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Autore: Dira_    03/01/2010    15 recensioni
La guerra è ormai finita, Harry è un auror e sta per avere il suo secondo bambino.
Degli strani sogni e la misteriosa comparsa di un neonato decisamente particolare turbano la sua pace, tornando a scuotere la famiglia Potter sedici anni dopo, quando Tom, il bambino-che-è-stato-salvato, scoprirà che Hogwarts non solo nasconde misteri, venduti come leggende, ma anche il suo oscuro passato...
La nuova generazione dovrà affrontare misteri, intrighi, nuove amicizie e infine, l'amore.
“Essere amati ci protegge. È una cosa che ci resta dentro, nella pelle.”
Può davvero l’amore cambiare le carte che il destino ha messo in tavola?
[Next Generation]
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Doppelgaenger's Saga' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Poche recensioni a questo giro, come mai? :-( Non rendete Al triste, dai!
Ringrazio tutti quelli che hanno commentato la ‘10 songs Challenge’, vi rispondo qui per comodità.
XD
@Ron1111: Grazie per il commento alle drabble. Per Tom non ti posso dare spoiler, ma posso dire… fuochino. ;P Grifondoro c’è da dire, che avrebbe vinto anche se, purtroppo, non fossero arrivati i Serpentoni. Al è bravo, ma il resto della squadra stava clamorosamente perdendo. L Per la pubblicità… la tua fic la merita tutta! Non vedo l’ora che quei teneri virgulti diventino adolescenti saturi di ormoni. *_* (E poi, porca miseria, che razza di Gellert e Al mi hai messo, sono da trauma ormonale *_*)
@Ombra: Grazie per i complimenti! In effetti più che una sfida-drabble io l’ho presa come una raccolta di spin-off :P L’ho sfruttata così insomma. Ti piacciono i FOB? Anche a me ^^
@Rorothejoy: Infatti, la raccolta l’ho usata un po’ come spin-off, non è escluso che lo faccia ancora. Devo ancora piazzare un paio di flash-back che non so dove mettere. Quindi, mi  sa, alla prossima sfida! XD
@MyBlindedEyes: non so se mi leggerai qui, ma comunque sono io contenta e felicissima che tu abbia fatto quel lavoro grafico per me. Tra l’altro non apprezzato solo da me, ma anche dalle altre ragazze che mi seguono, quindi il merito qua va tutto a te ^^ Mi fa piacere che ti sia piaciuta Lily, probabilmente in seguito avrà più spazio, se le cose vanno come voglio!
@Altovoltaggio: grazie per i complimenti a Lily! Mi fa piacere che tu l’abbia rivalutata, visto che era proprio l’effetto che volevo dare. Se riesco a far andare in porto questa fic, nella seconda parte Lily avrà un ruolo più importante. Quindi non potevo cominciare a darle un po’ di luce ;) Mi fa piacere che anche Loki abbia riscosso successo; è un personaggio indubbiamente secondario, ma questo non significa che non sia dotato di una personalità. Dopotutto è il miglior amico di Mike e persino Tom-Misantropo lo rispetta. Ebbene sì, a proposito di Sy, è stata la prima cotta di Mike (cosa che lui ovviamente non sa). Poi gli interessi del bel Zabini si sono spostati verso lidi più pulcinosi… xD Tommy ruleggia comunque. Lo so, l’ho disegnato così, che ci vuoi fare XD (Senza Riddle altro che Tom però…) Qui niente scene Tom/Al, ma in compenso ci sarà uno svoltone. Fammi sapere poi cosa ne pensi. Ci tengo, visto che sei sempre sincera nei tuoi giudizi.
@Trixina: Le canzoni meritano tutte, quindi se ti capita, o hai voglia, scaricatele perché sono davvero carine, al di là dell’uso che io ne ho fatto ;P Ti sei ritrovata in Lily? Bene, allora ti piacerà come pg. Se tutto va come deve andare avrà più risalto in un secondo momento.
MissyMary: Auguri di buon anno nuovo! ^^ Tom e Voldy… beh, un legame c’è, questo posso assicurartelo. Ma di che natura, beh, si scoprirà… per quanto riguarda la Trasfigurazione, in questo capitolo verrà scoperto qualcosa. ;) In questo capitolo TeddyBear non ti piacerà… sigh, ti preavverto. Non arrabbiarti. :P Non è detto che su Jamie/Mike e farsi-beccare-da-Teddy non ci lavorerò su. C’è una festa di Halloween in arrivo e fiumi di alcool… basta, ho già spoilerato troppo, argh! XD Grazie per aver recensito!
 
 
****
 
Capitolo XXVI

 


Sometimes what you say/ confuses what you mean

A mouth of strangled words/ Come spinning out your mouth
Nothing’s like the dream¹
(There down this houses, Skin)


3 Ottobre 2022

Isola di Heligoland, Azkaban.
 
“Aprire i cancelli!”
Il rumore dei giganteschi cancelli di Azkaban, mostri di acciaio e pietra era quasi insopportabile. Il secondino, alla guardiola, si scusò con un sorriso con il vecchio che attendeva, paziente, l’apertura.
“Troppo grossi per oliarli tutti, eh secondino?” Scherzò, facendolo ridacchiare.
“Sissignore, può dirlo forte. Lei è un pastore?” Spiò curioso le vesti talari del mago.
“Oh, sì, figliolo. Proprio così. Anche i criminali peggiori hanno bisogno di un po’ di fede.” Sorrise. “La pace sia con te, figliolo.”

Quando i cancelli si furono richiusi alle sue spalle, il parroco sogghignò.
E tornò biondo.
 
Ministro della Magia, Dipartimento Applicazione della Legge sulla Magia.
Ufficio Auror. Mattina.
 
