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Autore: FairyDream    27/12/2009    2 recensioni
In questa mia prima fanfiction Harrypotteriana, vi porterò avanti nel tempo di parecchi secoli. Nella Nuova Londra vive (vivrà)una ragazzina, Silmeth,che si sente intrusa in questo mondo, e colpevole delle mostruosità compiute dagli uomini del passato (per noi del futuro).Per lei, però il destino ha riservato uno strano futuro, in un magico mondo che noi ben conosciamo, molto simile a quello che lei ha sempre sognato nei suoi libri, che però saprà dimostrarsi ben diverso da un' utopia...
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Silmeth 2 nvu

   Eccomi di nuovo! Spero che la mia fanfiction vi piaccia almeno un pochino, ho tentato di creare una storia plausibile, forse leggermente triste,all'inizio, ma che poi si rivelerà avvincente (o almeno lo spero...).In questo secondo capitolo mi son trovata alle prese con una spaventata Silmeth, che si troverà coinvolta in qualcosa di sconosciuto:il viaggio verso la scuola di magia in treno più terribile di tutti quelli felici a cui siamo abituati...ma ora vedete un pò voi, se vi va... 

 

P.S: Vi prego di leggere lo spazio autrice: è davvero importante per me. Grazie a tutti

                     

  Destinazione: Hogwarts 

Silmeth spalancò gli occhi: ma che accidenti era successo? Si era appoggiata alla colonna, questo se lo ricordava,ma poi? Era successo così in fretta...non ricordava neppure dj essere riuscita a sbattere le ciglia che...che cosa? Dov'era finita?
Diede un'occhiata intorno, c'erano molte persone vestite in modo strano, che si sgomitavano per riuscire a vedere...un treno? Non ne aveva mai visti dal vivo, ma ad ogni modo quello sembrava...nuovo, pronto a partire, come se non fosse solo un oggetto da museo...ma non era possibile, li avevano ritirati da moltissimi anni...
La ragazzina si sentì terribilmente sperduta, quelle persone erano comparse dal nulla, e poi non era abituata a folle disordinate, sebbene  ovunque ormai ci fossero file chilometriche...erano sempre ordinate, e seguivano l'ordine computerizzato...quella gente sembrava selvaggia, si spingeva, urlava...fu così che le prime lacrime iniziarono a solcarle il volto.
- Signora, la prego, mi può...- tentò avvicinandosi ad una cicciona dai capelli rossi, ma fu respinta da molte paia di braccia che si agitavano in direzione del treno.
- Mi  scusi signore, può dirmi...- provò voltandosi nella direzione opposta con la voce che iniziava ad incrinarsi. Ricevette una gomitata nello stomaco da un uomo che tentava il sorpasso.
- Vi prego...- implorò tirando la manica di una signora di mezza età. Non voleva sembrare maleducata, ma appoggiarsi al suo braccio le era sembrato l'unico modo per farsi vedere e soprattutto per non farsi trascinare nella foresta di braccia. la signora non apprezzò i gesto, e strattonò la presa della bambina, facendola cadere all'indietro.Silmeth finì addosso ad un vecchio signore che la rimproverò seccato: -Stà più attenta!-
Silmeth sentì che presto non avrebbe più potuto fare a meno di piangere,era solo una bambina dopotutto....però sentiva che se voleva risolvere la situazione doveva reagire: forse se si fosse avvicinata al treno...
L'essere ancora una bambina la aiutò a raggiungere il suo obiettvo, perchè, pur singhiozzando, riuscì a passare tra quella folla di adulti. Era ormai arrivata, quando  sentì il fischio della locomotiva. Questo suono sconosciuto la spaventò terribilmente, tanto che provò a rifugiarsi in un vagone proprio poco prima che questo si chiudesse a chiave, quasi magicamente. Non appena la ragazzina si accorse della gravità della situazione, iniziò a tempestare la porta di pugni e gridò aiuto con tutto il fiato che aveva in gola, ma le sue grida si confusero con quelle della folla di persone al di fuori del treno.
Silmeth sentì il cuore batterle all'impazzata e si rese conto di non riuscire più a respirare. Dovette sedersi per non svenire. Cosa sarebbe successo ora? E se quella porta non fosse mai più stata aperta? Lei sarebbe morta lì, nessuno l'avrebbe trovata... e che fine aveva fatto quello stupido robottino? E perchè non era andata subito a far la spesa come voleva la mamma? E lei, sua madre l'avrebbe mai più rivista? E la mamma cosa avrebbe fatto se non l'avesse più vista tornare? Sarebbe morta soffocata dai sensi di colpa per averla lasciata andare per la prima volta da sola....e lei sarebbe stata l'unica colpevole!
No, non si sarebbe arresa così facilmente. Tentò di cercare altre vie di fuga, ma dovette orientarsi a tentoni, perchè era tutto così buio...
- Ci dev'essere un passaggio, ci dev'essere...- sussurrò a se stessa la piccola ragazzina tra e lacrime.
Fu allora che sentì uno strano rumore, come qualcosa che si mette in moto e poi di nuovo quell'orribile suono che prima l'aveva spaventata e l'aveva messa in quella situazione, poi...il treno diede uno scossone che la fece inciampare...ebbe soo il tempo di pensare"Parte. Sono perduta." Prima di sbattere la testa su uno spigolo perdendo i sensi. I treno allora partì, diretto in un luogo che lei neppure avrebbe potuto immaginare...


