Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: Rota    11/01/2010    1 recensioni
-“Hai davvero una bella voce, Shino! Perché non canti nella mia band, al posto di Ino? Sicuramente farebbe più effetto! Non fare l’asociale come al solito!”-
Il ricordo nitido delle parole di Kiba era un’ingombrante presenza nella sua memoria, come un macigno che gravava e schiacciava ogni altra cosa, diventando una presenza costante e fin troppo oppressiva. Nulla di più importante sembrava poterne prendere il posto, ora più che mai.

****Terza classificata al "Scolastic Yaoi contest" Indetto sul forum di EFP da iaia86 e (shi)Rei Murai e vincitrice del premio Attinenza****
Genere: Romantico, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hinata Hyuuga, Ino Yamanaka, Kiba Inuzuka, Shino Aburame | Coppie: Shino/Kiba
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'Show must go on'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
show 3 Ecco qua l'ultimo capitolo ^^
Vorrei ringraziare chi avesse letto, recensito, messo tra preferiti/seguite questa mia ff - in particolare a slice.
E' una di quelle a cui tengo davvero molto, per cui ognuna di queste azioni mi ha fatto davvero molto piacere.
Detto questo, vi auguro una buona lettura ^^
Alla prossima ShinoKiba **

PS: dedico questo capitolo a Bella, che tanto l'atteso ^^
Spero possa piacerti *^*






Capitolo tre- Progetti



Shino non era solito invadere la privacy delle persone che lo circondavano, non era solito impicciarsi in cose che pensava non lo riguardassero per nulla.
Però, quando era costretto per causa di forza maggiore ad intromettersi necessariamente in faccende assolutamente private, tendeva a conservare un rispettoso silenzio per tutto il tempo – così come gli era stato insegnato dall’intransigente padre – perché non un singolo giudizio, né positivo né negativo, potesse trasparire dalla sua persona.
Si limitava ad osservare, ritenendola la cosa più saggia.
Così, quando Hinata gli aveva chiesto, gentile, di accompagnarla a casa sua per riportare indietro il materiale che aveva prestato alle prove personalmente - da sola non riusciva a trasportare tutta quella roba - Shino aveva acconsentito senza pensare a cosa questo lo avesse portato.
Casa Hyuuga era grande, una villa di un solo piano che si estendeva in lungo, un bel giardino verde e rigoglioso accoglieva il visitatore all’entrata – il giardiniere doveva essere pagato molto bene.
-Forza, seguimi dentro, Shino…-
Il giovane la seguì in silenzio, chiudendosi nel suo cappotto scuro dal collo alto e arrancando con l’amplificatore tra le dita gelate.
Per quanto trovasse la casa ben ordinata e perfettamente pulita, Shino valutò anche che il suo candido silenzio era un po’ troppo grave per poter definire l’abitazione confortevole. Sembrava mancare di quella vitalità intrinseca in ogni casa normale…
-Shino, la mia camera è di qua…-
I passi appesantiti dell’Aburame erano davvero l’unica cosa che si sentiva in quella casa, tanto che Shino si sentì per la prima volta in vita sua rumoroso.
Arrivarono, alla fine, alla stanza di Hinata. Era bianca come tutta la restante casa, era silenziosa e addirittura discreta in un certo qual senso, ma aveva anche quelle piccole cose – un astuccio colorato tra i libri messi sulla scrivania, una fotografia dalla cornice scintillante sul comodino – che la rendeva decisamente più viva di tutto il resto.
La giovane sorrise al suo indirizzo.
-Poggialo pure sul tappeto, Shino. Non fa nulla…-  
Così, le dita dell’Aburame ebbero la pietà tanto decantata. Shino si concesse una panoramica un poco più completa di quella piccola stanzetta.
-Questa è la tua camera, quindi…-
Hinata sorrise ancora, sedendosi sul letto e facendogli cenno di raggiungerla con un gesto della mano.
-Dovrai portarmi a casa tua, una volta… non l’ho mai vista…-
Shino non si mosse dalla sua posizione, continuando a guardarsi attorno, visibilmente imbarazzato.
-In effetti mio padre sarebbe felice di sapere che ho degli amici…-
Prima che Hinata potesse gioire di questa affermazione, prima che potesse effettivamente essere felice di essere stata appena definita niente di meno che sua amica, fece la sua comparsa un uomo dall’aria severa e dagli occhi di ghiaccio, che puntò lo sguardo prima sull’ospite e infine sulla figlia.
-Hinata, non mi presenti il nostro giovane ospite?-
Shino vide la ragazza scattare in piedi, come una molla, e farfugliare qualcosa all’indirizzo di quello.
-Questo è Shino Aburame… Shino, questo è mio padre…-

