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Autore: BigMistake    14/01/2010    4 recensioni
Questa storia parla della nostra adorata Nessie al suo decimo compleanno che si trova ad affrontare verità scomode, problemi adolescenziali tutto corredato da una profonda crisi mistica. E poi potranno mai mancare i Volturi a cercare di complicare le cose! Insomma come farà la nostra piccola Nessie a trovare un posto nel mondo quando la sua vita risulta assolutamente intricata? E ora che di mezzo c'è anche l'amore? Scusate se ho profanaticamente provato a sviluppare la storia che ci ha tanto appassionato,ma voglio condividere con altri la mia idea! spero vi piaccia e perdonate gli eventuali errori voluti o non!Buona lettura! PS sarà quasi tutta sotto il punto di vista di Renesmee con qualche piccolo pov qua e là per rendere la storia più dinamica! Rinnovo il mio augurio!
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jacob Black, Renesmee Cullen, Un po' tutti | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'GREY DAY IN DARKNESS'
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CAPITOLO XVIII: Scendere a patti!

“Bensvegliata!” Alec sorrideva seduto accanto a me, non era stato un sogno. Era stato lui a farmi superare la notte che probabilmente sarebbe finita nel peggio dei modi. O nel migliore. Ormai la morte non mi sembrava più tanto terribile visto che ora sapevo cos'è provare il vero dolore. Mi aveva praticamente anestetizzato con lo stesso potere con cui mi aveva attirato nelle tela del ragno.

“Cosa mi avete fatto?” cercai di dire mentre riprendevo lentamente conoscenza. Sentivo i muscoli stanchi, il corpo molle come dopo un’ eccessivo sforzo fisico.

“Niente, è solo che la tua natura si è fatta sentire!” un ghigno malefico si disegnò su quel volto effimero. Si beava del mio strazio. Non avevo mai visto tanta malvagità in tutta la mia vita.

“Dov’è Gabriel?” era stato l’unico che mi aveva mostrato un po’ di comprensione. Non meritava di soffrire per un senso di colpa che non doveva avere. Aveva agito solo per aiutarmi non conosceva i miei principi e il perché il sangue umano non dovrebbe toccare le mie labbra.

“Ha contravvenuto ad un ordine preciso dei nostri signori! Nessuno ti deve portare del sangue! Quindi ora è confinato nelle sue stanze!” nessuno mi doveva portare del sangue. Cosa significava quella frase? Mi stavano forse conducendo dove credevo? Era questo allora il piano a cui miravano? “Comunque non mi preoccuperei per lui, visto che il suo gesto non ha creato nessun danno anzi ha migliorato la situazione” non ci potevo credere: volevano indurmi a bere del sangue umano magari da una persona. Mi volevano ridurre ad una bestia. Ma a quale scopo? Con la mano cercò di spostarmi  una ciocca dal mio viso ma io mi scostai infastidita “Comunque hai un autocontrollo invidiabile, mi complimento con te!”

“Forse perché non sono un mostro come voi!” alla mia frase ringhiata con tutta la rabbia che avevo in petto il moccioso rispose con una risata spaventosa. Lentamente si alzò dirigendosi verso la porta.

“Renesmee prima o poi dovrai farci i conti con il tuo lato da predatore, e quando succederà sarò lì ad aspettarti!” perché mi avrebbe aspettato? L’atteggiamento di Alec nei miei confronti si faceva sempre più strano come se da me volesse qualcosa. Se lo voleva però doveva pagarlo. Di una cosa non mi davo pace. Gabriel si sentiva in colpa per l’incidente con il sangue. Non riuscivo a permetterlo dopo che mi aveva aiutata a superare quelle notti.

“Alec! Posso chiederti un favore?”                             

“Dipende da cosa mi darai in cambio!” sospirai. Sapevo che mi avrebbe chiesto qualcosa. Non sapevo cosa. Non mi interessava saperlo. Almeno fino a quel momento.

“Tu cosa vorresti?” almeno avrei saputo di che morte morire. Per un attimo sperai che chiedesse il mio sangue, morire mi sembrava l’unica soluzione per uscire da quello strazio. La mia definitiva fuga.

“Dimmi cosa ti serve e poi ti dico il prezzo che dovrai pagare!” sembrava soddisfatto. Certo ora aveva il coltello dalla parte del manico.