Harry Potter, anche conosciuto come il Salvatore, si passò le mani trai capelli.
In quel momento avrebbe voluto che qualcuno salvasse lui.
Era seduto alla scrivania del suo ufficio dalle sei di quella mattina. Ed erano già arrivate qualcosa come centottanta lettere, tra promemoria inter-ufficio e Gufi privati.
Sentì bussare alla porta. Fu seriamente tentato di darsi morto. “Avanti…” Proferì funereo.
Ron entrò con un sorriso simpatetico stampato in faccia. “Giornataccia, eh?”
“Puoi dirlo forte.” Mugolò, grato che fosse lì per disperarsi con lui.  

“Ho notato.” Se ne tolse uno dai capelli, porgendoglielo. Harry lo lesse con una smorfia.
“Viene dall’Ufficio Controllo Delle Creature Magiche.” Sospirò. “Uther non ha preso bene il fatto che gli abbiamo pestato i piedi.” All’espressione confusa del rosso, spiegò. “Vuole parlarmi. Sai, una cosa tipo ognuno deve stare al suo posto anche se hai salvato il collettivo culo della comunità magica…”
“Ma di che si lamenta?” Sbuffò Ron, buttandosi sulla sedia davanti alla scrivania. “Voglio dire, gli abbiamo portato quei lucertoloni già impacchettati!”
“Lo so, ma l’indagine avrebbe dovuto essere sua. Si trattava pur sempre di serpentoni giganti.”

“Quei cosi erano controllati da un mago!” Obbiettò con forza Ron. “Da un mago terrorista!”
Harry si tolse gli occhiali, massaggiandosi la sella del naso: con l’età quel gesto era diventato abituale come l’arruffarsi i capelli. “Parva Duil non è un Mangiamorte, né è risultato implicato nelle Arti Oscure. Quindi aprire un indagine su di lui non rientrava nelle nostre competenze, se vogliamo andare a guardare il pelo nell’uovo. La storia che pianificasse un attentato ad Hogwarts era un po’ tirata per i capelli, bisogna ammetterlo…”
“Ma ha davvero fatto un attentato! Come lo chiami quello di ieri?”
Harry scrollò le spalle. “L’unico motivo per cui il Wizengamot non è venuto a tirarci le orecchie. Eravamo al posto giusto nel momento giusto. Se Jam non avesse ricordato, non saremo stati lì. Semplice.”

Ron lo guardò riflessivo, incrociando le braccia al petto. Dopo un lungo momento, sbuffò. “Okay… Ci è andata di lusso. Ma non avremo grattacapi dal Ministero, vero?”
“Le solite lettere di reclamo per la mia gestione discrezionale.” Fece un cenno evasivo. “Finirà tutto all’Ufficio Reclami e fine della storia. No, il problema è che il Ministero ha fatto pressioni.”
Ron aggrottò le sopracciglia. “E per cosa?”
“Perché il caso venga chiuso in fretta. Un dipendente ha rapito dei semi-umani per attaccare una scuola… Puoi solo immaginarti quanto sia scomodo per il prestigio internazionale del Ministero.”

Ron lo guardò confuso. “E dove sarebbe il problema? Lo stiamo chiudendo.” Lo scrutò. “No?”
Harry esitò. Era dalla sera prima che aveva un pensiero che gli girava per la testa.
Questa storia… è finita in modo troppo prevedibile. Un insperato colpo di fortuna.
Se l’avesse detto a Ron l’avrebbe tacitato di essere paranoico.
Sì, peccato che le mie paranoie di solito siano piuttosto fondate…
“Harry?” Lo richiamò l’amico. “È finito tutto bene. Qual è il problema?”
Annuì con aria distratta. “È solo…” Sospirò, lanciandogli un’occhiata. “Ti sto parlando da Harry a Ron, non da Auror ad Auror, sia chiaro.”
Ron annuì, restituendogli uno sguardo attento. “Ricevuto. Spara.”
“Questa faccenda… è andata troppo liscia. Capisci? Un giorno i Naga sembravano spariti nel nulla, quello dopo si sono letteralmente schiantati nel perimetro della scuola. E diciamocelo, era tutto fuorché un piano brillante.”

Ron scrollò le spalle. “Beh, quel tipo, quando l’abbiamo preso mi è sembrato tutto fuorché un genio del crimine…”
“Appunto. Com’è possibile che abbia potuto nascondere attorno ad Hogwarts cinque uomini-serpente per un mese intero e senza farsi scoprire, ma poi abbia pensato ad un piano così…” Esitò, cercando la parola. “… raffazzonato? Sembra quasi che volesse farsi arrestare.”
“Magari l’abbiamo messo alle strette. C’erano tre pattuglie attorno ad Hogwarts e due all’interno. Senza contare le tre ad Hogsmeade. Aveva i giorni contatti ed avrà agito senza impulsivamente. Dai, è chiaro!”

Era una spiegazione logica. Così logica che probabilmente era l’unica possibile. Eppure Harry aveva guardato negli occhi quell’uomo, prima che lo portassero via, e non vi aveva visto nulla che facesse pensare ad un criminale geniale, capace di convincere sei guerrieri indiani a seguirlo e a chiudersi in un mutismo ostile alle domande degli Auror.
E poi c’era un’altra cosa che gli dava da pensare: chi era stato coinvolto.
Per quanto riguardava i figli e Ted si era trattata solo di una sfortunata coincidenza.
Ma Thomas? Due attacchi ed entrambe le volte era presente…
Harry non aveva mai creduto nelle coincidenze.  
Ed era quasi certo che la sera prima Tom non si fosse fatto volutamente trovare, quando era andato a cercarlo.
“Ehi, c’è nessuno in casa?” Ron interruppe il suo flusso di pensieri. “Se ti chiamo un’altra volta e non mi rispondi penserò a demenza senile precoce, amico!”
Harry gli sorrise impacciato. “Scusa. Stavo solo pensando…”
“Lo vedo.” Fece un mezzo sorriso comprensivo. “Andiamo, non complicarti la vita! La faccenda è chiusa. Parva Duil verrà condannato e nessuno dovrà più preoccuparsi di quel fuoriditesta.”  