- Ehi! Svegliati ragazzina, siamo arrivati...alzati, su!-
La voce cavernosa la svegliò bruscamente. Silmeth provò a mettersi a sedere, ma sentì un giramento di testa che la fece ricascare a terra: era ancora stordita a causa della botta di poco prima...ma prima quanto? Guardò con un groppo in gola il cielo stellato: Lei era viva, ma sua mamma? Come stava ora?  Sicuramente era disperata i quel momento.
Non ci pensò neppure tanto era sconvolta, ma aveva appena visto il suo primo cielo stellato!
- Ti ho detto di alzarti, non di svenire!- bofonchiò burbero l'omone di prima, con un tono di voce che voleva sembrare più dolce, ma che terrorizzò ulteriormente la ragazzina, che iniziò a piangere disperatamente.
- Te l'avevo detto che dovevo svegliarla io Harmos!- protestò una donnona dallo sguardo buono che accolse la piccola tra le braccia. - Su,su, non piangere...racconta alla vecchia Balbha cosa ti è successo, Harmos non voleva spaventarti, vero Harmos?- Chiese guardandolo con rimprovero.
- Certo che no- sussurrò l'omone dalla cespugiosa barba scura. - Però la cerimonia di smistamento è quasi finita, ed il preside non sarà affatto felice se qualcuno arriva in ritardo...-
- Al diavolo le regole...su tesoro, ti accompagnamo noi a scuola.Ora prova ad alzarti.-
- No, voi non capie...io...-protestò debolmente Silmeth.
- Che brutta botta che hai preso...ma non ti preoccupare, ad Hogwarts potrai andare in infermeria . Ora vieni.- continuò la donnona.
Silmeth non ebbe la forza di protestare, e forse neppure il coraggio, vista la mole dei due individui.Si lasciò trasportare per un lungo sentiero alberato...un momento: ALBERI?!
- Ma quelli sono...alberi?- gridò spaesata lei.
- Missà che la botta è stata più forte del previsto...-
-Harmos!- lo sguardo di Balbha zittì il gigante.
Tutto ciò che stupì Silmeth  da quel momento in poi , ovvero tutto ciò che vide, rafforzò soltanto l'opinione dell'omone.

 -Sei fortunata, Harmos ha comprato una barca nuova giusto qualche giorno fa…almeno arriverai asciutta. Io devo tornare alla nostra capanna, altrimenti i cani scappano…spero proprio di rivederti…-

-Silmeth…mi chiamo Silmeth.- sussurrò

-Bel nome, Silmeth…- sorrise la donnona ,poi le accarezzò la testa e si girò verso una vera e propria foresta.

-Non so se sarai molto fortunata…-Si scusò Harmos

“Potrebbe andar peggio di come è già andata?” pensò, ma disse:- Perché-

-Qualcuno deve aver preso la mia barca nuova, dovremo accontentarci della vecchia…ovvero bagnarci fino alle ginocchia, e…- disse annusando l’aria.

-Temo che ci penserà anche la pioggia a bagnarci…sento che sta per arrivare.- aggiuse mesto.

“ e dire che volevo dire: “poteva anche piovere….”pensò allora Silmeh. Poi si rese conto di ciò che il gigante aveva detto: pioggia, almeno quella a cui era abituata, significava pioggia acida e corrosiva! –Ma ci corroderà completamente la pelle- gridò inorridita.

