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Autore: San e Rachel    18/12/2009    1 recensioni
Alcune persone cercano di vivere la vita senza peccato, per poter raggiungere la perfezione, per assaporare l'eternità e, alla fine di tutto, ritrovarsi in un posto migliore. Ma se la tua intera vita fosse già una dannazione eterna? Se non potessi cambiare le cose e fossi costretto ad un perpetuo tormento, vivendo sulla terra un inferno perenne?
Una guerra aperta da secoli, un nuovo nemico comune che mina le fondamenta di entrambe le razze, due gemelle che si troveranno a dover fare i conti con sentimenti proibiti ed un ragazzo che detiene la chiave della risoluzione della vicenda... ma saprà utilizzarla? Scontri, sangue, passioni, creature e leggende, perché questa canzone, intrisa di amore e morte, continui ad echeggiare per l'eternità.
«La guardò con terrore, gli occhi ora rossi di lei lo guardavano spietati, intanto che si passava la lingua sulle labbra e sui denti, due canini bianchissimi ed affilati spuntavano minacciosi, mentre la sua espressione indicava che stava già pregustando il banchetto: fu così che, probabilmente per la prima volta nella storia proprio sotto agli occhi di un cacciatore, un vampiro si era rivelato in ogni sua forma negativa.»
Genere: Drammatico, Sovrannaturale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2
A Song Of Eternal Creatures
Capitolo 2


Era sdraiata tranquillamente sul suo futon, sorseggiando una birra, mentre Misa finiva di ripassarsi il trucco, tra un sorso e un altro di whisky. 
«Dai, come stai leggera stasera, non dirmi che non hai intenzione di far irruzione dai ragazzi!» le domandò infastidita la ragazza pel di carota, voltandosi in direzione della rossa e rovesciando un’abbondante porzione di un altro alcolico nel suo bicchiere ormai vuoto. «Akira è stato così soddisfacente da toglierti ogni possibile voglia di qualche bell’uomo?».
Himiko sbuffò, un pochino irritata. «Mi spieghi per quale motivo, oggi, insisti tanto per sapere tutti i dettagli con Akira? Te l’ho già detto poi, nulla di piccante che possa soddisfare la tua curiosità.»«Non sono insistente io, sei tu che sei semplicemente strana!» borbottò allacciandosi il reggicalze poco sopra l’altezza del ginocchio, lasciandolo ben visibile fuori della minigonna di pelle nera, com’era consueta abitudine sua e di Himiko. Le due erano amiche dai tempi delle medie, ormai, ed il motivo principale per il quale si erano avvicinate al tempo fu proprio la condivisione di molti interessi, compresi lo stile nel vestirsi e nei modi di fare: Misa era poco più bassa di Himiko, appena un paio di centimetri in meno, ed aveva anche lei lunghi e scalati capelli rossi, di una tonalità però meno ciliegia, più ramato, grandi occhi nocciola ed abiti succinti alternativi che avvolgevano un corpo formoso, anche se meno di quello dell’amica. Una reale differenza era la sua predilezione per il nero e tinte comunque scure ed unite, mentre Himiko preferiva le macule; oltretutto avevano la stessa passione per la musica glam, l’alcool e le avventure di una notte dopo le quali preferivano tagliare i ponti e non saldare legami, più che altro per l’estrema sensibilità di cui entrambe erano dotate, non volevano legarsi a nessuno, avevano già sofferto per amori andati male ed avevano deciso di chiudere il loro cuore e saldarlo, allontanandolo da tutti; o, almeno, così pareva.
È un mese che sbavi dietro ad Akira, lui ti salta addosso e tu non ci combini niente, in più la fai sembrare una cosa normale!» Misa era davvero sospettosa di quel comportamento, non era da Himiko. «Sarà che non erano la giornata e il posto giusto.» ipotizzò la rossa, bevendo avidamente un altro sorso di birra dalla bottiglietta di vetro verde «In ogni caso ora che so che anche lui è attratto da me, non avrò problemi a concludere, ne venisse voglia.» Misa roteò lo sguardo, ora seriamente scocciata. Chi diavolo era quell'essere noioso e apatico? Rivoleva la sua migliore amica, la più fantastica compagna d'avventure pazzoidi, quella con cui poteva sempre divertirsi. «Non so che diavolo t'é preso oggi, davvero, dall’incidente con Natsu sei strana, hai perfino picchiato quel gran pezzo di ragazzo solo perché ti ha tastato, involontariamente aggiungo, il seno. Fossi stata in te, avrei provveduto ad infilargli la lingua in bocca, altro che picchiarlo. Anche se sembra che tu non te ne accorga, quello sì che è davvero un bel figliolo!» Dopotutto, neanche la qui presente pel di carota era rimasta indifferente al fascino del biondo e tutto di lui lo attirava: i capelli biondi lunghi quasi fino a metà schiena e scalati, gli occhi di un turchese sublime, sempre calcati da una pesante matita nera a fare da risalto al colore chiaro, la pelle fin troppo candida per essere un ragazzo, il fisico asciutto e ben piazzato e l’altezza. Sì, certamente Natsu era molto alto, sovrastava entrambe di almeno quindici centimetri, se non di più, e la cosa era davvero allettante. Insomma, in Giappone ragazzi così erano più unici che rari, il che faceva supporre che il ragazzo avesse parenti stranieri, o in ogni caso radici lontane.«E vacci allora se tanto ci tieni!» rispose ora seriamente irritata Himiko, lanciando la bottiglia nel cestino ed aprendone subito un’altra, prendendone un’abbondante sorsata. Misa la guardò sconvolta, ancora una volta scombussolata dallo strano atteggiamento della rossa, si limitò a congedarsi con un «Spero tu rinsavisca in fretta!» e si avviò a caccia d’uomini, pronta a fare irruzione in qualche stanza contente bei maschietti. Himiko si girò dall’altra parte e si portò sotto le coperte, accendendo il lettore mp3 che ancora non aveva restituito ad Akira, lasciandosi cullare dalle melodie fino a addormentarsi profondamente. Alcune ore più tardi si risvegliò totalmente confusa, la luce ancora accesa le permise di vedere l’orologio sopra la scrivania che segnava già le tre del mattino, accanto a lei il futon di Misa ancora vuoto.«Ma dov’è finita quella pazza?» si ritrovò a pensare, preoccupata. D’accordo, lei non era di certo una che, quando andava a rimorchiare, guardava l’orario, ma con il coprifuoco alle undici e la sveglia alle sette del mattino anche un’irresponsabile come Misa avrebbe fatto ritorno. Si alzò, infilò gli stivali e una giacchetta per ripararsi dal fresco serale e uscì dalla stanza, avviandosi in fondo al corridoio. Bussò un paio di volte alla porta del fratello, ma non ricevette risposta. Provò ad aprirla piano, ma non poté far a meno di rimanere sorpresa nel trovare la stanza vuota e il futon ancora fatto. Che i professori assieme ai sorveglianti avessero deciso di far baldoria fino a tardi? Fece spallucce e lasciò correre, decise di provare a vedere se Akira fosse stato disposto ad accompagnarla nella ricerca della ragazza, ma spiacevolmente notò che il bel moretto aveva il sonno particolarmente pesante, quindi neanche il fatto di avergli infilato le cuffiette del suo stesso lettore mp3, a massimo volume, l’avrebbe destato. Sbuffò scocciata, aveva sperato veramente che uno dei due ragazzi potesse aiutarla, lei mica poteva infilarsi nella camera di ogni ragazzo con la scusa di aver sbagliato stanza, l’avrebbero presa di sicuro per una maniaca! «E ora che faccio?» piagnucolò sconsolata, lasciandosi scivolare contro la parete del corridoio, fino a sedersi sul freddo pavimento, quando il suo sguardo cadde sulla stanza accanto alla sua. Forse, giacché sembrava avessero fatto pace, poteva chiedere il favore a Natsu. Provò a bussare piano alla porta, senza però ricevere risposta e, ipotizzando che il biondino avesse il sonno pesante, la spalancò, lasciando che la luce del corridoio illuminasse la camera. La scena che le si parò davanti, però, non poté fare a meno di spiazzarla totalmente. «Ehm… scusate… stavo cercando te… e te… ma vedo che state bene entrambi eh? Ciao!» balbettò totalmente imbarazzata uscendo in fretta e furia, il viso in fiamme, mentre i due occupanti della stanza la stavano guardando scombinati e sorpresi, interrotti proprio sul dunque. Percorse il corridoio con un imbarazzo secolare a tenerle compagnia, come aveva fatto a non pensarci? Era stata proprio lei dopotutto a dire a Misa di andare da lui ed era ubriaca, ovvio che l'avrebbe presa alla lettera. Misa e Natsu; che strana sensazione. Aveva lo stomaco che ribolliva, sentiva che a breve avrebbe vomitato, ma non riusciva a spiegarsi il perché di quella reazione. Sorpresa? Era scossa, di certo. Inoltre doveva trovare Hagumi, ma non la percepiva lì attorno, bensì dall'altra parte del camping. Si avviò all'uscita del cottage ed imboccò il sentiero più veloce per raggiungere la sorella.
