti che
non riusciva a capire: la persona più importante?
Immaginò che fosse
sottointesa anche la sorella, in tale affermazione. «No,
beh, non
voglio
certo costringerti a rinunciare alla tua privacy e alla tua autonomia.
Non sono
offesa, é vero che mi dispiaceva vederti un po' lontano, ma
immagino che
crescendo certe cose accadano.».
Cercava di sembrare sincera,
lo guardò dritto
negli occhi solo un momento però, prima di distoglierli e
voltarsi altrove, le
dita incrociate in grembo che si torturavano le une con le altre,
nervosamente.
Lui
rise un pochino, forse più per spezzare la tensione e la
delusione delle parole della rosetta. Probabilmente avrebbe preferito
che lei
lo pregasse di tornare, già. «Beh,
insomma, crescere non
penso sia
l’esatta parola… bada bene, ho
sempre adorato vivere a casa, anche se
dovevo spesso scontrarmi con l’umoraccio di Himiko,
sono sempre stato
contento di vivere
con voi, però… »
corrucciò lo sguardo,
cercando quello di Hagumi, che però sembrava non aver
intenzione di alzarlo.
Decise allora di calcare la mano, non ce la faceva più a
tenersi dentro tutto,
il suo cuore bruciava di dolore e fremeva per liberarsi di quel
segreto. «Probabilmente
ciò che ti sto dicendo cambierà
tutto fra noi, ma a questo
punto è tanto inutile continuare a far finta di niente.»
la
confettina
strizzò gli occhi, preparandosi ad incassare il colpo,
sicura che le avrebbe
fatto più male di quanto non si sarebbe mai
aspettata. «Diciamo
che non
posso più vivere sotto lo stesso tetto di quella che non ho
mai realmente
ritenuto mia sorella, ma la donna di cui mi sono perdutamente
innamorato. Lo
so, ti farò schifo ora per le parole che ti ho detto, ma io
ti amo
Hagumi… scusami se sono così egoista, ma
non posso starti accanto solo
come fratello… »
appoggiò
delicatamente la mano sulla testa
della ragazza, che era ormai immobile come una statua di pietra,
totalmente
sotto shock, accarezzandola dolcemente per confortarla e farle capire
non fosse
colpa sua. Sgranò gli occhi nello stesso istante in cui la
sua mano si posò sui
suoi capelli. Ora che se ne rendeva conto, cosa c'era da rimanere
sorpresi di
una cosa che, in cuor suo, aveva sempre saputo? «Shin
tu sei... noi
siamo... fratelli. Io non posso credere... non é
possibile... »
non
riusciva a formulare un solo pensiero completo e coerente, senza che
altri
mille le intasassero già la testa e premessero per uscire
dalle sue labbra.
Fratelli. I fratelli non possono amarsi, è contro natura.
Lui non poteva
provare quel sentimento, era un tabù, era illecito,
illegale... era
assolutamente, senza ombra di dubbio PROIBITO. «Questo
non é
possibile, lo
escludo. Lo escludo e mi rifiuto di accettarlo. Credo tu ti stia
sbagliando
Shin, mi dispiace, io... io... »
lei nulla. Non sapeva che dire. Si
portò
le mani sulla testa, s’inginocchiò a terra e
rimase così, scossa da tremiti inconsulti
e con il viso che lentamente iniziava a rigarsi di lacrime prepotenti
che
proprio non volevano saperne di rimanere al loro posto. «Shin,
noi
siamo
fratelli... siamo fratelli... »
singhiozzò incredula, mentre
lui la
guardava dall'alto, rimanendo in piedi, sconvolto. Com’era
potuto succedere?
Avrebbe dovuto insultarlo, per essersi liberato di quel peso mollandolo
a lei e
invece semplicemente si era chiusa a riccio ed aveva iniziato a
piangere come
una bambina, turbata, ferita, semplicemente svuotata. «Oh,
no. No, no,
Hagumi, non devi prenderla così.»
s’inginocchiò davanti a lei, ma cosa
poteva fare? Cosa poteva dirle? Ormai il guaio l'aveva fatto,
no? «Scusami.
