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Autore: BigMistake    10/01/2010    2 recensioni
Questa storia parla della nostra adorata Nessie al suo decimo compleanno che si trova ad affrontare verità scomode, problemi adolescenziali tutto corredato da una profonda crisi mistica. E poi potranno mai mancare i Volturi a cercare di complicare le cose! Insomma come farà la nostra piccola Nessie a trovare un posto nel mondo quando la sua vita risulta assolutamente intricata? E ora che di mezzo c'è anche l'amore? Scusate se ho profanaticamente provato a sviluppare la storia che ci ha tanto appassionato,ma voglio condividere con altri la mia idea! spero vi piaccia e perdonate gli eventuali errori voluti o non!Buona lettura! PS sarà quasi tutta sotto il punto di vista di Renesmee con qualche piccolo pov qua e là per rendere la storia più dinamica! Rinnovo il mio augurio!
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jacob Black, Renesmee Cullen, Un po' tutti | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'GREY DAY IN DARKNESS'
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CAPITOLO I: Buon compleanno Principessa!!!

Allungai una mano alla ricerca di quell’oggetto infernale che entrava nella mia testa con toni graffianti e fastidiosi, disturbando il mio beato riposo. Già era difficile dormire con il sonno leggero che mi ritrovavo e con dei vampiri che facevano irruzione nella mia camera ogni minimo rumore che provocavo, mi mancava solo una cosa irritante e rumorosa che ogni mattina mi doveva distogliere dal mio beato e meritato riposo. Maledetto regalo di zia Alice! Afferrandolo lo scaraventai con forza sul muro, riuscendo nel mio intento di farlo tacere.

 < Ecco la mia pace! >

“Nessie, amore è ora di alzarsi!Nessie…”

< Lo sapevo! Mai gridare vittoria troppo presto! >

La mia risposta fu un mugugno infastidito mentre cercavo di nascondermi il più possibile con il cuscino. Silenzio! Dovevo immaginarlo che Zia Alice non si arrendesse così facilmente! Un assordante rumore di coperchi sbattuti freneticamente l’uno contro l’altro, mi fece sobbalzare dai miei sogni ormai sfumati in quel baccano. Le lenzuola, acerrime nemiche da sempre, si avvinghiarono alle mie caviglie, mentre sotto lo sguardo soddisfatto di Alice, cadevo atterrando sul mio didietro.

“Buongiorno Zia! Sempre un piacere svegliarsi con te!”dissi massaggiandomi la natica. So che non posso farmi male ma cercai, con quel mio gesto, di farle provare un po’ di sensi di colpa!

“Buongiorno e Buon Compleanno principessa!Comunque stai facendo tardi quindi alzati subito, pigrona, e vatti a lavare!” la guardai stupita, ancora stordita dal mio caotico risveglio, mentre trotterellava fuori con la sua solita grazia da ballerina. Nella ricerca di me stessa, notai la sveglia distrutta ai piedi del muro. Avevo rimosso quel piccolo particolare.

< No ancora! > lentamente lasciai scivolare lo sguardo al piccolo calendario appeso accanto allo specchio. Il 10 settembre. In questa giornata più vicina all’autunno che all’estate si festeggia la mia venuta al mondo! Da quel giorno sarei stata letteralmente e non più solo virtualmente una teen-ager!Infatti compivo dieci anni, nonostante che con il mio aspetto ne mostravo tra i diciassette e i venti.  Una bambina adolescente!

< Un momento fare tardi per cosa? >

“Per la scuola!”mio padre si affacciò nella mia stanza con quel suo sorriso a mezza bocca compiaciuto. “Ti dovevi alzare mezz’ora fa!” disse appoggiandosi allo stipite della porta contemplando la scena molto divertito.

Mi catapultai cercando di recuperare il tempo perduto, aggrovigliandomi ancor di più nelle coperte, inciampando e traballando fino al bagno.

< Non sia mai che riesco a entrare senza uccidermi! Per carità! >

Veloce come Superman nelle cabine telefoniche, entrai ancora in tenuta da letto ed uscii preparata, secondo i miei canoni che prevedono la comodità al primo posto.

