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Autore: KyubiKonanOfAkatsuki    12/01/2010    3 recensioni
[NamixRufy (anche se all'inizio non sembrerebbe), FrankyxRobin]Sono passati venti anni, e Rufy è diventato Re dei Pirati. Tuttavia, un giorno, scompare improvvisamente. Nami trova uno strano oggetto luminoso, che le fa 'vedere' che Rufy si trova in pericolo. Nottetempo, uno sconosciuto approda sull'isola dove lei, Rufy, Zoro, Robin e Franky si erano stabiliti. Il suo galeone, il 'Bringer of Death' si è 'casualmente' arenato... La navigatrice e il suo gruppo, composto anche da sua figlia e quella di Franky e Robin, dovranno accettare il suo aiuto...
[Era sicura di non aver mai incontrato un veliero simile, non era per nulla familiare: il legno in cui era costruito era nero, reso lucido dalla pioggia. I parapetti erano d’oro, così come la polena, raffigurante un leone ruggente dall’intricata criniera, con una lacrima di diamante nell’occhio sinistro. Le vele erano spiegate, color crema, dalle finestre del cassero di poppa si vedevano le fiamme verde smeraldo di piccole candele. Il resto del galeone era perso nell’oscurità. Un fulmine saettò nuovamente in cielo, illuminando per un attimo la bandiera della maestosa imbarcazione, situata sull’alberetto di controvelaccino, ovvero nel punto più alto dello scafo: raffigurava un teschio con le corna di cervo, contornato da una collana di spine...]
Introduzione modificata per tag br finale.
Charlie_2702, assistente admin
Genere: Azione, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ok, lo so che devo finire una fanfic, ma quando l’ispirazione ispira… Ispira.

Ebbene sì, ci sono OC anche qui, spero che non sia un problema. E’ probabile che questa fic si aggiornerà molto più lentamente, quindi portate pazienza, per favore.

Un grazie a chiunque leggerà e recensirà. :3

 

 

[Sono passati parecchi anni, da quando mi ritirai in eremitaggio nella foresta della stessa isola che ci aveva offerto protezione. I miei figli oramai adulti erano partiti per il lungo viaggio per trovare il tesoro del leggendario Nuovo Re dei Pirati, che io in persona ho avuto modo di conoscere. In questi venti anni, il mio corpo mortale è rimasto celato in questi sacri boschi, pregando, i miei occhi sono ormai perduti. Ma la mia anima ha viaggiato, imparato ciò che c’era da imparare, ha visto per me…] 

 

Nonostante ne fossero passati, di anni, da quando la ciurma di Rufy dal Cappello di Paglia si era sciolta, gli animi dei suoi componenti non si erano affievoliti col tempo.

Trovato il leggendario One Piece, l’uomo di gomma aveva ormai realizzato il suo sogno, così come i suoi amici avevano realizzato i loro e si erano avviati ognuno verso le rispettive strade.

 

[Ma se un sogno diventa la tua ragione di vita, la tua ossessione, tanto da spingerti a lasciare ogni cosa, una volta che lo realizzi rimani un guscio vuoto. La tua vita improvvisamente appare nulla, insignificante, senza senso. E allora cerchi di trovare qualcosa che… Ti faccia sentir vivo. Ma a volte, dimenticarsi di se stessi è la soluzione migliore]

 

Ma una donna non si dava pace.

I suoi modi avventati, lo spirito ribelle, forte. Non stupisce che proprio lei era la moglie del Re dei Pirati. E’ Nami, colei che era stata la navigatrice di quella ciurma leggendaria di cui oggi si decantano le gesta.

Gli anni non avevano intaccato la sua bellezza, i suoi capelli di uno splendido arancione color del tramonto lunghi poco oltre le spalle. Trentottenne, giovane in corpo e, soprattutto, nell’animo.

 

[Ed è proprio grazie a lei, la donna che venti anni fa mi diede un’importante lezione, che la ciurma si riunì, proprio come una volta. Ma il loro viaggio era appena iniziato…]

 

“Avanti, Zoro! Come fai a dire che non è lui?”

“Semplice, perché non gli somiglia per niente”

“Ma guarda! Se non è lui chi è, suo fratello gemello?!”

