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Autore: nerry    19/12/2009    2 recensioni
Due realtà parallele, una in cui un libro di letteratura per ragazzine può trasformarsi in una sorta di passaporta alla Harry Potter, l'altra in cui un antico tomo profetizza l'arrivo di una fanciulla prescelta... E se questi due libri stravolgessero la storia di Edward così come ce l'ha lasciata la Meyer?
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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8 Il Custode


Blythe POV


La festa era terminata ed il silenzio in casa Cullen mi impediva di dormire.
Non che avessi sonno. Quello me lo aveva portato via Edward con quel suo maledettissimo bacio.
Mi toccai ancora una volta le labbra, incredula e sognante al contempo, poi, imprecando, afferrai una coperta e mi diressi in giardino, decisa a schiarirmi le idee approfittando del movimento ipnotico del dondolo posizionato proprio fuori dalla porta di cucina.
Non appena raggiunsi la mia meta mi sedetti, gambe al petto, avvolgendomi nella coperta.
Non so quanto a lungo rimasi rannicchiata in quella posizione, lo sguardo perso nel nulla, mentre cercavo di sfuggire ai miei pensieri proibiti e desideri irrealizzabili.
Un’ ombra si materializzò improvvisamente accanto a me, facendomi sussultare.
- Non volevo spaventarti. Scusami.
Mi alzai di scatto, decisa a mettere quanta più distanza possibile tra me ed il vampiro che si era messo al mo fianco.
- Non… non andartene… per favore – mi sussurro, con voce supplice, mentre mi afferrava delicatamente per un polso.
Cercai di riprendere il controllo della respirazione.
- Che ci fai qui? Non dovresti essere con Bella? – chiesi con voce malferma, cercando di ricordargli quale fosse il suo posto, liberando il braccio dalla sua presa.
- Si è addormentata.
- E non era il tuo passatempo preferito osservarla dormire? Mi sembra di ricordare che lo trovassi una pratica rilassante.
- Per favore, Blythe. Smettila.
Lo guardai stupita. Aveva un tono di voce chiaramente tormentato a causa del rimorso per avermi baciata ed io, IO, dovevo fargli un favore fingendo che non me ne interessasse neanche un po’?! Che non mi facesse stare male?!
- Cosa cerchi, Edward? Cosa vuoi da me?
- Parlare. – mi rispose sedendosi sul dondolo – Te ne prego – aggiunse afferrandomi la mano e stringendola tra le sue.
Ed io, come un’idiota, cedetti.
Non sopportavo di vederlo stare male in quel modo, mi lacerava il cuore più di quanto riuscisse a fare la consapevolezza che di lì a poco mi avrebbe esternato tutto il suo rammarico per avermi baciata, tradendo la fiducia di Bella.
Mi sedetti accanto a lui, rigida, sul bordo del divanetto del dondolo, incapace di guardarlo in volto così come di distogliere la mano dalle sue: era l’ultima volta che ci concedevo un gesto del genere e, egoisticamente, volevo prolungarlo il più a lungo possibile.
- Grazie.
- Vai dritto al punto, Edward.
Si passò una mano tra i capelli, mentre con l’altra teneva sempre stretta la mia, poi si lasciò andare contro la spalliera sospirando.
- Ho fatto un gran casino, vero? – chiese continuando a guardare davanti a sé.
Questa domanda mi lasciò spiazzata: mi sarei aspettata di tutto, ma non questa frase.
- A cosa ti riferisci? – gli domandai cercando di far luce sulle sue intenzioni.
- Al fatto che dovrei proteggerti… Invece… Mi sono preso delle libertà che non dovevo prendermi, ho pensato di te cose che non avrei mai dovuto pensare. Ho fantasticato su di te. Venendo meno al mio compito. Tradendo Bella.
- Cosa…?
- Sto peggiorando le cose. Perdonami. – mi disse afferrandomi entrambe le mani per fissarmi negli occhi.
- Il fatto è… Cristo se mi è difficile parlarne. Specie con te. – disse chinando il capo, per poi riprendere.
Ero stupita. Anzi, basita: Edward Cullen in difficoltà era una cosa da non credersi.