Perdonami. Perdonami, ti prego, se puoi, anche se non lo
merito... ti lascerò stare, sparirò dalla tua
vita se lo vorrai, non volevo
spaventarti, non voglio farti
schifo, Haguchan... Haguchan, ti prego,
ascoltami, non piangere... non... »
strinse i pugni, si sentiva
così
impotente. Fece per piegarsi in avanti e stringerla forte, ma
dovette trattenersi,
non era sicuramente la cosa più giusta da fare. Si
limitò semplicemente a
passarle un braccio sotto le ginocchia e l’altro dietro la
schiena,
sollevandola senza nessuno sforzo ed accompagnandola al loro bungalow.
Ad
attenderli nel corridoio c’era ovviamente Himiko, che aveva
percepito lo stato
della sorella, fece segno al fratello di metterla nel letto di Misa, la
quale,
pensò, aveva probabilmente deciso di continuare
la seratina hot con
Natsu nella stanza affianco e non tornare per la notte. Hagumi tremava
ancora,
terrorizzata, e lo sguardo impaurito di Shin le aveva già
spiegato tutto, senza
ulteriore bisogno di parole. Si alzò in punta di piedi, per
arrivare a
raggiungere con la mano il capo del fratello, e gli fece
una carezzina affettuosa, abbracciandolo subito dopo
premurosamente.
«Non
ti preoccupare fratellone, hai fatto la cosa giusta,
anche se per Hagu è stato uno shock, sono sicura che si
riprenderà, ma è giusto
che le cose andassero così, non potevate continuare a vivere
in quel modo, prima
o poi avreste fatto crack entrambi… »
lui
si strinse alla
sorella, ricambiando l’abbraccio, cercando di darsi un
contegno. «Non
penso mi perdonerà mai per la ferita che le
ho inflitto.»
La rossa
scosse la testa. «Non
dire sciocchezze, dalle tempo, ne
avrà bisogno,
ma non pensare mai più cose del genere! Parliamo sempre di
Hagumi! Ora su, vai
a riposarti un po’, sei uno straccio, ne hai bisogno, vedrai
che appena sveglio
vedrai già tutto più roseo.»
lo invitò
lei, ma Shin continuava a non
sembrare troppo convinto, comunque pensò che forse fosse la
cosa giusta da fare
e si avviò nella sua stanza, mentre Himiko si accoccolava di
fianco ad Hagumi,
abbracciando forte la sorella nel tentativo di calmarla e farla
riprendere.
***
Il
povero Shin fu ben
presto costretto a svegliarsi, riprendendosi prima degli altri dal suo
stato vegetativo,
in seguito all’arrivo scoppiettante di Naoko, che ovviamente
decise di
incollarsi a lui tutto il tempo, dimenticandosi ben in fretta
dell’amica
Sunako, che la seguiva come un’ombra, in silenzio. Hagumi
aveva preferito
distrarsi dai suoi pensieri portandosi in disparte per parlare con
Hiro, con la
scusa della crisi della sera prima e di sapere come stava, come se
già non
fosse stata informata da Shin. Misa e Himiko si sedettero sul prato di
fianco
al luogo dell’incontro, rimanendo però in silenzio
fra loro, ogni tanto la
rossa aveva provato a domandarle qualche cosa, sorvolando
sull’incidente con
Natsu, ma la ragazza sembrava preferire la scena muta; infine Shiki e
Natsu
furono soli.
