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Autore: Ernil    27/12/2009    7 recensioni
Fra il 9 gennaio 1960 e un indeterminato giorno di quasi estate del 1998, Severus Snape è riuscito a infilare una delle vite più meravigliose che siano mai state raccontate.
Questa è la sua storia.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Lily Evans, Severus Piton, Voldemort
Note: Raccolta, Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
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La scuola era iniziata; l’ultimo anno lì, per lui. L’ultimo anno prima di andare a Hogwarts; prima di entrare nella sua famiglia. Quella vera.

Ma era diverso, quell’anno. Quando finiva i compiti si precipitava nel parco, sotto lo sguardo quieto di sua madre e quello assente di suo padre.

Correva, e arrivava ansimante in quello che era il loro posto segreto. Solo il loro. Nessun altro poteva entrare.

Petunia era fuori.

Mamma e papà erano fuori.

L’intero mondo era fuori...

Severus sorrise appena nella verde penombra degli alberi, a gambe incrociate sull’erba, senza perdersi una mossa di Lily, che agitava un rametto nell’aria come se fosse stata una bacchetta.

Prima o poi la porto a vedere la bacchetta di mia mamma, pensò Severus. Le faccio vedere quello che so fare. Trasformare tazze in ranocchi... Io le farò vedere la magia.

Sussultò appena quando Lily si sporse verso di lui all’improvviso. Aveva lasciato cadere il rametto e ora lo guardava seria. La sua voce suonò un po’ incerta e preoccupata nell’aria autunnale.

« È vero, no? Non è uno scherzo? Petunia dice che mi racconti delle bugie. Dice che Hogwarts non esiste. È proprio vero? »

Severus guardò dritto in quegli occhi stupefacentemente verdi. Aspettavano una risposta – da lui.

« È vero per noi. Non per lei » sottolineò, mentre Lily lo guardava a occhi sgranati. « Ma noi riceveremo la lettera, io e te ».

Io e te. Non lei. Dimenticatela.

« Sul serio? » mormorò Lily.

« Certo » rispose Severus, incrollabile. Certo. Certo. Avrebbero ricevuto la lettera, sia lei che lui, e sarebbero andati a Hogwarts. Lontani da tutti, lontani dai problemi.

« È arriverà davvero con un gufo? »

« Di solito. Ma tu sei figlia di Babbani, quindi dovrà venire qualcuno dalla scuola a spiegarlo ai tuoi genitori ». Lo disse orgoglioso di quello che sapeva, ma la successiva domanda di Lily lo spiazzò.

« È diverso se si è figli di Babbani? »

Esitò, improvvisamente. Lasciò correre gli occhi sul suo viso, pallido e curioso e in attesa, sui suoi capelli rossi.

Diverso?

Dipende.

« No. Non è diverso ».

Mentre Lily sospirava e diceva: « Meno male », sollevata, Severus deglutì. Sembrava che qualcosa di grosso e scomodo gli fosse stato tolto dallo stomaco... ma ne rimaneva l’ombra sulle sue spalle.

Giravano voci, sui figli di Babbani...

« Tu hai un sacco di magia » disse all’improvviso, cercando di scrollarsi di dosso la brutta sensazione. « L’ ho visto. Ti guardavo sempre... »

Si fermò. Il suo sguardo fu catturato dal modo in cui i capelli di Lily si disperdevano sull’erba, mentre lei si sdraiava, guardando il cielo.

Severus era certo di aver già visto quella scena; in un quadro, forse. O in una storia che sua madre gli raccontava sempre, seduta vicino al suo letto.

La belle dame sans merci. (1)

« Come vanno le cose a casa tua? »

La voce di Lily giunse all’improvviso e lo strappò ai suoi pensieri. Corrugò la fronte.

« Bene » disse, sperando che lei cogliesse l’invito a non fare altre domande. Lily non lo colse.

« Non litigano più? »

« Oh, sì, litigano » rispose Severus. Strappò un pugno di foglie e iniziò a sbriciolarle. Certo che litigavano. Era una costante. « Ma fra poco me ne andrò » aggiunse, guardando i pezzettini di foglie che cadevano nell’erba.