“Ma vuoi uscire così, proprio il giorno del tuo compleanno?” lo sguardo contrariato di Zia Alice mi scrutava dal basso all’alto provocandomi un lieve disagio. Passai in rassegna il mio abbigliamento, intenta nella ricerca di cosa ci fosse di sbagliato nella camicia nera e nei jeans un po’ logori e strappati sulle ginocchia che indossavo. Forse i polsini da tennis neri erano di troppo. Perché zia non rinuncia mai! Cercai nel frattempo di abbottonarmi la camicetta, ostacolo che con la fretta sembrò insormontabile.

 “Sei bellissima uguale”le fredde labbra della mamma incontrano la mia fronte tiepida, calmandomi lievemente da quella frenesia scatenata dal mio ritardo. Nonostante ormai sembriamo sorelle più che madre e figlia, al suo cospetto mi sento sempre una bambina.

 “Buon Compleanno Amore mio!Farai qualcosa stasera?” incredibilmente avevo carta bianca. Avrei potuto festeggiare nel modo a me più congeniale. Niente party alla moda, niente vestiti firmati, niente di quello mi voleva riservare Zia Alice per celebrare la ricorrenza della mia nascita.

“Pensavo di andare al bowling a Port Angeles, con il branco!” intanto mia madre aveva aiutato quella bimba impacciata che ero diventata.

“Sicura io in una giornata posso organizzare tutto se vuoi…” se avessi avuto un po’ di divinità nel mio sangue, insieme all’eredità dei miei genitori, l’avrei fulminata. Ma grazie agli Dei i miei poteri erano altri!

“Dai Alice! Lo sai che Nessie è semplice, come me!”gli occhi ambrati di mia madre scorrono nei miei come un flusso delicato di emozioni, sembra sempre che non fossi mai uscita dal suo grembo.

“Vai ora, che stai facendo tardi!” frase che riportò il mio cervello alla realtà. Facendo perno sulla mia metà soprannaturale mi scaraventai giù per le scale investendo la colonnina su cui era esposto un antico vaso di proprietà dei Cullen da più di 300 anni. Una mano delicata mi precedette nell’afferrare il pregiato soprammobile a pochi centimetri da terra. Nonno Carlisle mi guardava con quel suo sguardo dolce di sempre ma al contempo severo nel suo silente rimprovero.

“Attenta Nessie!Tua nonna ti aspetta in cucina!” gli schioccai un bacio sulla guancia mentre lui cercava di sistemare come al solito il piccolo guaio che avevo combinato.

“Ciao nonno!” fulminea mi portai in cucina, dove Esme aveva apparecchiato una colazione degna di una reggia, non facendo i conti con la mia pigrizia.

“Nonna scusa sto facendo tardissimooooooo!” le donai un bacio sulla guancia, e come un “lupo”mi buttai sull’isola conquistando una fetta di pane tostato afferrandola fra i denti. Con l’altra mano presi una mela, infilandola nella tasca anteriore del mio zaino. Intanto decidevo quale mezzo fosse più opportunamente veloce: se la Volvo, passata da mio padre a me, o i miei piedi. Optai per i secondi.

Giunsi a scuola appena in tempo per ascoltare l’inesorabile campanella dell’ora di matematica la materia a me più ostica. La professoressa mi redarguì con un secco:

 “Signorina Cullen è in ritardo!”ed io, benedicendo gli occhioni da cerbiatto della mia parte umana, la convinsi a farmi entrare ugualmente. Confesso: io odio la scuola profondamente! È noiosa e piena di umani boriosi che si credono onniscienti soltanto perché hanno studiato. A me basta poco per mettere in difficoltà i professori, dato che la mia cultura è stata alimentata da una libreria coltivata nei secoli. Inoltre Nonno Carlisle era stato un ottimo precettore ed io una brillante allieva. Attraverso le mie conoscenze e le mie capacità di memorizzazione mi divertivo a trovare domande cui era difficile rispondere e con una logica disarmante distruggevo le convinzioni dispotiche di chi pensava di saperne di più. Quest’atteggiamento aveva creato alcune profonde antipatie nei miei confronti, da parte di alunni ed insegnanti. Le ore scorrevano sempre troppo lentamente per essere sopportate, soprattutto quando tutto è già visto e sentito, fino ad arrivare al pranzo. A mensa incontrai lo sguardo gioviale di Joyce:

 “Buon compleanno Nessie! Sei splendida oggi!”scoppiai a ridere non potendo evitarlo.