Harry annuì, ma per quanto ci provasse, non riusciva a togliersi dalla testa quella spiacevole sensazione di incompiutezza.
“Sai…” Esordì, per cambiare discorso. “L’aiuto di Malfoy non me lo sarei mai aspettato.”
“Già…” Grugnì Ron, rabbuiandosi al ricordo dell’alterco con l’attuale Lord. “Manco io.”
“Ammettilo. Avergli salvato la vita ventiquattro anni fa non è stata un’idea cattiva, in fondo.” Per quanto lo riguardava, considerava Draco Malfoy nient’altro che un essere umano. Capace di sbagliare, in modo tremendo e quasi irreversibile, ma anche di risollevare le sorti della propria famiglia ed essere un padre affettuoso.

E se Scorpius è stato smistato a Grifondoro, non deve averlo tirato su così male…
Ron fece una smorfia, come se inghiottisse pus di bubotubero. “Malfoy è rimasto lo stesso furetto odioso di vent’anni fa… Ma è pur vero che senza di lui avremmo dovuto aspettare quell’idiota di Coven. E per i nostri ragazzi sarebbe potuta finire molto peggio.” Concesse.
“Hai centrato il punto. Come ti è sembrato suo figlio?” Chiese, spiando le reazioni.  

Spero solo che Rosie lo faccia sedere prima di dirgli che è diventata amica del piccolo Malfoy …
Ron emise uno sbuffo esasperato. “È un idiota, come suo padre! Pensa che è andato a chiacchierare con Duil, prima che arrivassimo noi.”
“Per fermarlo, no?” Harry ci rifletté. “Terribilmente stupido… ma direi che il Cappello ci ha preso anche stavolta. Quel ragazzo è un grifondoro.”
“Bella roba.” Commentò salace. “L’unica cosa che mi consola è immaginare la faccia di Malfuretto quando ha scoperto che il frutto dei suoi lombi è finito a giocare per la nostra squadra…” Imitò la presunta faccia orripilata, facendolo ridere.

Si sentì bussare di nuovo alla porta. Harry sbuffò esasperato. “Avanti…” Ripeté meccanicamente. Ron lo guardò con fraterno sguardo suppportivo. Gli fu grato, sebbene fosse più o meno utile come un appendiabiti.
Entrò un hit wizard² che Harry riconobbe come il figlio maggiore di Liam Flannery, un vecchio compagno di squadra. Gli sorrise, facendo cenno di entrare. “Dimmi pure, Fearghal.”
Il ragazzo sembrò andare letteralmente in visibilio all’idea che conoscesse il suo nome. Per un momento parve anche aver dimenticato la consegna. Poi si sbloccò. “Signore, mi spiace disturbarla, ma vengo da Azkaban.”  

Harry si scambiò un’occhiata con Ron. “Che succede, problemi con Duil?”
“Beh, in un certo senso signore… Si è suicidato.”  

 
****
 
Aula di Difesa Contro le Arti Oscure.
Ora di pranzo.
 
Tom aveva infine scovato la professoressa Prynn.
Non era stato facile: quella donna aveva il dono di scomparire a lezione finita, e pareva non usare mai il proprio ufficio, come non frequentare la Sala Professori.   
Fu una fortuna quindi trovarla al primo piano, intenta, sembrava, a cercare qualcosa.
Si avvicinò. “Posso esserle utile?”
“Oh, no Thomas, grazie caro. Stavo solo ammazzando il tempo.”

“Le posso rubare un momento, allora?”
Ainsel sembrò infastidita. Gli sorrise però. “Certo. Facciamo nel mio ufficio?”
Tom annuì, seguendola. Si sentiva impaziente.  

Trasfigurazione… può davvero influenzare la nascita di una persona?
La donna lo fece entrare nell’ufficio che una volta era stato della McGrannit. Al momento era piuttosto spoglio, fatta eccezione per una libreria, la scrivania e un paio di stampe dai colori iridescenti che riflettevano la luce filtrata dalle finestre. Tom ne rimase sorpreso: Ainsel Prynn era una personalità forte, che gridava a chiare lettere la sua presenza nel Castello. Si sarebbe aspettato una stanza ingombra di oggetti.
Ainsel si sedette dietro la scrivania, facendogli cenno di prendere posto davanti a sé.
“Dimmi, in cosa posso aiutare uno studente brillante come te?”
Tom si sedette con un sorriso educato. Sapeva come guadagnarsi le simpatie dei professori. Ci aveva messo anni per costruirsi una fama di studente sostanzialmente perfetto. E ne andava fiero. “C’è una cosa che non ho capito, e speravo che lei potesse aiutarmi…”
Ainsel gli lanciò un’occhiata apparentemente stupefatta. “Possibile? Sentiamo.”
“Si tratta della lezione introduttiva alla materia.” Spiegò. “Ha parlato della Trasfigurazione accomunandola, per certi versi, alla fisica babbana, citando Lavoisier. È insolito… nessun professore usa un babbano per spiegare la magia.”
Nulla si crea, niente si distrugge, tutto si trasforma.” Recitò la donna. Lo squadrò, valutativa. “Ad Hogwarts purtroppo vi abituano a pensare che basti pronunciare la formula e concentrarsi sul movimento della bacchetta. Sbagliando. Sei nato-babbano, non è vero?”
Tom si limitò ad assentire.

“Allora posso farti un esempio. È come usare un computer senza capirne il funzionamento. Magari sapete mandare e-mail. Ma non avete idea di come sia possibile scrivere messaggi e mandarli in rete. Mi segui?”
“Credo di sì. Infatti mi chiedevo perché poi non avesse approfondito… la spiegazione.” Prese un’aria interrogativa. “Se posso chiedere… Il consiglio scolastico le ha imposto di attenersi al programma?”
Ainsel ridacchiò. “Già. A quanto pare i miei metodi yankee non piacciono al vostro Preside…”
Tom non poté fare a meno di sentirsi irritato.  