 

***

Si lasciò scappare un sospiro, mentre la porta si richiudeva con una forza inaudita. Si alzò dal futon e s’infilò i boxer, prese una paglia dal pacchetto sulla scrivania e l’accese, avvicinandosi alla finestra e spalancandola.
«Ehi che ti prende?! Non vorrai mica lasciarmi qui così come un’ebete?» gli domandò la rossiccia, alzandosi e avvicinandosi al ragazzo, poggiando le mani sul suo petto, passando poi a circondargli il collo con le braccia e appoggiandosi con l’intero corpo a lui «Dai, te la faccio tornare io la voglia, non temere.» Disse maliziosa, mentre cercava il contatto con le sue labbra, lui, però, voltò il viso, aspirando un altro tiro dalla sigaretta.
«Non ti capisco!» sbottò lei infastidita, lasciandolo andare e sedendosi sul bordo del letto. La testa sembrava scoppiare, stava passando la sbronza bella pesante che si era presa prima di raggiungere Natsu e come al solito, quando questa dissipava, tutto ciò che rimaneva era un pessimo stato mentale e fisico. «Vai a dormire, Misa... alle sette abbiamo la sveglia, sono stanco.» disse lui, gelido, mentre si piegava a raccogliere i vestiti della ragazza e a porgerglieli. Lei rimase un attimo in silenzio guardandoli, poi alzò gli occhi su di lui, brillavano di lacrime. C’era rimasta davvero male, era tanto che sognava di avvicinarsi al biondo. Era tanto che lo amava in silenzio, e finalmente, quando il suo desiderio sembrava starsi avverando, sfumava tutto così. Per Himiko, poi. Assurdo! «Dimmi perché hai reagito così all'entrata di Himiko? Non é che ti piace?»
Lui sembrò un attimo smarrito, poi lasciò cadere i vestiti della ragazza, che sembrava non volerseli riprendere.
«Non dire sciocchezze, semplicemente non mi piace essere disturbato in certi momenti, di certo non mi accende la passione.». Ma nel suo tono glaciale, la voce sembrava tremare. Misa si alzò, avvicinandosi a lui e tirandogli uno schiaffo.
«Sei un bugiardo! Non ti fai schifo? Baciami con tutta la passione che possiedi, se ciò che dici è vero! Dimostrami che non ero la prima arrivata che era abbastanza decente da soddisfare le tue voglie sessuali!» le lacrime scesero copiosamente, senza soluzione per frenarle.
Lui la guardò esterrefatto, massaggiandosi la guancia con perplessità. «Ma chi ha mai affermato che eri qualcosa di più, scusa?» borbottò incredulo, porgendole ancora una volta i vestiti. «Vattene, Misa. Se volevi farmela completamente passare, la voglia, col tuo schiaffo ci sei riuscita in pieno.». Voleva solo starsene da solo con i suoi pensieri. Era lei che si era presentata ubriaca da lui, spogliandosi sotto il suo naso, era pur sempre un uomo, perché avrebbe dovuto dire di no? Che diamine ne sapeva che lei fosse così presa, con la reputazione che ad ogni gita saltava da un letto all'altro, pensava di essere uno dei tanti.
La rossiccia però sembrò ancora più incredula di lui, afferrò i vestiti e non si premurò nemmeno di indossarli.
«Sei solo un cretino, va al diavolo!» gli urlò uscendo dal locale e maledicendolo con una cascata d’insulti che sembravano non finire mai.


***

Prese l’asciugamano che stava sulla destra del lavandino, premendolo leggermente sul viso umido e guardando la sua immagine riflessa. Era sazio, quindi finalmente sembrava esser tornato ad un colorito normale, sempre cereo, ma sicuramente più vicino alla tonalità di un essere umano. Uscì dal bagno, ritornando nella sua stanza da letto. Guardò sorpreso il ragazzo ancora presente cercando un’altra figura che, però, sembrava essersi dileguata.
«Dov’è Hagumi? domandò seriamente sorpreso della sua assenza. Abitualmente, dopo le sue crisi, non avrebbe mai lasciato il suo capezzale senza esser sicurissima che lui stesse bene.
Shin, seduto su una poltroncina in un angolo della stanza in penombra, schiena curva in avanti, gomiti appoggiati sulle ginocchia e dita delle mani incrociate ad altezza delle labbra, si scosse dai suoi pensieri ed alzò lo sguardo su Hiro, che sembrava essersi ripreso ed ora chiedeva di sua sorella. «È corsa via sostenendo che Himiko aveva bisogno di lei. Lo sai, quelle due hanno un modo particolare di percepirsi che non riusciremo mai a capire.». Fece spallucce, quindi abbassò le mani e continuò «Come ti senti? Sono rimasto a fare le veci di Hagumi per accertarmi andasse tutto bene.».
«Meglio, grazie.» Disse l'altro, sedendosi nuovamente sul letto e arricciando il naso «Peccato che la tua puzza mi ribalti lo stomaco.».
Shin lo guardò esterrefatto, sbuffando un poco. «È un odore così forte?» domandò seriamente preoccupato della cosa e se anche Hagumi lo percepiva e ne fosse infastidita?
«Diciamo che per un olfatto fine come il mio è parecchio percepibile.» borbottò il bel professore, lo sguardo ancora vagamente disgustato «Soprattutto in momenti come questi.».