 Joyce Ernest Shelley diventò subito mio amico; eravamo insieme dal mio primo giorno, ovvero da quando a scuola è arrivata la strana nipote del famigerato Edward Cullen, povera orfana, che lui e sua moglie Isabella Swan avevano deciso di adottare; ci divertivamo da matti insieme. In effetti, legammo immediatamente, forse per l’unicità dei nostri nomi. Il suo era in onore di autori famosi, il mio lo era per le mie due nonne.

“Senti cara!”disse Joyce con il suo fare stile zia Alice “Stasera starai con i tuoi amichetti della riserva?”

“No, ci sarà una mega festa e tu non sei invitato!” cercai di rimanere seria a quelle parole, fallendo miseramente nel mio intento. Ad un tratto, sbucate dal nulla, due ragazze dal sorriso smagliante occuparono i due posti, accanto a noi:

 “Ciao!”il suo tono confidenziale e languido, mi fece rabbrividire. Osservai per un attimo il suo abbigliamento. Notai i loro vestiti, così perfettamente coordinati da farla assomigliare ad una Braz (scusate, ma le Barbie sono fuori moda), quelle che la Zia Alice mi regalava con tanto di guardaroba invernale ed estivo. Il mio sguardo deve essere stato tra il terrorizzato, interdetto ed incuriosito perché Joyce continuava a ridacchiare come una iena.

“C-Ciao!”balbettai mentre il mio sguardo balzava dall’una all’altra, in una partita di tennis immaginaria. In tre anni ero riuscita a stringere amicizia solo con Joyce; come dicevo prima, eravamo abbastanza strani entrambi, e come tali venivamo largamente isolati ed evitati. Ammetto che la cosa mi faceva alquanto piacere, gli umani sanno essere veramente tediosi. Così mi guardavo dal tolgliermi la nomea di snob, intellettualoide, menefreghista che odiava la superficialità e con la puzza sotto il naso. E Joyce rimaneva sempre Joyce.

“Tu sei Rosalinde giusto?” almeno poteva prendersi la briga di informarsi meglio sul mio nome. Lanciai uno sguardo torvo a Joy che continuava a sghignazzare divertito.

< Ridi! Ridi! Invece di aiutarmi! Per fortuna che sei mio amico! > “Diciamo che il mio nome non è proprio questo”.

“Posso chiamarti Rose! Ma certo! ”la conversazione sembrava più un monologo, il suo soliloquio di cui io ero solo un’inezia inutile “Allora senti Rose, noi facciamo parte delle Cheer Leader per sostenere la squadra di nuoto della Forks High School”

< Oddio che vorrà da me? Fa che le serva lo striscione e lo chiede alla più brava della classe d'arte >

“ E’ un ruolo importante!” cinguettò l’altra aumentando così la mia agitazione.

“Zitta Grace! Allora ti dicevo: Non abbiamo potuto fare a meno di notare che tu sei una ragazza molto carina, mi duole ammetterlo forse sei la più carina della scuola.”

Mi prese una convulsa voglia di scrivere una bella lettera ai Volturi dove avrei chiesto un po’ di ospitalità a Volterra, meglio loro che quelle due strane soggette. A pensarci bene assomigliavano molto a Cip e Ciop.

“Si, si! I ragazzi ti guardano tuuuuutti come se venissi da un altro pianeta” mi disse Ciop venendo subito ripresa da Cip:

“Grace tappa quella cosa finché non ricolleghi il cervello, chiaro! Non l’ ascoltare, è un po’ oca” aveva parlato l'anatra. Un risolino agghiacciante riecheggiò dalla ragazza, innervosendomi ancora di più. Fino a quel momento ero seriamente convinta che non esistesse qualcosa di più spaventoso in natura rispetto ad un vampiro affamato, invece mi dovevo ricredere. Le Cheer Leader sono decisamente peggio.