“Stai calma! Non c’è bisogno di urlarmi nelle orecchie! E comunque, se davvero fosse lui… Allora significa che è vivo!”

 

Nami aveva da poco trovato una strana sfera luminosa, scavando nella sabbia.

Grande quanto un uovo, irradiava una luce bianca e appena dorata, ed era curiosamente calda al tatto. Il tempo di avvicinarla un po’ di più al viso, che subito l’ambiente attorno a lei era cambiato, mostrava un sotterraneo buio e umido, mentre figure avvolte nell’ombra scendevano delle scale, trascinandosi dietro un uomo incatenato, il Re dei Pirati.

 

“Appunto! E ha bisogno di noi!”

“Lui sa cavarsela, che credi…”

 

Ma lo spadaccino non sembrava molto convinto.

Più di un mese fa, Rufy era partito senza alcuna spiegazione. Aveva sistemato le vele, controllato cartine, calcolato il tempo e preso tra le mani il timone della Thousand Sunny. Senza i suoi amici.

Nami, Robin, Zoro, Rufy e Franky si erano stabiliti in un’isola sconosciuta, non segnata da alcuna mappa. Ma era proprio questo, che volevano: la Marina avrebbe continuato a dar loro la caccia, ma non li avrebbe mai trovati.

Esiliati, relegati in un angolo remoto del mondo, in un inferno dal quale non potevano sottrarsi.

Eppure, un paradisiaco inferno. Dove la natura rigogliosa, ancora sovrana del suo regno, prosperava con i suoi meravigliosi colori.

 

“Se non mi seguirai, temo che dovrai restare qui da solo, perché Franky e Robin mi seguiranno di sicuro”

“E va bene! Ma un minimo di organizzazione, almeno! Hai trovato quella ‘cosa’ da appena dieci minuti, per quel che ne sappiamo potrebbe essere anche una trappola! Nami… Non voglio che ti succeda qualcosa…”

“Non m’importa! Salverò Rufy, e se per farlo dovrò morire, allora che sia! Lui non ci abbandonerebbe! E poi, Tsunami ha ormai capito che suo padre potrebbe non tornare mai più! Ha solo quattro anni e… E già si ritrova con un genitore in meno!”

 

Zoro sentì la voce spezzata di Nami, vide i suoi occhi lucidi.

Non erano da lei, la voce spezzata e gli occhi lucidi.

Non poteva sopportare di vederla piangere.

 

[Innanzitutto, dovevano organizzare la partenza. Avevano parlato a Franky e Robin, ed erano più che d’accordo a partire. Prima di tutto, avrebbero dovuto rintracciare Chopper e Sanji, che non erano all’isola con loro, e metterli al corrente della situazione. Ma cosa ancora più importante, avevano bisogno di un’imbarcazione, dato che la Thousand Sunny era stata presa da Rufy]

 

“Beh, possiamo tagliare qualche albero e fare del nostro meglio con quello che troviamo”

 

Disse il cyborg, guardando pensieroso la foresta dal loro accampamento.

 

“Comunque, con buona volontà, ci sbrigheremo in un mesetto circa con la nave”

“Un mesetto circa?! Rufy ha bisogno di noi ORA, Franky!”

“Non essere sciocca, Nami! Non possiamo imbarcarci su una bagnarola qualunque! Il mare è un posto pericoloso, dovresti saperlo!”

 

L’impulsività di Nami era qualcosa di straordinario.

Entro quella sera, avevano già tagliato una quindicina di alberi tra palme e querce.

In quell’isola, sembravano esserci piante che sulle isole non dovrebbero trovarsi.

Stavano cominciando a lavorare sui tronchi, quando il cielo limpido, rosso-violaceo si oscurò.

Nuvole nere coprirono tutto, come un fumo mortale, il vento si alzò.

 

“Sembrerebbe una tempesta… Come ho fatto a non prevederla? Per oggi può bastare…”

 

Disse Nami.

La foresta. La foresta era viva.

Il vento soffiava sulle tende dei quattro come un uragano.

Madre Natura era forse arrabbiata con loro, per quell’affronto? Privare la foresta di quegli alberi millenari, che mai erano stati danneggiati, era un crimine tanto grave?