«La
prossima volta che ti devi portare a letto qualche tipa, per favore
fallo fuori della nostra stanza. Ho passato la notte in bianco per
colpa
tua.»
lo riprese Shiki, concentrandosi nell’accendere come
suo solito una
sigaretta ed inspirando a fondo. Natsu ghignò appena,
allungando una paglia
verso il cugino per farsela accendere: «Tu
almeno non ti sei beccato un
ceffone e un paio d’insulti, con annessa particolare
dichiarazione
d'amore»
rispose amarognolo, ritraendo la mano una volta accesa e
concedendosi un'ampia boccata calmante. «Come
se non l'avessero capito
anche i muri di ciò che prova per te, pel di carota»
ribatté Shiki,
ironicamente. Natsu fece spallucce, ma non disse nulla; doveva
immaginarlo che
suo cugino avesse capito tutto prima di saperlo, d'altronde era famoso
per
essere veramente intelligente, superiore alla media come dicevano anche
i suoi
risultati scolastici, studiava poco e si piazzava sempre tra i primi
studenti
nella graduatoria nazionale ed inoltre era un acuto
osservatore. «E
senti,
mentre eri in giro, hai mica beccato la Minamoto? Quella maculata,
intendo... »
chiese incuriosito, erano ore che si stava torturando con il pensiero
di
voler sapere cosa avesse provato quella squinternata beccandoli.
«Perché
me lo domandi?»
chiese l’altro, curioso di
sapere il perché in quel periodo il cugino fosse tanto
interessato a quella
ragazza. In realtà, non sapeva bene cosa pensare riguardo
allo stato in cui
l’aveva vista insieme ad Hagumi, ma era certo che la rossa
non sarebbe stata
clemente con lui se avesse rivelato di averla vista in quelle
condizioni e decise,
quindi, che avrebbe glissato su quel piccolo dettaglio. Natsu nel
frattempo si
sistemò meglio il cappello nero sulla testa, abbassando lo
sguardo, non sapendo
se sentirsi imbarazzato per quella situazione o poter stare tranquillo.
«Mh,
no beh, niente...
curiosità... l'ho sentita parlottare con qualcuno fuori la
porta, passando, mi
sono chiesto cosa ci facesse sveglia a quell'ora e... »
si
bloccò, Shiki
lo stava guardando accigliato «Ohhhh,
va bene, non guardarmi
così! Ci ha
beccato, cercava Misa, e boh... ci ha colto sul fatto, mentre mi
cavalcava. Non
male tra l'altro, ci sa fare la... AHI!».
Shiki gli aveva appena mollato
uno scappellotto che aveva fatto volare via il suo cappello «Non
dire
scemenze, per favore, siamo in pubblico, se qualcuno ti sentisse, ci
rimetterebbe lei la reputazione, idiota che non sei altro!».
«Ma
quale reputazione? Se è famosa per le sue prestazioni
sessuali di
letto in let… AHI!»
questa volta era un
pugno, ben piantato
sulla sua nuca. Natsu si massaggiò la testa dolorante.
Dannato cugino. «Anche
se fosse, non mi sembra il caso di peggiorare la sua situazione
con
i tuoi racconti dettagliati. Piuttosto, che hai intenzione di fare con
la
Minamoto?»
Natsu fece spallucce, in fin dei conti lui non aveva nulla
di
cui scusarsi, quella volta, mica era colpa sua se lei entrava nelle
stanze
altrui senza permesso.
***
Il
sole picchiava
insistentemente sulle loro teste. Alcuni erano così stanchi
da lagnarsi già
dopo le prime ore di cammino per raggiungere la cima della montagna,
dove avrebbero
trovato ad accoglierli delle terme prenotate per sera e nottata, e
sarebbero
tornati giù l'indomani mattina. Altri invece, più
pazienti e temprati, si
limitavano a procedere in silenzio, di tanto in tanto sorseggiando una
qualche
bibita fresca conservata nelle borse termiche, altre volte fermandosi
qualche
minuto a riposare alla penombra degli alberi. Hagumi, dal canto suo, si
era
fermata già una sessantina di volte in due ore, con la
strabiliante media di
una pausa ogni due minuti. Himiko con lei, semplicemente
perché indossare gli
stivali con le manette e catene era stata una pessima scelta ed avrebbe
dovuto
portarsi dietro scarpe più comode. «Siete
due fannullone!»
si burlò
di loro Shiki, dopo averle viste fermarsi ed essere tornato indietro,
tutto
sommato, per accertarsi delle loro condizioni.