- Edward… non devi dire niente. E’ stato un errore. Non accadrà più.
- E’ vero… ho sbagliato. Non avrei dovuto metterci in quella situazione, in particolar modo sapendo quali reazioni suscita in me la tua sola presenza.
- Che… che stai dicendo?
Ero incredula per la piega che stava prendendo la situazione: Edward stava realmente dicendo quello che pensavo stesse dicendo? Sicuramente era uno scherzo!
- Ti sto dicendo che mi sento attratto da te. Che la tua sola presenza mi manda in confusione. Che è da quando ci siamo scontrati nel corridoio della scuola che muoio dalla voglia di baciarti… e non solo quello.
Sentii le guance farmisi di fuoco mentre assimilavo il suo discorso, ricordandomi chiaramente la sua eccitazione quando era sdraiato su di me, a terra.
- Ok, Edward. Se è uno scherzo ti assicuro che è di pessimo gusto – gli dissi, cercando di non strozzarmi con il respiro affannato.
- Credi stia scherzando? – mi chiese accorato.
- Grazie a quei libri mi conosci meglio di quanto io conosca me stesso. Puoi affermare con certezza che in questo momento io ti stia prendendo in giro? Che fa tutto parte di un mio scherzo ai tuoi danni?
Avevo lo sguardo perso in quei laghi ambrati pieni di sincerità e sgomento. Lo stesso sgomento che mi aveva afferrata da quando avevo capito di essere innamorata di lui.
- No – sussurrai debolmente, distogliendo gli occhi dai suoi.
E l’Oscar per la più grande imbecille dell’anno va a… Blythe De Marco!!!
Lo sentii sospirare, sollevato.
- Allora puoi capirmi. Sai come mi sento per averti baciata.
- Sì… ti senti in colpa nei confronti di Bella – gli dissi tornando a guardalo negli occhi.
- E… ti senti in colpa anche nei miei confronti per essere  venuto meno al tuo compito di protettore. Giusto?
- Sapevo che avresti capito. – mi disse grato, sorridendomi debolmente.
- Ma c’è anche dell’altro, vero Edward? – gli chiesi, mentre le lacrime minacciavano di riprendere a scorrere silenziose.
- Sei pentito. Sei pentito per avermi baciata. Vorresti non averlo mai fatto.
Mi guardò sorpreso, per poi divenire improvvisamente triste.
- No, Blythe. Non sono pentito di averlo fatto. Ho commesso un errore, è vero. Ma ti garantisco che è un errore che rifarei altre dieci, cento, mille volte. Se solo potessimo…
Continuai a guardarlo attraverso il velo delle lacrime.
- Ma non possiamo… Tu hai Bella. Ed io ho qualcuno, da qualche parte, che non so ancora che faccia abbia. – gli dissi, cercando di abbozzare un sorriso.
- Vieni qui – mi disse attirandomi a sé, abbracciandomi stretta.
Lasciò che versassi tutte le mie lacrime e, quando mi fui calmata, sospirai, cercando di gustarmi quel momento che sapevo non si sarebbe ripresentato mai più.
- Sai Edward… spero solo che questo fantomatico compagno sia sensibile e bello anche solo la metà di quanto lo sei tu.
-Adulatrice – mi sussurrò sogghignando.
- Blythe? – mi chiamò dopo alcuni minuti di silenzio.
- Mh?
- Hai comunque intenzione di andartene?
Mi staccai da lui a malincuore.
- Sì… abbiamo bisogno di tempo. Entrambi.
- Sai che noi abbiamo l’obbligo di seguirti. Ovunque. Noi…
Gli posai una mano sulle labbra, senza farlo finire.
- Non ti ho ancora risvegliato, per cui non hai ancora alcun obbligo verso di me.
- Ma Blythe…
- No. Non mi allontanerò molto. Gli altri verranno con me, lo sappiamo entrambi. Ma tu… voglio che tu resti con Bella.
- Ma se…
- Ricorda ciò che ti ho detto di Vittoria. Anche se, stando a quanto è scritto sui libri, è ancora presto perché si faccia viva, non dobbiamo dimenticarci che il mio intervento potrebbe aver mutato gli eventi. E tra breve dovrebbe rifarsi vivo Laurent. Ed inoltre… SO che NON supererebbe la tua partenza. Non puoi lasciarla, non devi: ne morirebbe.
- Blythe, per favore…
- Edward… se tieni a me anche un decimo di quanto tieni a Bella… ti prego, accontentami.