 

“Non è possibile”

 

Pensò Nami.

Quella notte sarebbe stata molto lunga.

Un tuono, la saetta di un fulmine. I ruggiti del cielo. Le lacrime del cielo.

Poi, lo sciabordio del mare diventò più forte, quasi fosse più vicino…

La navigatrice, coraggiosamente, decise di andare a dare un’occhiata a ciò che stava succedendo là fuori, ma quando mise la testa fuori dalla tenda rimase senza parole, paralizzata tra la paura e la sorpresa: sulla spiaggia aveva ormeggiato un colossale galeone.

Era sicura di non aver mai incontrato un veliero simile, non era per nulla familiare: il legno in cui era costruito era nero, reso lucido dalla pioggia. I parapetti erano d’oro, così come la polena, raffigurante un leone ruggente dall’intricata criniera, con una lacrima di diamante nell’occhio sinistro. Le vele erano spiegate, color crema, dalle finestre del cassero di poppa si vedevano le fiamme verde smeraldo di piccole candele. Il resto del galeone era perso nell’oscurità. Un fulmine saettò nuovamente in cielo, illuminando per un attimo la bandiera della maestosa imbarcazione, situata sull’alberetto di controvelaccino, ovvero nel punto più alto dello scafo: raffigurava un teschio con le corna di cervo, contornato da una collana di spine.

Nami urlò: una palla di fuoco verde, grande quanto lei, schizzò fuori dalla nave. Ma l’urlo aveva attirato Zoro che, impugnate le sue katane, le si parò davanti e defletté la fiamma, che allora prese le sembianze di un piccolo drago serpentiforme e scoppiò. Ora, davanti ai due, c’era un uomo. In carne ed ossa.

 

“Vedo che questo luogo non solo non è disabitato, ma è anche ben protetto”

 

La voce dell’uomo era roca, incolore… Cattiva.

Ma suonava giovane. Era un ragazzo.

 

“Chi sei?!”

 

Chiese Zoro, pronto allo scontro, Nami dietro di lui.

La pioggia ora scendeva giù più violentemente.

 

“Piuttosto, chi è quello zuccherino dietro di te?”

“Non t’interessa, e comunque è già impegnata”

“Oh, sei un tipo fortunato…”

“Non con me! Con un amico…”

“Hahaha kon kon! Come immaginavo…”

 

Rise il giovane.

 

“Cosa c’è di tanto divertente?!”

“Voi siete la ciurma di Cappello di Paglia!”

 

Zoro e Nami ormai lo guardavano con gli occhi sbarrati.

Tsunami stava ancora dormendo nella loro tenda, così come anche Franky e Robin riposavano ignari di tutto con la loro bambina, Franny.

Era strano. Il ragazzo era davanti a loro, Zoro con le spade sguainate, Nami dietro di lui, sotto la pioggia battente e i soffi gelidi del vento, in piena notte.

 

“Come hai fatto a sapere chi siamo?”

“E hai pure il coraggio di farmi questa domanda?! Kon kon!”

 

Provocò lo sconosciuto, beffardo.

 

“Vi cerca mezzo mondo ormai! Sapete, lo sanno che siete nascosti da qualche parte, quelli della Marina! E quando vi troveranno… Zacchete!”

 

Rise sguaiato, facendo un gesto secco con il dito indice: lo passò velocemente sulla gola, come a indicare la lama di una spada. Quella risata perfida dava sui nervi alla navigatrice, che oltrepassò Zoro e si avvicinò all’uomo.

 

“Senti, o ci dici cosa vuoi, o smammi!”

“Ahah, che caratterino… Comunque, mi sono imbattuto in questo postaccio per puro caso… Sono saltato fuori dalla nave per esplorare i dintorni, e quel tuo amico lì con i capelli verdi mi ha deviato la traiettoria! Ma che ne dici se parliamo un po’ al coperto?”

“Nella MIA tenda”

 

Replicò lo spadaccino.

