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Autore: Glance    14/01/2010    4 recensioni
Sei mesi, la conoscevo da soli sei mesi. Eppure potevo dire di esistere veramente solo da quando il battito del suo cuore scandiva ogni momento che passavo con lei. Sei mesi e oggi sarebbe stata la ricorrenza della sua nascita, il suo compleanno. Il fatto che fosse nata era qualcosa per cui festeggiare, qualcosa che bastava a giustificare la creazione dell’intero mondo.(Quello che di Edward non é stato scritto in NEW MOON)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon
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La riluttanza di Bella all’idea di Alice di festeggiare il suo compleanno richiese la mia mediazione.
In effetti sapevo quanto anche lei riuscisse ad essere determinata, ma sicuramente non come mia sorella.
La sua scusa era un compito che dovevamo svolgere su Romeo e Giulietta.
- Ma se lo sai a memoria- Sbuffò mia sorella. - Hai già visto il film.- Replicò irritata.- Verrai, Bella: con le buone o le cattive.- Alzai gli occhi al cielo, la discussione si stava facendo minacciosa e il tono di Alice non mi piaceva. Non avrebbe mai fatto del male a Bella lo sapevo bene, ne ero certo, ma non mi andava a genio che adoperasse con lei quel tipo di atteggiamento.
Intervenni per smorzare i toni e cercare di arginare la delusione che la resistenza di Bella stava procurando ad Alice.
- D’accordo Alice, ora calmati, è il compleanno di Bella e se lei desidera vedere un film dovremmo accontentarla. Non credi? Saremo a casa per le sette, così avrai un po’ di tempo in più per prepararti.- Aggiunsi, mentre sul suo viso tornava il sorriso allegro di qualche attimo prima.
- OK, così va molto meglio.- Rispose scivolando via leggera come l’aria lasciandomi sotto lo sguardo accusatore di Bella, che cercò di ribattere, ma posandole un dito sulle labbra glielo impedii.
- Possiamo parlarne dopo, faremo tardi a lezione.- Le sorrisi e tenendola per mano ci avviammo verso la nostra aula.
Passavamo ormai inosservati tra i nostri compagni. La nostra storia durava da un tempo sufficiente da non destare più la loro curiosità.
Avevo fatto in modo di ottenere la maggior parte delle lezioni nei suoi stessi orari, per me non era difficile avere questo tipo di favori.
L’unico che ancora aveva pensieri su di noi anche se cercava di camuffare il suo interesse verso Bella e la delusione per la scelta in mio favore restava Mike Newton, al nostro rientro dalle vacanze estive avevo notato che aveva cercato anche di adottare il mio stesso look.
Il suo modo di portare i capelli adesso era molto simile al mio. La cosa mi fece sorridere. Mi imitava, se solo avesse saputo la vera origine del mio fascino non avrebbe sprecato tante energie per sembrare me.
Avvertivo il nervosismo di Bella, sapevo che non amava essere al centro dell’attenzione e una festa in suo onore sicuramente non aiutava, anche se organizzata dalla sua famiglia di vampiri preferita.
Non avevo preso di buon grado il fatto di non averle potuto regalare nulla, ma per lei i soldi e il valore che attribuiva loro sembrava essere importante. Per me non era così, nei vari anni della nostra vita immortale ne avevamo accumulati in maniera considerevole e poi le capacità di Alice ci permettevano previsioni finanziarie molto convenienti. Per me i soldi non avevano mai rappresentato un problema e trovavo naturale oltre che giusto spenderli per soddisfare i suoi desideri e bisogni. Era parte dei mie doveri, l’amavo e sarei stato felice di fare qualcosa che pur venendo da me non rappresentava un pericolo per lei.
Avevo accennato alla possibilità di pagare io i suoi studi futuri , ma anche in quelle occasioni il suo rifiuto non mi aveva lasciato possibilità per ribattere.
Quando facevo qualcosa per lei che comprendesse il dover spendere del denaro sembrava sempre in imbarazzo, come se accettare significasse approfittare di me. Come se questo fosse possibile, rispetto a lei la mia età era considerevole, la mia capacità di leggere nei pensieri mi dava vantaggi notevoli e nessuno mi avrebbe mai potuto indurre a fare qualcosa contro la mia volontà, meno che mai nel suo mondo. Quello che facevo per lei era sempre stato spontaneo e profondamente sentito e mi dispiaceva che non riuscisse a capirlo o potesse pensare di non meritarlo.
Avevo notato che tendeva per la maggior parte del tempo a sentirsi inadeguata nei mie confronti come se quella fortunata ad avermi accanto fosse lei e non il contrario.