Vivere all’ombra di un’altra persona non era mai semplice.
Specialmente se questa persona veniva definita un genio, e tu un completo inetto.
Lo Hyuuga aveva due figlie, due femmine, Hinata e Hanabi. Aveva anche in casa il nipote da quando il fratello era deceduto. E in effetti Neji Hyuuga, anche agli occhi dei miscredenti, era particolarmente un genio.
La pressione psicologica non è una cosa da poter essere sostenuta dalle persone fragili, e Hinata era dannatamente fragile. Specialmente ogni volta che suo padre le ricordava quanto non eccellesse nel piano – tradizione di famiglia inviolabile -, specie quando sua sorella minore arrivava a casa con una media scolastica di gran lunga superiore alla sua, specie quando il cugino stesso la biasimava per il suo carattere remissivo.
Alla fin fine, Hinata aveva trovato un luogo dove potersi esprimere senza che nessuno potesse dirle nulla. Suo padre non amava la chitarra, men che mai quella elettrica. Era bastato accettare questo, e per lei era arrivata infine la pace totale.
Niente più confronti, niente più umiliazioni.
Il piano lo suonava ancora, di tanto in tanto, ma solo quando non poteva avere tra le dita la sua amata chitarra.
Shino sapeva tutto questo, glielo aveva detto Kiba una volta, quando gli aveva confessato tra risolini nervosi – la vendetta di un Aburame per il tradimento è terribile, terribile - di aver passato un intero pomeriggio da solo con l’amica. Che il sospetto di una qualche cotta fosse completamente debellato dalla mente suscettibile dell’Aburame!
Alla fine, persino Shino aveva capito, concedendosi il lusso di provare compassione per l’amica.

*******

-Forza, signori miei! La Festa si avvicina, si avvicina sempre più!-
Ino, man mano passava il tempo, sembrava aver sempre maggior energia e vitalità, cosa che spiazzava letteralmente Shino, specie dopo quasi due ore di prove ininterrotte.
Sbuffò d’impazienza, e al suo coro si aggiunse quello di Choji.
-Non possiamo andare a mangiare qualcosa? Sto morendo di fame!-
Ino lo rimproverò puntualmente, puntandogli un dito severo contro.
-Tu hai sempre fame, Choji! Non è certo una novità, questa!-
Si sentì un borbottio sconnesso di voci protestanti elevarsi tutto d’un tratto; alla fine Ino decise che era anche possibile concedersi una pausa. Di qualche minuto, non che le prove si trasformassero in una festa.
Per cui l’allegra brigata si trasferì, non senza un intermezzo piuttosto chiassoso, al bar ancora aperto della scuola, un luogo piuttosto triste ma vicino alle palestre.
Prendendo posto ad un tavolino in disparte, lontano dal bancone e dalle orecchie del barista – dopo essersi riempiti le braccia di una marea di schifezze – i ragazzi cominciarono a chiacchierare allegramente del più e del meno, in particolare Ino e Lee sembravano quelli più coinvolti nella discussione palesemente senza alcun fine.
All’improvviso, la ragazza proruppe con un’esclamazione quasi infelice.
-Bene ragazzi, dal momento che ormai la Festa di Primavera si avvicina, direi che è da rituale fare una cosa!-
Non fu tanto il significato delle sue parole – i ragazzi lo sapevano che la Yamanaka avrebbe tirato fuori un’altra delle sue trovate, ormai era scontata la cosa – quanto il tono particolarmente brillante usato da lei a far volgere tutte le loro teste nella sua direzione.
Così, guardata da tutti, Ino poté continuare la sua pantomima.
-Ebbene, perché questo spettacolo riesca bene… bisogna che ognuno di noi dica il motivo per cui partecipa alla band! Così che lo spirito di coesione sia più forte tra di noi! Allora, ci state?-