Il bruno si alzò in piedi, preparandosi ad andare via, ma ancora s’intrattenne qualche istante, per capire ciò che lo stava incuriosendo. «Ma... quindi tutti i vampiri possono percepire l'odore dei cacciatori?» chiese inclinando appena il capo di lato, sorpreso. Hiro scosse la testa, in segno di diniego. «No, é solo una mia peculiarità. Come ben sai ognuno di noi ha un potere particolare, il mio é questo, riconoscere l'odore dei cacciatori, in modo da poter riconoscere quelli ostili. Tu non sei ostile, ma puzzi lo stesso.» sbuffò, arricciando il naso seriamente infastidito. «Ma almeno hai un odore lieve, vista la tua natura. Non hai idea di quanti vampiri e cacciatori ci siano nella nostra scuola, é come se si fossero concentrati tutti lì, non so se per semplice coincidenza o se siano stati attirati da qualcosa, fatto sta che intorno al vostro gruppo ci sono più esseri sovrannaturali di quanti tu possa immaginare. Tu puoi riconoscere i vampiri, ma non sei in grado di riconoscere gli altri cacciatori, nessun cacciatore può. Non sono certo perfetti come noi eterni.» fu comunque un'affermazione piuttosto atona, non c'era arroganza, né ironia nella sua voce; era solo un dato di fatto e Shin sapeva bene quanto avesse ragione, i vampiri erano gli esseri perfetti in assoluto, quelli che la natura aveva voluto mettere un gradino più in alto rispetto a tutte le altre razze, cacciatori compresi che, seppur loro nemici naturali, dovevano coalizzarsi ed unire le forze per abbatterne anche uno solo. Shin era seriamente sorpreso dalla cosa. «Mi stai forse dicendo che devo iniziare a preoccuparmi?» la voce tremava leggermente, mentre i pensieri volavano lontano, nel futuro, in un eventuale momento in cui cacciatori e vampiri sarebbero entrati nuovamente ed inevitabilmente in conflitto. Sarebbe stata guerra, anzi un massacro reciproco, come in tempi passati. Si ritrovò automaticamente a pensare alle sue sorelline, temendo per la loro stabilità. Era da tanto, tanto tempo che non vedeva le due ragazze più importanti della sua vita, anche se in modo diverso, così serene e mai avrebbe voluto che il loro mondo ora così perfetto venisse turbato. Hiro però scosse la testa. «Non per ora.» si limitò semplicemente a rispondere.
In un secondo momento continuò il discorso, dopo aver riflettuto qualche secondo «In ogni modo, data la tua natura, io penserei fin da adesso da che parte schierarmi, Shinichi. Suppongo però che per te non sarebbe piacevole affrontare Hagumi ed Himiko. Soprattutto la prima, immagino.». Solito sguardo gelido, solita voce monocorde, eppure sembrava quasi un avvertimento il suo «Quale sarà il sangue che predominerà in te?» chiese infine, enigmatico. Shin lo guardò stupito, ma poi si rese conto che con quell'olfatto miracoloso era impossibile nascondergli il suo duplice essere. Non disse nulla, quei pensieri s’infilarono nel suo cervello con prepotenza e lo sconvolsero: quale strada avrebbe scelto? Impossibile darsi una risposta. Guardò Hiro e fece solo un cenno del capo, quindi si congedò frettolosamente. Doveva allontanarsi dal cottage, quell'uomo, quel VAMPIRO, lo inquietava troppo.


***

Correvano entrambe a perdifiato, sapendo perfettamente in che direzione recarsi per trovare l’altra. Il cuore di Himiko batteva all’impazzata, al di fuori della corsa che stava facendo. Non era ben certa del perché fosse rimasta tanto sconvolta della cosa, in fondo, se a Misa piaceva realmente Natsu e viceversa, per lei non c’era nessun problema reale. La sua mente saettò in un evento del passato, che lei aveva cercato forzatamente di cancellare: teneva per mano sua madre, mentre lei con la mano libera abbassava la maniglia di una porta. Ricordava solo la mamma scoppiare a piangere, accasciandosi a terra e stringerla forte a sé, dopo aver guardato oltre l'entrata di quello che sembrava un ufficio. Un uomo e una donna al loro interno erano anch’essi impegnati in un amplesso di dubbia natura. L’uomo al suo interno aveva lo sguardo pieno di terrore e osservava la scena, totalmente scosso. Già. Ma chi era quell’uomo? Non ricordava di averlo mai visto in vita sua. Chissà perché quello strano ricordo le era tornato in mente dopo quella vicenda.
«Himiko!» urlò la rosetta, che era ora nella sua visuale, arrivando finalmente davanti alla gemella che accolse a braccia aperte, mentre dava sfogo a tutte le sue lacrime.
«Dio Hagu… non capisco perché… in fondo, sono solo Misa e Natsu no? Eppure… quella visione… mi ha ricordato qualcosa di doloroso, ma fa ancora più male il fatto che io non riesca a capire nulla di quello che ho visto… e non conosco il perché di tutto questo e… oddio, ma perché sto così?» domandò confusa quasi più a se stessa, stringendosi di più alla sorella, che non capiva realmente cosa stava balbettando la rossa.
«Ferma, ferma. Calmati e spiegati meglio, altrimenti non capisco cosa ti sia successo. Ero da Hiro, ha avuto un'altra crisi e poi all'improvviso ho avvertito questa fitta al cuore, ho capito subito che eri tu!» spiegò, allontanandola quel poco che bastava ad asciugarle il viso con il dorso della mano e sorriderle piena di comprensione. «Oh, lì c'è una panchina. Vieni, accomodiamoci, così mi racconta tutto passo per passo.» la prese per mano e la invitò a seguirla, dirigendosi sulla panca di metallo ricoperta di goccioline d'acqua per l'umidità notturna della montagna. Himiko sembrò calmarsi un pochino, mentre si sedeva con la sorella al fianco, prese a guardare un punto indefinito davanti a lei, passandosi poi una mano nei capelli con fare nervoso.
«Non lo so io… ero preoccupata perché Misa non era ancora tornata, quindi ho pensato di cercarla e di farmi accompagnare, ho cercato Shin, ma non c’era… ho provato a svegliare Akira, ma neanche le cannonate l’hanno buttato giù dal letto… allora ho pensato a Natsu… solo che, quando ho aperto la porta… beh insomma… » arrossì visibilmente «Diciamo che li ho trovati entrambi ed ehm… insomma, lo stavano facendo… » Hagumi la guardò con un cipiglio. Questo cosa significava? Himiko si affrettò subito a fermare il flusso dei pensieri della gemella, che stava già elaborando qualcosa di contorto «Ferma, ferma! Non pensare fossi gelosa o fossi sconvolta per il fatto si trattasse di loro due e mi desse fastidio! È solo che, quella scena, mi ha ricordato qualcosa… qualcosa di doloroso… ».
La gemella dai capelli rosa guardò la sorella seriamente confusa. Quale scena poteva averle evocato beccare due persone a letto? Ed era un ricordo che apparteneva solo ad Himiko? Perché lei non ricordava nulla del genere, per quanto ne sapesse, non aveva mai visto nessuno in vita sua fare sesso, né lei stessa l'aveva mai fatto, da brava verginella lo conosceva solo per sentito dire e non era neanche certa che tutto ciò che avesse sentito su questa... "pratica"... fosse propriamente realtà. «Chi pensi che fossero le due persone del tuo ricordo?» chiese poi, cercando di mantenersi razionale.
Himiko scosse la stessa. «Non ne ho idea… ricordo solo chiaramente me e mamma… poi sono sicura ci fossero anche un uomo e una donna, le due persone in questione, ma non ho idea di chi fossero… » fece spallucce, guardando ora la sorella negli occhi, probabilmente Hagumi era ancora più confusa di quanto lo fosse lei «Scusa, forse dovrei solamente darmi una calmata e lasciar correre tutto, alla fine è una sciocchezza.» Ma la rosetta scosse la testa, pensandola diversamente.
