Capitolo
6
Quando
tornarono
a casa quella sera erano entrambi pensierosi. Uno strano silenzio
serpeggiava
tra di loro, carico di frasi non dette e domande taciute.
Appena
scavalcarono
la finestra si ritrovarono entrambi a fissare il piccolo e desolante
lettuccio
addossato alla parete.
-Potter
sei
maggiorenne no?- chiese all’improvviso Draco
-che
domande! Certo
che si!-
-e
allora
spiegami perché fino ad ora non hai mai usato la magia! Sei
un mago! Per Merlino!-
fece esasperato, ma vedendo che Harry non capiva il senso della sua
sfuriata decise
di passare direttamente ai fatti assumendo per un istante un aria da
saccente e
quello sguardo da so tutto io somigliante molto a quello di Hermione
quando
entrava in modalità maestrina.
-allora
Potter
questa si chiama bacchetta- fece sfilandola dalla tasca dei pantaloni-
e con
questa si fanno magie, come questa- disse agitandola e facendo di colpo
ingrandire
la stanza del doppio - o questa- e con un altro movimento deciso del
polso il
piccolo letto si trasformò in un ampio e comodo letto a
baldacchino, simile a
quelli presenti nei dormitori di Hogwarts.
-notevole
Malfoy-
fece Harry appoggiato al muro – ma ora ti faccio io una
domanda: da quanto
tempo, anzi quante ore, sono diventato maggiorenne?
-più
o meno 24
ore-
-è
bravo, vedo
che sai contare oltre che fare magie. Ti volevo informare che nei miei
progetti
su ciò che avrei fatto una volta diventato maggiorenne non
era contemplato
rimanere qui una volta avuta l’occasione di evadere da questa
gabbia, per cui
non mi sono minimamente preoccupato di cambiare l’arredamento
della mia stanza-
-e
allora
illuminami. Dove saresti andato? In quella topaia che i Weasley
insistono a chiamare
casa?-
-non
li offendere
e poi no, non sarei andato alla Tana-
-
e dove allora?-
-credo
che sarei
andato a casa di Ibra. Mi ha sempre proposto di metterci insieme in
affari e
sarebbe stata l’occasione buona. Senza considerare che tutte
le attività sono
nel mondo babbano quindi non avrei scandalizzato tutti i ben pensanti
che mi
vedono come una povera, piccola, innocente verginella da proteggere da
tutto e
tutti.-
-e
ora non ti
sembra di aver fatto proprio ciò! Dopotutto la famiglia
è ben piantata nel
cuore del mondo Magico. Cosa diranno i benpensanti ora? Non ti importa
più?-
-non
che prima mi
importasse particolarmente. Era un ragionamento fatto solo per quieto
vivere. Senza
troppe complicazione e senza stare troppo sotto l’occhio di
tutti. Ora è diverso.
Questa è una questione strettamente familiare e personale.
Forse la prima nella
mia vita-
Draco
si limitò a
guardarlo fisso per un po’ poi si girò e si
iniziò a spogliare
-non
so tu cosa
preferisci, ma il lato vicino la finestra è il mio!- disse
sbottonandosi i
pantaloni.
-mmm-
mugugnò
Harry in assenso, improvvisamente troppo concentrato a sbirciare il
corpo del
compagno per rispondere, il quale si era già tolto la maglia
e ora era rimasto
a petto nudo.
-allora?
Che fai
ancora li impalato?-domandò rimanendo in boxer e infilandosi
sotto le lenzuola.
Harry
non potè fare
altro che seguire il suo esempio.
Quella
mattina
Harry e Draco si svegliarono molto tardi,con la testa ancora
frastornata per il
troppo bere della sera precedente.
Per
essere
proprio pignoli il primo ad aprire gli occhi fu Harry, richiamato alla
realtà
dal suo stomaco che iniziava a brontolare reclamando cibo.
A
quanto pare durante
la notte si era mosso nel letto dando le spalle al biondino
così quando si girò
per svegliarlo rimase per un secondo immobile.
Malfoy
era
allungato tutto rannicchiato su se stesso con una mano sotto il cuscino
e
l’altra stretta a pugno vicino il suo volto. A conferire a
quella particolare
visione un aria ancora più tenera erano i lineamenti del
volto morbidamente
distesi in un espressione rilassata ben distante dalla maschera che era
solito
indossare. I capelli disordinatamente sparsi sul cuscino a creare una
soffice
aureola dorata intorno al suo volto gli conferivano una involontaria
sensualità
dalla quale di Harry rimase colpito, come se fosse investito da un
immagine di
incredibile potenza erotica a malapena tenuta a bada. Harry dovette un
secondo
scuotere la testa per scacciare quegli strani pensieri molesti che
aleggiavano
nella sua mente prima di trovare la voce per chiamarlo.
-hei
Mlafoy!-
fece piano ricevendo in risposta solo un leggero mugugno –
vedi di alzare le
tue regali chiappe dal mio letto se hai intenzione di mangiare,
altrimenti credo
proprio che dovrai aspettare ora di cena-
-mmm
Puppy ma che
vuoi? Non vedi che sono stanco?- bofirchiò rigirandosi tra
le lenzuola
-Poppy
un corno
Malfoy! Per chi mi hai preso? Per il tuo elfo domestico?-
-Potter?-
-esatto
Potter!-
-ma
cosa…- fece
il biondino trovandosi per un momento spaesato non riconoscendo subito
la
stanza dove si trovava e le circostanze che lo avevano condotto li.
-oh!-
Harry
evitò di
infierire ulteriormente e si limitò a guardarlo storto.
-già
oh! E ora
vedi di alzarti-
-nooo
Potter
nono! Quando è pronto io scendo- ribadì il
biondino rigirandosi sotto le coperte.
-ok-
fece
Potter-quando hai fame la cucina è sotto. Le pentole sono
nella credenza e il
cibo è nel frigo. È tutto- disse uscendo dalla
stanza.
Non
dovette
neanche aspettare un minuto che lo sentì scendere
svogliatamente le scale.
-Potter
questo è
un ricatto bello e buono!- fece sedendosi al tavolo della cucina
-ho
imparato da
te Malfoy. Non sei orgoglio so di essere stato il mio maestro?-
-No-
disse
sbadigliando e sporgendosi dalla sedia per vedere cosa stesse cucinando
il
ragazzo –dall’aspetto sembra buono.
Cosè?-
-
pancetta e uva
strapazzate. Purtroppo in frigo non c’è altro-
-non
fa niente,va
benissimo così-
-ma
non ci sono i
tuoi parenti oggi?-
-no,
sono usciti
a fare una allegra uscita familiare. Hanno lasciato un biglietto da
qualche
parte per avvertirmi che non ci sarebbero stati per tutta la settimana-
-ottimo.
Non sopportavo
già averli intorno-
E
così senza
rendersene conto i due iniziarono a fare colazione in perfetta pace,
scambiandosi qualche frecciatina che gli fece ridere insieme e
iniziando a far
sbocciare una sorta di pallida amicizia.