“Allora Rose ci chiedevamo se tu sei interessata, saresti perfetta! ”

“A cosa?”

“A far parte della nostra squadra!”

 < Ora vorrei morire! Volterra sto arrivando! >

 “Ci divertiremo da matte Yuuuu!”

Totalmente terrorizzata, cercai il modo migliore di articolare le parole in modo da trasformarle da sgarbate a indolori:

 < Scusate ma poiché il mio quoziente intellettivo è superiore a quello di un castoro, preferisco evitare di zampettare allegra per una squadra di Speedo imbottiti! > non andava.

 < Ho una terribile allergia per la stupidità, e perderei la mia bellezza a contatto con voi a causa dell’orticaria! > dalla mia mente contorta uscivano solo frasi offensive. Incredibilmente una lampadina si accese illuminando il mio pensiero:

 “Ragazze, io sono molto impegnata con i corsi extrascolastici quindi non penso che…”

“Abbiamo controllato non hai corsi Extra!”mi rispose Cip con tono quasi arrabbiato.

< Hanno controllato?! Ma sono delle normali adolescenti o sono della CIA! >

 “Ehm! I corsi che frequento io non sono della scuola. In realtà ho delle lezioni private in casa, quindi scusate, ma non credo proprio di riuscire a seguire una cosa del genere!” allungai un calcio sul suo stinco emettendo un ringhio quando, alla mia scusa notevolmente poco credibile, Joyce iniziò a ridacchiare con più gusto. Dovevo cancellare tutto quel suo divertimento o avrebbe fatto saltare la mia copertura già traballante; inoltre, con somma soddisfazione notai di avergli fatto male.

< Così impari! >

 “Ah capito! Ciao Rose” si alzarono stizzite entrambe, voltandoci le spalle. Questa cosa del nome non la riuscì a mandare proprio giù. Tutta colpa di Zia Rosalie e del suo orgoglio trasmesso per osmosi:

 “Comunque ragazze mi chiamo Renesmee non Rosalinde! La prossima volta scrivetelo sul palmo, così non  lo scordate oppure tu potresti impararne una metà e lei l'altra, ottimo metodo di memorizzazione per due mezzi cervelli, vero Joyce?!” Lei si voltò, arrossendo vistosamente. Le riservai il sorriso sghembo di mio padre, che aveva la strana abitudine di uscire con il sarcasmo ereditato da mia madre. Joyce non riuscì più a trattenersi. Sbottò nuovamente in una risata, ricevendo il secondo calcio allo stinco. Per tutto l’arco della giornata non mancarono i commenti incessanti sul mio futuro da Cheer leader e di come le mie gambe nude avrebbero messo in imbarazzo i ragazzi della squadra.

 “Allora cara fammi sapere chi si imbottisce davvero il costume e chi no! Sono curioso!” sistemammo i nostri libri nei rispettivi armadietti, e le battute sul fattaccio della mensa continuarono a ossessionare Joy.

“Ti ho già detto che piuttosto preferirei morire!” dissi mentre cercavo il mio quaderno ad anelli, ovvero la Bibbia sacra delle materie scientifiche, dove avevo mischiato gli appunti di mio padre ai miei.

“Hai preso appunti a biologia? Io non ho seguito!”  sbuffai aprendo il raccoglitore. Il povero Joyce odiava la scienza, e finiva sempre per disegnare fiorellini e casette con il fumo dal camino. Ero tentata di portare le sue opere d'arte a Carlisle per farmi consigliare un bravo psicologo. Sfogliai alcune pagine, arrivata a ciò che cercavo feci scattare gli anelli estraendo la sezione dedicata a biologia. La porsi al mio amico alzando un sopracciglio.

“Grazie tesoro, ti adoro!” afferrò il gruppo di fogli soddisfatto ed io infilai il quaderno nello zaino.