*****

Edward POV

- Edward… se tieni a me anche un decimo di quanto tieni a Bella… ti prego, accontentami.
La guardai dandomi dello stupido.
Come potevo proclamarmi innamorato di Bella se, consapevole dei rischi che correva, anziché restare a vegliare su di lei preferivo seguire Blythe, da cui avevo appena detto di volermi disintossicare?
Già, disintossicare.
Mi era entrata sotto la pelle, ed era più irresistibile del richiamo rappresentato dal sangue di Bella e dal mio amore per lei.
Se Bella era la mia cantante, avevo scoperto in Blythe la mia Sirena.
Ma io  non ero Ulisse, non ero pronto a misurare la mia resistenza a quel richiamo incantatore.
Quindi, la soluzione proposta da Blythe era l’unica valida alternativa al gettare alle ortiche il mio rapporto con Bella e lasciarmi andare a quel bisogno, a quell’istinto che mi conduceva da Blythe.
- Va bene.
- Grazie, sanguisuga.
- Prego, principessa.
Mi guardò sorpresa.
- Che c’è?
- Perché mi hai chiamata così?
- Perché è quanto di più vicino vi sia a ciò che sei per noi vampiri.
- No… sarò sempre e solo Blythe. Specialmente per voi Cullen. Ed in particolar modo per te.
- Blythe… è…  è tutto così… dannatamente… difficile.
- La vita è difficile, Edward Anthony Masen Cullen. Dovresti saperlo meglio di me. – mi disse alzandosi, sorridendomi lievemente.
Quanto? Quanto sapeva di tutti noi? Quanto sapeva di me?
- Vado a dormire. Buona notte, Vampiro. – mi disse congedandosi dandomi un lieve bacio sulla fronte.
Il giorno seguente me la trovai di fronte, con la valigia accanto alla porta d’ingresso; ed il sapere, dalla sera precedente, che se ne sarebbe andata, non mi evitò il colpo al petto.
Come avrei fatto a starle lontano? Sentivo fortemente l’onere di proteggerla, di starle vicino. Ma non era dettato dal mio senso di responsabilità, e neanche dal fatto che fossi uno dei protettori: come mi aveva ricordato la notte precedente, non mi aveva ancora svegliato.
No. Il mio era un bisogno fisiologico, come l’aria per gli umani. Avrei resistito senza respirare, ma non sarei sopravvissuto a lungo lontano da lei.
Il mio pensiero tornò a Bella. A ciò che mi aveva detto.
Sapevo che Bella avrebbe reagito male ad un mio abbandono, ne avevo avuta la prova quando, a seguito delle ferite procuratele da James, le avevo detto che sarebbe stato meglio per lei se fosse andata a vivere da sua madre, dimenticandomi. Aveva avuto un vero e proprio attacco di panico ed io… ero rimasto con lei.
Ma l’ Edward Cullen di adesso era diverso da quello di allora: allora non c’era Blythe…
La osservai caricare le valigie in auto mantenendomi in silenzio, mentre Esme mi faceva le ultime raccomandazioni del caso.
Sentii gli occhi di Jasper e Rose sondarmi insistentemente, mentre una calma innaturale si posava sulle mie spalle.
Avrei voluto supplicarla di non andare, di rimanere con me; avrei sistemato le cose con Bella e poi saremmo stati liberi di stare assieme.
Ma sapevo che, nonostante questo fosse anche il suo desiderio più recondito, Blythe non avrebbe mai accettato che mettessi fine alla mia storia con Bella: conosceva tutti noi e ci voleva bene, indistintamente, e non avrebbe mai permesso che facessi del male a quella che aveva considerato la sua migliore amica del mondo della fantasia.
La guardai in silenzio, cercando di memorizzare il suo volto, le sue espressioni, il suo profumo, che tanto mi faceva impazzire.
Alice si avvicinò a me, distraendomi per un attimo da quella visone, abbracciandomi e assicurandomi che si sarebbe presa cura di Blythe, che me l’avrebbe riportata sana e salva.
Non diedi peso al significato recondito delle sue parole, intento come ero ad osservare Blythe che mi si stava avvicinando con aria mesta, ma risoluta.
- Edward… - mi disse una volta che fu davanti a me.
L’afferrai per le spalle, attirandomela contro e stringendola con forza.
Non volevo lasciarla andare, ma dovevo farlo.
- Abbi cura di te, principessa – le dissi tenendo il volto contro i suoi capelli.
Ne sentii le braccia attorno ai fianchi, mentre si stringeva a me, come a volermi stritolare.
Sapevo il perché di quell’abbraccio. Sospirai, aspirandone il profumo ad occhi chiusi.
- Abbi cura di Bella – mi disse guardandomi in volto per poi poggiarmi la testa sul petto.
- Ed abbi cura di te. – sussurrò debolmente.
Poi sciolse l’abbraccio e, cogliendomi di sorpresa, mi posò le mani sulle spalle per poi sollevarsi in punta di piedi e sfiorarmi una guancia con le labbra.
- Sii prudente.
Rimasi immobile come una statua, troppo sorpreso per fare qualsiasi cosa. Ne osservai la schiena, sempre standomene fermo, mentre si avviava alla sua auto, dal lato del passeggero: avrebbe guidato Alice.
Voltati, voltati guardami.
E lo fece.
Ti voglio bene, Edward Cullen.
Solo dopo che se ne furono andati, che le loro auto non erano più visibili neanche ad occhio di vampiro, mi resi conto che quelle cinque parole, che avevo sentito così chiaramente, non le aveva mai pronunciate.
Mi trovai a ridere amaramente, incredulo per l’assurdità della situazione.
Proprio ora che se ne era andata, aveva risvegliato in me il Custode.

  
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