«Non é una sciocchezza, niente che ti faccia stare male é una sciocchezza, sorellina mia. Stai tranquilla, indagheremo, dobbiamo scoprire cos'è che ti scombussola, vedrai che ne verremo a capo. Allungò una manina e le diede un paio di pacche sulla spalla, in modo buffo, per farla ridere un po'. Himiko fece appena un flebile sorriso, grata alla sorella semplicemente per essere com'era e capirla sempre, qualsiasi cosa accadeva. Aprì nuovamente la bocca per cambiare discorso, voleva chiederle di Hiro, ma si bloccò appena in tempo, quando una voce interruppe i suoi pensieri. «Minamoto! Che diamine ci fai ancora in giro, non ti eri imboscata con tuo fratello?» la voce profonda e la parlata un po' rozza di Shiki fece sussultare Hagumi, che si voltò a guardarlo terrorizzata; e adesso che s'inventava? Ma non dovette inventarsi nulla, quando il cervello elaborò cosa le avesse chiesto. «Imboscata... ? Credo che tu abbia frainteso qualcosa, Shiki.».
Il moro la guardò con un cipiglio, mentre percorreva gli ultimi passi che lo portavano di fronte alla due. «Che cosa dovrei aver frainteso? Due concordano un appuntamento in un luogo isolato a certi orari della notte e con l’evidenza che… » si bloccò, illuminandosi «Ahhh, ma forse allora tu NON sai… » calcò la negazione, un ghigno divertito si dipinse sulle sue labbra, mentre intuiva che la rosetta era sicuramente all’oscuro dei sentimenti che il fratello nutriva per lei. Incrociò le braccia dietro la testa, guardando ora Himiko, di cui sembrava aver notato solo in quel momento la presenza; lo sguardo della ragazza era in fiamme, perciò dedusse che lei lo sapeva. Degli enormi punti di domanda sbucarono sulla testa di Hagumi, ora più confusa che mai, ma fu Himiko a salvare la situazione. «E tu cosa ci faresti in giro a quest’ora di notte da solo? Vai a spiare le ragazze nelle loro stanze, mentre dormono, per rubare loro la biancheria intima?!».
Shiki sghignazzò divertito «Minamoto color semaforo rosso e pensare che ti facevo un po' più arguta della Minamoto color caramella gommosa. E soprattutto con un senso dell'umorismo un po' meno prevedibile.» il suo, invece, non lo era mai, tant'é che fece andare Himiko in escandescenze. Hagumi, dal canto suo, continuava a non capirci nulla, siccome era sì dotata di un'intelligenza spropositata, ma in quanto a furbizia scarseggiava in modo quasi scandaloso. «Ad ogni modo, no, semplicemente non riesco a dormire ed é inutile rimanere nel cottage a fare rumore, così ho chiesto agli insegnanti il permesso di aiutare i sorveglianti» più furbo delle due messe assieme, senza alcun’ombra di dubbio. Certo non poteva dire alle due che tornato nella sua camera e aveva sentito ansimare dietro la porta ed aveva deciso che era il caso di farsi un altro giretto.
«Ma che ragazzo diligente.» si limitò a dire Himiko, ora a braccia incrociate e l’aria piuttosto imbronciata. Ciò portò Shiki ad essere ancora più divertito. «Sicuramente preferisco questa tua versione a quella di piagnucolona, non ti si addice per niente!» La rossa sobbalzò, mentre il viso le andava in fiamme. Che figuraccia, allora era già da un po’ che le teneva d’occhio e sicuramente l’aveva vista piangere. La sua reputazione era andata a quel paese! Si lasciò scivolare sulla panchina, affranta, mentre Hagumi prendeva parola.
«Eri preoccupato per mia sorella, l'hai vista piangere, perciò sei venuto a prenderci in giro con la scusa che mi avevi vista già prima, per tirarla un po' su e farle distogliere i pensieri da ciò che le faceva male.» disse quasi psicanalizzandolo, sorridendo poi pacata in sua direzione «Non conoscevo questo lato premuroso di te, Shiki.». Il ragazzo borbottò qualcosa d’insensato, prima di voltarsi ed allontanarsi. «Bah, donne... sempre a credere di sapere cosa pensi!». Le gemelle ridacchiarono, dopodiché Hagumi puntò intensamente lo sguardo dietro la sua nuca, sulla sua schiena e lo osservò andare via con un'espressione rapita. «È imbarazzato. Ho fatto centro!» disse solo, ridacchiando, voltandosi poi verso sua sorella, che ora la guardava sorridendo sotto i baffi ed un'espressione furbacchiona. Una piccola gomitata nelle costole, per prenderla un po' in giro «Che c'è?» chiese la rosata, arrossendo più dei capelli di Himiko.
«Ti piaaace… » sorrise seriamente divertita, mentre dava una seconda leggera gomitata alla sua adorata sorellina. «Non mi avevi detto di essere interessata a qualcuno!». Hagumi simulò dei colpetti di tosse, mentre il viso assumeva tonalità ora purpuree. Himiko guardò la gemella, sorridendo ora dolcemente. «È un tipo interessante in effetti, nella sua indifferenza per tutto e per tutti, riesce lo stesso ad avere sempre un atteggiamento piuttosto misterioso ed affascinante e, a quanto pare, in fondo è anche un bravo ragazzo. Sì, è decisamente il tuo tipo.».
«Il mio tipo?» rispose l'altra, sorpresa ed oltremodo imbarazzata. «Oh... beh, sì... suppongo sia così... » le gote tinte di un rosso adorabile sbiancarono però quasi subito nel vedere Shin tornare finalmente dal cottage di Hiro. «Oh, fratellino!» disse alzando una manina per fargli segno, ma nessun entusiasmo scosse la sua voce. Fare certi pensieri su Shiki, poi vedere arrivare Shin, l'aveva mandata in confusione e la cosa più snervante era non capire perché dovesse accelerarle il battito ogni volta che il fratello spuntava nei dintorni di dov'era lei. O forse lo sapeva?
Il ragazzo raggiunse le due, l’aria un pochino assorta, ancora stava ripensando alle parole di Hiro.
«Beh? Il gatto ti ha mangiato la lingua?» domandò divertita Himiko, vedendo che il ragazzo non reagiva come suo solito, soprattutto alla presenza della bella confettina. Lui sembrò ridestarsi dai suoi pensieri e prestar loro attenzione. «No, scusate, sono solo un po’ stanco… in ogni caso Hiro si è ristabilito completamente, per un po’ penso possiamo stare tranquilli, con quella razione dovrebbe rimanere sazio per almeno qualche giorno.».
Himiko annuì sollevata, mentre Hagumi si lasciava scappare un sospiro di sollievo e sorrideva rilassata. «Ma voi due che state facendo qui? Non è il caso che stiate in giro da sole a questi orari della notte.». La rossa lo guardò con un cipiglio. «Non penso ci siano pericoli di cui dovremmo temere, noi, o sbaglio?» lui scosse la testa, tergiversando No, semplicemente rischiate che un insegnante v’infligga una punizione esemplare, sono pur sempre le quattro del mattino.». Porse ad entrambe le gemelle una mano per aiutarle ad alzarsi e insieme s’incamminarono verso il bungalow in cui tutti e tre avevano alloggio.