 “Ciao bellezza!”da dietro le mie spalle una voce melliflua e sensuale, costrinse girarmi. Alzando lo sguardo vidi un ragazzo abbastanza alto e muscoloso, chiudermi con il braccio all’angolo del mio armadietto. Jason Kinkle, il capitano della squadra di nuoto, era partito nuovamente all’attacco come ogni sacrosanto giorno. Attraverso il mio fine udito percepii gli immancabili commenti delle ragazze; non facevano altro che ripetersi quanto fosse bello, muscoloso, alto e di quanto io fossi fortunata, visto che ero l'unica che gli interessassi sul serio. Sinceramente non mi sentivo così fortunata, tutt'altro. Io non sopportavo nemmeno la sua presenza,visto che il suo dopobarba mi provocava un fortissimo mal di testa.

 “Ho saputo che farai parte delle Cheer Leader!  Sono veramente, impaziente…” rimarcò quest’ultima parola sospirando mentre, con mio sommo disgusto, tentava di sbirciare nella scollatura della mia camicetta “…di vederti con quel bel completino ballare per noi! Sai cosa si dice del capitano con la sexy Cheer Leader?”

Jason continuava a squadrarmi spogliandomi con gl’occhi, cercando di azzerare le nostre distanze, forse per invogliarmi a baciarlo, cosa che io evitai opponendo la mia borsa fra i nostri corpi. Odiavo quello sguardo colmo di testosterone che mi dedicava, ma mai aveva osato tanto. Generalmente bastava un piccolo ruggito per farlo allontanare.  Ad un tratto dalla sua spalla spuntò il viso mingherlino del mio amico, imitando la gestualità delle labbra di IMBOTTITO malauguratamente mi scappò una risatina che cercai di soffocare abbassando lo sguardo.

“Bene, finalmente ti vedo contenta delle mie attenzioni!”

La mia dignità venne prima di tutto. Pensai che fosse meglio togliere qualsiasi fantasia sessuale e non, a quell’idiota, mutilato di neuroni.

 “No apri bene le orecchie e cerca di farti risultare chiaro quello che sto per dirti. Bloccami se non riesci a capire il significato delle mie parole. ok? Non sono e non sarò mai una cheer leader, e sottolineo non sarò mai. Il fatto che tu mi chiami Bellezza e mi guardi come se fossi una coniglietta di Play Boy non depone a tuo favore quindi, se malauguratamente, per un'improvviso attacco di schizzofrenia, diventassi una scema in minigonna che balla per gente come te, comunque mi terrei lontana dalla tua molesta presenza. Se permetti avrei altro da fare! E anche se non avessi impegni me li troverei pur di non passare un altro secondo con te! Con permesso, Jason!” dalla sua spalla sbucarono le dita di Joy, che con grande soddisfazione descrivevano un OK.

Chiusi il mio armadietto liberandomi la strada, mentre il mio amico sfarfallava la mano sotto il suo naso  pronunciando un languido “Ciao Ciao!” correndo poi al mio fianco.

Joyce era per me un ragazzo fantastico. Fisicamente si presentava molto alto ed esile;  si vestiva sempre stracoloratissimo (cosa che cozzava con Forks e i suoi abitanti sempre così sospesi tra il grigio e la nebbia che li uniformava allo sfondo cittadino) e alla moda. Sapeva che nella mia vita era costellata di segreti e, da buon amico non mi ha mai fatto domande indiscrete; appena si addentrava in un campo minato e lo capiva e lasciava i discorsi in sospeso. Forse, un giorno, gli avrei rivelato la mia vera natura, ma per il momento ero per lui solo Nessie e mia adorava per questo.

“Ti adoro!”ecco appunto.

“Perché?”

“Tu sei così unica! Sei bella come una Dea ma non fai la civetta con nessuno. Ti vesti di stracci e sei sempre un gradino sopra! Non cedi alle lusinghe di fama e gloria, sei semplicemente la donna della mia vita. Se non avessi i tuoi stessi gusti…”

“…mi chiederesti di sposarti!” finivo spesso le sue frasi, abituati a vivere in simbiosi scolastica.

“La tua macchina non c’è, sei di nuovo venuta a piedi?”

 “Si è vero!”

 “Ma dico io! Che te l’hanno data a fare la patente!” ogni volta che parlava, sembrava recitasse un ruolo teatrale con quelle mosse esagerate e quel suo modo di fare così sopra le righe.