- Sei proprio strana, sai ragazzina? Ma mi piaci!- Ridacchiò l’uomo barbuto che non aveva potuto di certo capire.

Silmeth sorrise, e appoggiò la sua mano su quella ruvida di Harmos accettando il suo aiuto per salire sull’imbarcazione.

-Eccoci....accomodati come puoi. Sai, Il viaggio in barca è un vero e proprio rito, è riservato esclusivamente a quelli del primo anno…certo…tu sei del primo anno vero? Non te l’ho chiesto prima, è solo che non ti ho mai vista, e di solito ho una  buona memoria…- L’uomo sembrava imbarazzato, forse non voleva offendere.

-No, non mi hai mai vista…ma non credo di appartenere al primo anno…non ho mai sentito parlare di Hog…com’è che si chiama questa scuola?-

-Non…non hai mai sentito parlare di Hogwarts? Ma…com’è possibile?- esclamò l’omone in un tono che pareva un rimprovero. – Ma da dove vieni per non conoscerla?- chiese subito dopo.

- Sono di Nuova Londra…-disse lei quasi in un sussurro.

-Nuova che? Mai sentita.-sentenziò Harmor.

Com’era possibile? Nuova Londra era una delle più importanti metropoli del mondo.

-Ma dove sono finita?- si ritrovò a dire. Non voleva dirlo, l’aveva solo pensato,eppure l’aveva fatto. Alzò lo sguardo, per controllare la reazione di quel mezzogigante, forse l’aveva offeso lei…

-Continuo a pensare che la botta che hai preso sia stata molto forte…forse è meglio che non parliamo più e che tu ti rilassi, il viaggio è ancora lungo.-

Solo allora il gigante vide che Silmeth era scossa di fremiti. Lui ci era abituato, ma in effetti c’era molta umidità, e l’acqua riempiva abbondantemente la barca, e poi…quella ragazzina era vestita un po’ troppo leggera.

Quando iniziò a piovere Silmeth si ritrovò completamente inzuppata, e i brividi aumentarono. Si ricordò le cure di sua mamma, che ogni volta temeva potesse aver freddo…ma ora avrebbe avuto ben altre preoccupazioni…anche se sempre a causa sua. Ben presto le guance si ricoprirono di goccioline calde, e gi occhi si arrossarono.

Il mezzogigante, che non era fornito di un’intelligenza sopraffina, ma che aveva un gran cuore, pensando che tutto fosse dovuto al freddo, le posò sulle spalle un ruvido mantello, e poi, forse un po’ imbarazzato, senza guardarla negli occhi, le chiese: - Perché così leggera? Non sapevi che qui fa sempre freddo?-

Lei guardò l’omone e poi il suo abbigliamento: non era possibile! Provò a pensare alla causa, e poi ci arrivò, lo sapeva che i vestiti dei suoi eroi erano migliori!Non sapeva dov’era esattamente, ma era evidente che si trovava molto lontano da casa, e che quindi il segnale che decideva i vestiti non la poteva raggiungere. Così ora si ritrovava scalza, e con una camicetta bianca che le arrivava appena a metà coscia. Sentì ancora più freddo, e si strinse in quel mantello peloso. Sentiva freddo fisicamente, ma anche nel cuore: ancora una volta si sentì più lontana di casa che mai.

- Ma voi non avete una torre di con1trollo informatica?- chiese lei. Lui la guardò interrogativo: non aveva idea di che cosa stesse parlando. Si ritrovò a pensare a dove fosse finita per tutto il resto del tragitto, pensò a quello e agli occhi azzurri di sua mamma, e questo pensiero si accompagnò ad una nuova razione di lacrime.

 

 - E ora che la cerimonia è finita, ho da fare solo qualche annuncio, prima di lasciarvi mangiare qualcosa…-

Il portone si spalancò rumorosamente. Sulla soglia una piccola figurina grondante e quella enorme del guardiacaccia Harmos.

Tutti si voltarono in direzione dei nuovi arrivati, e Silmeth, che era già sconvolta dalle dimensioni del castello, si sentì imbarazzata. Quattro tavolate di ragazzi più o meno grandi la guardavano: chi disgustato, chi stupito, chi canzonatorio per via del ritardo e dell’abbigliamento, chi solamente incuriosito.