Lee urlò estasiato – si, per lui andava più che bene – Choji non avrebbe comunque detto niente alla ragazza, non aveva la forza di opporsi alla Yamanaka, così come Hinata. Per cui, anche se Shino e Sasuke avessero stretto alleanza, si sarebbero ritrovati in minoranza. Perdendo.
Stettero semplicemente zitti nel loro angolino e non dissero proprio nulla, per non accumulare oltre il danno anche la beffa.
Ino, splendente per la vittoria, divenne tutto d’un tratto seria, dimenticandosi dell’aria civettuosa che sempre l’aveva caratterizzata. Fu quasi come ritrovarsi davanti un’altra persona.
Per questo, quando iniziò a parlare, l’attenzione di tutti era seriamente rivolta solo a lei.
-Io voglio che questo show vada a buon porto perché la si smetta di credermi una stupida!-
Oh, le voci di corridoio erano quelle che più velocemente passavano di bocca in bocca e di orecchia in orecchia. Per una delle ragazze più in vista dell’intera Scuola non era certo semplice nascondere – per quanti sforzi si facesse – un discreto interesse verso una sola persona. Perché, benché si dica spesso che la bellezza venga incantata solo dalla bellezza, certe volte essa predilige cercare il bello là dove è oscurato da un carattere difficile e da un’intelligenza piuttosto ingombrante.
Purtroppo, è anche vero che la bellezza – forse eccessiva, forse troppo vezzosa – non sempre viene giustamente interpretata.
Una giovane donna facile, una giovane donna lasciva, perversa, una civetta da semplice compagnia, una donna che non dà il minimo interesse se non qualche piacere istantaneo e visivo.
Così si era sentita chiamare, brutalmente, non solo dalla folla invidiosa, ma anche da lui.
Ciò non le andava bene, proprio per niente.
Shikamaru Nara avrebbe imparato a proprie spese che sotto il trucco non vi stava alcun inganno, avrebbe imparato che anche solo un poco cercando il tesoro si trova, basta volerlo.
Ino, dopo qualche attimo di silenzio, tornò a sorridere radiosa, come se nulla fosse, e guardò insistentemente Hinata. Era il suo turno.
Mentre la povera Hyuuga bofonchiava una scusa qualsiasi – tirata in ballo giusto per l’occasione –, Sasuke guardò Shino dritto in viso, aspettando che la ragazza finisse ciò che aveva da dire; dopo, sarebbe toccato a lui.
-Perché Kiba ha scelto me per dirigere questo gruppo. Io non ho intenzione di deluderlo.-
La motivazione serafica e netta uscì dalle labbra pallide come una coltellata al fianco, lo stesso glaciale, lo stesso omicida.
Voleva che l’Aburame capisse che ciò che lui voleva era la sua totale sconfitta, la sua annullazione completa. Non doveva più esistere, né per Kiba né per qualcun altro.
Shino non disse nulla in quel momento, sentendo distrattamente le esclamazioni di gioia e ammirazione per tanta fermezza uscire dai polmoni degli altri.
Sasuke si era dichiarato, aveva rivelato le rivalità che serpeggiavano già da tempo con una sfacciataggine degna del suo nome; nessuna remora, nessun rimpianto nelle sue intenzioni. Sicuro come un cavallo con i paraocchi, lui sarebbe andato per la sua strada.
Ma forse l’Uchiha non sapeva che lo stesso avrebbe fatto anche l’Aburame.
-Perché Kiba ha scelto me, perché si fida delle mie capacità e della mia persona! E’ me che Kiba ha voluto…-
Quando l’affermazione fu pronunciata con così tanto ardore, più di una persona intravide ciò che queste parole nascondevano.
Se Lee e Choji urlarono d’eccitazione per lo stesso motivo per cui avevano urlato per l’Uchiha, Ino la sentì – chiaramente – quella vena malinconica degna del solo insetto ferito.
Allora, l’espressione della ragazza si fece più comprensiva.
Sasuke, in compenso, aveva recepito il messaggio – lo aveva distintamente capito. Questa era una pura e semplice dichiarazione di guerra.