Himiko,
pugno serrato, gli urlò qualcosa di poco sensato,
lamentandosi poi per il forte caldo. Hagumi guardò con gli
occhi luccicosi di lacrime le sue amate ballerine
rosa, ormai
irriconoscibili e totalmente ricoperte di fango. Entrambe le ragazze
sospirarono, mentre Shiki le guardava confuso, poi porse la mano ad
Hagumi. «Prendi
la mia mano, ti aiuto io a proseguire, se camminerai attaccata
a
me, farai meno fatica, ti tirerò io.»
le propose lui,
rendendosi conto di
quel passo non sarebbero arrivati neanche per l’indomani.
Hagumi passò tutte le
tonalità purpuree esistenti, mentre era indecisa se
accettare o no l’aiuto del
bel moretto. Da quando era così gentile con lei?
Mentre
Himiko gonfiava
le guance, per l'invidia che a lei nessuno porgesse la mano, e tirava
anche un
pizzicotto alla sorella per vendetta, quest'ultima ritrasse la propria
mano
dall'afferrare quella di Shiki. Stava passando Shin proprio in quel
momento e
non sarebbe stato delicato prendere la mano di qualcuno, dopo che la
sera prima
aveva rifiutato la sua. «Mh,
no... penso di farcela da sola, ti
ringrazio.»
Abbozzò un sorriso poco convinto e si
alzò, i piedi presi da
mille fitte invocarono pietà e lei, barcollando, cadde in
avanti finendo dritta
tra le braccia di Shiki. «Oplà!
Ce la fai da sola?».
«Eh
ma
quanto miele… »
si azzardò a
dire Himiko, prima di alzarsi e
correre a raggiungere il fratello, che sembrava essersi liberato un
momento di
Naoko ed essere notevolmente infastidito dalla scena appena vista, nel
frattempo che Hagumi sembrava continuare la sperimentazione di quale
tonalità
scarlatta si addiceva di più al suo viso. Natsu, che intanto
osservava la scena
tenendosi in disparte, rimanendo un poco più su, sul
sentiero, fu giusto in
quel momento raggiunto da Naoko, che gli saltò al collo in
un gesto affettuoso,
facendolo quasi strozzare e bruciare con la sigaretta, che gli cadde
sui
pantaloni e per un soffio non andarono a fuoco. «Nii-chan!»
esordì in
un cinguettio lei, ignorando le lamentele del fratello riguardo al
casino che
aveva combinato «Hai
mica visto Shin-chan passare da
qui? Mi ha
mollato come un’idiota, mentre cercavo qualcosa da bere nella
borsa termica,
quell’antipatico!».
«Antipatico,
eh? Se
é così antipatico dagli tregua e staccati da lui,
fallo respirare.».
Sbottò
scrollandosela di dosso «E
possibilmente fai respirare anche me, sei
una
piattola quando fai così, mi chiedo che diamine ti sia
preso, non sei mai stata
così oca come da un paio d'anni a questa parte. È
stato il liceo o la cotta per
Shinichi Minamoto a farti uscire pazza?»
chiese
seriamente curioso,
tanto
conoscendo la sorella sapeva quanto era furba e anche quanto riusciva
ad essere
subdola.«E
non cinguettare quando sei con me, mi fai senso».
Una risata acuta
partì dalla ragazza, mentre gli tirava una pacca poco
delicata sulle spalle,
facendolo piegare in avanti dal dolore «Che
vai
dicendo Natsuccio-chan!»
poi il suo sguardo si fece serio,
quasi con
una nota malvagia nascosta «Ho
solo deciso di prendermi ciò
che voglio sia
mio, no? Pare sia l’unica tattica funzionale per avvicinarmi
a lui… è
un soggetto veramente interessante, sai?»
tornò a sorridere
come sempre,
mentre faceva ciao ciao con la manina al biondino,
ancora più
confuso, informandolo, come se ce ne fosse bisogno, che continuava la
sua
ricerca del ragazzo.
Natsu
rimase da solo a
massaggiarsi una spalla, pensando che sua sorella l'avesse un po'
inquietato.