« A tuo papà non piace la magia? »

« Non gli piace praticamente niente » rispose Severus, alzando gli occhi su di lei. Non voleva parlarne. No.

« Severus ».

Severus non poté impedirselo. Quando lei disse il suo nome, sorrise. I suoi genitori, lo spettro di suo padre tornarono a essere lontani. Fuori da quel luogo.

Fuori dalla magia.

« Sì? »

« Parlami ancora dei Dissennatori ».

Severus si morse leggermente un labbro.

« Perché? »

« Se uso la magia fuori dalla scuola... »

« Non ti danno ai Dissennatori per questo! » Severus quasi rise. « I Dissennatori sono per chi fa cose veramente brutte. Sono le guardie della prigione magica, Azkaban. Tu non puoi finire ad Azkaban, sei troppo... »

Si interruppe e sentì le guance arrossire. Abbassando lo sguardo, riprese a concentrarsi sullo strappare foglie.

Stupido, si disse piano, ma un attimo dopo ci fu un fruscio e Severus, voltandosi di scatto, vide Petunia. Aveva l’aria di chi è terrorizzato a morte.

« Tunia! » esclamò Lily, ma Severus non la sentì mentre balzava in piedi.

« Chi è adesso che spia? » disse, guardandola storto. Si sentiva scoperto e anche oltraggiato. Quello era un luogo segreto. Petunia non era ammessa – nessuno lo era. « Che cosa vuoi? »

Vide Petunia boccheggiare; poté vedere i suoi occhi pallidi vagare intorno, come se fosse senza parole.

« Che cos’è che hai addosso? La camicetta di tua mamma? »

Severus sentì le guance avvampare per la seconda volta in pochi istanti. Non pensò, non si mosse; semplicemente, lasciò agire.

Il ramo si ruppe con un secco crac, e Severus affascinato lo guardò cadere, colpire quella spia di Petunia sulla spalla.

Sentì appena il grido di Lily mentre Petunia fuggiva in lacrime.

Era senza fiato. Aveva già fatto magie a casa... ma quello era di più.

Posso far loro del male, se voglio... (2)

« Sei stato tu? » La domanda di Lily lo colse di sorpresa.

« No » ansimò. Era una bugia, e lo sapeva bene. Aveva fatto cadere un ramo. Non era come accendere o spegnere le luci, era stato molto di più – ma Petunia se l’era meritato, non era vero?

« Sì, invece! » Lily indietreggiò e Severus avrebbe voluto afferrarle un braccio per impedirle di scappare. « Sei stato tu! Lei hai fatto male! »

« No... » ripeté Severus, « no, non sono stato io... »

Ma Lily non era più lì a sentire le sue scuse. Era corsa via. Severus rimase fermo a guardare la sua chioma rossa che si allontanava come una macchia di fuoco.

Sentiva il cuore battere a velocità mai sentite. Ad occhi spalancati, tornò a guardare il ramo. Era caduto perché lui aveva voluto fare del male a Petunia.

Ma Petunia se l’era meritato. Lily non aveva capito – era un posto loro, quello.

Petunia aveva rovinato tutto. Aveva contaminato il loro luogo segreto.

« Merlino, se odio le spie » mormorò, guardando l’albero dietro cui Petunia si era nascosta. Ma gliel’avrebbe fatta pagare, in un modo o nell’altro.

Non gli era sfuggita l’occhiata di desiderio che aveva Petunia nello sguardo. Voleva essere come loro.

Era solo una stupida Babbana, e voleva essere come loro. Come loro... ah!

Severus rimase a lungo a guardare l’impronta che il piccolo corpo di Lily aveva lasciato nell’erba, poi, quando in lontananza una chiesa suonò le sei del pomeriggio, cominciò a correre verso casa.

Era in ritardo. Suo padre si sarebbe sicuramente arrabbiato.

 

 

(1) “La belle dame sans merci” è una ballata di John Keats in cui una bellissima donna fa prigionieri tutti i cavalieri che la incontrano. Ho scelto questa ballata perché non posso fare mai a meno di pensare a Severus e Lily quando guardo il quadro dipinto da Dicksee su questa poesia.

(2) È la frase che Tom Ridde disse a Albus Dumbledore, nell’orfanotrofio.

   
 
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