Himiko afferrò la mano del fratello, senza esitazione, almeno un po' più allegra rispetto a poco prima, Hagumi dal canto suo fu parecchio titubante. Allungò la mano, stava per sfiorare la sua, ma poi la ritrasse, non se la sentiva. La appoggiò in petto, chiusa a pugno ed abbassò lo sguardo, chiudendo gli occhi. Himiko la guardò incredula. Possibile che Hagumi fosse giunta ad avere tali problemi con Shin e lei nemmeno se ne fosse accorta? Forse era il caso di lasciarli soli, avviarsi davanti e fare in modo che potessero chiarirsi, le occasioni per parlare da soli erano praticamente inesistenti da quando lui non abitava più con loro. Dopo alcuni passi che mossero tutti insieme, prese parola.
«Ehhh ma come siete lenti, volete farmi invecchiare? Io vado avanti, sono stanca e voglio riposare almeno qualche ora, ma di questo passo finirei per non vederlo neanche il mio letto!» Shin le fece un cenno di gratitudine quasi impercettibile, mentre la rossa si allontanava. Era sempre stata la sua ancora di salvezza quella ragazza, ogni volta che stava male o aveva qualche problema per via del suo rapporto burrascoso con Hagumi e la feriva in qualche modo, lei trovava sempre il modo di confortarlo e creargli l’occasione di sistemare tutto. Era l’unica con cui poteva parlare liberamente dei suoi sentimenti per la confettina. Hagumi, dal canto suo, non sembrava così grata alla gemella per l’occasione offerta. Non si sentiva tranquilla e avrebbe preferito evitare il contatto diretto con lui, almeno per il momento.
«Ti va di fermarci e scambiare due parole?» chiese con una voce così dolce che lei non poté inventarsi nessuna scusa per sfuggirgli. Alzò lo sguardo ed incontrò il suo, di un ambrato caldo e profondamente triste. «Shin, senti io... » «No, aspetta. Posso parlare per primo?» lei tacque ed abbassò gli occhi sulla punta delle scarpette rosa, deglutì e fece un cenno d'assenso. Rincuorato, poté proseguire: «Vedi, Hagu, da quando mi sono trasferito e sono passato all'università, le occasioni di parlare un po' sono state più uniche che rare e mi rendo conto di averti trascurata parecchio. Sono stato molto impegnato, in un certo senso ho quasi voluto ciò, perché c'è qualcosa che mi tormenta ed avevo bisogno di stare da solo, per riflettere. Se però questo ti offende, o in qualche modo ti affligge, io posso tornare a vivere con voi. L'ultima cosa che voglio é renderti triste, sei la persona più importante per me e la mia ultima intenzione è quella di ferirti.».
Un discorso piuttosto chiaro il suo, nonostante qualcosa le diede da pensare intensamente, punti che non riusciva a capire: la persona più importante? Immaginò che fosse sottointesa anche la sorella, in tale affermazione. «No, beh, non voglio certo costringerti a rinunciare alla tua privacy e alla tua autonomia. Non sono offesa, é vero che mi dispiaceva vederti un po' lontano, ma immagino che crescendo certe cose accadano.». Cercava di sembrare sincera, lo guardò dritto negli occhi solo un momento però, prima di distoglierli e voltarsi altrove, le dita incrociate in grembo che si torturavano le une con le altre, nervosamente.
Lui rise un pochino, forse più per spezzare la tensione e la delusione delle parole della rosetta. Probabilmente avrebbe preferito che lei lo pregasse di tornare, già. «Beh, insomma, crescere non penso sia l’esatta parola… bada bene, ho sempre adorato vivere a casa, anche se dovevo spesso scontrarmi con l’umoraccio di Himiko, sono sempre stato contento di vivere con voi, però… » corrucciò lo sguardo, cercando quello di Hagumi, che però sembrava non aver intenzione di alzarlo. Decise allora di calcare la mano, non ce la faceva più a tenersi dentro tutto, il suo cuore bruciava di dolore e fremeva per liberarsi di quel segreto. «Probabilmente ciò che ti sto dicendo cambierà tutto fra noi, ma a questo punto è tanto inutile continuare a far finta di niente.» la confettina strizzò gli occhi, preparandosi ad incassare il colpo, sicura che le avrebbe fatto più male di quanto non si sarebbe mai aspettata. «Diciamo che non posso più vivere sotto lo stesso tetto di quella che non ho mai realmente ritenuto mia sorella, ma la donna di cui mi sono perdutamente innamorato. Lo so, ti farò schifo ora per le parole che ti ho detto, ma io ti amo Hagumi… scusami se sono così egoista, ma non posso starti accanto solo come fratello… » appoggiò delicatamente la mano sulla testa della ragazza, che era ormai immobile come una statua di pietra, totalmente sotto shock, accarezzandola dolcemente per confortarla e farle capire non fosse colpa sua. Sgranò gli occhi nello stesso istante in cui la sua mano si posò sui suoi capelli. Ora che se ne rendeva conto, cosa c'era da rimanere sorpresi di una cosa che, in cuor suo, aveva sempre saputo? «Shin tu sei... noi siamo... fratelli. Io non posso credere... non é possibile... » non riusciva a formulare un solo pensiero completo e coerente, senza che altri mille le intasassero già la testa e premessero per uscire dalle sue labbra. Fratelli. I fratelli non possono amarsi, è contro natura. Lui non poteva provare quel sentimento, era un tabù, era illecito, illegale... era assolutamente, senza ombra di dubbio PROIBITO. «Questo non é possibile, lo escludo. Lo escludo e mi rifiuto di accettarlo. Credo tu ti stia sbagliando Shin, mi dispiace, io... io... » lei nulla. Non sapeva che dire. Si portò le mani sulla testa, s’inginocchiò a terra e rimase così, scossa da tremiti inconsulti e con il viso che lentamente iniziava a rigarsi di lacrime prepotenti che proprio non volevano saperne di rimanere al loro posto. «Shin, noi siamo fratelli... siamo fratelli... » singhiozzò incredula, mentre lui la guardava dall'alto, rimanendo in piedi, sconvolto. Com’era potuto succedere? Avrebbe dovuto insultarlo, per essersi liberato di quel peso mollandolo a lei e invece semplicemente si era chiusa a riccio ed aveva iniziato a piangere come una bambina, turbata, ferita, semplicemente svuotata. «Oh, no. No, no, Hagumi, non devi prenderla così.» s’inginocchiò davanti a lei, ma cosa poteva fare? Cosa poteva dirle? Ormai il guaio l'aveva fatto, no? «Scusami. Perdonami. Perdonami, ti prego, se puoi, anche se non lo merito... ti lascerò stare, sparirò dalla tua vita se lo vorrai, non volevo spaventarti, non voglio farti schifo, Haguchan... Haguchan, ti prego, ascoltami, non piangere... non... » strinse i pugni, si sentiva così impotente. Fece per piegarsi in avanti e stringerla forte, ma dovette trattenersi, non era sicuramente la cosa più giusta da fare. Si limitò semplicemente a passarle un braccio sotto le ginocchia e l’altro dietro la schiena, sollevandola senza nessuno sforzo ed accompagnandola al loro bungalow. Ad attenderli nel corridoio c’era ovviamente Himiko, che aveva percepito lo stato della sorella, fece segno al fratello di metterla nel letto di Misa, la quale, pensò, aveva probabilmente deciso di continuare la seratina hot con Natsu nella stanza affianco e non tornare per la notte. Hagumi tremava ancora, terrorizzata, e lo sguardo impaurito di Shin le aveva già spiegato tutto, senza ulteriore bisogno di parole. Si alzò in punta di piedi, per arrivare a raggiungere con la mano il capo del fratello, e gli fece una carezzina affettuosa, abbracciandolo subito dopo premurosamente.