Pazza squinternata. Si guardò attorno e si rese conto di
essere rimasto
indietro, così come Shiki ed Hagumi che alla fine erano
rimasti a scambiare due
chiacchiere. Fece spallucce, chiedendosi cosa fosse tutto
quell'attaccamento
del moro per la confettina ambulante, quindi decise di raggiungerli,
tanto
ormai gli altri erano tutti spariti. E ad una trentina di metri dai
due, notò
anche Shin ed Himiko, sembravano piuttosto agitati. Si chiese come
quell'imbecille di Naoko non avesse pensato di guardare indietro per
trovare
Shin ed avesse invece pensato fosse sicuramente andato avanti, quindi
raggiunse
Shiki ed Hagumi, con la stessa brutta sensazione di poco
prima. «Yo!
Sembrate due piccioncini, una seduta su un masso all'ombra di un
albero, lui un
braccio appoggiato al tronco, che le parla dall'alto guardandola
romanticamente... sigh, mi verrà il diabete!». «Sta
zitto!»
lo rimbeccò Shiki, mentre Hagumi abbassava lo sguardo ed
arrossiva ancora una
volta, proprio ora che si era calmata. Forse tutto quel rinnovato
imbarazzo che
Shin poté notare da lontano sarebbe stato meglio evitarlo,
fatto sta che lo
fece infuriare come una belva. «SHIN,
NO!»
l'urlo di Himiko si
espanse nell'aria e raggiunse senza affanno i tre, che si voltarono
sorpresi,
giusto in tempo per vedere la rossa cercare di fermare il fratello,
visibilmente... cambiato! Aveva occhi rosso sangue, canini appuntiti e
una
strana aura nera attorno al suo corpo; ma Himiko non riuscì
nell'intento di
placarlo, fu brutalmente spintonata via, compiendo un volo in aria di
almeno
cinque metri, prima di sbattere con violenza contro un albero che
frenò la sua
corsa. Shiki e Natsu erano sbigottiti, Hagumi cacciò un
urlo, terrorizzata.
Shin aveva iniziato la corsa in direzione di Shiki, evidentemente
intenzionato
a cibarsi di lui. Il moro prontamente si allontanò dal
cugino e Hagumi,
portandosi con un agile salto su un ramo dell’albero sopra di
lui, spostandosi
poi velocemente su alcuni più avanti, cosicché
anche Shin cambiò la sua corsa.
Hagumi, che da prima aveva nascosto il volto dietro le mani,
aprì gli occhi
giusto in tempo per osservare la scena e rimanere allibita
dell’agilità
decisamente fuori dal comune di Shiki. Fu tutto molto veloce, anche
Shin con un
agile salto aveva raggiunto il punto più alto
dell’albero, iniziando ad
attaccare il moro nel tentativo di indebolirlo e poterlo mordere, ma il
ragazzo
sembrava sapere il fatto suo. D’accordo, come mezzo vampiro
non era di certo il
più veloce della sua razza, ma superava notevolmente un
essere umano normale,
tuttavia Shiki sembrava tenergli testa e schivare facilmente ogni suo
colpo,
cosa che lo fece imbestialire ancora di più, se possibile.
Hagumi
scoccò
un'occhiata preoccupata verso la sorella e si alzò per
correre da lei,
dimentica del dolore ai piedi. Natsu ovviamente corse al suo fianco, la
raggiunsero insieme. «Himi,
stai bene?»
chiese la sorella con voce
rotta dal pianto, allungando una mano verso il suo volto per spostarle
alcune
ciocche di capelli che erano caduti disordinatamente in avanti. Himiko
fece una
smorfia di dolore, poi emise un piccolo gemito ed aprì gli
occhi, stordita. «Tutto
ok, sembra integra... .»
disse Natsu, non senza lanciare
occhiate preoccupate verso i due che sull'albero se le stavano ancora
dando di
santa ragione.
«Hagu
devi fermare Shin… »
mugugnò la
rossa,
massaggiandosi la nuca dolorante, che Natsu si domandò come
facesse a non
sanguinare dopo un impatto del genere «Solo
tu puoi calmarlo ora,
è
accecato dalla gelosia!»