“Vorrei poter scrivere a Gabriel un messaggio! Mi serve carta e penna e voglio che lo recapiti!”sembrava una cosa così piccola e senza significato in una situazione normale. Eppure aveva assunto un'importanza vitale in quella condizione estremamente drammatica. Provare a spiegarmi con lui significava ancora pensare, non essere un animale.

“Ti farò avere l’occorrente e lo recapiterò io stesso, ma ... ” lasciò in sospeso la frase lasciando che io prendessi parola.

“Ma?” chiesi titubante. Avevo una orribile sensazione.

“Ma in cambio voglio un tuo bacio!” un bacio? Ecco allora spiegati tutti quei comportamenti strani: irrompere ogni qual volta Gabriel era in camera mia, il parlarmi con quel fare malizioso e allusorio che avevo pensato fosse solo per il desiderio che scaturiva il mio sangue. Lui non desiderava nutrirsi di me. Desiderava me. Quell’idea mi diede un forte senso di disgusto e di ribrezzo, tanto che s’aggiunse anche la nausea a quel senso di malessere che ancora padroneggiava. Solo un uomo poteva desiderarmi. Anzi solo un lupo. Non un vampiro depravato e ricattatore. Ma non potevo lasciare che Gabriel soffrisse. Sarebbe stato solo un bacio. Solo un misero bacio.

“Eh sia, ma solo quando Gabriel avrà la mia lettera a cui dovrà rispondere! Non vorrei che tu scambiassi il biglietto o non lo recapitassi! E bada che me ne accorgerei se me ne scrivessi uno tu!” dovevo mettere le cose in chiaro. Mi cercavo di convincere che il prezzo non era alto comunque per aiutare una persona che aveva dimostrato di essere diverso, più umano.

“Avevi già capito il mio intento, ma  brava!” s’inchinò sfottendomi, ed io ebbi l’ irrefrenabile impulso di cancellare quell’ espressione perfida ed appagata “Ma per non deluderti sono disposto a non barare!” fischiettava. Mentre stava uscendo fischiettava. Maledetto ragazzino.

 

Dopo l’incidente con Gabriel mi trovavo spesso costretta a letto in stato di malessere fisico non indifferente. Era come se il mio corpo si stesse rivoltando contro me stessa. Violenti conati di vomito mi colpivano senza liberarmi della loro pesantezza, mentre la mia testa sembrava cristallizzata in un mondo ovattato. Ogni tanto avevo delle allucinazioni, o forse era il modo in cui la mia mente cercava di combattere la sofferenza. Pensai che ormai l’orlo della pazzia doveva essere vicino. In fondo ero ridotta a puro bisogno fisico non avendo altro per la testa che il sangue. Il modo migliore per tenermi ancorata alla mia sanità mentale era solo uno: Baudelaire, Shakespeare, Leopardi, Neruda.

 < Me gustas cuando callas porque estas como ausente  [ mi piaci silenziosa perché sei come assente ] Y me oyes desde lejos, y mi voz no te toca [ mi senti da lontano e la mia voce non ti tocca ] … >

Continuavo a ripetere le mie poesie preferite ricordando di quanto l’umanità potesse creare cose meravigliose. Possibile che una razza tanto creativa potesse essere altrettanto distruttiva? La letteratura, la poesia, l’arte, la musica. Era forse tutto un’illusione di ciò che siamo veramente ovvero macchine da guerra? Venni interrotta in quei pensieri troppo profondi per essere detti in un frangente così disperato, da due energumeni che mi fecero alzare in piedi, senza dire nemmeno una parola. Aro si trovava vicino a Gabriel, trattenuto da altri due vampiri come se fosse lì contro la sua volontà. Aveva il fiato corto e sudava. Il suo cuore si sentiva da chilometri per quanto batteva forte a differenza del mio che sembrava stesse abbandonando questo mondo.

“Renesmee ti starai domandando perché ti trovi qui, mi sbaglio?” non attese risposta “Ebbene il mio caro figliolo ha deciso di fare il ribelle contravvenendo ad un preciso mio ordine” digrigno i denti alle sue ultime parole e prese il suo mento con una tale forza e cattiveria che temevo glielo staccasse “Ma sai i figli vanno educati e dato che sembra nutrire un profondo affetto per te ho deciso che il modo migliore sia torturandoti!” delle grida spaventate fecero irruzione da una delle entrate di accesso.