Vecchio idiota.
Oltreoceano il progresso va avanti e noi restiamo fermi a trasformare tazzine in volatili?
Ainsel parve intuire ciò che pensava, perché fece un sorriso indulgente. “Non posso insegnarvi nulla che non si attenga al programma, ma tu, Thomas, puoi farmi delle domande, se ne hai. Non vedo nessuna circolare che mi proibisce di rispondere. Quindi forza, fammi la tua vera domanda…” 
“Mi chiedevo…” Usò un tono quietamente curioso, domando la soddisfazione selvaggia che gli scorreva nelle vene. “Si può usare la Trasfigurazione su una persona che non è ancora tale? Intendo dire… su un bambino non ancora nato. Magari per alterare il suo aspetto fisico, o le sue capacità magiche.”
È quello che sono? Un esperimento di Trasfigurazione?
È per questo che sono nato senza un pezzo? È per questo che sono un rettilofono?
È per questo che ho sempre saputo smaterializzarmi?
Dimmelo. Devo saperlo.
Ainsel scosse la testa. “La Trasfigurazione può essere compiuta solo su un soggetto già formato.” Spiegò. “Non puoi calcolare gli effetti di una trasformazione su un feto nell’utero materno. Sarebbe rischioso perché non se ne conoscerebbero gli esiti. Per quanto riguarda alterare le capacità magiche di una persona…” Il tono si fece grave. “… Ne abbiamo un chiaro esempio in un uomo che conosci bene, credo.”
“Harry Potter.” Mormorò Tom. “Voldemort riversò alcune sue capacità in lui, quando tentò di ucciderlo.”

Perché ogni cosa che scopro su di me è in qualche modo legata al mio padrino?
“Esattamente. Ma lì si trattò di pura magia, antica e primordiale. E comunque il Salvatore era già nato. Quello che tu mi stai chiedendo, mi pare di capire, è se si può guidare la nascita di una persona con la magia per dargli determinate caratteristiche magiche.”
Tom assentì, sentendosi la bocca secca. “Si può fare?”
“Non con la Trasfigurazione.”
Serrò le nocche contro la stoffa dei pantaloni, cercando di dominare la cocente delusione che lo investì. “Capisco…” Si scollò dal palato.  
Ainsel lo guardò per un attimo, poi si alzò. “Sai, Thomas… Trasfigurazione, come Pozioni, è solo un ramo.”
Tom alzò lo sguardo. “E l’albero sarebbe?”

“L’Alchimia.” La donna si alzò, andando alla propria libreria. “Nel Regno Unito viene studiata in modo superficiale e qui ad Hogwarts incorporata…” Fece una smorfia divertita. “… nel programma di Pozioni Avanzate. Inoltre gli alchimisti inglesi devono dichiarare le proprie ricerche al Ministero. In un clima così oscurantista è chiaro che la materia langua…”
“Nicolas Flamel era inglese. In Inghilterra è stata creata la Pietra Filosofale.” Si risentì Tom.  

“Quanto, trent’anni fa?” Rimbeccò Ainsel. “Un risultato notevole e fin’ora imbattuto, te lo concedo mio giovane mago inglese…” Prese un libro, molto simile ad un voluminoso libro di testo babbano. La copertina recitava, in lettere dorate, ‘Introduzione Ai Principi Alchemici’. “Ma da allora? Ci sono stati altri alchimisti noti?”
“Non che io sappia.” Dovette ammettere. “In America ci sono alchimisti?”
“Naturalmente, sebbene i migliori siano in Germania.” Glielo porse. “La Trasfigurazione non può influenzare la nascita di un essere umano, ma…”

Tom prese il libro.  “…l’Alchimia può farlo?”
Ainsel sorrise. “L’Alchimia può fare molto di più, credimi.”  

E tu Tom, è proprio il caso di dirlo, ne sei l’esempio vivente.
 
****
 
Hogwarts, Infermeria.
Pomeriggio.

 
James si stava annoiando.
‘So benissimo, ragazzaccio, che appena messo piede a terra andresti a scapicollarti da qualche parte! La gamba è debole, oltre al femore rotto hai danneggiato anche i nervi. Rimarrai qui fino all’ora di cena.’
Vecchia megera… - Pensò con convinzione. Non che la noia fosse il vero problema.
Erano venuti a trovarlo tutti. Dai fratelli, ai cugini, ai compagni di squadra, per finire prevedibilmente con gli Scamandro e Bob Jordan, cacciati immediatamente per aver tentato di introdurre una cassa di Burrobirre. Era passato persino Malfoy.
Insomma, proprio tutti. Tranne Teddy.
Si mosse sul letto, tentando di rendere più comoda la sua posizione. Sospirò pesantemente. Lanciò in aria un paio di riviste di Quidditch. Sbadigliò sonoramente.  
La Chips lo fulminò con un’occhiataccia.
“Mi annoio!” Si giustificò. “Davvero!”
“La cosa non mi riguarda, ragazzo.”  Con un colpo di bacchetta rifece un letto, e fece apparire un vaso profumato di fiori sul comodino. “Sta’ buono.”

“Dai Poppy, vammi a prendere un numero della Gazzetta. Voglio sapere qualcosa su chi mi ha spezzato il femore!”
“Non ci penso neanche. Sono un’infermiera, non un gufo. E comunque, si tratta di un disgraziato criminale, un ex-alunno di Hogwarts invischiato in una brutta storia di magia accidentale. È stato espulso ed ha voluto vendicarsi.” Riassunse brutalmente concisa.
“Wow…” Commentò colpito.
Non ci avevamo capito un cazzo, io e i tre piccoli geni…
Tommy-boy non c’entrava un benedetto accidente.  
Rimase un po’ in silenzio. Poi ovviamente la domanda venne fuori. “Posso chiamare il professor Lupin?”
“Non vedo perché dovresti, visto che sta facendo lezione.”
“E dopo che ha finito?”
“Potter, se non la smetti giuro che ti faccio ingoiare una pozione soporifera!” Lo minacciò. “Sta’ un po’ tranquillo!”
“Ma mi annoio!” Belò con convinzione. La donna lo ignorò.