“Ti do un passaggio!”

“Se ci tieni!” alzai le spalle, visto che a me non pesava tornare a casa di corsa. Il suo sguardo grigio mi osservava da sotto la scoppola bianca appena indossata, risultando assai buffo.

 “Amore, io tengo a te più della mia stessa vita!”disse porgendomi il braccio con fare galante.

“ Prendi il biglietto e mettiti in fila!”  nel grigiore del cortile della scuola risuonò nuovamente la nostra risata. Mentre mi sistemavo sul lato passegero, un pacchetto tutto colorato pieno di nastrini luccicanti e che perdeva porporina ovunque, si parò fra me e il fermo della cinta.

“Scusa l’ho visto e non ho saputo resistere!”smuovendo il pacchetto, per invitarmi a prenderlo, inalzò una nuvola scintillante, e come piccoli fiocchi di neve luminosa scese alle mie gambe, incastrandosi nella trama dei miei jeans.

 “Lo so! Avevi detto niente regali! Ma quando l’ho visto: ho pensato a te!”  Afferrai il pacchetto morbido, strappando la carta avida di sapere cosa celasse.  Joy come un bambino felice di fronte ad una coppa di gelato, cominciò a battere le mani, cercando nei miei occhi la reazione che sperava. Togliendo l’ultimo strato di velina bianca, si presentò un completino nero raffinatissimo e molto sexy, lasciandomi letteralmente di stucco.

“Io…”

 “Senza parole eh! Ho pensato che quei tuoi completini privi di ogni femminilità dovevano avere un alter ego, ora che stai diventando una donna. Quindi, quando il mio sguardo ha incontrato questo splendore ho pensato a te. Voglio che quando lo mostrerai a quel ragazzo che ti piace, mi penserai! Ah non c’è bisogno che lo provi ti starà a pennello”sfarfallava come il suo solito, mentre io non trovavo nemmeno la voce per ringraziarlo, cosa difficile per una che generalmente cerca sempre l’ultima parola.

Nascosi il regalo nel mio zaino, mentre pensavo a quale inno o quale poesia dovevo ripetere nella mia testa affinché il ricordo di quest' ultimo non raggiungesse mio padre, cosa quasi praticamente impossibile. Quando ci troviamo insieme i nostri poteri non si controllano facilmente. Mio padre percepisce i miei pensieri da chilometri e raramente riesce a bloccarli. D’altro canto io riesco a far fluire il mio pensiero anche solo sfiorandolo.

“Mio p… Edward mi ucciderà” salvata in calcio d’angolo, intanto Joyce aveva preso a marciare con la sua Fiesta viola mettendo Madonna a tutto volume.

“E tu non glielo dire, sciocchina!” più facile a dirsi che a farsi. Guidava e ballava. Come al solito. Non so come riuscisse a fare entrambe le cose, ma le faceva. Ed io mi divertivo da matti. Impiegammo circa tre quarti d’ora per raggiungere il vialetto di Casa Cullen. Mio padre mi aspettava fuori.

 “Saaaalve signor Cullen!” Joy sorrideva, totalmente affascinato da quello che per lui era solo uno Zio. Intanto mio padre aprì la portiera, porgendomi la sua mano; ha sempre amato ricoprire me e mia madre di quel savoir fair ottocentesco, sarà forse per questo che ho sempre odiato le attenzioni poco garbate dei ragazzi della mia scuola.

“Grazie Joyce per aver portato Renesmee a casa…”scesi dall’auto dando un bacio ad Edward sulla guancia per poi voltarmi a salutare il mio amico.

 “Ciao Caro ci vediamo lunedì!”lui mi guardò con quello sguardo furbo e gioviale.

 “Ciao Gattina!”io gattina che me la facevo con i lupi.

“Miao!”dissi mostrando i miei artigli

“Miaooooo!Non divertirti troppo a fare il maschiaccio stasera!”chiusi la portiera e lui ripartì velocemente verso il cancello.

“E’ proprio strano”la voce di mio padre attirò la mia attenzione “devo iniziare a spaventarmi : mi ha immaginato in costume da bagno!”