«Non ti preoccupare fratellone, hai fatto la cosa giusta, anche se per Hagu è stato uno shock, sono sicura che si riprenderà, ma è giusto che le cose andassero così, non potevate continuare a vivere in quel modo, prima o poi avreste fatto crack entrambi… » lui si strinse alla sorella, ricambiando l’abbraccio, cercando di darsi un contegno. «Non penso mi perdonerà mai per la ferita che le ho inflitto.» La rossa scosse la testa. «Non dire sciocchezze, dalle tempo, ne avrà bisogno, ma non pensare mai più cose del genere! Parliamo sempre di Hagumi! Ora su, vai a riposarti un po’, sei uno straccio, ne hai bisogno, vedrai che appena sveglio vedrai già tutto più roseo.» lo invitò lei, ma Shin continuava a non sembrare troppo convinto, comunque pensò che forse fosse la cosa giusta da fare e si avviò nella sua stanza, mentre Himiko si accoccolava di fianco ad Hagumi, abbracciando forte la sorella nel tentativo di calmarla e farla riprendere.

***

L'indomani giunse in fretta, anche perché tutta quella confusione era accaduta a notte ormai inoltrata e nessuno di quelli che aveva preso parte alle varie peripezie era riuscito a chiudere occhio. Alle otto in punto, orario dell'appuntamento per partire per la passeggiata in montagna, loro erano gli unici già svegli. Himiko, Hagumi, Shiki, Shin, Natsu, Hiro e Misa. Un gruppetto non molto omogeneo, tutto sommato, e nessuno di loro aveva detto la minima sillaba al di là di un semplice saluto, appena giunto sul posto, per poi tacere. Shiki si guardò attorno, pensieroso, chiedendosi se i topi di montagna fossero particolarmente famelici e mangiassero la lingua di chiunque si facesse beccare in giro a notte fonda o cose del genere. Certo, pensieri stupidi, ma era famoso per la sua pigrizia e grazie al regalino notturno di Natsu aveva dormito poco e niente, il suo cervello, per quanto sviluppato al di fuori della norma, doveva ancora ingranare.
Il povero Shin fu ben presto costretto a svegliarsi, riprendendosi prima degli altri dal suo stato vegetativo, in seguito all’arrivo scoppiettante di Naoko, che ovviamente decise di incollarsi a lui tutto il tempo, dimenticandosi ben in fretta dell’amica Sunako, che la seguiva come un’ombra, in silenzio. Hagumi aveva preferito distrarsi dai suoi pensieri portandosi in disparte per parlare con Hiro, con la scusa della crisi della sera prima e di sapere come stava, come se già non fosse stata informata da Shin. Misa e Himiko si sedettero sul prato di fianco al luogo dell’incontro, rimanendo però in silenzio fra loro, ogni tanto la rossa aveva provato a domandarle qualche cosa, sorvolando sull’incidente con Natsu, ma la ragazza sembrava preferire la scena muta; infine Shiki e Natsu furono soli. 
«La prossima volta che ti devi portare a letto qualche tipa, per favore fallo fuori della nostra stanza. Ho passato la notte in bianco per colpa tua.» lo riprese Shiki, concentrandosi nell’accendere come suo solito una sigaretta ed inspirando a fondo. Natsu ghignò appena, allungando una paglia verso il cugino per farsela accendere: «Tu almeno non ti sei beccato un ceffone e un paio d’insulti, con annessa particolare dichiarazione d'amore» rispose amarognolo, ritraendo la mano una volta accesa e concedendosi un'ampia boccata calmante. «Come se non l'avessero capito anche i muri di ciò che prova per te, pel di carota» ribatté Shiki, ironicamente. Natsu fece spallucce, ma non disse nulla; doveva immaginarlo che suo cugino avesse capito tutto prima di saperlo, d'altronde era famoso per essere veramente intelligente, superiore alla media come dicevano anche i suoi risultati scolastici, studiava poco e si piazzava sempre tra i primi studenti nella graduatoria nazionale ed inoltre era un acuto osservatore. «E senti, mentre eri in giro, hai mica beccato la Minamoto? Quella maculata, intendo... » chiese incuriosito, erano ore che si stava torturando con il pensiero di voler sapere cosa avesse provato quella squinternata beccandoli.
«Perché me lo domandi?» chiese l’altro, curioso di sapere il perché in quel periodo il cugino fosse tanto interessato a quella ragazza. In realtà, non sapeva bene cosa pensare riguardo allo stato in cui l’aveva vista insieme ad Hagumi, ma era certo che la rossa non sarebbe stata clemente con lui se avesse rivelato di averla vista in quelle condizioni e decise, quindi, che avrebbe glissato su quel piccolo dettaglio. Natsu nel frattempo si sistemò meglio il cappello nero sulla testa, abbassando lo sguardo, non sapendo se sentirsi imbarazzato per quella situazione o poter stare tranquillo.
«Mh, no beh, niente... curiosità... l'ho sentita parlottare con qualcuno fuori la porta, passando, mi sono chiesto cosa ci facesse sveglia a quell'ora e... » si bloccò, Shiki lo stava guardando accigliato «Ohhhh, va bene, non guardarmi così! Ci ha beccato, cercava Misa, e boh... ci ha colto sul fatto, mentre mi cavalcava. Non male tra l'altro, ci sa fare la... AHI!». Shiki gli aveva appena mollato uno scappellotto che aveva fatto volare via il suo cappello «Non dire scemenze, per favore, siamo in pubblico, se qualcuno ti sentisse, ci rimetterebbe lei la reputazione, idiota che non sei altro!».
«Ma quale reputazione? Se è famosa per le sue prestazioni sessuali di letto in let… AHI!» questa volta era un pugno, ben piantato sulla sua nuca. Natsu si massaggiò la testa dolorante. Dannato cugino. «Anche se fosse, non mi sembra il caso di peggiorare la sua situazione con i tuoi racconti dettagliati. Piuttosto, che hai intenzione di fare con la Minamoto?» Natsu fece spallucce, in fin dei conti lui non aveva nulla di cui scusarsi, quella volta, mica era colpa sua se lei entrava nelle stanze altrui senza permesso.
 

***

Il sole picchiava insistentemente sulle loro teste. Alcuni erano così stanchi da lagnarsi già dopo le prime ore di cammino per raggiungere la cima della montagna, dove avrebbero trovato ad accoglierli delle terme prenotate per sera e nottata, e sarebbero tornati giù l'indomani mattina. Altri invece, più pazienti e temprati, si limitavano a procedere in silenzio, di tanto in tanto sorseggiando una qualche bibita fresca conservata nelle borse termiche, altre volte fermandosi qualche minuto a riposare alla penombra degli alberi. Hagumi, dal canto suo, si era fermata già una sessantina di volte in due ore, con la strabiliante media di una pausa ogni due minuti. Himiko con lei, semplicemente perché indossare gli stivali con le manette e catene era stata una pessima scelta ed avrebbe dovuto portarsi dietro scarpe più comode. «Siete due fannullone!» si burlò di loro Shiki, dopo averle viste fermarsi ed essere tornato indietro, tutto sommato, per accertarsi delle loro condizioni.