Il cuore però era stanco, troppo stanco.
Non pensava realmente Shino di riuscire a sopportare ancora a lungo il peso di quello sguardo sempre puntato su di sé. Non avrebbe retto, sarebbe crollato da un momento all’altro.
L’istinto di sopravvivenza che lo aveva aiutato fino a quel punto probabilmente non sarebbe stato più sufficiente.

******

Kiba in effetti non era più così grave da rimanere all’Ospedale, rinchiuso in quelle fredde mura grigie. Il fatto che ancora non avesse abbandonato il suo letto, ostinandosi a dichiararsi infermo, fece nascere il sospetto in Shino che il ragazzo volesse restare lì solo onde evitare la scuola.
Poco male, almeno significava che era guarito totalmente, e che la voglia di rivederlo non gli era ancora del tutto sparita.
-Oh, Shino! Ben arrivato!-
Il sorriso solare dell’Inuzuka accolse il grigio Aburame mentre questi varcava la soglia della camera ospedaliera. Una zaffata d’odore medicinale lo investì in pieno: per quanto ormai frequentasse quotidianamente quel luogo, ancora era stato incapace di abituarsi completamente alla sua essenza. Era come se la rifiutasse intimamente.
Facile capirne il motivo.
Allungò la mano verso Kiba dopo aver estratto alcuni quaderni dalla piccola cartelletta che si portava dietro.
-Questi sono gli ultimi appunti che ho preso alle lezioni… ho fatto anche delle fotocopie, così eviti di ricopiarli a mano tu…-
Kiba emise un fischio di gradimento.
-Cavoli! Grazie Shino! Non dovevi disturbarti così tanto!-
L’Aburame raggiunse il letto del compagno, andando a sedersi sulle coperte candide. Quel giorno voleva rischiare un contatto più diretto, non si sentiva in forze per poter erigere una difesa come si doveva. Era stanco.
Kiba, dopo aver guardato velocemente quanto Shino gli aveva portato – non che gli interessasse veramente, ma almeno la finzione doveva esserci -, mise fogli e quaderni sopra il proprio comodino al lato del grande letto e fissò lo sguardo sul ragazzo.
Sorrideva in maniera strana.
-Allora, che mi racconti?-
Shino sapeva cosa voleva sentirsi dire, lo percepiva nel tono.  Sospirò appena, prima di rispondere al suo sguardo.
“-Tutto bene, Kiba! Ormai è tutto pronto! Sarà un gran concerto, vedrai!-“
Così gli avrebbe risposto, l’avrebbe fatto volentieri se le forze non gli fossero mancate. Ma Shino era stanco, decisamente stanco.
Piuttosto che farlo vivere in un’illusione preferiva tramortirlo con la dure e spietata realtà. Almeno dopo non gli avrebbe rinfacciato proprio nulla.
-Non penso di riuscire in quello che mi hai chiesto, Kiba…-
Il sorriso di Kiba si spense un poco, davvero poco; il suo sguardo vagò per qualche secondo sul viso dell’altro, come a cercare da qualche parte le parole che avrebbe dovuto dire, le parole giuste per quella circostanza.
Alla fine non disse nulla, semplicemente prese Shino per la giacca che ancora indossava e lo attirò a sé, bruscamente – come era suo solito agire.
Dopo tutto quel tempo, ritrovarsi con le labbra le une sopra le altre, a diretto contatto, provocò un diretto colpo al cuore al povero Aburame, che ancora inesperto di certe situazioni non riusciva mai a gestirle e a gestirsi come la convenzione imponeva.
Kiba era tutto fuorché programmabile a livello logico; per questo riusciva a spiazzarlo sempre.
Per questo, egli poteva giurare di amarlo con tutto sé stesso.
L’Inuzuka alla fine mollò la presa, ma ci volle ancora qualche attimo perché Shino decidesse di allontanarsi – era così bello potersi illudere che nulla oltre a loro esistesse – ma la sua morale si impose sopra ogni cosa; così alla fine si ritrovarono di nuovo occhi negli occhi.
Prima che l’Aburame potesse dire qualcosa, Kiba lo zittì con un fiume di parole, sincere, terribilmente sincere. Doloranti, quasi.
-Non mi interessa nulla di quello che possono pensare gli altri. Non mi è mai interessato che la gente mi discriminasse per quello che sono, mai e poi mai. Perché sono così, e non ho alcuna intenzione a cambiarmi. Mi piacciono i ragazzi come me, i maschi, gli uomini. Non vedo nulla di male in questo, assolutamente nulla. A me piace Shino Aburame, un ragazzo della mia età. Questo non sarebbe cambiato nemmeno in altre condizioni. Questo è il mio carattere, Shino. Ma se tu hai problemi a rivelarti al mondo, anche cantando semplicemente, se hai timore di quanto possano dirti, avanti e dietro, alle spalle o in faccia, non ti biasimerò, mai e poi mai. Dobbiamo risolvere assieme la faccenda, e io non sono nelle condizioni di poterti aiutare. In questo momento, io sono assolutamente impotente. Mi spiace…-
Shino lo fermò, non voleva più sentire nulla, non voleva che un’altra parola uscisse da quella bocca.
Lo abbracciò, solamente questo, circondando le sue spalle con le braccia e stringendolo – forte – appoggiando il suo viso al proprio petto, in una posa decisamente materna.
Non voleva più pensare.

Paura. Ora aveva chiaramente capito cosa gli attanagliava il cuore.
Da quel giorno, lui viveva semplicemente nel terrore.