“Vi prego lasciatemi! Abbiate pietà!” Sangue umano. Quello vedevo in lei. Solo sangue. Ossessione effimera di un bisogno fisico. Invece no. Avrà avuto all’incirca vent’anni, una famiglia alle spalle, amici con cui condividere speranze, paure, gioie. Quella che avevo davanti era una persona no misera carne. La portarono ad un millimetro dal mio viso. Il mio corpo non riusciva a controllarsi, tanta era la voglia di prendere ciò avrebbe significato la mia salvezza. Solo in quel momento capì il piano di Aro. Stava cercando di annullarmi. Voleva ridurmi ad una schiava del sangue. Non avrebbe ottenuto solo una punizione per il figlio ma anche una rivincita personale verso la mia famiglia. Voleva farmi diventare un mostro sadico. La mia parte umana non avrebbe mai ceduto al suo ricatto. È vero il mio fisico stava cedendo: i muscoli tremavano e le mie labbra si dischiusero mostrando i canini, rivelando così quella parte di me che non volevo uscisse. In quel combattimento il mio dolore si esternò in una smorfia sofferente.

“Padre smettetela! Vedete che non vuole!” solo l’eco della voce di Gabriel arrivò al mio udito così come la risata di suo padre. Avevo ben altri echi da ascoltare. La ragazza sembrava non capire il mio atteggiamento, avendo visto solo vampiri senza scrupoli. Il mio cuore sembrava aver ripreso a battere con la consueta velocità inebriandosi dell’allettante profumo che emanava, il respiro si spezzava cercando di trattenere la mia anima ancora all’interno di me stessa. Se avessi ceduto l’avrei donato ad Aro, avrei firmato il patto con il diavolo e la mia metà umana sarebbe morta per sempre. Il volto di Carlisle si disegnò nella mia mente cercando di ricordare le sue parole:

< Tutti scegliamo il nostro destino, nessuna natura può dettarti ciò che diverrai, tu sei padrona di te stessa e lo sarai sempre >

Ho scelto di non essere un mostro! Questo tira e molla personale, continuò fino a che Aro totalmente spazientito prese la ragazza e la privò della vita con una crudeltà tale che cominciai a tossire per la nausea che quel gesto aveva creato. Sentivo la mia bile giungere fino alla gola in fiamme, sembrando di gettare benzina sul fuoco. Se avessi avuto qualcosa nello stomaco avrei rigettato tutto persino il sangue, tanta l’impetuosità degli spasmi che mi colpivano. Finì il suo pasto gettando il corpo esanime a terra come se fosse stato un fazzoletto. Il mio animo come le contrazioni  convulse del mio ventre non si placarono nemmeno con la fine di quello strazio.

“Che incredibile autocontrollo! Ci vorranno molti altri giorni per farti cedere vero Renesmee? Portatela via!”

E così, ancora comprovata e sotto lo sguardo atterrito di Gabriel, venni portata di nuovo nella mia stanza, trattata ormai come un oggetto ma con ancora la mia dignità intatta.

 

Erano passati due giorni. Tutto in me sembrava scendere sempre più affondo, tanto che mi cominciai a chiedere se avessero deciso di uccidermi in  quella maniera dolorosa. Sapevano che non avrei potuto toccare cibo ma come beffa ad ogni pasto arrivava il vassoio. Quella sera però con il mio portavivande , trovai della carta con una stilografica. Il mio patto con lo stalker sadico e moccioso! Cominciai a scrivere e la mia scrittura normalmente ordinata si macchiò d’inchiostro.

< Ma una biro no? > sarcasmo. Avevo ancora un minimo di speranza.

Gabriel,

So di averti sconvolto con la mia reazione e se ho imparato a conoscerti so che ti stai logorando nei tuoi sensi di colpa. Non devi. Io sono molto diversa dalla realtà a cui tu sei abituato. La tua è stata un’ azione in buona fede, l’ho capito e sappi che non ce l’ho con te! Anzi! Sei stato la mia ancora durante questi giorni, l’unico che mi ha fatto ricordare la mia umanità anche nei momenti in cui sapevo che di umano avevo solo il nome. Voglio che mi prometti di non tormentarti per colpe che non hai!

Nessie

Piegai il foglio in quattro e lo consegnai ad Alec, che mi guardava appagato come se già pregustasse il suo premio.