James ventilò a lungo l’idea di prendere la bacchetta sul comodino e schiantarla, per poi andarsene nel parco.
Per fortuna prima che traducesse quel sogno disperato in realtà, arrivò Teddy.
“Ce ne hai messo di tempo!” Sbottò, ignorando lo stupido batticuore da checca che l’aveva assalito. Teddy gli sorrise. Aveva un paio di riviste di Quidditch in mano e una stecca di cioccolato di Mielandia.
Quello fu il momento in cui fu assolutamente certo di amarlo.
“Sono un professore, Jamie. Ho dei doveri.” Spiegò paziente, posando riviste e cioccolata sul comodino. “Come stai?”
“Annoiato a morte.” Brontolò, incrociando le braccia al petto. “Senti, dici a Cerbero di darmi un po’ di respiro?”
“Signor Potter!”
“James… sii più educato con Madama Chips. Ricordati che è grazie a lei se sarai di nuovo in piedi entro stasera.” Lo rimproverò con gentilezza. James sbuffò.

“Scusa Poppy…” Borbottò. “Grazie per avermi rimesso in piedi.”
“Non male.” Lo lodò ironico. “Ora può andare…” Disse alla donna. “Rimango io con lui.”
L’infermiera sembrò poco convinta, ma non poté protestare. “Non lo faccia uscire. La pozione rimpolpaossa deve ancora finire di fare effetto.” Disse prima di andarsene.
James lo invidiò: riusciva sempre ad instillare una fiducia sconfinata nelle persone. Persino in quella strega arcigna. Il che era tutto dire.

“Allora…” Ted si sedette. James notò che era a disagio. “Come stai?”
“Me l’hai già chiesto.” Prese la tavoletta di Mielandia, addentandola. “Tu come stai?”

“Bene, bene…” Si schiarì la voce. Per un momento James fu quasi tentato di lasciar perdere. Poi cambiò idea. Voleva delle risposte. E Teddy era lì di sua spontanea volontà, no?
“Credo che quest’anno frantumerò il record di ricoveri.” Commentò, lanciandogli un’occhiata di sottecchi. “Oggi, e poi due settimane fa, per il memento…”
Ted non disse nulla, ma sembrò ancora più a disagio.
“Jamie, so dove vuoi andare a parare.” Disse infine, cauto. “Ma non mi sembra il momento.”
“E quando lo sarà?” Ribatté irritato. “Mi stai evitando!”
“Non mi sembra, ci vediamo tutti i giorni.”
“A lezione!” Sbottò. Si sentiva lo stomaco rivoltato, ed era furioso. Decisamente furioso. C’erano milioni di motivi per amare Teddy. Ma uno solo per prenderlo a calci nel sedere: la sua passività emotiva. Teddy era uno straordinario cacasotto, se si trattava di prendere una posizione in merito ai suoi sentimenti.

Tu mi stai evitando. È chiaro.” Decretò impietoso. “E non hai neanche risposto al mio gufo di ieri mattina. Merlino, Teddy… è tanto difficile?”
Per lui quelle due settimane erano state un inferno. Era stato come dover aspettare il risultato di un esame che avrebbe cambiato il corso della sua vita.
“Non so cosa dire…” James sentì l’impulso di spaccargli la faccia. “Lo sai che non è possibile.”
“Non è possibile cosa? Che io possa essere innamorato di te? È perché sono un maschio? Pensi che ti sto prendendo in giro!?” Lo aggredì infuriato.

“No, non lo penso!” Esclamò. “Davvero, sono lusingato, ma…”
Lusingato? Vaffanculo, Teddy!” Avrebbe voluto alzarsi in piedi, prenderlo per il bavero del mantello e scuoterlo, finché non gli avesse dato una risposta decente. Ma non poteva, era immobilizzato. “Non mi serve il contentino! Non sono uno studentello innamorato del suo professore! Ti conosco da quando ho cominciato a pensare, porca puttana! Non mi merito questo!” Concluse ferito. Cercò di ignorare il groppo che gli aveva serrato la gola.

Scoprì che non era facile.
Ted inspirò bruscamente. “James, lo so che non te lo meriti…”
Ma cosa vuoi sapere da me? Cosa posso dire per non ferirti? -  Se lo chiese confuso. Quando si trattava di sentimenti si sentiva sempre un ragazzino troppo stupido per apprendere un concetto che a tutti sembrava semplice, istintivo.

“Io ti amo, Teddy.” Disse, con semplicità. “Non me ne frega nulla se sei un uomo, un mio professore o se hai otto anni più di me. Me ne fotto. Ti sto dicendo che ti amo. E tu scappi. Tu… sai, fai così.” Fece una smorfia amara. “Scappi. Non è che lo fai con cattiveria, son sicuro, ma cazzo, lo fai. Abbandoni la gente…”
“Io non abbandono nessuno!” Si difese, ferito. Poi capì, e non ebbe la forza di ribattere.

“No?” Chiese infatti, con una serietà tremenda, così strana sul volto solitamente solcato da una vena di irriverente fanciullezza. “Hai abbandonato me e poi hai abbandonato Vic. E adesso…  Non hai voluto rispondere ad una semplicissima domanda, proprio roba che offende la tua intelligenza. Tu cosa provi per me?
Ted non rispose. A quel punto James decise di forzare la situazione. Non ce la faceva più.
Lo afferrò per il mantello, tirandoselo contro. Ted non fece resistenza, forse preso di sorpresa, forse sbilanciato: ma quando vide il viso di James troppo vicino al suo, quando sentì il sapore del cioccolato di Mielandia delle sue labbra, si tirò indietro di scatto.
“No, Jamie…” Sussurrò, afferrandogli i polsi e staccandolo da sé. “No.”
“Perché no?” James aveva uno sguardo bruciante, serio, intenso. Spaventoso.
Si tirò indietro del tutto. “James, per me sei come un fratello. Non c’è nient’altro…” Lo recitò senza neppure occuparsi di misurare le parole.  Poi lo guardò.
Ted non aveva mai creduto che l’espressione ‘spezzare il cuore’ potesse avere un riscontro reale. Fino a quel momento.
“Jamie…”
“Vattene via…” Sussurrò. Lo guardò angosciato. Aveva completamente perso espressione. Persino la voce si era ridotta ad un sussurro atono.