*******

Ormai mancava solo qualche giorno alla fatidica Festa.
Ogni preparativo doveva essere solamente perfezionato, perché a quel punto non c’era davvero più tempo.
Così, tra una prova e l’altra, tra un accordo e il successivo – nonché il seguente – la band si accorgeva anche dell’esistenza della scuola in sé, con le sue lezioni e il suo studio sempre incombente.
Qualche giorno, e anche quella enorme parentesi sarebbe definitivamente finita.
-Ehi, Aburame! Vedi di non svenire come una checca sul palco!-
Shino avrebbe sopportato tutto, lo giurava – tutto quello era stata per lui una vera e propria prova di sopravvivenza – , ma se almeno anche la fauna scolastica l’avesse aiutato non avrebbe protestato, proprio per nulla.
Era già la terza che incrociava Zaku Abumi nei corridoi dell’edificio, era già la terza volta che il ragazzo si permetteva di insultarlo pubblicamente, di prenderlo in giro come se fosse la cosa più naturale del mondo.
L’Aburame aveva tirato dritto, ogni volta. Non voleva cadere di nuovo nella tentazione di prenderlo a cazzotti: quel verme non si meritava manco una parola di troppo.
-Ehi, Abumi! Fatti un po’ i cazzi tuoi, ogni tanto! Magari così sembri più intelligente!-
Shino neanche si voltò quando sentì la voce della Yamanaka ruggire contro il suo personale bullo e neanche quando questa, tutta contenta e pimpante, gli si fece vicina.
-Ciao, Shino! Come ti va?-
Shino, continuando a camminare imperterrito, volse appena gli occhi su di lei.
-Bene, Ino… grazie….-
La vide sorridere con maggior forza, mentre lo accompagnava verso la sua meta. Iniziò a parlare – da sola – di quanto fossero maleducate certe persone, che davvero non capiva come si potessero permettere certe parole, che non capiva certi preconcetti e via dicendo.
Qualcosa che entrò in un’orecchia e uscì dall’altra; Shino non aveva la minima intenzione di ascoltarla più di quanto già non fosse costretto durante le prove.
-… d’altronde Kiba verrà ad assistere allo spettacolo! Voglio proprio vederlo mentre si accorge di quanto siamo diventati bravi!-
Una spina nel fianco si aggiunse a tutte le altre, mentre Shino serrava i pugni nascosti nelle tasche dei suoi pantaloni.
-Certo, Ino…-
Alla fine la porta dell’aula di Shino si parò di fronte ai due, così che il giovane poté tirare un sospiro di sollievo.
-A presto, Ino…-
Ma la ragazza lo fermò, prendendolo per il braccio. Ora era seria, terribilmente seria.
-Shino, come stai tu?-
L’altro capì subito a cosa si stesse riferendo, era fin troppo palese dalla sua espressione.
Sbuffò, irritato. Ancora quella domanda, ancora una volta nessuno, proprio nessuno, capiva dove cavolo stesse il problema.
-Io sto bene…-
-Sei sicuro?-
-Certo che sì…-
Ino lo guardò in silenzio, prima di lasciarlo andare con un sorriso triste.
-Va bene, Shino… come vuoi tu!-

*******

21 Marzo, Equinozio di Primavera.
Cinque e mezza del pomeriggio. La scuola di Konoha si stava preparando per dare il meglio di sé.
Dopo un programma di vari spettacoli teatrali, di intrattenimenti vari ed eventuali, era giunto il momento delle band musicali.
Il grande Teatro era stato preparato apposta e solamente per questo immane evento.

-Dov’è Shino?-
Ino Yamanaka, girovagando sul palco ancora nascosto come una Furia greca, dopo aver per puro miracolo risparmiato i propri capelli da vari attacchi isterici impetuosi – ma perché la gente doveva rivelarsi incapace proprio nel momento del bisogno? Perché? -, stava guardando cosa c’era e cosa mancava all’appello.
Mancavano venti minuti alla loro entrata, si stava preparando il gruppo precedente al loro. La sala dietro il sipario era gremita di gente, professori, genitori e altri studenti.
Mancava una cosa solamente perché il quadro fosse completo.
Shino Aburame.
Ino cercò con lo sguardo Hinata, lei probabilmente sapeva dove cavolo di fosse cacciato quell’imbecille, ma niente, anche la giovane Hyuuga sembrava spaesata quanto lei.
-Che succede, Yamanaka?-
Sasuke Uchiha fece il suo ingresso in scena, anche lui partecipava al riordino prima dello spettacolo. La sua espressione era quanto mai dubbiosa anche prima che Ino lo assalisse col suo problema.
-Shino non c’è, non si trova!-
Se per un solo istante l’ombra di un sorriso parve piegare le labbra dell’Uchiha, subito il ragazzo si ricompose e cominciò a sbraitare.
-Dove cazzo si è cacciato quel cretino?-