Pregai Alice di soprassedere sull’argomento compleanno, per dare a Bella la possibilità di rasserenarsi. I miei rapporti con il resto del corpo studentesco non erano più tanto distaccati. Il mio disaggio nel rapportarmi con gli umani da quando Bella mi era accanto era diminuito, continuavano ad essere sempre diffidenti nei miei confronti, ma le distanze, specie tra la cerchia dei ragazzi che dall’inizio si erano avvicinati a lei, erano diminuite. Per Bella non era ancora sufficiente, soffriva del fatto che nutrissero comunque quella sorta di timore celato dietro ogni loro comportamento. Per lei non era mai stato così e non riusciva a capacitarsi del loro disagio. Continuavo a stupirmi e preoccuparmi di quanto fosse a suo agio con tutti noi, continuava a rifiutare e a non prendere in considerazione l’ipotesi del rischio evidente e reale che correva vivendo così a stretto contatto con noi.
Alice era preoccupata del fatto che Bella trovasse il modo di disertare la sua festa e mi aveva pregato di non perderla di vista, come se la cosa fosse stata possibile, comunque sarei rimasto con lei, ma volle che l’accompagnassi incaricandosi della mia macchina.
Uscendo mi diressi con Bella verso il parcheggio dove aveva lasciato il suo vecchio pick-up.
La sua espressione fu sorpresa e alquanto indispettita specialmente vedendomi fare il gesto di mettermi alla guida aprendole la portiera del passeggero.
Ne sarebbe nata sicuramente una di quelle solite schermaglie che adoravo, dove lei ribatteva parola per parola dando ad ogni mia battuta una risposta appropriata fino a che non finivo per dargliela vinta. Mi rendeva felice quando vedevo dipingersi sul suo viso quell’aria trionfante come a dire “sono riuscita ad avere l’ultima parola”. La sua autostima in quei momenti ne beneficiava ed era quello che volevo. Volevo che Bella si sentisse nei miei confronti sicura e alla pari.
La guardavo, bellissima come era, imbronciata con le braccia incrociate sul petto sotto la pioggia, mentre caparbia rimaneva immobile decisa a non cedere.- E’ il mio compleanno- dichiarò- non mi è concesso di guidare?- L’adoravo quando faceva così.
- Sto fingendo che non lo sia, come hai detto tu.- Replicai, cercando di non farle arrivare il mio divertimento, non volevo irritarla più del necessario.
- Se non è il mio compleanno stasera non sono obbligata a venire a casa tua…- Eccola la risposta furba, il suo acume alle volte era difficile da contrastare. Sospirai e imprimendo al mio viso un’espessione rassegnata chiusi lo sportello e andai ad aprire quello del guidatore aspettando che salisse sul suo alquanto stravagante mezzo di trasporto. Cercai di stuzzicarla ancora un po’.
- Buon compleanno.- Le ripetei e la sua occhiataccia mi fulminò. Sorrisi e presi posto a mia volta accanto a lei, la osservavo mentre guidava assorta . Spostai la mia attenzione verso il suo impianto stereo. Anche questa mossa era voluta e finalizzata a farmi dare un’altra risposta irritata. Cominciai a cercare una stazione che avesse un ascolto decente. Sapevo che il regalo di Emmett sarebbe stato un autoradio che da solo valeva più di quanto il suo pick-up fosse mai costato anche da nuovo e mi divertii a stuzzicarla e a pensare alla sua espressione alla vista di quel regalo tanto costoso che non avrebbe approvato.
- La ricezione è pessima- dissi distrattamente, e la risposta non si fece attendere.
- Se volevi un impianto migliore potevi tornare con la tua macchina.- Disse secca per poi pentirsene, con me non riusciva mai ad essere veramente in collera. Questo lo sapevo e alle volte me ne approfittavo, dovevo ammetterlo, ma mi faceva un piacere infinito saperlo e a stento riuscii a trattenere una risata.
Guidò senza rivolgermi la parola e stetti bene attento a non provocarla oltre anche se la tentazione era forte.
Sapevo che era furente, ma avrei trovato il modo per farmi perdonare.
Arrivati a casa sua parcheggiò e quando spense il rumoroso motore del suo mezzo mi avvicinai prendendole il viso tra le mani, sfiorandolo con le dita stando bene attento a non stringere troppo la presa, per me era fin troppo facile eccedere anche senza volerlo fare, sarebbe bastata una pressione appena più forte per procurarle danni. Era così delicata e fragile rispetto alla mia forza. Tutto ciò che facevo vicino a lei doveva essere studiato in ogni momento, non potevo mai lasciarmi andare, questo per lei sarebbe stato uguale a morire.
Ero perennemente sottoposto ad una pressione che metteva di continuo alla prova il mio autocontrollo e il suo odore non mi aiutava a mantenere la concentrazione. Per quanto riguardava la forza o l’andatura da tenere era più semplice, ma il discorso si faceva più difficile da poter gestire con ciò che il suo sangue riusciva a scatenare in me. La sua vicinanza continua per certi versi aiutava a dare una sorta di assuefazione, ma non era una garanzia, in qualunque momento poteva intervenire qualcosa ad amplificare il mio insano bisogno di soddisfare la mia sete.
Quando il veleno mi saliva in bocca ero sempre sull’orlo di un baratro, sapevo in quei momenti di sfiorare la tragedia. Nella mia mente i pensieri del predatore prendevano a convivere simultaneamente con quelli più razionali del mio lato umano che cercavo sempre di tenere vivi in me.
