Capitolo 23: Fuga
Gli ci vollero ben
quindici minuti di camminata per arrivare all’ingresso della sontuosa villa,
Harry si sorprese a pensare quanto quella tenuta potesse essere bella una volta;
ora con quell’oscurità che incombeva e tutte quelle creature si respirava solo
il tetro odore della morte. Ritornando rapidamente alla realtà, varco la soglia
d’ingresso, la villa come il resto era irriconoscibile, i mangiamorte
camminavano su e giù portando ordini, lanciavano occhiate ai nuovi venuti
profondendosi in inchini ossequiosi vedendo che era Rodolfus.
Un mangiamorte si
avvicinò inchinandosi:
“Sua Eccellenza è
atteso dal Padrone nella sala del trono.” L’uomo curvo consegnò il messaggio e
senza ulteriori indugi si dileguò.
“Andiamo” disse in
un sussurro Harry e Lastrange si avviò facendo strada.
Si avviarono lungo
un corridoio tappezzato di quadri, personaggi altolocati erano raffigurati
nelle tele, naturalmente il ragazzo sapeva che i Lastrange come i Black erano
una famiglia antichissima, perciò non si stupì molto dell’austerità che
trasudava da quei volti; una doppia porta in legno pregiato si stagliava di
fronte a loro, due mangiamorte e una decina di dissennatori vi facevano la
guardia costantemente, nessuno li fermò, attraversarono la porta e si
ritrovarono in un’ampia stanza rettangolare, alla fine della quale su un trono
d’oro sedeva l’Oscuro Signore, ai suoi piedi i soliti, fedeli, lacchè:
Bellatrix, Lucius, Codaliscia.
“Benvenuto Rodolfus,
ci hai messo un po’ per tornare credevo fossi rimasto coinvolto anche tu
nell’esplosione.” Disse con voce acuta e viscida Voldemort.
“Padrone, perdonate
il mio inqualificabile ritardo.” Fu pronto a ribattere il servo.
“Non ti preoccupare,
quisquilie, ma dimmi di Potter.” Il ghigno serpentino stampato in faccia, e la
palese gioia che trasudava da tutti i pori.
“Mio Signore deve
essere stato disintegrato dall’esplosione, di lui non vi era traccia, io mi
sono dovuto nascondere Auror e Babbani dappertutto.” Fece scaltro l’uomo
proferendo parole pensate da qualcun altro,
“Bene, mi piace
l’assonanza che ha la parola disintegrato vicino al sudicio cognome Potter”
rise il vecchio serpente, e insieme a lui tutti i suoi servi, poi riprese:
“Ora chiusa la
pratica Potter, miei fidati generali, dobbiamo concentrarci su Hogwards e su
quel paladino dei mezzimaghi: Silente”
“Mio Lord avete già
un piano per radere al suolo quel vecchio castello?” lo sguardo di Bellatrix
era un misto di pazzia e di odio, fremeva, stava già assaporando il momento
della vittoria.
“Calma Bella, io non
ho mai detto che raderò al suolo quel maniero, vedi quello diventerà il trono
da cui governerò il mondo. Datemi pure del sentimentale ma mi è sempre piaciuto
quel posto.” Ovviamente nessuno tra i presenti, tranne uno, sarebbe stato così
pazzo o così impavido da dare del sentimentale all ‘Oscuro Signore.
“Scusate l’ardire,
padrone, ma come farete a liberarvi di Silente degli insegnanti e anche di quei
pezzenti dell’Ordine della Fenice?” ora era il fidato Lucius ad essere avido di
particolari.
“Oh come al solito
mio viscido amico, miri sempre al sodo.” Negli occhi scarlatti del demone
balenò un brillio di follia.
“Grazie al mio nuovo
gioiello, e anche all’aiuto del fu Harry Potter, avrò a mio servizio delle
creature, al cui cospetto, gli esseri
che bivaccano nella tenuta sono solo pulci. Grazie al loro aiuto
schiaccerò il mondo intero sotto il mio tallone.” Improvvisamente l’attenzione
del Signore Oscuro ricadde sull’ altra figura entrata con Rodolfus.
“Rabastan ti vedo
taciturno, non gioisci anche tu delle buone novelle?” chiese puntando i
famelici occhi rossi, nel chiaro tentativo di leggere la menzogna nella mente
del servo.
“Padrone vi chiedo
perdono, ma preferisco gioire, quando saremo in sala grande e voi siederete sul
trono di Hogward.” Disse l’incappucciato, impassibile.