Si sarebbe aspettato urla, rabbia, persino odio. Ma non quell’espressione vuota.
“Mi dispia…”
James serrò la mascella. Le dita si chiusero attorno al cotone delle lenzuola. “Non azzardarti a dirlo.” Sibilò. “Non azzardarti a dispiacerti per me.”
Teddy sentì in bocca uno spiacevole retrogusto amaro. Deglutì. “Vuoi che me ne vada?”
James fece una risata rauca, triste. “Non ci arrivi da solo?”

Ted si alzò in piedi: quando aveva lasciato Victoire non si era sentito così ignobile.
Neanche lontanamente.
Beh, il perché è semplice. È a Jamie che hai spezzato il cuore.
Se ne andò e per quanto razionalmente sapesse di aver fatto la cosa giusta…
… non gli sembrò mai irrazionalmente così sbagliata. 
 
You can run away, while I protect the way I am…
 
 
****
 
Di fronte al Lago Nero.
Pomeriggio.
 
Rose avrebbe dovuto semplicemente godersela. Davvero, a volte avrebbe voluto essere un’anima semplice. Godersi la giornata tersa e insolitamente poco fredda per ottobre, l’erba soffice sotto il suo mantello e la compagnia del suo ragazzo e del suo migliore amico.
Ma ovviamente c’era qualcosa che non le tornava.
Questi due mi stanno rifilando un sacco di palle… - Pensò.
Scorpius la sera prima era stato portato via per cena dal padre. Era tornato alla torre immusonito e poco comunicativo. E sosteneva che andasse tutto bene. Prima palla.
Al sembrava fare di tutto per evitare l’argomento Thomas, quando fino a due giorni prima pareva che fosse tutto quello a cui riusciva a pensare. Seconda palla.
“Andiamo, ammettilo Mini-Potter! In fondo ti piace che tutte le fanciulle finalmente ti guardino come un vero uomo.”
“Ma proprio per niente. Non ho bisogno, come te, di una schiera di ragazze adoranti per sentirmi tale.” Brontolò Al. Sembrava aver intuito che il sarcasmo di Scorpius non era maligno, e aveva cominciato a rispondergli a tono, con gran divertimento dell’altro.   

“Finitela di beccarvi, bambini.” Si intromise Rose. “Piuttosto, qualcuno è passato a trovare Jamie oggi?”
“Io gli sono salito sulla gamba.” Disse subito Scorpius. “Stamattina. Poppy mi ha cacciato. Brandendo un pitale. Quella donna è una squilibrata.”

“Avrei voluto esserci…” Sogghignò Al. “Anch’io ci sono andato comunque. Jam stava alla grande. Mi ha sfottuto per mezz’ora…” Lanciò un’occhiataccia a Scorpius. “A proposito, avete vinto solo perché ho salvato la vita a Hugo.”
“Brucia la sconfitta, eh?” Chiocciò querulo Scorpius.

Al prese un’espressione remota, così veniva chiamato in famiglia il fenomeno per cui si astraeva per evitare di schiantarti. Intercettò poi con lo sguardo Michel e Loki, che risalivano pigramente la collina. “Ci si vede Rosie…” Prese la borsa con le sue cose e trotterellando dietro ai due serpeverde che si erano fermati per aspettarlo.
Rose sbuffò. “C’era bisogno di farglielo notare? Ci sono coccarde rosso-oro ovunque!”
Scorpius indicò quella appuntata sul suo mantello. “Tipo questa?”
“Merlino…” Seguì con lo sguardo il cugino e gli amici dirigersi verso il Castello. “Non riesco a capire come possa essere loro amico…”
“Oh, non sono così male.” Replicò Scorpius, pescando da un sacchetto un calderone di cioccolato. “E poi entrambi stravedono per lui.”

“Non sembra da come lo prendono sempre in giro.” Borbottò Rose, protettiva.
Scorpius ridacchiò. “Hanno un concetto di amicizia particolare.”
Rose fece una smorfia. “Come te?”
Scorpius si stese sull’erba. “Non proprio…” Intrecciò le mani dietro la nuca, in una posa rilassata. “A me piace essere salutato per i corridoi.”
Rose non disse nulla, ma si sentì stringere il cuore. “Tuo padre come ha preso il fatto che ci frequentiamo?” Gli chiese, cambiando argomento.

“Ha detto che tanto ormai il danno è fatto. Ma fuori da Hogwarts dovrò essere pronto a… come ha detto? Scremare.” Deglutì il cioccolatino, schioccando la lingua soddisfatto.  
“Quindi…” Sentì una fitta spiacevole allo stomaco. “Scremerai?”
“Non ci penso neanche…” Sorrise monello, tirandole il maglioncino. “Non l’hai capito, Rosey-Posey? Io faccio sempre solo quello che mi va.”
Rose sorrise, a metà tra l’esasperato e il divertito. “Viziato…”

“Terribilmente. I miei genitori mi amano, che posso farci?” Seguì con lo sguardo qualcosa alle sue spalle. “Ehi, credo che ci siano nerborute visite per te.”
Rose si voltò, vedendo i due gemelli Scamandro trotterellare nella loro direzione. Venivano dal castello. Era incredibile come riuscissero a camminare perfettamente appaiati.

“Wow, credo di vederci doppio…” Disse infatti Scorpius alzandosi a sedere.
Lorcan e Lysander li raggiunsero. Stranamente non sembravano in vena di scherzi. Erano piuttosto pallidi. “Rosie, hai visto Lilù?” Chiese uno dei due, riferendosi a Lily.
“No, credo che sia a studiare con Roxie da qualche parte…”
Ovvero a flirtrare con Jordan Thomas o Sean Coote. O entrambi assieme.
“Allora… potresti venire tu?” Chiese di nuovo, forse Lysander. “Si tratta del Capo.”
Rose sbuffò. “Che ha fatto stavolta? Si è messo di nuovo nei guai con Gazza?”