Himiko, pugno serrato, gli urlò qualcosa di poco sensato, lamentandosi poi per il forte caldo. Hagumi guardò con gli occhi luccicosi di lacrime le sue amate ballerine rosa, ormai irriconoscibili e totalmente ricoperte di fango. Entrambe le ragazze sospirarono, mentre Shiki le guardava confuso, poi porse la mano ad Hagumi. «Prendi la mia mano, ti aiuto io a proseguire, se camminerai attaccata a me, farai meno fatica, ti tirerò io.» le propose lui, rendendosi conto di quel passo non sarebbero arrivati neanche per l’indomani. Hagumi passò tutte le tonalità purpuree esistenti, mentre era indecisa se accettare o no l’aiuto del bel moretto. Da quando era così gentile con lei?
Mentre Himiko gonfiava le guance, per l'invidia che a lei nessuno porgesse la mano, e tirava anche un pizzicotto alla sorella per vendetta, quest'ultima ritrasse la propria mano dall'afferrare quella di Shiki. Stava passando Shin proprio in quel momento e non sarebbe stato delicato prendere la mano di qualcuno, dopo che la sera prima aveva rifiutato la sua. «Mh, no... penso di farcela da sola, ti ringrazio.» Abbozzò un sorriso poco convinto e si alzò, i piedi presi da mille fitte invocarono pietà e lei, barcollando, cadde in avanti finendo dritta tra le braccia di Shiki. «Oplà! Ce la fai da sola?». «Eh ma quanto miele… » si azzardò a dire Himiko, prima di alzarsi e correre a raggiungere il fratello, che sembrava essersi liberato un momento di Naoko ed essere notevolmente infastidito dalla scena appena vista, nel frattempo che Hagumi sembrava continuare la sperimentazione di quale tonalità scarlatta si addiceva di più al suo viso. Natsu, che intanto osservava la scena tenendosi in disparte, rimanendo un poco più su, sul sentiero, fu giusto in quel momento raggiunto da Naoko, che gli saltò al collo in un gesto affettuoso, facendolo quasi strozzare e bruciare con la sigaretta, che gli cadde sui pantaloni e per un soffio non andarono a fuoco. «Nii-chan!» esordì in un cinguettio lei, ignorando le lamentele del fratello riguardo al casino che aveva combinato «Hai mica visto Shin-chan passare da qui? Mi ha mollato come un’idiota, mentre cercavo qualcosa da bere nella borsa termica, quell’antipatico!».
«Antipatico, eh? Se é così antipatico dagli tregua e staccati da lui, fallo respirare.». Sbottò scrollandosela di dosso «E possibilmente fai respirare anche me, sei una piattola quando fai così, mi chiedo che diamine ti sia preso, non sei mai stata così oca come da un paio d'anni a questa parte. È stato il liceo o la cotta per Shinichi Minamoto a farti uscire pazza?» chiese seriamente curioso, tanto conoscendo la sorella sapeva quanto era furba e anche quanto riusciva ad essere subdola.«E non cinguettare quando sei con me, mi fai senso». Una risata acuta partì dalla ragazza, mentre gli tirava una pacca poco delicata sulle spalle, facendolo piegare in avanti dal dolore «Che vai dicendo Natsuccio-chan!» poi il suo sguardo si fece serio, quasi con una nota malvagia nascosta «Ho solo deciso di prendermi ciò che voglio sia mio, no? Pare sia l’unica tattica funzionale per avvicinarmi a lui… è un soggetto veramente interessante, sai?» tornò a sorridere come sempre, mentre faceva ciao ciao con la manina al biondino, ancora più confuso, informandolo, come se ce ne fosse bisogno, che continuava la sua ricerca del ragazzo.
Natsu rimase da solo a massaggiarsi una spalla, pensando che sua sorella l'avesse un po' inquietato. Pazza squinternata. Si guardò attorno e si rese conto di essere rimasto indietro, così come Shiki ed Hagumi che alla fine erano rimasti a scambiare due chiacchiere. Fece spallucce, chiedendosi cosa fosse tutto quell'attaccamento del moro per la confettina ambulante, quindi decise di raggiungerli, tanto ormai gli altri erano tutti spariti. E ad una trentina di metri dai due, notò anche Shin ed Himiko, sembravano piuttosto agitati. Si chiese come quell'imbecille di Naoko non avesse pensato di guardare indietro per trovare Shin ed avesse invece pensato fosse sicuramente andato avanti, quindi raggiunse Shiki ed Hagumi, con la stessa brutta sensazione di poco prima. «Yo! Sembrate due piccioncini, una seduta su un masso all'ombra di un albero, lui un braccio appoggiato al tronco, che le parla dall'alto guardandola romanticamente... sigh, mi verrà il diabete!». «Sta zitto!» lo rimbeccò Shiki, mentre Hagumi abbassava lo sguardo ed arrossiva ancora una volta, proprio ora che si era calmata. Forse tutto quel rinnovato imbarazzo che Shin poté notare da lontano sarebbe stato meglio evitarlo, fatto sta che lo fece infuriare come una belva. «SHIN, NO!» l'urlo di Himiko si espanse nell'aria e raggiunse senza affanno i tre, che si voltarono sorpresi, giusto in tempo per vedere la rossa cercare di fermare il fratello, visibilmente... cambiato! Aveva occhi rosso sangue, canini appuntiti e una strana aura nera attorno al suo corpo; ma Himiko non riuscì nell'intento di placarlo, fu brutalmente spintonata via, compiendo un volo in aria di almeno cinque metri, prima di sbattere con violenza contro un albero che frenò la sua corsa. Shiki e Natsu erano sbigottiti, Hagumi cacciò un urlo, terrorizzata. Shin aveva iniziato la corsa in direzione di Shiki, evidentemente intenzionato a cibarsi di lui. Il moro prontamente si allontanò dal cugino e Hagumi, portandosi con un agile salto su un ramo dell’albero sopra di lui, spostandosi poi velocemente su alcuni più avanti, cosicché anche Shin cambiò la sua corsa. Hagumi, che da prima aveva nascosto il volto dietro le mani, aprì gli occhi giusto in tempo per osservare la scena e rimanere allibita dell’agilità decisamente fuori dal comune di Shiki. Fu tutto molto veloce, anche Shin con un agile salto aveva raggiunto il punto più alto dell’albero, iniziando ad attaccare il moro nel tentativo di indebolirlo e poterlo mordere, ma il ragazzo sembrava sapere il fatto suo. D’accordo, come mezzo vampiro non era di certo il più veloce della sua razza, ma superava notevolmente un essere umano normale, tuttavia Shiki sembrava tenergli testa e schivare facilmente ogni suo colpo, cosa che lo fece imbestialire ancora di più, se possibile.
Hagumi scoccò un'occhiata preoccupata verso la sorella e si alzò per correre da lei, dimentica del dolore ai piedi. Natsu ovviamente corse al suo fianco, la raggiunsero insieme. «Himi, stai bene?» chiese la sorella con voce rotta dal pianto, allungando una mano verso il suo volto per spostarle alcune ciocche di capelli che erano caduti disordinatamente in avanti. Himiko fece una smorfia di dolore, poi emise un piccolo gemito ed aprì gli occhi, stordita. «Tutto ok, sembra integra... .» disse Natsu, non senza lanciare occhiate preoccupate verso i due che sull'albero se le stavano ancora dando di santa ragione.