“Bene Rabastan, hai
perfettamente ragione, dobbiamo rimanere concentrati, non si sa mai che il
vecchiaccio babbanofilo, non tiri fuori dal suo cappellaccio parlante un brutto
tiro mancino da giocarci.”
In quel preciso
istante furono distratti dall’entrata di un mangiamorte, camminava curvo in
segno di rispetto per il suo Signore, si avvicinò e si inginocchiò.
“Come osi disturbare
questa riunione Avery?” chiese il Lord scrutando il nuovo arrivato,
minacciosamente.
“Perdono padrone ma
vi porto notizie interessanti, e ho pensato che avreste avuto piacere nel
riceverle immediatamente.” Nella sua voce si distingueva chiaramente la nota di
panico.
“Spero per te che
siano davvero interessanti. Avanti parla”
“Riguardo alla fuga
di notizie sui nostri piani, siamo finalmente riusciti a risalire alle spie”
“Ma bene, e dimmi
chi sono” negli occhi della creatura si era accesa una luce famelica, Avery
prima di rispondere lanciò uno sguardo preoccupato a due dei presenti.
“Mi dispiace dirlo
ma sono Lady Malfoy e Lady Nott”. Disse in un soffio.
“Come osi accusare
mia moglie spero per te che ci siano prove.” Rispose sibilando Malfoy, il suo
comportamento non era dettato dall’amore per la moglie ma dal fatto che si
stava accusando di tradimento un Malfoy. Bellatrix al tempo stesso era
impassibile, mentre gli altri compreso Voldemort avevano gli occhi fissi
puntati su Avery
“Inequivocabili,
abbiamo intercettato un messaggio diretto a Silente eccolo mio Signore.” Porse
una piccola pietra al suo Signore, con un gesto della bacchetta gli volò in
mano e si illuminò, facendo apparire i volti di Narcissa, e Elen.
“Professor Silente,
fate attenzione domani all’alba il Signore Oscuro attaccherà Hogwards e Hogsmade,
con il suo esercito, purtroppo pare che Potter sia morto, mi raccomando tenete
al sicuro i ragazzi.” I volti delle due donne erano scomparsi appena le parole
si erano esaurite.
“Bene ora dove sono
le traditrici?” chiese divertito lo stregone.
“Le ho fatte
rinchiudere in cella nel sotterraneo.” Disse solerte il mangiamorte.
“Bene Avery puoi
andare hai la gratitudine di Lord Voldemort. Fai venire Nott.” Il mangiamorte
si rialzò e a grandi passi raggiunse l’uscita; dopo pochi secondi un altro
mangiamorte si fece avanti.
“Bene bene, miei
seguaci dopo i vostri marmocchi anche le consorti si sono ribellate a me, spero
che almeno voi mi rimaniate fedeli?” puntò su di loro il suo sguardo
indagatore.
“Mio Signore, poiché
la sua fiducia in noi non abbia a vacillare laveremo quest’onta che grava sulle
nostre famiglie col sangue.” Sibilò con voce strascicata Malfoy.
“Si Padrone, lo
faremo. Inizieremo con le signore e poi con i marmocchi.” Gli fece eco Nott.
“Calma miei fedeli,
vi permetterò di vendicarvi, ma a tempo debito. Prima c’è il piano da portare
avanti e visto che Silente non ha informazioni, ho deciso che attaccheremo
domani mattina.” Guardò tutti con sgardo compiaciuto, poi si soffermò su
Rabastan.
“Rabastan, tu avrai
il compito di scortare le signore Malfoy e Nott ad Hogwards saranno le prime ad
essere giustiziate insieme ai loro insulsi figli. AHAHAHAHAHAHAAHAH”
“Come ordinate
padrone, vado subito a prendere posizione” fece il gesto di inchinare il capo e
si allontanò.
“Maledizione. Adesso
mi toccherà salvare quelle due imprudenti. Si sono fatte beccare con le dita
nella marmellata” con questi pensieri Rabastan alias Harry si stava dirigendo
verso il sotterraneo,
sbuffando e imprecando mentalmente. Aveva
dovuto modificare il suo piano ora non poteva, andare via o si sarebbero
insospettiti, sarebbe dovuto partire dopo gli altri.