Lys deglutì, mentre l’altro scuoteva la testa. “Sta facendo a pezzi camera nostra.”
“… Cosa?”
Scorpius inarcò le sopracciglia. “E perché?” Si intromise pacato, come se gli avessero appena detto che James stava cogliendo margheritine al limitar della Foresta.

Lysander lo squadrò: sembrò indeciso se rispondere o meno. Alla fine, forse per disperazione, parlò. “Non lo sappiamo. È tornato dall’infermeria ed ha cominciato a fare tutto a pezzi.”
“Quel cretino!” Rose scattò in piedi, prendendo la sua roba alla rinfusa. “Vuole davvero finire a pulire i cessi di tutta Hogwarts con uno spazzolino? Dovrebbero confiscargli la bacchetta fuori dalle lezioni!”
“Non sta usando la bacchetta.” Sussurrò Lysander. “È questo il punto…”
Rose si guardò con Scorpius.

Magia senza bacchetta…
Non era la prima volta che James dava di matto, spaccando qualcosa in preda ad uno scatto d’ira. Lo scarso controllo e la magia accidentale anche in tarda età erano tratti che Harry aveva  passato di peso al primogenito.
Ma al massimo ha spaccato un bicchiere… Non una stanza intera.
Quanto diavolo deve essere fuori di sé?
“Andiamo.” Disse sbrigativa Scorpius. “Fate strada.”
Fecero in un battibaleno il tragitto dal Lago alla torre di Grifondoro. La Signora Grassa li fece passare al grido brutale di ‘Pasticcio d’Oca’, dopo aver come al solito lanciato un risolino deliziato nei confronti dell’erede Malfoy.
Trovarono Bobby Jordan che piantonava l’ingresso della stanza, con aria vagamente atterrita. Rose notò che aveva la bacchetta in mano.
Mica scemo…
“James è qui?” Chiese. Un terribile schianto ligneo anticipò la risposta del ragazzo.
“Dov’è Lily?” Chiese quello, poco convinto.
“Non c’è. Ci sono io, fatevelo bastare.” Disse sbrigativa. “O chiamo il professor Paciock?”
I due gemelli trasalirono. Lysander scosse vigorosamente la testa. Scorpius le lanciò un’occhiata silenziosa, facendogli intuire che sarebbe intervenuto se glielo avesse chiesto.
Rose gli sorrise, un po’ rinfrancata: non aveva paura di James, naturalmente. Il problema non era quello.
Il problema è che non è mai stato bravo a controllarsi… e non voglio prendermi un’anta di armadio in fronte.
Aprì la porta della camera, infilandosi dentro. E soffocò un’imprecazione.
In quella stanza sembrava esserci esploso un calderone. I materassi erano stati tolti dalle reti, le tende dei baldacchini nel migliore dei casi erano attorcigliate attorno alle colonne di legno. I bauli erano stati divelti, e vestiti, calzini, pacchi di biscotti e oggetti personali erano sparsi ovunque. James era in mezzo a quel casino, immobile e con il respiro corto.
“James…” Mormorò piano. “Jamie?”
Il ragazzo alzò la testa, lanciandole un’occhiata bruciante. “Levati dai piedi.” Ringhiò gutturale.

“Che diavolo hai…”
T’ho detto di levarti dai piedi!” Ruggì, e ci fu uno schianto. Rose si riparò la testa tra le mani, quando lo specchio accanto alla porta si spaccò esattamente in due.

Poi sentì la porta aprirsi dietro di sé.
“Potter, siamo nervosetti oggi…”
Rose si voltò: Scorpius si guardava attorno come se si trovasse in un ameno salottino e non nell’anticamera dell’Apocalisse. Invidiò ferocemente i suoi nervi saldi.

Forse un po’ di occlumanzia dovrei farmela insegnare sul serio… 
James sembrò sul punto di lanciarsi contro di lui, ma usare tutta quella magia doveva averlo sfiancato. Quindi si limitò a fare una smorfia irosa. “Malfoy… Mi stai un po’ troppo trai piedi ultimamente… E adesso che la tregua è finita non so se ho voglia di essere carino con te.”
“Tu non sei carino, Potter.” Replicò con una scrollata di spalle. “Ti va’ di fare due passi?”
“Con te?”  

“Credo che gli altri siano troppo preoccupati dall’eventualità che tu gli faccia esplodere qualche arto. E poi, hai bisogno di prendere un po’ d’aria.” Disse con tono definitivo.
James aggrottò le sopracciglia. Poi, a sorpresa, fece un cenno affermativo, calpestando le macerie e raggiungendolo.

Rose era sbalordita: li guardò andare via, assieme.
Questa davvero le batte tutte. Maschi…
Poi si accorse di essere sola, in quella stanza. E che sarebbe toccato a lei doverla mettere in ordine, per evitare che il Capocasa vedesse il macello e desse di matto. Gli Scamandro e Jordan si erano volatilizzati.
“Dannazione!”
 
James sapeva di aver fatto un casino.
Seguì Malfoy, senza neppure chiedersi dove lo stesse portando. Non gliene fregava nulla.
Si fermarono dopo aver passato rampe di scale, corridoi e persino quello che sembrava un camminatoio all’aperto. Con sorpresa, si accorse di essere sulla torre di Corvonero, sulle merlature. “Perché siamo qui?” Chiese guardingo.
Scorpius si stiracchiò. “Perché c’è una vista mozzafiato ed è poco frequentato. È raro che i corvonero si avventurino al di fuori della loro Sala Comune… Non che li biasimi, è di gran lunga la più bella del castello.”
“E tu come fai a sapere questa roba?” Nonostante tutto la curiosità travalicava anche il dolore sordo e bruciante che gli pulsava nelle vene.