- Io…Credo che questa sia vostra.- tuonò l’omone prima di darle una che per lui sarebbe stata una delicata spintarella.

- Avanti. Vieni pure avanti.- Sorrise benevolo il vecchio dalla lunga barba grigia, che con ogni probabilità era il preside.

Silmeth si sentì sola e colpevole, sapeva che non avrebbe dovuto essere lì. Deglutì vistosamente, senza riuscire a muoversi.

-Non avere paura, non ti mangiamo mica…anche se qui molti avrebbero davvero voglia di iniziare il banchetto e non credo che tu desideri farli aspettare ulteriormente…- scherzò il vecchio facendole segno di avanzare.

Silmeth diede un’occhiata a quella marea di persone che aveva davanti:era sicura che qualcuno l’avrebbe davvero sbranata se non si fosse mossa ritardando i pasto. Così ignorando molti sguardi, cercò di arrivare davanti ala gradinata dove si trovava un tavolo al quale sedevano alcuni adulti vestiti in modo strampalato ed il preside.

- Come ti chiami?- chiese il vecchio

- S..Silmeth- sussurrò lei in un tono quasi impercettibile tremando.

-Silmeth.- il vecchio aveva capito lo stesso dunque.- Non eri sulla lista, ma forse c’è stato un errore…non sarebbe la prima volta.- Disse sempre sorridendo. Bloccò un’anziana signora dai capelli neri brizzolati che forse si stava alzando per andare a prendere un’altra lista.- Non c’è fretta Relia- La donna sorrise e si risedette.

- Ma ora siediti pure lì. Ramèn porta il cappello. Un uomo pelato e con la barba castana che gli arrivava al petto si alzò per poi ritornare con un vecchio cappello rattoppato. Silmeth si trovava di fronte ai gradini, seduta sulla seggiola che le era stata indicata. L’uomo con la barba castana le appoggiò con poca grazia il vecchio cappello appuntito. lShelilha sobbalzò quando il cappello iniziò a parlare.

- Oh…sapevo che saresti arrivata. Piccola terrestre.- sogghignò in modo indecifrabile.

Nella sala grande si levò un boato. Certo,qualcuno tra i più piccoli non capi, ma i più grandi e tutti gli insegnanti si fecero seri.

- Non è possibile… tu non dovresti essere qui- sbiancò il preside appoggiandosi al tavolo per non cadere.

Shelilha iniziò a piangere lacrime silenziose, le ultime che aveva. – Vi prego, aiutatemi –implorò in un sussurro, consapevole che nulla sarebbe più stato come prima.

 

Spazio Autrice: ( vi prego: leggetelo; un ultimissimo piccolo sforzo…please…)

 Eccoci alla fine del secondo capitolo. Mi scuso per la lunghezza, i primo era più breve, e temo che molti si siano arresi alle prime righe, spero però che qualcuno si sia incuriosito almeno un pochino, e abbia capito che questo era l’unico punto in cui potevo interrompermi. La storia inizierà in pratica da ora. Abbiamo conosciuto personaggi nuovi: Il guardiacaccia Harmor, sua moglie Balbha, il preside( che vi anticipo si chiamerà Hestor), il vicepreside,l’uomo dalla barba castana,(Ramèn), e la vice-vice preside Relia. Abbiamo ritrovato l’unico personaggio intatto dalla saga Harry Potteriana, il cappello, forse solo un po’ più rattoppato…vi anticipo che forse ritroveremo altri personaggi, ma meno diretti ( Se ne avrete voglia lo vedrete da soli), ma non voglio rovinare troppo le sorprese …

Spero tanto che vi sia piaciuto, ma se non è così vi prometto che i prossimi capitoli, inizieranno ad essere migliori. Vorrei chiedervi un ultimo grandissimo favore,(e vi ringrazio in anticipo) a tutti voi 10 che avete letto il primo capitolo, e a tutti ma proprio tutti quelli che spero lo faranno: Vi prego tantissimo di recensire, non per mia vanità personale,certo fa sempre piacere essere apprezzati, ma ho bisogno di un aiuto da parte di tutti voi, per sapere se ha senso continuare, o se proprio vi fa schifo… non mi offendo assolutamente, ognuno ha i suoi gusti, ma io avrei davvero bisogno di sapere.

Ringrazio comunque tutti quelli che leggono, e anche quelli che ci danno solo un occhiata: GRAZIE!

 

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                              FairyDream

  
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