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Intanto nell’ufficio
del preside di Hogwards era in corso una riunione, molte facce conosciute erano
raggruppate intorno a Silente, c’erano i volti di spicco dell’Ordine: la
famiglia Weasley, ad eccezione di Molly e Bill; Lupin, Tonks, Moody, Kinglsey;
l’intero gruppo dei prefetti, alcuni emissari dell’alto comando Auror.
“Signori vi
ringrazio per essere venuti così celermente, sono in nostro possesso
informazioni, che non lasciano presagire nulla di buono.” Il vecchio preside
aveva un’aria stanca ma al tempo stesso risoluta.
“Albus da chi hai
avuto le informazioni?” chiese pacato Lupin.
“E spero siano
attendibili” ringhiò Moody.
“Sono
attendibilissime, con molta probabilità il prossimo obiettivo di Voldemort è
Hogwards” disse ancora più stanco Silente.
“Ma il castello è
inpenetrabile come faranno?” chiese uno degli auror.
“Purtroppo da Tom mi
aspetto il peggio, quindi ho preparato un piano di sgombero della cittadina”
agitò la bacchetta e sul tavolo comparvero alcune piantine sia del castello che
di Hogsmade.
“Abbiamo deciso che
gli abitanti che non sono in grado di combattere, verranno portati al castello,
in paese rimarranno solo coloro i quali posso combattere.”
“Mi sembra un buon
piano Albus e per il castello, non abbiamo abbastanza uomini?” fece l’altro
auror.
“Alla difesa del
castello penseranno le squadre scelte dei prefetti e i professori, tutti gli
altri studenti saranno barricati con gli altri all’interno delle mura. Conto di
poter respingere l’esercito di Tom ad Hogsmade, se anche così non fosse le
forze arriverebbero qui decisamente assottigliate. E forse avremmo una
speranza.”
“Albus spero non
stia pensando ad Harry?” chiese Arthur titubante.
“Proprio così, lui è
il nostro asso nella manica.” Sospirò il vecchio, però il suo sguardo nel
parlare del ragazzo aveva riguadagnato il suo solito brillio.
“Non puoi pensare di
affidare ad un ragazzino di sedici anni e ad un manipolo di ragazzini, seppur
bravi a scuola, la difesa di Hogwards.” Sibilò scocciato uno degli auror,
guadagnandosi le occhiatacce di tutto l’ordine e dei prefetti.
“Affiderei a Harry e
a questi ragazzi la mia stessa vita.” Disse Silente accigliato con l’uomo che
preferì non controbattere
**********
“Bene miei seguaci
siete pronti?” la voce del Signore Oscuro risuonò per la grande tenuta facendo
voltare le numerose creature.
“Tra poco partiremo,
se eseguirete tutti gli ordini impartiti questa sera avremo Hogwards e l’intero
mondo magico e ognuno di voi riceverà la ricompensa che tanto brama.” Un sonoro
boato accolse quelle ultime parole pronunciate dal mago oscuro, che poi si
rivolse ai suoi piu fidati collaboratori “Andiamo è ora di far visita al
vecchio Albus.” E si smaterializzarono; nel mentre in un’altra ala del castello
un incappucciato camminava deciso verso la sua meta.
“Dove state andando
Signore?” fece un mangiamorte accortosi della sua presenza.
“Devo prelevare le
traditrici” rispose perentorio.
“Io ho l’ordine di
consegnarvele solo dopo l’annuncio della vittoria” rispose l’altro facendosi
alquanto sospettoso.
“Stupeficium” il
mangiamorte venne sbalzato contro il muro e svenne; Harry proseguì la sua corsa
doveva sbrigarsi; arrivò davanti una cancellata che impediva il passaggio per i
sotterranei due dissennatori stavano facendo la guardia.
“Demonae extincto”
due raggi blu scaturarirono dalla sua bacchetta colpendo in pieno le due
creature, ne rimasero solo i mantelli. Puntò la bacchetta al pesante lucchetto
“Valicarum” e la cancellata si apri lasciando libero il passo. Ancora un
corridoio, una rampa di scale ed eccolo finalmente, il sotterraneo con le celle
forzò l’ultimo cancello e percorse a grandi passi il corridoio fino ad arrivare
davanti ad una cella.
In quell’angusta
prigione di pochi metri, incatenate per i polsi alla parete si trovavano due
donne.
“Svegliatevi,
dobbiamo andare” sibilò l’incappucciato alle prigioniere, continuando a
scrutare il tunnel.