Scorpius sorrise. “Mia madre. Era a Corvonero³. Veniva qui quando aveva voglia di starsene per i fatti suoi.”
James non rispose, limitandosi ad appoggiarsi ai bastioni: Malfoy aveva ragione, c’era una vista pazzesca, da lì si dominava l’intera vallata. L’aria fresca gli accarezzava il viso, facendolo sentire un po’ meglio. Forse gli doveva un favore.
“Non pensare che adesso siamo amici, Malfoy.” Borbottò però.
“Non c’è pericolo.” Ironizzò l’altro. “Fammi indovinare Potty. Problemi di cuore?”
James serrò i denti “Sei un legimante, Rosie me l’ha detto…” Sibilò. “Rifallo e ti ammazzo.”
Scorpius sbuffò. “Non ti ho letto nella mente. Che poi non è quello che un legimante fa. Semplicemente, ti si legge in faccia.”

“… Comunque non mi confiderò con te, Malfoy.”
“Te lo sto chiedendo?”
“Allora perché cazzo mi hai portato qui?” Sbottò confuso.

Scorpius si strinse nelle spalle. “Perché ne avevi bisogno.”  
James rimase in silenzio.  
“Vuoi veramente che ti apra il mio cuore, Malfoy?” Sputò infine con un sogghigno meccanico.
Non riusciva a non essere odioso, anche se remotamente capiva che Scorpius, per qualche sua strana ragione, si stava comportando da amico. Gli faceva troppo male. Tutto.
Anche respirare.
Scorpius, di controcanto, prese un’aria esasperata. “No. Ma potresti farlo con i tuoi amici, invece che fare a pezzi la loro roba…”
Tu che ne hai. Tipico dei Potter. Non vi accorgete neanche, di quanto siete maledettamente fortunati. Fate un sorriso e tutti vi cascano ai piedi.
“Non posso dirglielo…” Confessò James, mentre sentiva come se una mano gli artigliasse le viscere, al ricordo di Teddy. “Non capirebbero.”
“Cosa?”
James lo guardò valutativo: aveva bisogno di parlarne a qualcuno. Solo che nessuno, né della sua famiglia, né dei suoi amici andava bene. E Malfoy, paradossalmente, era lì.

Gli venne quasi da ridere.
“Sono innamorato di una persona…” Sussurrò. “… Da anni. Gliel’ho detto e mi ha respinto.”
“E chi è la sfortunata?”
“Vaffanculo.”
“Bel nome.” Celiò. “Potter, taglia corto. Hai bisogno di sfogarti. Non ci tengo a farmi soffiare la Coppa delle Case da Zabini solo perché non sai gestire i problemi di cuore come una persona normale, facendoci così perdere un sacco di punti.”
James fu indeciso se sentirsi infuriato per le offese o colpito dal fatto che si stesse sul serio offrendo di ascoltarlo. Alla fine ispirò. “Si tratta di… Teddy. Ted. Il professor Lupin.”  

Dire quel nome era tremendo, ma dirlo finalmente a qualcuno era come acqua fresca su una bruciatura. Non la curava, ma alleviava il dolore.
Scorpius inarcò le sopracciglia. “Cazzo.” E non disse altro.
Lo apprezzò moltissimo.
“E ti arrendi?” Chiese poi inaspettatamente.
James lo squadrò confuso. “E che altro dovrei fare?” Mormorò. “Ho sempre saputo che non c’era storia. Ma ci ho voluto provare lo stesso. Ed ho fatto la figura del coglione.”
“Tu fai continuamente la figura del coglione, Potter, ma arrenderti non mi sembra da te.”
“… In che senso?”
Scorpius fece spallucce. “Ti prendo tutti gli anni in squadra non perché hai dei bei capelli o fai Potter di cognome. Ma perché quando prendi la pluffa non la molli più, neanche dovessero ammazzarti. Capisci che intendo?”
James capiva. Ed era sbalordito. Lo stava incoraggiando. Malfoy.

“… Perché non stai ridendo?”
Per le sottane di Merlino, ti ho detto che mi piacciono i maschietti e che ho una cotta per un professore come uno ragazzina cretina!
Scorpius  per tutta risposta lo guardò come se fosse deficiente. “E perché dovrei ridere di una persona innamorata?”
James per la prima volta in vita sua rimase a corto di parole. Una sensazione quasi buona.
Perché, per quanto fosse assurdo, la reazione pacata di Malfoy, che aveva sempre considerato uno dei suoi detrattori… era…
Non so… Mi fa stare meglio.
Non riuscì a trattenere un sorriso spontaneo. “Non fai così schifo, sai?”  
“Neppure tu, Potter.” Fece una pausa, e sogghignò. “Ma non innamorarti di me.”
James scosse la testa e malgrado tutto sentì una risata pizzicargli la gola. “Non sei proprio il mio tipo…”

Poi gli tese la mano. Non era bravo con le parole, ma con i gesti sapeva di essere imbattibile.
Infatti Scorpius gliela strinse, con un sorriso.

 
 
****
 
 
Note:
Ok, ok. So che volete farmi a pezzi, ma una cosa per volta. E se non altro, Jamie ha cominciato a maturare. Teddy invece deve solo sbrinarsi il cervello. *Lo minaccia con un grattaghiaccio*
1) Qui il video. Cantante sottostimata, secondo me. J Tutte le frasi in inglese sono della canzone.
2) Hit Wizard: in italiano vengono tradotti ‘auror tiratori scelti’ (sbagliando). Sostanzialmente Sono l’equivalente della polizia: si occupano di chi infrange la legge magica e di catturare criminali pericolosi. Gli Auror, a loro differenza, si occupa di mangiamorte e maghi oscuri (dark wizard) e di chi minaccia la sicurezza nazionale. Gli Auror sono l’equivalente dei servizi segreti inglesi! XD Per maggior informazioni qui
3)Astoria (Asteria?) Greengrass. Si sa pochissimo su questa benedetta donna, se non che è purosangue. Ho letto alcune fic in cui veniva smistata a Corvonero. A me non è dispiaciuto pensarla lì. Se non altro Sy avrebbe un genitore che non è immerso fino ai gomiti nell’orgoglio serpeverde. ;-P
  
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