Hagumi, però, scosse la testa,
convinta di non poter
far nulla e terrorizzata allo stesso tempo. «Ti
prego Hagu, fidati
di me… Shin ha solo bisogno che tu gli dia
un attimo d’attenzione,
non si perdona di averti ferita!»
continuò ad insistere
convinta delle sue
ragioni.
Hagumi
trasse un lungo
respiro, voltandosi a guardare i due. Shiki gli teneva testa in modo
incredibile, tuttavia sentiva che alla lunga avrebbe avuto Shin la
meglio. «Va
bene. Natsu, resta con lei!»
s’infuse coraggio, si
alzò e si
allontanò di corsa dai due, verso l'albero. Himiko
guardò poi Natsu,
chiedendosi come mai non fosse sorpreso, e soprattutto per quale motivo
non la
tempestava di domande. Natsu si voltò a guardarla a sua
volta e si maledì
mentalmente per non aver finto come avrebbe dovuto. «Oh...
ah! Ora che
abbiamo appurato che stai bene, penso tu mi debba qualche spiegazione
sulla
mostruosità in cui si è mutato tuo fratello!»
parlò convinto, ma la sua
voce a lei risuonò, in qualche modo, falsissima; che
strano! «Sembri
abbastanza consapevole di ciò che é, o sbaglio?»
domandò lei atona, non si
fidava di lui e temeva per l’incolumità di Shin; e
ora che si era rivelato a
due estranei, a due esseri umani, come sarebbe finita? Sarebbero stati
alleati
o li avrebbero consegnati direttamente nelle mani del nemico?
Affilò lo
sguardo, scrutando il biondino attentamente nei suoi occhi cerulei,
cercando
traccia di qualche sua intenzione che, però, non sembrava
rivelarsi, anzi
sembrava ora aver assunto un’aria piuttosto grave,
guardandola nello stesso
modo in cui stava facendo ora lei con lui.
«Non
é la prima
volta che mi capita di vedere un vampiro, tutto qui. Non mi sono
sconvolto
semplicemente perché tuo fratello non é il
primo... »
disse semplicemente
e lei assottigliò lo sguardo per scrutarlo meglio, ma non
riuscì a trovare
traccia di menzogna nei suoi occhi.
Hagumi
frattanto era
arrivata sotto l'albero e cercava di arrampicarsi alla bell'e meglio,
ovviamente con scarsi risultati; quando non era trasformata, era agile
come un
ippopotamo col mal di schiena e zoppo. Riuscì ad appendersi
solo al primo ramo
e poi gridò: «UFFA
VOI DUE FINITELAAA!
SHIIIIN! Smett...
KYYAAAH!»
inevitabile anche la caduta,
dritta, dritta col sedere
a terra, non era riuscita a tenere bene la presa ed eccola
lì ora, con l'osso
sacro spiattellato al suolo e lacrime grosse come pinoli a rigarle il
volto. Ma
almeno quei due si erano fermati. Shin pareva essere
rinsavito. «HAGU!»
gridò, prima di catapultarsi giù
dall'albero per
raggiungerla. Si portò al suo fianco e la prese in braccio,
preoccupato. «Ti
sei fatta male?» «No,
mettimi giù, che cavolo ti
é saltato in
testa?»
Gli occhi di Shin sembravano riacquistare la loro
tonalità ambrata,
mentre i canini affilati scomparivano velocemente. Si strinse forte
alla
confettina, ancora leggermente sotto shock dall’ira che
l’aveva assalito,
l’aria confusa. «Piccola mia… »
le disse solamente, gli
occhi velati da una strana patina di tristezza, mentre liberava una
mano per
carezzarle dolcemente una guancia. Hagumi però non si fece
impietosire, questa
volta l’aveva combinata veramente grossa, aveva rivelato ad
umani la loro
presenza, aveva rischiato di mettere in pericolo tutta la loro razza e
la loro
famiglia. Per cosa poi? Questa non gliela poteva davvero perdonare.