“Rabastan sei venuto
per condurci da Lui?” chiese una delle due, nonostante la prigionia era
bellissima: lunghi capelli dorati come la seta, lineamenti dolci e aggraziati e
gli occhi erano azzurro cielo.
“Io non sono
Rabastan” sussurrò facendo scattare la serratura della cella e
introducendovisi.
“E allora chi sei?”
chiese l’altra mentre venivano liberate.
L’aspetto dell’uomo
cominciò a mutare i capelli, divennero nerissimi e molto scompigliati, gli
occhi passarono dal nero pece, al verde più profondo che avessero mai visto e
sulla fronte comparve una sottile cicatrice a forma di saetta. Alle due donne
si mozzò il fiato e in coro pronunciarono il suo nome, “Harry Potter”.
“Si sono io, non
abbiamo tempo da perdere ora filiamo dritti ad Hogwards!” fece lui perentorio
“Ma perchè ci stai
aiutando noi siamo le mogli di due mangiamorte” fece Lady Nott.
“Perché sono
convinto che un figlio non debba mai crescere senza l’affetto di sua madre. Ora
ce la fate a muovervi?”
“Certo come ce ne
andiamo da qui?” chiese Narcissa.
“Dobbiamo uscire
dalla tenuta, qui non possiamo smaterializzarci e non funzionano neanche le
passaporte.” Iniziò a dirigersi verso la fine del corridoio in quel preciso
istante tre uomini, probabilmente scesi per fare qualche servizietto alle belle
signore, varcarono la soglia del corridoio; si bloccarono istantaneamente, poi fissarono
il volto del ragazzo e i loro occhi si allargarono,
“Allarme intrusi
presto, Harry Potter è vivo e si è
introdotto qui” iniziarono ad urlare
“Bastardi, Avada
Kedrava” ruggi il giovane, uno dei mangiamorte si afflosciò a terra senza vita,
ma ormai un rumore di passi proveniva dai piani alti erano stati scoperti.
“Statemi dietro, e
preparatevi a correre” bisbigliò alle due donne che annuirono
“Toglietevi o farete
la stessa fine” ordinò ai due uomini rimasti loro per tutta risposta gli
spedirono contro due schiantincantesimi. Il ragazzo evocò una barriera che
rispedì le due maledizioni ai rispettivi mittenti.
“Ve la siete
cercata!” i tre fuggitivi oltrepassarano il corridoio e si gettarono a
perdifiato su per le scale giunti all’ultimo gradino una sensazione, ben nota,
di gelo calò su di loro.
“Dissennatori!”
singhiozzo
“Andate via stracci
volanti EXPECTO PATRONUM” il grande cervo d’argento prese a galoppare aprendo
la strada ai tre fuggiaschi disperdendo le creature.
Destra, sinistra,
destra correvano a perdifiato verso l’uscita “Correte signore siamo quasi fuori
dalla villa” le incitava il moro; ma svoltato l’ennesimo angolo si trovarono la
strada sbarrata da una ragnatela gigantesca sulla quale un’acrumantula
gigantesca stava attendendo le sue prede.
“Inutile creatura,
mi stai intralciando ARANIA EXUMAI” l’incantesimo schiacciò letteralmente la
creatura alla parete strappando la resistente e tela, liberando il passaggio
che li condusse all’atrio; della villa lo spettacolo che si parò davanti era
agghiacciante: una trentina di mangiamorte con le bacchette sguainate era
davanti a loro e Harry era solo le altre non avevano la bacchetta.
“Bene bene Potter
ora sei nostro.” Sibilò un incappucciato nel tentativo di spaventarlo.
“Lasciatemi strada o
ve ne pentirete” ordinò lui di rimando suscitando l’ilarità del gruppo.
“Ma guarda il
moccc……….” Ma non finì la frase Harry mosse rapidamente la sua bacchetta e
mormorò un incantesimo in una lingua sconosciuta, il pavimento crollò facendo
precipitare gli incappucciati in un abisso senza fondo.
Le donne, ancora
incredule a quello che avevano visto, si avviarono dietro al ragazzo senza fare
domande; finalmente giunsero in giardino la scena era molto diversa da quella
che aveva visto venendo. Erano rimaste ben poche creature le altre erano
probabilmente state trasportate sul teatro della battaglia.
“Dannazione,
dobbiamo muoverci o non faremo mai in tempo!” esclamò stizzito lui procedendo a
grandi falcate vorso il cancello e annientando ogni creatura che gli si parava
davanti, seguito dalle due donne visibilmente intimorite.