Nascosto tra gli edifici della scuola, lontano dal palco dello spettacolo ancora in corso, Shino stava appoggiato al muro della palestra, in totale silenzio.
Il buio era dunque calato sul giorno, ormai le sei si stavano avvicinando sempre più repentinamente. I secondi passavano con una lentezza micidiale, tanto che il suo cuore da un momento all’altro – ne era sicuro – avrebbe cessato di battere.
-Ohi, sei qui Aburame…-
Shino girò di scatto la testa, trovandosi davanti il professor Kakashi. Inaspettatamente.
Ma era stato uno stupido, era certo che qualcuno sarebbe andato a cercarlo e che qualcuno sarebbe anche riuscito a trovarlo, prima o poi.
Sperava sul serio nella grazia divina, quella sera?
Kakashi si fece avanti di qualche passo, avvicinandosi al ragazzo, guardandolo con aria seria.
-Che ci fai qui? Il tuo posto non è questo…-
Quello si strinse nelle proprie spalle, evitando di guardarlo in viso.
-Lo è…-
L’uomo fece per dire qualcosa, ma si trattenne capendo all’istante. Dunque, Shino abbandonava il gruppo. Proprio quella sera, proprio nel momento estremo del bisogno.
Serio, fino troppo serio per essere veramente il professor Kakashi, l’insegnante si rivolse allo studente, con fare particolarmente pedante.
-E’ una cosa vigliacca, quella che stai facendo… se la nave affonda, affonda totalmente, non a pezzi…-
Lo studente sbuffò, infastidito.
-Preferisco rimanere a galla, francamente…-
La domanda arrivò secca e veloce come un proiettile. Ugualmente micidiale.
-E lasciare che i tuoi amici affoghi da soli?-
L’Aburame si fece silenzioso per qualche secondo, poi rispose pieno di sé.
-Sì…-
In effetti, perché era lì? Perché proprio ora che Kiba – glielo aveva rivelato lui stesso tra mille sorrisi - era venuto a vedere lui cantare?
Perché non era sul palco a godersi l’ansia dell’attesa, assieme a Hinata, a Ino, a Choji e Lee?
Non aveva forse speso tutto quel tempo proprio per quella serata? Non aveva forse arriso l’Uchiha proprio per ottenere quello?
A che scopo allora tanto spreco di forze?
Shino si rifiutava di fare i conti con la propria coscienza.
Kakashi prese velocemente – con irritazione – il pacchetto di sigarette che aveva nella tasca della giacca, ne afferrò una e se la portò alla bocca, accendendola con la fiammella rossa dell’accendino.
Ecco, già alla prima boccata sembrava aver recuperato un poco la calma.
-Non pensavo tu ti facessi schiacciare così tanto dalla paura, Aburame… mi parevi uno con la spina dorsale…-
Vide Shino voltarsi di scatto, quasi furioso. Aveva oltrepassato il limite.
Per la prima volta, l’Aburame sembrava voler vomitare fuori ogni cosa, ogni singola cosa. Non ce la faceva davvero più, era troppo stanco, troppo esausto per continuare a essere indifferente.
E più che un sussurro quello che disse parve una lieve minaccia dettata da un folle omicida.
-Perché dovrei provare paura? Io non provo paura, né per me né per Kiba, nella maniera più assoluta. Io non ho paura, professor Kakashi, quella è davvero l’ultima delle cose che muove il mio animo!-
Niente, la sigaretta tornò semplicemente alla bocca.
-E allora dimmi, Shino… perché?-
Shino esplose, Shino divenne un’altra persona, per pochi attimi solamente.
Tutta la tensioni che aveva accumulato si riversò in poche parole semplici.
Ancora e ancora – aveva bisogno di urlare, quella sera.
-Provo vergogna, una vergogna enorme. Non nell’essere me stesso in quanto fidanzato di Kiba, ma dell’essere me stesso davanti a Kiba. Così sano, così in salute, così in forze mentre lui è stato da poco dimesso dall’Ospedale…-
-Anche questa è paura, Shino. Paura del giudizio della persona a cui più tieni…-
Smacco, questo sentì piombargli addosso con ineluttabile e drammatica forza. Kakashi non voleva essere pietoso e non lo era per nulla.
Come un predatore abile, sapeva dove andare a colpire, e lo faceva con precisione.
Non l’avrebbe passata liscia, quella sera.
L’Aburame rispose, sibilando.
-Non è vero…-
Kakashi lo guardò in viso, pienamente fermo.
-Allora come definiresti questa tua repulsione anche a solo nominare il nome intero dell’Inuzuka? Ho dovuto tirarti fuori le parole di bocca, Shino, perché tu non mi hai detto nulla…-
Ancora, Shino tentò di sostenere le proprie ragioni.
-Perché lei non è nessuno per sapere…-
Ancora, Shino venne colpito dalla dura realtà.
Spietata.
Tutta riversata nelle parole di quell’uomo.
-Perché tu sei tanto vigliacco da non riuscire manco a dare un nome ai tuoi timori. Shino, svegliati! Non è certo colpa tua se Kiba è nelle condizioni in cui si trova! Questo lo devi capire e accettare! Non sei superman, né un eroe strambo. Sei un uomo, e come tale hai dei limiti. Tutto qua. Non è tanto complicato…-
Un ultimo balzo dell’orgoglio, le mura non erano ancora crollate del tutto.
-Non è complicato, dice? Cosa in tutta questa faccenda non è complicato?-
Il cannone sparò l’ultima palla, l’ultima arma contro il nemico.
-Forse semplicemente il fatto che tu non accetti d’essere solo Shino Aburame!-
Basta, la lotta era finita.
Shino Aburame capitolò, arrendendosi al nemico.
Quasi mettendosi a piangere – impotenza, rabbia, delusione, tutto ciò lo stava sopraffacendo violentemente – si coprì il volto con le mani, restando in silenzio.
Era dunque questa la conclusione?
Sì, era proprio questa.
Era così semplice, così immediata. Perché, alla fine, se non era nel passato che poteva porre rimedio, se non ci era riuscito allora, lo poteva fare solamente nel presente.
Questo era davvero quando.
Scosso ancora da un lieve tremore, riuscì solo a dire.
-Pensa… pensa che sia troppo tardi?-
Oh, Kakashi sorrise, per la prima volta gentile.
-No, ma devi correre. E devi farlo in fretta…-