«No,
no, mettimi
giù. Mettimi giù, ho detto!»
gli
ordinò lei, agitandosi tra le sue braccia
e riuscendo alla fine a scendere a terra. Anche Shiki scese agilmente
dall'albero
e si avvicinò ai due, raggiunti infine anche da Natsu e da
una Himiko
zoppicante che, per camminare, si appoggiava a lui. Non era proprio il
momento
di fare la schizzinosa, anzi era quello di sotterrare un attimo l'ascia
di
guerra e mettere in ordine la situazione. «Hagu,
mi dispiace, io, io...
io
non so cosa mi sia preso, te lo giuro.».
Fu interrotto da uno «Tsk!»
convinto di Shiki, che si avvicinò ai due passando il
dorso
della mano su un angolo delle labbra dal quale scendeva copioso del
sangue «Io,
invece, penso di saperlo. Un vampiro, per di più
instabile.
Bell'affare... ».
Shin abbassò lo sguardo colpevole, ben
conscio di averla
combinata davvero pesante quella volta, alzò gli occhi su
Hagumi, nella
speranza di vedere in lei anche una minima goccia di pietà
nei suoi confronti,
ma il suo sguardo era duro. In realtà, dentro era distrutta,
ma non poteva
permettersi di essere dolce come avrebbe voluto con lui. Doveva capire
la
gravità della cosa. Il bruno scosse allora la testa,
strizzando gli occhi per
il dolore che provava. «Ho
capito.»
si limitò a dire,
allontanandosi
dal gruppo in direzione della valle. Shiki scattò
allarmato. «Ehi
no, no fermi! Non possiamo mica lasciarlo andare
così!».
Fece per
inseguirlo, ma un braccio di Hagumi lo bloccò, mentre con lo
sguardo ancora
seguiva la figura del fratello. «Lascialo
andare, non farà
del male a
nessuno. È mio fratello, lo conosco.»
sospirò
lei, Shiki si voltò a
guardarla, quindi allungò una mano verso il suo viso e le
alzò il mento, per
guardarla negli occhi. «Stai
bene?».
Lei fece spallucce e si
liberò
con gentilezza dalla sua mano, voltando il viso altrove. «Sì.
Un po'
scossa, solo. Himiko per fortuna si è procurata solo qualche
livido ed un po'
di mal di schiena»
guardò la rossa «Vero
sorellina?».
Lei sorrise, facendo il
segno della vittoria in direzione della confettina. «Pare
io sia una
persona fortunata!»
affermò fingendo alla perfezione,
normalmente nessun
essere umano normale sarebbe potuto uscire da una caduta come quella
quasi illeso,
ma i due parvero berla, perlomeno Natsu. Shiki, al contrario, si era
fatto
ancora più sospettoso. Se intorno alle due c’era
un vampiro, significava
solamente che aveva scoperto cos’era di strano che sentiva
aleggiare attorno
alle loro figure, quindi era tutto finito lì, o
c’era dell’altro? Decise che
avrebbe continuato sicuramente ad indagare. Si era fatto ormai il
tramonto e i
quattro erano in ritardo. Continuarono la salita in totale silenzio fra
loro,
con Natsu che portava sulle spalle Himiko, anche se la ragazza in
realtà aveva
già rimarginato le sue ferite, ma per essere credibile al
meglio aveva
continuato a fingere la storta, Shiki davanti a tutti ed Hagumi che
chiudeva il
gruppo. Una volta arrivati a destinazione, chiaramente, si presero una
bella
strigliata dai professori seriamente preoccupati. Natsu, da perfetto
attore
qual era, rifilò loro la scusa che il maggiore dei Minamoto
si era sentito poco
bene e si erano fermati per soccorrerlo, poi per giustificare la sua
assenza
informò loro che era tornato a valle per il
malessere. Per
quella sera e fino al giorno successivo, Shin non si fece
più vedere, rimase solo, il tormento per le proprie azioni a
logorargli l'anima.
... continua...