“Ci vediamo dopo Nessie!”

“Renesmee…” il mio petto vibrò in un ringhio molto profondo, cosa che invece provocò il lui ancora più soddisfazione.

Aspettai quasi tutta la notte che il moccioso tornasse. Proprio quando le palpebre stavano cedendo alla stanchezza, Alec arrivò con un  altro foglio piegato tra le mani; rimasi seduta sul ciglio del letto mentre lui mi si avvicinò porgendomelo, ma quando lo stavo per prendere lo tolse dalle mie mani.

“La mia ricompensa?”

“Dopo che avrò letto!” me lo diede ed io mi scostai i folti capelli all’indietro in modo che non disturbassero la mia lettura.

Dolce Nessie,

Non ti sbagliavi. Mi sono sentito orribilmente per averti ferita e mi sono pentito dal primo istante in cui ti ho vista terrorizzata. In questi giorni ho avuto l’immenso piacere di conoscerti ed ho scoperto una giovane donna forte e misericordiosa. Il tuo cuore non è solo un misero strumento di vita, bensì un mondo pieno di straordinari  sentimenti. Sei meravigliosa! Lo ammetto: invidio il tuo Jacob, che avrà la fortuna di sposare e condividere l’eternità con te! Non cambiare mai Renesmee Carlie Cullen!

Gabriel

Lessi la lettera più volte, non nascondendo l’emozione, tradita da una debole lacrima che rigò il mio viso.  La triste realtà però tornò subito a bussare sulla mia finestra emozionale. Dovevo pagare il fio.

“Allora?”

“Avrai quello che hai chiesto!” mi strinse il polso così forte da farmi impallidire la mano. Poi mi strattonò a se cingendomi con l’altro braccio la vita. Mi sentivo come una prostituta, vendutami per un messaggio. Il fine giustifica i mezzi. Mi ripetevo quella frase cercando di farla diventare mia, affinché potessi sopportare quello schifo.

“Mi stai facendo impazzire!” sospirò a pochi millimetri dalle mie labbra. Perché aveva scelto quelle parole? Perché non aveva scelto di tacere? Mi lacerò il petto portandomi il volto di Jacob nei miei pensieri. Quante volte aveva ripetuto quella frase in situazioni simili. Prese le mie labbra con violenza ed avidità cercando di dischiuderle per approfondire di più quel bacio che per me doveva già fermarsi. Cominciai ad indietreggiare con la nuca ma fui fermata dalla sua mano che energicamente mi schiacciò a sé. Liberato il secondo braccio riuscì a respingerlo scansandolo da me con tutte le forze che avevo.

“Non ci siamo! Questo non era il bacio che volevo!” disse lui furente.

“Ed è solo questo che otterrai! Dovevi pensarci prima a definire che tipo di bacio volevi!” stavolta ero io a bearmi del mio trionfo. Non ebbi il tempo di crogiolarmi nella mia vittoria che lui stringeva la mia trachea contro il muro. Sentivo l’aria nei mie polmoni uscire e non entrare e più il respiro terminava più la sua stretta aumentava. Quando pensavo che la morte stesse sopraggiungendo allentò la presa, dirigendosi verso la porta. Io caddi a terra cercando tutto l’ossigeno che mi era mancato in quei pochi ma necessari secondi.

“Non finisce qui Renesmee!”

 

Mi guardai allo specchio e quello che vidi fu solo lo spettro di me stessa.  Vedevo il mio corpo denutrito, consumarsi di giorno in giorno senza che io riuscissi a contrastare il mio bisogno. In alcuni momenti ero tentata dal mio stesso sangue e nella lotta con me stessa urlavo carica di disperazione. Nei miei occhi intensi solchi neri segnavano la mia tinta nocciola che sembrava soccombere ad un destino voluto dai miei vessatori. Mi sentivo stanca nella mia prigionia che quasi pensai ad una morte per mia stessa mano sarebbe stata più dolce. E poi. Non avrei più rivisto mia madre, mio padre, il mio Jacob.  Il ricordo del nostro primo bacio. Le sue labbra, il suo calore. Mi strinsi le spalle cercando con quel gesto di scaldarmi ma nulla a che vedere con un lupo di 42 gradi. Sapevo che il mio potere si stava sviluppando. Speravo che mia Zia Alice o mio padre avessero visto. La porta si aprì e si richiuse e dopo parecchio tempo rividi Alec. Lo smacco del bacio a cui non avevo risposto come pensava doveva avergli bruciato parecchio

 “Sei bella davvero!” lo sentì pronunciare come una sentenza “E il tuo odore è anche migliore…” in quel momento mi sentii veramente in trappola. Lui era lì con quella faccia angelica che stonava con le sue iridi sanguigne, rivelatrici del suo animo crudele. 