Ino ormai non ci sperava più, e neppure qualcun altro della band.
Shino li aveva abbandonati.
Ormai il gruppo che li precedeva aveva finito la sua ultima canzone, stavano ringraziando il pubblico per la calorosa accoglienza.
-Dovremmo… dirlo al presentatore?-
Ino non si accorse nemmeno – forse non voleva semplicemente – delle gentili parole di Lee, troppo presa dal suo rammarico. Non si aspettava un tradimento così diretto, così spaventosamente doloroso.
Fece un cenno con la testa, scuotendo i lunghi capelli. Non aveva più importanza, nulla.
Non si accorse però, dei lievi sospiri di felicità che uscirono dalla bocca di Hinata e Choji, dell’espressione quasi sconfitta che si dipinse sul viso dell’Uchiha – aveva perso, ma forse era meglio così a quel punto.
Vide solo una figura nera superarla, in mano il microfono, la voce seria che imperava persino su di lei.
-Beh, avete intenzione di rimanere lì fermi come allocchi?

*******

Le tende spesse del sipario di aprirono con uno stridere isterico di corde e carrucole non oliate bene, mentre la sala calava nel silenzio più totale, tutti gli sguardi rivolti al palco di legno chiaro.
Uno scricchiolio testimoniò in quel momento il muoversi nervoso di una delle star lì esposte, le travi scoperte di materiale marcio dolevano come i cuori eccitati dei ragazzi.
L’ultima possibilità di farsi vedere, l’ultima possibilità di fronte alla massa di genitori e insegnanti in adorazione; questa gli era stata offerta , così gratuitamente e genuinamente, che pareva quasi sospetta tanta disponibilità. Ma l’animo umano non è regolato da regole ferree e sterili, sa muoversi da solo con impeti di pura bontà. E tutti loro lo sapevano più che bene.
Un sospiro, una mano che si mosse nel buio, e la tastiera prese a suonare rauca nell’anfiteatro. Ad accompagnarla semplicemente qualche battito sul charleston che però non fermò la sua marcia.
E la voce, quella voce che profonda iniziò a cantare, a districare lettere e parole l’una dopo l’altra, soffiando sul microfono, destando meraviglia più o meno positiva.
Lo Show ebbe inizio così.

*******

Lo aveva visto, mischiato tra la folla. Di sfuggita, era vero, la sua canzone durava neanche cinque minuti.
Ma lo aveva visto, e stava sorridendo con gli occhi pieni di gioia.
Quando il tutto era concluso, quando i fantomatici cinque minuti di agonia erano passati, Shino era praticamente corso giù dal palco e lo aveva raggiunto; dimentico di Ino, di Sasuke Uchiha, di qualsiasi altra noiosa distrazione.
Ora c’era solo e solamente Kiba per lui.
Lo raggiunse fuori dal teatro, dove si era diretto – così avrebbero potuto parlare senza dover sovrastare tutte quelle voci insolenti.
Sorrideva, ancora, quando lui si fece vicino, guardandolo con un’aria quasi orgogliosa.
-Ci sei riuscito, alla fine…-
Shino scosse il capo, ancora troppo eccitato per riuscire a rispondere. L’adrenalina gli scorreva veloce nelle vene, non accennando a diminuire il battito cardiaco.
Ancora, parlò Kiba.
-Hai cantato davanti a tutte quelle persone…-
Shino scosse ancora il capo, senza riuscire a spiccicare una sola parola.
Troppo seria, l’espressione dipinta sul suo volto pareva addirittura contrariata, come se effettivamente non volesse ammettere d’essersi divertito. Alla fine Kiba non riuscì a trattenersi: le sue spalle si mossero velocemente, con piccoli e repentini sollevamenti, che accompagnavano le risa non troppo discrete che l’Inuzuka manco si prese la briga di camuffare.
Il tono serio di Shino parve esprimere qualcosa di molto simile all’irritazione.
-Ti diverte la cosa?-
Kiba tornò a guardarlo in viso, più serio che mai.
-No, affatto. Sei tu che sei buffo. Tu e le tue espressioni assurde!-
Si concesse ancora qualche risolino, prima di prendere le mani di Shino tra le proprie.
Sorrise, teneramente.
-Come ti senti ora, Shino?-