“Papà se piaci ai gay vuol dire che sei veramente bello!”cinsi la sua vita mentre ci avviammo dentro casa.

“Ne dubitavi!” portò il braccio attorno alle mie spalle e mi baciò la testa. “Nessie, cosa mi nascondi?”

“Io nulla!” dissi fingendomi ingenua.

“Stai pensando all’inno francese! Significa che ti è successo qualcosa che non vuoi dirmi! Se invece era una cosa che avevi combinato, tiravi fuori Pablo Neruda!”

< Da quando mio padre ha stabilito un codice per decifrare il mio modo di celare i pensieri? Furbo il vampiro >

“Non ti si può nascondere nulla!” accarezzai la sua mano ed gli mostrai il mio scontro con Jason sperando di non arrivare al completino imbarazzante che mi aveva regalato Joy. Sentì il petto di mio padre vibrare, alzando un labbro mettendo in mostra un suo canino.

“Posso venire a scuola a staccare la testa a quel Jason?” scossi la testa divertita.

“A chi devi staccare la testa fratellino? Ti vuoi divertire senza di me!”Zio Emmet aveva sentito mio padre in quella minaccia. Io mi lanciai alle sue spalle finendo a cavalcioni sulla schiena, avvinghiata saldamente al petto. “Nessie, cominci a pesare troppo anche per me!”

“Cosa! Non ti permettere! Io sono un fuscello!” dissi stizzita a quell’affermazione.

“Si si, un fuscello! Eddy a chi vuoi staccare la testa?”

“Chiedilo a tua nipote!”

lo zio girò il viso verso il mio che ormai si trovava praticamente sul suo collo. Scesi da quella posizione e lo presi fra le mani mostrando l’immagine dei miei ricordi, cominciando dall’incontro con le Cheer Leader.  Cominciò a sghignazzare, fino al momento in cui presi a calci ripetutamente lo stinco di Joyce. Forse percependo che sarebbe divenuto il suo destino smorzò quella risatina.

“Ok! Andiamo a staccargli la testa in due! Nessuno deve fare il pesce lesso con la mia buffa nipotina!" scompigliò i miei capelli prima che potessi replicare "Ma prima cara la mia Nessie: per il bene delle Cheer Leader non accettare la loro proposta! Tu sei degna figlia di tua madre! Come minimo faresti rompere le gambe a metà della squadra, t'immagini Ed se la mettono alla fine della piramide?” quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Ringhiai profondamente mettendomi in posizione d’attacco. Mio zio corse velocemente scappando verso il fiume, come se io potessi fargli alcun che. Tanto la mia vendetta peggiore l'avrei ottenuta convincendo zia Rose a mandarlo in bianco. 

 

Note dell'autrice: Grazie a tutti per i complimenti! Eccoci entrati nella storia vera e propria! Ci sono delle piccole precisazioni: come avrete intuito il dialogo è sistemato nelle virgolette, mentre ciò che avrete tra < > sono pensieri. mi sembrava utile distinguerli. Il mio racconto è diviso in due parti: la prima, quello che state leggendo,  riguarda il passaggio dall'adolescenza all'età adulta (è tutto scritto devo solo revisionare e pubblicare quindi vi ritroverete almeno con un capitolo al giorno), la seconda invece, ( l'ho già iniziata quindi spero di riuscire a completarla prima di aver finito di pubblicare la prima) di tutto quello che succede dopo. mi piace analizzare i dopo come avete potuto intuire. 

Per quanto riguarda la mia storia, Nessie è all'ultimo anno più o meno tre anni dopo essere stata iscritta. E' una ragazza sicuramente strana agli occhi delle persone normali anche se risulta molto attrattiva per la sua bellezza e per la sua perspicacia. Comunque i primi due capitoli vi faranno capire come in realtà immagino Renesmee a livello caratteriale quindi lascio a voi giudicare poi si entrerà nel vivo delle vicessitudini che la porteranno a mutare.

Vi ringrazio per le recensioni entusiastiche e vi chiedo nuovamente di perdonarmi perchè questa è la mia prima fan fiction e mi è venuto fuori un vero e proprio libro.

   
 
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