Era una sensazione che non mi piaceva mai provare e che quando la sentivo per Bella mi faceva odiare profondamente me stesso per ciò che ero.
Distolsi la mente da quei pensieri, la sua capacità di avvertire i mie cambi d’umore era spiccata, sapeva sempre se qualcosa mi tormentava e non volevo turbarla o rattristarla nel giorno del suo compleanno.
-Dovresti cercare di essere allegra almeno oggi.- Le sussurrai avvicinandomi al suo viso anche se questo avrebbe significato per me una fitta allo stomaco e sentire la mia gola andare a fuoco, ma per lei avrei sopportato ben altro se avessi avuto la certezza di non nuocerle. Sapevo però che non era così e questo mi terrorizzava, non avrei mai perdonato me stesso se le avessi fatto del male.
Sentii il suo respiro diventare affannoso appena mi avvicinai e il suo cuore perdere un colpo.
Il mio profumo la stordiva sempre e la vidi smarrirsi nel mio sguardo che ardeva per lei.
- Non voglio essere di buon umore, non ho motivo di esserlo oggi.- Rispose.
- Questo è un vero peccato, non trovi? Sprecare un’ occasione di felicità.- Replicai mentre la guardavo intensamente poggiando le mie labbra sulle sue. La sua bocca sembrò bruciare sulla mia. Ne avvertii la morbidezza e la sentii impegnarsi nel tenere il ritmo del suo respiro costante.
La sensazione che quel contatto mi dava ogni volta non sarei stato capace di descriverla in tutta la mia intera esistenza, non conoscevo parole capaci di renderlo appieno. Da egoista quale ero non riuscii ad accontentarmi ed indugiai in quel bacio per poi pentirmene quando lei si strinse a me e ricambiò con maggior entusiasmo.
Le sorrisi mentre mi scioglievo dal suo abbraccio, non volevo si sentisse rifiutata anche se le avevo spiegato più volte che ero costretto ad avere quel tipo di comportamento. Per garantire la sua incolumità non potevo prolungare mai troppo le nostre manifestazioni d’affetto.
Contatti troppo intimi e ravvicinati.
Sembrava averlo capito ed accettato, ma volevo esserne sempre sicuro. Non volevo soffrisse. Quello sbagliato ero io non lei, anche se aveva la tendenza a dimenticarlo troppo spesso e ritenere il fatto che io fossi per lei pericoloso un dettaglio insignificante. Non era salutare per lei che i miei denti affilati indugiassero per troppo tempo vicino alla sua pelle morbida e calda, quello sarebbe stato un invito troppo alettante da poter rifiutare per il mostro che conviveva in me.
- Da brava, Bella, per favore.- Sussurrai rimanendo vicino al suo collo e poggiando le labbra sulle sue per congedarmi da quella situazione troppo piacevole per entrambi e per non lasciarle alcun dubbio al fatto che eravamo troppi vicini al limite dove la sua incolumità poteva essere messa in pericolo. Mi allontanai da lei incrociandole le braccia sullo stomaco.
Il suo battito era diventato assordante tanto era forte: la vidi portarsi una mano sul cuore. - Pensi che migliorerò mai?- Chiese. La guardai interrogativo.- Il mio cuore smetterà mai di cercare di uscirmi dal petto ogni volta che mi sfiori?- Rimasi a guardarla felice e non fui in grado di nasconderle il mio compiacimento a quelle parole.
- Spero proprio di no.- Risposi sorridendole.
Mi regalò la sua espressione rassegnata, quella che la vedeva alzare gli occhi al cielo come per arrendersi all’evidenza.
- Bene andiamo a vedere Romeo e la storia del suo amore travagliato per Giulietta, vuoi?- Annuii.
-Ogni tuo desiderio è un ordine.- E mi appresati ad aiutarla a scendere.









Ecco qui il secondo capitolo. Come avrete notato sto seguendo passo passo il libro originale almeno per quanto riguarda la prima parte. Dove la Mayer lascia Edward accanto a Bella. Sarà nella seconda che vedendolo assente mi darà modo di dargli voce a modo mio. So che non sarà facile riempire il vuoto di quelle pagine lasciate in bianco perchè oltre che i suoi pensieri sarà necessario riferire di azioni, luoghi e atteggiamenti che lui sicuramente avrà avuto lontano da Bella fino ad arrivare alla decisione di andare in Italia. Penso che i capitoli non saranno molto lunghi, almeno fino qui cercherò di non farli troppo lunghi e frammentare gli originali in più parti. Non è un lavoro facile cercare di tirarer fuori le sue impressioni seguendo il racconto. Poi comunque si vedrà man mano da quello che ne verrà fuori. Voglio ringraziare chi sta seguendo preferendo e leggendo e chi ha voluto lasciare un commento.

arte
cicciolgieri
LaLa69
ninfea306
Grazie per la fiducia e per aver sempre voluto farmi sapere cosa ne pensate di quello che scrivo.
  
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