L’Aburame comprese solo in quel momento. Un’epifania illuminò i suoi occhi.
E prima di chinarsi in avanti gentilmente – ignorando quanti possibili passanti potessero vederli, il pericolo d’essere visti da una moltitudine di persone , per un istante solamente – per imprimere le sue labbra su quelle dell’altro, riuscì anche a sospirare un soffio veloce di aria calda.
Sarà stata l’eccitazione, forse ancora l’adrenalina, o fors’anche qualcos’altro. Non gli importava proprio nulla.
In quel momento era solo felice.
-Mai stato meglio di così…-




Epilogo



Empty spaces - what are we living for?
Abandoned places - I guess we know the score…
On and on!
Does anybody know what we are looking for?

Another hero - another mindless crime.
Behind the curtain, in the pantomime.
Hold the line!
Does anybody want to take it anymore?
The Show must go on!
The Show must go on!
Inside my heart is breaking,
My make-up may be flaking,
But my smile, still, stays on!

Whatever happens, I'll leave it all to chance.
Another heartache - another failed romance.
On and on!
Does anybody know what we are living for?
I guess i'm learning
I must be warmer now..
I'll soon be turning round the corner now.
Outside the dawn is breaking,
But inside in the dark I'm aching to be free!

The Show must go on!
The Show must go on! Yeah!
Ooh! Inside my heart is breaking!
My make-up may be flaking!
But my smile, still, stays on!
Yeah! oh oh oh

My soul is painted like the wings of butterflies,
Fairy tales of yesterday, will grow but never die,
I can fly, my friends!

The Show must go on! Yeah!
The Show must go on!
I'll face it with a grin!
I'm never giving in!
On with the show!

I'll top the bill!
I'll overkill!
I have to find the will to carry on!
On with the,
On with the show!

The Show must go on. (*)




(*)Show must go on, canzone e test dei Queen




Giudizio delle Giudici

Show must go on
di Rota23.

Grammatica: 14/15 punti:
Lo stile spesso aulico e ricercato, come il lessico, fanno di questa storia un racconto d’altri tempi.
La tua scelta stilistica ci è piaciuta e ha messo in evidenza parti fondamentali della storia che, con un linguaggio più semplice, avrebbero perso consistenza.
Unica pecca alcuni errori di battitura e distrazione, diciamo anche molti, che hanno penalizzato la scorrevolezza della lettura.

Originalità: 10/10 punti:
L’originalità di questa storia è nel tema trattato.
Un tema difficile che la maggior parte degli autori tende a passare in secondo piano, perché spinoso.
Al contempo così attuale da rendere il lettore partecipe di quello che viene raccontato.

Caratterizzazione dei personaggi: 9.5/10 punti:
Il tuo modo di muovere il team8 è semplicemente spettacolare.
Abbiamo trovato la caratterizzazione di Shino e Kiba ottima sotto ogni punto di vista avendo preso sotto mano un argomento così particolare.
Nulla da ridire nemmeno sugli altri personaggi presenti all’interno della fic, abbiamo apprezzato il modo in cui Hinata sembra essere matura partendo dalla solita ragazza timida fino all’arrivare ad un personaggio pronto a difendere i propri amici, dimostrando tutto l’affetto che lei è in grado di provare verso Shino e, perché no, anche Kiba.
La ciliegina sulla torta, anche qui, è stata certamente Kakashi che, anche se apparso in poche scene, ha avuto un ruolo fondamentale ai fini della storia.

Attinenza al tema(l’immagine e la scuola): 9.5/10 punti :
La scuola è la protagonista indiscussa in questa storia.
Nulla da ridire sull’attinenza al tema, che ci è parso perfettamente centrato, unica pecca per cui ti è stato dato un mezzo punto in meno è l'interpretazione dell’immagine che ci rendiamo conto essere difficile da inserire in un contesto del genere.
Nel complesso comunque sei riuscita a rendere nell’ultima parte ciò che era stato richiesto in modo perfetto.

Impressioni personali: 5/5 punti :
Questa storia ci ha fatto emozionare portandoci quasi fino alle lacrime.
Siamo rimaste coinvolte dai sentimenti contrastanti provati da Shino e dai tentativi degli altri di tirarlo in una situazione che l’avrebbe fatto stare decisamente meglio.
Siamo rimaste veramente affascinate dal modo in cui hai gestito i personaggi e dallo svilupparsi della consapevolezza di Shino.
Shino….Shino…
In quanto Inuzuka siamo rimaste tutte e due pienamente soddisfatte.
Non lasciare il fandom ç_______________ç sei una delle poche nel web che scrivono delle ShinoKiba…e anche meravigliose!! *rei e iaia si disperano*

Per un totale di 48 punti.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Rota