 “Cosa vuoi da me?” gl’angoli della sua bocca si alzarono in un sorriso spaventoso disegnando la più malefica delle maschere.

 “Voglio te …”

 A quel punto una nebbiolina grigiastra mi avvolse cingendo per intero il mio corpo. Ordinavo ai muscoli del mio braccio di muoversi per spostarla ma nulla più rispondeva al mio comando. Alec aveva escluso tutti i  miei sensi tranne la vista e l’udito, il bastardo voleva che guardassi e che sentissi. Mi prese in braccio e mi stese sul letto. Sentivo il suo fiato sul mio collo all’altezza della giugulare. In quel momento ho avuto la consapevolezza di morire, sapevo che di lì a poco i suoi canini avrebbero affondato nella mia carne per suggere tutta la mia linfa vitale. Invece no. Mi guardava come un gatto con il topo che intraprende un gioco sadico sull’orlo della morte. Sentii il freddo della sua mano sbottonarmi la mia camicetta, lentamente come se questo provocasse in lui un immenso piacere, in quella mia tremenda tortura.

 < Jake ti prego perdonami! >

 Le sue dita si muovevano sul mio torace ormai coperto solo dal mio reggiseno  disegnando su di esso le mie stesse forme. Lo sentivo mugugnare.

 “Sei molto invitante … in tutti i sensi!”

< Se ce la vedessimo alla pari ti farei vedere io come sono invitante! > le sue labbra si posarono sul mio petto proprio dove batte il cuore per poi salire fino al collo < Nessie pensa a Jake!pensa al suo calore >se proprio doveva possedere il mio corpo la mia anima sarebbe stata sempre e solo sua. Baciò la mia bocca e potei osservare i suoi occhi ora colmi di desiderio, non so se eccitati di più per il mio sangue che per altro. Il mio cuore ormai stava uscendo dal petto proprio mentre lui cercava la patta dei miei jeans. Improvvisamente fu strattonato via da me ed io ripresi la mia capacità di muovermi. Gabriel era entrato con Jane e l’aveva scaraventato dall’altra parte della stanza ringhiandogli contro.

 “Alec smettila, mi fai schifo! Con una mezzo sangue!”la voce dell’altra demonietta entrò nella mia stanza.

“Nessie stai bene! Dannazione sei ridotta uno straccio!” cercavo di riabbottonarmi ma le mani tremavano troppo, fu Gabriel ad aiutarmi.

 “Tu vestiti! A quanto pare i tuoi stanno arrivando! Ci divertiremmo a distruggerli” la guardai attonita per poi cercare nella mia mente un’idea.

 “Aspetta voglio parlare con Aro!”

 

Note dell'autrice: Povera Nessie che è incappata in una malata di mente come me. Ragazze al prossimo capitolo cambio di punto di vista. Si perchè dovete sapere quello che succede al di là dell'oceano. Basta non dico più nulla! Domani finirà la prima parte è definitivo!

Rossy87: cara mia il problema è che ame non serve solo uno psicologo. bisogna riesumare Freud in persona per capire questo cervello bacato! Quindi non scoraggiarti se con me non capisci un tubo. non ci capisco un tubo neanche io! Appena posto mi metto a leggere i capitolo e poi faccio: Oddio e che succederà dopo! poi mi dico da sola Stupida già lo sai. Personalità multipla! Gollum in action! Ne facciamo un bel chianti pestandoli come l'uva al bel trio? non preoccuparti che è tutto calcolato!

Never Leave Me: Condivido con te l'amore per Jhonny in tutte le sue sfumature! Comprese quelle in cartone animato! Abbiamo per caso gli stessi gusti io e te? Capitan Jack Sparrow però è il migliore!

Noe_princi89: lo scopriremo alla prossima puntata e anche a quella dopo e a quella dopo ancora!ghghgh

  

   
 
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