Una volta accomodatisi nella tenda, Zoro accese una lampada ad olio. Finalmente, videro in volto lo sconosciuto: era decisamente un ragazzo. I capelli erano neri, un groviglio inestricabile, lunghi appena oltre le spalle e vagamente riccioluti. Una frangetta gli copriva la fronte. Gli occhi verdi, solcati da profonde occhiaie. Il labbro superiore era sottile e nero, i canini appena sporgenti sotto di esso. Era vestito con una camicetta bianca e pantaloni lunghi, grigio scuro e strappati. Sulla guancia sinistra aveva tre tagli orizzontali.

 

“Mi scuso per i miei stracci, che non si addicono a un Capitano… Ma non avevo voglia di fare il formale con questa tempesta e rovinarmi il vestiario”

 

Disse lui, ironico.

 

“Capitano, eh?”

“Già, Mr. Capelli Verdi”

“Come ti chiami?”

“Il mio nome non è affar vostro… Ma puoi chiamarmi Lux Lucis. La rossa può benissimo chiamarmi solo Lux, se vuole…”

“Mhm… Io sono Zoro. Lei è Nami. Ha una figlia, si chiama Tsunami…”

“Una figlia?”

 

Lux mostrò rinnovato interesse.

 

“Non così in fretta! Tu ci aiuterai!”

“Entra nei dettagli, rossa”

“Tu ci aiuterai a ritrovare il nostro amico…”

“Puoi dirlo che è il Re in persona, tanto lo so”

“… Comunque, ci aiuterai e io potrei vedere se interessi alla mia bambina. Ha diciassette anni”

“Fantastico, io ne ho venti! Allora affare fatto! Comunque, anche io ho i miei affari da sbrigare…”

“Ovvero, ahem… Lux Lucis?”

“Devo vendicarmi. Vendicarmi di una persona…”

 

Zoro osservò incuriosito Lux Lucis.

Anche lui aveva una missione, un sogno…

Proprio come loro. Un punto in comune.

 

“Lo faccio per te, madre… Ti dimostrerò che sono ancora tuo figlio, nato dal tuo sacro fuoco…”

 

Sussurrò tra se e se il ragazzo.

Nami e Zoro si lanciarono un’occhiata silenziosa, decidendo che sarebbe stato meglio non fargli domande.

 

“Allora… Io vado a chiamare Robin e Franky… Se conosci la ciurma conosci anche loro…”

 

La donna uscì di corsa a svegliare gli amici, ma non ce ne fu bisogno, perché erano rimasti impalati anche loro di fronte al galeone arenato sulla spiaggia. Spiegò loro tutto, veloce e sintetica, ma Robin si oppose:

 

“Nami! Mia figlia è troppo piccola, non può venire con noi! Ha solo tredici anni!”

“Ma senza di voi non ce la faremo mai!”

“Anche noi non sopporteremo l’idea di essere soli su quest’isola, sentirvi lontani, ma…”

“Robin cara, noi abbiamo affrontato sfide ben peggiori, ed eravamo anche più piccoli di lei. Finchè starà con noi, non ci sarà pericolo”

“Ma Franky… Oh beh, hai ragione…”

 

La tempesta ancora imperversava.

Il cyborg prese tra le braccia la propria creatura.

Quelle braccia potenti, letteralmente armi, ora facevano da culla.

Lux Lucis fece un fischio e dal suo galeone scese una passerella di legno.

Una volta a bordo, videro la ciurma al completo, composta da una decina di pirati. Un coloratissimo  pappagallo volò sulla spalla del ragazzo, che lo carezzò sul becco.

 

“Benvenuti sulla Bringer of Death, ragazzi!”

 

Tra risate sguaiate e grida di gioia, il gruppetto venne accolto dalla ciurmaglia.

Con uno schiocco di dita, Lux Lucis fece comparire una moltitudine di fiamme verdi sotto la nave, che si sollevò dalla spiaggia e fece marcia indietro sull’acqua, per poi ricadere bruscamente su di essa generando numerose onde. Il brusco urto fece sobbalzare Franny, che si svegliò di soprassalto, e Tsunami, che si svegliò anch’essa, anche se praticamente stava dormendo in piedi, dato che l’avevano fatta alzare, presa per mano e trascinata per tutto il tempo. I pirati fecero un ‘yahooo!’ emozionato e il timoniere fece partire il galeone.

  
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