«Hagu devi fermare Shin… » mugugnò la rossa, massaggiandosi la nuca dolorante, che Natsu si domandò come facesse a non sanguinare dopo un impatto del genere «Solo tu puoi calmarlo ora, è accecato dalla gelosia!» Hagumi, però, scosse la testa, convinta di non poter far nulla e terrorizzata allo stesso tempo. «Ti prego Hagu, fidati di me… Shin ha solo bisogno che tu gli dia un attimo d’attenzione, non si perdona di averti ferita!» continuò ad insistere convinta delle sue ragioni.
Hagumi trasse un lungo respiro, voltandosi a guardare i due. Shiki gli teneva testa in modo incredibile, tuttavia sentiva che alla lunga avrebbe avuto Shin la meglio. «Va bene. Natsu, resta con lei!» s’infuse coraggio, si alzò e si allontanò di corsa dai due, verso l'albero. Himiko guardò poi Natsu, chiedendosi come mai non fosse sorpreso, e soprattutto per quale motivo non la tempestava di domande. Natsu si voltò a guardarla a sua volta e si maledì mentalmente per non aver finto come avrebbe dovuto. «Oh... ah! Ora che abbiamo appurato che stai bene, penso tu mi debba qualche spiegazione sulla mostruosità in cui si è mutato tuo fratello!» parlò convinto, ma la sua voce a lei risuonò, in qualche modo, falsissima; che strano! «Sembri abbastanza consapevole di ciò che é, o sbaglio?» domandò lei atona, non si fidava di lui e temeva per l’incolumità di Shin; e ora che si era rivelato a due estranei, a due esseri umani, come sarebbe finita? Sarebbero stati alleati o li avrebbero consegnati direttamente nelle mani del nemico? Affilò lo sguardo, scrutando il biondino attentamente nei suoi occhi cerulei, cercando traccia di qualche sua intenzione che, però, non sembrava rivelarsi, anzi sembrava ora aver assunto un’aria piuttosto grave, guardandola nello stesso modo in cui stava facendo ora lei con lui.
«Non é la prima volta che mi capita di vedere un vampiro, tutto qui. Non mi sono sconvolto semplicemente perché tuo fratello non é il primo... » disse semplicemente e lei assottigliò lo sguardo per scrutarlo meglio, ma non riuscì a trovare traccia di menzogna nei suoi occhi.
Hagumi frattanto era arrivata sotto l'albero e cercava di arrampicarsi alla bell'e meglio, ovviamente con scarsi risultati; quando non era trasformata, era agile come un ippopotamo col mal di schiena e zoppo. Riuscì ad appendersi solo al primo ramo e poi gridò: «UFFA VOI DUE FINITELAAA! SHIIIIN! Smett... KYYAAAH!» inevitabile anche la caduta, dritta, dritta col sedere a terra, non era riuscita a tenere bene la presa ed eccola lì ora, con l'osso sacro spiattellato al suolo e lacrime grosse come pinoli a rigarle il volto. Ma almeno quei due si erano fermati. Shin pareva essere rinsavito. «HAGU!» gridò, prima di catapultarsi giù dall'albero per raggiungerla. Si portò al suo fianco e la prese in braccio, preoccupato. «Ti sei fatta male?» «No, mettimi giù, che cavolo ti é saltato in testa?» Gli occhi di Shin sembravano riacquistare la loro tonalità ambrata, mentre i canini affilati scomparivano velocemente. Si strinse forte alla confettina, ancora leggermente sotto shock dall’ira che l’aveva assalito, l’aria confusa. «Piccola mia… » le disse solamente, gli occhi velati da una strana patina di tristezza, mentre liberava una mano per carezzarle dolcemente una guancia. Hagumi però non si fece impietosire, questa volta l’aveva combinata veramente grossa, aveva rivelato ad umani la loro presenza, aveva rischiato di mettere in pericolo tutta la loro razza e la loro famiglia. Per cosa poi? Questa non gliela poteva davvero perdonare.
«No, no, mettimi giù. Mettimi giù, ho detto!» gli ordinò lei, agitandosi tra le sue braccia e riuscendo alla fine a scendere a terra. Anche Shiki scese agilmente dall'albero e si avvicinò ai due, raggiunti infine anche da Natsu e da una Himiko zoppicante che, per camminare, si appoggiava a lui. Non era proprio il momento di fare la schizzinosa, anzi era quello di sotterrare un attimo l'ascia di guerra e mettere in ordine la situazione. «Hagu, mi dispiace, io, io... io non so cosa mi sia preso, te lo giuro.». Fu interrotto da uno «Tsk!» convinto di Shiki, che si avvicinò ai due passando il dorso della mano su un angolo delle labbra dal quale scendeva copioso del sangue «Io, invece, penso di saperlo. Un vampiro, per di più instabile. Bell'affare... ». Shin abbassò lo sguardo colpevole, ben conscio di averla combinata davvero pesante quella volta, alzò gli occhi su Hagumi, nella speranza di vedere in lei anche una minima goccia di pietà nei suoi confronti, ma il suo sguardo era duro. In realtà, dentro era distrutta, ma non poteva permettersi di essere dolce come avrebbe voluto con lui. Doveva capire la gravità della cosa. Il bruno scosse allora la testa, strizzando gli occhi per il dolore che provava. «Ho capito.» si limitò a dire, allontanandosi dal gruppo in direzione della valle. Shiki scattò allarmato. «Ehi no, no fermi! Non possiamo mica lasciarlo andare così!». Fece per inseguirlo, ma un braccio di Hagumi lo bloccò, mentre con lo sguardo ancora seguiva la figura del fratello. «Lascialo andare, non farà del male a nessuno. È mio fratello, lo conosco.» sospirò lei, Shiki si voltò a guardarla, quindi allungò una mano verso il suo viso e le alzò il mento, per guardarla negli occhi. «Stai bene?». Lei fece spallucce e si liberò con gentilezza dalla sua mano, voltando il viso altrove. «Sì. Un po' scossa, solo. Himiko per fortuna si è procurata solo qualche livido ed un po' di mal di schiena» guardò la rossa «Vero sorellina?».
Lei sorrise, facendo il segno della vittoria in direzione della confettina.
«Pare io sia una persona fortunata!» affermò fingendo alla perfezione, normalmente nessun essere umano normale sarebbe potuto uscire da una caduta come quella quasi illeso, ma i due parvero berla, perlomeno Natsu. Shiki, al contrario, si era fatto ancora più sospettoso. Se intorno alle due c’era un vampiro, significava solamente che aveva scoperto cos’era di strano che sentiva aleggiare attorno alle loro figure, quindi era tutto finito lì, o c’era dell’altro? Decise che avrebbe continuato sicuramente ad indagare. Si era fatto ormai il tramonto e i quattro erano in ritardo. Continuarono la salita in totale silenzio fra loro, con Natsu che portava sulle spalle Himiko, anche se la ragazza in realtà aveva già rimarginato le sue ferite, ma per essere credibile al meglio aveva continuato a fingere la storta, Shiki davanti a tutti ed Hagumi che chiudeva il gruppo. Una volta arrivati a destinazione, chiaramente, si presero una bella strigliata dai professori seriamente preoccupati. Natsu, da perfetto attore qual era, rifilò loro la scusa che il maggiore dei Minamoto si era sentito poco bene e si erano fermati per soccorrerlo, poi per giustificare la sua assenza informò loro che era tornato a valle per il malessere. Per quella sera e fino al giorno successivo, Shin non si fece più vedere, rimase solo, il tormento per le proprie azioni a logorargli l'anima.

... continua...

  
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